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By Theworldsdreamer

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By Theworldsdreamer

𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

Hunter, Mitch e Isaac furono i primi a presentarsi alla porta delle due ragazze. Tutti insieme con il famoso costume di gruppo, due di loro profondamente imbarazzati e l'altro colmo d'euforia.

Mitch entrò in casa loro infilato dentro a un largo costume da Scooby-Doo, come se stesse percorrendo un tappeto rosso di gloria, seguito dai suoi amici decisamente più sobri che, secondo Mitch, avrebbero dovuto essere Fred e Shaggy ma che sembrarono soltanto due prigionieri dopo aver ricevuto l'ergastolo.

Non passò molto tempo prima che anche Logan, invitato da Mitch, facesse il suo ingresso. Luminoso e attraente come al solito, la tunica bianca lo vestiva alla perfezione evidenziando le abbronzature della pelle e i suoi capelli dorati non facevano che renderlo ancora più etereo, per non parlare delle candide ali che teneva dietro la schiena.

Charity arrivò soltanto qualche minuto dopo, abbracciando soltanto Cookie e riservando un unico sorriso imbarazzato a tutti gli altri, prima che Logan si avvicinasse e pretendesse anche il suo di abbraccio.

Quando anche Kimberly e Grayson arrivarono, con un certo iniziale imbarazzo, i ragazzi presero a bere e a chiacchierare allegri mentre gli altri finivano di prepararsi per quel 31 ottobre.

A qualche metro da loro, probabilmente, era già iniziato lo spettacolo dei ragazzi del quarto anno di teatro, ma nessuno di loro, adesso che erano in compagnia, aveva fretta di andare ad assistere.

«Tenete gli occhi chiusi finché non ve lo dico!», strillò Cookie dalla sua camera, prima di uscire, seguita da Denise che tentava di sistemarle quella maglia enorme che si era infilata.

«Cookie. - mormorò Isaac con le palpebre abbassate - Cosa stai cercando di fare?», aveva un sorriso divertito sulle labbra e Denise per poco non fece cadere Cookie tirando i pantaloni per raddrizzarli.

«Ecco, adesso potete guardarmi.», ordinò poggiando soddisfatta una mano sul cappello che si era infilata in testa. Gli occhiali da sole con le lenti rosse a forma di fiamma non facevano che illuminare con ancor più insistenza l'audace trucco che Denise si era impegnata a realizzare.

«Che cosa sarebbe?», chiese Hunter interdetto, con un bicchiere pieno di alcol in mano.

«Mitch!», esclamò la ragazza prima che quest'ultimo si portasse le mani tra i capelli, mettendoci qualche istante per elaborare la risposta.

«Terrificante.», commentò Grayson a bassa voce, facendo ridere sua sorella.

«Sei un cazzo di genio.», le disse invece Mitch circondandola con le braccia per sollevarla da terra.

«Lo so, ti ringrazio. - sospirò compiaciuta - Dopo facciamo una diretta per i followers.», si raccomandò poggiandogli una mano sulla spalla.

«È un peccato che tu sia lesbica, saremmo stati una bella coppia.», le lasciò un lungo bacio sulla guancia, prima di bere.

«La migliore.», concordò Cookie ammiccando verso di lui e Grayson si azzardò a guardare Isaac che scuoteva lentamente il capo come a intimargli di lasciar perdere.

L'atmosfera presto si scaldò, tra alcol e risate, ma Hunter soltanto dopo un bicchiere e mezzo trovò il coraggio di avvicinarsi a Tyson che stava poggiato al bancone della cucina guardandolo come faceva sempre, con quei fastidiosi occhi da cucciolo innamorato contornati da lunghe ciglia scure.

Era alto e bello stretto dentro quel completo, con chiodi che gli spuntavano dal collo come fiori e un sorriso divertito stampato a fuoco sulle labbra.

«Sei mostruoso.», commentò il mostro di Frankenstein che avrebbe dovuto impersonare.

«Grazie, Shaggy. - lo prese in giro Tyson - Denise deve ancora truccarmi.», gli spiegò scrollando le spalle, mentre Hunter annuiva e beveva. Un altro po', pensava, me ne serve soltanto un altro po'.

Tyson lo guardò per un brevissimo istante con gli occhi colmi di preoccupazione, o questo fu quello che Hunter percepì prima di riempire ancora una volta il bicchiere.

«Vacci piano, dobbiamo ancora arrivare alla festa.», mormorò e fu la volta di Hunter di scrollare le spalle.

«Sono abituato, rilassati. - gli disse - E poi sono vestito da Shaggy, devo affogare i miei dispiaceri.», tentò di scherzare, ma gli suscitò soltanto un piccolissimo sorriso.

Tornò ai suoi occhi, pensando che sarebbe stato più semplice del notare l'angolazione sempre meno accentuata delle labbra del ragazzo, ma non fece che peggiorare la situazione. Erano grandi, dolci, pericolosamente accoglienti.

«Da cosa avresti voluto vestirti?», gli chiese senza più insistere.

«Oh, è stupido.», ridacchiò Hunter imbarazzato.

«Vuoi farti pregare?», Tyson si avvicinò quel tanto che bastò per far scattare Hunter indietro.

«Mimikyu. - gli disse immediatamente, sotto il suo sguardo divertito - È...È un Pokémon che si nasconde sotto un travestimento da Pikachu per non spaventare gli altri con il suo vero aspetto.», spiegò con le guance che lentamente iniziavano a colorarsi di rosso. Vide Tyson riflettere, prima di poggiare nuovamente lo sguardo su di lui.

«È interessante, mi piace. - commentò, poi sorrise - Il prossimo anno voglio vederti.», gli sussurrò prima che un insolito silenzio generale attirasse la sua attenzione.

Alla porta che Charity aveva appena aperto si stagliava l'alta figura di Julian infilato in un costume da gatto, con tanto di coda e orecchie nere tra i capelli biondi e accompagnato da un altro ragazzo indubbiamente più basso che aveva chiaramente deciso di non impegnarsi in un travestimento. Charity gli fece un piccolo sorriso complice e lui ricambiò, incerto.

«Julian! - esclamò Tyson staccandosi da Hunter - L'ho invitato io, oggi. Sei venuto! E hai portato...», continuò guardando Victor con sguardo curioso, lasciando che le parole si perdessero nell'aria.

«Victor.», mormorò il ragazzo spostando il peso da un piede all'altro.

«Victor! Ciao, venite.», intimò loro chiudendo la porta e cercando Denise con lo sguardo, mentre Isaac si avvicinava a loro per lasciargli due bicchieri pieni tra le mani, rompendo lo stupore generale e ripristinando quel loro singolare equilibrio.

«Ehi, ho bisogno di te.», disse Tyson accostandosi alla ragazza che si era vestita da Dottor Frankenstein per completare il loro travestimento di coppia.

«A tua disposizione, mia mostruosità.», rise Denise con le guance rosse d'allegria.

«Ho invitato Julian.», spiegò l'amico e il suo sguardo si agganciò a quell'allampanata figura che si stava impegnando a omologarsi a loro.

Denise lo guardò, pensierosa, notando come gli angoli degli occhi si arricciavano e quelli delle labbra si stiravano verso l'alto quasi di forza, come se stesse modellando la sua stessa pelle come una maschera.

«Ho notato.», gli rispose tornando a guardare l'amico.

«Credo che...abbia bisogno di una mano. - le sussurrò - Oggi quando è tornato, non sembrava nemmeno lui e io non conosco nessuno che è più bravo di te con le parole.», le circondò le spalle con un braccio e la spinse con delicatezza e verso l'amico.

«Non sopravvalutarmi.», sorrise Denise accontentandolo comunque e camminando verso il biondino. Schivò le ali di Logan e sorrise a Kimberly, prima di poggiare una mano sulla spalla di Julian che si voltò verso di lei quasi sorpreso di vederla apparire lì al suo fianco.

«Ehi, io penso al trucco. - gli disse con un semplice e amichevole sorriso - Ti va?», chiese osservando con attenzione gli occhi azzurri del ragazzo. Lo vide esitare e poi sospirare per il sollievo di avere finalmente una scusa per potersi allontanare da tutti.

Lo portò in bagno e si sedette vicino ai trucchi suoi e di Cookie, messi a disposizione per quella serata diversa dal solito. Julian si guardò intorno e, dopo alcuni secondi, decise di sedersi per terra di fronte alla ragazza. La guardò in silenzio e Denise quasi riusciva a sentire il suo cuore corrergli nel petto.

«Hai un bel costume, sai?», cercò di metterlo a suo agio mentre sceglieva quale matita usare per gli occhi.

«Anche tu sei molto bella. - mormorò Julian - Anche se sei vestita da scienziato pazzo.», aggiunse poi e Denise rise.

«Ti ringrazio.», disse in tono lusingato, iniziando ad allungargli la forma dell'occhio per farlo somigliare effettivamente a quel gatto che stava tentando di impersonare. Julian rimase in silenzio per alcuni istanti, poi sospirò.

«So cosa stai cercando di fare. - le disse - Ho visto Tyson che ti parlava.», mormorò sbattendo le palpebre quando lei si allontanò dal suo viso.

La vide sorridere, era un sorriso caldo che a Julian fece pungere gli angoli degli occhi, un sorriso che lo stava abbracciando più di quanto avessero mai fatto gli altri durante la sua breve ma gravosa vita.

«Non so nulla di te. - mormorò - Ma non meriti quello che ti stai facendo, nessuno lo merita.», gli posò una mano sulla spalla. Non ci fu bisogno di spiegare di cosa stessero parlando, Denise sentì le ossa sotto le sue dita e strinse le labbra.

«Lo so...», provò a dire Julian, ma si fermò con le parole strette nella gola.

«Ma non riesci a fermarti.», concluse lei al suo posto.

Julian la guardò in viso ancora una volta, stupendosi di quanto fosse facile parlare con lei e sentendo il cuore stringersi nel realizzare come con Allen era sempre tutto troppo complicato. Si morse il labbro e strappò con i denti qualche pellicina che gli dava fastidio, come se quelle cellule morte racchiudessero ogni sua preoccupazione.

«Non devi fare tutto subito. - lo rassicurò, riprendendo a truccare l'altro occhio - Bastano piccoli passi...E poi, sono sicura che sei amato.», gli sorrise e si allontanò, ammirando il suo lavoro. Denise parlava a bassa voce, quasi soffiando le parole, come se non dovesse preoccuparsi di farsi sentire, il suo tono era caldo e avvolgente e Julian sarebbe rimasto lì seduto con lei per tutto il resto della notte pur di non pensare a qualsiasi altra cosa.

«Vorrei imparare ad amare gli altri come fai tu.», sussurrò guardandola in un misto di ammirazione e pietà.

«Prima capisci come amare te stesso. - Denise gli sorrise e gli accarezzò la guancia - Pensaci, va bene?», sollevò le sopracciglia come se non si aspettasse altra risposta che quel debole annuire che gli aveva scosso la testa e mosso le lucide ciocche bionde.

Julian si alzò, nello stesso istante in cui Tyson aprì la porta con entusiasmo e spostò lo sguardo dall'uno all'altro. Inchiodò lo sguardo a quello di Denise e intuì che, purtroppo, i miracoli ancora non era in grado di realizzarli, ma si accontentò di vedere un'espressione più morbida sul viso del suo coinquilino.

«Tocca a me adesso!», esclamò sedendosi a gambe incrociate davanti a lei e chiudendo gli occhi, mentre Julian sorrideva divertito prima di uscire e raggiungere Victor che si era nascosto in un angolo abbastanza lontano per non essere notato. Si fermò davanti a lui, dritto come un tronco e sollevò il mento.

«Guardami.», gli intimò quando lo raggiunse e gli occhi del ragazzo si spostarono sul suo viso.

«Sei...Molto attraente.», commentò come se stesse cercando le parole adeguate e quelle erano le più vicine all'idea che gli si era formata in testa. Julian sollevò le sopracciglia, compiaciuto.

«Mi baceresti?», gli chiese allora bevendo un sorso del drink che Victor teneva goffamente con due mani.

«Sì.», rispose facendolo ridere.

«Non mi abituerò mai alla tua sincerità.», mormorò scuotendo la testa mentre Victor scrollava le spalle con un sorriso divertito tra le labbra.

«Mi sto annoiando.», gli disse, voltandosi verso di lui come un bambino che cercava l'approvazione della mamma. Julian lo guardò, dall'alto, e sospirò.

«Certo, non parli con nessuno. - commentò incrociando le braccia al petto - Guarda, c'è anche quella ragazza scontrosa come te. Vai a parlarle così fate gli scontrosi insieme.», sorrise poggiandogli una mano alla schiena e spingendolo verso Charity con qualche colpetto sulle spalle come se Victor fosse un pugile pronto a salire sul ring.

«Julian.», si lamentò Victor con uno sguardo sofferente, probabilmente cercando di impietosirlo.

Il ragazzo, però, non si lasciò aggirare e lo spinse ancora un po', guardandolo camminare verso di lei con soddisfazione e sorridendogli quando lo vide voltarsi indietro con le sopracciglia aggrottate e le labbra strette l'una all'altra. Probabilmente sarebbe stato capace di tenergli il broncio per tutto il resto della serata, ma vederlo con qualcuno che non fosse lui quasi lo faceva sentire meglio.

Rise, notando Victor colpire accidentalmente Hunter mentre tentava di farsi strada in mezzo a tutti quei giganti dal basso del suo metro e sessanta. Provò affetto per lui, tanto quanto Hunter provò dolore nel sentire il gomito di Victor insinuarglisi tra le costole.

Quest'ultimo si allontanò, con una smorfia, prima di voltarsi e ignorare le parole di Isaac che ancora gli stava parlando. Sentiva la testa dentro una bolla e le sue parole ci rimbalzavano come palline da ping-pong contro la rete.

Abbassò lo sguardo sul bicchiere mezzo vuoto e finì anche quello prima che Isaac riuscisse a toglierglielo dalle mani. Lo guardò torvo e poi si allontanò verso il bagno dove aveva visto sparire Tyson poco prima, aprì la porta e rimase sulla soglia, incerto, mentre guardava i due ragazzi ridere come soltanto due persone che si conoscevano da una vita avrebbero potuto fare, come Hunter faceva con Mitch, come aveva fatto con Noel. Noel.

«Hunter! - esclamò Tyson spostandosi e colpendo il freddo pavimento con il palmo della mano - Vieni a farti truccare.», intimò guardandolo poi con le sopracciglia aggrottate mentre il ragazzo si avvicinava come se le sue stesse gambe gli conferissero soltanto un equilibrio precario.

«Ciao.», salutò Denise quando le fu di fronte, lei sorrise ma guardò Tyson confusa. Hunter aveva un sorriso sornione in volto e sbatteva le palpebre così lentamente da sembrare che fosse sul punto di addormentarsi.

«Quanto hai bevuto?», gli chiese il ragazzo e Hunter scacciò la sua voce come fosse un fastidioso moscerino.

«Voglio essere bellissimo.», disse a Denise che non poté fare a meno di ridacchiare.

«Sei già bellissimo, Hunter.», gli rispose mentre lui le stringeva le mani.

«Ti voglio bene.», sospirò aggrappandosi alle sue spalle in un goffo abbraccio.

«Ti voglio bene anche io. - mormorò Denise - Ma credo che ti serva un sorso d'acqua e qualcosa da mangiare.», gli diede qualche pacca sulla schiena, mentre Hunter iniziava a piangere come se gli avesse appena rivelato il segreto più triste che avrebbe mai potuto sentire.

«Ci penso io.», sospirò Tyson sollevandolo per un braccio come fosse stoffa e portandolo fuori dal bagno, con un sorriso preoccupato.

Denise li guardò uscire, incerta se seguirli o meno, poi incrociò lo sguardo di Tyson e colse quella sfumatura che aveva quando si prendeva cura degli altri. Decise di lasciarli andare e con un dolce sorriso, rivolto soltanto a se stessa, si mise a sistemare tutti i trucchi, bloccandosi quando dopo alcuni minuti sentì bussare alla porta aperta.

Alzò lo sguardo e trattenne il respiro per alcuni secondi, dopo aver incontrato gli occhi scuri di Isaac. Aveva uno sguardo serio e un sorriso dispiaciuto tra le labbra.

«Hunter è passato di qui?», le chiese poggiandosi allo stipite come se fosse stanco di rimanere in piedi. Isaac si preoccupava sempre per il suo amico, ma quella sera sembrava diverso, come se qualsiasi sua mossa avrebbe potuto mandarlo in panico.

«Sì. - rispose - Non preoccuparti, è con Tyson adesso.», lo rassicurò con un sorriso e Isaac rimase a guardarla per alcuni istanti, chiedendosi come potesse essere così bella anche infilata in un vecchio camice da laboratorio e con un'orrenda parrucca in testa. L'Isaac di soltanto qualche mese prima avrebbe riso di lui se soltanto l'avesse visto così perso.

«Chiudi la baracca?», domandò con un sorriso divertito indicando con un cenno del capo i trucchi.

«Ho ancora tempo per un cliente.», sorrise Denise sollevando alcuni pennelli e invitandolo a sedersi.

«Perché no. - acconsentì Isaac - Logan sta bisticciando con Grayson per chi ha il costume più bello, mi serve una pausa.», si lasciò sfuggire un sospiro stanco mentre si sedeva. Denise sbuffò divertita e si mise in ginocchio, seduta sui talloni, per poter osservare meglio i suoi lineamenti.

«Che cosa hai fatto?», le chiese notando il cerotto che le abbracciava l'indice. Si chiese se non fosse arrossita, sotto quei finti capelli bianchi.

«Incidente sul lavoro.», rispose con un lieve sorriso.

Isaac rise sommessamente, senza avere un'effettiva buona ragione per farlo. Era lì, lei gli era davanti e sentiva queste farfalle svolazzargli nello stomaco che spesso risalivano come le risate entusiaste dei bambini.

Nessuno dei due parlò, mentre Denise lavorava. Ad Isaac non importava realmente del trucco, semplicemente si bevve ogni singolo istante in cui le dita della ragazza gli sfiorarono la pelle e osservò con attenzione quella sua espressione concentrata, sovrappensiero che la portava così lontana da lui; lei, invece, si impegnò a non far tremare le dita quando notava gli occhi di Isaac esaminarle ogni centimetro di pelle. Occhi, naso, labbra, tutto di lei era diventato esposto in quel momento.

Da quando capì che, forse, quel bacio sotto la pioggia lei l'avrebbe voluto, Isaac diventò terribilmente presente. Era lì, davanti a lei, ma era come se le fosse addosso, come se gli occhi la stessero accarezzando con la stessa pressione delle mani, come se ogni suo respiro a colpirle la pelle fosse fatto di fuoco.

«Sei proprio un modello perfetto.», gli disse, allontanandosi quel tanto che bastava per riprendere fiato. Isaac fece un divertito verso nasale e scosse la testa.

«Sei sempre così...», mormorò ma non riuscì a trovare le parole giuste per poterla descrivere senza che lo facessero sembrare perdutamente innamorato. Sincera? Dolce? No, non erano le parole il problema, era il tono con il quale avrebbe potuto pronunciarle, la voce bassa e tremante, gli occhi lucidi e il respiro corto.

«I'm wearing my heart like a crown. - canticchiò lei - Sono fiera di mostrarlo.», intuendo quello che Isaac avrebbe voluto dirle e lui sorrise, perché lo capiva sempre.

«Pretending that you're still around.», cantò ancora in un sussurrò di fronte al silenzio di Isaac. Aveva arricciato il naso, assottigliato gli occhi e il sorriso aveva fatto spuntare le due dolci fossette sulle guance.

«The Great Pretender.», continuò lui e Denise annuì, entusiasta.

«Sì, sì esatto.», gli sorrise, sorpresa.

«Ho visto l'album dei Queen in camera tua al compleanno di Hunter.», aggiunse Isaac scrollando le spalle.

La vide schiudere le labbra, come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma Logan si fiondò in bagno illuminandoli con tutti i brillantini che aveva sul volto prima che la voce potesse abbandonarle la gola. E Isaac aggiunse quell'episodio alla lista di motivi per prenderlo a calci.

«Vi muovete? - disse loro - Stiamo andando.», aggiunse Logan correndo via e lasciando che a rincorrerlo fossero le risate divertite dei due ragazzi all'espressione trafelata del rappresentante.

Isaac si alzò e allungò la mano che Denise afferrò per potersi alzare. Non si lasciarono, non subito, esitarono e si sorrisero.

«Andiamo?», chiese Isaac inclinando il capo.

«Andiamo.», rispose Denise scrollando le spalle.

«Ecco dov'eri finita. - esclamò Mitch entrando in bagno - Balli con me stasera?», Isaac lasciò la sua mano. Fu un movimento rapito, spaventato, come se una fiamma di fosse avvicinata a lui e sorrise, in imbarazzo, quando l'altro ragazzo circondò le spalle di Denise spingendola fuori dal bagno.

«Non sono molto brava a ballare.», mormorò lei scusandosi con lo sguardo, mentre Mitch aveva già cambiato obiettivo ammiccando verso Kimberly che gli rivolse un sorriso arricciato come se si trovasse di fronte a un piatto di lumache.

«La conosco da quando siamo piccoli. - spiegò Mitch a Denise, avvicinando pericolosamente il viso al suo mentre uscivano di casa seguiti dagli altri - Purtroppo si è innamorata di me, ma non essere gelosa tu sei sempre la prima della lista.», la rassicurò cercando di toccarle il naso con un dito ma finì per colpirla con l'intera zampa di Scooby.

«Ah...grazie. - mormorò lei una volta liberatasi dalla sua presa - Ma...», provò a dirgli, ma Mitch si era già allontanato per afferrare Logan che strillò preoccupato che gli stropicciasse il vestito.

Denise si ritrovò a ridere sommessamente, mentre osservava l'intera stramba compagnia migrare verso quella luminosa struttura in lontananza dalla quale iniziava già a propagarsi quella musica tanto alta da riuscire a dettare il battito dei loro cuori. Pensò che quel detto, la musica unisce le persone, alla fine non era poi così sbagliato se il suo cuore e quello degli altri danzavano allo stesso ritmo.

Sorrise a Cookie, che l'affiancò con Charity, strinse la mano di Tyson mentre la superava tenendosi Hunter - che sembrava essersi ripreso e lo supplicava di lasciarlo andare - bene stretto come se avesse potuto crollare da un momento all'altro, guardò Julian e il suo braccio intorno alle spalle di Victor e poi spostò lo sguardo su Isaac che si era fermato accanto a Grayson e Kimberly, parlavano con il sorriso, si scambiavano opinioni e Grayson sembrò trovare in lui l'amico che non credeva potesse essere.

Denise strinse le dita a pugno, guardando quella mano che Isaac aveva stretto nella sua, e sospirò prima di sollevare lo sguardo ancora una volta sulla Residenza che, sempre più grande man mano che ci si avvicinavano, avrebbe ospitato quei mille segreti che soltanto una festa avrebbe potuto generare.

Ciao babies!
Questo capitolo è stato molto dinamico. Passaggi di scene veloci e vivaci, spero che questo non vi abbia creato alcuna confusione e spero di essere stata chiara nella descrizione di ognuno di loro.
Sempre aperta ai vostri pareri sui personaggi :P
~🐝

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