Leo (Io non ho finito)

By MariaCorrao5

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Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia? Com'è cambiata la sua vita quando si è t... More

Capitolo 1: Venerdì, 23 dicembre 2011
Capitolo 2: Sabato, 24 dicembre 2011
Capitolo 3: Domenica, 25 dicembre 2011
Capitolo 4: Lunedì, 26 dicembre 2011
Capitolo 5: Martedì, 27 dicembre 2011
Capitolo 6: Mercoledì, 28 dicembre 2011
Capitolo 7: Giovedì, 29 dicembre 2011
Capitolo 8: Venerdì, 30 dicembre 2011
Capitolo 9: Sabato, 31 dicembre 2011
Capitolo 10: Domenica, 1 gennaio 2012
Capitolo 11: Lunedì, 2 gennaio 2012
Capitolo 12: Martedì, 3 gennaio 2012
Capitolo 13: Mercoledì, 4 gennaio 2012
Capitolo 14: Giovedì, 5 gennaio 2012
Capitolo 15: Venerdì, 6 gennaio 2012
Capitolo 18: Lunedì, 9 gennaio 2012
Capitolo 60: Martedì, 21 febbraio 2012
Capitolo 61: Mercoledì, 22 febbraio 2012
Capitolo 66: Lunedì, 27 febbraio 2012
Capitolo 68: Mercoledì, 29 febbraio 2012
Capitolo 69: Giovedì, 1 marzo 2012
Capitolo 72: Domenica, 4 marzo 2012
Capitolo 103: Mercoledì, 4 aprile 2012
Capitolo 121: Domenica, 22 aprile 2012
Capitolo 134: Sabato, 5 maggio 2012
Capitolo 155: Sabato, 26 maggio 2012
Capitolo 157: Lunedì, 28 maggio 2012
Capitolo 159: Mercoledì, 30 maggio 2012
Capitolo 160: Giovedì, 31 maggio 2012
Capitolo 161: Venerdì, 1 giugno 2012
Capitolo 162: Sabato, 2 giugno 2012
Capitolo 163: Domenica, 3 giugno 2012
Capitolo 169: Sabato, 9 giugno 2012
Capitolo 170: Domenica, 10 giugno 2012
Capitolo 171: Lunedì, 11 giugno 2012
Capitolo 172: Martedì, 12 giugno 2012
Capitolo 173: Mercoledì, 13 giugno 2012
Capitolo 174: Giovedì, 14 giugno 2012
Capitolo 175: Venerdì, 15 giugno 2012
Capitolo 176: Sabato, 16 giugno 2012
Capitolo 179: Martedì, 19 giugno 2012
Capitolo 180: Mercoledì, 20 giugno 2012
Capitolo 181: Giovedì, 21 giugno 2012
Capitolo 182: Venerdì, 22 giugno 2012
Capitolo 183: Sabato, 23 giugno 2012
Capitolo 185: Lunedì, 25 giugno 2012
Capitolo 186: Martedì, 26 giugno 2012
Capitolo 187: Mercoledì, 27 giugno 2012
Capitolo 188: Giovedì, 28 giugno 2012
Capitolo 189: Venerdì, 29 giugno 2012
Capitolo 192: Lunedì, 2 luglio 2012
Capitolo 193: Martedì, 3 luglio 2012
Capitolo 194: Mercoledì, 4 luglio 2012
Capitolo 195: Giovedì, 5 luglio 2012
Capitolo 196: Venerdì, 6 luglio 2012
Capitolo 197: Sabato, 7 luglio 2012
Capitolo 198: Domenica, 8 luglio 2012
Capitolo 199: Lunedì, 9 luglio 2012
Capitolo 200: Martedì, 10 luglio 2012
Capitolo 201: Mercoledì, 11 luglio 2012
Capitolo 202: Giovedì, 12 luglio 2012
Capitolo 203: Venerdì, 13 luglio 2012
Capitolo 204: Sabato, 14 luglio 2012
Capitolo 205: Domenica, 15 luglio 2012
Capitolo 207: Martedì, 17 luglio 2012
Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012
Capitolo 209: Giovedì, 19 luglio 2012
Capitolo 210: Venerdì, 20 luglio 2012
Capitolo 211: Sabato, 21 luglio 2012
Capitolo 212: Domenica, 22 luglio 2012
Capitolo 213: Lunedì, 23 luglio 2012
Capitolo 214: Martedì, 24 luglio 2012
Capitolo 215: Mercoledì, 25 luglio 2012
Capitolo 217: Venerdì, 27 luglio 2012
Capitolo 218: Sabato, 28 luglio 2012
Capitolo 219: Domenica, 29 luglio 2012
Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012
Capitolo 221: Martedì, 31 luglio 2012
Capitolo 222: Mercoledì, 1 agosto 2012
Capitolo 223: Giovedì, 2 agosto 2012
Capitolo 224: Venerdì, 3 agosto 2012
Capitolo 225: Sabato, 4 agosto 2012
Capitolo 226: Domenica, 5 agosto 2012
Capitolo 227: Lunedì, 6 agosto 2012
Capitolo 229: Mercoledì, 8 agosto 2012
Capitolo 230: Giovedì, 9 agosto 2012
Capitolo 231: Venerdì, 10 agosto 2012
Capitolo 232: Sabato, 11 agosto 2012
Capitolo 233: Domenica, 12 agosto 2012
Capitolo 234: Lunedì, 13 agosto 2012
Capitolo 235: Martedì, 14 agosto 2012
Capitolo 236: Mercoledì, 15 agosto 2012
Capitolo 237: Giovedì, 16 agosto 2012
Capitolo 238: Venerdì, 17 agosto 2012

Capitolo 74: Martedì, 6 marzo 2012

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By MariaCorrao5

"Allora..., vediamo un po'...".

È da un'eternità che la prof. di geografia sta scorrendo il registro per decidere chi interrogare, ed io sussulto ogni volta che il suo dito si sofferma sulla parte iniziale dell'elenco. Sto sperando con tutto me stesso che non mi chiami, perché ieri non avevo per niente voglia di studiare e sono impreparato.

"Francesco..." dice sollevando la testa dal registro; lui si alza e va alla cattedra, ma io non mi sento per niente sollevato perché di solito ne chiama almeno due alla volta. "E... facciamo... Leo!".

Ecco! Siamo a posto!

"Ma è proprio sicura, prof.?" le domando cercando di essere il più convincente possibile. "La globalizzazione è un tema importante, eh?! Sicuramente vuole sentirlo da qualcuno che glielo spiega meglio! Guardi! Donata ha la mano alzata!"

"Sì, sono sicura" mi risponde lei annuendo. "Voglio sentirne parlare proprio da te. Scommetto che me la spieghi in modo molto interessante".

Cazzo! Di solito in qualche modo me la cavo e riesco sempre a intortarla, a dirle qualcosa, ma stavolta non ho nemmeno aperto il libro, e quando la settimana scorsa l'ha spiegato, io ero perso a pensare a Giulia. Stavolta è un brutto voto assicurato! E poi papà chi lo sente! Mi trita le palle per un mese!

"Vede..., è che..., diciamo che ieri..."

"Non hai studiato?" mi domanda incrociando le braccia.

"Io volevo, eh?! Glielo giuro! Ma..."

"Ma cosa? Che giustificazione hai stavolta? Sentiamo!".

Nessuna giustificazione, e sono nella merda fino al collo.

"Era in ospedale da sua madre!" esclama Alberto a voce alta. "Professoressa, deve capirlo, poverino!".

Ma poverino ci sarai te, razza d'idiota! Come cavolo ti permetti di parlare dei cazzi miei?!

Mi giro verso di lui e gli lancio un'occhiataccia, intimandogli di chiudere quella boccaccia larga che si ritrova.

"Tua madre è ancora in ospedale, Leo?" mi domanda la prof.

Ma che palle! Parlare di questo davanti a tutta la classe era proprio l'ultima cosa che volevo!

"Sì..." dico alzando gli occhi al cielo.

Lei resta per un attimo in silenzio, poi la sento chiaramente sospirare. "Va bene. Facciamo che ti interrogo la prossima volta."

"Ok, grazie."

"Ma me lo segno, eh? Martedì 13. E mi ripeti il programma delle ultime tre settimane."

"Va bene".

"Mi raccomando. Non avrai altre proroghe."

"Va bene, ho capito. Grazie".

E devo pure ringraziare Boccaccia Larga, che parlando a sproposito stavolta mi ha aiutato, ma ovviamente non ci penso proprio a dirgli grazie. È già tanto se non lo meno, dato che continua a non tacere.

"Ottima decisione professoressa!" dice non ancora contento. "Vede? Leo aveva una giustificazione valida!"

"Vieni tu al posto suo" gli risponde lei.

Grande!

"Io...?!" le domanda lui imbarazzatissimo. "Ma mi ha interrogato l'altra volta!"

"Fa lo stesso. Ti voglio risentire. O anche tu hai una giustificazione valida?".

No, non ce l'ha. E gli tocca farsi interrogare. Ben gli sta!

"È il karma delle boccacce larghe...!" bisbiglio io quando lui mi passa accanto per andare alla cattedra.

A ricreazione mi avvicino a Valentina che è rimasta seduta al banco a ripassare italiano per la prossima ora; tutti gli altri invece sono usciti dalla classe. Le chiedo se mi presta i suoi appunti di geografia, ché non ho idea di quale sia il programma delle ultime tre settimane. Non è la prima volta che chiedo il suo aiuto, ed è sempre molto carina e disponibile.

"Sì, certo" mi risponde prendendo il quaderno dallo zaino. "Tieni."

"Grazie mille! Faccio le fotocopie e domani te lo riporto!"

"Va bene anche dopodomani" mi dice con un sorriso.

"Meglio domani, che poi va a finire che me lo scordo."

"Ok."

"Una volta ho chiesto gli appunti a Donata, ma poi non c'ho capito niente!" esclamo ridendo. "Ha una calligrafia assurda! E poi c'erano un sacco di paroloni incomprensibili, ed erano troppo dettagliati! I tuoi sono perfetti!"

"Grazie. Mi piace semplificare le cose."

"Perfetto per me!".

Lei sorride e resta per un attimo a guardarmi in silenzio, mettendomi un po' in imbarazzo.

"Senti, scrivimi qualcosa sul diario!" dice poi porgendomelo. "Siamo a marzo e sei l'unico che non mi ha scritto ancora niente!"

"E che ti devo scrivere?" le chiedo agitando il diario.

"Quello che ti pare. Anzi, dammi il tuo, così ti scrivo qualcosa anch'io".

Io rido e scuoto la testa. "Io manco ce l'ho il diario!"

"Come no? Nel senso che l'hai dimenticato a casa?"

"No, nel senso che quest'anno non l'ho proprio comprato."

"E dove li scrivi i compiti?"

"Sui quaderni, o su dei fogli volanti" le rispondo stringendomi nelle spalle. "Che ovviamente perdo sempre."

"Aaah, adesso capisco tante cose!" esclama lei ridendo, mentre io mi siedo nel posto vuoto accanto a lei. Noemi oggi non c'è, è assente da ieri.

Apro il diario e comincio a sfogliarlo, in cerca d'ispirazione. Non è il genere di cose che amo fare, non sono certo il tipo da dediche sdolcinate.

"Comunque non è che ci sono proprio tanti compiti qui, eh?!" le dico sorridendo divertito, e lei si gira verso di me.

"Li scrivo a matita, e dopo che li faccio li cancello, così ho spazio per riempirlo d'altro!"

"Aaah, lo vedo!".

Non c'è praticamente una pagina libera, tra le robe che scrive lei e quelle che gli hanno scritto gli altri.

"Quella di Alberto è la dedica migliore, eh?!" esclamo leggendola a voce alta. "A una ragazza che anche se si chiama Va... lentina, ha il cervello che va molto veloce."

"Sì, lui è proprio unico!" ride lei.

"E per fortuna! Pensa se ce ne fossero due così! Poveri noi!".

Daniele invece le ha lasciato il suo numero di cellulare con scritto "Ciao bellezza, chiamami". Pure lui è proprio unico, per fortuna. Forse a forza di elemosinare in giro da tutte, qualcuna disposta a dargli qualcosa la trova.

Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

(Kurt Kobain)

Questa l'ha scritta lei, è la sua calligrafia. Bella. La penso esattamente così.

Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

Nel rileggerla, un brivido freddo mi attraversa la schiena, non so perché, e giro velocemente pagina cercando uno spazio libero per scrivere qualcosa.

"Oh! Che bella!" esclamo osservando una L stilizzata che occupa una pagina intera.

Lei solleva lo sguardo dal quaderno di italiano e lancia un'occhiata al diario. "Ah sì..." dice con un sorriso un po' imbarazzato. "L'ha fatta Noemi. Lei è bravissima a disegnare."

"È fichissima! Appena torna le chiedo se la fa anche a me."

"Peccato che non hai il diario!" mi dice lei ridendo.

"E vabbè! Gliela faccio fare su un foglio!"

"Che poi perderai!"

"Non lo perdo! Me l'attacco in camera! Ma perché ti ha disegnato una L?".

Lei arrossisce e abbassa lo sguardo. "È l'iniziale del ragazzo che mi piace."

"Aaah! Ti piace Luca, vero?!" esclamo puntandole l'indice contro.

"No. Non è Luca."

"Ah."

"Non sei nemmeno tu, eh?!" si affretta a dire, diventando ancora più rossa. "Non lo conosci, non viene a scuola qui."

"Ok ok...".

Finalmente trovo una pagina libera, ma non so ancora bene cosa scrivere. Forse potrei scrivere la strofa di una canzone che mi piace. Ok, scrivo un pezzo di With me, di solito alle ragazze piace.

I'll wait here forever just to,

to see your smile.

"Fatto"; le restituisco il diario, e lei lo legge subito.

"Bello..."

"È una canzone dei Sum41. Una delle mie preferite."

"Non li conosco, ma questa frase è bellissima."

"Grazie ancora per gli appunti" dico prendendo il quaderno di geografia e alzandomi.

"Prego..." mi risponde lei distrattamente, continuando a guardare il diario.

"Vado alla macchinetta. Vuoi qualcosa?"

"No..."

"Ok".

Ma poi mi chiama quando ormai sto per uscire dalla classe, e mi raggiunge.

"Senti..." mi dice mordicchiandosi le labbra. "Ecco..., a dire il vero quella L era per te."

"Per me?!" esclamo sorpreso e anche imbarazzato.

"Sì..."

"Ah... ok"; le sorrido, ma sono piuttosto a disagio e non so che dirle.

"Se ti va..., magari potremmo uscire... un pomeriggio dopo la scuola".

Valentina è molto carina e fino a una settimana fa non me lo sarei lasciato chiedere due volte, ma non posso proprio accettare.

"Scusa, è che..." le rispondo infilando le mani nelle tasche della felpa. "Credo... Credo di essere impegnato."

"Oh... Ma non dicevo per forza oggi... Va bene un altro giorno che sei libero."

"No, è che... Credo di essere impegnato con una ragazza. Cioè..., credo di starci insieme."

"Ma è una scusa perché non vuoi uscire con me?"

"No, è la verità..."

"E che vuol dire che credi di starci insieme?"

"Che... credo... Non lo so."

"Come fai a non saperlo?"

"Non sono pratico di queste cose, non ho mai avuto una ragazza fissa... Perciò... non lo so!"

"E la frase che mi hai scritto sul diario?" mi chiede lei incrociando le braccia.

"La... Oh quella!" esclamo passandomi una mano in mezzo ai capelli. "Quella è una delle mie canzoni preferite, tutto qui..."

"Ah... Va bene. Ok, fai conto che non ti abbia detto niente."

"Mi dispiace se per colpa di quella frase hai pensato che..."

"No, figurati... Non ti preoccupare" mi dice con un sorriso tirato, poi si gira e torna al suo banco.

"Scusami davvero...".

Forse dovevo scegliere un'altra canzone, non credevo di combinare un casino... È che ultimamente è davvero una delle mie canzoni preferite, la ascolto di continuo.

E mi fa pensare a Giulia.

Siamo nel bel mezzo dell'allenamento di pallanuoto quando Pietro dice a voce piuttosto alta: "Chissà per chi è venuta quella strafiga lì!".

Ci giriamo tutti verso le gradinate, e quando vedo che la strafiga in questione è Giulia, mi prende un colpo e per poco non mi bevo mezza vasca, ma cerco di non darlo a vedere e faccio finta di niente. Anche Mattia non dice niente e gli altri continuano a fare gli idioti finché non interviene il Coach, urlando che se non riprendiamo immediatamente l'allenamento manda fuori la strafiga e a noi ci tiene dentro per un'ora in più.

Riprendiamo tutti subito a nuotare, ma io prima lancio un'altra occhiata a Giulia che è mega imbarazzata e tiene lo sguardo basso. Anch'io sono in mega imbarazzo e per i primi minuti sono molto distratto, e il Coach continua ad urlare. Poi mi dico che non posso fare una figuraccia davanti a Giulia, perciò mi concentro sull'allenamento e cerco di dimenticarmi che mi sta guardando.

Quando finiamo ed usciamo, lei mi sta aspettando a bordo vasca con in mano il mio accappatoio.

"Ciao" le dico emozionato, togliendomi la cuffia, mentre i miei compagni proseguono per andare a prendere i loro accappatoi e passando accanto a noi non si risparmiano fischi e battutine.

"Ciao" mi risponde lei aiutandomi a mettere l'accappatoio. "Scusami... Ti ho messo nei casini?"

"Ma no! Nessun casino!" esclamo sorridendo. "Ma come hai fatto a capire che questo è il mio?" le chiedo stringendo l'accappatoio e allacciandolo.

"Dall'odore".

No, non ci credo!

"Cioè ti sei messa ad annusare tutti gli accappatoi e hai riconosciuto il mio dall'odore?!".

Lei scoppia a ridere e scuote la testa. "No, stavo scherzando. C'è scritto il tuo nome sull'etichetta."

"Ah davvero?"

"Sì."

"Dev'essere stata mia sorella! È una cosa in perfetto stile Asia!"

"Beh, è una cosa utile."

"Sì, dai..."

"Comunque scusami ancora."

"Ma smettila! Sono contento che sei venuta."

"Sì...?" mi domanda lei iniziando a giocare con l'elastico per capelli che ha al polso.

"Sì. Credevo che fossi impegnata oggi."

"Sì, in effetti è così. Ho un sacco da studiare. Ma recupero stasera."

"Andiamo a prenderci un gelato, allora?"

"Oh magari! L'altro giorno mi è rimasta una voglia...!".

Il gelato che mi aveva portato lei domenica, alla fine abbiamo dovuto buttarlo via. Io ho avuto il coraggio di assaggiarlo, ma oltre ad essere completamente sciolto, con tutti quei gusti mescolati faceva proprio schifo.

"Vado a farmi una doccia veloce e arrivo!" le dico sfiorandole i capelli.

"Va bene, io ti aspetto fuori."

"Ok".

Mi sono già allontanato di qualche passo quando mi rendo conto che tanto sono tutti dentro allo spogliatoio, Coach compreso, e allora torno indietro per un bacio veloce.


"Perché mi stai fissando?" mi chiede Giulia mentre ce ne stiamo seduti su una panchina a mangiare il gelato. "Sono sporca di gelato?"

"Eh? No no. Non sei sporca."

"E allora perché mi fissi?"

"Perché sei troppo bella" le rispondo pensando a voce alta.

Lei sorride e mi appoggia una mano sul collo; è fredda e mi fa rabbrividire, ma al tempo stesso mi trasmette un forte senso di calore; poi scivola lungo il mio braccio, fino a trovare la mia mano.

"Comunque mi sa che l'intera squadra di pallanuoto adesso pensa che stiamo insieme!" esclama intrecciando le sue dita con le mie.

"Lo so" dico ridendo. "Ma... perché..., non stiamo insieme?".

Giulia fa un sorriso meraviglioso, di quelli che le fanno sorridere anche gli occhi, e mi stringe la mano. "Dici che stiamo insieme?"

"Dico di sì. Non vuoi?"

"Sì che voglio!"

"Ok... Allora adesso sei la miafidanzata?" le chiedo deglutendo, col cuore in gola.

"Sì, sono la tua fidanzata!".

La mia fidanzata.

È una sensazione inebriante, che mi dà alla testa.

Le appoggio una mano sul viso e restiamo per qualche secondo a guardarci negli occhi in silenzio; quando poi ci baciamo, è come prendere la scossa, e il cuore mi sta battendo così forte che sono sicuro che chiunque mi passasse accanto potrebbe sentirlo.

È un bacio lunghissimo, infinito. Sento il gelato che mi sta colando nell'altra mano, freddo, ma sento anche il calore della gamba di Giulia premuta contro la mia, il suo profumo dolce, la sua mano sul mio collo, sulla mia nuca, tra i miei capelli.

Sono felice.

Sopraffatto da mille sensazioni diverse, e felice.

Prendiamo l'autobus verso casa insieme, la lascio sedere al mio posto, continuiamo a baciarci senza riuscireba smettere, nemmeno quando scendiamo.

"Mi avevano detto che non sei il tipo che si impegna" mi dice lei afferrando il colletto del mio giubbotto.

"È così infatti. Non sono mai stato fidanzato."

"Giura!"

"Giuro!"

"E allora sei sicuro che non cambi idea domani? O addirittura subito, appena torni a casa?"

"Sono sicuro."

"Ok"; lei sorride e mi dà un altro bacio. "Adesso però è meglio se vado. Ho una montagna di compiti."

"Ti accompagno, dai, così stiamo insieme un altro po'."

"Oh... Va bene!" mi risponde lei felice.

Ci prendiamo per mano e camminiamo verso casa sua, lentamente, molto lentamente. Credo di non aver mai camminato così piano in tutta la mia vita.

"Adesso ci serve una canzone" dice Giulia stringendomi forte la mano.

"Che canzone?"

"Beh..., i fidanzati hanno sempre una canzone."

"Giusto. Ce l'ho!" esclamo io prendendo l'i-pod e le cuffiette dalla tasca del giubbotto.

"Ce l'hai già?"

"Sì."

"E qual è?"

"Aspetta".

Le passo un auricolare, io mi metto l'altro, e poi cerco With me.

I don't want this moment to ever end.
where everything's nothing without you.
I'll wait here forever just to, to see you smile.

"Sono a casa!"

"Era ora!"

"Mamma!".

Lascio cadere immediatamente lo zaino e il borsone sul pavimento, e corro da lei che è seduta sul divano.

"Ciao amore" mi dice mentre io le passo un braccio intorno alle spalle e inizio a riempirla di baci.

"Ma quando sei tornata?!"

"Stamattina."

"Stamattina?! E perché non mi avete avvisato, scusa?!"

"Volevo farti una sorpresa."

"No, me lo dovevi dire!" esclamo alzando la voce.

"Non volevo interferire con la tua giornata."

"Cavolo però, non è giusto! A saperlo, tornavo a casa dopo la scuola!"

"Dai, basta. Adesso siamo insieme, no?"

"Ma io volevo che al tuo ritorno fosse tutto perfetto!"

"È tutto perfetto!"

"Leo, tira fuori l'accappatoio dal borsone" mi dice papà passando dal soggiorno e andando verso l'ingresso. "E vai a stenderlo."

"Sì sì, dopo lo faccio."

"Ora. Dopo te lo dimentichi e va finire che prendi il mio come l'altro giorno!"

"Ma no, adesso lo stendo, tranquillo."

"Non mi piace che prendi le mie cose senza chiedere, lo sai."

"Ma sì, signor Sergente, lo so. A proposito, quand'è che mi presti quella giacca lì?" gli domando mentre indossa il giaccone nero che mi piace un sacco.

"Ti va troppo grande."

"Ma non è vero! Mi sta benissimo!Mamma, diglielo che mi sta benissimo!"

"Ti sta benissimo ma è un po' larga di spalle" risponde lei passandomi una mano tra i capelli. "Ancora un paio d'anni e sarà perfetta!"

"Allora tra un paio d'anni me la regali!" esclamo io puntando l'indice contro papà.

"Vedremo."

"Non te la regalerà mai" sospira la mamma scuotendo la testa. "È la sua giacca preferita."

"Eddai!"

"Vado" dice papà venendo a dare un bacio alla mamma.

"Hai preso la lista della spesa?" gli chiede lei.

"Sì, ce l'ho nel portafogli."

"Tanto pure con la lista ti dimentichi lo stesso qualcosa!" esclamo io ridendo.

"Preferisci andare tu?" ribatte lui con tono molto serio.

"No no. Vai pure tu. Mi prendi la Coca?"

"No. L'ultima volta hai bevuto una bottiglia in due giorni."

"Beh, due giorni, mica uno, scusa!"

"I patti erano che durasse una settimana."

"Seee una settimana! Che schifo, poi si sgasa!"

"E allora d'ora in poi ti prendo al massimo una lattina. Così non si sgasa."

"Eddai papà! Prendimi una bottiglia, giuro che la faccio durare."

"No."

"E allora prendimi una lattina!"

"No, per stavolta non te la prendo proprio. Come se non lo sapessi, poi, che la bevi spesso anche fuori casa!".

In effetti l'ho bevuta pure stamattina però mi piace anche averla in casa.

"Prendimi il succo di mela, almeno!"

"Va bene. Il succo di mela sì."

"Non scordartelo!"

"No, non me lo scordo. E tu non fare stancare la mamma."

"No che non la faccio stancare!" dico stringendola di più. "Me la coccolo e basta."

"E stendi quell'accappatoio!"

"Sì, sì...".

"Vedo che in mia assenza le cose non sono cambiate!" esclama la mamma scoppiando a ridere appena papà esce e richiude la porta.

"Ah no, per niente proprio! Anzi, secondo me è pure peggiorato!"

"Ma tu dove sei stato fino a quest'ora?"

"Beh, dopo la scuola sono stato a pranzo da Mattia e poi siamo andati insieme a pallanuoto."

"Sì, questo me lo ha detto papà, ma pensavo che dopo la pallanuoto saresti venuto a casa."

"Sono andato a prendere un gelato."

"Vedo!" dice lei guardando la manica del giubbotto che è tutta sporca.

"Eh..., mi si è sciolto".

Lei fa un sorrisetto divertito, sollevando le sopracciglia. "Che strano, di solito sei così veloce a mangiarlo..."

"Diciamo che... mi sono distratto" dico alzandomi dal divano e togliendomi il giubbotto.

"Ah davvero?" mi domanda lei sempre più divertita. "E con chi è che ti sei... distratto? Con Mattia?"

"Sì"; annuisco, sfregandomi un occhio, e mi risiedo accanto a lei. "Esatto."

"E sentiamo..., com'è che ti ha distratto Mattia? Baciandoti, per caso?"

"Oh sì! Bacia davvero benissimo!".

Lei scoppia a ridere e non posso fare a meno di ridere anch'io.

"Eri con Giulia?" mi chiede con un sorriso dolce.

"Sì..." ammetto ricambiando il sorriso.

"Quindi c'avevo visto subito lungo, sul fatto che questa ragazza ti interessa più delle altre...".

Io sospiro e alzo gli occhi al cielo, ma poi la guardo e le sorrido ancora. "Sì. E da oggi è la mia fidanzata."

"La tua fidanzata?!" esclama lei ridendo di nuovo, di gusto. "Del tipo che le compri l'anello e che la porti qua a cena per le presentazioni ufficiali?!"

"Eddai mamma! Sto dicendo sul serio!"

"Anch'io sto dicendo sul serio! Avete già fissato la data del matrimonio?!".

Lei ride, ride, ride, e poi le viene quella maledetta tosse.

"Non volevo prenderti in giro, scusa" mi dice accarezzandomi i capelli quando finalmente la tosse si placa. "Ma nemmeno ai miei tempi, i ragazzi chiamavano più fidanzata la ragazza che frequentavano!"

"Ma io voglio frequentare solo lei. E voglio che lei frequenta solo me. Perciò dico che è la mia fidanzata."

"Dire la mia ragazza non va bene?"

"No. Dev'essere chiaro che è una cosa seria."

"D'accordo, re Leone... Vieni qui" dice abbracciandomi e tirandomi verso di sé, facendomi appoggiare la testa sulle sue gambe. "Il mio Leone con la criniera da corvo..."; inizia ad accarezzarmi i capelli, poi si ferma un attimo e sospira. "Si è fidanzato!" esclama con un tono di voce a metà tra il divertito e l'orgoglioso.

Io rido e mi copro gli occhi con una mano, poi mi accoccolo contro di lei.

Sono a casa.

Era ora.

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