Magnetic

By sjalexza

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È possibile non sentirsi in grado di provare nulla? È possibile vivere di costante competizione? È possibile... More

✨CAST✨
DEDICA..🩷✨
CAPITOLO 1.
CAPITOLO 3.
CAPITOLO 4.
CAPITOLO 5.
CAPITOLO 6.
CAPITOLO 7.
CAPITOLO 8.
CAPITOLO 9.
CAPITOLO 10.
CAPITOLO 11.
CAPITOLO 12.
CAPITOLO 13.
CAPITOLO 14.
CAPITOLO 15.
CAPITOLO 16.
CAPITOLO 17.
CAPITOLO 18.
CAPITOLO 19.
CAPITOLO 20.
CAPITOLO 21.
CAPITOLO 22.
CAPITOLO 23.
CAPITOLO 24.

CAPITOLO 2.

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By sjalexza

«Il tuo comportamento di ieri è stato inaccettabile. Ci hai fatto fare una figuraccia davanti ad uno degli uomini più importanti di tutta la Nazione!»

Sono seduta a tavola per fare colazione e, a dirla tutta, speravo che mia madre si fosse in qualche modo dimenticata dell'accaduto di ieri... a quanto pare mi sbagliavo.

«Lo so, mamma...»

<<No, Hazel, non sai un bel niente. Non capisco cosa ti sia successo, di solito non ti comporti in questa maniera scandalosa.>> Si mette una mano in fronte.

«Ieri è stata una giornata no e sai come sono, non riesco a stare zitta.. ma ti prometto che non ricapiterà più.» Incrocia le braccia al petto e mi guarda.

«Lo spero, Hazel. Lo spero.» Ed esce dalla cucina.

Rimaniamo soltanto io e Joanne, la nostra domestica.

«So che anche tu fremi dalla voglia di farmi una ramanzina.» Mi alzo dalla sedia e ripongo il latte in frigo.

«Non ho assistito alla discussione, Hazel... ma, se tua madre si è infuriata a tal punto, suppongo tu non abbia fatto bella figura.» Risponde, mentre pulisce il ripiano che ho sporcato.

«Supponi bene, ma mi farò perdonare.»

Sorride e mi ricorda che oggi ho l'incontro con i miei compagni di corso, all'università.

«Giusto, giusto.» La saluto e vado subito in camera a prepararmi.
Joanne è come una seconda mamma.

È da anni che lavora per la mia famiglia, ma nessuno in questa casa l'ha mai definita una dipendente perché, alla fine, c'è sempre stata per tutti noi, nel momento del bisogno.

Appena varco la soglia della mia camera, il cellulare inizia a squillare.

Benjamin.

«Mi chiedevo che fine avessi fatto.» Tengo il telefono tra l'orecchio e la spalla, nel mentre che scelgo cosa mettermi oggi.

«Sono stato trattenuto in ufficio, scusa.»

Mio fratello è il direttore di una grande catena di Hotel a 5 stelle a Manchester, per questo non è mai a casa troppo a lungo.

«Non preoccuparti.»

«A proposito... mamma mi ha parlato della tua sceneggiata di ieri.» Mi sento presa in giro.

«È per questo che mi hai chiamata, Benjamin?»

«No, Hazel, ma mi è sembrato strano il tuo comportamento perché di solito sei sempre educata e gentile... è successo qualcosa?»

Devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non sbuffare.

«No, non è successo nulla. Mi sono già scusata con mamma e abbiamo chiarito.» Voglio concludere questa discussione al più presto.

«Va bene. Oggi hai l'incontro all'università, giusto?»

«Giusto.» Rispondo, nel mentre che scelgo se mettere la camicetta bianca o rosa.

«Li hai compilati i moduli?»
Ah, vero.

«Sì, non preoccuparti.» Mento.

Al dire la verità mi sono completamente dimenticata.

«Perfetto, allora ci vediamo in serata.»

Gli occhi mi si illuminano.

«Torni?»

«Sì, domani e dopodomani sono in città. Ora devo andare, ci vediamo più tardi. Fai la brava.» Okay, stavolta ho sbuffato.

«E non sbuffare.»

«Non ho sbuffato. A dopo.» E chiudo la telefonata.

Di solito mi piace parlare con mio fratello, non mi sono mai sentita giudicata o messa da parte... ma, in questo periodo, sembra sempre che ci sia qualcuno a puntarmi un dito contro.

Dopo essermi vestita e preparata -alla fine ho scelto la camicetta bianca- scendo le scale e cerco Edward, in modo che mi possa accompagnare in università.

Ma, con mia sorpresa, trovo mia sorella.

«Non dovresti essere già a scuola, tu?»

Megan, è in pigiama con uno chignon spettinato e alle piedi ha le ciabatte.

«Sono le 10:00, passate.» Le ricordo.

«Ne sono perfettamente consapevole, ma non mi sento bene.»

Certo, non si sente bene per fare la verifica di algebra.

Per stavolta, decido di chiudere un occhio e, appena trovato Edward, partiamo.

«A che ora devo venire a prenderla, signorina?»
Guardo, l'orologio al polso.

«Non ne ho proprio idea. Suppongo che dovrò fermarmi più a lungo per recuperare due lezioni, perse la settimana scorsa.»

Annuisce e parcheggia, nel cortile dell'università.

Scendo dall'auto, lo saluto e mi dirigo verso la mia prima tappa: l'incontro con i miei compagni.

Appena entrata, vedo Leila che mi fa cenno di avvicinarmi a lei.

«Come stai?» Mi domanda.

«Tutto bene, tu?» Mi fa cenno di sì col capo.

Guardandomi intorno, vedo soltanto persone di altri corsi.

Perchè non c'è nessuno del mio?

«Mi puoi spiegare perché in quest'aula non c'è neanche una persona, a parte noi, che faccia parte della sezione di comunicazione?»

«Beh, cambio di programma. Non lo sapevi?» Scuoto la testa.

«Strano, c'era scritto nei moduli da compilare per oggi.» All'improvviso il mio cuore perde un battito.

I moduli!

«Hazel...»

«Sì?»

«Li hai portati i moduli, vero?»
Di tutta risposta, faccio un sorriso tirato.

«Ma come fai?!» Spalanca gli occhi.

«Shh, non gridare.»

«Era un'opportunità importante.» Non aiuti, Leila.

«Lo so, lo so... vedrai che troverò il modo per rimediare.»

«Lo spero.»

Faccio per alzarmi dal posto ma l'entrata del direttore mi interrompe.

Mi risiedo.

Ho ancora tempo.

«Buongiorno a tutti, ragazzi. Come sapete, siamo qui oggi per presentare uno dei progetti più importanti organizzati dalla nostra scuola, fino ad adesso. A presentare il tutto, però, non sarò io ma una persona molto importante che si occupa di questo settore. Diamo il benvenuto al Professor Travis Lewis.» Travis, cosa?

Qualcuno apre la porta ed è proprio lui.

Cammina a testa alta, fino a raggiungere il direttore.

Indossa una camicia nera e dei pantaloni del medesimo colore.

Elegante nella sua semplicità.

«Buongiorno a tutti.» Sistema il microfono, davanti a se.

«Probabilmente, alcuni di voi non mi conosceranno, non facendo parte del corso di psicologia. Quindi mi presento: sono Travis Lewis e, come ha già accennato il direttore di questa università, sono uno psicologo. Molto spesso, vado in giro per le scuole per parlare con gli studenti e partecipare alle assemblee. Come sapete, la vostra scuola ha organizzato un viaggio di studio a New York il 12 Gennaio e, a questo proposito, volevo annunciarvi che non parteciperanno solamente gli studenti del corso di comunicazione, ma anche quelli del corso di psicologia e medicina. Spero, di potervi aiutare per qualsiasi dubbio, voi abbiate. Grazie per l'ascolto.» E poi, un susseguirsi di applausi.

Lui sorride e fa vagare lo sguardo, per la stanza, fino ad incrociare il mio.

Ma io non sto sorridendo.

Sarà presente anche lui in questo viaggio?

«Non è bellissimo?» Mi volto di scatto verso Leila.

«No, affatto.»

«Che cos'hai al posto degli occhi?» Si toglie gli occhiali da vista e me li porge.

«Forse servono più a te che a me.»Rido e glieli restituisco.

«Va bene, va bene. Ora devo fare una cosa, torno subito.»

«Sbrigati perché ora c'è la consegna dei moduli.»
Annuisco e mi incammino verso Travis, il quale, sta firmando delle carte.

«Ciao, posso parlarti?» Domando.

Lui alza lentamente la testa per poi guardarmi dall'alto verso il basso.

Hazel, mantieni la calma.

«Posso aiutarti?»

Ingoio un groppo di saliva.

«In effetti, sì. Non ho avuto modo di portare i moduli di partecipazione per via di... un imprevisto. Mi chiedevo se ne avessi uno in più da darmi.»
Non stacca, neanche per un secondo, il contatto visivo.

«Questa è una scusa per non dire che l'hai dimenticato?» Spalanco gli occhi.

«Non l'ho dimenticato, ti ho già detto come sono andate le cose.»Possibile che debba sempre interferire, su tutto?

«Certo... comunque, no»Impallidisco.

«Che vuol dire no?» Domando, temendo di aver sentito male.

«Vuol dire no.» Non ho sentito male.

«Ne sei sicuro?»

«Assolutamente.»

«Posso aiutarti in altro?» Mi sorride, falsamente.

«No, grazie.»Prendo la borsa che avevo poggiato in terra e torno a posto.

«Allora? Risolto?»

«No, non verrò.»

«Che cosa?! Non c'è proprio nessuno che te li possa portare?»

«No, i miei genitori sono a lavoro, mio fratello non è ancora in città, mia sorella non guida e non ho dato un orario al mio autista, quindi non può venire.»

Porta la testa, indietro.

«Hazel...»

«Va tutto bene, tanto non desideravo ardentemente venire.» Le sorrido.

«Non è vero, non fai che parlarne dall'anno scorso.»
Cerco di trattenere le lacrime.

Altroché se desideravo venire.

Avrei potuto realizzare il mio più grande sogno, ma me lo sono meritato.

È da tutta la mattina che me lo ricordano, ed io come la stupida l'ho dimenticato.

«La situazione è cambiata.» Rivolgo il mio sguardo avanti e vedo Travis parlare e... consegnare un modulo ad una ragazza.

Le pupille mi vanno a fuoco.

Non l'ha fatto, davvero.

«Che cos'hai?» Leila, mi tocca la spalla per richiamarmi.

«Nulla, devo fare una cosa.»

«Un'altra?!» Ma io non la sto più ascoltando.

Mi dirigo a passo decido verso di lui.

«Sei molto professionale, vedo.»

<<Grazie, lo so.>>

<<E modesto.>> Aggiungo.

Fa un ghigno, divertito.

«Avevi detto di non avere più moduli.»

<<Infatti è così.>> Smettila di mentire!

«Non è vero, ti ho visto consegnarne uno ad una ragazza, proprio adesso.»

«Non so di cosa parli.» Mi avvicino ancora di più a lui.

«Se è per quello che è successo ieri, mi dispiace, ma non puoi fare così.»Si avvicina anche lui.

«Io posso fare quello che voglio, Hazel. Tienilo a mente per le prossime volte.»

Ancora con queste prossime volte?

«Stai iniziando una guerra, Travis Lewis.»

Ride, divertito.

«Sei stata tu ad iniziarla, io la sto semplicemente continuando e non finirà finché non lo dirò io.»

Incrocio le braccia al petto.

«Lo vedremo, Lewis. Lo vedremo.»E me ne vado.

Non saluto neanche Leila, perché potrei rispondere male ad una delle sue solite domande fuori luogo e, sinceramente, non voglio.

Lei non c'entra nulla.

Quel ragazzo non sa contro chi si sta mettendo, proprio per niente.

Gli farò vedere chi sa giocare meglio a questo gioco e chi, invece, partecipa e basta.

⭐️

«Sei qui!» Corro ad abbracciare Benjamin.

Appena tornata a casa, lo trovo in sala da pranzo a chiacchierare con mio padre.

«Ti trovo bene, sorellina.»
Annuisco, anche se non è del tutto vero.

«Com'è andata oggi? Hai consegnato i moduli?» Aia.

«Sì.» Mento.

«Quand'è che devi partire?» Mi domanda mio padre.

«Il 12 Gennaio.» Rispondo, cercando di mantenere un tono neutro.

«Perfetto, mi farò trovare libero per salutarti.» Mi dice, accarezzandomi un braccio.

«La stessa cosa farò io.» Benjamin, mi sorride.

Ed è qui che non ce la faccio più.

«Scusatemi, vado in bagno. Torno subito.» Salgo, di corsa, la scalinata per giungere in camera mia.

Mi sbatto la porta alle spalle, una volta arrivata.

Ci tenevo davvero, cavolo.

Non permetterò a nessuno di prendersi quello per cui ho lavorato anni e anni.

Travis, puoi aver vinto la prima battaglia ma non sarai così fortunato in guerra.

Te lo posso assicurare, quant'è vero che mi chiamo Hazel Anne Turner.

Spazio autrice:

Holaa‼️
Come state?

Ci ho messo veramente tanto per scrivere questo capitolo.
Insomma, è una nuova storia... spero che possiate amarla come la sto amando io❤️‍🩹

Detto questo, vi lascio l' altro personaggio comparso in questo capitolo:

Leila White -25 anni-
𝒑𝒓𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒐: Yael Shelbia.

(Comunque, ho cambiato il prestavolto del protagonista maschile... andate a vedere sul ✨cast✨.)

Ci vediamo prestissimo per un nuovo capitolo.

Instagram e Tiktok: sjalexza

Alla prossima!🩷✨

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