MUDDY PUDDLE

By AppleAnia

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Giuseppina ha ventiquattro anni, è stata lasciata dal fidanzato, non ha un lavoro fisso e pubblica online fan... More

PERSONAGGI
PREMESSA
1 • IL PARADISO DEL PERFETTO MISANTROPO
2 • LA PRIMA REGOLA DEL SUCCESSO
3 • IL MIO GIORNO FORTUNATO
4 • TI ANDREBBE DI BALLARE CON ME?
5 • LA FINESTRA
6 • UNO DI NOI
7 • UN PIEDE NELLA FOSSA
8 • LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA INFANZIA
9 • CLASSE A
10 • IL GUFO
11 • PERCHÉ IO LA ODIAVO
12 • RODEO
13 • CHEMISIER
14 • GUARDRAIL
15 • ENGLISH SETTER
16 • EX
17 • CALCIO A OTTO
19 • I COLORI DELL'ARCOBALENO
20 • UN ALTRO SOSPETTATO
21 • MASCHIO DA EXPO
22 • MA QUINDI PERCHÈ LA SCHIENA FELINA GUARDA SEMPRE IL CIELO?
23 • EFFLUVI
24 • UNICA COLPA? ESSERE PIÙ BELLA DI TE
25 • IL COLPEVOLE SARÀ LASCIATO SOLO
26 • INTO THE WOODS
27 • PASSEPARTOUT
28 • STORMYVENETIA
TRE MESI DOPO
RINGRAZIAMENTI

18 • DUE ETTI DI LONZA

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By AppleAnia

«Vuoi fermarti a cena?» mi domanda Danny, quando anche l'ultimo dei nostri compagni di sventura ha lasciato il suo capannone.

«No, grazie» gli rispondo. «Sto ancora aspettando una risposta da te. Voglio sapere che motivo hai di mentire. Questa riunione è stata completamente folle, te ne rendi conto? Stavano tutti recitando».

Ora che siamo rimasti soli, il capannone sembra tornato alle sue consuete dimensioni esagerate.

«Fox aveva paura che qualcuno lo registrasse» risponde Danny. «E, probabilmente, anche gli altri».

«Gerald, però, ha avuto un momento di...»

«Me ne sono accorto» mi interrompe lui, sopra il casino scrosciante della pioggia. «Ma è stato, per l'appunto, solo un momento».

«Potrebbe significare che non è stato lui» lo incalzo.

«Oppure potrebbe significare che è stato proprio lui» mi contraddice.

«Ma ammettiamo che non sia stato lui» insisto. «Che ragione avrebbe di mentire? E tutti gli altri? E tu, soprattutto?»

Danny sospira, si avvicina una sedia di plastica e ci si lascia cadere sopra.

«Io posso parlare solo per me» dice. «Ma prima voglio chiedertelo: sei sicura di volerlo sapere?»

«Sì, certo» rispondo, decisa.

«Bene, allora» sussurra. «Lei mi ricattava»

«Ti ricattava?» domando, sconvolta. «Suzy? Ti chiedeva dei soldi?»

«Sì» risponde. «Continuamente. Pensavo che assecondandola una volta avrebbe smesso. Invece è andata sempre peggio».

Non so cosa rispondere, quindi avvicino un'altra sedia di plastica alla sua e mi siedo accanto a lui.

«Quando poi è successo il fatto, lì per lì, ho pensato che fosse meglio lasciar gestire la questione da chi sembrava più lucido. Perché io, in quel momento, non lo ero».

«Fox?» gracchio. «Sarebbe Fox quello più lucido?»

«Sì» conferma. «In quel momento lo è stato».

«Credi che sia stato lui a spingere Suzy di sotto?» domando, con un filo di voce.

«Non lo so» risponde, scuotendo appena la testa. «Li conosco tutti da moltissimi anni. Nessuno di loro è un assassino, te lo assicuro. Non fraintendermi, non voglio certo giustificare il gesto. Ma Susan, lei... riesce a portare le persone a un tale livello di esasperazione, che...»

«Senti» sussurro, «ma perché ti ricattava? Puoi dirmelo?»

Impongo a me stessa di non soffermarmi a pensare che quest'aria turbata lo rende più sessualmente attraente del solito e gli poggio delicatamente una mano sul braccio.

«Eh, Danny?»

«Lo farei» sospira. «Se fossi sicuro di potermi fidare di te».

Ritraggo subito la mano. Non ho capito. Ora, in questo gruppo di frantumatori di ossa dei propri stessi amici e di potenziali assassini, sarei io quella di cui non ci si può fidare?

«Scusa, non volevo offenderti» si affretta ad aggiungere, quando si accorge del mio sgomento. «Se riguardasse solo me ti direi tutto, credimi. Ma non è così. Non posso rivelarti informazioni con cui, se volessi, potresti danneggiare anche altri».

«Io non voglio danneggiare nessuno!» esclamo, saltando in piedi. «Io voglio solo scoprire chi è stato a spingere Suzy dalla finestra!»

«Anche io» risponde, e si alza lentamente in piedi a sua volta. «E sono pronto ad ammettere tutte le mie colpe, ad assumermi tutte le mie responsabilità e a pagarne le conseguenze. Ma gli amici, per me, sono la cosa più importante».

«Ah, si?» sbotto. «L'hai detto anche a Peter, prima di fratturargli il naso?»

Il suo sguardo si raggela, ma non mi interessa.

«Guarda che so tutto» insisto. «So che l'hai picchiato solo perché eri invidioso di lui».

Credo di aver pronunciato le parole sbagliate. Sembra così arrabbiato che, per un attimo, temo che possa prendermi a male parole.

«Pensa quello che vuoi» risponde, infine.

«Va bene» taglio corto, voltandogli le spalle. «Torno a casa».

«No, aspetta» mi richiama, «senti, mi dispiace».

«Ti dispiace?» chiedo, e mi volto a guardarlo. «Hai capito o no che, se vogliamo avere giustizia, la verità dovrà uscire fuori? È arrivato il momento di smuovere quella merda!»

«Ha ragione, Danny» mi fa eco una voce fuori campo, e io mi volto di scatto.

È Paul. È fermo all'ingresso del capannone, sotto la pioggia, senza un ombrello. Ecco, ora sì che sembra strano proprio come lo ricordavo. Come quando si presentava all'ora di ginnastica vestito da super eroe con il mantello rosso e lo slip sopra la calzamaglia gialla.

«Vieni a ripararti, Paul» lo esorta Danny.

Poi, però, siccome lui non sembra avere la minima intenzione di varcare la soglia del capannone, Danny lo raggiunge sotto il diluvio per spintonarcelo dentro.

«Andiamo in casa» dice, mentre Paul sembra completamente dissociato. «Hai bisogno di asciugarti».

«No» risponde. «No, ho bisogno di altro. Ho bisogno di dire la verità. Non ce la faccio più».

«Ma non puoi farlo, adesso. Non così» gli dice Danny, poi gli sfila delicatamente gli occhiali tutti schizzati e usa la sua felpa per pulire un po' le lenti. «Dire la verità ora significherebbe ammettere che tutti gli altri hanno mentito».

Paul non risponde. È lì, immobile e tremante nei suoi aristocratici vestiti di tweed fradici.

«Andiamo in casa» gli ripete Danny, ma lui non sembra volerne sapere di spostarsi da lì.

«Sono stato io, Peppa» dice, ma non mi guarda.

È stato lui? Che significa? È stato Paul a spingere Suzy giù dalla...

«Sono stato io a uccidere i genitori di Gerald» precisa e, all'interno del capannone, cala il gelo. «Avrai saputo dell'incidente, immagino. Alla guida dell'auto pirata c'ero io».

«Paul» lo richiama Danny. «È stato pur sempre un incidente».

«Sono scappato via!» gli urla, fissando un punto imprecisato del muro alle nostre spalle.

«Hai sbagliato» gli risponde Danny, calmissimo. «Ma la loro auto ha fatto un volo di quasi trenta metri. Se anche avessi chiamato subito i soccorsi non sarebbe cambiato niente. Non attribuirti più colpe di quelle che hai».

Sono pietrificata. Tutto questo è davvero... inaspettato.

«Sono un medico» dice Paul, all'improvviso. «Lo sapevi, Peppa? Faccio tirocinio in ospedale. Credi che per me sia stato facile? La mia testa non risponde sempre come dovrebbe. Alcune volte, per ottenere lo stesso risultato, devo impegnarmi il doppio, o il triplo, o il quadruplo degli altri. Come avrei potuto rischiare di compromettermi per sempre la carriera, dopo tutto quello che ho passato per riuscire a laurearmi? Dopo tutti i sacrifici, gli sforzi? Hai capito?»

«Paul» lo interrompe Danny, poggiandogli una rassicurante mano sulla spalla. «Non ti preoccupare. Peppa ha capito».

«Sì, ho capito» mento, sconvolta dal fiume di parole uscite dalla sua bocca. «Ma non capisco cosa c'entri tutto questo con Suzy».

Poi, siccome nessuno dei due risponde, punto lo sguardo in quello di Danny.

«Né con te».

«Andiamo dentro» dice Danny, afferrando Paul per le spalle. «Parleremo dopo».

Sono talmente sconvolta che, quando Danny annuncia di aver bisogno di farsi una doccia veloce, non riesco neanche a fantasticare come si deve di strappargli di dosso la tuta da meccanico e infilarmi sotto il getto d'acqua bollente insieme a lui.

E, comunque, sono molto arrabbiata. Devo solo trovare il modo di riuscire a reprimere questa inopportuna e assolutamente sconcertante attrazione sessuale che nutro nei suoi confronti, poi tutto mi sembrerà più chiaro.

Resto seduta davanti al camino insieme a Paul, che è stato avvolto in un paio di asciugamani e sta aspettando di scongelarsi senza più proferire una parola.

«Senti, Paul» sussurro, «mi dispiace molto per quello che hai dovuto passare, ma...»

«Tu non hai idea di quello che ho dovuto passare» risponde, con lo sguardo fisso nelle fiamme. «Il mio cervello non funziona come quello degli altri».

Sì, beh... oddio. È difficile dargli torto, soprattutto in considerazione dello slip sopra la calzamaglia.

«Concentrarmi nello studio delle materie scientifiche, per me, è molto facile. Memorizzare, anche. Mi sono laureato con il massimo dei voti, nonostante all'università abbia avuto tanti problemi di socializzazione» dice e avverto nella sua voce la stessa inquietante urgenza di sommergermi di parole che tanto mi ha sorpresa nel capannone. «Eppure, il lavoro del medico non è solo quello. C'è da parlare con i pazienti, con i familiari, talvolta per dare buone notizie, talvolta brutte. Talvolta bruttissime. E io sono bravo a farlo. Lo sai perché?»

«Perché?» domando, sperando che Danny torni il prima possibile.

«Perché non me ne importa niente di loro o del loro dolore» risponde. «Capisci? Che io debba chiedere due etti di lonza al norcino o che debba comunicare a una madre il decesso del figlio, per me, non fa alcuna differenza».

Ok, adesso mi sento decisamente inquieta.

«Alcune volte non capisco quando le persone scherzano o dicono sul serio» continua, senza nessun senso logico apparente, «e, oltre ai miei amici di una vita, non sarei mai in grado di decidere di chi potermi fidare e di chi no».

«Beh, capisco, ma...»

«Ma tu, che dovresti essere normale» sibila. «Come puoi pensare quelle cose di Danny? Come puoi pretendere che lui si fidi di te quando tu per prima non ti fidi di lui?»

«Guarda che non mi sono inventata niente» mi giustifico, anche se, onestamente, farmi fare la ramanzina da Paul Lloyd era proprio l'ultima delle mie intenzioni. «È stato Peter a raccontami che...»

«Beh, ti ha mentito» risponde.

«Danny non gli ha rotto il naso?»

«Lo ha fatto. Ma le cose non sono andate come hai detto tu».

«E come sono andate?»

«Non è stata un'aggressione. Hanno litigato e sono venuti alle mani. E non è stato certo Danny ad alzarle per primo».

«E perché hanno litigato? Per Molly?»

«Più o meno. È cominciato tutto con quello scempio della festa di Halloween...» risponde, ma Danny compare sulla porta proprio in quel momento e lui si ammutolisce.

«È arrivato tuo padre, Paul» dice.

Paul si alza come un robot, mi accenna un mezzo saluto e raggiunge Danny all'ingresso.

«Non ti preoccupare» gli dice lui, battendogli un paio di colpi sulla schiena. «Ci penso io. Tu riposati».

Sento la porta d'ingresso chiudersi e aspetto che Danny venga a raggiungermi qui davanti al camino.

«Tutto bene?» mi chiede.

«No, non proprio» ammetto. «Paul è sempre stato strano, per carità. Ma stasera mi ha quasi spaventata».

«Non è mai stato strano» mi corregge Danny, passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati. «Ha un lieve disturbo dello spettro autistico. Una forma ad alto funzionamento con cui lui convive benissimo. Tranne quando è nervoso o sotto stress. In quel caso le sue stranezze si intensificano, come hai potuto vedere tu stessa».

«Non ne avevo idea» ammetto. «Mi dispiace, io...»

«Non c'è da dispiacersi» mi interrompe, con gentilezza. «Ha chi gli vuole bene e si occupa di lui».

«Tipo te?» chiedo, pensando alla delicatezza con cui gli si è rivolto per tutta la sera.

«Sì, tipo me» conferma. «Ma anche Fox e Gerald».

Come puoi pretendere che lui si fidi di te quando tu per prima non ti fidi di lui?

«Danny» dico, abbassando ulteriormente la voce, «senti, scusami. Non avrei dovuto lanciarti quelle accuse. È una storia di cui non so niente e che non mi riguarda».

«Non fa niente» risponde, e io resto in silenzio a contemplare il favoloso gioco di rifrazione delle fiamme sulla sua pelle color ebano.

«Senti... possiamo parlare di Suzy, ora? Cosa c'entra con lei, tutta questa storia dell'incidente?»

«Susan era in macchina con Paul» mi risponde.

Ok, non mi aspettavo di ricevere questa informazione con tanta facilità. Immaginavo di dover ingaggiare una lotta all'ultimo sangue per convincerlo a parlare. Una di quelle brillanti battaglie dialettiche che cominciano all'insegna di affilate frecciatine e piccante ironia e finiscono con i due contendenti che si strappano i vestiti di dosso e si accoppiano sul tappeto. Lui, invece, a voce bassissima, continua:

«Tornavano a casa insieme dall'ospedale, lui le stava dando un passaggio. Era buio e nevicava e Paul ha perso il controllo. La macchina è andata in testa coda e ha colpito a tutta velocità l'auto dei genitori di Gerald, che viaggiavano in senso opposto, sbalzandola giù dal precipizio».

Mi risuona nella mente il racconto che Aveline mi ha fatto del funerale dei coniugi Snowden.

...sembrava che l'unica preoccupazione di Gerald fosse assicurarsi che tutti stessero bene, a loro agio e con il bicchiere sempre pieno in mano...

...tutti affranti... ma i ragazzi, i suoi amici... Danny e Paul... sembravano davvero distrutti...

«È terribile, non posso neanche immaginare. Ma tu che cosa c'entri?» domando, anche se un atroce sospetto sta prendendo forma nella mia mente.

«La sera stessa dell'incidente, Paul mi è piombato in officina fradicio, sconvolto... non riusciva neanche a parlare» sussurra. «Ancora peggio di come l'hai visto stasera. La fiancata della sua macchina era tutta graffiata e ammaccata».

«E ti ha raccontato ciò che era successo?»

«No, ovviamente» risponde. «Non è riuscito a spiccicare parola per tutta la sera. Eppure, nonostante non potessi immaginare che fosse accaduta una cosa così grave, mi è stato subito chiaro il motivo della sua visita».

«Danny» lo chiamo, adeguando il tono della voce al suo bisbiglio. «Gli hai aggiustato la macchina di nascosto?»

«Sì» risponde, dopo un attimo.

Rimaniamo in silenzio. Pur non essendo in grado di dargli un nome preciso, sono quasi certa che quello che a prima vista potrebbe sembrare un commovente gesto di amicizia, sul codice penale sia un reato piuttosto grave.

«Lo so quello che pensi di me» dice, infine.

Ehm. No, non credo che tu lo sappia. Soprattutto ora che hai i capelli bagnati e profumi di bagnoschiuma al muschio bianco.

«Hai voluto solo aiutare un amico in difficoltà» gli dico, cercando di rimanere calma anche se il mio cervello sta rischiando di andare in corto circuito. «Non potevi sapere quanto grave fosse stato l'incidente, né che fossero rimasti coinvolti i genitori di Gerald o che venisse accusato il signor Davies».

E né che ci fosse il rischio che qualcuno tentasse di ammazzare Suzy per questo motivo. Miseriaccia. Questa situazione è un vero casino.

«Ma Suzy che ruolo ha avuto, in tutto questo?»

«Come ti ho detto, lei era insieme e Paul al momento dell'incidente. Quando lui è arrivato da me aveva una lieve ferita sulla fronte che era già stata medicata».

«Credi sia stata lei a suggerirgli di non denunciare l'accaduto?»

«Non è che lo credo, ne sono sicuro. Oltretutto, qualche tempo dopo, ha preso a ricattarlo».

«E lei ha scoperto che hai aggiustato la macchina di Paul, per questo ricattava anche te» concludo. «Anzi, probabilmente, è stata lei stessa a indirizzarlo da te, visto che lui era in stato confusionale».

«Esatto» annuisce.

C'è un breve silenzio interrotto solo dallo scoppiettare del fuoco nel camino.

Che io debba chiedere due etti di lonza al norcino o che debba comunicare a una madre il decesso del figlio, per me, non fa alcuna differenza.

«Danny» dico, con un filo di voce. «Tu credi che possa essere stato Paul a spingere Suzy di sotto? Magari... magari in preda a uno dei suoi episodi dissociativi? È questo il motivo per cui hai mentito? Per proteggere lui?»

Danny non mi risponde. E il suo silenzio vale più di mille parole.

Ok, un capitolo bello corposo e ricco di rivelazioni in cui Danny si apre e confessa a Peppa i suoi peccati e lei invece di prestare la massima attenzione al racconto sta lì a sbavare e formulare pensieri osceni sui vari modi che ha a disposizione per accoppiarsi con lui 💃🏻. Comunque, siccome so bene che c'è una po' di Peppa in ognuna di voi che, proprio come lei, state qui ad aspettare il grande amplesso e non ci state capendo una mazza con l'indagine, facciamo un breve riassunto di quanto abbiamo scoperto (sì però non vi ci abituate eh, che questo sarà l'ultimo =_=):

- i genitori di Gerald sono morti in un incidente stradale;
- l'auto pirata che li ha travolti e sbalzati giù dal dirupo era guidata da Paul;
- in macchina con Paul c'era anche Suzy;
- anziché fermarsi e prestare soccorso i due infami sono scappati;
- Danny, senza sapere cosa fosse successo, ha aggiustato la macchina di Paul di nascosto;
- Suzy estorceva denaro sia a Paul che a Danny minacciandoli di raccontare l'accaduto;
- nel frattempo il padre di Fox è stato accusato dell'incidente e, nonostante poi sia stato scagionato, la sua vita è stata rovinata dall'accusa.

Detto ciò io vi do appuntamento a sabato, perché giovedì sera vado a spassarmela con Maddalena al teatro dell'opera 💃🏻

Baci baci

🦉AppleAnia🦉

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