MUDDY PUDDLE

Galing kay AppleAnia

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Giuseppina ha ventiquattro anni, è stata lasciata dal fidanzato, non ha un lavoro fisso e pubblica online fan... Higit pa

PERSONAGGI
PREMESSA
1 • IL PARADISO DEL PERFETTO MISANTROPO
2 • LA PRIMA REGOLA DEL SUCCESSO
3 • IL MIO GIORNO FORTUNATO
4 • TI ANDREBBE DI BALLARE CON ME?
5 • LA FINESTRA
6 • UNO DI NOI
7 • UN PIEDE NELLA FOSSA
8 • LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA INFANZIA
9 • CLASSE A
10 • IL GUFO
11 • PERCHÉ IO LA ODIAVO
13 • CHEMISIER
14 • GUARDRAIL
15 • ENGLISH SETTER
16 • EX
17 • CALCIO A OTTO
18 • DUE ETTI DI LONZA
19 • I COLORI DELL'ARCOBALENO
20 • UN ALTRO SOSPETTATO
21 • MASCHIO DA EXPO
22 • MA QUINDI PERCHÈ LA SCHIENA FELINA GUARDA SEMPRE IL CIELO?
23 • EFFLUVI
24 • UNICA COLPA? ESSERE PIÙ BELLA DI TE
25 • IL COLPEVOLE SARÀ LASCIATO SOLO
26 • INTO THE WOODS
27 • PASSEPARTOUT
28 • STORMYVENETIA
TRE MESI DOPO
RINGRAZIAMENTI

12 • RODEO

199 35 605
Galing kay AppleAnia

Adoro l'appartamento di Peter. Si trova nel cuore del paese ed è un graziosissimo bilocalino soppalcato, con il pavimento di parquet chiaro e arredato con pochi e selezionatissimi pezzi di design bianchi e neri, dalle linee pulite e minimali.

Non proviamo per niente a riprendere il discorso del mio libro, per fortuna. Perché, non appena varchiamo la soglia, io gli salto letteralmente addosso.

«Hai il piercing sulla lingua» dice, ansimando per riprendere fiato.

«Ah, sì» rispondo.

E anche un gufo sulle mutande.

«Sai cosa mi fa venire in mente?» mi sussurra, e intanto mi stringe tre le sue grossa braccia muscolose e tatuate.

Beh, sì. In realtà lo so. È la stessa cosa che viene in mente a tutti.

«Ho una mezza idea» bisbiglio. «Vogliamo scoprire se ho capito bene?»

Peter non mi risponde, si limita a sfoderare uno dei suoi sorrisi sconcertanti. Certo che vuole scoprirlo. Non è mica uno qualsiasi, lui. È Peter Potato in persona. Lo stesso Peter Potato che ho visto esibirsi in decine di concerti, in mezzo alla folla urlante, lo stesso Peter Potato che ha scritto Vegetables in the Wind. Mi sembra piuttosto normale che sia abituato a mettersi seduto comodo e a lasciare che le donne lo adorino. Immagino che, a Londra, persino attrici, cantanti famose e super modelle debbano mettersi in fila per provare a indovinare cosa gli fa venire in mente il piercing sulla lingua. Anzi, è addirittura possibile che ci sia un sistema di prenotazione online per questo genere di cose, magari una categoria dedicata in Eventi su TicketOne.

«Posy?» mi richiama, preoccupato, inclinando la testa da un lato per guardami in faccia. «Ti sei offesa?»

«Non mi sono offesa» mi affretto a rispondere. «Anzi, mi piacciono gli uomini decisi».

Ed è vero. Siccome non sono mai stata brava a fare niente, sono abituata ad accontentarmi. Ma, almeno nel sesso, l'unica sfera della mia vita esente dal giudizio di mia madre, so quello che voglio. E sono poco disposta a scendere a compromessi.

«Bene» mi sussurra nell'orecchio. «Allora andremo d'accordo».

Gli lancio un sorriso seducente che confermi quanto ho appena detto, lo spingo sul divano e, molto lentamente, inizio a sbottonargli i pantaloni. Scarto febbrilmente quella sorpresa agognata per tantissimo tempo, immaginata e meticolosamente descritta tante di quelle volte che, ormai, dovrebbe quasi risultarmi familiare, credo.

E, infatti, quando mi compare davanti alla faccia, ho come l'impressione di trovarmi di fronte a un vecchio amico. Un vecchio amico decisamente molto d'ispirazione. Visioni confuse e affannose di Ronja e Percival che si dimenano uno sopra l'altro nel fienile si agitano nella mia mente mentre comincio a darmi da fare.

Sono piuttosto brava, in questo. Simon era molto soddisfatto quando gli dedicavo questo genere di attenzioni, nonostante fosse... sì, insomma, nonostante fosse omosessuale. O forse proprio per quello? Perché poteva reclinare la testa, chiudere gli occhi e immaginare che in ginocchio tra le sue gambe ci fosse il suo contabile con la barba?

Ma non è il momento di pensare a Simon, comunque.

Riprendo la concentrazione e alzo uno sguardo seducente sul volto di Peter. Ma anche lui ha la testa reclinata e gli occhi chiusi. Forse, a giudicare dallo stato di totale abbandono del suo corpo sul divano, addirittura ribaltati all'indietro.

Cazzo. Forse non sono così brava, alla fine, se sembra che Peter si stia appennicando.

«Perché ti sei fermata?» mi domanda, socchiudendo appena gli occhi.

«Ah no, niente» rispondo, come se i contabili con la barba fossero l'ultimo dei miei pensieri.

«Non importa» sussurra. «Ti va di andare di sopra?»

Si ridesta dall'inspiegabile stato di torpore in cui la mia fellatio lo ha ridotto, si china su di me e mi sussurra:

«Potresti salire tutta nuda, che ne pensi?»

Che ne penso? Penso che sia un'idea favolosa che mi consentirà di sbarazzarmi delle mutande con il gufo prima che sia troppo tardi.

Ma è tutto un po'... non so... strano. Peter che raggiunge la camera da letto sul soppalco con i pantaloni mezzi calati e io che sto qui in soggiorno a spogliarmi da sola. Indugio qualche secondo prima di liberarmi degli stivali da vaccona. Mi fanno venire in mente Danny, che mi ha aiutato a sceglierli solo qualche ora fa. Non so perché, ma sono sicura che lui non sia il tipo di ragazzo che aspetta mummificato sul letto mentre la sua donna si spoglia da sola in soggiorno.

No, forse no. Però, a quanto pare, è il tipo di ragazzo capace di fratturare il setto nasale a un amico. E di lasciare che un'amica venga bullizzata senza muovere un dito per aiutarla. Devo cercare di non dimenticarmene.

Comunque, devo ammettere, dopo essermi disfatta del rapace, mi sento molto più tranquilla e sicura di me stessa. Attraverso quindi la stanza a passo deciso e salgo le scale ancheggiando.

Peter, infatti, è già steso sul letto, con ancora la camicia e il cappello da cowboy indosso.

«Vieni qui, Posy» rantola, e io mi chiedo se sia un invito a consumare un rovente rapporto sessuale o se stia per sussurrarmi le sue ultime volontà prima di tirare le cuoia.

«Wow, sei una visione» sussurra, sofferente. «Ti piacciono le maniere forti, dunque?»

«Sì, beh, proprio forti non direi» ridimensiono, perché temo che, in questo momento, un sforzo anche minimo possa risultargli fatale. «Diciamo non esageratamente delicate».

Peter si solleva sui gomiti, mi attira a sé cingendomi le spalle con un braccio e mi bacia.

«Ok, piccola» bisbiglia. «Sei con la persona giusta. Vieni qui».

Bene. Mi piace questo spirito di iniziativa. Lo raggiungo sul letto e gli strappo di dosso la camicia a maniche corte che mi ha francamente stufata.

Uhm, ok. Anche questo è d'ispirazione. Accarezzo il suo torace largo e abbronzato e gli addominali lavoratissimi mentre lui, in un impeto di passione, finalmente, mi stringe il sedere nelle mani e mi aiuta a sistemarmi a cavalcioni sopra di lui.

È il momento. Siamo pronti. Ok, Percival Parker-Potato. Vediamo chi è più bravo a cavalcare, adesso. Gli appoggio le mani sui pettorali tatuati e mi lancio in un rodeo talmente tumultuoso che quasi mi aspetterei che cominciasse a muggire sotto di me.

Lui però, anziché ansimare e produrre versi animaleschi come sarebbe giusto e onesto, dopo quel fugace guizzo ha lasciato cadere le braccia lungo i fianchi, non si è più mosso e non ha più fiatato. Ma io non mi perdo d'animo per così poco. Gli sfilo il cappello da cowboy, me lo metto in testa e vado avanti come un'amazzone inferocita, spingendo più forte che posso.

Ma niente.

Peter ha ancora gli occhi chiusi e le braccia abbandonate sul materasso; la sua espressione non muta di una virgola, neanche quando modifico il ritmo da "trotto allegro" a "rischio frattura bacino". Dalle sue labbra perfette non esce alcun muggito né suono di altro tipo, mentre io sono qui sudata e affannata e con i quadricipiti in fiamme a produrre incresciosi gemiti e altri rumori imbarazzanti.

Però, insomma, è Peter Potato. Ne vale la pena. Non è una cosa che mi ricapiterà, un giorno. Devo approfittane ora. Sì, ecco, approfittare è proprio il termine adatto. Cioè, l'impressione è proprio quella di essere a letto con una persona in preda a un calo glicemico.

Forse, nonostante tutto, sono ancora troppo delicata. Insomma, ha lasciato intendere di amare le maniere forti. E che maniere forti siano, dunque. Faccio scivolare una mano tra le sue clavicole e poi, con decisione, gliela stringo intorno al collo. Non sono propriamente abituata a fare cose del genere, ma sono disposta a mettermi in gioco se questo può servire a dargli piacere.

O, per lo meno, a generare una reazione. Reazione che, però, stenta ad arrivare. Forse non sto stringendo abbastanza? Serro ancora di più la presa, mentre persevero nella mia fiaccante galoppata.

Non funziona. Ha ancora gli occhi chiusi e le labbra serrate. Gli affondo le dita nel collo, ho i polpastrelli premuti contro i suoi principali vasi sanguigni all'interno dei quali il sangue pompa impetuos-

Un momento. Siamo sicuri che questa assenza di impetuosità vascolare sia un buon segno? Mollo subito la presa e la sua testa ciondola da un lato.

«Cazzo!» urlo. «Peter?»

Cazzo. È svenuto? È morto? Ho strangolato Peter Potato? Cosa dirà Belinda quando leggerà la notizia sul giornale? Le sembrerà una campagna promozionale sufficientemente d'impatto?

«Oh, Posy» dice lui, all'improvviso, senza aprire gli occhi, «sei fantastica».

«Sono fantastica?» domando, costernata, prendendogli il viso tra le mani. «Stai bene?»

«Benissimo» risponde. «Mi piaci da impazzire».

Bene, almeno questo.

«Se ti andasse di provare qualcosa di... diverso... dovrei avere un giochino, lì nel cassetto».

Questa mi sembra veramente un'ottima idea, dopo lo spavento che mi sono presa. Un bel giochino potrebbe essere un gradevole diversivo, visto che qui le uniche maniere forti che vedo sono quelle che sto usando contro me stessa per combattere la tentazione di fuggire via.

Smonto dalla mia cavalcatura con le cosce indolenzite e mi allungo per aprire il cassetto del comodino. Mi piacciono i sex toys. Simon me ne aveva regalato uno carinissimo in silicone sfumato rosa a forma di corno di unicorno e lo aveva fatto personalizzare facendoci incidere sopra il nostri nomi.

Ora che ci penso, dove è finto? Non lo vedo da un bel po'.

Oddio.

Deve essere rimasto a casa sua. In effetti non è da escludere che Simon lo stia impugnando proprio in questo momento, l'estremità con il suo nome stretta nella sua mano e quella con il mio pronta a profanare orifizi su cui non vorrei indugiare un secondo in più.

«Non c'è?» domanda Peter.

No, per esserci c'è. Ma è qualcosa di sconvolgente. Di realmente scovolgente, intendo. Un affare vintage, un pisellone iperrealistico modello naturale, color carne, dotato di vene e di un agghiacciante paio di testicoli, con filo e telecomando a batterie che, per mia somma fortuna, si rivelano subito scariche.

«Peccato, non funziona» esclamo, scaraventando l'arnese più lontano possibile dal letto, tanto che finisce al piano di sotto.

«Peccato, sì» ripete. «Potremmo concludere con una bel lavoretto di mano, allora. Che ne pensi?»

Penso che va benissimo. L'importante è concludere perché, in tutta onestà, sono stremata.

Mi inginocchio accanto a lui sul materasso e mi dedico a questa pratica infame mentre lui, con la vitalità di una stella marina agonizzante, mi rantola un altro paio di assennate constatazioni su quanto io sia assolutamente favolosa.

Il terrificante amplesso, per fortuna, si conclude, dopo qualche minuto appena, nello stesso silenzio tombale in cui si è consumato, tanto che se non lo avessi visto con i miei stessi occhi afflitti, avrei stentato a crederlo.

«Posy, Posy» dice, e mi passa una mano dietro la nuca per attirarmi verso le sue labbra. «È stato favoloso. Resta con me, stanotte. Resta con me per sempre».

Ok, vi annuncio ufficialmente che con questo capitolo abbiamo raggiunto le MASSIME VETTE del trash. E la cosa più sconvolgente è che questa performance non me la sono  inventata di sana pianta in preda, che ne so, a un momento di delirium tremens o sotto l'effetto di qualche allucinogeno. No, questa cosa è successa davvero. Non a me (fortunatamentefkdhaslfgqerl) ma a una mia amica. E, mentre ascoltavo trasognata il suo racconto orripilato (e vi assicuro che non è una che si orripila tanto facilmente) ho pensato: QUESTA STORIA NON PUò FINIRE NEL DIMENTICATOIO, IL MONDO DEVE SAPERE. Così, alcuni mesi dopo, le ho chiesto il permesso per usarla come spunto per la mia scena di sesso supertrash in Muddy Puddle e lei mi ha risposto NE SAREI ONORATA (io le amiche me le scelgo a mia immagine e somiglianza, cioè non del tutto normali ahahahah). E vi dico che, se da una parte ho aggiunto qualche dettaglio che non c'era (tipo il cappello da cowboy, per fortuna ahahah), dall'altra ho dovuto ADDIRITTURA OMETTERE delle cose 💃🏻

Ma ora veniamo alla domanda che aspetto di farvi da quando ho iniziato la pubblicazione: È O NON È LA SCENA DI SESSO PIù BRUTTA CHE ABBIATE MAI LETTO?

Ps: e quindi, alla fine, abbiamo scoperto che il rapace sulle mutande di Peppa non era un gufo ma un barbagianni... ve lo sareste mai aspettato? ADORO SCONVOLGERE I LETTORI CON QUESTI PLOT TWIST *____*

Pps: ma quanto era carino Peter da piccolo, quando era solo un germoglino? 🥹

Ppps: anche la notizia dell'ottantenne con la badante è reale ahahahah

Baci baci

🦉AppleAnia🦉

Ipagpatuloy ang Pagbabasa

Magugustuhan mo rin

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