Choni one shot

Por emma_choni

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one shot sulle choni Mais

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non è una one shot ma una domanda
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È una domanda.
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Por emma_choni

Uno degli aspetti negativi, che si verificano quando è in atto un disturbo del comportamento alimentare, è la mera azione di mentire in qualsiasi contesto, anche alle persone più care,  non volendo spiegare le reali cause delle proprie azioni. In un attimo il cibo inizia a diventare un mezzo di conforto, ma allo stesso tempo assume anche la sembianze di una condanna. Ciò che è capace di tenerti in vita, fornendoti i vari nutrienti, tramuta in una macchina progettata per indurti verso la tua distruzione, e così si diventa schiavi di ciò che dovrebbe dare la possibilità di vivere.

Odiavo ogni singola parte del mio corpo. Odiavo guardarmi allo specchio e vedere lo stomaco gonfio in seguito ad una prosperosa abbuffata. Odiavo quella sensazione di pienezza che mi attanagliava, possedendomi, regolando gli innumerevoli sensi di colpa che non tardavano ad arrivare.  Non c'era nulla di più difficile di dover combattere costantemente contro un demone che risiedeva nella mia testa. Contro un mostro minaccioso che conosceva perfettamente ogni mia singola debolezza.

Odiavo vedere la mia forma fisica cambiare in maniera esponenziale da un giorno all'altro, a causa delle grandi quantità di cibo che ingerivo nel tentativo di bloccare i miei pensieri, colmando la sensazione di vuoto che provavo, prima di condurrei dei comportamenti compensatori, come il vomito, temendo incessantemente la possibilità di ingrassare. Lasciando così la possibilità al mio stomaco di gonfiarsi eccessivamente, a causa dei grandi accumuli d'acqua che risiedevano in me.

Avrei voluto urlare, tirare fuori ogni singolo pensiero, paura, emozione, che avevo seppellito accuratamente in me, eppure ogni volta che separavo le labbra nel tentativo di far uscire le emozioni, dalla mia bocca non giungeva nemmeno il minimo sospiro. Il dolore aveva avuto la capacità di ammutolirmi.

La parte più difficile della giornata era dover alzarsi. Mettere i piedi fuori dal letto e comprendere che avrei dovuto passare un'altra giornata nella pura menzogna. Comprendere che avrei dovuto costringere me stessa a fingere che tutto stesse andando a gonfie vele, non volendo far sapere a cosa fossi effettivamente sottoposta. Odiavo espormi.

Tenere tutta questa situazione nascosta, soprattutto, a Toni, stava iniziando a diventare estenuante e quasi impossibile. Passavo gran parte delle giornate con lei, e gli unici momenti in cui potevo ricorrere all'uso dei comportamenti bulimici, per smorzare la tensione, era quando lei non era con me, lasciando che il mal umore andasse successivamente a infierire sui nostri incontri. Non volevo trascinarla in questo Inferno, non volevo rovinarla mettendola al corrente della situazione problematica, ma sentivo veramente di essere sul filo del rasoio.

«Cara, non fai colazione oggi?» Mia nonna mise fine si pensieri che stavano girando freneticamente nella mia mente, rendendomi capace di riacquisire un minimo di lucidità per poterle rispondere.
«No nana. Non ho veramente fame oggi.» Mentii, sentendo un gorgoglio intenso attaccare il mio stomaco. La verità è che provavo troppo risentimento per l'intento quantità di cibo che avevo assunto la sera prima. Mi sentivo così gonfia che non ero riuscita nemmeno a specchiarmi, troppo schifata dalla situazione del mio fisico. Avevo deciso di indossare una tuta rossa molto larga, volendo evitare che le forme del mio corpo potessero essere messe in risalto, e successivamente avevo accompagnato tutto con del semplice mascara e dell' eye-liner. Ero troppo giù di morale per impegnarmi nel trucco.
«È importante mangiare qualcosa, non toccherai cibo fino all'ora di pranzo. Hai bisogno di energie.» Ribatté. Cercai con tutte le forze di non alzare gli occhi al cielo, abbastanza infastidita dal suo comportamento. Sapevo che si comportava così per il mio bene, ma nella situazione attuale non avevo minimamente la necessità che andasse a ricalcare su delle questioni che avessero a che fare con il cibo.
«Mangerò qualcosa durante l'intervallo a scuola. Non preoccuparti.» Commentai, frugando distrattamente nella borsa, cercando in qualche modo di evadere da quella situazione.

«Quando parlerai a Toni di questa situazione?» Una semplice domanda che fu capace di destabilizzarmi. Mi pietrificai sul posto, completamente. Non sapevo che dire o come comportarmi. Sarei mai stata capace di metterla al corrente di tutto questo?
«Non lo so. Presto.»
«Cheryl questa situazione va avanti da quasi un anno ormai, e hai iniziato un percorso di cura poco meno di un mese fa, solo perché ti ho letteralmente colta con le mani nel sacco, altrimenti non mi saresti mai venuta a riferire nulla di tua spontanea volontà. Non ho detto nulla a Toni perché so quando possa essere difficile, e so quando la situazione possa spaventarti, e so che è giusto che lo faccia tu, ma stai aspettando fin troppo. È giusto che lei lo sappia, e se non glielo dirai entro breve, lo farò il al posto tuo, che ti piaccia o no.» Mi immobilizzai, come se un fulmine fosse appena caduto dinnanzi a me. Ingioiai a fatica il groppo che mi si era formato in gola, prima di alzare nuovamente lo sguardo per incontrare il suo. Un espressione notevolmente rigida caratterizzava il suo volto, nonostante una vaga tenerezza si celasse nei suoi occhi.

«Lo faccio solo per il tuo bene.» Aggiunse, lasciando che la sua voce divenisse flebile. Odiavo vederla soffrire a causa mia. Odiavo vederla soffrire a causa di una situazione che purtroppo non potevo controllare, o almeno, non disponevo ancora dei mezzi necessari per riuscire a mediarla.

«Lo so nana, grazie.» Mormorai, muovendo dei leggeri passi verso la sua direzione, lasciandole un dolce bacio sulla fronte. Uscii, successivamente di casa, raggiungendo velocemente la Riverdale High, accedendo all'imponente parcheggio. Sostai la macchina nel solito posto, abbandonando immediatamente l'interno, avviandomi verso la struttura scolastica, senza preoccuparti di controllare se qualcuno dei miei amici fosse nelle vicinanze.

Camminai a passo svelto lungo i corridoi, raggiungendo il mio armadietto. Posai la borsa, prendendo solamente il telefono per poi raggiungere la sala relax. Rilasciai un sospiro di sollievo non appena mi accorsi di essere sola. Presi posto sul comodo divano, abbandonandomi completamente allo schienale, cercando di seppellirmi all'interno del tessuto. Sentivo il mio organismo bruciare a causa delle emozioni troppo intense che si stavano diramando in me, mentre un'estrema sensazione di vuoto si propagò con ferocia, conquistandomi.

Chiusi gli occhi, cercando di scacciare le emozioni negative, prima di riaprirli e rimanere ad osservare un punto indefinito della stanza. Mi sentivo persa, come se il mondo attorno a me continuasse a girare, mentre io rimanevo ferma. Come se la vita continuasse a scorrere mentre io avevo messo la mia in pausa. Credevo di star sprecando il mio tempo, sentivo di star buttando tutto all'aria, eppure non avevo alcuna spinta che mi inducesse a voler cambiare le cose.

«Sei rimasta qui da ieri sera? Non ti ho vista arrivare.» Sorrisi immediatamente non appena sentii una voce che non sarei stata mai capace di confondere. Guardai verso la porta, osservando Toni avvicinarsi nella mia direzione, prima di sedersi sul bracciolo del divano accanto a me. Sporgendosi per lasciarmi un lungo bacio sulla fronte.
«Ciao amore.» Sussurrò, prima di beccarmi dolcemente le labbra. Avrei voluto rimanere così per sempre. Lei era tutto quello di cui avevo bisogno.
«Ciao TT» Contestai, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.

«Come stai?» Domandò dolcemente, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, indicendomi a sospirare. Cosa avrei dovuto fare? Dirle la verità o mentirle, pur sapendo che tanto lo avrebbe capito?
«Bene.» Mormorai, adottando la seconda opzione. Mi spostai vagamente dal divano, allontanandomi da lei, prima di sporgermi per afferrarle la giacca, tirandola nella mia direzione, lasciando che si spostasse dal bracciolo ai posti di seduta. Quando fu completamente al mio livello mi sollevai, sedendomi sulle sue gambe. Le spostai lateralmente, lasciandole appoggiare sulla parte del sofà libero, mentre incastonavo la mia testa tra l'incavo del suo collo e il suo petto, inalando felicemente il suo dolce profumo. Chiusi gli occhi non appena le sue braccia si avvolsero strettamente attorno al mio corpo, lasciandomi delle dolci carezze insieme a dei grattini, lasciando che una sensazione di pace si diffondesse in me.

«Dico sul serio Cher, come stai?» Mormorò ancora, insinuando una mano sotto il tessuto della mia felpa, trovando spazio al di sotto della grande maglietta larga, raggiungendo la mia pelle delicata, che cominciò ad accarezzare attentamente.
«Ora bene.» Replicai, canticchiando contenta mente mi accoccolavo maggiormente nella sua presa, sorridendo istintivamente non appena un dolce bacio mi venne premuto contro la tempia. Amavo ricevere tutte quelle attenzioni da parte sua. Era l'unica persona da cui riuscivo ad accettare tutto l'affetto possibile, senza sembrare spaventata o sentirmi a disagio. Avrei volto passare la totalità del mio tempo tra le sue braccia.
«Tu come stai?» Domandai, alzando leggermente lo sguardo, tentando di incontrare il suo, baciandole teneramente il collo.
«Bene.» Affermò, stringendomi ancor di più contro di sé. Non mi sarei mai stancata di lei.

«Comunque nana mi ha scritto per comunicarmi che non avevi fatto colazione, e penso che mi avrebbe fucilata se avesse saputo che ti avrei lasciato a digiuno. Quiiindi ti ho preso il cornetto alla nutella, so che è il tuo preferito, golosona.» Aggiunse con una leggera risatina, cercando di generare la medesima reazione in me, eppure non fu così. Non appena sentii pronunciare quelle parole mi irrigidii, sentendo gli occhi cominciare a scurirsi di lacrime. Io non potevi mangiarlo. Io non volevo mangiarlo, per nessuna ragione al mondo. Come avrei fatto a dirglielo senza che insistesse? Come avrei fatto a farle comprendere l'estremo disagio che stavo provando. Non potevo più continuare a tenerle nascosto quel esorbitante problema, perché più lo facevo, più la mia agitazione aumentava.
«Non ho veramente fame TT, però grazie lo stesso.» Cercai di ricompormi un minimo, sollevando leggermente il busto per beccarle dolcemente le labbra, prima di tornare ad accoccolarmi contro di sé.

«Piccola puoi dirmi cosa c'è che non va? Ti conosco, so riconoscere quando qualcosa ti fa stare soprappensiero. Non escludermi dal tuo mondo, non chiudermi fuori. Per favore.» Trattenni un sospiro davanti alle sue parole, non volevo che si sentisse così, ma non sapevo davvero cosa fare per migliorare la situazione.
«Non é nulla TT, sono solo molto stanca e inoltre mi mancavi tanto. A causa dei vari impegni non abbiamo modo di vederci costantemente. Voglio solo essere coccolata.» Sussurrai, serrando le palpebre mentre mi bravo delle sue azioni.

«Ti amo.» Mormorò, lasciandomi un bacio sulla cute. «Ti amo» proseguì, beccandomi la punta del naso. «Ti amo, Ti amo, Ti amo.» Continuò mentre lasciava diversi baci per tutto il mio volto, facendomi sorridere come non mai, mente il mio cuore esplodeva di gioia. Lei era tutto quello che mi stava tenendo in vita. Lei era tutto quello per cui stavo lottando.
«Ti amo anche io, da morire.» Contestai, portando una mano sul retro del suo collo, spingendole il volto contro il mio. Premetti le nostre labbra insieme, prima di separarle, lasciando insinuare la mia lingua nella sua bocca, dando spazio ad un bacio ricco di amore.

«Wow ragazze, scambiatevi effusioni in privato.» Alzai gli occhi al cielo non appena Sweet Pea fece irruzione nella stanza, interrompendo per l'ennesima volta uno dei nostri momenti.
«Se solo non l'avessi notato eravamo sole prima che arrivassi.» Commentai,  sentendo l'agitazione iniziarsi a diramarsi nel mio organismo, attivando uno dei campanelli d'allarme che erano prefissati per dare vita al comportamento bulimico.
«Sei insopportabile, non capisco come Toni riesca a stare con te.» Affermò Reggie, sbucando dal nulla. Per quanto non avesse la minima considerazione nei suoi confronti, quelle parole mi ferirono al quanto. Alla fine aveva ragione. Che motivazioni aveva Toni per voler stare con me? Soprattutto adesso che il mio corpo stava peggiorando di giorno in giorno, per quale ragione doveva continuare a voler rimanere al mio fianco.

Mi alzai velocemente dalle sue gambe, prendendo il telefono che avevo precedentemente appoggiato sul tavolino, prima di fuggire da quella stanza.

«Coglioni ma cosa fate? Si può sapere che diavolo gira nelle vostre teste?» Sentii la sua voce irritata provenire dalla stanza dalla quale ero appena uscita, prima che dei passi pesanti venissero premuti sul pavimento dietro a me. Sospirai non appena la sua mano si avvolse attorno al mio polso, inducendomi a girarmi nella sua direzione. Non ebbi il coraggio di guardarla, in preda alle emozioni che stavamo assalendo furiosamente il mio corpo. Ero veramente in crisi. Non avevo la minima idea di cosa avrei dovuto fare.

«Non ascoltarli, sono solo due idioti che si divertono a disturbare.» Mormorò, accarezzando delicatamente la mia guancia.
«No, Reggie ha ragione, non so come fai a stare con me.» Contestai con voce flebile, mentre una lacrima minacciava di venir fuori, trovando una scappatoia. Toni si affrettò ad asciugarla, inducendomi ad alzare il volto.
«Da quando Cheryl Blossom si fa intimidire così tanto?» Domandò confusamente, piegando vagamente il volto, cercando di comprendere cosa stesse accadendo.
«Da quando ho capito che le persone hanno ragione.» Contestai, stringendomi nelle spalle.

«Sono due idioti, non me ne frega nulla di quello che pensano. Come non me ne frega nulla dell'opinione che le altre persone hanno su di te. Sei la mia ragazza, Cheryl, e ti amo. Non c'è persona che ti conosca meglio di me, e non sai quando sia grata alla vita per avermi dato la possibilità di incontrarti.  Sei la cosa più preziosa che ho. Non lasciare che delle persone esterne possano  farti venire delle paranoie. Loro non hanno nulla a che vedere con la nostra relazione. Okay?» Annuii flebilmente in risposta, cercando di lasciarmi convincere dal suo discorso, pur sapendo che le paranoie  continuassero a girare nella mia testa.

«Vieni qui.» Mormorò, aprendo le braccia nella mia direzione, lasciandomi rifugiare al suo interno. Era incredibile come riuscissi a sentirmi al sicuro racchiusa nella sua stretta confortante.
«Grazie.» Replicai, aumentando la presa delle mie braccia attorno alle sue spalle, non volendo lasciarla andare.
«Non devi ringraziarmi, lo sai.» Affermò, tenendo una presa ben salda attorno a me.

«Comunque ti ho messo il cornetto nell'armadietto, devi mangiare qualcosa. Staremo a scuola fino alle quattro, e alla mensa non sai mai se puoi effettivamente trovare qualcosa di buono.» Aggiunse, tirandosi indietro dall'abbraccio per far incontrare i nostri occhi. Distolsi immediatamente lo sguardo, sentendo un grande senso di colpa soccombere il mio organismo. Dovevo dirglielo, doveva saperlo. Non potevo continuare a mentire.
Ma cosa sarebbe successo dopo? Come avrebbe reagito dinnanzi ad un argomento simile. Se le avessi riferito la situazione nella quale ero violentemente precipitata, avrebbe comunque deciso di rimanere al mio fianco? O avrebbe definito il tutto troppo problematico e si sarebbe allontanata? Come avrei fatto a comprendere effettivamente quello che sarebbe potuto accadere? Nom volevo perderla, lei era tutto ciò che aveva la capacità di tenermi in vita.
«Non ho fame TT, davvero. Ti ringrazio però.» Replicai, lasciandole un lungo bacio sulla guancia, prima di salutarla brevemente per dirigermi nella classe dove avrei dovuto tenere la lezione di chimica. Le ore passarono velocemente, e tristemente giunse l'ora di pranzo. Non volevo andare in mensa, non volevo ritrovarmi costretta a mangiare in mezzo ad una moltitudine di gente. Sentivo la preoccupazione propagarsi in me, mentre i nervi cominciavano a tenderei a causa dell'ansia. Non volevo essere fissata, non volevo essere guardata, non volevo che qualcuno comprendesse che ci fosse qualcosa che non andasse.

Sgattaiolai lentamente fuori dall'aula, immettendomi nel corridoio insieme al tumulto di persone che si stavano indirizzando verso la sala pranzo. Cercai di confondermi tra loro, scampando dalle occhiate che mi venivano fornite. Ma tutto quel movimento non fece altro che amplificare la mia paura, e il mio stato di allerta. Raggiunsi velocemente l'armadietto, prendendo il cornetto che Toni aveva precedentemente riposto al suo interno, insieme ad un paio di merendine che avevo preso qualche giorno prima alla macchinetta. Mi nascosi ancora una volta tra i vari studenti, riuscendo a raggiungere tranquillamente lo spogliato goiò.

Nonostante sapessi che gli allenamenti si tenessero solamente nel pomeriggio, perlustrai attentamente l'ambiente circostante, sedendomi sulla panchina dopo essermi accertata di essere l'unica presente in quello spazio. Sentivo le emozioni negative travolgere il mio organismo, senza una reale motivazione. Tutto quello che potevo percepire era un eccessiva sensazione di vuoto, dilaniante, capace di privarmi di ogni singola porzione di lucidità. Ero velocemente precipitata in questa malattia, e più tentavo di uscirne, più rimanevo incastrata in essa.

Iniziai a divorare tutte le pietanze che mi ero portata, cercando di affogare i pensieri negativi nel cibo, volendo spegnere il cervello per qualche momento, seguendo l'onda del flusso che oramai si era stabilizzato. Quando terminai tutto, però, le sensazioni non fecero altro che amplificarsi. Sentivo lo stomaco incredibilmente gonfio, mentre i miei occhi si scurivano di lacrime osservando le buste di quello che avevo appena mangiato. Mi facevo schifo. Ero un disastro. Un fortuitissimo disastro. Non sarei mai stata capace di uscire da tutto quel trambusto che avevo creato.

Senza pensarci due volte mi alzai di scatto, raggiungendo uno dei bagni posti vicino alle docce. Presi l'elastico che avevo intelligentemente temuto attorno al polso, facendomi una crocchia alta, prima di inginocchiarmi dinnanzi al gabinetto. Utilizzai tre dita per buttare fuori tutto quello che avevo ingerito, cercando di scaricare un minimo la sensazione di schifo che provavo. Utilizzai, ancora una volta, il vomito come compensazione, come mezzo per limitare l'estremo odio che stavo provando per me.

Ero così presa da quel che stavo facendo, nel tentativo di buttare fuori il più possibile, non volendo ingrassare, che non mi accorsi dei rumori che provennero dall'esterno, prima che la porta venisse aperta.

«Cheryl...» Un sospiro sommesso mi fece completamente pietrificare. Non poteva essere davvero lì. Non poteva aver assistito a quell'atto deplorevole. Rimasi pietrificata, non trovando nemmeno il coraggio di girarmi nella sua direzione. Mi sentivo soffocare. Avrei davvero voluto sparire sotto metri e metri di terra, senza avere la possibilità di risalire in superficie.

Mi affrettai a prendere della carta igienica, pulendomi la mano prima di scaricare velocemente lo sciacquone. Ero sopraffatta dalle emozioni, sopraffatta dalla vergogna per essere stata scoperta, ancora una volta. Prima da nana Rose, poi da Toni. Mi accasciai completamente al suolo, appoggiando la schiena contro il pavimento, portandomi le ginocchia al petto prima di scoppiare in un pianto incessante. Avevo tentato con tutte le mie forze di trattenere quelle emozioni, ma oramai ogni tentativo era divenuto impossibile. Tutto quello che potevo fare era lasciare andare quello che stavo trattenendo così egoisticamente.

Iniziai a tremare, mentre il pianto diveniva man mano più forte, alimentato dai singhiozzi che stavano rendendo impossibile la mia respirazione. Avevo la vista scurita dalle lacrime, incapace di mettere a fuoco quel che stava accadendo attorno a me. Ma quando sentì un rumore forte, e vidi una macchia nera contro il pavimento, compresi che Toni aveva appena lanciato per terra la sua borsa, prima di inginocchiarsi davanti a me.

«Piccola, per favore guardami.» Affermò, cercando di incontrare il mio sguardo. Potevo sentire il tono della sua voce tremare, e seppur non riuscissi a vedere la sua espressione, ero certa che i suoi occhi fossero umidi a causa delle lacrime.
«È tutto okay, è tutto okay, sono qui. Sono qui.» Mormorò, sedendosi accanto a me, prima di afferrarmi i fianchi, lasciandomi adagiare sul suo grembo. Le circondai strettamente il collo, lasciando che le sue braccia mi stringessero dai fianchi, tenendomi ben attaccata al suo corpo. Nascosi la testa contro il suo petto, non riuscendo minimamente a stoppare il pianto mentre si prendeva cura di me.
«Va tutto bene, sono qui. Sono qui Cheryl, non sei sola. Va tutto bene.» Sussurrò dolcemente, lasciandomi dei cauti baci sulla cute, mentre iniziò a dondolarmi avanti e indietro, come si fa con i bambini nel tentativo di farli calmare.

Mi aggrappai a lei come se fosse la mia unica salvezza, e sapevo che era così. Non volevo lasciarla, non volevo separarmi e incontrare il suo sguardo. Non ne sarei stata capace.

Continuai a piangere ininterrottamente per dei minuti che parvero infiniti, mentre Toni continuava a prendersi cura di me, sussurrandomi delle parole di conforto contro l'orecchio, accarezzandomi la schiena e lasciandomi qualche dolce bacio sul volto. Era incredibile e altrettanto spaventoso il potere che riusciva ad esercitare su di me.

«Se continui a stare qui farai tardi a lezione.» Affermai a fatica, a causa del fiato corto, non appena riuscii a smettere di piangere, nonostante i singhiozzi continuarono a uscire ferocemente dalle mie labbra.
«Fanculo a quella stupidissima lezione. Non c'è nulla che sia più importante di te, per me. Mettitelo in quella testa. Non vado da nessuna parte.» Affermò duramente, nel tentativo di far giungere quelle parole alla soglia della mia comprensione. Non riuscii a dire nulla. Tutto quello che fui capace di fare fu accoccolarmi ancor di più contro di lei, aumentando la stretta che stavo tenendo attorno alle sue spalle. Sentivo così tanto dolore invadere il mio organismo, al punto che quell'abbraccio sembrava non bastarmi per curare le ferite che stavano ampiamente sanguinando dentro di me.

Passammo una ingerente quantità di tempo in quel bagno, senza pronunciare la minima parola, mentre continuavo a tremare contro il suo corpo.

«Dai, andiamo » Mormorò, lasciandomi un tenero bacio sulla tempia. Scossi incessantemente il capo, cercando di farle capire che non avevo la minima intenzione di tornare in classe, e affrontare la giornata.

«Andiamo a casa.» Aggiunse, sollevandosi con molta difficoltà da terra, continuando a tenermi in braccio. Avvolsi strettamente le gambe attorno al suo bacino, mentre lentamente si avviava al di fuori dello spogliatoio.

«Manderò un messaggio a Betty per dire alla preside che siamo dovute scappare urgentemente perché ti sei sentita male.» Come se potesse leggermi nella mente, trovo immediatamente una soluzione alla preoccupazione che stava iniziando ad affliggermi.

Quando arrivammo a casa, Toni andò immediatamente verso la camera da letto, facendomi sdraiare sul materasso. Rimasi pietrificata quando si allontanò da me, non sapendo cosa dire o come agire. Mi sentivo di troppo. Sentivo di averla messa in una situazione difficoltosa, e non sapevo cosa fare per farmi perdonare.

L'osservai girovagare per la stanza, mentre lentamente si toglieva i vestiti che aveva indosso, prima di prendere una semplice maglietta larga dal suo armadio, infilandola velocemente. Successivamente si girò nuovamente nella mia direzione, regalandomi un tenero sorriso seppur estremamente triste.

«Vuoi qualcosa di più comodo?» Domandò dolcemente, avvicinandosi al letto. Scossi freneticamente il capo, non avendo la minima intenzione di farle vedere il gonfiore che aveva attanagliato il mio fisico.
«Okay.» Mormorò, stendendosi accanto a me. Il letto ad una piazza singola ci costrinse a dover stare estremamente appiccicate, ma nessuna delle due era intenta a lamentarsi per questo.

Chiusi gli occhi non appena allungò una mano sul mio volto, rimboccandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di lasciar sostare la sua mano sulla mia gota, accarezzandola con dolcezza. Sentivo la mia pelle fondersi contro il suo tocco, mentre cercavo di incanalare tutte le emozioni positive che mi stava donando in quel momento.

«Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo.» Mormorai con un tremolio nella voce, lasciando che il mio corpo venisse completamente scosso contro il materasso.
«Sh, è tutto okay. Non c'è nulla di cui tu debba dispiacerti piccola, quello che ti sta succedendo non è facile da ammettere.» Affermò dolcemente, stringendomi contro il suo corpo, insinuando una mano sotto il tessuto della mia maglietta, iniziando a raschiare le unghie contro la mia schiena, facendomi rilasciare dei sospiri tranquilli.

«Da quanto va avanti?» Domandò, continuando i suoi movimenti delicati, cercando di non dare sfogo a qualche reazione esagerata. Spalancai gli occhi, incontrando immediatamente i suoi che si scurirono vagamente di paura.
«Scusa, non dovevo essere così diretta. Quanto ti sentirai pronta me ne parlerai. Sono solo spaventata.» Mormorò, lasciando che una lacrima solcasse la sua guancia. Mi affrettai ad alzare il braccio, portando una mano sulla sua gota per asciugarla, prima di accarezzarle la pelle delicata. Era così dolce. Cosa avevo fatto per meritarla?

«Non hai nulla di cui scusarti TT. Va avanti da mesi. Io-... sono così dispiaciuta per non averti detto nulla. Non sapevo da dove cominciare, non sapevo come spiegare effettivamente la situazione ed ero davvero terrorizzata dalla possibilità di perderti.» Non feci in tempo a terminare il mio discorso che le sue labbra si schiantarono contro le mie, trasmettendomi tutto l'amore che provava per me.
«Non mi perderai mai. Non ho intenzione di andare da nessuna parte senza di te. Non ti faccio una colpa per non avermelo detto, ma avresti dovuto farlo, piccola. Avrei potuto aiutarti da molto prima, starti molto più accanto.» Affermò, allungando la sua mano verso la mia, intrecciando le nostre dita, prima di portarsele alla bocca e lasciarmi un casto bacio sul dorso.

«Lo so, mi dispiace.» Mormorai tristemente, serrando le palpebre non appena un lungo bacio mi venne premuto sulla fronte.
«È tutto okay, ora cerca di riposare un po'. Parliamo dopo. Ora tutto quello che devi fare, amore mio, è rilassarti. Io sono qui, sarò sempre qui.»


Spazio autrice 

Non ho riletto nemmeno questa perché non ne avevo minimamente voglia, quindi scusatemi per degli eventuali errori. 

Spero possa piacervi nonostante la tematica sia forte.

Buona giornata.

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