Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

40. Pezzi di puzzle

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By WiseGirl_03

Le dita delle mie mani si stringono di riflesso attorno al barattolo di biscotti. Dovrei sentirmi delusa, forse amareggiata, affranta, e lo sono.
Sono certa che una parte di me lo sia ma in questo momento non riesco a darle ascolto.

Vengo accecata immediatamente dalla collera che l'improvvisa rivelazione ha fatto sorgere in me.

Per tutto questo tempo Nicholas ha finto di aver bisogno di una fidanzata per portare avanti le indagini, e invece la verità è che il ladro è sempre stato lui.

Mi stupisco della lucidità che riesco a mantenere. La me di poche settimane fa sarebbe scoppiata in un pianto isterico, si sarebbe rannicchiata sotto le coperte del suo letto e non avrebbe fatto altro fino al mio ritorno a casa.
Peccato che in questo istante io abbia tutt'altri piani.
Non ci penso due volte prima di compiere il gesto più impulsivo che possa fare.
Ho bisogno di affrontarli, faccia a faccia e a carte scoperte.

Spalanco la porta e Simon, vedendomi, si ammutolisce e perde il colorito che la foga della discussione gli aveva conferito. Sembra quasi che abbia appena visto un fantasma.
O un poliziotto, forse è più adatto alla situazione.

La stanza viene invasa da un silenzio agghiacciante e quando i miei occhi si posano sulla figura di Nicholas devo sforzarmi per mantenere un aspetto fermo e controllato.
L'ultima delle mie intenzioni è dargli prova di come le sue bugie mi stiano sgretolando.

<<Hai lasciato la porta aperta?>> Rimprovera Simon, fulminandolo con lo sguardo.

Con un'impulsività che non mi appartiene, alterno lo sguardo tra i due ragazzi, non permettendo al cameriere di rispondere.
<<Perché? Non volevi che ascoltassi un così bel discorso?>> scandisco lentamente, soffermandomi infine sul ragazzo che pensavo di aver imparato a conoscere <<Detective>>

Lui non si pronuncia, limitandosi ad aggrottare le sue sopracciglia, e mi sfugge una risata amara. <<Che stupida che sono!>> Sussurro a me stessa, realizzando solo adesso che le cose che non quadravano erano fin troppe e io come un'idiota in piena regola non ci ho dato il peso che avrei dovuto. <<Mi hai chiesto di fingermi la tua ragazza per poter rubare quel paio di orecchini e farla franca! E io, io...>>
Io gliel'ho permesso.

Lo guardo con l'espressione probabilmente molto simile a quella di un cerbiatto ferito e lui si allarma.
<<Cosa? No! C'è un malinteso, Catherine, ascoltami->> muove un passo nella mia direzione ma con un gesto fulmineo lo blocco, indietreggiando a mia volta.
<<Tu prova anche solo ad avvicinarti e chiunque si trovi a bordo saprà che razza di verme sei!>> Pronuncio in preda all'ira e lui cessa immediatamente di parlare.

Mi rimprovera con lo sguardo, sembra quasi ferito dalle mie parole. Lui?
Tra i due è lui quello amareggiato?
<<Non guardarmi così, non ne hai il diritto>> gli ricordo, guadagnando nuovamente la sua attenzione.
<<Parli senza sapere, dovresti ascoltare la mia versione della storia prima di accusarmi>>
<<Dovrei ascoltarti? E perché dovrei farlo? Cosicché tu possa rifilarmi una marea di stronzate?>> L'ironia delle mie parole mi colpisce non appena le pronuncio <<Ah, dimenticavo: lo hai già fatto>>

<<Catherine, Nicholas ha ragione, la verità è che->>
<<Tu non provare a difenderlo! Eri suo complice per tutto questo tempo e...>>
E Cole? Lui lo sa o è all'oscuro di tutto proprio come me? Posso fidarmi almeno di lui?

<<Non è vero, cioè...Sì, ma non per quello che pensi tu>>
<<Rispondi ad una sola domanda>> pongo fine alla sua per nulla convincente arringa.
<<Questo ragazzo>> gli dico, puntando l'indice su Nicholas, il quale dischiude le labbra colto alla sprovvista <<Tempo fa mi ha detto che tu eri su questa nave per una fortuita coincidenza. È la verità?>>
Simon mette su una smorfia e ha tutta l'aria di essere in difficoltà quando cerca lo sguardo di Nicholas.
<<Io...>>
<<Tu cosa Simon? Hai presentato un curriculum e hai fatto un colloquio oppure ti ha sistemato lui? È davvero merito del caso o no?>>
Insisto, ben consapevole  di quale sia la risposta e pertanto desiderosa di lasciare che siano loro stessi a smascherare le loro bugie.

<<No>> abbassa lo sguardo e mi sembra di smettere di respirare.
Non mostrarti debole, non mostrarti debole.
Li guardo, attenta a non soffermarmi sugli occhi di Nicholas per paura di non esserne in grado di reggerne il confronto.

Poi, ancora tremante, mi volto ed esco da quella cabina.
Devo capire cosa fare. Dovrei denunciarlo? No, non è affar mio.
Denunciarlo significherebbe avere ancora a che fare con lui, doverlo vedere, ascoltare la sua voce, sentire il suo profumo, mentre io non voglio più saperne nulla di lui.

Cammino per il corridoio con rapide falcate e presto sento dei passi fare da eco ai miei.
<<Catherine, aspetta!>>
Di riflesso, aumento l'andatura del mio passo, fingendo di non sentirlo.
Non esiste, non esiste.

Uno sbuffo risuona alle mie spalle ma non mi fermo. Arrivo alla porta della mia cabina e sono costretta a fermarmi per cercare la chiave nella mia borsa.
Non gli ho neanche dato i biscotti di sua nonna!
Beh, non se li merita.
E se fosse stata una farsa anche quella di stamattina? Se mi avesse mentito anche Margot?
No, impossibile, cosa vado a pensare!

Quando estraggo la tessera dalla mia tracolla, una mano si posa sulla serratura della porta.
<<Toglila>> sibilo a denti stretti.
<<No>>
<<Togli la mano>>
<<Parliamo, Catherine>>
<<Io non ho voglia di parlare>>
<<Allora ascoltami>> risponde risoluto e temo che qualcuno dei miei nervi sia sul punto di saltare.

<<Non voglio ascoltarti, lasciami in pace>> cerco di spostare il suo braccio con il mio gomito ma è inutile.
Lui sospira e il suo fiato si infrange sulla mia spalla.
<<Voltati>> mi sussurra e mi pietrifico sul posto. Non voglio girarmi, non voglio guardarlo negli occhi con il rischio di vederci una persona diversa da quella che io conosco, o che perlomeno mi ero convinta di conoscere.

<<Catherine...>> Posa le mani sui miei fianchi e con una lentezza disarmante mi volta verso di lui. Sento il mio corpo bruciare e vorrei urlargli di non toccarmi ma non ne sono capace. Adesso vorrei solo piangere, si iniziano a sentire i primi postumi della delusione.
Ma perché gli idioti tutti a me?
Ho lo sguardo fisso sulle nostre scarpe e lui se ne accorge presto.
<<Mi guardi?>> Mi domanda ma prontamente scuoto la testa. Non si dà per vinto e presto le sue dita si posano sul mio mento e mi sollevano il viso.

Quando vedo i suoi occhi, perdo tutta la poca sicurezza di cui ancora disponevo.
<<Ascoltami, non posso spiegarti tutto adesso, devo correre->>
<<Devi correre a rubare l'orecchino>>
<<No>> nega immediatamente <<Voglio solo che tu sappia che non è come sembra, e ti prego di credermi. Ti racconterò tutto, te lo prometto. Stasera. Tu aspettami: ti raggiungerò non appena potrò>>
<<Stai cercando di prendere tempo, ti conosco...Hai paura che ti denunci?>>
Mi guarda incredulo, come se non riuscisse a credere a quello che ho appena insinuato.
Sembra sul punto di rispondere ma lo precedo, incapace di state in silenzio.

<<Sai cosa mi fa stare male?>> Il pianto vince le mie resistenze e una patina di lacrime ricopre i miei occhi. Smetto di distinguere perfettamente i dettagli della sua immagine e forse ne sono addirittura felice <<Che all'inizio di questa storia eri il ragazzo odioso e irritante che cercava di farmi smettere di piangere, mentre adesso sei diventato quello gentile e fidato che mi ha pugnalato alle spalle>>
Una goccia mi scivola sulla guancia e immediatamente una mano calda elimina ogni sua traccia.

Sposto lo sguardo altrove, sul muro alla mia destra.
<<Devo andare adesso>> sentendo quelle parole, avverto nuovamente il bisogno di allontanarlo. Mi divincolo per eliminare quel semplice contatto e senza esitazione apro la porta.
<<Torno appena posso>> dice alle mie spalle.
<<Non disturbarti a tornare, Nicholas, continuerò a non avere voglia di ascoltarti>>

***

<<Cosa vuol dire che il signor Flick ha messo in vendita casa sua?>>
<<Esattamente quello che ti ho detto, tesoro!>> Conferma mamma dall'altro lato del telefono.
Il signor Flick è il mio vicino di casa, praticamente lo conosco da quando sono nata, è come uno zio per me.
Prima lo vedevo ogni mattina, salutandolo prima di andare a scuola. È sempre stata una costante nelle mia vita, non posso credere che dovrò abituarmi a non vederlo più.
<<Ma come? Io non ne sapevo nulla! Così all'improvviso?>>
<<Non proprio all'improvviso, lo ha deciso un paio di settimane fa: l'età comincia a farsi sentire e ha deciso di trasferirsi in Europa. Sua figlia abita in Germania e andrà a stare da lei>>

<<E quando parte?>>
<<Tra dieci giorni>>
<<Così presto? No! Non riuscirò a salutarlo!>>
Ma perché sono sempre l'ultima a sapere queste cose?
<<Non preoccuparti, di sicuro tornerà non appena aspiranti acquirenti si faranno avanti, ha detto di voler consegnare lui stesso le chiavi al nuovo proprietario>> mi rassicura lei e la sento armeggiare dall'altra parte del teléfono.
<<Ho capito>> mormoro, alzando lo sguardo sull'immensa distesa nera che mi sovrasta.
Oggi le stelle non si vedono...

È ormai sera inoltrata e io non ho neanche provato ad addormentarmi.
So già che sarebbe un fallimento...
Ho deciso di chiamare mamma per distrarmi, non sapevo che avrebbe infierito sul mio pessimo umore fornendomi notizie tristi!
E intanto continuo a pensare a Nicholas...
Ha davvero finto per tutto questo tempo? Come ho fatto a non accorgermene?

<<Catherine, sei lì?>> La voce di mamma spezza il mio monologo interiore.
<<Sì, scusami, stavo pensando...>> Mormoro, rientrando nella mia stanza avvertendo l'aria farsi sempre più frizzante e sedendo sul letto.
<<E cosa ti rende così pensierosa?>>
Ah no, domanda sbagliata.

<<Niente di ché, ho un po' sonno...>> Mento per porre fine alla chiamata e sfuggire al suo interrogatorio.
<<Ma come sonno? Preparati e passeggia per la nave: ti mancherà una volta finita la vacanza>>
<<Sto bene così, una serata tranquilla ogni tanto è necessaria>> cerco di persuaderla, consapevole del fatto che abbiamo due punti di vista completamente differenti.

<<Non mi hai convinta...>> Mormora infatti lei con una sfumatura di disappunto <<Ma ti lascio riposare, così domani sarai carica per la nuova giornata!>>
Roteo gli occhi, scuotendo la testa. Tra le due sembra lei quella con la vivacità di una ragazzina, io non di certo.
È un problema che ha radici lontane: io sono con l'indole di un'anziana in pensione, non posso farci niente!
<<Grazie mamma>>

Mi saluta, raccomandandosi di mandarle ancora foto di tutto quello che farò domani, e pigio il tasto rosso sul display del mio telefono.
Controllo i nuovi messaggi e non c'è nulla.
Ho scritto a Cole per chiedergli dove fosse: volevo assicurarmi innanzitutto che stesse meglio e poi che non avesse nulla a che vedere con le macchinazioni di Nicholas e Simon.
Tuttavia lui non mi ha risposto e da ciò deduco che sia andato a dormire presto.
Poverino, non aveva affatto una bella cera stamattina!
Sarà meglio per lui che non sia parte del piano!

Proprio mentre fisso il mio messaggio, una notifica lampeggia sul mio schermo e mi accorgo immediatamente che si tratta di una mail in arrivo.
Curiosa, dal momento che non ne aspettavo nessuna, clicco senza neanche pensarci e in un lampo capisco di cosa si tratti.
È il PowerPoint di Margaret!

Lo metto da parte: è tutto inutile, ormai non posso contare neanche sulle poche certezze che avevo.
Aspetta.
Sia sul bigliettino che sui numerosi articoli di giornale si dice che Nate Knight sia un detective, quindi se Nicholas è il ladro e per tutto questo tempo si è finto un detective senza che nessuno si sia mai lamentato, vuol dire che probabilmente ha dovuto mettere fuori gioco il vero detective.
Oh mio dio!
E se lo avesse ucciso o rinchiuso in un sotterraneo per mesi?

Devo mantenere la calma, mi sto lasciando prendere un po' troppo dalle paranoie.
E se fosse vero?
Non importa, continuerò a fare finta di nulla.
E ad avere un uomo innocente sulla coscienza?
No, forse no, la mia ansia potrebbe uccidermi dall'interno.

Afferro nuovamente il telefono e con la velocità mossa dalla curiosità riapro la mia casella di posta elettronica.
Scarico immediatamente l'allegato e attendo con impazienza che termini il download.

Apro il file e scorro verso la slide a cui sono interessata pigiando in continuazione sullo schermo.
Nate Knight.
Leggo il nome e un moto di soddisfazione mi pervade.
Lo sapevo!
Ma adesso cosa faccio?

È tutto così confuso che non ci sto capendo più nulla.
Mi sembra quasi di avere innumerevoli pezzi di puzzle ma di essere completamente incapace di incastrarli l'uno all'altro.

Decido di aprire le note del telefono per fare una lista di tutte le informazioni che non hanno senso in questa storia ma per sbaglio clicco nuovamente sul display e tutto si tinge di nero.
Tutto ad eccezione di qualcosa.
Numeri, per la precisione, e lettere.

0d3NN4WW4 1] 3 0d3X0d] 1]

Mi acciglio non appena li vedo: quel giorno in cui sono apparsi sul grande schermo della sala ho pensato immediatamente che fossero i codici di un malfunzionamento del computer, adesso però inizio ad avere i miei dubbi.

Questa sequenza è parte integrante della presentazione. L'avrà inserita la stessa Margaret?
Ma che senso ha?

La guardo all'infinito, quasi come se da un momento all'altro potessero svelarmi qualcosa, ma niente.
Pensa, Catherine, pensa...
Cerco una logica, un senso o una chiave che possa fungere da spia ma niente.
Eppure sento che questo codice non è così inutile come sembra...

Toc toc.
Oh no!
È arrivato!
Rifletto sul grande dilemma e propendo per la soluzione più ragionevole: mi fingo morta.
In silenzio, senza battere ciglio, mi immobilizzo per evitare di produrre anche il minimo rumore.

<<Lo so che sei lì, Catherine, apri questa porta!>> Con una certa insistenza Nicholas continua a bussare alla mia porta. Non può essere sicuro che io non stia dormendo!
<<Hai la luce accesa, si vede dal battiscopa della porta!>>
Beccata!

<<Vattene via!>> Urlo in un impeto di rabbia e non sento più alcun rumore per pochi secondi.
<<Sei vestita?>>
<<Questi non sono fatti tuoi! Sparisci!>> Rispondo scostante, non capendo il senso della sua domanda.
<<Poi non dire che la colpa è mia>> sono le ultime parole che raggiungono le mie orecchie prima che i miei occhi vedano la porta schiudersi per permettergli il passaggio.

Entra nella mia stanza con immane disinvoltura e ciò mi indispone ancora di più. Con quale coraggio viene qui come se nulla fosse successo ed entra nella mia stanza senza il mio permesso?
<<Dobbiamo parlare>> tuona autoritario e agisco senza pensare.
<<Io non ti devo niente, razza di idiota!>> Afferro la prima cosa che mi capita sotto mano, nonché un pacco di fazzoletti, e la lancio nella sue direzione.
Gli è andata anche bene!
Intercettandolo, si abbassa pochi attimi prima che quello colpisca la porta in legno alle sue spalle.
<<Ma sei impazzita?>> Chiede lui, guardandolo con stupore e fastidio.

<<Può darsi>> In risposta, adocchio un asciugamano e scaglio anche quello contro di lui <<E indovina la colpa di chi è?>>
<<La smetti di lanciarmi qualsiasi cosa?>>
<<No!>> Afferro la borsa che avevo questa mattina e presto anche quella vola per aria. <<Ti ho detto di andartene, sparisci!>>
Schiva la mia pochette e con ampie falcate si avvicina a me. <<Che stai facendo? Devi starmi a dieci metri di distanza! Ma che dico? Venti!>> A tentoni, cerco altri oggetti da poter usare contro di lui. Avverto qualcosa di liscio e freddo sotto i miei polpastrelli e metto su una smorfia quando mi accorgo che si tratta dei biscotti di sua nonna.
No, quelli devo mangiarli io!

Lui non si degna di rispondermi, non una parola esce dalle sue labbra, fino a quando colma del tutto la distanza che ci divide e con un semplice movimento la mia schiena aderisce al materasso alle mie spalle. Nicholas mi sovrasta con il suo corpo, sorridendomi sornione, mentre si sostiene sui suoi avambracci per non scaricare il suo peso su di me.
<<Possibile che non possiamo avere una conversazione come tutte le persone normali, Catherine?>> Mi sussurra divertito, indignandomi.
<<Ti sei ricordato un po' troppo tardi di voler parlare, stronzo!>> Gli ricordo, con il petto scosso da respiri violenti a causa dell'agitazione. <<E si può sapere che cosa ci trovi di tanto divertente?>>

Il suo sorriso si espande e lo sguardo si ammorbidisce <<Sei adorabile quando ti incazzi>> mi spiega e cinque semplici parole hanno il potere di farmi arrabbiare ancora di più.
<<Non funzionano queste frasi>> rispondo sicura <<Non più>>
<<Permettimi di spiegarti come sono andate le cose>> anche lui torna serio, i suoi occhi sono colmi di determinazione e capisco che non si arrenderà fino a quando non gliene darò la possibilità.
<<Va bene, ti ascolterò>> mi arrendo, cedendo alle sue richieste <<Ad una condizione>>

<<Quale condizione?>>
<<Che dopo sparirai dalla mia vita>>
Ha un momento di esitazione, deglutisce e il suo sguardo si sposta dai miei occhi alle mie labbra per una frazione di secondo.
<<Va bene>> risponde atono <<Se lo vorrai anche dopo che avremo parlato, lo farò>>

<<Bene>> sussurro, sollevata perchè non ha opposto resistenza ma allo stesso tempo preoccupata dall'effetto che la sua lontananza sortirà in me.
Ho paura di avvertire troppo il peso della sua mancanza ma allo stesso tempo so che si tratta della scelta giusta, sono stanca di soffrire per mano delle persone che mi circondano.
<<E adesso spostati, non avremo questa conversazione così>> indico lo spazio ristretto tra noi due e scuote la testa, sembra più un gesto meccanico che dettato dal vero divertimento.
<<Perché?>> Domanda furbo <<Ti dispiace?>>

***

<<Mi stai dicendo che il tuo non era altro che un piano per attirare il ladro in una trappola?>> Ricapitolo scettica quello che mi ha appena detto <<E tu pretendi davvero che io ti creda?>>
<<È la verità, Catherine>>
<<È la verità?>> Domando retorica <<È la verità come tutte le altre volte? Come pensi che io possa fidarmi di te se questa è l'ennesima volta che mi prometti che mi stai dicendo la verità? Non pensi che se io e te continuiamo a trovarci in questa situazione un problema di fondo ci sia?>>

<<Che tu ci creda o no le cose sono andate così: ho passato la mia giornata a cercare di far spargere la voce che l'orecchino sarebbe stato spostato in una delle stanze blindate della nave solo per attirare l'attenzione del ladro>>

<<Faccio fatica a fidarmi di te dopo quello che ho sentito, Nicholas: mi avevi detto che Simon era stato assunto prima e scopro oggi che non è così! Ti ho sentito progettare il furto, Nicholas! E sentivo anche Simon che ti pregava di non farlo!>>

<<Hai ragione, ho chiesto a Simon di infiltrarsi e lui ha accettato di aiutarmi perché sapeva quanto ci tenessi, ma ti assicuro che non sono io il ladro>>
<<Non lo so...>> affondo le mani tra le ciocche dei capelli, tremo da capo a piedi per tutto il nervoso accumulato. Questa situazione è più grande di me.
<<Catherine>>
<<Mh?>>
<<Credimi, ti prego>> mi implora con tono supplicante e occhi pietosi.
Cosa devo fare?
Nel caso in cui non si sia trattato di un malinteso, potrei essere sul punto di commettere l'errore più grave della mia vita. Ma se davvero dice la verità, rischio di perderlo per sempre.

<<Fingiamo per un attimo che io ti creda>> premetto, allontanando dalla mia testa l'innumerevole quantità di informazioni che non riesco a spiegarmi.
Il biglietto con il nome di Nate, il diario, quella strana sequenza di parole, il foglio di giornale...
Non posso bombardarlo di domande adesso, capirebbe che ho messo il naso tra le sue cose e finiremmo con il litigare.
Gli farò tutte le domande che ho in testa, solo a tempo debito.

<<Com'è andato il tuo piano?>>
Sospira rumorosamente, poggiando le braccia sulle ginocchia e inclinandosi leggermente.
<<È stato un fallimento>>
<<Spiegati meglio>> ordino senza esitazione. Non ho tempo per le informazioni da filtrare, adesso voglio che tutto mi venga detto senza che intercorrano possibilità di malintesi.

<<Non si è presentato nessuno, sono rimasto due ore dentro quella stanza ad aspettare ma nulla, nemmeno l'ombra di un criminale>>
Effettivamente è strano, sarebbe stata un'occasione d'oro per riunire la coppia dei due orecchini e guadagnare una vera fortuna.
<<Magari ha capito che si trattava di una trappola e non ha voluto rischiare>>
<<Può darsi, ma ormai il viaggio volge al termine, anche se non avesse voluto provare un'azione, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione per perlustrare la zona>>

Ha ragione, se l'obiettivo del ladro è davvero rubare quegli orecchini non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione.
A meno che non fosse così interessato a compiere il furto come vuole far credere...
<<Nicholas>>
<<Sì?>>
<<Il ladro ha mai provato a rubare l'orecchino, esclusa ieri sera?>>

<<No, perché?>>
<<Pensavo che ieri non ha rubato niente anche se avrebbe potuto benissimo farlo>> constato.
<<Lo so, quindi?>>
Scatto in piedi, avvertendo l'impellente necessità di camminare per riflettere meglio.
Qualcosa nella mia testa si sta muovendo velocemente.

<<Non ti sembra così strano che in più di due mesi siano successe così tante cose prive di contesto: incendi, black out, colpi di pistola...>> Mi sembra di vedere davanti agli occhi tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi e più il quadro si allarga, più mi rendo conto che ci sono davvero troppe coincidenze per cui possano essere davvero definite tali.
Ripensandoci però, il giorno dell'asta Nicholas era accanto a me: non può essere stato lui a premere il grilletto e anche Simon era di turno quella mattina.
Forse non sta mentendo.

<<Cosa stai cercando di dirmi?>>
<<Pensaci>> gesticolo animatamente avvertendo i miei pensieri correre fuori controllo <<E se il furto non fosse altro che un mero diversivo per nascondere altro? In qualche modo ha senso: catturare l'attenzione di tutti su qualcosa per non permettere loro di vedere cosa realmente stia accadendo>>

Continuo a camminare per la stanza e non ricevo alcuna risposta da parte sua.
Probabilmente ci sta riflettendo anche lui.
<<Insomma...Forse ho letto troppi libri gialli, però mi sembra che abbia abbastanza senso. L'unica cosa...>> Mi mordo il labbro pensierosa.
<<L'unica cosa?>>
<<Ecco, io penso che ci sia un motivo per cui propendere proprio per il furto, ci sono una marea di diversivi meno complicati che avrebbe potuto adoperare>>
<<Va' avanti>> mi invita lui e mi siedo nuovamente di fronte a lui.
<<Quello che sto cercando di dire è che forse quella del furto è stata solo una strada più semplice per assicurarsi di raggiungere l'obiettivo>>

<<Definisci obiettivo>>
<<Qualcosa, qualsiasi cosa...>> alzo le spalle, non avendo la più pallida idea di cosa possa essere <<O qualcuno>>
Ma certo!
Avrebbe senso anche quel colpo di pistola...
Magari non era altro che un atto intimidatorio nei confronti di qualcuno che era lì presente.

<<Quindi il furto e il bottino, o la vittima, in qualche modo devono essere connessi...>>
E chi è l'unica cosa o persona presente sulla nave a causa del furto?

La domanda si insinua nella mia testa come una banale ipotesi ma quando concentro la mia attenzione su essa e registro il suo vero significato ne resto impietrita. Il sangue si ghiaccia nelle vene e il respiro si mozza.
Perché se c'è una cosa che il furto ha implicato, quella è senz'altro la presenza di una persona, un detective per la precisione.

<<Oh merda>> sussurro, il fiato corto e gli occhi sbarrati al punto da farmi male. Ogni muscolo del mio corpo trema di paura e preoccupazione mentre guardo il ragazzo davanti a me con il terrore che possa scomparire da un momento all'altro.
<<Sei tu. È te che vogliono.>>

***

Amiciii
È passato un po'di tempo dall'ultima volta, vero?
Novembre è stato un mese abbastanza impegnativo...

Ma adesso siamo quiii
Dopo questo capitolo, ufficialmente a -6

Cosa ne pensiamo?
Nicholas è il ladro?
Oppure è la vittima?
Mmhh...

Tan tan taaaaan
Stiamo arrivando alla resa dei conti...

Vi ringrazio per l'immane pazienza che state sviluppando ad avere a che fare con una persona incostante come me,
Vi voglio bene💞

Prometto che per il prossimo capitolo non ci sarà bisogno di aspettare Natale
Amo scrivere con quest'atmosfera natalizia intornoo🥺❄️

Ci vediamo presto💓
Un abbraccio

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