Leo (Io non ho finito)

By MariaCorrao5

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Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia? Com'è cambiata la sua vita quando si è t... More

Capitolo 1: Venerdì, 23 dicembre 2011
Capitolo 2: Sabato, 24 dicembre 2011
Capitolo 3: Domenica, 25 dicembre 2011
Capitolo 4: Lunedì, 26 dicembre 2011
Capitolo 5: Martedì, 27 dicembre 2011
Capitolo 6: Mercoledì, 28 dicembre 2011
Capitolo 7: Giovedì, 29 dicembre 2011
Capitolo 8: Venerdì, 30 dicembre 2011
Capitolo 9: Sabato, 31 dicembre 2011
Capitolo 10: Domenica, 1 gennaio 2012
Capitolo 11: Lunedì, 2 gennaio 2012
Capitolo 12: Martedì, 3 gennaio 2012
Capitolo 13: Mercoledì, 4 gennaio 2012
Capitolo 14: Giovedì, 5 gennaio 2012
Capitolo 15: Venerdì, 6 gennaio 2012
Capitolo 18: Lunedì, 9 gennaio 2012
Capitolo 60: Martedì, 21 febbraio 2012
Capitolo 61: Mercoledì, 22 febbraio 2012
Capitolo 66: Lunedì, 27 febbraio 2012
Capitolo 68: Mercoledì, 29 febbraio 2012
Capitolo 69: Giovedì, 1 marzo 2012
Capitolo 72: Domenica, 4 marzo 2012
Capitolo 74: Martedì, 6 marzo 2012
Capitolo 103: Mercoledì, 4 aprile 2012
Capitolo 121: Domenica, 22 aprile 2012
Capitolo 134: Sabato, 5 maggio 2012
Capitolo 155: Sabato, 26 maggio 2012
Capitolo 157: Lunedì, 28 maggio 2012
Capitolo 159: Mercoledì, 30 maggio 2012
Capitolo 160: Giovedì, 31 maggio 2012
Capitolo 161: Venerdì, 1 giugno 2012
Capitolo 162: Sabato, 2 giugno 2012
Capitolo 163: Domenica, 3 giugno 2012
Capitolo 169: Sabato, 9 giugno 2012
Capitolo 170: Domenica, 10 giugno 2012
Capitolo 171: Lunedì, 11 giugno 2012
Capitolo 172: Martedì, 12 giugno 2012
Capitolo 173: Mercoledì, 13 giugno 2012
Capitolo 174: Giovedì, 14 giugno 2012
Capitolo 175: Venerdì, 15 giugno 2012
Capitolo 176: Sabato, 16 giugno 2012
Capitolo 179: Martedì, 19 giugno 2012
Capitolo 180: Mercoledì, 20 giugno 2012
Capitolo 181: Giovedì, 21 giugno 2012
Capitolo 182: Venerdì, 22 giugno 2012
Capitolo 185: Lunedì, 25 giugno 2012
Capitolo 186: Martedì, 26 giugno 2012
Capitolo 187: Mercoledì, 27 giugno 2012
Capitolo 188: Giovedì, 28 giugno 2012
Capitolo 189: Venerdì, 29 giugno 2012
Capitolo 192: Lunedì, 2 luglio 2012
Capitolo 193: Martedì, 3 luglio 2012
Capitolo 194: Mercoledì, 4 luglio 2012
Capitolo 195: Giovedì, 5 luglio 2012
Capitolo 196: Venerdì, 6 luglio 2012
Capitolo 197: Sabato, 7 luglio 2012
Capitolo 198: Domenica, 8 luglio 2012
Capitolo 199: Lunedì, 9 luglio 2012
Capitolo 200: Martedì, 10 luglio 2012
Capitolo 201: Mercoledì, 11 luglio 2012
Capitolo 202: Giovedì, 12 luglio 2012
Capitolo 203: Venerdì, 13 luglio 2012
Capitolo 204: Sabato, 14 luglio 2012
Capitolo 205: Domenica, 15 luglio 2012
Capitolo 207: Martedì, 17 luglio 2012
Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012
Capitolo 209: Giovedì, 19 luglio 2012
Capitolo 210: Venerdì, 20 luglio 2012
Capitolo 211: Sabato, 21 luglio 2012
Capitolo 212: Domenica, 22 luglio 2012
Capitolo 213: Lunedì, 23 luglio 2012
Capitolo 214: Martedì, 24 luglio 2012
Capitolo 215: Mercoledì, 25 luglio 2012
Capitolo 217: Venerdì, 27 luglio 2012
Capitolo 218: Sabato, 28 luglio 2012
Capitolo 219: Domenica, 29 luglio 2012
Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012
Capitolo 221: Martedì, 31 luglio 2012
Capitolo 222: Mercoledì, 1 agosto 2012
Capitolo 223: Giovedì, 2 agosto 2012
Capitolo 224: Venerdì, 3 agosto 2012
Capitolo 225: Sabato, 4 agosto 2012
Capitolo 226: Domenica, 5 agosto 2012
Capitolo 227: Lunedì, 6 agosto 2012
Capitolo 229: Mercoledì, 8 agosto 2012
Capitolo 230: Giovedì, 9 agosto 2012
Capitolo 231: Venerdì, 10 agosto 2012
Capitolo 232: Sabato, 11 agosto 2012
Capitolo 233: Domenica, 12 agosto 2012
Capitolo 234: Lunedì, 13 agosto 2012
Capitolo 235: Martedì, 14 agosto 2012
Capitolo 236: Mercoledì, 15 agosto 2012
Capitolo 237: Giovedì, 16 agosto 2012
Capitolo 238: Venerdì, 17 agosto 2012

Capitolo 183: Sabato, 23 giugno 2012

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By MariaCorrao5

Papà e Asia stanno facendo colazione, lui col suo solito caffè nero leggendo il giornale, e lei con una fetta biscottata in una mano e l'evidenziatore arancione nell'altra, con davanti il libro di non so quale materia incomprensibile. Certo che ci vuole proprio coraggio a studiare a quest'ora del mattino...!

"Buongiorno" mi saluta papà. "Come ti senti?" mi domanda mentre Asia mi sorride e io accenno un saluto sollevando la mano.

"Bene..." rispondo laconico sedendomi al tavolo, reggendomi la testa con una mano.

"Non sembra" osserva Asia con aria preoccupata.

"È tutto ok" ribatto io. Non ho molta fame ma prendo un biscotto, anche se controvoglia; è decisamente peggio l'idea di loro che mi rompono perché non mangio. "Ho solo dormito poco."

"Sei stato a leggere i fumetti fino a tardi?" mi chiede papà.

"Sì".

In realtà non era poi così tardi quando ho spento la luce e mi sono addormentato, ma non molto tempo dopo mi sono svegliato per colpa del dolore lancinante alla gamba. Non avevo acqua in camera, e così sono andato in cucina per prenderla, e già che c'ero ho aperto la dispensa per prendere un paio di cracker, dato che ieri ho mangiato pochissimo e la Lisandri si è raccomandata di non prendere l'antidolorifico a stomaco vuoto perché altrimenti mi fa male; e lì ho visto il barattolo col decaffeinato della mamma, che nessuno di noi beve e che nessuno di noi avrà mai il coraggio di buttare via, anche quando sarà ormai scaduto.

Ho preso l'antidolorifico e sono tornato a letto; dopo pochi minuti il dolore si era già attenuato, ma ho fatto davvero fatica a riaddormentarmi. Continuavo a pensare a quel caffè nella dispensa ea quel posto vuoto ieri sera a tavola -vuoto per sempre-, e poi rivedevo nella mia testa tutte le volte che negli ultimi giorni mi sono ritrovato nello studio della Lisandri, davanti a lei, a sentirmi dire cose che solo a pensarci prima mi sarebbero sembrate surreali. E mai, mai, avrei creduto di ritrovarmi nel suo studio per me; credevo che quella volta che c'ero entrato per convincerla a dimettere la mamma sarebbe stata la prima e l'ultima, e invece guarda in che razza di situazione sto! In meno di dieci giorni ci sono già stato tre volte.

E poi rivedevo anche tutta la scena in sala tac e la scenata isterica che ho fatto, anzi, per essere precisi ho fatto proprio la figura del piscione, ma davvero non riuscivo a respirare. Chissà se anche alla mamma è mancato il respiro la prima volta che si è ritrovata dentro al tubone; se anche fosse, non me lo avrebbe mai detto, così come io non lo direi mai a nessuno.

E poi pensavo a come potrebbe cambiare la mia vita se il sospetto della Lisandri fosse confermato. E non voglio, cazzo! Non voglio! Ho già perso la mamma, non è abbastanza?

"Potevi restare ancora a letto se sei stanco" mi dice papà. "Perché ti sei alzato?".

Io accenno un sorriso sarcastico e mi verrebbe pure da fare una battuta. Prima ogni scusa era buona per tritarmi le palle sul fatto che dormivo troppo, e adesso mi dice così! Dev'essere proprio preoccupato per me, se usa tutte queste premure.

"Vado al mare" gli rispondo prendendo un altro biscotto.

"Al mare?" mi chiede Asia con apprensione.

"Sì, al mare" le rispondo alzando gli occhi al cielo. "Hai presente quella cosa gigante, azzurra e bagnata?".

Lei sospira e scuote la testa, poi torna al suo libro.

Pure papà sospira, beve un sorso di caffè, e dopo parla. "Ma sei sicuro che..."

"Oooh sentite!" esclamo sbattendo la mano sul tavolo. "La Strega ha detto che posso! Dove sta il problema?!"

"Sei sicuro di non avere la febbre?"

"Sì. Sono sicuro. Sì!"

"L'hai misurata?"

"Sì".

No, non l'ho misurata, ma sono sicuro di non avercela.

"Va bene..." dice papà sospirando di nuovo. "Ti serve un passaggio?"

"No, prendo l'autobus con Giulia".

In realtà non è vero: lei la passa a prendere Cecilia, e Mattia passa a prendere me.

"Anche al ritorno?"

"Sì."

"D'accordo. Torna entro l'una."

"L'una?! Ma no! Mi fermo a mangiare al mare."

"No. A pranzo ti voglio a casa."

"Ma perché?! Ma se voglio stare fuori coi miei amici, scusa?!"

"Passerai con loro tutta la mattina, e di sicuro li rivedrai anche più tardi. Direi che ti puoi anche accontentare, no?".

Eccheppalle!

"La Strega mi ha ordinato del tempo spensierato!"

"E infatti sei sempre in giro e non hai nemmeno iniziato i compiti delle vacanze."

"Beh, di che ti lamenti?! Sono pure stato promosso senza debiti!"

"Certo, grazie a tutte le ripetizioni di matematica! Altrimenti..."

"Quel che conta è il risultato, no?! Eddai papà, voglio restare in spiaggia!"

"No. Discorso chiuso."

"Ma perché?!" insisto ancora io. "Hai paura che salto il pranzo?! Ti giuro che mangio! Prendo un panino al bar della spiaggia!".

Ieri sera a cena mi ha dato il tormento per farmi mangiare, e pure questo è davvero insolito, dato che prima non faceva che dire che mangiavo troppo e che non avevo cognizione.

"Non è per questo"; sì, come no! Mi ci gioco le palle che è per questo! "Voglio che pranziamo insieme".

Io sbuffo e mi passo una mano in mezzo ai capelli. "Però stasera vado da Riccardo a vedere la partita e ceno lì!"

"Va bene" annuisce lui. "Adesso però mangia qualche altro biscotto."

"Agli ordini Mister Ansia!" esclamo riuscendo a strappargli un sorriso.

E non so da quanto tempo non succedeva.


Quando io e Mattia arriviamo in spiaggia, le ragazze sono già lì, distese a crogiolarsi al sole. Ci avviciniamo silenziosamente e io mi godo la visione di Giulia ricoperta solo da un minuscolo bikini rosso, col reggiseno a triangolo; un po' troppo minuscolo. Chissà in quanti hanno goduto di questa visione passando di qua... Le faccio ombra e lei apre gli occhi, sorridendo felice nell'accorgersi che sono io.

"Eccoti finalmente!" esclama alzandosi e buttandomi le braccia al collo.

"Da quanto siete qua?" le domando mentre appoggio le mani sulla sua schiena nuda e calda.

"Mezz'ora..., più o meno. Non arrivavate più!".

Fantastico! In mezz'ora sai in quanti l'hanno vista così?! Solo a pensarci divento matto, ma evito assolutamente di dirglielo perché lo so che non sopporta quando faccio troppo il geloso, e non voglio di certo rovinarmi la mattina.

"Ti mancavo già?" le chiedo ridendo.

"Tu mi manchi sempre!" risponde lei stringendosi a me e baciandomi; io rispondo subito al bacio che diventa lunghissimo e sempre più appassionato, fino a quando veniamo interrotti da Cecilia che fa un colpo di tosse.

"Siete in pubblico, eh?!"

"Senti chi parla!" ribatte Giulia restando abbracciata a me e indicando lei e Mattia. "Ma se i primi tempi che stavate insieme eravate sempre appiccicati!"

"Confermo!" esclamo io ridendo.

"Che esagerati! Non è vero dai..."

"Ah no?!" ride Giulia. "Eravate illegali, praticamente !"

"Mai quanto voi due, comunque!" esclama Cecilia alzandosi in piedi.

"Hai la memoria corta!" ribatte ancora Giulia. "Una volta c'è mancato poco che vi cacciassero fuori dal cinema!"

"Sì, ma voi..."

"Dai, andiamo a farci il bagno!" propone Mattia interrompendo Cecilia, probabilmente temendo che le ragazze non la finiscano più di rimbeccarsi a vicenda.

Giulia mi guarda e sorride. "Sì, andiamo. Abbiamo aspettato voi!" dice afferrandomi la canotta per togliermela. Io sollevo le braccia e sorrido tra me e me ripensando a ieri pomeriggio, a quanto siamo stati bene e a quanto cazzo era bella. Peccato che oggi non abbiamo modo di starcene un po' per conto nostro perché più tardi lei ha da fare in famiglia. La prendo per mano e andiamo verso il mare correndo; la sabbia scotta parecchio.


Dopo il bagno, io e Giulia facciamo una passeggiata fino al bar; lei prende un gelato biscotto, io un ghiacciolo al limone, e li mangiamo seduti al tavolino.

"Come va oggi la gamba?" mi domanda lei con un sorriso dolce. "Ti fa male?"

"No no."

"Davvero...?"

"Davvero" le rispondo sorridendo. "L'antidolorifico che mi ha dato la Strega è una bomba! Per fortuna però che a nessuno è venuto in mente di giocare a beach volley! Avrei dovuto rifiutare per la prima volta nella storia!".

Giulia fa un sorriso tirato e mi guarda in modo strano.

"Che c'è?" le chiedo corrugando le sopracciglia.

"Niente!" esclama lei ostentando un sorriso.

"Non è vero."

"Ma niente!" ripete alzandosi. "Vado a prendere una Coca. Tiva se ce la dividiamo?"

"Ok..." sospiro io, ma non ho nessuna intenzione di lasciar perdere così. Al bar c'è un bel po' di fila, io finisco il mio ghiacciolo e vado a sedermi sul bagnasciuga.

"Mi dici che c'hai?" le chiedo quando ritorna e si siede accanto a me.

"Ancora?!" mi risponde lei mentre apre la lattina e beve un sorso. "Ti ho detto che non ho niente!"; sta sorridendo ma non mi convince. Ha gli occhi lucidi, e poi sono sicuro che prima stesse per dirmi qualcosa che poi non mi ha detto. "Tieni".

Bevo un po' di Coca mentre guardo il mare e inspiro l'odore della salsedine, poi ripasso la lattina a Giulia e sprofondo la mano nella sabbia bagnata.

"Brutti pensieri?" le chiedo tenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte.

Lei resta in silenzio per qualche secondo e poi mi risponde con un filo di voce. "Un po'".

Io mi giro verso di lei, stringendo le labbra in una smorfia di disappunto. "Più felici che possiamo, ti ricordi?"

"Sì..."

"Lo hai detto tu, no?" le chiedo in tono provocatorio.

"Sì..." annuisce lei deglutendo.

"E allora adesso che c'è?"; le prendo di mano la lattina e l'appoggio sulla sabbia. "Perché non mi sembri tanto felice."

"Che dici?! Ma se quando sei arrivato..."

"Sì, lì sì. Ma poi... mi hai guardato in un modo strano."

"Adesso vuoi farmi il processo per come ti ho guardato?! Ma sei serio?!"

"Più felici che possiamo. Lo hai detto tu o no?

"Sì, l'ho detto io, ma perché tu hai detto che finché non ne sappiamo di più sulla tua gamba non ci dobbiamo pensare."

"E allora?!"

"E allora non è così facile non pensarci!"

"Davvero?!" esclamo con un sorriso sarcastico, e lei non dice niente. "Perché non posso giocare a beach volley, forse? O perché..."

"Ma si può sapere perché adesso stai facendo lo stronzo con me?! Cosa ti ho fatto?!".

Ha ragione.

Me la sto prendendo con lei per niente.

Non è con lei che ce l'ho.

"Scusa, hai ragione..." le dico spostandole una ciocca di capelli che il vento le ha fatto finire sul viso. "Comunque questo naso ti dona, sai?"; sorrido, e sorride anche lei.

"Scemo!".

Ha ancora gli occhi lucidi, e mi dispiace sapere che è per causa mia; e anche per colpa mia, direi, visto il modo in cui l'ho trattata. Le circondo la vita con un braccio e la tiro verso di me. "Mi dispiace... Davvero".

Lei accenna un sorriso e scuote appena la testa, come a volermi dire che non importa, che è tutto a posto, e mi accarezza la schiena mentre io mi avvicino per baciarla. È un bacio dolce, delicato, a cui ne segue un altro e un altro ancora, finché le nostre labbra si schiudono e ci lasciamo prendere dalla passione.

Ci stacchiamo per riprendere fiato ma non voglio lasciarla andare e la tengo stretta a me, mentre lei scivola con le dita tra i miei capelli.

"Ti amo..." le sussurro in un orecchio.

Gliel'ho detto.

Le ho detto "Ti amo".

Ho trovato il coraggio, finalmente.

Che poi non so nemmeno se di coraggio si tratti...; quello mi è servito più che altro per ammetterlo con me stesso, per accettare il fatto di tenerci così tanto a lei; così tanto da diventare vulnerabile.

Giulia trattiene il respiro e mi stringe forte. "Io non sai quanto..." mormora contro il mio collo; poi si allontana da me e mi guarda negli occhi, poggiandomi una mano sul collo.

Ha un sorriso bellissimo.

Felice.

Adesso sì, mi sembra davvero felice.

Io ho il cuore che sta battendo all'impazzata e le sorrido emozionato.

Felice.

In questo momento siamo davvero felici.

Profondamente felici.

Più felici che possiamo.


"Comunque 'sta storia che adesso fate le robe da coppiette non è che è molto giusto, eh?!" si lamenta Daniele non appena l'arbitro segna la fine del primo tempo della partita.

"Che robe da coppiette?" gli chiede Cecilia.

"Che vi vedete solo tra voi quattro!".

Mattia si alza per prendere da bere e lo guarda come se fosse scemo. "Ma se sei stato tu a dire che piuttosto che al mare preferisci andartene in piscina perché si rimorchia di più?!"

"Sì, ma potevate comunque dirlo, no?"

"Io lo sapevo che andavano al mare" dice Riccardo aprendo un'altra busta di patatine e riempiendo la ciotola ormai vuota. "Ma tanto dovevo aiutare mia madre in negozio..."

"Ma poi scusa..." intervengo io guardando Daniele, e intanto sposto Giulia che è seduta su di me perché mi si sono addormentatele gambe. "Se anche vogliamo fare le robe da coppiette saranno cazzi nostri o no?! Se ti dà tanto fastidio, smetti di fare il coglione in giro e trovati una ragazza pure tu!"

"Oh, senti chi parla!" esclama lui ridendo.

"E con questo che cavolo vuoi dire, scusa?!"

"Che prima di Giulia mi pare che il coglione in giro lo facevi pure tu!"

"Io non facevo il coglione in giro."

"Ah no?!"

"No."

"Mettila come vuoi, ma ti divertivi parecchio! Nemmeno me liricordo i nomi di tutte quelle che ti sei limonato!"

"E perché dovresti ricordarteli?! Ti rode per caso?!"

"Oh sì, tantissimo proprio!"

"Io dico che ti rode! E pure da matti! Perché magari te le volevi limonare tu! E ci scommetto che non ti dispiacerebbe nemmeno limonarti la mia ragazza!"

"Chissà..." dice lui alzandosi, con un sorrisetto del cazzo.

"Sì, nei tuoi sogni!" ribatto alzandomi anche io.

"Beh, a volte i sogni si avverano, no? Basta crederci".

Io mi tiro su le maniche della camicia fino ai bicipiti e alzo anche la voce. "Ci devi solo provare!"

"Dai Leo, basta" mi dice Giulia afferrandomi una mano. "Siediti."

"Ma non si può neanche scherzare!" esclama Daniele stringendosi nelle spalle e andando a sedersi su una poltrona, lontano da me. "Figurati se ci proverei con la tua ragazza, dai!"

"Anche perché la sua ragazza non sarebbe per niente interessata alla cosa" puntualizza Giulia mentre mi tira verso di sé per farmi sedere.

Io sospiro e mi siedo, riempendomi il bicchiere di Coca, ma sto ancora guardando Daniele e lui mi sembra a disagio. Col cazzo che stava scherzando! Non stava affatto scherzando!

"Oh, ma che hai fatto?!" mi chiede Alberto afferrandomi il braccio destro. "Ti sei bucato?!"

"Che?!" esclama Riccardo ridendo mentre io mi tiro velocemente giù le maniche. "E senza nemmeno offrire agli amici?!".

Anche Alberto scoppia a ridere, con quella sua risata così fastidiosa! Che palle! Mi sono messo apposta la camicia con lemaniche lunghe, tenendole arrotolate quanto basta a coprire l'incavo delle braccia, ma nel discutere con quell'altro coglione le ho tirate su senza pensarci!

"Che hai fatto?" mi chiede ancora Alberto. Certo che è sempre la solita Boccaccia Larga del cazzo!

"Ma che vuoi che abbia fatto?!" gli rispondo con tono brusco. "Niente, un prelievo."

"Alla faccia del prelievo! Te l'ha fatto Dracula?!"; e ride ancora.

Il segno del prelievo in realtà non si vede nemmeno più, è quello del contrasto che mi ha lasciato un buco enorme e che mi fatto venire un brutto livido, grazie al fatto che ho mosso troppo il braccio con l'ago infilato dentro, durante la mia scenata isterica in sala tac.

"Fa' vedere!" mi dice Riccardo avvicinandosi.

"Non c'è proprio niente da vedere" gli rispondo io tirandomi le maniche ancora più giù.

"Ma poi non eri tu quello che manco morto si faceva fare un prelievo?" mi domanda Riccardo.

"È vero!" esclama Boccaccia Larga. "Alle medie, per il vaccino dell'epatite per poco non sei svenuto!"

"Ma avete finito di farvi i cazzi miei o no?!" sbotto alzando la voce.

"Eddai, siamo curiosi! Hai fatto il test per le malattie veneree?!".

Alberto crede di aver fatto una battuta divertente e sghignazza, ma per fortuna solo lui. Riccardo però insiste ancora a chiedermi che ho fatto.

"Ma la piantate?!" interviene a questo punto Mattia. "Smettetela di fare i tritapalle! Lasciatelo in pace!"

"Tu non sei curioso?" gli domanda Alberto.

"Ma lui di sicuro sa tutto!" risponde Riccardo. "È il cocco di Sua Maestà il re Leone!".

Alberto sghignazza di nuovo e Mattia gli urla di piantarla. Poi si ricompone immediatamente e con voce normale dice che sta ricominciando la partita e alza il volume della tv.

Siamo tutti un po' spiazzati, io per primo, perché Mattia non è uno che urla. Da quando ci conosciamo, sarà successo al massimo un paio di volte. E di solito non si mette nemmeno in mezzo per difendermi, perché lo sa perfettamente che non ne ho bisogno e che faccio benissimo da solo. Tutto questo perciò è proprio strano, e mentre tutti si concentrano sulla partita, io continuo a rimuginare sul suo comportamento molto insolito, finché all'improvviso realizzo che può essersi comportato così solo per un motivo: sa tutto! Sa tutto, cazzo! E c'è solo una persona da cui può averlo saputo, perché non credo proprio che Asia o papà sarebbero mai andati adirglielo!

Mi giro a guardare Giulia che è seduta accanto a me sul divano, e lei mi rivolge un sorriso imbarazzato e poi abbassa lo sguardo. Io le appoggio due dita sotto al mento per farle sollevare la testa a guardarmi, e il modo in cui lei mi guarda è abbastanza chiaro per farmi capire che non mi sono sbagliato. L'afferro per una mano e mi alzo, facendo alzare anche lei che mi segue senza chiedermi niente mentre cammino a passo svelto verso il bagno. Non voglio andare a discutere in giardino perché i genitori di Riccardo sono in casa e di sicuro ci vedrebbero.

"Ah, quel bagno!" esclama Alberto con aria sognante. "Quante cose potrebbe raccontare! Eh, Leo?!".

Giuro che oggi lo meno! Se non chiude da solo quella cavolo di boccaccia, gliela chiudo io con un pugno! Per ora lo ignoro, che ho ben altro a cui pensare, ma non gli risparmio un'occhiata fulminante prima di entrare in bagno con Giulia.


"Gliel'hai detto!" urlo chiudendo forte la porta. "Non ci posso credere che gliel'hai detto!"

"Non...".

Giulia prova a ribattere ma io non le lascio spazio.

"Ti avevo chiesto di non dirlo a nessuno! Cosa non ti è stato chiaro?!". Lei si morde nervosamente il labbro inferiore senza dire niente, mentre io cammino avanti e indietro. "È il mio migliore amico da una vita e non gli ho detto niente! Perché non avevo voglia di parlare di questa storia nemmeno con lui! E invece ne ho parlato con te, mi sono fidato di te, e questo è il risultato! E adesso lui chissà che sta pensando e come cazzo sta!"

"Io non ho detto niente a Mattia!" mi dice lei esasperata.

"Ah no?! E chi gliel'ha detto allora?! Mio padre?! Ma dai!"

"Ne ho parlato con Cecilia..." ammette lei. "L'avrà saputo così..."

"Oh fantastico!" esclamo con tono sarcastico. "Quindi lo sa pure lei!".

Giulia comincia a mordicchiarsi le unghie senza il coraggio di guardarmi, e io mi avvicino, togliendole le dita dalla bocca.

"Mi spieghi come faccio adesso a fidarmi di te?!".

Lei mi rivolge uno sguardo che è un misto di tristezza e rabbia, e poi si allontana di scatto. "Beh, allora lo stesso vale per me!"

"Di che cazzo stai parlando?!"

"Di quello che è successo in questo bagno!"

"E che cos'è che sarebbe successo in questo bagno?!"

"Ah, non lo so! Dimmelo tu! Parecchio, a sentire Alberto!"

"E tu dai retta alle cazzate che spara Boccaccia Larga?! Ma andiamo! E poi che c'entra questo ora?!"

"C'entra! Perché stiamo parlando di fiducia, e tu mi avevi detto di non essere mai andato oltre il bacio, prima di me!"

"Ed è così infatti!"

"E io come faccio a sapere se è vero?!"

"Non mi credi?! Cazzo, Giulia! Se dico una cosa, quella è! Punto!"

"Certo! Come se da quando ci conosciamo non mi avessi mai detto balle!"

"Questa non è una balla! E comunque non è questo il punto! Sto passando un periodo di merda e non voglio che gli altri lo sappiano! È così difficile da capire?!".

Ho urlato un sacco, per tutto il tempo, e adesso urla anche lei.

"Ma cosa pretendi da me?! Pensi che per me sia facile?! E non vuoi nemmeno che ne parliamo! Vuoi che facciamo finta di niente!";si lascia cadere seduta sul pavimento e scoppia a piangere, nascondendo la faccia contro le ginocchia rannicchiate.

Mi sento alienato.

Mi sembra di essere in un film, anzi, in una di quelle melense serie americane piene di melodramma che piacciono ad Asia. È impossibile che tutto questo stia capitando a me, proprio a me. Ridatemi indietro la mia vita! E anche alla svelta, grazie.

Resto fermo a guardare Giulia, con la schiena appoggiata alla porta del bagno.

Mi fa male vederla stare così, ma al tempo stesso non mi viene nemmeno voglia di consolarla.

Sospiro chiudendo gli occhi.

Ho il cuore a mille, come stamattina in spiaggia.

Peccato che adesso la storia sia tutt'altra.


Ho lasciato Giulia a piangere sul pavimento del bagno e sono venuto qua in giardino, ché non c'ho certo voglia di tornare dagli altri. Vorrei andare a casa ma il fratello di Boccaccia Larga ci passa a prendere dopo mezzanotte, prima di andarsene a ballare, Asia è fuori coi suoi amici e non voglio disturbarla, e di chiamare papà non mi va proprio.

La mamma sarebbe l'unica persona che chiamerei senza esitare, elei verrebbe subito a prendermi, senza chiedermi spiegazioni, e ce ne andremmo insieme da qualche parte, e finiremmo col fare tardi, mangiando gelati e ridendo fino alle lacrime.

Ma lei non c'è.

"Ehi..."; quando ho sentito aprire la porta d'ingresso alle mie spalle, ho creduto che potesse essere Giulia, e invece no, è Mattia. Io non mi volto nemmeno e resto seduto dove sono, e lui viene a sedersi su una poltroncina poco distante dalla mia. "Senti Leo..., Giulia..."

"Giulia non ha bisogno dell'avvocato!" esclamo alzando la voce, ma non troppo, perché le finestre del primo piano sono aperte e non vorrei mai che i genitori di Riccardo mi sentissero. "E nemmeno io" puntualizzo guardandolo dritto negli occhi.

"Lo so..." annuisce lui sostenendo il mio sguardo. "Ma mi è venuto istintivo."

"Beh, la prossima volta tienilo a bada il tuo istinto! Non mi serve qualcuno che corre in mia difesa! Mi arrangio benissimo da solo!"

"Non era per venire in tua difesa. Quando fanno i coglioni mi rompono a prescindere, lo sai!".

Sì, questo è vero, ma lui le bugie non le ha mai sapute dire, e che non fosse in mia difesa è una cazzata enorme, ma mi limito adire "ok", che non ho le forze per discutere pure con lui stasera.

"Giulia è ancora in bagno?" gli domando passandomi una mano in mezzo ai capelli.

"No... Più o meno dieci minuti dopo che sei uscito tu, è uscita anche lei ed è venuta a sedersi sul divano facendo finta di niente. Però... prima tutti l'abbiamo sentita piangere".

Io piego le labbra di lato e distolgo lo sguardo. "Quindi immagino che ci avete anche sentito discutere..."

"Sì, ma non si capiva quello che vi dicevate, tranquillo".

Restiamo zitti per qualche minuto; è una serata calda, limpida, piena di stelle, e si sentono anche i grilli cantare.

"Come sta andando la partita?" domando per rompere il silenzio. "Mi sono perso qualcosa?"

"Niente" mi risponde lui stringendosi nelle spalle. "Partita piatta proprio. Stanno sempre 1-0. Mi sa che finisce così."

"Tanto si sapeva già che vinceva la Spagna. È troppo forte quest'anno."

"Sì...".

Vorrei continuare a far finta di niente, ma non ce la faccio. Vorrei, perché sarebbe tutto più semplice così, ma non ci riesco proprio.

"Che ti ha detto Cecilia sulla mia gamba?" gli chiedo a bruciapelo.

"Che stai facendo degli esami e che potrebbe essere qualcosa diserio" mi risponde lui in modo schietto e diretto, come è sempre stato tra noi.

"Tumore. Chiamalo col suo nome!" dico con rabbia. "Potrebbe essere un tumore!"

"Potrebbe" ribatte lui cercando di mostrarsi calmo, ma io lo conosco bene e lo vedo che è nervoso. "Aspetta un attimo, no? Magari..."

"Oooh senti! Non prendermi per il culo pure tu, che già ci bastano i dottori, ok?!"

"Io non..."

"Tutto fa pensare a quello, perciò quello è. Vedrai!".

Di nuovo silenzio.

Di nuovo grilli.

Di nuovo questa cazzo di serata estiva calda e limpida, così bella da darmi fastidio.

"Se c'è qualcosa che posso fare per te..." mi dice Mattia mentre io non lo guardo perché sto fissando le stelle. "Qualsiasi cosa...".

Percepisco nella sua voce un leggero tremito che lui sta tentando inutilmente di controllare e provo la sgradevole sensazione che tutto sia appena diventato ancora più vero.

"Portami a casa" gli rispondo abbassando lo sguardo dal cielo a lui.

"Adesso?"

"Sì. Adesso."

"Ok" dice alzandosi in piedi dopo avermi guardato per un paio di secondi. "Vado a prendere le chiavi e il casco, e vedo di recuperarne uno anche per te".

Io annuisco e accenno un sorriso. "Grazie".

Lui ricambia il sorriso e mi poggia una mano sulla spalla, passandomi accanto; io ci appoggio sopra la mia e stringo forte.

Stringe forte anche lui.

Torna la sgradevole sensazione di prima e non se ne va: più le persone che amo vengono a sapere che potrei essermi ammalato, più diventa vero.

Spaventosamente vero.

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