Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

38. Presentimento

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By WiseGirl_03

Non sono certa di essere in grado di capire cosa si nasconda dietro quelle distese color nocciola, quello di cui sono certa è che il contatto con le stesse duri troppo poco per i miei gusti.

Spalanco gli occhi per fargli capire che tutto quello che volevo fare era cercare di aiutarlo ma lui non sembra essere troppo ben disposto nei confronti della mia spiegazione.

Mi guarda ancora per qualche secondo e poi sparisce dalla mia visuale. La sua assenza mi permette di concentrarmi su quello che sta accadendo. Mi accorgo che una mano si è posata sul mio fianco e un’altra è ferma sulla mia schiena.
Ogni segno di sorpresa sembra essere ufficialmente sparito dal corpo di Edgar che adesso mi stringe e ricambia il bacio senza troppe remore.

Mi coglie il panico e di riflesso mi allontano da lui proprio nel momento in cui lui cerca un mio consenso per approfondirlo. Edgar mi guarda stralunato, quasi come non sapesse che altro aspettarsi adesso da me: insomma, non gli do tutti i torti, ma lui non conosce una parte della storia e per questo non potrà mai capire cosa mi sia passato per la testa.

<<Catherine>> sussurra il mio nome e, a differenza di cosa succede con qualcun altro, è una semplice parola. Nessun brivido, nessuno sfarfallio nello stomaco.
<<Scusami>> pronuncio con decisione e lo supero a passo svelto senza pensare due volte a quello che sto facendo.

Cammino nella direzione della stanza di Nicholas e molto presto intravedo la sua figura a pochi metri da me. Lo seguo imperterrita, evitando di chiamarlo per non originare una scenata.
Una volta raggiunto dovrà ascoltarmi necessariamente.

Con mio grande sollievo, arrivata alla sua porta, mi accorgo che è solo socchiusa: ciò significa che si è accorto che l’ho seguito e che ha scelto volontariamente di non tagliarmi fuori. Respiro profondamente, preparandomi psicologicamente ad affrontare questo dialogo, e con passi ora più timidi e incerti mi addentro nella sua cabina.
Lo trovo di spalle. La sua giacca è abbandonata sulla sedia e lui è impegnato ad armeggiare con la chiusura del suo orologio.

<<Stava venendo nella tua direzione, non sapevo che avessi finito, ti assicuro che non lo avrei fatto>> è la prima cosa che mi sento di dirgli per chiarire immediatamente l’intento dietro le mie azioni. <<Dovevo fermarlo, dovevo->>
<<L’ho capito>> mi rassicura immediatamente lui e tiro un impercettibile sospiro di sollievo.

<<Oh...>> Ringrazio il cielo che sia così elastico mentalmente <<E allora perché sei andato via così?>> Smette di darmi le spalle e si volta, il viso è serio ma allo stesso tempo sembra tranquillo.
<<Perché sapere il motivo che ti ha spinto a farlo non rendeva la scena più semplice da vedere>> mi rifila un mezzo sorriso di sbieco che mi manda in paradiso.
E lo capisco, perché se lo vedessi baciare un'altra ragazza penso che morirei.

<<Non ha significato nulla, comunque>> aggiungo in un tentativo di dargli la conferma che ero del tutto indifferente.
<<Non mi dire...>> aggiunge lui, muovendosi con passo leggero e rilassato verso il suo armadio. Con tranquillità lancia una maglietta e un pantaloncino sul letto. <<Se solo lui sapesse...>>

Non capisco cosa stia farneticando adesso.
<<Mh?>> Mormoro affinché si spieghi meglio.
<<Se solo sapesse che quelle che volevi sulle tue erano le labbra di un altro ragazzo. Non volevi le sue labbra, vero Catherine? Tu volevi le mie.
Tu volevi me>>

La sua uscita mi destabilizza e mi sforzo di non darlo a vedere.
Ma ha un prontuario di frasi per mettere alle strette le ragazze o è una dote naturale?
Alzo le spalle con naturalezza <<Forse>> ammetto senza manifestazioni di ansia, con la stessa nonchalance di chi parla del meteo.

Mi dedica un'occhiata di sbieco e non dice nulla.
Il silenzio che segue sembra durare un'eternità e decido di spezzarlo <<Va bene, ora che so che è tutto okay, io vado...>>

Nicholas inarca un sopracciglio e mi scruta serio.
<<Non dimentichi nulla?>> Mi domanda e trattengo l'istinto di saltellare da una parte all'altra della stanza.
<<Mi sembra di no>> rispondo vaga, trattenendo un sorrisino che a lui non passa di certo inosservato.
<<Stai facendo questo gioco con la persona sbagliata, Rose...>> Mi risponde, limitando il più possibile la distanza tra noi.

La sua mano si poggia sulla mia schiena e mi spinge verso di lui, facendomi traballare leggermente. In un gesto istintivo poso le mani sulle spalle e il suo profumo è così buono che mi stordisce per pochi istanti. Aspetto con trepidazione il suo bacio ma come sempre deve rendere le cose troppo difficili, per il semplice fine di sentirsi dire che ha ragione.
<<Ora ti viene in mente qualcosa?>>
<<No, in effetti no, dovresti spiegarti meglio...>> Sghignazza, e scuote la testa divertito. Si inumidisce le labbra, guardandomi con gli occhi che brillano di divertimento.

<<Va bene>> sussurra avvicinandosi.

<<AL LADRO! AIUTO! AL LADRO!>> Un urlo improvviso mi fa sussultare. Lo sguardo di Nicholas, prima divertito e rilassato, ora non reca alcun cenno di spensieratezza.

<<Fanculo!>> Lo sento sbraitare prima di iniziare a correre verso il corridoio. Lo seguo anch'io e, una volta fuori, la prima cosa su cui si catapultano i miei occhi è una sagoma lontana, vestita di nero dalla testa ai piedi, che di spalle si allontana correndo.

Dietro di lui, Nicholas lo segue con passo sostenuto, a distanza, quasi non volesse avvicinarsi troppo.
Resto ferma, inerte a guardarli.
<<OH MIO DIO! PERCHÉ A NOI?>> Questa volta riesco a capire perfettamente a chi appartenga la voce incrinata dal panico e dalla paura.
Mi avvicino a quella che riconosco essere la signora Jhonson e cerco in qualche modo di tranquillizzarla.

<<Le ha fatto del male, signora? Sta bene?>> Le domando e lei sembra accorgersi solo ora della mia presenza. Attratti dalle urla, altre persone si affacciano sul corridoio e ben presto i mormorii si diffondono nell'aria.

<<No, nulla...>> Con gli occhi lucidi e lo sguardo vacuo mi risponde in un soffio di voce impaurita.
Mi accorgo che trema da capo a piedi e temo che possa sentirsi male da un momento all'altro.
<<Dell'acqua! Portatele dell'acqua!>> Incinto la marmaglia di persone presenti a rendersi utile.
Le mie parole creano agitazione e molto presto mi ritrovo con una bottiglietta di acqua tra le mani.

La apro velocemente e la porgo a lei.
<<Ecco, beva un po'>> lei mi ascolta e la afferra ma sono costretta a tenere la mia mano sotto per assicurarmi che non le scivoli dalle sue. <<Si sente meglio?>> Le domando e lei scuote la testa, lasciandosi andare ad un pianto disperato. Si copre gli occhi con le mani e singhiozza, coprendo le parole che le rivolgo per rassicurarla.

<<Signora non si preoccupi, vedrà che lo prenderanno...>>
Lei mi guarda e, forse riconoscendo in me una figura amica, mi stringe in un abbraccio disperato.
<<Perché sta succedendo tutto questo? Perché a noi?>> Geme e le accarezzo le spalle per calmarla.
<<Non faccia così, risolveremo tutto...>> Le dico, sebbene non sia del tutto certa che si tratti di qualcosa di mia competenza.

Aspetto che il suo respiro si calmi per scostarmi leggermente e, nel farlo, mi accorgo che decine di occhi si sono posati su di noi.
<<Non c'è niente da vedere!>> Con voce grossa mi rivolgo a tutti quelli che continuano ad assistere alla scena parlottando tra di loro.
Detto questo, apro la porta della camera dei coniugi Jhonson e vi conduco la signora accanto a me ma me ne pento immediatamente dopo.
Che disastro!

Vestiti e oggetti di vario genere sono sparsi ovunque. Il letto è completamente stropicciato e i cassetti sono fuori dalle guide. Sospiro, sentendo la signora alle mie spalle tornare a singhiozzare.
Non è stata una grande idea...

Arresa, pensando che non ci sia molto da fare, mi tolgo le scarpe per stare più comoda e mi avvicino al letto, analizzando il disordine per capire da dove iniziare a ordinare.
<<Cosa ne pensa se ci guardassimo attorno per capire se ha preso qualcosa?>> Le domando e mentre pronuncio queste parole mi sorge un dubbio.

Le dico di aspettarmi e mi allontano, tornando nella camera di Nicholas a prendere il telefono. Afferro la chiave e mi assicuro di aver chiuso la porta.
<<Forse è meglio documentare tutto, prima di spostare qualcosa>> le spiego, procedendo a documentare tutto.

***

Circa mezz'ora dopo, la stanza torna ad assumere delle condizioni alquanto normali: la signora Jhonson, che ho scoperto chiamarsi Nora, sta terminando di piegare alcuni asciugamani da portare in lavanderia, mentre io sto togliendo del tutto le coperte dal letto per poi rifarlo.
Di Nicholas ancora nessuna traccia, ammetto di essere un po' preoccupata.

Quando tiro via il piumino, qualcosa attira la mia attenzione.
Un fogliettino di carta ripiegata, dal bordo rovinato e leggermente ingiallito, si mostra tra le pieghe del lenzuolo.
Lo afferro per spostarlo ma nel farlo i miei occhi ricadono sulla scrittura e mi sembra tremendamente famigliare.

Lanciando un'occhiata a Nora per assicurarmi che non mi stia guardando, lo apro con cautela e leggo avidamente ciò che vi è scritto.

Inizio ad avere paura.
Da diversi giorni avverto uno strano presentimento, quasi come se il nemico fosse dietro l'angolo, pronto ad uscire allo scoperto al mio primo passo falso.
Alice continua a ripetermi che sono il solito esagerato per tentare di rasserenarmi ma temo che anche lei non sia tranquilla: glielo si legge in viso.
La scorsa notte mi sono svegliato e la sua metà del letto era vuota, le coperte stropicciate e prive del suo calore.
Era sulla soglia della camera di Nate mentre lo guardava dormire.
Aveva uno sguardo inquieto e sono stato assalito dalla necessità di rassicurarla. Mi sono avvicinato, stringendola tra le mie braccia.
Ho guardato anche io quel piccolo corpicino scosso da un lieve respiro regolare e ho sorriso. Era il suo compleanno: poche ore prima lui stesso mi aveva rivelato di aver espresso come desiderio quello di avere un fratellino.
Non l'ho detto ad Alice, non volevo che si sentisse ancora peggio: siamo ben consapevoli che questo non sia il momento adatto, magari in un futuro potrebbe accadere.
"Rifarei tutto" ho sentito l'impellente bisogno di rivelarle, non so neanche perché, proprio in quel momento.
Lei si è voltata senza svincolarsi dalla mia stretta e, con un sorriso mesto, mi ha lasciato un bacio delicato sulle labbra.
"Anche io, Axel, senza pensarci due volte" mi ha risposto e per un attimo la paura è svanita. Non riesco a capire come

La scrittura si interrompe all'improvviso e deduco che si tratti di una pagina strappata da un quaderno o da un diario. Giro il foglio e sul retro vi trovo una semplice frase che deve essere la conclusione dello scritto precedente.

Sono esattamente identici, e li amo entrambi più della mia stessa vita.

La semplice frase è sufficiente a riempirmi di brividi per tutto l'amore che lascia trapelare.
Qualcosa dentro di me mi dice che non è dei signori Jhonson.
E soprattutto che non è una coincidenza che sia qui.

Guardo il foglio, rileggo velocemente quello che vi è scritto. La grafia, il modo di scrivere così carico di emozioni...
Oh mio dio.
È uguale al diario di Nicholas...
Cioè, non propriamente il suo, ma quello presente in camera sua.
Ma chi è Alice?
Non era Annie il nome della ragazza?
Ci sono ancora troppe cose che non capisco...
Leggo ancora e per poco non mi prendo un colpo quando registro la presenza di un altro nome non del tutto nuovo.

Nate...
Come Nate Knight!
Il detective?
La confusione che mi ha in pugno viene sovrastata dal suono di una mano che bussa alla porta in legno della cabina. Nascondo il foglio sotto il mio telefono affinché nessuno lo veda.
Devo darlo a Nicholas, sono sicura che lui saprà capirci qualcosa di più.

Nora mi guarda spaventata, non accennando a muoversi. Anche io, dal canto mio, aspetto senza fare nulla.
E se fosse il ladro?
Mi guardo attorno per cercare qualcosa con cui difendermi in caso di aggressione ma ben presto si rivela non necessario.
<<Signora Jhonson, sono Nicholas...>> Sentire la sua voce, sapere che sta bene, mi fa tirare un sospiro di sollievo. Prima ancora che me ne renda conto, spalanco la porta per eliminare lo spazio che ci divide.

Senza lasciargli il tempo di anche solo realizzare la mia presenza, mi slancio in avanti per circondarlo con le mie braccia. Sembra abbastanza sorpreso ma, se in un primo momento è ancora rigido e all'erta, sento immediatamente i suoi muscoli distendersi e la sua mano posarsi sulla mia schiena scoperta. Quel calore mi tranquillizza e mi fa sentire completa.
È qui e sta bene: sento che potrei piangere per la felicità.

Mi allontano presto, imbarazzata a causa della presenza della signora nella stanza, ma l'imbarazzo non è in grado di privarmi di quella felicità che vederlo mi ha dato.
<<Dobbiamo parlare>> si rivolge a lei che presto annuisce.
E se io non ho avuto il coraggio di chiederle di rivivere il momento, dubito che Nicholas gli riservi la stessa premura.

***

<<Ricapitolando...>> Sospira Nicholas <<Stava tornando dalla sala auditorium ed è arrivata qui, ha visto la porta socchiusa e ha inizialmente pensato di averla lasciata aperta per sbaglio. Ha spalancato la porta e ha intravisto il disordine, disordine che avete documentato. Giusto?>> Sia io che Nora annuiamo freneticamente e lui, dopo essersi assicurato di avere ragione, continua <<Ha urlato per chiedere aiuto e il ladro è uscito scappando. Ora, pulendo avete constatato che non ha rubato nulla. La domanda è...Avete trovato qualcosa di troppo?>>

Questa volta Nora nega immediatamente e io non dico nulla.
<<Qualcosa di che tipo?>>
<<Qualsiasi cosa: un oggetto, un biglietto...>>
<<Niente>> conferma lei mentre io istintivamente afferro il mio telefono, facendo attenzione a nascondere per bene la pagina del diario.

Nicholas si arrende e non chiede altro. Si guarda attorno e l'assenza di qualcuno stuzzica la sua curiosità <<Suo marito?>>
<<Dovrebbe essere di ritorno tra poco, è uscito con alcuni suoi amici di vecchia data a bere qualcosa>> spiega lei e un sospiro profondo di Nicholas segue le sue parole.
<<Va bene, direi che per questa sera possiamo chiuderla qui!>> Esclama, sollevandosi dalla poltrona su cui era seduto.

<<Mi tenga aggiornato per qualsiasi cosa>> le dice, prima di porgermi la mano e lasciare incrociare le mie dita con le sue.
<<Andiamo>> mi sussurra e lo seguo, dopo aver salutato Nora che mi ringrazia per la millesima volta dell'aiuto che le ho dato.

Nicholas mantiene la presa sulla mia mano e senza esitazione si sposta in direzione della sua stanza. Una volta dentro, mi permetto anche io di tirare un sospiro di sollievo sentendomi al sicuro. Nicholas si allontana per primo e si lascia cadere sul letto, ha l'aria di essere stremato.
Mi avvicino sedendomi come posso accanto a lui e, guardandolo dall'alto, gli accarezzo la fronte, spostandogli i capelli dal viso.
<<È finita>> gli sorrido, guardandolo negli occhi, per infondergli un po' di possibilità.
<<È appena iniziata, Rose>> nonostante le sue parole, lui ricambia, con una nota di amarezza nello sguardo.
<<Sei riuscito a capire qualcosa oggi?>>  Chiedo, continuando a muovere le mie mani tra i suoi capelli e sembra bearsi di quel tocco.

<<Non lo so>> alza le spalle <<Ho le idee confuse>>
<<Vuoi parlarne?>> Gli domando e lui ci pensa su un po', poi comincia.
<<Ho scoperto il che signor Jhonson ha il vizio del gioco, sua moglie finge di non saperlo ma fonti vicine mi hanno confermato che ne è ben consapevole>>

<<Quindi pensi che abbiano inscenato il furto? A che scopo?>>
<<Di sicuro una compagnia di navi di extra-lusso non ci ricava una bella pubblicità se la notizia si diffonde. Chi si imbarca su una crociera dove la sicurezza è minima?>>
<<Pensi che li avrebbero pagati per stare in silenzio?>>
<<Senza alcun dubbio>> afferma privo di ogni remora ma non ho il tempo di rispondergli <<In ogni caso, lo pensavo>> corrugo le sopracciglia quando aggiunge queste parole.

<<Ho seguito il ladro assicurandomi che non mi vedesse, altrimenti anche la copertura sarebbe saltata e devo ammettere che è stato abbastanza furbo: è entrato in una stanza piena di gente e lì l'ho perso. Avrei continuato a cercarlo ma non appena ho aperto la porta di suddetta stanza, una persona mi ha bloccato e incastrato con la sua parlantina>>
<<Chi?>> Domando curiosa.
<<Margaret Smith>> mi rivela e mi raggelo sul posto.
Margaret è la persona da cui temo di aver sentito per la prima volta il nome di Nate Knight e adesso appare così improvvisamente durante le indagini?
Decisamente troppe coincidenze.
E se l'esperienza non mi inganna, quando ci sono troppe coincidenze, non sono affatto coincidenze.
Non ci capisco più nulla!

<<Pensi possa essere stata lei?>>
<<Era un uomo, si vedeva, ma non ti nego che il dubbio che possa essere complice mi è sorto...Adesso mi toccherà analizzare la sua scheda per trovare un possibile movente>> chiude gli occhi, respirando profondamente, e mi sembra davvero stanco, motivo per cui mi dispiace dover infierire anche io, ma a questo punto non penso di poterglielo nascondere.

<<Nicholas>> lo chiamo, tentennante.
<<Mh?>>
<<Devo dirti una cosa...>>
Schiude un occhio <<Perché questo tono?>> Chiede, indagatore, probabilmente percependo la preoccupazione nella mia voce.
<<Io ho trovato qualcosa pulendo, però la signora Jhonson non lo sa>> afferro il foglietto e lo porgo a lui, che adesso mi fissa con occhi vigili e attenti, come se tutta la stanchezza fosse sparita all'improvviso. <<Ecco, vedi...Leggendolo ho capito che sicuramente non apparteneva a loro, magari l'ha perso il ladro, non lo so...In ogni caso ho pensato che la cosa migliore fosse darlo a te>>

Non appena il suo sguardo si posa sulla carta che stringo tra le mani, mi sembra quasi di vederlo un attimo vacillare.
Lo afferra con lentezza, rigirandolo tra le dita. Immagino che si stia domandando cosa mi abbia portato a compiere questa scelta, eppure non chiede nulla e lascia cadere l'argomento.
<<Hai fatto bene>> sospira infine e annuisco, pronta ad andare via pensando che voglia restare da solo e riposare.
<<Forse è meglio che io vada>>

Volta il capo verso di me, guardandomi come solo lui sa fare.
<<Resta>> dice <<Se ti va...Ti avevo preparato qualcosa di più comodo, prima che accadesse tutto questo disastro>> indica con un cenno della testa i vestiti sul letto accanto a lui  <<Il tuo non mi sembra così comodo...>>
<<Infatti non lo è per niente>>
<<Devo prenderlo per un sì?>>
<<Devo struccarmi, Nicholas, dubito tu abbia una soluzione anche per questo>> mi tocca aggiungere, mio malgrado.
<<È una sfida?>>
<<È un dato di fatto>>

<<Va bene>> annuisce lui, tirandosi in piedi e dirigendosi alla porta.
<<Dove vai?>> Gli domando, sorridendo a causa della sua testardaggine.
<<Deve ancora nascere quello che frega Nicholas Clarke, ricordatelo!>> Mi avverte, uscendo dalla stanza senza darmi la possibilità di rispondergli.

Scuoto la testa, allibita e divertita al tempo stesso, e approfitto della sua assenza per cambiarmi e mettere i vestiti che mi ha lasciato.
Non appena indossati, non posso fare a meno di lasciarmi inebriare dal suo profumo.
Lo adoro.

Mi guardo allo specchio e un puntino azzurro si ruba tutta la mia attenzione.
L'anello che Nicholas mi ha dato poche ore fa sembra brillare di luce propria e mi dispiace doverlo togliere.
Proprio mentre lo sto fissando, la porta si apre e Nicholas entra nella stanza sfoderando un sorriso vittorioso. Stringe tra le mani un flacone di acqua micellare e una confezione di dischetti di cotone.
<<Dicevi?>> Domanda in tono di sfida, poggiandoli sulla scrivania.
<<Li hai chiesti alla signora Jhonson?>>
Fa una smorfia, forse perché ho svelato la sua carta nascosta.

Rido e mi avvicino a lui. Afferro il suo viso e gli stampo un riconoscente bacio sulla guancia.
<<Grazie>> sussurro, correndo in bagno per rimuovere quel trucco che mi è rimasto sul viso. Una volta terminato, torno nella stanza, dove Nicholas si è ormai cambiato e vaga per la stanza con un abbigliamento non troppo diverso dal mio.

<<Devo restituirti questo>> gli dico, mentre cerco di rimuovere l'anello dal mio dito.
<<Puoi tenerlo, se ti piace>> mi dice lui, spiazzandomi.
<<Non posso accettare, Nicholas, è troppo>>
<<Sì che puoi, sta molto meglio sulla tua mano piuttosto che in un vecchio cassetto...>>
<<Ma->>
<<Facciamo così: me lo ridai alla fine del viaggio, per il momento lo tieni tu>> propone e mi ritrovo ad accettare questo compromesso.
Lo guarda e un luccichio si impadronisce dei suoi occhi visibilmente stanchi.

<<Fammi solo una promessa, Rose>>
<<Quale?>>
<<Non lo perdere>> mi dice, afferrando la mia mano con dolcezza e accarezzando l'anello con il pollice.

<<Non lo perderò, stai tranquillo>>   gli prometto e ottengo un piccolo sorriso. Nicholas mi guarda, prima con casualità, poi sempre più intensamente.
Si avvicina e finalmente unisce le mie labbra con le sue. Quando ciò accade, mi sembra di aver atteso per un'infinità di tempo.
Eppure, ogni volta è così bello che ogni secondo viene ripagato.

***

Mi sveglio di soprassalto e ben presto mi accorgo che l'altra metà del letto è vuota. Il buio e il silenzio che mi circondano fanno da spia e capisco che è ancora tarda notte.
Scosto le coperte, preoccupata dall'assenza di Nicholas, e per prima cosa controllo il bagno: la luce è spenta e l'ambiente è vuoto.
Che sia uscito?

I miei occhi, seppur assonnati, intercettano un movimento e finalmente lo vedo sul balcone della cabina. È seduto su una sdraio, stringe in una mano un foglio, se non sbaglio proprio la pagina di diario che gli ho dato prina, nell'altra una sigaretta.

Dopo interi minuti trascorsi a leggerla, poggia la lettera sul tavolino accanto a lui e si passa una mano sul viso, come se gli scoppiasse la testa.
Indecisa sul da farsi, se palesarmi o lasciargli il suo spazio, opto per la seconda opzione.

Torno nel letto, dove, inquieta, provo a prendere sonno ma fallisco.
Lo sento tornare in stanza e dirigersi in bagno. Lo scrosciare leggero dell'acqua mi fa capire che si sta lavando i denti.
Pochi minuti dopo, la coperta viene scostata e sento il calore del suo corpo di nuovo vicino.

<<Non dormi?>> Mi domanda, forse notando che il mio respiro non è regolare. La situazione mi sembra così intima e mentirei se dicessi che non vorrei viverla per sempre.
Mi volto per poterlo guardare e nel farlo mi avvicino leggermente a lui.
<<Aspettavo te>> gli sussurro e non mi risponde. Una mano afferra il mio polso e con delicatezza mi spinge verso di lui.
Le nostre gambe si intrecciano come se fossero del tutte abituate, mentre la mia testa si posa sul suo petto ampio e muscoloso.

La sua mano si posa sul mio fianco, giocherellando con l'orlo della sua stessa maglietta.
Lascia un dolce bacio tra i miei capelli e sono sul punto di addormentarmi quando parla di nuovo.

<<Catherine?>> Sussurra, forse non sapendo se sia sveglia o meno.
<<Mh?>>
<<Ti andrebbe di farmi un regalo?>>

***

Amiciii💞
Come preannunciato eccomi qui con il nuovo capitolooo✨✨

Le idee si sono schiarite?
O si sono confuse ancora di più?
Fatemi sapere se avete delle teorie, è sempre bellissimo leggerle❤️

Niente messaggi in codice...
Per ora🌚

Penso che inizierò subito a scrivere il prossimo capitolo, non vedo l'ora 😻

Ci vediamo presto💓

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