Gabbiani

Galing kay Agata_Lin

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Sensuale. Rugo ha 18 anni e non sa ancora di essere gay. Si infatua violentemente del bellissimo Alex, suo co... Higit pa

Mezze stagioni
Essere un po' g.
Appuntamento col destino
Paura e impazienza
Dai, vieni
J.Livingston
Nudo e crudo
Rugo_50passi
State insieme?
Chiamarsi per nome
Anch'io sono un gabbiano
Urano
Voglio pronunciare il tuo nome mentre ti bacio
Lunedì
Cosa siamo adesso?
Spostare una festa
Halloween
Saliscendi
Niente di buono
Questione di apostrofi
Rivelazioni
Tilt
Ricomporre i pezzi
2 novembre
Adesso mi spieghi tutto
La foto
Spegnere la luna
Dove cazzo sei?
E se...
Pancake
Lasciarsi
Paradiso
Gli amici non si vendicano
Le bestie
Il bordo
Io avrei baciato chi?
Still don't know my name
Random
Rosso sangue
Soufflé post-apocalittico
Da tutto a niente
Punto di non ritorno
Basta
Poesie a memoria
La differenza tra me e te
Il figlio di Ra
Valerio
Consapevolezze
Cubo di Rubik
Rallentare il tempo
Jannik
L'alchimista del re
Sazerac
Il tutto non ha misure
Crolli
Il funambolo
Il sipario nero
Tristano
Adesso è adesso
Doppia coppia
La scatola spaziale
Risvegli
A domani
La responsabilità
Insinuazioni
Il lato nascosto della Luna
AVVISO IMPORTANTE *non è un capitolo*
Dieci a zero
Cuori a metà
Poi ti spiego
Gli ultimi dieci metri
L'ultimo quarto di luna
Filiditapas (parte uno)
Filiditapas (parte due)
Fragole e pioggia
L'Antartide
Ambasciata
Abracadabra
Ovatta nera
Pari e patta

Cena chili

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Galing kay Agata_Lin

Sabato dopo scuola, io, Elisa e Filippo ci ritroviamo a fare la spesa per la serata.

Filippo ci comanda a ritmi serratissimi e noi eseguiamo gli ordini senza emettere il minino lamento: dritti al punto e concentrati.

In cucina e rifornimenti, Filippo non si discute. E oggi che sa di avere carta bianca, sembra un bambino davanti allo scaffale dei giocattoli.

Al rientro dal supermercato, mia madre è già andata via; ha lasciato solo un foglietto sul tavolo della cucina con scritto "Buona serata, ragazzi! Non smontate l'appartamento!"

Mentre Elisa spadella con Filippo, io sistemo il tavolo al centro della sala e metto il divano lungo la parete, spostando l'angolo verde di mia madre, in balcone.

La fatica mi distrae dal fabbricare sofisticate paranoie sulla serata.

«Raga, vi dispiace se faccio una doccia veloce?» dico, mentre stanno sfornando non so cosa.

«Ok, però poi mi serve la camera per cambiarmi» dice Elisa che dovrà mettersi in tiro per il capitano.

Filippo è frenetico fra i fornelli e non ci ascolta nemmeno.

«Allora diamoci una sistemata e poi apparecchiamo. Tanto la cena è per le 8:00» dico.

Alle 7:00 arrivano Arianna e Francesca, truccate e in tiro, con una vaschetta di gelato.

«Raga, avevate detto una "vaschetta". Cazzo, questa è una vasca da bagno. Mi tocca portarla nel congelatore in cantina» polemizzo.

Neanche mi ascoltano, sono allegre ed elettrizzate per via di Capitan Fra, stanno già complottando sui posti a sedere.

«Ari, vieni con me in cantina, la porta è scardinata. Se non siamo in due, non si apre.»

Quando torniamo, sono atteso in camera da Elisa. Busso, timidamente.

«Entra» mi dice lei, mostrandosi in tutto il suo splendore, con una piroetta.

«Wow!» A Capitan Fra prenderà un colpo, è garantito.

«Grazie» gongola. «Allora, mi serve un parere da maschio» dice. «Così o così?»

«Sciolti.»

«Ok. Così o così?»

«Senza.»

«Ok. Così o così?»

«Eli, devo apparecchiare.»

«Dai, Ru', l'ultimo consiglio.»

«I pendenti argento.»

«Ok, grazie, finito. Cavolo, anche tu però stasera sei in tiro» sorride.

«Ma dai!»

Scoppio a ridere, ma sono in imbarazzo.

«Sei fighissimo con la camicia e i capelli messi così. Ma guarda che Arianna non è più disponibile, te lo dico prima.»

«Eli, stasera avrete occhi solo per il capitano, non avrò scampo con nessuna» sto al gioco.

Elisa esce dalla camera e mi ricontrollo allo specchio. Sospiro. Sono terrorizzato. Perfetto, direi.

Alle 7 e mezzo arrivano Luca e Kevin, che portano notevoli scorte di birra.

Kevin entra subito in cucina per accertarsi che ci sia il famoso chili di Filippo.

E' tutto pronto. Mancano solo gli ospiti d'onore e lo chef che è sotto la doccia.

«Ma quindi il tipetto è suo fratello?» chiede Francesca.

«Sentite, avete rotto il cazzo. Si chiama Alex» dico subito, determinato, prima che qualcuno si lasci sfuggire il nomignolo durante la cena.

«Oh, calma, eh!» si agita Francesca, girandosi verso di me. «Alex, ok, ho capito. Ma da dove salta fuori 'sto fratello?»

«Ha sempre vissuto a Milano e ora si è trasferito qui» spiego.

Francesca si alza per prendere una manciata di noccioline.

«Certo che è un tipo strano però, no? E' così...» cerca il termine per definirlo. Adesso sono curioso. «Ambiguo.»

«Sì, e scontroso, vero?» aggiunge Elisa. «Mi mette soggezione, non lo so... Non sembra una persona molto disponibile.»

«Io, mi sa che non l'ho visto mai» interviene Arianna. «Ma è bello, almeno?»

«Ah, per quello è bellissimo» dice Elisa. «Ma è l'esatto opposto del fratello. Non penso che sia il tuo tipo, Ari» ride. «Ha i lineamenti molto... delicati, ecco.»

«Avete finito?» chiedo, per porre fine a questi commenti che mi disturbano, prima che le chiacchiere sfocino in qualcosa che non potrei tollerare.

Kevin e Luca sono spalmati sul divano con le birre.

«Dopo ci rivediamo Una notte da leoni?» chiede Luca.

«No, dai, mi avevate detto Signs» piagnucola Arianna.

Mentre litigano sul film da vedere, Filippo entra nella stanza, docciato e cambiato pure lui.

«Ok, raga, metto su la playlist della serata» dice Luca che è l'addetto tecnico.

Alle 8:10 il campanello suona e il cuore si ferma. Sono Alex e il capitano, con le birre anche loro.

Alex è bellissimo, in total black, stasera. Ci scambiamo solo uno sguardo rapido.

I fratelli entrano, si presentano. Capitan Fra ha un sorriso aperto e cordiale, Alex invece sorride in modo più discreto, ma ha un atteggiamento gentile.

La cricca chiede della partita, il capitano è trattato come una star.

«Raga, intanto vado con gli antipasti, poi ci sediamo e ci ammazziamo di chili» dice Filippo.

Lo aiuto a portare a tavola.

Alex sta parlando con Luca, credo della mostra fotografica. Kevin aspetta di strafogarsi al tavolo. Elisa e le ragazze hanno circondato il povero capitano.

«Ok, ragazzi, un applauso a chef Filippo!» dico, facendo scoppiare le mani.

Kevin si fionda subito su nachos e guacamole, senza badare ai convenevoli.

Gli altri arrivano con più calma, pregustando prima con gli occhi.

Quando tutti sono impegnati coi salati, Alex si avvicina a me.

«Temevo ci fosse tua madre. Come minimo mi interrogava» ride.

Lo guardo, ma di sfuggita. Non posso farlo mentre ride, non quando sono in mezzo agli altri.

«Me lo sono sempre chiesto. Ma è così stronza?»

«E' molto esigente» dice, per pura cortesia.

Prende un pezzo di pasta sfoglia e poi mi fa cenno con la testa verso il corridoio dove sono appesi i quadri.

«E' la tua collezione privata?»

Ero pronto al commento e lo accolgo senza imbarazzo.

«Come vedi, sono un modello anch'io» rispondo sorridendo, infilando in bocca un nachos.

«Beh, non mi stupisce.»

Sento i suoi occhi che mi spiano.

Forse questa cena è tutta un errore. Non riesco a stargli così vicino e sembrare naturale. Dovrei evitarlo, ma il mio corpo non ragiona. Rispetta una legge della fisica tutta sua, di sicuro qualcosa che manda in tilt le sinapsi, perché più il cervello mi dice di stargli lontano, più gli sto a un passo.

«Mi piacerebbe vedere il mio disegno preferito, però» dice, a un tratto, spostandosi verso la libreria, dove è più difficile essere ascoltati.

«Cioè?»

«Ok, in realtà è l'unico che ho visto. Ma so già che è il mio preferito.»

«Un disegno di mia madre?»

«Sì. Tua madre ci ha chiesto di portare, a lezione, qualcosa che ci rappresentasse, realizzato da noi.»

Oddio.

«Anche la prof ha partecipato, e ha portato un suo disegno a matita. Eri tu.»

Adesso sono curioso e imbarazzato fino all'ultimo globulo rosso. Perché mia madre deve farmi fare queste figure di merda?

«Prova a descriverlo.»

«Era un tuo primo piano. Ha colto un'espressione molto tua. Molto...intensa.» Si ferma un attimo. «E ho capito subito che eri tu.»

«In che senso hai capito che ero io?»

Finge di controllare alcuni titoli per evitare di guardarmi.

«Quest'estate, ti ho notato, in giro» dice e poi mi guarda di traverso.

Mi ha notato? Alex mi ha notato. Cosa ha notato di me? Quale dettaglio?

«E quando, un mese fa, ho visto il disegno, ho capito subito che eri tu. Tua madre è davvero brava.»

Credo stia parlando del mio disegno preferito. Quello che tengo in camera. Ma non so se voglio dargli questa informazione.

Vedo Filippo che butta uno sguardo verso di noi, forse nota qualcosa, devo darmi una regolata. Non mi sento ancora a mio agio con questa cosa.

«Ho bisogno di una birra» dico, con serietà, allontanandomi da lui.

«Rugo, ma tua madre?» chiede a un tratto Kevin.

«Spedita in trasferta, torna domani.»

«Wow! Sbraco totale» dice lanciandosi sul divano con la bottiglia in mano.

«Sì, ma se le distruggi il divano, ricorda che lei sa dove abiti.»

Tutti scoppiano a ridere.

Capitan Fra si avvicina al tavolo.

«Filippo - Filippo, giusto? - sei una roba finta!» commenta, mangiando. «Ti dovremmo assoldare per le cene della squadra. Di solito buttiamo su due pizze, ma qui verrebbero fuori cene da gourmet!»

Filippo è tutto contento.

«Sì, ma non ve lo cediamo facile, eh!» scherza Elisa. «Filippo è nostro!»

Mi piace il clima che si è creato. Temevo che il capitano si sentisse a disagio in un gruppo così giovane, in fondo ha ventidue anni, invece non manifesta il minimo imbarazzo. Ok, lo ammetto: è in gamba.

Alex se ne sta un po' in disparte.

«Partiamo col chili?» chiedo a Filippo.

«Sì, dai, tu porta le tortillas.»

«Oh, raga, sediamoci che arriva il chili» dice Kevin che lo aspetta da ieri.

Elisa si siede tra me e il capitano, io davanti Alex.

Kevin si serve per primo, e poi a ruota tutti gli altri. E' un trionfo.

«Ti sei superato, Fili! Ma il merito è anche di Elisa» dico, per farla contenta.

Elisa mi dà una delle sue spallate affettuose e appoggia la testa sulla mia. Alex lo nota e abbassa gli occhi sul piatto. Elisa non le piace, non c'è niente da fare. Se è per la confidenza che manifesta con me, non mi è chiaro.

Mentre stanno organizzando il dopo cena, indecisi se vedere un film o giocare a Risiko, Arianna mi chiede di prendere il gelato nel freezer per farlo scongelare un po'.

«Ok, scendo un attimo» dico alzandomi. «C'è qualcuno che mi aiuta con la porta della cantina?»

«Sì, io» dice Alex facendo scivolare la sedia all'indietro.

Filippo guarda Alex, poi me.

Cerco di stare calmo e fare l'indifferente. Prendo le chiavi.

«E' una porta pesante o cosa?» mi chiede lui a bassa voce, mentre scendiamo le scale.

«E' solo scardinata» rido.

Imbocchiamo il lungo corridoio delle cantine. Arrivati davanti alla porta, gli do le istruzioni per aiutarmi. Entriamo.

La stanza è quadrata, con scaffalature piene di scatoloni, libri e quadri.

Prendo il gelato e lo lascio sopra il freezer. Non ho tutta questa fretta di tornare, ora che siamo soli. E nemmeno lui.

Mi piace la sua presenza. Sembra emanare una frequenza che sono l'unico a percepire. E forse è così, perché sento che anche lui è sintonizzato sulla mia.

Appoggio la schiena allo scaffale, per manifestare le mie intenzioni di trattenermi ancora un po'. Anche lui si mette accanto a me, con le braccia a contatto.

Mi piace notare che sono più alto e di stazza più grossa. Niente a che vedere col capitano, ma non so perché, ho bisogno di sapere che mi immagini forte. Forse ho davvero la sindrome del cavaliere.

«E tu cosa hai portato, di tuo, a quella lezione?» chiedo.

Mi guarda e mi sorride. Decido che non ho voglia di filtrare niente. Per cui lo guardo come mi viene.

«Una delle foto che hai visto alla mostra.»

Restiamo in silenzio per un po'. Si sente solo il ronzio della lampadina. Le luci fuori del corridoio si sono spente.

Siamo solo noi.

«A proposito di foto» inizio io. «Ce ne sono due, tue, quella del profilo e quella in cui sollevi il collo del maglione fin sotto gli occhi. Chi te le ha scattate?»

«Quindi, sono quelle le tue preferite?» Mi guarda solo un attimo. Stasera è lui a non sostenere il mio sguardo, quello mio vero, diretto, quello che vorrei avere per tutto il tempo che sto con lui.

«Sì. Anche se è difficile scegliere.»

Lui ha un guizzo, perché capisce che sto flirtando.

«La foto del profilo è stata scattata da Giò, che hai conosciuto alla mostra. E l'altra, quella del maglione, l'ha scattata mio padre. Che è un fotografo di moda piuttosto quotato.»

Giò. Lo immaginavo. Ma sono felice che la foto più intima sia stata scattata dal padre.

«Ma questo Giò è il tuo ragazzo?»

«No. Ma è stato... qualcosa

Cioè? Che vuol dire qualcosaQualcosa, fino a che punto?

«E c'è ancora, qualcosa

«No, non per me» dice.

«Ah, ecco, invece per Giò, sì» rido.

«Lui, ecco... non riesce a superare questa cosa.»

«Beh, sì, lo capisco in effetti.»

Assorbo i suoi occhi che brillano, adesso, e mi guardano con curiosità. 

«Quindi non vuoi che io torni con Giò» mi provoca.

«No» sto al gioco, scuotendo la testa in modo teatrale.

«Strano. Non vuoi salvarmi ancora?» scherza.

Sorrido e poi mi blocco. Non so fin dove spingermi. Ma Alex, lui sì, lui sa tutto quello che c'è da sapere.

Si sposta davanti a me, senza guardarmi.

Si avvicina, ma lo fa lentamente, per darmi il mio tempo. Ha paura che io possa spaventarmi e fuggire. Non lo sa che non ho più scampo.

Percepisco il suo profumo. E' fresco e sa di mondi che non conosco.

Alex prende la mia mano. 

Perché io sono così agitato e lui no?

«Non lo sai ancora, vero?» mi chiede, vicinissimo, senza guardarmi ancora.

«Cosa?»

«Cosa vuoi da me.»

«Io non so cosa voglio da me stesso» ammetto.

Avvicina le labbra al mio orecchio, senza lasciarmi la mano. Io resto assolutamente immobile. Non respiro neanche. La sua voce mi sfiora: «Neanche così?» sussurra, per provocarmi. 

Chiudo gli occhi, perché i brividi mi pungono quasi a far male. Il suo profumo, adesso, mi arriva intenso.

Alex decide di farmi cedere e sa come fare.

«E così, lo sai?» chiede con la bocca contro la mia, senza baciarmi, appoggiando tutto il corpo su di me.

Sentirlo addosso, malizioso e disponibile, mi manda via di testa, e mi incendia. Reagisco di scatto, sembro matto, gli stringo il viso fra le mani, senza farlo allontanare dalla mia bocca, ma senza baciarlo. Lo faccio indietreggiare fino alla parete, usando il mio peso contro di lui.

Lo guardo. Guardo la sua faccia, le sue labbra, i suoi occhi che mi vogliono.

Dio, quanto mi piace. Da impazzire.

Ipagpatuloy ang Pagbabasa

Magugustuhan mo rin

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