Under the same night sky

WiseGirl_03 tarafından

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... Daha Fazla

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

23. Una condizione

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WiseGirl_03 tarafından

<<E quindi sono al punto di partenza. Ehi ma...mi stai ascoltando?>> Sbuffo, non ne posso più. Sono giorni che tento di avere una conversazione con Cole ma a quanto pare lui ha sempre qualcosa di più interessante da fare che stare a sentire me. I grandi amici si riconoscono nel momento del bisogno, eh?

<<Cole?>> Insisto non ricevendo alcuna forma di risposta.
In questo momento è poggiato al bancone del bar, la mano destra sotto la sua guancia sostiene il peso della sua testa, la quale, leggermente inclinata, è rivolta verso un preciso obiettivo.
Gli occhi sono illuminati da una luce nuova, diversa, e ogni tanto gli sfugge un sospiro dalle labbra incurvate in un sorriso sognante.
Ho fatto un danno, lo abbiamo perso.

Qualche volta, nei momenti meno pieni, anche Simon contraccambia il suo sguardo, sorridendo divertito dal suo atteggiamento da pesce lesso.
È esattamente allora che le pupille di Cole si dilatano e il sorriso si allarga a dismisura.
Ma che diamine, un po' di dignità!

<<No...>> Mi risponde non preoccupandosi neanche di guardarmi.
Sbigottita, e anche abbastanza offesa, do ascolto a quella vocina che mi istiga a compiere azioni poco ragionate.
Afferro un bicchiere di plastica colmo di acqua e, senza pensarci troppo, glielo rovescio addosso.

Cole salta sul posto, preso alla sprovvista dal mio gesto inaspettato.
<<Ma sei impazzita?>> Strilla, controllando le condizioni della sua polo azzurra. Esagerato.
Per un po' d'acqua.
<<Mi è sembrato che avessi bisogno di una rinfrescata>> sibilo, lasciando che a parlare sia la parte rancorosa di me.

Cole inizia a borbottare parole poco carine nei miei confronti e si guarda attorno alla ricerca di qualcosa con cui asciugarsi.
Prontamente Simon si avvicina a lui provvisto di tovaglioli e l'umore di Cole sembra tornare al settimo cielo.
Sorride dolce al ragazzo dai capelli biondi e stento a riconoscerlo quando gli sussurra un gentile "Grazie".
Non ci posso credere!
<<Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio amico?>>

Al suono delle mie parole, torna il broncio sul suo viso e lui non si preoccupa neanche di mascherare tutto il malcontento che la mia presenza al momento genera in lui.
<<Stupida>> mi insulta seguendo con lo sguardo l'altro ragazzo che torna al lavoro. <<Sentiamo!>> Mi incita dopo, dedicando a me la sua totale attenzione.
Almeno per il momento.
<<Cosa devi dirmi di tanto importante?>> Continua a tamponare il tovagliolo sul tessuto della sua t-shirt ancora un po', poi si arrende e lascia che si asciughi da sola.

<<Te l'ho già ripetuto già tre volte!>> Mi lamento per la sua distrazione.
Ecco, appunto: non ha ascoltato mezza parola.
<<Non mi piacciono i numeri dispari, passiamo alla quarta>> decreta, aspettando che io parli e ancora una volta gli spieghi ciò che mi turba.

Per quanto seccata dal suo comportamento, la consapevolezza di avere bisogno del consiglio di qualcuno mi spinge a vuotare il sacco.
Metto Cole al corrente di tutto quello che è successo sul fronte Nicholas da quando ho scoperto che è un detective, facendo attenzione a non dimenticare nessun dettaglio.
<<E quindi il signor Jhonson gli ha dato questo bigliettino con un nome...Lui dice che è inutile, io ho il presentimento che mi stia mentendo>>
<<Perché?>>
<<Perché sembra quasi che non mi dica mai tutta la verità, sento sempre la presenza di qualcosa lasciato perennemente in sospeso>> gli spiego ma lui scuote la testa, alquanto divertito.

<<Intendevo dire...Perché ti interessa così tanto? Adesso hai la certezza che io non sono il ladro, punto, continua a goderti la vacanza come se nulla fosse!>>
Mentirei se dicessi che le sue parole non generano alcun dubbio di interrogativo nei miei pensieri.
Perché voglio sapere la verità?
Presumo che la mia sia semplicissima curiosità. Voglio dire, chiunque nella mia posizione vorrebbe scavare più a fondo nella questione.
Chiunque non sia provvisto di un po' di buonsenso.

Trovo irreale, a questo punto, fare finta di niente e scambiare sorrisi a destra e a manca, ignorando del tutto che uno tra i destinatari di questi potrebbe essere l'uomo o la donna del mistero.
Trascorrerei questa vacanza sempre sull'attenti.
Più di quanto non lo sia adesso: recenti esperienze mi portano a credere che viverla senza pensieri non è davvero un'opzione a mia disposizione.
<<A meno che...>> La voce di Cole si inserisce tra i miei pensieri ma lui non continua la frase. Il suo tono mellifluo e pregno di significato si dissolve nell'aria, portandomi a comprendere che il suo è tutt'altro che una forma di tentennamento.

<<A meno che...?>>
<<A meno che tu non voglia mollare la presa sul caso perché abbandonare il mistero significa lasciarsi alle spalle anche qualcos'altro...o qualcun'altro...>> Mi sorride, sollevando e abbassando velocemente le sopracciglia e mi dispiace non avere più bicchieri di acqua a disposizione per rovesciarli addosso a lui.

<<No, idiota>> lo spintono leggermente da una spalla e assumo un atteggiamento scocciato <<Smettila con questa storia!>> Sbotto esasperata: sono giorni che mi tartassa con queste sue supposizioni.
<<Me lo puoi dire se ti piace, lo sai?>> Rincara la dose e volto la testa dal lato opposto al suo per sollevare gli occhi al cielo indisturbata.
<<Sono semplicemente curiosa!>> Esclamo, una volta allontanato a fatica tutto il mio dissenso <<Okay?>>
<<Sei sicura di->> sbatto infastidita entrambe le mani sulla superficie di legno davanti a me.
Mantenere la calma, devo mantenere la calma.
Torno a guardarlo con un'espressione che non ammette remore e lui si arrende.

<<Va bene, va bene...Non capisco perché ti scaldi tanto!>> Esclama, alzando le braccia in segno di resa.
Finalmente aggiungerei.
<<A meno che tu non ti senta presa in causa>> torna all'attacco e perdo la pazienza.
<<Smettila>> gli intimo <<Non è questo il punto della situazione!>> Ricordo sia a me che a lui, così da tornare all'obiettivo iniziale <<Ho bisogno di capire meglio cosa nasconde ma non ho idea di come fare...>>

<<Chiediglielo>>
Ma certo! "Chiediglielo"!
Come ho fatto a non pensarci prima.
Ovviamente Nicholas risponderà ai miei interrogativi senza protestare o stroncare le mie domande sul nascere.
Mi chiedo come mai io mi stia facendo tante paranoie!
Io, Catherine Jane Richardson, devo raccogliere informazioni sulla persona più riservata e calcolatrice che conosca e secondo l'intelligente Cole Porter sarò in grado di riuscirci semplicemente chiedendogliele.
Logico.
Assolutamente logico.

<<È inutile, è peggio di una cassaforte quello!>> Esclamo sfiduciata e seguono le mie parole minuti di silenzio in cui io penso che forse questo mestiere non mi si addica proprio.
Massì, forse dovrei tornare alla mia vita normale e dimenticarmi le ultime settimane.
<<Ho un'idea!>> Lo guardo scettica, dubito che abbia davvero avuto l'illuminazione ma non mi sembra io abbia granché da perdere.
<<Devi farlo bere>> mi spiega e trovo davvero assurdo ciò che mi sta proponendo.

<<Non funzionerà>> boccio immediatamente la sua proposta ma a quanto pare lui non è del mio stesso avviso dal momento che insiste.
<<Perché?>>
<<Perché lui non è te!>> Mi domando come faccia a non comprendere l'impossibilità della cosa.
<<È un maschio, Catherine!>> Da come lo dice, sembra quasi che questa debba essere una spiegazione logica e completa.
<<E quindi?>>
<<Quindi può essere intelligente e scaltro quanto vuole ma ti assicuro che non farà troppe domande se ti vedrà con una bottiglia tra le mani...non il genere di domande che pensi tu, soprattutto se ti mostri gentile e amichevole>>
Annuisce con convinzione alle sue stesse parole e sembra anche alquanto soddisfatto di ciò che ha escogitato.
Io sono rimasta bloccata al "gentile e amichevole". Solitamente, in circostanze normali, per quanto tutte le esperienze fatte con lui possano essere definite tali, siamo tutt'altro che gentili e amichevoli l'uno con l'altra.

<<Non lo so...>>
Non sono esattamente convinta che questa sia la soluzione adatta.
<<Hai idee migliori?>> Mi domanda con il sorriso di chi sa già che non è così perché no, chiaramente non ho nessuna idea migliore.
<<No>> sospiro desolata e Cole non si lascia sfuggire l'occasione. Urla a gran voce il nome del barista che in pochi secondi si materializza davanti a noi.
Ridicoli, davvero ridicoli.

<<Cosa vi porto?>> I due si lanciano un'occhiata sognante, poi Cole si rivolge a me.
<<Scegli Catherine, cosa preferisci?>> deglutisco, non ancora del tutto convinta che questa sia la cosa giusta da fare, eppure lui persevera su questa strada e non mi lascia molte alternative. <<Champagne o prosecco?>>
Me ne pentirò, so già che lo farò.

***

Qualche ora dopo, con una bottiglia di champagne e due calici alla mano, percorro la strada che mi condurrà alla mia rovina.
Ho trascorso una buona parte del mio pomeriggio a fissare i bicchieri e la bottiglia poggiati sulla mia scrivania e sono stati diversi i momenti in cui ho davvero valutato di annullare tutto.

Poi ho preso atto del fatto che Cole non ha tutti i torti: non ho altre idee e questa è la mia unica opportunità per capirci qualcosa. Ed eccomi qui, ad aggirarmi per i corridoi con un vestito giallo addosso e le mie sneakers bianche ai piedi, mentre ripeto nella mia testa che sarà meno terribile di quello che penso.
È un semplice essere umano, non c'è bisogno di avere tutta questa paura.
Credo.

Sebbene sperassi che il cammino si dilatasse a dismisura, sfidando ogni legge possibile dello spazio-tempo, ben presto mi ritrovo davanti alla porta in legno della sua stanza.
Mi specchio nella targa dorata che reca l'incisione C13 e sistemo, come posso, i miei capelli disordinati.
Quando sono nervosa tendo a spostarli da un lato all'altro in continuazione, il risultato è che alla fine sono terribili.

Okay, Catherine, ci siamo.
Raccolgo tutte le energie di cui necessito in un respiro profondo.
Posso farcela.
Devo farcela.
Sollevando la mano che mantiene i due calici busso timidamente con le nocche, mettendocela tutta per non combinare disastri.
Mi trattengo sulla soglia ma non riesco ad intercettare nessun movimento, né tracce di alcun suono.
Forse non è in stanza.
Oppure non ha sentito.

Stringendo la presa sui bicchieri, busso di nuovo, questa volta più convinta.
E se non ci fosse davvero? Dovrei tornare dopo?
<<Questa devi proprio spiegarmela>> inizialmente penso di avere qualche allucinazione uditiva, dal momento che davanti a me ancora non c'è nessuno.
Solo la porta, chiusa e immobile.

Poi, però, mi rendo conto che la voce di Nicholas si è diffusa alle mie spalle e pertanto mi volto.
<<Ehi>> sorrido, tentando di apparire sicura di me, nel vederlo, a braccia incrociate, concentrato a guardarmi con lo sguardo che trabocca di domande e qualcos'altro che non riesco a captare.

Si avvicina a me con passo felpato e si ferma solo quando mi è di fronte.
Sicuro di sé, si prende il suo tempo e il suo sguardo cade su ciò che stringo tra le mani, poi torna sul mio viso.
Torno ad avere un sorriso sicuro e sfrontato, raddrizzo le spalle e sbatto innocentemente le palpebre.
Sfacciata e senza pensieri, non ho nulla da perdere.
Questo è ciò Cole mi ha ripetuto fino allo sfinimento.
<<Il tuo migliore amico ha la serata libera e ha deciso di passarla in compagnia del mio migliore amico>>

Non sembra del tutto convinto di ciò che ho appena detto, forse non ha recepito il messaggio che a me sembra chiarissimo.
<<Quindi...?>>
<<Quindi io mi prendo il suo migliore amico!>> specifico, comunicandogli esplicitamente che non ha potere decisionale in merito.

Ghigna sfacciato, inumidendosi le labbra prima di parlare.
<<Sembra intrigante, non lo nego>>
Il sorriso mi muore sulle labbra <<Togliti dalla testa qualsiasi cosa ci stia passando adesso...>> Lo avviso e fermo la sua fervida immaginazione dallo sviluppare idee poco attinenti la realtà.
Non succederà nulla di ciò che sta pensando.

<<E se io avessi altri programmi?>> La sua domanda manda in frantumi i miei piani nel giro di pochi secondi.
Questo potrebbe essere un problema!
<<Hai altro da fare?>> Domando per prendere tempo, guardando preoccupata ciò che ho tra le mani.
Fa che dica di no!
<<Potrei>> non aggiunge altro, aspettando che sia io a parlare.
Beh, mi sembra che non ci sia molto da dire.
Adesso mi toccherà anche fare la camminata della vergogna...Che delusione!

Spero che la tristezza non sia troppo evidente sul mio viso.
<<Oh...beh, allora...>> Realizzo che sto tentennando e che sto dando lui una soddisfazione che non voglio concedergli.
Il momento di spaesamento dura poco, sostituito immediatamente dal rancore.
<<Vorrà dire che troverò qualcun'altro che avrà il piacere di farmi compagnia!>> Esclamo, mostrandomi indifferente, e voltandomi senza pensarci due volte.
Neanche io ho tempo da perdere con nessuno.
Il problema è che adesso sono sola, perché Cole è davvero in giro con Simon; forse potrei fare loro da terza incomoda, dubito che a Cole dispiaccia.
Simon non so, l'ultima volta che ci ho parlato gli ho detto che se avesse fatto soffrire ancora Cole avrei chiesto a Nicholas di fargli del male.
Molto male.
In compenso lui ha riso, mi ha abbracciato e assicurato che non succederà.

Inoltre, tra qualche giorno dovrò trovare un altro stratagemma per far parlare Nicholas: ormai la carta della solitudine è stata giocata.
Grandioso!

<<Oppure potrei disdire i miei impegni>> quando lo sento stento a crederci, poi la gioia mi pervade ma mi do un contegno per non sembrare troppo entusiasta. Ammazzo il sorriso che è sorto inevitabilmente sul mio viso e mi volto, lui è lì che che mi sorride sghembo.

Lo guardo ancora, diffidente questa volta.

<<Perché dovresti farlo?>>
Lui lascia strisciare la tessera magnetica nella serratura.
Il clic dello scatto è tutto ciò che si sente mentre compie l'azione senza distogliere lo sguardo da me.
Alza le spalle, come se pronunciare le successive parole non gli pesasse affatto.

<<Questa prospettiva mi attira molto di più>>

***

<<Te l'ho già detto che le papere sono il mio animale preferito?>>
Penso che il piano di Cole mi si sia ritorto contro nel peggiore dei modi possibili.

Avrei dovuto tener conto della mia scarsa capacità di reggere l'alcol prima di cimentarmi nella missione "Facciamo parlare Nicholas".
Ho bevuto a malapena due bicchieri e già mi sento molto più esuberante del solito.

Chiarisco, non sono ubriaca, solo leggermente brilla: insomma, non tanto stordita da raccontargli dettagli imbarazzanti della mia vita, ma neanche abbastanza lucida da riuscire a calibrare al meglio le mie parole ed estrapolargli qualche informazione.
Il lato positivo della situazione?
Oggi Nicholas mi sembra più simpatico del solito.

Non appena mi sono accomodata timidamente sul suo letto, mi ha chiesto se avessi qualche preferenza. Inizialmente non ho capito a cosa stesse facendo riferimento, poi ho compreso che stesse per chiamare il servizio in camera e così non ho neanche provato a trattenermi.
Mi rendo conto di quanto siamo diversi semplicemente guardando le nostre ordinazioni: io ho preso una macedonia di frutta a pezzi e un vassoio assortito di dolci, mentre lui ha optato per qualche stuzzichino salato.
Meglio così, tra poco gliene rubo qualcuno.

Così, tra una chiacchiera e l'altra, ho smesso di filtrare tutto quello che dicevo e adesso sto parlando di papere.
Tutto normale.
<<No, ma non mi riesce difficile crederlo>>
<<In che senso?>>
<<Ci assomigli>>
<<Mi stai dando della papera?>> Domando offesa, sfogando il mio momentaneo risentimento su un piccolo pezzo di fragola che mastico con fin troppa forza.
Rimangio tutto, è antipatico come sempre.
<<Tu hai detto che sono il tuo animale preferito!>>
<<Hai ragione>> convengo con lui <<Sono animali davvero carini>>

<<Adorabili>> mi fa eco e annuisco, lasciando cadere il discorso.
Sono belle le papere, hanno delle facce così sorridenti...Ti viene voglia di abbracciarle!
<<Però ho un debole per le papere femmine...Vuoi sapere perché?>>
<<Penso che non riuscirei a vivere altrimenti>> ignoro l'ironia del suo tono e continuo il mio discorso.
<<I maschi fanno un verso grave e frantumato, mentre le femmine uno più squillante e continuo...È molto simile al suono delle trombette da stadio, hai presente? Mi mette di buon umore>> spiego e lui ride sincero.
Ha una bella risata.
E un bel sorriso.

<<Non ci posso credere>> scuote la testa non capacitandosi di quanto ha appena sentito <<Solo tu puoi pensare una cosa del genere>>
<<Quindi pensi che io sia una persona profonda?>>
<<Penso che tu sia tutta matta!>>
Non mi lascio colpire dalle sue parole pronunciate in tono scherzoso e lo scruto con sufficienza.
<<Detto da quello che dorme con la pistola sotto il cuscino mi sembra un complimento!>> Esclamo fissandolo truce e le labbra già dischiuse in un sorriso ilare si serrano in uno più sghembo e sfacciato.

<<Paura?>> Domanda mettendo in bocca un'oliva.
<<Mi hai fatto più paura quando mi hai scritto che non mangi zuccheri>> ricordo il bigliettino in risposta al mio che mi ha lasciato sotto la porta qualche tempo fa. <<Dio, ma come puoi vivere senza?>>
Lui sembra illuminarsi, cogliendo il mio riferimento.
<<Però, che memoria!>> Esclama e annuisco.
<<Visto?>> Dico di rimando, non riuscendo a trattenere un sorriso soddisfatto. <<Mi meriterei un premio...>> Constato, vaga, alludendo in maniera ovvia ai rusticini davanti a lui.

Lui intercetta il mio sguardo ma sceglie di non rendermela semplice come speravo.
<<Che genere di premio?>> Finge di non sapere di cosa stia parlando ma sono certa che abbia capito.
<<Uno di quei panzerottini andrà benissimo!>> Non ci penso due volte e non distolgo gli occhi dal mio obiettivo.
<<Mhh>> finge di pensarci, posando una mano sotto il mento e muovendo lentamente le sue dita lungo la linea squadrata della mascella.
<<Quindi vuoi questo?>> Indica il mio obiettivo e annuisco.
<<Esatto>>
<<Te lo darò>> mi concede e mi slancio in avanti per afferrarlo ma lui mi ferma prima che possa effettivamente riuscirci <<A una condizione>>
Lo sapevo che c'era la fregatura.

La tranquillità del suo sguardo rilassato mi spinge a credere che non sia nulla di cui io debba aver paura.
Eppure l'idea stessa di una proposta che viene da lui mi terrorizza.
<<Cioè?>>
Blocca ogni suo movimento quando parla, preoccupandosi solo di non distogliere lo sguardo dal mio <<Ti tieni libera la prossima volta che la nave si ferma>>
<<Perché?>>
<<Ti porto in un posto>>
Oh.

<<Un posto? Che posto?>>
<<Non te lo dico...>> Torna a sorridere e capisco che posso sbilanciarmi ancora un po': ho già fin troppi misteri lasciati in sospeso, non ho bisogno dell'ennesima pulce nell'orecchio che mi impedisce di dormire la notte.
<<Devi dirmelo!>> Insisto ma lui non sembra intenzionato ad accontentarmi.
<<Non è necessario che tu lo sappia>>
<<E io allora non vengo!>> il mio tentativo di minacciarlo non convince neanche me.
Adesso sono troppo curiosa per non andarci.
<<Bugia, ci vengo, ma dimmi dove!>>
<<Perché?>> Sembra divertito, buon per lui. Io sono agguerrita e non ho intenzione di demordere, ben presto sarà sfinito.

<<Perché devo saperlo: devo capire cosa indossare, come sistemare i capelli o se truccarmi, non so, queste cose qui!>>
<<Come se cambiasse davvero qualcosa>> sussurra e ammetto che ci resto male; mi rabbuio pensando che lui trovi inutile l'idea che io voglia apparire al meglio, come se ogni tentativo fosse vano.
Ingoio il groppo che mi si è formato in gola e tento di superare il momento imbarazzante con un po' di sarcasmo.

<<Stai dicendo che pensi che io sia un caso disperato?>>
Il mio sorriso è così forzato che chiunque capirebbe si tratti di una finzione, mentre lui mi guarda come se avessi appena detto un'eresia.
<<Sto dicendo che ti trovavo bella anche quella mattina in cui mi hai aperto la porta in pigiama>>
Mi ammutolisco, presa alla sprovvista.
Cazzo.
Questa non me l'aspettavo.

Un bollente rossore si impadronisce delle mie gote e, ahimè, temo anche di tutto il resto del mio viso. Abbasso lo sguardo incapace di reggere il suo, così spavaldo e sicuro di sé.
Eppure sembrava così sincero.
Il pensiero che questa sia la verità spinge le mie labbra ad incurvarsi in un sorriso che tento con tutta me stessa di sopprimere, mentre avverto una strana sensazione di vuoto allo stomaco.
Non arrossire.
Non sorridere.
Non fare nulla.
A momenti mi viene difficile anche respirare.

Mi faccio coraggio e, per non destare sospetti, lo guardo.
Pessima scelta.
Trovo subito i suoi occhi e in questo momento temo di essere ancora più viola.
<<Scusami un attimo>> afferro velocemente la bottiglia di champagne e riempio il mio bicchiere, bevendone un lungo sorso per trovare il coraggio. Sento di nuovo la sua risata diffondersi nell'aria e temo che questo non mi sia affatto d'aiuto.
<<Fa caldo>> specifico posando la bottiglia e facendomi vento con le mani.
<<Molto caldo>> mi da corda lui, palesemente divertito dal modo in cui mi ha destabilizzato.

<<E tu sei un adulatore...>> Aggiungo senza farmi troppi scrupoli <<Cosa stai cercando di ottenere?>> Lo sfido, canzonatoria, concedendomi un altro sorso che per poco non mi va di traverso quando lui risponde alla mia provocazione.
<<Io non ho nessun secondo fine>> dichiara <<A differenza tua che sei venuta qui con un obiettivo ben preciso>>

Non riesco a comprendere quanto sia serio, fino a quando non lo guardo con più attenzione e mi accorgo che non c'è più traccia di un sorriso sul suo viso.
E così capisco che non sta scherzando, che le sue non sono parole dettate dalla malizia o dal buon umore.
Mi ha scoperto.
La copertura è saltata.
Questo è quello che succede quando mi metto nelle mani di Cole!

<<Non è vero, Rose?>> Corrugo le sopracciglia, fingendomi innocente, ma lui si inclina nella mia direzione e mi rende le cose estremamente difficili.
Non così vicino, non così vicino.
Come non detto: é vicino, estremamente vicino.
<<Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando>> la mia voce è ferma e mi domando come sia possibile, considerando che il mio cuore sta per scoppiare nel petto.

Tum tum tum.
A momenti avrò un mancamento sul suo letto.
Rivoli di sudore si affollano all'attaccatura dei miei capelli, sto andando in iperventilazione e l'alcol in corpo non aiuta per niente.

Il suo viso è a così poca distanza che non so su cosa concentrarmi senza che mi intimorisca.
<<Che strano...>> Constata <<Sai cosa ho pensato quando ti ho vista con la bottiglia e i due bicchieri in mano?>>
<<Cosa?>> La fretta di avere una risposta e potermi giustificare mi attanaglia lo stomaco.
<<Che tu avessi un'idea ben precisa di cosa aspettarti da me>>
<<Un'idea?>>

<<Non c'è bisogno di fingere, so che non sei qui perché ti sentivi sola>> mi sussurra <<Non che tu ci stia davvero provando>>
Non riesco a comprendere il significato di questa sua ultima frase prima che lui afferri la mia mano e la sollevi all'altezza del mio viso. Le dita tremano, impercettibilmente, ma lo fanno.
<<Cosa c'è? Pensavi che non me ne accorgessi?>>
Maledizione!
Sono troppo emotiva...

<<Stai giocando un po' troppo con il fuoco, Catherine. Dovresti capire che ci sono cose che non ti riguardano e che è meglio che sia così, anziché cercare in continuazione di metterti in mezzo>>
<<Senti, ti stai sbagliando, io->>
A fermarmi mentre gli fornisco una spiegazione, che nella realtà non possiedo, è il suono di un cellulare che non mi è in alcun modo famigliare.

Al contrario mio, Nicholas si porta una mano nella tasca del pantalone nero ed estrae un telefono. Legge rapidamente il nome sul display e ruota gli occhi al cielo.
<<Che tempismo>> lo sento sussurrare prima che si alzi dal letto e si diriga verso il piccolo terrazino collegato alla sua stanza. Prima di andarsene, mi lancia un'eloquente occhiata e con un gesto della mano mi fa capire di aspettarlo.
<<Non ti muovere>> mi intima e va via.
Me ne resto sola in stanza a tentare di ricordare come si respiri.
Come ha fatto a capirlo?

<<Ehi>> aspetta che il suo interlocutore gli risponda per parlare.
<<Ancora sui miei piedi>> lo sento dire in un tono che è tutt'altro che preoccupato, sembra quasi una battuta. In che senso...ancora sui miei piedi?
<<Sto scherzando, sto bene, non devi preoccuparti>> continua e una vocina, dentro di me, mi suggerisce di approfittare della tenda che mi copre totalmente la visuale per guardarmi attorno, anche perché è probabile che mi cacci non appena torni.

Mi alzo, camminando sulle punte e, a differenza di quanto ho fatto con Cole, dove ho avuto tempo in abbondanza per perlustrare la camera da cima a fondo, fatta eccezione per il comodino, questa volta inizio proprio da quello.

Apro lentamente il tiretto, facendo attenzione a non produrre alcun tipo di rumore. Non mi stupirei se, insieme alla super forza e al super intuito, avesse anche il super udito incluso nel suo equipaggiamento.
<<Non sono rilassato, ho solo bevuto>> ha un atteggiamento così docile e mansueto che mi sembra si tratti totalmente di un'altra persona rispetto a quella con cui stavo parlando pochi secondi fa.

<<No, non sono ubriaco>>
Allontano la sua voce dalla mia testa e la prima cosa che cattura la mia attenzione è la custodia di un paio di occhiali.
No, in assoluto non possono servirmi a nulla.
Accanto al cofanetto, trovo un pacchetto di mentine, una matita e una bottiglietta di acqua.
Nulla di utile.
<<Non c'è nessuno, non farti film mentali...Sai di essere l'unica donna della mia vita>>

Mi distraggo, ovviamente mi distraggo.
Donna della mia vita?
E questa chi è adesso?
No, Catherine, non sono affari tuoi, torna concentrata.
Con uno sforzo immane per non origliare oltre, chiudo il primo tiretto e apro il secondo, dove trovo una busta gialla di quelle che solitamente si usano per le spedizioni.
Sbircio al suo interno e intravedo un foglio molto grande e due bigliettini ripiegati su sé stessi.

Guardandomi le spalle per controllare che sia ancora fuori, rovescio la busta per afferrare i due bigliettini.
Uno è sicuramente quello con il nome.
Presto, però, avverto un corpo piccolo e freddo fare contatto con la mia pelle.

Abbasso lo sguardo sul piccolo chiodino di oro fermo sul palmo della mia mano e lo avvicino al mio viso, rigirandolo tra le mie mani. Non appena allo scoperto, brilla in maniera a dir poco accecante e infatti mi ci vuole un po' di impegno per riuscire a scorgere la lieve e precisa incisione che lo decora.

SG

<<È sempre bello il momento in cui realizzo di averci preso, spero per te che tu abbia una valida spiegazione per stringere tra le mani, non provviste di guanti peraltro, l'unica prova materiale rinvenuta sulla scena del furto>>
Sobbalzo e il piccolo pezzo di metallo per poco non mi sfugge dalle mani. Non mi ero accorta che Nicholas avesse concluso la sua chiamata con l'amore della sua vita, né tantomeno che fosse tornato dentro e avesse avuto modo di studiare ciò che io stessi facendo.
Prova materiale...
Tra le mani...
Oh. Mio. Dio.

Deglutisco, in preda alla paura, l'ansia e il rimorso, nel momento in cui realizzo ciò che è appena successo.
Ho appena boicottato le indagini.

Okumaya devam et

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