Fragmenta Amoris

Autorstwa il_cuore_dei_libri

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Raccolta scene inedite sull'universo Fabulae Amoris. Więcej

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Presentazione del progetto
Dedica volume 1
Nuova storia
2. Fors
3. Odi et amo
4. Studium vivendi
5. Lis
6. Pro certo habeo
8. Arma habe tua
9. Quid si...?
10. Diabolus faber ipsius fortunae
11. Humanum genus
12. Gens
13. Intentio
14. Filia
15. Fortuna mihi tete abstulit

7. Antique ut solita es

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Autorstwa il_cuore_dei_libri

Il suono della sveglia la colse di sorpresa, odiava il suono insistente e penetrante dell'oggetto. Era già la seconda volta che si diffondeva per l'aria, il che significava che era in ritardo. Beh, in ritardo per gli standard mortali, se ce ne fosse stata la necessità le sarebbe bastato smaterializzarsi vicino all'edificio scolastico e fingere di essere arrivata in perfetto orario.

In effetti doveva ammettere di essere tentata da quella possibilità molto spesso ma cercava di trattenersi, David le aveva raccomandato molto tempo prima di non usare i suoi poteri a meno che non si trattasse di situazioni di estrema necessità, la questione si riduceva quindi a come doveva considerare l'arrivare in orario a lezione. Non che di solito ci tenesse particolarmente, dato che quattro giorni su cinque aveva Matematica o Fisica alla prima ora e, neanche a dirlo, odiava quelle due materie. Erano troppo scientifiche per i suoi gusti, la letteratura invece le permetteva di sognare e, di conseguenza, imparare tutte le nozioni di quelle materie le rimaneva molto più facile.

Quel giorno però ci teneva doppiamente ad arrivare in tempo, la professoressa aveva piazzato l'ultima verifica dell'anno e lei si sarebbe giocata il voto, in bilico com'era tra l'uno e l'altro.

A dispetto di questi buoni propositi ci mise un'eternità prima di uscire dalla stanza e, ancora in pigiama, mise a scaldare il latte per la colazione.

La voce del padre attirò la sua attenzione. «Veloce che altrimenti ci imbottigliamo nel traffico.»

«Sarò pronta in orario, non mi mettere fretta.» Borbottò infastidita senza neanche voltarsi ma anzi allungandosi verso i mensili sopra la sua testa per raggiungere la confezione di Pan di Stelle.

Qualche minuto dopo era di nuovo nella sua stanza, davanti all'armadio stavolta, a prendere un paio di leggings leggeri e una maglietta nera a maniche corte mentre faceva mente locale sui libri che le sarebbero serviti quel giorno.

Afferrò dalla scrivania il libro di Fisica ancora aperto sui problemi che la sera prima non aveva finito ma che avrebbe concluso a ricreazione e lo infilò nello zaino, ad esso seguirono quello di Inglese, quello di Filosofia e il quaderno degli appunti.

Con calma, tornò nuovamente in salone dove il padre la stava aspettando smanettando con il cellulare ma quando sentì il rumore dei suoi passi alzò la testa facendo dondolare le chiavi della macchina.

«In ritardo di cinque minuti, neanche troppo male.»

«Abbiamo un quarto d'ora di tolleranza quindi siamo in orario.»

«Forza, andiamo che sennò facciamo davvero tardi.»

Quel teatrino si ripeteva un giorno sì e l'altro pure quindi nessuno dei due si scompose più di tanto, Clary cominciò però a dare segni di irrequietezza quando, a un quarto d'ora di distanza dalla scuola e a dieci minuti dall'entrata a scuola erano ancora imbottigliati nel traffico. La giornata non poteva iniziare in maniera peggiore.

Quando da dieci i minuti scesero a cinque, loro non avevano percorso neanche lontanamente il percorso stimato. Quello fu il punto in cui Clary decise di ricorrere a rimedi alternativi e chiese al padre di accostare per farla scendere.

«Vai a piedi? Sei sicura di arrivare in tempo?»

Solite domande di rito che denotavano come situazioni di questo tipo non fossero poi così rare, a volte Clary faceva queste richieste anche solo per camminare un po'.

«Non ho intenzione di inaugurare i ritardi proprio oggi che abbiamo la verifica di latino.» E dopo quelle parole si limitò a fare un cenno di saluto e a incamminarsi a passo svelto in direzione della scuola, solo quando vide l'auto del padre sfrecciarle si buttò sulla sua destra, in una stradina secondaria dove non passava mai nessuno e si smaterializzò direttamente nel giardinetto a un centinaio di metri dalla scuola.

A quel punto coprire quella piccola distanza camminando era un nonnulla e, appena suonò la campanella, si amalgamò alla fiumana di studenti che, come pecore, si riversavano all'interno dell'istituto.

Neanche a dirlo, il professore era già in classe pronto a decidere lui i posti, lui che di solito aveva fatto dell'arrivare un quarto d'ora dopo un'arte, quel giorno, come tutti quelli dove avevano le verifiche, era in spaventoso anticipo.

Man mano che gli studenti arrivavano egli assegnava il posto a seconda di chi volesse avere sott'occhio quel giorno, a volte erano i più problematici, a volte i più bravi, a seconda di quanto fosse difficile il compito di turno. Quel giorno scelse di sistemare coloro che di solito prendevano i voti più alti vicino a sé, il che stava a significare che i fogli capovolti sulla cattedra nascondevano in sé una certa difficoltà. Intorno a lei si levarono dei borbottii di inutile protesta, Clary invece era tranquilla, aveva studiato e aveva letto gran parte dei classici nominati, sbagliare quel compito voleva dire avere una sfortuna terribile.

In nova fert animus mutatas dicere formas

corpora; di, coeptis, nam vos mutatis et illas,

adspirate meis primaque ab origine mundi

ad mea perpetuum deducite tempora carmen.

Quasi esultò nel vedere l'incipit delle Metamorfosi di Ovidio, sotto il compito continuava ancora per qualche altro verso che Clary ricordava quasi a memoria quindi passò avanti e scorse velocemente le domande.

Analisi del Prologo

· Quali sono i principali temi e motivi letterari presenti nel testo?

· Come descrive Ovidio il suo obiettivo nel prologo e quale ruolo svolge Apollo in questa introduzione?

· Spiega il significato della frase "In nova fert animus mutatas dicere formas corpora"?

Le Metamorfosi

· Qual è il tema centrale delle metamorfosi di Ovisio e come si sviluppa nel corso dell'opera?

· Ovidio utilizza spesso il concetto di "metamorfosi" come elemento unificante delle sue store. Spiega come queso concetto si riflette nella struttura e nel contenuto dell'opera.

· Quali sono alcune delle trasformazioni più significative o famose raccontate da Ovidio nell'opera e quale messaggio trasmettono?

Approfondimento

· Quali sono gli altri lavori più noti scritti da Ovidio e quali temi o stili letterari condividono con le Metamorfosi?

· Quali circostanze storiche o personali hanno influenzato la vita e l'opera di Ovidio? E come il suo esilio da Roma ha inciso sulla sua produzione letteraria?

· Come Ovidio ha contribuito allo sviluppo della letteratura latina?

Nove domande per due ore di tempo e le cose da scrivere abbondavano, quel compito si stava rivelando più interessante degli altri. Accanto a Clary, la sua compagna di banco aveva un'aria disperata, la stessa che credeva dovessero avere gli altri dietro di lei.

Ignorando il professore che gironzolava tra i banchi e qualsiasi bisbiglio intorno a lei, si mise a testa bassa a scrivere, quello sarebbe stato un altro compito le cui risposte le sarebbero venute lunghissime e che il malcapitato professore si sarebbe ritrovato a maledir, d'altra parte se avesse voluto farle scrivere di meno avrebbe dovuto dare domande più mirate, tipo qualcosa che prevedesse solo un sì o un no.

Un'ora e quarantacinque dopo, Clary posava la penna sul banco, scrutava quelle colonne scritte fitte fitte domandandosi se non si stesse scordando qualcosa e alzava la mano per consegnare. Sara, la ragazza vicino a lei, perse qualche secondo prezioso per dedicarle un'occhiata a metà tra l'irritato e lo stupito. Clary la ignorò, succedeva sempre quando finiva i compiti con largo anticipo, sapeva che gli altri volevano che passasse qualcosa invece di alzarsi e uscire dall'aula come invece stava facendo proprio in quel momento, ma a lei non importava, potevano studiare e arrivare più preparati ai compiti invece di ignorare il fatto di avere una verifica fino al giorno prima. Roma non era stata costruita in un giorno e loro non potevano pretendere di scucire più di un voto mediocre se si riducevano a studiare tutto all'ultimo.

I primi minuti di quei quindici che la separavano dalla ricreazione scorsero lenti, per fortuna però gli altri cominciarono a uscire presto dall'aula.

«Spiegami come hai fatto a stare nei tempi e a rispondere a tutto, io ho lasciato una domanda.» Sbottò uno dei suoi compagni appena la raggiunsero, era uno degli ultimi a finire.

«Era facile.» Rispose con una scrollata di spalle.

«Come diavolo fai a definirlo facile?»

Le poneva quella domanda tutte le volte a fine compito, ormai era quasi stufa di sentirla.

«Erano domande semplici.»

E riceveva sempre la stessa risposta, la mente di Clary già si stava proiettando verso il pomeriggio, aveva voglia di vedere il suo migliore amico.

«Erano nove, non ne ha mai date così tante.»

A ben vedere, tutti i torti non li aveva neanche lui, se solo quell'affermazione non fosse stata guidata da un'impreparazione cronica, gli avrebbe anche potuto dar ragione.

«Vabbè, non che fossero impossibili.»

«Mi toccherà farmi interrogare.» Sbuffò lui. «Mi dai una mano? Io non so da che parte iniziare.»

Quelli erano i momenti dove Clary si chiedeva come avessero fatto ad arrivare a quel punto delle superiori, ma la sua indole la fregava.

«Vuoi una mano?» Chiese prima di potersi mordere la lingua. In fondo lei era così, non riusciva a non aiutare qualcuno se lo vedeva in difficoltà.

«Davvero? Che hai da fare?»

«In effetti sì, verso le cinque devo andare ma un paio d'ore saranno più he sufficienti per tappare qualche buco.»

«Posso unirmi a voi?» Si intromise Sara, scoccandole un'occhiata supplicante. «A me manca ancora il voto dell'interrogazione, sicuro mi chiama la prossima volta.»

A me invece non manca nulla e potrei già smettere di studiare per quest'anno avrebbe voluto rispondere ma si rendeva conto che a quel punto della conversazione sarebbe stata una cattiveria gratuita, così, qualche ora dopo, si ritrovò a pranzo con Sara e Andrea. In realtà non aveva nulla da spartire con loro, in un certo senso non riusciva a capirli: perché passavano il tempo a sparlare degli altri? Perché legarsi al dito certe sciocchezze per poi perdonarsi cose ben più gravi? O ancora, perché fingere di sopportare persone che non si riusciva a tollerare quando nessuno li obbligava a farlo? Non è che dovessero per forza parlarsi come delle caramelline zuccherose tutto il tempo, non avrebbero vinto un premio se gli fosse venuta una paresi facciale se si sorridevano a vicenda mentre già pensavano di correre dall'amica o dall'amico per sparlare dell'ultimo gesto strano fatto dall'altro.

Forse era questo il problema in fondo, Clary non si prestava a quei meccanismi e anzi mostrava tutta la sua indifferenza per quel sistema, motivo per il più delle volte veniva giudicata apatica o addirittura stronza.

Le importava? Neanche lontanamente.

Sapeva che sarebbe giunto un momento in cui si sarebbe dovuta trasferire molto lontano per celare la sua non-crescita e stava già pensando che forse farlo con la scusa dell'università non sarebbe stata poi una così cattiva idea. I suoi coetanei mortali non li capiva e non riusciva neanche a trovare un qualcosa che la spingesse fuori dal suo guscio di timidezza e chiusura, cosa ce invece non accadeva con il suo migliore amico. Era sicura che se quei ragazzi l'avessero vista con David avrebbero creduto di aver davanti un'altra persona ma non era interessata a mostrar loro quel lato di sé, non quando sarebbe stato passato al vaglio alla ricerca di qualcosa su cui malignare.

«Tu vieni al compleanno di Simone domani sera?» Le domandò Sara riportandola con i piedi per terra. Lei scosse la testa prima di replicare.

«Ho un appuntamento.»

Sperò che non facesse ulteriori domande, della sua vita a loro non era mai importato nulla, non c'era motivo per cui dovessero interessarsene proprio in quel momento.

«Con chi?» Domandò però la ragazza.

Con un semidio dai capelli neri e gli occhi verdi ma a voi questo non dovrebbe importare aggiunse nella mente.

«Non lo conoscete.» Ribatté lei mostrando del fastidio che sarebbe stato palese a tutti, meno ai due davanti a lei che invece di tirare fuori i libri per studiare si stavano impicciando di affari che non li riguardavano.

«Dicci almeno il nome.» Insisté questa volta Andrea, a quel punto Clary, irritata da quella situazione, mise su un sorriso di circostanza e con voce abbastanza velenosa da zittire entrambi disse:

«Non vedo come vi possa interessare visto che vi ho appena detto che non lo conoscete. Ora, a meno che non vogliate farmi perdere altro tempo a parlare del nulla, direi di iniziare, non avete l'eternità a disposizione.»

Sapeva come rendersi odiosa, su questo non c'erano dubbi, ma non aveva interesse nel tenersi strette quelle persone che tanto le avrebbero voltato le spalle alla prima occasione. Lei, così in bilico tra due mondi, allontanava i mortali ma disperava di trovare qualche immortale suo coetaneo, credeva ingenuamente che sarebbe stato più facile stringere un rapporto sano con loro. Avrebbe scoperto solo più in là come anche in quel mondo esistevano le cose che più disprezzava nei mortali.

Per sua fortuna quelle ore di studio trascorsero in maniera più o meno tranquilla, aveva dovuto richiamarli all'ordine qualche altra volta quando si andavano distraendo, ma nulla che non potesse gestire. Quando scoccarono le quattro e mezza Clary decise che ne aveva avuto abbastanza, se avevano recepito qualcosa di quello che aveva spiegato loro bene, altrimenti non erano fatti suoi, lei aveva fatto tutto quel che poteva con un paio d'ore a disposizione, così salutò i due certa che non avrebbero comunque continuato a studiare e, appena trovò un posto abbastanza appartato, si smaterializzò nel solito posto di ritrovo con David.

L'Altana di Osservazione era abbastanza lontana da Castagnaro da permettere a David e a lei di usare la loro forza da sovrannaturali senza attirare attenzioni indesiderate e allo stesso tempo vicina tanto da permetterle di correre subito a casa se fosse servito. Negli anni era diventato uno dei suoi luoghi preferiti, lì aveva tanti ricordi con David e altri ancora ne avrebbero costruiti.

Puntuale come un orologio svizzero, lui era lì, seduto sul poggiolo rialzato e con una busta di carta accanto che spandeva un buon odore intorno. Quando lei gli apparve davanti, David non si scompose di un millimetro, abituato com'era a vederglielo far tutti i giorni.

«In ritardo come al solito.» La motteggiò senza essere davvero sorpreso, per un motivo o per l'altro era sempre lei quella che arrivava dopo l'orario stabilito.

«Stavolta c'è una spiegazione.» Disse subito la ragazza con aria piccata mentre appoggiava la cartella sul legno in un gesto distratto.

«Ma oggi è un giorno speciale, dovevi essere puntuale.» Stavolta la voce del vampiro suonò lamentosa, Clary però leggeva nei suoi occhi che stava scherzando come sempre. Maledicendo la sua poca memoria, si domandò quale ricorrenza fosse scritta su quella data. Non riusciva a ricordarselo ma tanto per scoprirlo avrebbe solo dovuto aspettare quindi si limitò a indirizzare al suo amico un'occhiata che riassumeva tutto quel suo esser smemorata.

«Sei incorreggibile, stellina.» Rise di gusto il vampiro, non poteva aspettarsi altrimenti. «Oggi è l'anniversario del nostro primo incontro. Ho preso anche i pasticcini e tu te ne dimentichi, rischi di spezzarmi il cuore.» Aggiunse continuando a scherzare e facendo un cenno all'incartamento affianco a lui.

«Troverai il modo di curarlo, ne sono sicura, magari senza affondare le zanne dentro il mio corpo, grazie.» Ribatté Clary sedendosi dall'altro lato del vassoietto ancora chiuso.

«Continuerai a prendermi in giro, non è vero?»

«Tutti gli anni, per l'eternità.»

«Allora menomale che ci sono io e che ho pensato a tutto. Che stai aspettando? Forza, aprilo.» La incitò e lei non se lo fece ripete due volte, quando sollevò il pacchetto ne scorse uno più scuro e rettangolare.

«E questo?» Domandò incuriosita mettendo da parte il primo per sollevare il secondo.

«È per te.» Gongolò lui di rimando, già pregustandosi la faccia che avrebbe fatto l'amica.

«Diamine, hai fatto le cose in grande.» Borbottò lei con una punta di imbarazzo mentre il fruscio della carta strappata riempiva l'aria.

«Non mi hai visto ancora fare le cose in grande

«E non credo di volerlo vedere.»

«Lo so, con te la parola d'ordine è semplicità.»

Clary aveva un'espressione estasiata, gli occhi che scintillavano, David vedeva quello sguardo solo quando le spiegava qualcosa di nuovo sul loro mondo o quando lei cominciava a parlare per ore delle sue letture.

«Ci ho preso?» La punzecchiò guardandola appagato sfogliare la copia de I tre moschettieri che le aveva regalato.

«Sai meglio di me che questo mi mancava.» Di slancio, si sporse ad abbracciarlo. «Non dovevi farmi un regalo ma grazie.»

«Di nulla, stellina.» La strinse forte lei rammaricandosi di doverla già lasciare, a volte i doveri chiamavano e lui doveva rispondere. «Ma per quanto mi piaccia stare con te temo che per oggi ti debba salutare, purtroppo i doveri chiamano.»

«Ma sei appena arrivato.» Protestò lei mettendo su il broncio che mostrava sempre quando era contrariata da qualcosa.

«Lo so, però oggi mi aspetta un incontro diplomatico.»

«Ma scusa non toccherebbe al tuo Re?»

Quando faceva quelle domande era pericolosa, David aveva ommesso una verità scottante che sentiva pesare ogni volta che si avvicinavano a parlarne. C'era un motivo dietro a quel gesto, anzi più di uno a ben vedere, il primo dei quali era il non reputarla pronta a scoprire quella cosa su di lui, temeva sarebbe di scorgere ancora la paura nei suoi occhi. Quello era un sentimento che la ragazza non gli riservava più da tanto tempo e non voleva rivederlo ancora.

Un'altra cosa che lo frenava era l'entusiasmo smodato che Clary mostrava per il loro mondo, lui era il suo unico punto di contatto con esso, cosa che lo faceva apparire agli occhi di lei qualcosa di troppo simile all'utopia. Il risveglio da quell'illusione sarebbe stato brusco, ma voleva lasciare che si godesse ancora qualche anno di tranquillità prima di buttarla in pasto agli squali.

«Mi tocca fargli da sostituto, è un uomo fin troppo impegnato.» Spiegò infine optando per una mezza verità e soffocando un'altra volta un grumo di sensi di colpa.

«E quindi manda te?»

Lo scetticismo che David leggeva negli occhi di Clary era lecito e non avrebbe potuto biasimarla però Clary, nonostante quel dubbio era tranquilla, non era la prima volta che David doveva andarsene prima del solito ma era certa che l'indomani sarebbe stato ancora una volta lì a parlare con lei, ad allenarla e a sentire tutto quello che aveva da dirgli.

«Oh suvvia, devo solo incontrare il Diavolo mica far cadere il Paradiso.»

«Chiamalo poco.» Borbottò lei con un'espressione che lo fece scoppiare a ridere.

«Ti prometto che domani ti racconto tutto, tanto con quella spina nel fianco che è Lucifero non ci si annoia mai.»

«Prima o poi ti obbligherò a nascondermi da qualche parte per spiare il fantomatico Sovrano dell'Inferno.»

«Prega di non incontrarlo mai in quelle circostanze invece, non ama le spie.»

David si era fatto scuro all'improvviso, lo diventava sempre quando Clary accennava a voler fare un passo in più verso il loro mondo e il fatto che avesse accennato a una cosa potenzialmente pericolosa non c'entrava.

«Non mi farei prendere.»

Quel commento ingenuo fece tornare il sorriso sul volto del vampiro che si aprì in un sorrisetto saccente.

«Fidati Clary, ti mangerebbe in un boccone anche se non fossi così inerme.»

«Sarei un po' meno indifesa se mi insegnassi a usare un po' meglio i miei poteri e a maneggiare le armi.» Lo punzecchiò lei facendo seguire alle sue parole una linguaccia.

«Si, certo.» Rise lui chinandosi a lasciarle un bacio sulla guancia.

«Non potrai evitare per sempre questo discorso.»

«Ma non è questo il momento. Non uccidere nessuno fino a domani, mi raccomando.» E con quelle parole il vampiro fece un cenno di saluto e si dileguò usando la sua velocità.

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Un piccolo scorcio sul passato e una piccola sperimentazione in terza persona, vi piace?

Prossimo appuntamento: 26 febbraio con le novelle
Ma noi ci vediamo anche domani con la dramione e sabato con il romance

Giorgia

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