Gabbiani

By Agata_Lin

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Sensuale. Rugo ha 18 anni e non sa ancora di essere gay. Si infatua violentemente del bellissimo Alex, suo co... More

Mezze stagioni
Essere un po' g.
Appuntamento col destino
Paura e impazienza
Dai, vieni
J.Livingston
Nudo e crudo
Rugo_50passi
State insieme?
Chiamarsi per nome
Anch'io sono un gabbiano
Cena chili
Urano
Voglio pronunciare il tuo nome mentre ti bacio
Lunedì
Cosa siamo adesso?
Spostare una festa
Halloween
Saliscendi
Niente di buono
Questione di apostrofi
Rivelazioni
Tilt
Ricomporre i pezzi
2 novembre
Adesso mi spieghi tutto
La foto
Spegnere la luna
Dove cazzo sei?
E se...
Pancake
Lasciarsi
Paradiso
Gli amici non si vendicano
Le bestie
Il bordo
Io avrei baciato chi?
Still don't know my name
Random
Soufflé post-apocalittico
Da tutto a niente
Punto di non ritorno
Basta
Poesie a memoria
La differenza tra me e te
Il figlio di Ra
Valerio
Consapevolezze
Cubo di Rubik
Rallentare il tempo
Jannik
L'alchimista del re
Sazerac
Il tutto non ha misure
Crolli
Il funambolo
Il sipario nero
Tristano
Adesso è adesso
Doppia coppia
La scatola spaziale
Risvegli
A domani
La responsabilità
Insinuazioni
Il lato nascosto della Luna
AVVISO IMPORTANTE *non è un capitolo*
Dieci a zero
Cuori a metà
Poi ti spiego
Gli ultimi dieci metri
L'ultimo quarto di luna
Filiditapas (parte uno)
Filiditapas (parte due)
Fragole e pioggia
L'Antartide
Ambasciata
Abracadabra
Ovatta nera
Pari e patta

Rosso sangue

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By Agata_Lin

Ok, devo mantenere la calma e far funzionare il cervello, anche se il cuore mi sta battendo così forte da far deragliare ogni pensiero possibile.

Non devo provocarli, prima di tutto. Ragiona, Rugo, ragiona.

Posso sempre scappare dall'altra parte del vicolo ed entrare nel primo locale che trovo. Ma il bar più vicino dove cazzo sta, in questa zona di negozi? E poi scappare è la scelta giusta? Magari è proprio così che innesco la violenza, perché c'è qualcosa di malato nello sguardo di Stronzo Numero Due, di fuori posto. Ha una sfumatura cattiva e rancorosa.

Stronzo Numero Uno ha le mani infiliate nelle tasche dei jeans e mi fissa come pregustasse una scena nella sua testa, sulla quale non nutro la minima curiosità. L'atteggiamento più inquietante, però, è senza dubbio quello di Stronzo Numero Tre. E' immobile, con la testa reclinata all'indietro, ed è completamente inespressivo. Credo sia capace di tutto ed è terrorizzante. Dio, me la sto facendo sotto. Ma non esiste che una sola goccia di spavento fuoriesca dalla mia faccia.

«Dove hai lasciato Alessandra, eh, tennista?» mi chiede Stronzo Numero Uno, protraendosi appena verso me.

Lancio uno sguardo a Stronzo Numero Due, l'unico che abbia mai manifestato un briciolo di umanità. Ma stasera, no, non ce n'è traccia. Stasera c'è solo il gemello cattivo.

«Perché guardi a lui? Guarda a me, no? Pure lui ti piace, adesso?» mi chiede con un ghigno. Ok, la faccenda si mette male. «Lo sappiamo che sei l'amichetto di Alessandra.»

Stronzo Numero Tre non muove un muscolo, assomiglia a un pitbull addestrato, pronto a scattare al minimo cenno del padrone.

«Forse, è pure meglio, che abbiamo incontrato a te.»

Stronzo Numero Tre mi si sposta di lato e avverto - istantaneo - il senso di pericolo. Ogni mio muscolo è pronto a contrarsi per scappare. O adesso o mai più.

«Ché Alessandra è gracilina, ci si spezza sotto le mani, non c'è manco gusto. Invece, i frocetti come te che alzano la testa, ci stanno tanto sul cazzo.»

Appena faccio il mezzo passo per scappare, Stronzo Numero Tre mi balza addosso con una rapidità che non avevo messo in conto. Mi afferra da dietro, con il braccio sul collo che non respiro, cazzo. Cerco di divincolarmi, di allentare la presa per far passare l'ossigeno in qualche modo, ma lui stringe pure di più. Ho il cuore che mi galoppa impazzito e il fiatone per lo sforzo e la paura. Se non sto fermo, non respiro. Resto immobile.

Stronzo Numero Uno ride.

«Ecco, bravo, sta' fermo.» Mi sento bloccare le braccia con una morsa ben poco umana. «Cos'è, t'hanno rubato la lingua? Non m'insulti più adesso, eh? Com'è che m'avevi chiamato? Coglione di merda?» Ho più paura che rabbia. Sono terrorizzato. «Devi stare al posto tuo, lo capisci o no?» parla senza urlare, è paralizzante.

Sposto di nuovo lo sguardo verso Stronzo Numero Due, ma non è lo stesso ragazzo che ho incontrato al Centro, questo è Mister Hyde e sembra voglia farmela pagare. Invece è Stronzo Numero Uno a sferrare il pugno. Rapido e potente. Una cannonata dentro lo stomaco che mi buca il respiro e mi fa piegare in due per quanto possibile, perché il terzo mi tiene su per la braccia. Tossisco perché non riesco nemmeno a riprendere fiato, cazzo.

Non credevo facesse così male. Questi mi spaccano.

Stronzo Numero Uno mi tira su la testa per i capelli.

«T'avevo detto di guardare a me, oh!»

Stronzo Numero Due dà una leggera manata al compare per farlo spostare, mi si para davanti, lo vedo contrarre il pugno e poi lo sento arrivare pieno sullo zigomo. Un dolore feroce mi esplode su tutta la faccia e mi ascolto soffocare un urlo. Un fiotto di sangue bollente mi sgorga dal naso e le gambe si fiaccano. Adesso vomito.

Stronzo Numero Tre mi lancia per terra, e poi li percepisco superarmi sollevando le gambe, come fossi una pozzanghera umana. Hanno finito? Dio, hanno finito. Stronzo Numero Due però no, non ha finito, resta lì, vedo i suoi anfibi e mi copro la faccia con le braccia perché temo mi arrivi un calcio. Invece mi tira su la testa per i capelli e mi sussurra all'orecchio, in modo che sia il solo a sentire: «Se ti rivedo con Alex ti ammazzo, stronzo» e mi lancia contro i sampietrini, facendomi aprire uno spacco sulla fronte. Poi se ne va pure lui.

Un dolore metallico mi batte su tutta la faccia, il cuore mi pulsa nell'occhio e sulla fronte e il sapore di ferro in bocca mi disgusta. Vomito, sollevandomi appena sull'avambraccio e mi pulisco con la manica del piumino. M'è andata bene. Era solo una dimostrazione di forza.

Cerco con la mano il cellulare dietro la tasca dei jeans e per fortuna è rimasto lì. Devo chiedere aiuto, ma sono tutti alla cena. Così rovino la festa a Filippo, non voglio rubare la scena a nessuno.

Dio, sto malissimo. Avrei voglia di piangere, ma so che sarebbe peggio. Cosa cazzo racconto a mia madre. Una rissa nel pub. Tipo persona sbagliata nel momento sbagliato. Sì, faro così.

Devo chiamare Luca. Non voglio collassare qui. Non ci vedo un cazzo. E le mani mi tremano e sono rosse di sangue e scivolano sul touchscreen.

Rugo, calmati. Non è niente.

Non è niente un cazzo. Lancio la chiamata e lascio squillare a lungo, ma non risponde. Mi trascino contro il muro e mi siedo meglio appoggiando la testa. Dio mi sta scoppiando. Respira, Rugo.

E se avessero incontrato Alex, stasera? Lo avrebbero ammazzato. Dio, non ci posso pensare. Ma forse no, Stronzo Numero Due non lo avrebbe permesso. Non lo so. Questi stanno fuori di testa. Devo assolutamente parlare con Stronzo Numero Due a quattrocchi, con le buone. E mi porto Kevin.

Faccio il numero di Kevin, ma niente pure lui.

Mi fa male tutto. Come può essere che la gente nei film si rimette subito in piedi e io sto collassando in questi vicolo. Cerco di alzarmi, ma mi gira la testa. No-no-no-no... meglio se sto seduto. Prima o poi mi risponderanno.

E se postassi un messaggio nella chat della cricca? Qualcuno di loro lo noterà, prima o poi. Le ragazze, magari. Premo per fare un vocale , dopo vari tentativi, perché il sangue mi impedisce di avere il grip.

"Ragazzi..." fatico pure a respirare per la botta allo stomaco "è successo... che... dio aiuto..." sento la voce che sta per rompersi e interrompo la registrazione.

Cerco di respirare e di controllare il dolore. Dopo ci riprovo. Sono stato fortunato. Per un attimo ho pensato davvero che m'avrebbero ammazzato di botte. Sono solo due pugni.

Sento parecchio sangue scivolarmi giù dalla fronte. Mi porto la mano in testa e mi ritrovo il palmo rosso, ma non credo sia un taglio da punti.

Anzi, ora va già meglio. Cerco di alzarmi appoggiandomi alla parete. Ok, sì, ce la posso fare. Mi puntello con la schiena. E' solo paura, non è niente. Mi sono impressionato. Non mi hanno nemmeno rotto il naso, dai, va tutto bene. Avrò una faccia ammaccata, ma non è successo niente.

Scorgo il mio profilo nella vetrata davanti a me e cazzo se faccio spavento. Non posso prendere l'autobus in queste condizioni. Devo farmi venire a prendere, sicuro.

Il cellulare finalmente squilla, è Elisa.

«Ru', ho sentito il vocale, ma che è successo?!»

Il vocale? Cazzo, se sono malandato, l'ho fatto partire lo stesso, allora. Sto pensando a cosa dire.

«Non voglio rovinare la festa a Filippo, Eli. Dillo solo a Luca. M'hanno... m'hanno preso a pugni.»

«Oddio! Ma chi? Raga! Raga! Hanno preso a pugni Rugo!»

Ecco qua.

«... ma dove sei?»

Cerco di spiegargli il punto esatto.

«Ho bisogno di un passaggio e... di ripulirmi, prima di tornare a casa. Voi restate alla festa. Chi ha la moto?»

«Filippo e Fra.»

«Lascia stare Filippo, non dirgli niente.»

«Direi che è tardi per questo, tu che dici?»

«Ok, fate il compleanno però. Non è niente, ma non sapevo chi chiamare, siete tutti lì. Fai venire Fra, gli devo parlare, è importante. Ti mando la posizione.»

Forse è il caso che gli Stronzi Numerati conoscano la stazza del parentame di Alex e ne tengano conto, se mai dovessero incontrarlo. Adesso è questa la mia preoccupazione.

Mi infastidisce aver distratto la cricca dalla festa di Filippo. Aver calamitato l'attenzione. Ma chi chiamavo?

Dopo un quarto d'ora, sento il rumore di due moto. Una la riconosco subito, è quella di Filippo, l'altra solo quando la vedo, è quella di Fra.

Fra è da solo. In quella di Filippo, invece, ci sono Kevin e Luca. Ok, è giusto così. E' il suo compleanno. Mi aspettavo Filippo? No. Sì. Un po' sì. Un po' sì, dato che lo sa. Ma sa anche che sto bene, giusto? Mica doveva venire al mio capezzale.

Kevin scende al volo, dato che sta dietro e mi si fionda addosso.

«Cazzo, Ru', ma chi è stato?» Inizia a perlustrarmi come una scimmia, fra poco mi spulcia. «Tu dimmelo che adesso ci penso io.» Mi alza la felpa, mi fa girare, mi solleva piano le braccia. «Non vedo lividi. Ti fanno male le costole?»

«Stasera mi servivi davvero. Tu e il tuo cazzo di krav maga.» Mi siedo su un grosso vaso pieno di terra e cicche, posto davanti l'ingresso di un negozio. Mi gira la testa. «M'hanno dato un pugno allo stomaco che m'ha tolto il respiro. Ma è la faccia che mi sta esplodendo, adesso.»

Luca arriva con un sacchetto di ghiaccio.

«Ce l'ha dato lo zio di Filippo. Dio, Cri, non ti si guarda. Dai, andiamo al pronto soccorso.»

E' serio e cerca di aiutarmi col ghiaccio che mi brucia pure di più.

«In quanti erano?» mi chiede Kevin.

«Tre.»

«Che pezzi di merda! Figli di puttana! Ci penso io, adesso. Ti giuro che non ti toccano più.»

Mi accarezza la testa. Mi colpiscono un po' le attenzioni di Kevin. Ricordo il suo atteggiamento alla festa di Halloween, con Arianna. Ma conosco la sua storia, il motivo per cui ha voluto imparare a difendersi e a difendere. Quindi sì, mi fa tenerezza.

Luca invece è spaventato. Si accerta che io mi regga, senza cadere. Prende un tovagliolo di stoffa che dovrebbe aver portato dal ristorante, me lo porge.

«Tranquillo, mi sono ripreso adesso. Anzi, scusate, non volevo rovinare la festa. Ma lì per lì...  m'è presa male.»

«Pulisciti il sangue che così metti paura» dice Luca. «Aspetta, vado alla fontana.»

Corre col tovagliolo fino alla piazza e torna dopo due minuti, con la stoffa bagnata.

Fra mi si avvicina con uno sguardo serio e pensieroso, non dice niente. Sa che ho chiesto di lui. Forse intuisce qualcosa e credo sia già in paranoia per Alex.

Mi tampono piano la faccia, ma il solo sfiorarmi con la stoffa mi produce dolore e desisto.

«Dai, faccio io» dice Kevin. «Che Luca tra dieci secondi sviene.»

«Oh, il sangue m'impressiona!» si scusa. «Ma non andiamo in ospedale?»

«No, no... non serve, è solo scenico, credimi» lo tranquillizzo.

«Sì, dai, ti riprendi» dice Kevin. «Ma li conoscevi?»

Sollevo lo sguardo verso Fra che se ne sta zitto, con le mani in tasca, a guardarmi.

«Li avevo incontrati un pomeriggio, con Alex. Lui li conosceva già. Sono omofobi del cazzo.» E sento una rabbia viscerale per l'ingiustizia profonda che ho subito. Mi riviene in mente la foto di Alex e Ian, il suo sguardo-vaffanculo e lo comprendo ancora di più.

«Uno era moretto, con i capelli lisci a scodella? E quell'altro ha gli occhi azzurri e i capelli neri neri?» mi chiede Fra.

«Sì, e c'era pure un terzo, ma non lo avevo mai visto.»

Vedo che stringe la mascella per trattenere anche lui la rabbia.

«Fra, dovresti fargli capire che sei il fratello di Alex» gli dico, quasi con tono di supplica.

«Alex diceva sempre che erano innocui.»

«E per fortuna» dice Luca, agitato. «Guarda come l'hanno ridotto!»

Mi tampono la ferita sulla fronte con il tovagliolo ormai piuttosto rosso e poi me lo lascio sul taglio per fermare il sangue.

«Li avevo provocati, però, la volta scorsa, perché avevano insultato Alex e avevo reagito male. Credo di aver capito... perlomeno lo spero... che Alex non lo toccano. Lui è bravo, sa come rispondere, sa fin dove spingersi con le risposte, invece io.... non lo so... mi si attappa la vena. E poi, non credo riusciranno a mettergli le mani addosso, perché uno dei due...»

«Sì, lo so» mi anticipa Fra, per zittirmi, non vuole che dica altro. E' possessivo col fratello e non mi azzardo a dire niente. Io so di potermi fidare dei miei amici, ma lui non li conosce. «Forse è come dici. Ma adesso ci parlo io» dice Fra.

«Se ti serve una mano, vengo con te» rincara Kevin.

Fra, che ha già capito l'indole di Kevin, non esita: «Ci parlo io, ma con le buone. Sennò inneschiamo un circolo vizioso e Alex deve stare tranquillo» dice e non capisco a cosa si riferisca. Se si tratti soltanto di semplice quotidianità o di altro di cui sono all'oscuro.

«Chiamo le ragazze, che erano in pensiero» dice Luca, allontanandosi un po' per fare la telefonata. Ah, e Filippo, no? Non era in pensiero? Il cuore emette un battito nero e doloroso. Neanche un accenno di interesse. Mi sembra quasi esagerato, non so. Una forzatura al contrario. Non è neanche più indifferenza, è odio, proprio.

Capisco che è tutto molto fresco e capitolato poi così velocemente, ma che addirittura io smetta di esistere per davvero, mi sembra assurdo, no?

«Tieni il ghiaccio su quell'occhio, sennò domani non lo apri» mi suggerisce Kevin, sedendosi vicino a me.

A un certo punto, Fra trova il modo di alleggerire la tensione della serata.

«Ma adesso mi spiegate che cazzo è 'sto krav maga

E riesco perfino a ridere, nonostante il dolore alla faccia.



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