MUDDY PUDDLE

By AppleAnia

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Giuseppina ha ventiquattro anni, è stata lasciata dal fidanzato, non ha un lavoro fisso e pubblica online fan... More

PERSONAGGI
PREMESSA
1 • IL PARADISO DEL PERFETTO MISANTROPO
2 • LA PRIMA REGOLA DEL SUCCESSO
3 • IL MIO GIORNO FORTUNATO
4 • TI ANDREBBE DI BALLARE CON ME?
6 • UNO DI NOI
7 • UN PIEDE NELLA FOSSA
8 • LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA INFANZIA
9 • CLASSE A
10 • IL GUFO
11 • PERCHÉ IO LA ODIAVO
12 • RODEO
13 • CHEMISIER
14 • GUARDRAIL
15 • ENGLISH SETTER
16 • EX
17 • CALCIO A OTTO
18 • DUE ETTI DI LONZA
19 • I COLORI DELL'ARCOBALENO
20 • UN ALTRO SOSPETTATO
21 • MASCHIO DA EXPO
22 • MA QUINDI PERCHÈ LA SCHIENA FELINA GUARDA SEMPRE IL CIELO?
23 • EFFLUVI
24 • UNICA COLPA? ESSERE PIÙ BELLA DI TE
25 • IL COLPEVOLE SARÀ LASCIATO SOLO
26 • INTO THE WOODS
27 • PASSEPARTOUT
28 • STORMYVENETIA
TRE MESI DOPO
RINGRAZIAMENTI

5 • LA FINESTRA

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By AppleAnia

La lista dei motivi per odiare Susan Ellis, ormai, è talmente lunga che necessito di qualche secondo per ricapitolarla mentalmente:

1) È più bella, più alta, più magra e più diligente di me.

2) Ha baciato Danny al gioco della bottiglia mentre a me è toccato Paul Lloyd (ma il ragazzino rinsecchito di dieci anni fa, non lo strafigo che è adesso) con urlo e fuga annessi.

3) La sua tesi di laurea è stata pubblicata sul British Medical Journal mentre la mia, nelle migliori delle ipotesi, è finita nel bidone della differenziata e poi al macero.

4) È fidanzata con un figo stratosferico mentre la mia unica storia seria è finita quando il mio ragazzo mi ha scaricata per mettersi con un ragioniere maschio.

5) Mi ha letteralmente strappata via dalle possenti braccia tatuate di Peter Potato per trascinarmi in questa stanzetta e sparire.

Io, Raisa, Aveline, Zoe e i quattro figoni ci guardiamo in faccia, perplessi.

«Perché siamo qui?» domando, osservando l'ambiente intorno a me.

Suzy, dopo avermi praticamente assaltata, ha invitato noi otto, e soltanto noi, a seguirla su per la massiccia scalinata di marmo fino a uno studio al piano superiore. La saletta è piuttosto accogliente e somiglia un po' all'ambiente villereccio che mi ero immaginata. C'è un caminetto rustico al centro del quale il fuoco deve essere stato spento da poco e uno scricchiolante pavimento in assi di legno; le pareti sono interamente ricoperte da boiserie e librerie polverose e ci sono anche un pianoforte a coda che sembra molto antico e una robusta scrivania con il piano di pelle nera che guarda verso l'unico grande finestrone della stanza.

«Immagino che Susan voglia parlarci di qualcosa» mi risponde Raisa. «A noi soltanto, visto che siamo i suoi amici più cari».

Non ne sono convinta. Forse era così un tempo. Ma, ad oggi, Suzy dovrebbe essere realmente disperata per annoverarmi tre le sue amiche più care nonostante i dieci anni di silenzio. Comunque, visto che, mi rendo conto, i partecipanti sono i medesimi, mi auguro che non voglia lanciarsi in un'altra folle partita di gioco della bottiglia.

«Allora, Peppa» dice Zoe, poggiando con la massima nonchalance il suo sedere sexy strizzato nel succinto vestito di poliestere sul pianoforte del settecento. «Raccontaci un po' di te, mentre aspettiamo. Cosa hai combinato in questi anni? Università? Lavoro? Uomini?»

«Mi sono laureata in lettere» rispondo, guardinga.

«Bello» dice Zoe. «E hai trovato lavoro, dopo?»

«Niente di pertinente al corso di studi» ammetto. «Niente di serio o continuativo».

Che, tradotto, significa che svolgo qualche saltuario lavoretto di merda giusto per racimolare i due spicci che mi chiede Delphine per subaffittarmi una stanza nell'appartamento che condividiamo.

«E con gli uomini, invece?» incalza.

«Niente di serio o continuativo, anche qui» rispondo, vaga.

Cazzo, sono una tristona.

«E voi, invece?» domando, per sviare l'attenzione dalla mia condizione miserabile. «Aveline, ad esempio?»

«Faccio la maestra all'asilo» dice, alzando lo sguardo su di me solo per un attimo.

«Ti ricordi della signorina Lindsay?» mi domanda Fox che, con le mani in tasca, è andato ad appoggiarsi al davanzale del finestrone.

«Sì, certo. Era la nostra maestra dell'asilo. È ancora viva?»

«Assolutamente sì» risponde lui, con un ghigno seducente. «L'ho multata proprio l'altro giorno, per eccesso di velocità».

«Sei diventato un poliziotto, quindi?» chiedo, un po' sorpresa.

«Sì» conferma. «Cos'è questo stupore?»

Beh, non lo so. Il fatto che tuo padre fosse un loschissimo personaggio che vivesse ai limiti della legalità, ad esempio, vorrei rispondere.

Sto per voltarmi verso Gerald ma Aveline, con uno slancio di coraggio, mi ferma poggiandomi una mano sul braccio.

«Non chiedergli niente, per favore» mi bisbiglia, e la sua supplica si perde tra le chiacchiere degli altri. «Non ama parlare di lui. I suoi genitori sono morti quest'anno».

«Ah, certo» annuisco, stupita, «grazie per avermi avvertita».

Aveline annuisce e abbassa la testa.

«Comunque, non credo che tu ci stia dicendo tutta la verità» sorride Fox, passandosi una mano tra i capelli fulvi.

Oh, cazzo. Ha scoperto di Simon?

«Ho letto di te sul giornale, non più di paio di giorni fa».

Va bene, cerchiamo di essere obiettivi. Sono quasi sicura che alla nazione...

«Sul Northern Yorkshire Gazzette, per la precisione».

...sono quasi sicura che al nord dello Yorkshire non interessi affatto conoscere i repentini switch di orientamento sessuale di un Simon qualsiasi, per quanto essi si siano rivelati prepotentemente rilevanti per me e la mia già compromessa autostima. Quindi, evidentemente, Fox si riferisce ad altro.

«So che stai per pubblicare un libro» aggiunge, infatti.

Ora tutti tacciono e tengono i loro occhi puntati contro di me. Solo un ceppo ancora fumante che cade all'interno del camino spento rompe il silenzio per un attimo.

«E questo lo chiami niente di pertinente al corso di studi?» chiede Zoe, facendo cigolare il pianoforte, entusiasta. «Niente di serio o continuativo?»

«L'ho letto anch'io. Il Northern Yorkshire Gazzette ti definisce il più promettente talento della contea» dice Gerald, con un sorriso gentile. «Non essere in imbarazzo. È un bellissimo traguardo».

Non sono in imbarazzo, infatti. Mi trovo, anzi, in una condizione più simile al terrore.

«C'era... c'era anche una foto con l'articolo, per caso?» domando, ostentando noncuranza nonostante sia praticamente in preda ai sudori freddi.

«Sì, una piccola» risponde Gerald. «Di qualche anno fa. Molto carina».

E, quindi, deve trattarsi di quella foto.

6) Quando avevamo tredici anni, in occasione dell'inaugurazione del nuovo istituto scolastico, ha inviato al Northern Yorkshire Gazzette una foto di classe in cui somigliavo a Ugly Betty che, dopo la tragicamente fortunata diffusione dell'articolo, mi ha perseguitata per anni.

«Ok, è vero» ammetto, perché non voglio che anche gli altri si ricordino della foto. «Giusto un paio di settimane fa, ho firmato un contratto con la Allen & Hawkes».

«La Allen & Hawkes?» domanda Raisa, sgomenta. «La casa editrice che pubblica i romance storici?»

La notizia ha scatenato il panico. Sono tutti saltati su a congratularsi e a fare domande, persino Aveline. Solo Danny è rimasto zitto e in disparte, evidentemente più interessato ai volumi decrepiti ammucchiati nella libreria che al mio librodimerda in uscita.

«E tu, Zoe?» domando, a un certo punto, perché avere tutti gli occhi puntanti addosso mi costringe in un stato di agitazione che, a lungo andare, finisce per fiaccarmi.

«Lavoro in un grande salone» dice, mostrandomi le unghie. «Facciamo capelli, ricostruzione unghie e allungamento ciglia, principalmente, ma anche massaggi e trattamenti laser. Passa a trovarmi, uno di questi giorni».

«Potremmo andarci insieme» dice Raisa con il suo solito entusiasmo inesistente. Sembra una persona tutta d'un pezzo, una che non si scompone mai e che per nessuna ragione al mondo perderebbe la calma. E, in effetti, è così. O, per lo meno, è così fino a un certo limite. Come quella volta durante il gioco della bottiglia, quando Suzy l'ha costretta a baciare contro la sua volontà prima Fox e poi Gerald e lei prima ha ubbidito senza fare una piega e poi, a fine serata, senza nessun preavviso, ha afferrato la bottiglia per il collo e l'ha scaraventata contro il muro mandandola in mille pezzi.

Sto per aprire bocca e dire che non intendo fermarmi nello Yorkshire neanche un giorno oltre il previsto, quando la porta dello studiolo si spalanca e i passi di Suzy, abbagliante nel suo gigantesco vestito rosa, scricchiolano all'interno della stanza.

«Scusatemi per l'attesa» dice, chiudendosi la porta alle spalle.

Gira la chiave nella toppa e poi, cercando di dissimulare la manovra, fa scorrere il catenaccio lungo la guida. Ci sta chiudendo dentro. Poi, senza degnare di uno sguardo nessun altro, mi raggiunge e torna ad abbracciarmi.

«Peppa, quanto mi sei mancata» mi sussurra nell'orecchio.

Stavolta, però, non mi stritola. Il profumo dolce e vanigliato che ha addosso, il suo abbraccio caldo, i suoi capelli soffici che premono contro il mio viso e la sua voce morbida con quella parlata nasale tipica dello Yorkshire, mi riportano immediatamente alla mente i lunghi pomeriggi piovosi della nostra infanzia trascorsa insieme.

«Grazie per essere venuti» dice lei, discostandosi da me. «Devo parlarvi di una cosa molto importante».

Una folata di vento improvvisa fa tremare i vetri della finestra. Poi tutto diventa buio.

«È saltata la corrente?» domando, cercando tastoni qualcosa a cui appigliarmi.

«Non preoccupatevi» dice Suzy. «Deve essere colpa del vento. Tornerà subito».

Le mie mani trovano quelli che sembrano i ripiani della libreria e ci si aggrappano. Avverto la ruvidità del legno antico, l'odore dei libri vecchi e un rumore confuso di passi e di mani in movimento. Poi qualcuno si muove al mio fianco, mi tasta, mi trova, preme il suo corpo sul mio e mi schiaccia contro la libreria.

È Danny, sono sicura. Riconosco la sua intensa ed eccitante fragranza legnosa leggermente speziata.

«Che stai facendo?» domando, cercando di divincolarmi.

Le mie parole, però, vanno perdute tra le pareti dello studio il cui silenzio, d'improvviso, viene spazzato via tutto d'un colpo da un grido.

«Che succede?» domando, ma ricevo in risposta solo altre urla confuse e disarticolate e quelli che mi sembrano i tonfi sordi di una colluttazione.

Nessuno mi risponde. Nessuno dice niente. E io, con la schiena ancora schiacciata contro i ripiani della libreria, sono paralizzata dalla paura.

Un rumore particolarmente brutto, che mi evoca l'immagine di un guscio frantumato nella morsa di uno schiaccianoci, mi fa correre lungo la schiena un brivido che mi ridesta. Non so cosa sta succedendo ma non ho la minima intenzione di morire qui dentro.

Colpisco il mio aggressore con una ginocchiata, mi libero dalla sua presa e scatto in direzione della porta d'ingresso. C'è una persona frapposta tra me e la mia salvezza: le mie dita urtano un volto, una spalla, poi si stringono intorno a un colletto per il quale la strattono con violenza scoordinata finché non si sposta. Trovo finalmente l'ottone freddo e liscio della maniglia e mi ci aggrappo disperatamente. Cazzo. È chiusa a chiave.

«Aiuto!» urlo, picchiando con i pugni contro la porta.

E poi, dal lato opposto della stanza, mi raggiungono un rumore di vetri infranti, un frammento che schizza contro di me e mi taglia una guancia, un lungo ululato disperato e una folata di aria gelida. Le urla cessano e i rumori pure. Sento il sangue colare lungo il mento e il collo e sono ancora aggrappata alla maniglia quando me ne rendo conto. Qualcuno è volato giù dalla finestra.

Alloraaaaaaa ma che succede qui? C'è un capitolo tipo... serio? Cioè, un capitolo in cui succede qualcosa e non c'è solo la nostra protagonista che riflette sulle sue stronzate?  Vabbè, non vi ci abituate, sono così questo e il prossimo e poi torniamo al consueto andazzo trash.

Dunque dunque, non so se ve ne siete accorti ma ho cambiato la copertina.

Quella che c'era prima, per quanto mi piaccia una cifra come illustrazione, non mi convinceva appieno come copertina. Sia perché era troppo delicata mentre io amo le cafonate esagerate e sia perché non mi sembrava che esprimesse il giusto spirito dell'opera.

Avevo bisogno in sostanza di una copertina che fosse graficamente un perfetto connubio tra Cime Tempestose e un Harmony di quelli particolarmente brutti (di quelli che si intitolano tipo Il Vichingo Voglioso) e che comunicasse un concetto tipo:

La brughiera nasconde un sacco di segreti. Ma a noi non ce ne frega una mazza. Noi siamo qui solo per scoprire con chi tromberà Peppa.

Che dite, questa riesce? 💃🏻

Baci baci

🦉AppleAnia🦉

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