Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

26. Caldo e freddo

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By WiseGirl_03

Qualcuno mi ha scritto che
si aspettava che questo capitolo fosse una bomba.
Nella speranza che sia abbastanza "esplosivo", lo dedico a voi che da poco meno di sette mesi mi aspettate e mi sostenete, nonostante la mia incostanza.
Buona lettura
🤍

***

<<Tu sei completamente fuori di testa!>>
Non posso credere che stia succedendo esattamente quello che sta succedendo.

Quando stamattina abbiamo posato i nostri piedi sulla terraferma e cominciato ad aggirarci per Malaga, immaginavo che questa uscita sarebbe stata molto più....semplice, sempre che semplice sia la parola più giusta da adoperare.

La mia testa non si capacita di quanto sia assurdo ciò che sta avendo luogo in questo momento, penso che mai, nemmeno nei miei sogni più avvincenti, io abbia pensato di trovarmi in questa situazione.

Se ero convinta che questa sarebbe stata un'uscita come un'altra, allora mi sbagliavo di grosso.
Forse avrei dovuto cominciare a nutrire qualche sospetto nel momento in cui, vedendolo sghignazzare, gli ho domandato cosa ci fosse di tanto divertente.
"Non penso che le mura di questo posto siano abituate a vestitini bianchi e capelli pieni di brillantini" mi ha risposto, quindi io ho insistito per sapere dove stessimo andando.
Arrivati a quel punto avrebbe potuto anche concedermi un piccolo indizio... Non sarei mica scappata!

Un'ora dopo, posso affermare che invece sì, è esattamente quello che avrei fatto.
Avrei individuato presto una via di fuga e, con molta nonchalance, me la sarei data a gambe.

Ma purtroppo non è andata così.
Nella mia totale ingenuità, per non parlare direttamente di ignoranza, l'ho seguito fino ad arrivare davanti ad una costruzione in cemento grigio, dall'aspetto tutt'altro che rassicurante.
Abbiamo varcato il cancello in ferro che ne delimita il perimetro e, giunti all'ingresso, un signore in uniforme ci ha chiesto i documenti di riconoscimento.
Nicholas ha preso immediatamente in mano la situazione, rispondendo in maniera esaustiva alle varie domande che l'uomo ci rivolgeva.

Io, dal mio canto, mi sono distratta e ho smesso di prestare attenzione alla conversazione per guardarmi attorno, nella speranza di riuscire a capire dove ci trovassimo. Del tutto inutile, non ce l'ho fatta.

Ho iniziato a intuire in che direzione si stesse evolvendo la vicenda solo quando, poco prima di entrare in una stanza, hanno fornito ad entrambi occhiali trasparenti, come quelli da laboratorio, e un paio di cuffie insonorizzanti.
<<Un Poligono di tiro, Nicholas?>> con una pistola tra le mani tremanti, continuo ad inveire nella direzione di lui che, tranquillo, si gode la scena del mio sclero con le braccia incrociate al petto.
E in più sembra quasi divertivo!
<<Sei serio?>> continuo, immersa nel buio della stanza che vede solo me e lui come ospiti.

Alza le spalle <<Te l'avevo promesso, mi è sembrato che fossimo d'accordo>> si giustifica e no, questa non gliela faccio passare liscia!
<<D'accordo un corno! Io ho esplicitamente espresso il mio dissenso nei confronti di questa idea!>> urlo in preda al panico, posando lo sguardo sul bersaglio giallo che, al termine della corsia di fronte alla quale mi trovo, è affisso al muro e aspetta soltanto che un colpo lo raggiunga.
Se lo può benissimo scordare, io una cosa del genere non la farò mai!

<<Ormai siamo qui>> ignora le mie lamentele avvicinandosi.
<<E quindi?>>
<<Quindi sarebbe un peccato tornare indietro senza neanche provarci, non credi?>> tenta di raggirarmi ma non mi lascio corrompere dai suoi ragionamenti sofisti.
<<No>> la mia è una risposta secca, priva di tentennamenti, penso mi sia capitato poche volte nella vita di essere così decisa <<Penso proprio che sarebbe la cosa giusta da fare!>> spiego, voltandomi per marciare verso l'uscita ma molto presto due braccia mi cingono la vita e non mi permettono di allontanarmi. Maledizione!

<<Non ci pensare neanche>> insiste, riportandomi nella posizione dove mi trovavo prima e restando dietro di me, probabilmente per impedirmi di scappare ancora.
<<Ti sembra una cosa normale questa?>> sbotto, voltandomi per fronteggiarlo occhi negli occhi. <<Insomma...Io non ho neanche il porto d'armi!>> rifletto <<Non è...Illegale?>>
Lui scuote la testa <<Ho un amico nel settore, non preoccuparti, non finirai nei casini>>
<<Hai un amico>> ripeto.
<<Sì>>
<<Hai solo amici spagnoli?>> domando sarcastica. Prima Simon, adesso questo. Per la cronaca, a scatola chiusa posso già affermare che Simon mi sta molto più simpatico di questa new entry.

<<Non è spagnolo, se proprio vuoi saperlo, ma con un nome importante, la distanza conta poco>> riflette cominciando a camminare per la stanza, probabilmente perchè sa che non me ne andrei mai da sola da questo posto, quindi se lui non imbocca l'uscita, non lo farò neanche io. Stupida debolezza!
<<Forza>> mi incoraggia come se fino ad adesso avessi soltanto buttato parole al vento, facendo finta di niente.
<<Spara un colpo, Rose>>

Guardo la sua pistola tra le mie mani, la stessa che qualche tempo fa ho trovato sotto il cuscino su cui ero bellamente adagiata. Non ci posso credere che siamo davvero arrivati a questo punto!
Se quel giorno qualcuno mi avesse fatto un piccolo spoiler di questo momento, probabilmente gli avrei riso in faccia sguaiatamente.
Oppure avrei pianto, visto quanto ero scossa per Cole...

<<Io...>> mi soffermo sul metallo freddo a contatto con le mie dita. Con la manicure di Sandy, questa è proprio una visione ossimorica: le margherite e le pistole non stanno molto bene insieme.
<<Non so farlo!>> torno nuovamente nel panico quando il mio cervello realizza nuovamente l'assurda vicenda, per un attimo me ne ero anche dimenticata.

<<Ti ho fatto vedere già due volte come si fa!>> esclama lui, disperato <<Arretri il carrello e poi premi il grilletto!>> sbuffa e annuisco, pronta ad arrendermi momentaneamente per uscire il più velocemente possibile da questo posto.
Okay, non c'è altra soluzione.
<<Prometti che se io lo faccio, poi ce ne andiamo?>> lo imploro con lo sguardo e anche il mio tono angosciato deve contribuire nell'impresa.
<<Prometto>>
<<Una volta sola, chiaro?>>
<<Cristallino>>
<<Va bene>> ripeto a me stessa, annuendo animatamente per convincere quella parte ancora reticente di me che mi sta urlando a squarciagola di non ascoltarlo.

Con il corpo ancora scosso da qualche fremito causato dall'ansia, stringo più forte la pistola e stendo il braccio per portarla più avanti.
Nel corso della mia vita, non sono poche le volte in cui mi è capitato di guardare dei film polizieschi o di leggere libri gialli. Se dovessi paragonarmi con quelle immagini che la mia mente ha elaborato sui protagonisti, direi che non abbiamo proprio un bel niente in comune. A cominciare dalla sicurezza, per arrivare alla stabilità.

Forse sto concentrando tutte le mie energie sulla mia mano destra, è probabile che sia così, perchè proprio parlando di stabilità, penso che se qualcuno poggiasse anche solo la punta di un suo dito sulla mia spalla e vi applicasse una leggera forza, cadrei senza alcun accenno di garbo.
Non avrei mai pensato di avere l'opportunità, un giorno, di trovarmi nei loro panni e sentirmi così sospesa.

Sono piena di incertezze, consapevole di essere in una posizione sbagliata e muovo di continuo le mie gambe in avanti e indietro ma non trovo nessuna soluzione.
<<Metti la gamba destra leggermente più avanti della sinistra, ti aiuterà ad attutire il rinculo, e mantieni anche la mano sinistra sotto l'arma, così da tenerla ferma più facilmente dopo lo sparo>> mi suggerisce e mi volto a guardarlo. Se ne sta qualche metro lontano da me mentre mi guarda con un sorrisino fastidioso.
A momenti mi infastidisce anche dargliela vinta!

Sfodero la mia espressione pietosa migliore e tento un'ultima volta di scamparla <<E se invece ci facilitassimo le cose a vicenda e ci defilassimo?>> Domando per l'ennesima volta e lui rotea gli occhi, nonostante sembri anche leggermente divertito dal mio continuo tentennare.
<<Non se ne parla>> respinge come nulla la mia proposta e finge di essere dispiaciuto ma sto imparando a conoscerlo, so che è più che compiaciuto di quanto voglia mostrare in questo istante.

Faccio un respiro profondo, sebbene fatichi perché la verità è che sto tremando, e decido che seguire i suoi consigli è forse la cosa migliore da fare. Innanzitutto, sistemo le mie gambe a una leggera distanza l'una dall'altra. Dopo, rivolgendo a lui un'occhiata in cerca di assenso, porto la mano sulla parte superiore dell'arma nera e la trascino all'indietro, esattamente come prima mi ha mostrato.
Sento qualcosa scattare e distolgo lo sguardo dal suo, conscia che adesso dovrei soltanto premere il grilletto e tutto ciò sarà un capitolo ormai concluso.
Se lo raccontassi ai miei, probabilmente verrebbero a prelevarmi dalla Spagna oggi stesso!

Sistemo le cuffie che stavo dimenticando intorno al mio collo, poi punto gli occhi sul bersaglio. Ci sono due gruppi di cerchi concentrici disegnati in nero sullo sfondo giallo: il primo vede come centro delle circonferenze quello che dovrebbe essere il posto del naso, il secondo quello del cuore.
Porto entrambe le mani sull'impugnatura e il mio indice sfiora la levetta che costituisce il grilletto.
Mi blocco.
Guardo l'arma.
Mi allarmo.
Tolgo gli auricolari.
<<Nicholas>>
<<Mh?>>
<<La sto tenendo bene? Cioè...Dal verso giusto? Secondo te è possibile che il proiettile venga fuori dal lato opposto e mi uccida sul colpo?>>

So che può sembrare stupido, ma quando sei un soggetto ansioso e tendi a pensare troppo, a volte hai bisogno di conferme anche per le cose più stupide.
Che poi, chiamala stupida questa! Penso che un po' di amor proprio sia ancora lecito averlo.
<<Sì>> dice in risposta alla prima domanda <<E no>> questa volta si riferisce alla seconda <<Altre domande?>> Mi chiede scocciato, probabilmente non capendo quanto assurda sia per me questa situazione.
Per me e per tutte le persone che non girano per strada a mano armata!

<<Nessuna domanda>> sbuffo, indispettita, e torno alla posizione in cui mi trovavo prima. Una gamba più avanti dell'altra, mani sotto la canna della pistola, l'indice che tocca il grilletto.
Risistemo tutto come prima: cuffie e occhiali compresi.
Quando mi sento pronta, stranamente acquisendo fiducia in me stessa, sposto lo sguardo oltre le mie mani, strette attorno al metallo lucido. Decido di puntare al bollino che indica il cuore e, socchiudendo leggermente un occhio, prendo la mira.
Un altro respiro e non lascio il tempo al panico di impedirmi di farlo.

Piego l'indice e sparo il colpo.

Non appena intravedo un pezzetto metallico rimbalzare non lontano da me, chiudo gli occhi di riflesso, restando leggermente rannicchiata su me stessa.
Sento il boato dello sparo lontano, come se non fossi neanche stata io a premere il grilletto.

Dopo attimi interminabili, sollevo cautamente una palpebra per accertarmi di essere ancora su questo pianeta e sposto leggermente una delle due cuffie dal mio orecchio.
Giunge immediatamente alle mie orecchie un fischio di approvazione.
Apro gli occhi, spinta dalla curiosità, e, senza farlo apposta, sorrido nel constatare che il proiettile, pur non essendo esattamente nel punto dove desideravo, ci è andato abbastanza vicino.
<<Una mira niente male>> si complimenta Nicholas, avvicinandosi, con le mani immerse nelle tasche dei pantaloni.

Io poggio le mie cuffie intorno al mio collo e lo guardo con aria carica di superbia e superiorità.
<<Contento?>>
<<Certo, avresti potuto fare di meglio ma->> si blocca quando, con un sorriso stampato sulle labbra, tendo il braccio nella sua direzione, puntandogli addosso la pistola.

Inarca un sopracciglio e cattura la mia attenzione un impercettibile guizzo all'angolo delle sue labbra.
<<Sono armata>> lo avverto <<Attento a quello che dici>>
Gli sfugge una piccola risata e, per nulla intimorito, cammina senza alcuna remora verso di me.
Il mio sorriso si dissolve quando avverto la punta della pistola a contatto con la sua t-shirt.
<<Dovrei interpretarla come una minaccia?>> Mi domanda e annuisco prontamente.
<<Credo proprio di sì>>
Si abbassa leggermente per arrivare alla mia altezza e mi lascia un buffetto sulla guancia.

<<Non lo faresti mai>> conclude e forse non ha tutti i torti, ma preferisco non dirglielo.
<<Mi sottovaluti>>
<<Lo spero>> allontanandosi mi lancia un'occhiata significativa e mi domando se sotto non ci sia qualcos'altro.
<<Cosa intendi dire?>> Lo interrogo ma avverto immediatamente qualcosa cambiare nel suo comportamento.
Si avvicina a me con passo furtivo e abilmente si impossessa della sua stessa pistola.

<<Mi hai un po' deluso, sai? Potevi impegnarti un po' di più>> mi rimprovera, maneggiando con quella, e intercetto la sua mano che, spostandosi oltre il mio viso, afferra le cuffie e le spinge verso l'alto, riportandole sulle mie orecchie.
Lo vedo puntare il bersaglio senza neanche prendersi la briga di smettere di guardarmi e, con ancora gli occhi fissi su di me, scaglia due colpi con una facilità disarmante.

Capendo che non ha intenzione di proseguire, tolgo nuovamente le cuffie.
<<La prossima volta che lo fai>> la sua voce funge da sottofondo all'immagine che mi si prospetta davanti: un proiettile ha forato l'origine delle circonferenze disegnate sulla testa, l'altro ha fatto la stessa cosa ma sul petto.
Sono così sbalordita che non riesco a proferire parola, neanche per dirgli che una prossima volta in realtà non ci sarà.
Ci è riuscito senza neanche guardare.
<<Ti consiglio di non esitare troppo e di essere più precisa>>

***

<<Adesso cosa prevede il tuo programma?>> Domando, quando i raggi cocenti del sole tornano a riscaldare la mia pelle e mi scappa un sorriso nel momento in cui mi accorgo che i miei capelli diffondono un adorabile scintillio.
Non sono più io, un pomeriggio con Sandy e Taissa mi ha reso abbastanza vanesia!

<<Cosa ti dice che io ne abbia uno?>> Dissimula, proseguendo a camminare con sicurezza di fronte a sé.
<<Vuoi davvero farmi credere che tu non ne abbia uno?>> Insinuo e questo lo fa sorridere.
<<Ecco, appunto>> reputo il suo gesto come una risposta e sul suo volto appare un'espressione compiaciuta.
Lo sapevo!
Ormai sto diventando brava anche io a vestire i panni del detective...

<<Allora?>> Insisto e lui sembra arrendersi.
<<Si è fatta ora di pranzo, forse sarebbe il caso di fermarsi a mangiare qualcosa, non credi?>>
Per una volta siamo effettivamente d'accordo!
<<Hai ragione, inizio proprio ad avvertire un languorino all'altezza dello stomaco>>
<<È una vera fortuna che abbia prenotato un tavolo per due, quindi>> si guarda attorno con leggerezza, forse volendo rendere le sue parole quanto meno impegnative possibili e questa volta sono io a scuotere la testa, non interferendo in alcun modo con le sue intenzioni.
Speriamo solo non finisca come l'ultima volta che abbiamo condiviso uno spuntino insieme!

<<È lontano?>>
<<Non troppo, tranquilla>>

Un'ora più tardi, sono giunta alla conclusione che forse dovrei smetterla di ascoltarlo e tornarmene al porto una volta per tutte.
<<Quattro chilometri?>> nell'atrio del ristorante, che si è rivelato essere un hotel di super lusso, rimbomba la mia voce e attira l'attenzione di decine di persone vestite fin troppo elegantemente in confronto a noi due, ma in questo momento me ne infischio altamente.
<<Se fosse stato lontano cosa sarebbe successo allora? Avremmo attraversato a piedi lo stretto di Gibilterra e pranzato direttamente in Marocco?>> Sbotto rabbrividendo a causa dell'escursione termica presente tra il caldo afoso che vi era fuori e l'aria condizionata troppo alta che vi è all'interno.
Spero soltanto di non raffreddarmi! Odio il naso colante e il mal di gola!

<<Come sei esagerata!>> Esclama posando entrambe le sue mani calde sulle mie spalle e, muovendole su e giù lungo le mie braccia, mi spinge verso l'ingresso dove un cameriere perfettamente in ordine verifica le prenotazioni e accompagna i clienti al proprio tavolo.
<<Ti odio>> sibilo, tentando di passare inosservata.
<<Certamente>> sorride lui, rivolgendosi al ragazzo che ci sta fissando <<Salve>>
<<Buongiorno, avete una prenotazione?>>
<<Sì>>
<<A nome di?>>
<<Nicholas Clarke>>

Tasta velocemente lo schermo del tablet sul leggio davanti a lui e, annuendo, lo afferra per farci strada.
<<Da questa parte, prego>> ci invita a seguirlo, indicando la direzione con il braccio.
L'interno del ristorante è così maestoso che inizio a pensare che sia valsa la pena di fare tutta quella strada.
Non sfiora l'anticamera del mio cervello ammetterlo ad alta voce, però!

Si tratta di un'ampia sala circolare dall'alto soffitto, che costituisce una grande cupola ogivale. Da ogni lato, le pareti sono sostituite da immense vetrate che lasciano entrare ingenti fasci di luce e permettono di godersi la vista del di fuori: larghe distese di verde intervallate da fiori colorati.
È uno spettacolo così bello che mi distraggo e non presto attenzione agli eleganti tavoli adornati da bocce di vetro riempite di acqua, su cui galleggiano delle piccole candele dai mille colori, né tantomeno alle imbottite e lussuose sedie che vi si trovano accanto.

<<Potete accomodarvi>> ci resto male quando mi accorgo che il nostro tavolo è in una posizione abbastanza centrale, lontano dalla bella vista che già pregustavo di godermi.
<<Sarebbe possibile avere un tavolo vicino alle vetrate?>> Non sono stata io a parlare, è stato Nicholas. Il caposala fa una piccola smorfia ma lui non gli permette di rispondere.
<<Sono disposto a pagare per il cambio di programma improvviso>> come se avesse pronunciato le parole magiche, viene accontentato e ben presto siamo uno di fronte all'altro, seduti a un tavolo al margine della stanza.

<<È davvero un bel posto!>> Esclamo, guardandomi attorno.
<<Mh>>
<<Come l'hai trovato?>>
<<Ho un buon occhio>> mi domando come mai sia così scostante, il perché di queste risposte secche e veloce, e quando lo guardo, mi accorgo che la sua attenzione è concentrata su un punto alle mie spalle.

Senza pensarci troppo, mi volto e balza al mio occhio la sagoma ormai ben nota di Santiago Garcia, accompagnata da quella della moglie e altre due, di quelli che presumo essere una coppia di amici. Si sorridono l'un l'altro, scambiandosi battute amichevoli e riempiendosi a vicenda calici di vino.
Altro che buon occhio!
<<Non li fissare così>> mi mette in guardia Nicholas.
<<Lo stai facendo anche tu, ne sei consapevole?>>
<<Io do meno nell'occhio>>
Ma sentilo! Come se io avessi estratto un binocolo dalla mia borsa e l'avessi puntato su di loro!

<<Siamo qui per indagare?>>
<<Non era quello che volevi?>>
Annuisco.
Non me lo faccio ripetere due volte.
<<Ha un movente>> mi stupisce quando parla senza che io gli domandi nulla, completamente di sua spontanea volontà <<Sarebbe?>>
<<Il padre della moglie era proprietario di una rinomata azienda che si occupa di costruzioni di navi di lusso. Quando si sono sposati l'ha intestata a lui, andando in pensione e affidandogli le redini dell'intera società>>

Mi domando perché non abbia lasciato il frutto del suo lavoro alla figlia, anziché al genero, ma la risposta è a momenti così ovvia che mi disgusta.
<<Non ha gestito bene gli ultimi movimenti e ha lavorato a troppi progetti insieme, più della metà sono ancora incompleti, l'unica cosa che ha finito sono i soldi...>>

Quello che dice ha senso, molto senso, spiegherebbe il motivo del furto e, esaminando meglio la situazione, il fatto che sia una persona che ha sempre vissuto nell'agio svelerebbe il perché della sua poca attenzione nel lasciare una prova lampante sul luogo del furto.
Quando non sei abituato a fare qualcosa, non la vedi nel suo complesso, con ciò che un errore potrebbe comportare.

<<Buongiorno, siete pronti per ordinare?>> Penso che nessuno dei due si fosse accorto del cameriere che, in silenzio e senza dare nell'occhio, si è avvicinato a noi. Io sobbalzo sulla sedia e vedo Nicholas tentare di non ridere a causa del mio spavento.
<<Certo...Cosa consiglia?>>
<<Piatto del giorno è filetto al pepe rosa con riso al gelsomino al vapore, flan di spinaci, patate duchessa e verdure biologiche>>
<<Perfetto! Prendo quello!>> risponde lui e vedo che non sta più prestando attenzione al cameriere, si muove nervosamente, corrucciando lo sguardo<<Catherine, tu invece?>>
<<Va benissimo anche per me quello>> sorrido al cameriere che sembra aver notato il suo essere assente.
<<Vino?>>
<<Certo>>
<<Con la scelta del piatto, posso consigliare un Bordeaux, ottenuto dalla fermentazione della pregiata Cabernet Sauvignon, coltivata nelle viti sulla riva sinistra della Gironda...Una delle annate migliori di cui disponiamo attualmente è del 2003, se lo preferite invecchiato, e->>

Il rumore della sedia di Nicholas che striscia lo interrompe e rimane stupefatto nel momento in cui, senza proferire parola, si alza e con rapide falcate raggiunge il lato opposto della sala. Lanciando uno sguardo alle mie spalle, impegnandomi per sembrare disinvolta, mi accorgo che altri due ospiti mancano all'appello e presto capisco.
<<Lo scusi, lui ha...Problemi intestinali!>> Invento sul momento <<Vado un attimo in bagno a controllare come sta, porti quello che vuole!>>

Mi defilo velocemente sotto i suoi occhi sbigottiti e seguo Nicholas che, secondo non so quale scherzo del destino, trovo esattamente nell'anticamera del bagno: si tratta di una vasta stanza piena di specchi e lavandini in marmo, perfettamente ordinata, sembra persino brillare sotto la luce dei grandi lampadari che la illuminano.
Non appena Nicholas si accorge della mia presenza sgrana gli occhi e prontamente mi fa segno di tacere.
Se ne sta vicino ad una porta, dalla quale giungono frasi sommesse.
Immagino che sia il bagno vero e proprio e presto riconosco anche i proprietari delle voci.

<<Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?>> sento la donna sussurrare man mano che mi avvicino a Nicholas.
<<Tesoro, stai calma>>
<<Come pretendi che io stia calma? Hai la minima idea di quello che hai fatto?>> Infierisce lei e con occhi sospettosi cerco lo sguardo di Nicholas per capire se stiamo entrambi pensando la stessa cosa.
Potrebbe essere una parziale conferma...

<<Sei un'irresponsabile, Santiago, se questa cosa esce allo scoperto tu finirai in grossi guai!>>
Mi sembra quasi che più parlino più si avvicinino ad una potenziale ammissione di colpa.
<<Lo so>>
<<Lo sai?>> Domanda lei sarcastica <<Chiaramente! Non potevi pensarci prima di combinare questo casino?>>

<<I genitori di Amanda sono grossi amici dei miei, qualsiasi cosa dicano lei e Gerard, tu sorridi e non lasciar trapelare alcun tipo di informazione...Sono stata chiara?>>
<<Sì, ma->>
<<Ma un bel niente! Sono stanca di sottostare alle decisioni di un inetto incapace come te! Adesso facciamo come dico io!>> Si impone lei e, ahimè, come darle torto arrivata a questo punto.

<<Ti prometto che risolverò tutto>>
<<Parole al vento, Santiago! Io non mi fido più di te>> lei spegne ogni suo tentativo di conciliazione <<Se proprio vuoi riacquistare le mia fiducia, ti consiglio di rimboccarti le maniche e sistemare la situazione, non me ne faccio niente delle tue promesse>>
Ouch!
Ci sta andando giù parecchio pesante.
<<Ora muoviti, prima che si insospettiscano, Amanda sa essere una vera serpe>> sento il rumore della serratura che viene sbloccata e quel semplice tac mi manda in panico. È come se avesse dato al mio cuore il segnale di battere molto più velocemente.
Stanno uscendo.
E ci vedranno.

Siamo entrambi nel bagno delle donne e nessuno dei due è occupato a lavarsi le mani, ritoccarsi il trucco o sistemarsi i capelli.
Guardo Nicholas allarmata, con gli occhi spalancati e iniettati di pura paura.
Anche lui sembra essere all'erta ma, a differenza mia, che sono sul punto di urlare e piangere allo stesso tempo, lui si sta sforzando di essere lucido e pensare a qualcosa.
È evidente ad entrambi che non disponiamo di tempo a sufficienza per uscire dalla stanza senza dare nell'occhio e ciò comprometterebbe in qualche modo la copertura di Nicholas, se Santiago fosse colpevole davvero e sospettasse della presenza di un detective a bordo della nave.
E noi non siamo neanche a bordo ma, che coincidenza, proprio nel loro stesso ristorante!

Mentre mi lascio catturare dai miei soliti contorti ragionamenti mentali, avverto qualcosa posarsi sulla mia vita e questa volta non si tratta di nulla di metaforico ma di una mano in carne ed ossa che mi spinge verso la parete più vicina.

Il muro è freddo quando sento le mie scapole venirne a contatto e non riesco a registrare al meglio ciò che sta succedendo nel momento in cui un forte calore si diffonde sulla mia guancia, destabilizzandomi.
Caldo e freddo, non riesco a capire su cosa dovrei concentrarmi meglio, ma molto presto un terzo elemento mi distrae, dandomi il colpo di grazia.

<<Scusami, Catherine>> due parole, il flebile sussurro riecheggia sul mio viso prima che la distanza tra noi venga colmata del tutto.
Sento le sue labbra morbide e decise poggiarsi sulle mie con una nota di fretta mista a delicatezza, mentre la sua mano grande e calda inclina leggermente il mio viso verso di lui, scendendo poi sul mio collo.
Resto paralizzata, totalmente presa alla sprovvista.
E anche quando realizzo ciò che sta succedendo, fatico a credere che sia vero.

Io e Nicholas ci stiamo baciando.










***

Amicii💓💓💓
Quanto abbiamo aspettato questo momento esattamente?😻

Questo capitolo è composto da due momenti che ho immaginato ormai due anni fa e penso che la me di allora esploderebbe di gioia nel sapere che

1 sono entrambi nello stesso capitolo

2 sono esattamente come li aveva immaginati lei

Volevo che fosse perfetto ma, arrivata al momento in cui devo spingere su "Pubblica", comincio a capire che la mia insicurezza mi impedirà sempre di pensare che un capitolo lo sia.

Perfezione a parte, spero che a voi sia piaciuto❤️

Ci vediamo al prossimo🧚

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