MUDDY PUDDLE

By AppleAnia

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Giuseppina ha ventiquattro anni, è stata lasciata dal fidanzato, non ha un lavoro fisso e pubblica online fan... More

PERSONAGGI
PREMESSA
1 • IL PARADISO DEL PERFETTO MISANTROPO
2 • LA PRIMA REGOLA DEL SUCCESSO
3 • IL MIO GIORNO FORTUNATO
4 • TI ANDREBBE DI BALLARE CON ME?
5 • LA FINESTRA
6 • UNO DI NOI
7 • UN PIEDE NELLA FOSSA
8 • LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA INFANZIA
9 • CLASSE A
10 • IL GUFO
11 • PERCHÉ IO LA ODIAVO
12 • RODEO
13 • CHEMISIER
14 • GUARDRAIL
15 • ENGLISH SETTER
16 • EX
17 • CALCIO A OTTO
18 • DUE ETTI DI LONZA
19 • I COLORI DELL'ARCOBALENO
20 • UN ALTRO SOSPETTATO
21 • MASCHIO DA EXPO
22 • MA QUINDI PERCHÈ LA SCHIENA FELINA GUARDA SEMPRE IL CIELO?
23 • EFFLUVI
24 • UNICA COLPA? ESSERE PIÙ BELLA DI TE
25 • IL COLPEVOLE SARÀ LASCIATO SOLO
27 • PASSEPARTOUT
28 • STORMYVENETIA
TRE MESI DOPO
RINGRAZIAMENTI

26 • INTO THE WOODS

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By AppleAnia

Credo che la telefonata con Simon sia il momento più catartico e surreale di tutta la mia vita.

La sua voce calda e familiare mi fa subito sciogliere in lacrime e, tra un singhiozzo e l'altro, cerco malamente di stilargli uno sconclusionato elenco degli eventi più salienti dell'ultima settimana. Gli racconto della festa e dell'incidente, della mia falsa testimonianza alla polizia, dell'ospedale, delle mutande con il gufo e del mio atroce amplesso con Peter Potato.

Poi, senza soluzione di continuità, gli vomito addosso tutti gli indizi che sono riuscita a raccogliere, gli parlo dell'incidente dei genitori di Gerald, di Belinda, di Danny, di Tender Molle, del gancio della nonna e dei pitosfori e, infine, gli faccio un resoconto dettagliatissimo della nostra ultima riunione collettiva.

Simon ascolta tutto il mio flusso di coscienza senza mai proferire parola poi, quando finalmente mi zittisco, si schiarisce la voce e, anche se non posso vederlo, so che si sta allentando il nodo della cravatta.

«Risolviamo tutto, Posy» dice. «Non preoccuparti».

«Davvero?»

«Ma certo» risponde lui. «Sta' tranquilla».

«Simon...» piagnucolo, dopo un attimo di silenzio. «Mi dispiace tanto per... tutto. Perdonami».

«Dio, Posy» risponde, abbassando il tono della voce. «Dovrei essere io a scusarmi, non tu. Ero convinto che mi odiassi».

«Perché mai avrei dovuto odiarti?» domando.

«Per averti lasciata sola in un periodo difficile come quello del lockdown, per esempio» risponde. «Per averti tradita con un'altra persona. Per averti inflitto quell'umiliazione».

«Non mi hai inflitto nessuna umiliazione» lo contraddico. «Non pensarlo neanche. Ero solo spiazzata. Non sapevo cosa fare e quindi, come sempre, ho finito per non fare niente».

«Grazie» sussurra. «Sai che non è stato per te che...»

«Lo so» lo interrompo, perché non voglio che sia costretto ad ammettere che l'unico problema che alleggiava sulla nostra coppia era il fatto che io non fossi un uomo. «Lo so benissimo».

«Bene, non parliamone più, allora» dice, e avverto il suo sollievo fin da qui. «Ti richiamo il prima possibile per la faccenda di Suzy, ok?»

«Sì, grazie... scusami» farfuglio. «Non volevo disturbarti... sarai impegnato, immagino».

«Sono nel pool di legali di un personaggio importante, sono uno dei tanti» risponde. «Potranno fare a meno di me per un giorno o due».

«Peppa!»

Aveline, che mi ha raggiunta vicino al mucchione insieme a Raisa, sembra sconvolta. «Danny è scappato».

«Che cosa?» domando, sbigottita.

«Peppa, mi dispiace... mi dispiace, non so che dire...» singhiozza. «Mai, mai, avrei potuto dubitare proprio di lui».

«Ma non siamo ancora sicuri che sia stato lui!» la corregge Raisa.

«Ah, eccovi» esclama Fox, che, insieme agli altri, ci ha raggiunte correndo. «Direi che abbiamo il nostro colpevole, quindi».

«Dobbiamo trovarlo!» dice Zoe.

«Non dobbiamo fare proprio niente, potrebbe essere pericoloso» la corregge lui. «È arrivato il momento di chiamare la polizia. Ci penseranno loro».

«No, per favore!» starnazzo. «Cerchiamolo! Magari... magari c'è una spiegazione!»

«C'è di sicuro» mi dice Paul.

«Ne sono sicuro anch'io» aggiunge Gerald. «Facciamo una prova, Fox. Se non lo troviamo avvertiamo la polizia».

«E come pensate di fare a trovarlo?» chiede Fox, spazientito.

«Ah, beh» sorride Gerald, «io un'idea ce l'avrei».

«Pronto?» domanda la nonna, e la sua voce mi fa subito venire il magone.

«Nonna, ciao. Sono io» dico, cercando di non farle notare quanto sono sconvolta. «Senti, so che ti avevo detto che sarei tornata per cena, ma...»

«Peppa, va tutto bene?» mi chiede la nonna. «Sei con Daniel?»

«No... non proprio» balbetto. «Sono con i ragazzi, io...»

«Che cosa gli hai fatto?» mi interrompe. «Cosa hai fatto a Daniel?»

«Eh? Io? Cosa vuoi che gli abbia fatto?»

«Non lo so, ma stai nascondendo qualcosa, lo sento dalla tua voce».

«Oddio, nonna» singhiozzo, senza riuscire più a trattenermi. «È una storia lunga... ti racconto tutto appena torno a casa, va bene?»

«No, non dirmelo» dice. «Non dirmi che non verrà ad aggiustarmi il forno».

Fox, che è riuscito a rimediare ben tre torce, mi sta facendo segno da lontano di concludere in fretta.

«Scusa, nonna...» sussurro, per non farmi sentire dagli altri che, fermi davanti al cancello di Fox, stanno aspettando che Gerald e Zoe facciano ritorno, «...senti... ma perché sembra che tu voglia così bene a Danny?»

Ho bisogno di sentirmelo dire e ho bisogno che sia la nonna a dirmelo. Perché quello che dice una nonna, ancora più di quello che dice un genitore, deve essere vero per forza.

«È un caro ragazzo, Peppa» risponde.

«Sì, va bene» dico, tirando su con il naso. «Perché?»

«A gennaio di quest'anno c'è stato un terribile incidente lungo la strada per l'ospedale» sussurra, come se temesse di farsi sentire da qualcuno. «Forse ne hai sentito parlare. I coniugi Snowden hanno perso la vita».

«Sì...» rispondo, perplessa. «...sì, qualcosa ho sentito».

«Beh, non so se lo sai, ma ci si è trovato coinvolto anche tuo nonno» dice.

«Cosa? Il nonno?»

«Sì. Stava tornando dalla terapia che faceva due volte a settimana in ospedale. Era alla fermata dell'autobus proprio lì davanti, insieme a Peggie, la sua badante. È una cara ragazza anche lei, Peppa. Ma lei e sua sorella avevano una sola auto, vecchia e poco affidabile, e questa serviva quasi sempre a Kate, che la usava per andare a lavorare alla villa...»

«Sì, sì, va bene» la interrompo perché, viste le circostanze, non potrebbe fregarmene di meno di questa dettagliata rassegna della qualità della motorizzazione delle sorelle Chen. «Cosa c'entra Danny in tutto questo?»

«Beh, Peppa... quella sera, con tutta quella neve e quel terribile incidente... Peggie ha perso di vista il nonno, solo per un attimo. Lui, purtroppo, aveva già una demenza piuttosto avanzata. Daniel lo ha trovato qualche ora dopo che vagava per la brughiera. Era già notte fonda e, se non lo avesse trovato lui — che, per pura casualità, quel giorno, aveva finito di lavorare tardissimo — il nonno avrebbe finito per passare la notte fuori».

Conosco bene la pura casualità che, quella sera, ha costretto Danny a tornare a casa così tardi. Stava aggiustando la macchina di Paul.

«Daniel lo ha riaccompagnato a casa a piedi, perché il nonno non è voluto salire sulla sua auto» continua la nonna.  «Non è più salito su un'auto fino all'ultimo giorno della sua vita, in effetti, dopo aver assistito a quell'incidente. Da quel momento in poi le sue condizioni sono notevolmente peggiorate, ripeteva le stesse due parole tutto il giorno... tutto il giorno. Chissà, forse lo shock. Il giorno dopo, comunque, Peggie mi ha spiegato l'accaduto. Era disperata anche lei, poverina. Veramente sconvolta. E io le ho detto di non preoccuparsi, che non era stata colpa sua, ma non è servito a niente. Ha deciso comunque di lasciare il lavoro».

«Peppa, vuoi sbrigarti?» mi richiama Fox, spazientito. «Sono tornati Gerald e Zoe con i cani. Dobbiamo andare».

«Ci vediamo dopo, nonna» dico, frastornata. «Torno presto».

Siamo in sette, abbiamo tre torce e tre cani. E questo mi fa pensare che, tutto sommato, poteva andare peggio.

I cani, però, hanno annusato piuttosto rapidamente il giaccone che Danny mi ha delicatamente poggiato sulle spalle solo poco fa e hanno iniziato a tirare forsennatamente verso la foresta. E questo mi fa pensare che, tutto sommato, poteva anche andare meglio.

Il confine tra la brughiera e la foresta è netto e improvviso e fa paura. Una lunga e fitta muraglia di alberi oscuri che sembra il portale per un'altra dimensione. E, in effetti, è un'altra dimensione.

Non mi piace. È sufficiente un passo per varcare quel confine. Un passo e, in modo brusco e violento, gli immensi spazi aperti della brughiera si contraggono, trasformandosi in un groviglio di oscurità gelida e affilata. Un passo e il fischio continuo e roboante del vento che batte senza sosta su erba e miseri arbusti, si affievolisce fino a sparire, lasciando posto a un silenzio carico di angoscia e pieno zeppo di rumori inquietanti.

Inoltre, una volta imboccata la via del bosco, purtroppo, i cani hanno iniziato a tentare di sparpagliarsi.

«Perché fanno così?» domando, allarmata, a Gerald. «Non dovrebbero seguire tutti la stessa pista?»

«Sono pur sempre cani da ferma, anche se ben addestrati alla caccia» mi spiega lui, allungando il passo per stare dietro ai due cani che ha al guinzaglio. «Devi dare loro tempo. Il loro naso non è precisissimo».

«Ok, dobbiamo dividerci» taglia corto Zoe, mentre il cane di suo padre la strattona in tutt'altra direzione.

«Io voglio stare con Aveline» dico, perché tremo alla sola idea di rimanere sola in mezzo alla foresta buia, per esempio, con Paul e un cane considerato che uno dei due potrebbe, senza preavviso alcuno, saltarmi alla gola e sbranarmi.

«Non decidi tu» taglia corto Fox. «Gerald, puoi darmi un cane?»

«Certo» risponde, porgendogli un guinzaglio. «Trattamela bene».

«Paul con Gerald» sentenzia Fox. «Aveline con Zoe. Peppa e Raisa con me».

«Non voglio stare con te!» protesto ma, ormai, gli altri si sono già incamminati. Non c'è tempo di discutere. I cani stanno letteralmente impazzendo.

«Nei film qualcuno finisce sempre per morire, quando ci si separa» dico, arrancando per stare dietro a Fox e al cane.

«Da queste parti si rischia di morire anche quando si sta tutti insieme» mi risponde lui. «Credevo te ne fossi accorta».

«Fox, senti» piagnucolo, mantenendo il passo, «non credo davvero che sia stato tu».

«Perché no?» risponde, con una fastidiosissima alzata di spalle.

«Perché Danny si fida di te».

«E tu ti fidi di lui?»

«Sì» rispondo, ma non convinco nessuno, men che meno me stessa.

Danny è fuggito via, portandosi appresso tutto quello che avevamo scoperto insieme e su cui stavamo lavorando. Potrei cominciare a pensare di condividere quelle informazioni anche con gli altri. Non correrei il rischio di rivelarle all'assassino, se l'assassino fosse Danny. Ma l'assassino non può essere Danny. Deve esserci un errore.

«Ehi, ma che razza di posto sarebbe mai questo?» domanda Raisa, poi afferra il telefono che le ha appena squillato in tasca, interrompendo i miei pensieri nefasti.

Abbiamo raggiunto una specie di casupola mezza diroccata, immersa nelle tenebre e ricoperta da muschio e rampicanti sui quali Fox sta facendo luce con la torcia.

«Levate la suoneria, accidenti» borbotta.

Il cane è ancora molto inquieto ma si è fermato. Dunque era questo il posto in cui voleva condurci.

Raisa sblocca lo schermo e apre whatsapp. Alla luce fioca del display la vedo impallidire.

«Cazzo» dice. «Cazzo, cazzo».

Non l'ho vista tanto sconvolta neanche quando Wendy ha varcato la soglia del bagno turco tutta nuda. Forse non l'ho vista tanto sconvolta neanche quando Suzy è volata di sotto. Mi sporgo verso di lei per cercare di sbirciare. È un grosso oggetto roseo, cilindrico e decisamente contundente e, per un solo, dolorosissimo, momento, temo sia il dildo gigante di Peter.

Raisa, però, volta lentamente il telefono dalla nostra parte e noi strizziamo gli occhi per affrontare la luminosità eccessiva dello schermo nel bel mezzo di quelle fitte tenebre. Ok, non è il dildo gigante di Peter. Sul momento, quindi, non comprendo lo shock. È solo un discutibile oggetto di arredamento, una statuetta grossa come una mazza da baseball. Brutto, per carità, di indiscutibile forma fallica e anche sudicio. Ma comunque un pezzo d'arredamento.

«È stato questo oggetto a ostruire il nostro pozzo nero» riesce a dire Raisa, alla fine. Poi ingrandisce la foto con le dita leggermente tremanti. «Guardate bene. È sporco di sangue».

«Cazzo» dice Fox. «L'arma del delitto. Te l'ha mandata Richard? Ha già chiamato la polizia?»

«Sì».

«Ma... è tipo... un dildo antico?» chiedo.

«Sembra... una specie di totem della fertilità» riflette lei, ingrandendo la foto.

«Quindi, alla fine, sei stata tu, Raisa?» la incalza Fox.

«Certo che no!» esclama lei. «Secondo te avrei buttato l'arma del delitto nel pozzo nero nel giardino di casa mia? Mi hai presa per un'idiota?»

«Chiunque abbia deciso di gettare l'arma in un pozzo nero è un idiota» precisa Fox.

«Beh, quell'idiota non sono io» replica. «Come avrei fatto, poi, secondo te, a far uscire un oggetto del genere da quella stanza senza che nessuno se ne accorgesse? Devo ricordarti che abbiamo lasciato insieme la villa, quella sera?»

C'è qualcosa che non quadra e qualcosa che, invece, sta andando al suo posto. Perché non la vedono? Perché continuano a parlare? Ho un tornado di pensieri che vortica nella mia mente.

«State un attimo zitti» riesco a dire.

«Hai sentito qualcosa?» domanda Fox, abbassando subito la voce.

«No, ma ho capito» sibilo, nel silenzio.

«Che cosa hai capito, Peppa?» chiede Raisa, preoccupata.

«Tutto» rispondo. «Ho capito tutto».





OOOOOOOOOH Peppa ha capito tutto? Ma tutto cosa? 😱

Comunque, ecco la storia triste di oggi. Siccome oggi pomeriggio avevo appuntamento da Pediatra e poi dovevo andare a casa di Suocera ho pensato: mi preparo il capitolo così, se faccio tardi, posso pubblicare direttamente dal telefono. Bene. Perdo mezzo pomeriggio a fare l'immagine (e infatti non ho tempo di scrivere la postfazione) e, una volta ultimata, ritoccata e caricata, mi rendo conto che mi sono sbagliata e che dovrei pubblicarla con il prossimo capitolo, perché con questo sarebbe tipo un mega spoiler. Vabbè, non fa niente, è ora di uscire.

Arriviamo da Pediatra e Bely si accorge di essersi scordato le chiavi di casa sul muretto davanti al cancello (ovviamente, che ci crediate o no, è riuscito a dare la colpa a me). Allora penso, ok, mando messaggio a Vicino di casa per chiedere di recuperarle. Infilo mano nella borsa mi accorgo di essermi scordata anche telefono (non sul muretto per fortuna ç_ç)

Quindi niente, Vicino per fortuna aveva già viste e messe al sicuro le chiavi, Pediatra tutto ok (bambina un po' secca ma tutto regolare, considerato che non magna 😓), Suocera tutto ok , voi vi beccate capitolo delle 21 senza immagine e con rilettura approssimativa (vabbè come al solito alla fine ahahahah)

Baci baci

🦉AppleAnia🦉

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