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ุจูˆุงุณุทุฉ Theworldsdreamer

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ุจูˆุงุณุทุฉ Theworldsdreamer

𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

«Cookie, respira.», ripeté Charity per la quinta volta all'amica dall'altra parte del telefono.

Cookie era completamente in panico e correva da una parte all'altra del suo appartamento sistemando qualsiasi cosa trovasse lungo il suo cammino, che fosse suo o di Denise sarebbe tutto finito dentro l'armadio.

«Come faccio? – sibilò – Sta per venire Kimberly. Kimberly Sanford sta per venire qui.», esclamò portandosi la mano libera ai corti capelli scuri.

Riuscì a sentire l'esasperazione di Charity uscire dal telefono per strangolarla, ma l'idea che la ragazza che da un anno ormai aveva attirato la sua attenzione stava per mettere piede dentro quell'appartamento la stava terrorizzando. Il suo appartamento, dal quale aveva cacciato Denise per qualche ora.

«Cookie. – sussurrò ancora – Andrai alla grande.», le disse prima di metter giù e lasciarla sola con tutte quelle minuscole formiche fatte d'adrenalina che le correvano lungo le braccia.

Andrai alla grande. Sì. Andrò alla grande. Si ripeté, ma poi bussarono alla porta e uno squittio terrorizzato le abbandonò le labbra.

Si avvicinò, incerta, come se dall'altra parte avesse potuto trovarci un mostro a tre teste e poi aprì. Lì, fuori dalla sua porta, non c'era alcun mostro a tre teste, soltanto Kimberly che teneva uno zaino sulle spalle, un casco stretto tra il braccio e la vita, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi azzurri che la osservavano dall'alto del suo metro e settantaquattro.

«Ciao.», sussurrò Cookie, intimidita, stringendo le dita alla porta.

Kimberly non mosse un muscolo per un lunghissimo, infinito istante, poi sollevò appena gli angoli delle labbra e inclinò il capo.

«Vuoi farmi entrare o hai intenzione di spogliarmi qui davanti a tutti?», le chiese lasciando che le palpebre le scuotessero le lunghe ciglia scure. Cookie per poco non svenne, mentre si spostava per farla passare.

«Non voglio spogliarti.», mise in chiaro chiudendosi la porta alle spalle, mentre Kimberly si guardava intorno studiando quell'ordine anomalo che le circondava.

«Prendi le misure con i cargo addosso?», le chiese senza voltarsi, posando lo zaino e osservando con attenzione un manichino coperto di stoffa.

«Oh, intendevi quello.», mormorò Cookie ormai rossa in viso mentre entrava in camera subito seguita dall'altra ragazza che, alle sue spalle, non smetteva di scrutarla.

Kimberly era convinta di passare inosservata, di essere silenziosa, e per Cookie invece era molto più presente di quanto credesse. Era imponente come lo era stato suo fratello, la sua presenza era palpabile anche se non la si guardava e gli occhi dal taglio sottile non facevano che confermare quella sua tesi secondo la quale Kimberly nascondeva il sangue di una sirena tra le vene. Attraente, maestosa, accattivante, era tutto ciò che metteva Cookie in soggezione quando erano nella stessa stanza.

«Questo è quello che hai pensato per Janette?», le chiese passando le dita sui disegni che decoravano l'album poggiato alla scrivania, accanto alla sua collezione di occhiali da sole.

«Sì. – sorrise Cookie – Devo ancora mostrarglielo, però. Lei è molto più brava di me, saprà darmi consigli.», aggiunse con un largo sorriso. Kimberly si voltò a guardarla e poi annuì, gli zigomi alti brillarono alla luce fioca della lampadina che già da tempo avrebbe dovuto cambiare.

La osservò raccogliere il necessario per quel loro breve incontro e la studiò come se stesse di fronte al risultato di un esperimento durato anni. Vide le sue dita tremare, le sue guance colorarsi e i suoi occhi castani cercare qualcosa che in quella stanza non c'era pur di non guardarla in volto, eppure Kimberly la soprese in più occasioni a esaminarla con lo sguardo quando pensava di essere al sicuro.

«Perché ti chiamano Cookie?», le chiese togliendosi le scarpe. Non bastò a far recuperare all'altra ragazza abbastanza centimetri per poterla guardare in viso senza sollevare il mento.

«Oh, è un soprannome che Charity mi ha dato quando eravamo piccole. Era un personaggio di un cartone che guardavamo e diceva che le somigliavo. – ridacchiò facendo un rapido gesto con la mano – Mi chiamo Noemi, in realtà.», spiegò annuendo come se fosse di fronte a una classe di studenti. Stava per allungarle la mano, ma aveva come l'impressione che Kimberly non l'avrebbe stretta.

«È un bel nome.», commentò guardandola mentre le circondava il capo con il metro. Cookie era in punta di piedi e per poco non perse l'equilibrio per la gioia. È un bel nome.

«È italiano. – cercò di mostrarsi indifferente – Siamo venuti qui quando avevo undici anni.», le spiegò ricordando quell'infinito viaggio stretta al braccio della madre che le raccontava storie per tranquillizzarla.

«Deve essere stato difficile.», mormorò l'altra ragazza trafiggendola con le iridi azzurre. Cookie amava quel suo modo di osservare gli altri, ma su di lei era una vera e propria tortura.

«Oh...No. – la rassicurò scrivendo sul suo quadernino con mani tremanti – Sono strana, ma sorprendentemente brava a farmi degli amici. – scherzò – E poi ho tre fratelli più grandi e un bulldog francese che sono pronti a uccidere.», aggiunse e Kimberly accennò un sorriso.

«Impressionante.», sussurrò quando le fu nuovamente di fronte. Cookie aveva gli occhi tondi e larghi, Kimberly li aveva lunghi e stretti e adesso quelle due paia così diverse stavano l'una di fronte all'altra come se dovessero affrontare un duello.

Rimase in silenzio per alcuni istanti, dimenticandosi qualsiasi cosa avrebbe dovuto fare. Kimberly aspettò, paziente e silenziosa, che quella stramba ragazza continuasse a misurare ogni centimetro del suo corpo come se stesse per essere venduta e scoprì che la divertiva particolarmente notare quel suo imbarazzo, che la faceva sentire importante e che, forse, avrebbe voluto vederla ancora.

«Perché il casco?», chiese Cookie quando riuscì a riprendersi, dopo essersi schiarita la voce.

«Devo fare un salto in città.», le spiegò, vedendola abbassarsi per circondarle la coscia con il metro.

«Stasera ci incontriamo tutti qui prima di andare alla festa. – mormorò Cookie alzando lo sguardo su di lei – Potresti...Potresti venire se ti va.», propose con le parole che uscirono a scatti, come un ingranaggio bloccato dalla paura. Kimberly spostò lo sguardo – con grande sollievo di Cookie – sulla finestra che aveva di fronte.

«Gray rimarrebbe solo.», considerò la ragazza. Aveva un tono e un timbro di voce che, in qualche modo, ricordavano il canto delle sirene, dolce, mieloso, soporifero, rassicurante. Buttati, le stava dicendo, buttati in mare.

«Potrebbe venire anche lui. – sorrise Cookie alzandosi di nuovo in piedi – Ci saranno anche Hunter e Mitch.», le disse mordendo la punta della penna dopo aver finito di scrivere. Chiuse il quaderno, suo malgrado, come segno di libertà per l'altra ragazza.

«Ci vediamo stasera allora, Noemi.», mormorò Kimberly con un morbido sorriso sulle labbra, mentre recuperava tutte le sue cose per poi sparire oltre la porta.

Cookie, che si accorse dopo alcuni secondi di aver smesso di respirare. Inspirò profondamente, espirò e poi si mise a ridacchiare da sola, entusiasta, attendendo con ansia il ritorno di Denise per poterle raccontare ogni minimo dettaglio.

Attese qualche ora, però, prima che la sua coinquilina varcasse nuovamente la porta dell'appartamento, accompagnata da Tyson e qualche bottiglia che avrebbe permesso loro di sciogliersi prima della festa. La rapì nell'esatto istante in cui si tolse le scarpe e la portò in camera, con la scusa che avrebbero dovuto cambiarsi. Ignorò tutte le domande di Denise su dove fossero finite le sue cose, per poi tuffarsi nel letto e agitare le gambe ogni volta che nel suo racconto usciva fuori il nome di Kimberly.

La coinquilina l'ascoltò con il sorriso sulle labbra e rise con lei per quell'entusiasmo contagioso, fin quando i primi ospiti non iniziarono a bussare sul duro legno laccato bianco.

Ciao, babies!
Anche questo capitolo è stato breve, ma intenso...per Cookie.
Ci avviciniamo sempre più alla nostra festa, stay tuned!
Non vado particolarmente fiera di questo capitolo, ho concentrato tutte le mie energies sui drammi futuri ahimè :')
~🐝

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โ“โ“ Ti seguo. So chi sei. Non mi puoi scappare. Ci vediamo al prossimo carnevale chupa chups. Lei si chiama Freya, ha 19 anni e non รจ mai stata una...