Under the same night sky

By WiseGirl_03

32.1K 1.4K 1.2K

«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

22. Comincio da domani

536 25 18
By WiseGirl_03

Ho sempre pensato di essere stupida ma non ho mai immaginato di esserlo così tanto.
La verità è che tendo sempre a complicarmi la vita: perché, infatti, non ho pensato che, essendo Cole in questa stanza, avrei potuto usare il passpartout per finire di controllare la sua senza fretta né ansia?
Perché ho ritenuto più opportuno entrare in quella dove si trova adesso?
Chi mi capisce è bravo.

Il perché di questa mia riflessione?
Molto semplice.

Non appena mi addentro nella cabina, con Nicholas alle spalle e la chiave ancora stretta tra le dita tremanti e leggermente sudate per via del nervoso, capisco di aver fatto un buco nell'acqua.
Un enorme, infinito, disastroso e rovinoso buco nell'acqua.

Io mi aspettavo valanghe di banconote, sacchi pieni di gioielli, valigette blindate, oppure hacker criminali, ricatti, sequestri. Insomma, tutto ma non questo.

La mia bocca si spalanca così tanto che temo che a momenti la mia mascella tocchi terra.
Oh. Mio. Dio.
Cole è di spalle, privo della maglietta che indossava a cena poco fa, indumento ormai abbandonato a se stesso sul pavimento.

Riesco a vedere solo la sua schiena flettersi mentre le sue braccia sono protratte in avanti e le mani dolcemente posate sulle guance della persona di fronte a lui.

Il tutto dura pochi secondi perché entrambi devono avvertire la nostra presenza, annunciata dal rumore secco e scattante della serratura che viene sbloccata e al momento contrassegnata
da un mio sussulto e dai passi di due persone.
A proposito di Nicholas, non ho la più pallida idea di quale sia la sua reazione.

Cole si volta e la prima cosa che noto sono i suoi occhi, spalancati quasi come se avesse visto un fantasma, poi i capelli completamente in disordine e infine...
Le labbra gonfie e scarlatte.
<<Ma che cazz-?>>

Io, intanto, sposto lo sguardo alla sua destra. Essendosi girato, ha infatti permesso a me e a Nicholas di poter guardare meglio anche la persona con cui era impegnato a scambiarsi la saliva.
E no, non si tratta di una persona qualsiasi.

Le sue condizioni non distano poi così tanto da quelle di Cole: anche lui è privo di maglietta, le labbra sono rossastre, gli occhi sgranati e i capelli biondi completamente arruffati.
Simon ci guarda con lo sguardo allarmato e non mi sono mai sentita più in imbarazzo di così.
Buco nell'acqua.
Enorme buco nell'acqua.

Possibile che l'unica volta in cui Nicholas avrebbe dovuto fermarmi ha ben pensato di darmi man forte?
<<Scusate!>> Scatto in allarme e senza ragionare minimamente su cosa fare mi copro gli occhi con le mani per poter concedere loro un po' di privacy.
Un po' tardi forse.
<<Noi ce ne andiamo>> continuo, voltandomi per condurre me e Nicholas lontano da questa stanza.

Eppure, quando lo guardo, noto un sorriso sornione e non mi sembra proprio che abbia voglia di andarsene.
Di conseguenza, non ci metto molto a fare due più due e a capire che forse lui già sospettava qualcosa.
Alla faccia della generosità!

<<Nicholas?>> Sento la voce di Simon domandare  spiegazioni al ragazzo di fronte a me.
<<Non sono riuscito a fermarla>> si discolpa lui. Non ci hai neanche provato. <<Era fin troppo agguerrita>> aggiunge poi, mandando all'aria ogni briciolo di credibilità che la sua scusa vantava.
<<Come no>> borbotta il cameriere alle mie spalle e con la coda dell'occhio lo vedo piegarsi in avanti per raccogliere una delle due t-shirt ancora a terra. <<Non hai voluto>>
Ecco, personalmente penso sia molto probabile che Simon non abbia torto.

<<E perché avrei dovuto volerlo?>> Domanda in tono tagliente ed è evidente che non abbia tanta voglia di scherzare.
Anche Simon sembra rendersene conto e giocherella con l'orlo della maglia per scaricare la tensione.
È nervoso.

<<N-nicholas>> balbetta nel pronunciare il suo nome e sembra davvero amareggiato.
<<Rifletti bene prima di parlare>> lo avverte, minaccioso, e io e Cole mettiamo da parte le spiegazioni di cui siamo debitori l'un l'altro per concentrarci su ciò che i due stanno dicendo.
<<Ascolta...Mi dispiace, okay?>> La difficoltà di Simon mi fa tenerezza, vorrei poterlo aiutare.
<<Nicholas...>> Provo ad intervenire ma vengo prontamente confinata al mio posto.

<<Stanne fuori, Catherine, questa cosa non ti riguarda>>
<<Io non ho potuto farne a meno!>> Simon ignora il nostro effimero scambio di battute e continua a discolparsi.
Ma se da un lato le sue parole sembrano intenzionate a rattoppare un buco, dall'altra creano uno strappo che brilla di incertezza e delusione.
<<Ti dispiace?>> Cole interviene con voce bassa e ferita e dal modo allarmato con cui Simon lo guarda, comprendo che probabilmente si senta tra l'incudine e il martello.

Sembra quasi stia cercando di tenere in piedi un castello di sabbia, i cui granelli continuano a sfuggirgli dalle mani.
E più tenta di stringerli, più quelli vanno via.

<<Rispondi, Simon>> lo sfida Nicholas, un ghigno pieno di amarezza e gli occhi colmi di delusione <<Ti dispiace?>>
Simon non parla, abbassa lo sguardo, e il ragazzo alle mie spalle ne approfitta per raggiungerlo in rapide falcate.
Sembra intenzionato a scagliarsi contro di lui e personalmente mi allarmo.

Anche Simon deve avere la mia stessa impressione, dal momento che con un movimento scattante protende le mani nello spazio che li separa e si pone sulla difensiva.
Nicholas sorride.
<<Ti pare?>>
<<Che mi picchi?>>
Però, l'impressione che abbiamo avuto era la stessa!
Finirà male...

<<Che lo faccio in presenza di testimoni, idiota>> risponde, adesso allontanandosi da lui e cominciando a camminare avanti e dietro per la stanza <<Ho trattenuto più volte le mie mani da quando l'ho scoperto, non compio un passo falso proprio adesso>>
Allora lui lo sapeva...
Come al solito quella all'oscuro di tutto sono sempre io!
Che mondo ingiusto.

<<Da quando l'hai scoperto? Tu lo sapevi già?>>
Una risata bassa e gelida si diffonde nella stanza e mi fa rabbrividire.
<<Tu pensi davvero di essere in grado di nascondermi qualcosa?>> Domanda e non posso dargli torto. Lo conosco da poco ma una cosa l'ho capita: impossibile mentire a Nicholas Clarke, lui sarà sempre un passo avanti rispetto a te.
<<La prossima volta evita di fargli un succhiotto sul collo>> ricalca il detective, tagliente.
Il succhiotto...
Ora tutto sembra avere un senso.

<<A me non è dispiaciuto>>
Ovviamente.
Cole prende per la prima volta la parola nella discussione, quasi si fosse finalmente scongelato del tutto, e sceglie di esordire proprio con questa frase.
Ma è stupido o cosa?

Nicholas non sembra dargli troppe attenzioni e ringrazio il cielo per questo. Dedico a Cole un'occhiata da "Ti sembra il momento?" e lui socchiude gli occhi e solleva le spalle, comunicandomi un chiaro "Che c'è? Che ho detto di sbagliato?"
Sorvolo sulle sue parole, distratta da Nicholas che sta continuando a parlare.

<<Ti ricordi che il motivo per il quale vi siete conosciuti è lo stesso per cui...>> Non completa la frase e si passa, nervoso, una mano tra i capelli.
<<Lo so>>
<<Lo sai?>> Domanda infuriato <<Non mi è sembrato: Siamo qui per un motivo, Simon, sai qual è la posta in gioco...E se non sei più disposto ad aiutarmi, almeno tenta di non mettermi i bastoni tra le ruote!>> Sbotta, infine, e si volta, sembra quasi sul punto di andare via.

Poi cambia idea all'improvviso.
<<Sai cosa mi fa innervosire?>>
<<Cosa?>>
<<Che è esattamente ciò che fai, abbassi la guardia>> sentenzia e si muove velocemente. Supera l'amico e, una volta alle sue spalle, il suo stinco si scontra con il retro del ginocchio di Simon, il quale perde l'equilibrio a causa della spinta e cade a terra.
Mi sfugge un sussulto profondo nel sentire il tonfo del suo corpo che, cadendo, si scontra con il pavimento.
Oddio!

Cole si precipita da lui, si assicura che stia bene e fulmina Nicholas.
<<Ehi, Superman, datti una calmata!>> Suggerisce, porgendo la mano a Simon, che la afferra e si tira su.
Nessuno dei due da peso all'intervento di Cole, troppo presi da un litigio che vede protagonisti solo loro due.

<<Sai benissimo che è innocente!>> Simon torna sui suoi piedi e tenta di difendere Cole.
<<Tutto questo è iniziato prima ancora che tu ne avessi la certezza>> Nicholas non si lascia convincere dai suoi tentativi di portare acqua al suo mulino <<Ti avevo chiesto di farti un'idea su di lui>> rinfaccia all'amico <<Ma a quanto pare hai trovato più interessante farti direttamente lui!>>

Non ho la più pallida idea di come intervenire nella discussione, stare in silenzio a vederli litigare sta diventando imbarazzante.
Mi sento il quarto incomodo.

<<Aspettate...Innocente? Un'idea su di me? Ma di che state parlando?>> È Cole il primo dei due a inserirsi nel discorso e, dalla domanda che pone, mi rendo conto che è probabile che non abbia la più pallida idea di ciò che sta succedendo.

Io, dal mio canto, non posso che trarre un piccolo sospiro di sollievo: ciò che Cole nascondeva non era altro che qualche appuntamento con Simon, il quale ha appena dichiarato che il mio amico è innocente.
Sento un peso ingente venir meno dalle mie spalle e un pensiero uscire dalla mia testa.
Cole è innocente.

Purtroppo, però, non mi è permesso di gioire a lungo. La tensione nella stanza si potrebbe tagliare con un coltello e il silenzio diventa più pungente delle urla che riecheggiavano nella cabina fino a pochi minuti fa.

<<E perché voi due siete piombati qui dentro all'improvviso?>> Questa volta guarda me e Nicholas, sperando che uno tra noi tre parli e risponda alle sue domande.

<<Posso spiegargli?>> Domanda Simon all'amico, che non perde l'occasione di incenerirlo con lo sguardo.
<<E da quando ti interessa ciò che penso?>> Il cameriere sospira e, intelligentemente, decide di non rispondere alla provocazione e sorvolare.

Si schiarisce la voce, ordina le idee e procede a parlare.
Racconta nel dettaglio tutto ciò che è successo a partire dal pomeriggio in cui io prima e Cole dopo ci siamo seduti al bancone di fronte a lui; passa alla chiamata ricevuta da Nicholas, il quale lo ha avvisato che sarebbe salito a bordo per un furto e a come i due hanno scoperto, tramite le telecamere, che uno dei sospettati, il principale al momento, fosse proprio Cole.

Nicholas gli ha chiesto di avvicinarsi a lui, di carpire quante più informazioni potesse per poter riempire gli spazi bianchi presenti sulla sua scheda.
E Simon l'ha fatto.
Ha indagato su Cole e la sua famiglia e poi passato tutto ciò che aveva scoperto a Nicholas: a quanto pare, però, ciò che il mio amico ha raccontato lui è riuscito a far luce sulla sua identità e a depennarlo una volta per tutte dalla lista dei possibili colpevoli.

Mi rilasso del tutto nell'ascoltare questa parte del racconto: Cole è innocente, è questa volta è sicuro.
Non si tratta di un mio tentativo di convincimento, oppure di un pensiero volto a me stessa per tranquillizzarmi.
Cole è innocente, non c'entra nulla con il furto.

Eppure, se le sue parole sortiscono questo effetto su di me, su di lui non sembrano raggiungere lo stesso risultato.
<<Aspetta>> Cole ferma confuso la narrazione <<Tu stavi...Indagando? Su di me?>>
<<Sì, però->>
<<Hai usato quello che ti ho raccontato per il suo lavoro?>> Questa volta il suo tono è tutt'altro che confuso, è deluso, amareggiato.

<<Sì, ma->>
<<Quindi hai finto per tutto questo tempo>> lo accusa sprezzante e guardandolo con sguardo ferito e incazzato al tempo stesso.
Simon schiude le labbra, gli occhi velati di panico <<No>> esala e la voce è un filo tremante di paura.
<<E stavi facendo il suo gioco...Tu pensavi che io fossi il ladro>> Cole lo indica, intanto le sue pupille saettano da una parte all'altra della stanza e prima si posano su Nicholas, squadrandolo dall'alto verso il basso, poi su di me.

Dubito che Cole mi abbia mai guardato così, c'è sospetto nel modo in cui mi sta studiando, c'è allerta.
E c'è diffidenza.
<<E anche tu>> termina, posando lo sguardo sulla tesserina che stringo ancora tra le mani.
No.
No no no.
<<Cole->>

<<Sapete cosa?>> Interrompe anche me, schietto e palesemente nervoso. Alza le braccia, arreso e frustrato, poi recupera la sua maglietta. <<È meglio che io me ne vada>>
Esce dalla stanza sbattendo la porta e sobbalzo nel sentirne lo scatto.

Il cuore mi batte forte per l'agitazione e vengo assalita da uno stato di angoscia.
Mi odia.
Adesso mi odia.
Voglio uscire dalla cabina, seguirlo, rassicurarlo, ma non posso.
Nicholas e Simon si stanno scrutando silenziosi e penso che al momento sia meglio restare qui.
Sarò pessimista, ma temo che qui inizi un incontro di karate a momenti!

<<Non dici niente?>> Il secondo chiede all'altro, che scuote la testa e si limita ad alzare le spalle.
<<Non c'è proprio niente da dire>> anche lui, così come Cole, si volta e se ne va, lasciandomi da sola con Simon.

La sua reazione iniziale è quella di lasciarsi cadere sul letto, abbassare il capo e portare le mani sugli occhi. Le muove nervosamente e temo che, quando le toglierà, avrà gli occhi e la pelle arrossata.
Mi siedo accanto a lui, sul materasso, e gli poso la mano sulla spalla per confortarlo, per fargli capire che lo aiuterò e che sicuramente tutto si può sistemare.
Anche se temo che sarà un po' difficile farlo.

<<Ho combinato un casino, vero?>> Mi domanda con la voce ovattata dalle sue stesse mani. Vede che non rispondo e alza la testa; quando i nostri occhi si incrociano, non posso fare altro che rivolgergli un piccolo sorriso rassicurante.
<<Scegline uno>> gli dico e lui si acciglia.

<<In che senso?>>
<<Scegli con chi vuoi parlare per primo>> spiego <<Io mi occupo dell'altro>>

***

Cercare qualcuno su una nave da crociera è già di per sé una missione impossibile: il novanta per cento delle volte è fortuna. Si tratta di un posto così grande che è possibile non incontrare una persona anche per più settimane.
In aggiunta, farlo quando è già calato il buio prevede una percentuale di fallimento ancora più alta.

Per mia fortuna, una volta allo scoperto, accolta da un vento freschetto che sono sicura prima di cena non ci fosse, scopro che sono state montate delle piccole lucine colorate su quasi ogni angolo della nave.
Molto carine, dovrei tornarci quando il mio umore sarà in linea con i loro colori accesi.

È proprio tra i piccoli bagliori di queste che trovo colui che sto cercando dalla bellezza di quaranta minuti.
È di spalle, con lo sguardo rivolto al mare  e le gambe incrociate a terra.
Probabilmente attirato dai miei passi, si volta per capire di chi si tratti. Una volta appurato che sono io, torna alla posizione iniziale.
<<Voglio stare solo, Catherine>> mi dice atono ma lo ignoro. Continuo ad avvicinarmi a lui e, una volta al suo fianco, assumo la sua stessa posizione.
<<Allora staremo soli insieme>> decreto.

Cole non mi fornisce nessuna risposta: né una parola, né un gesto, né un'espressione del viso.
Mi fermo anche io a guardare il mare: è leggermente agitato ma non troppo, un po' come mi sento io. Voglio parlare, voglio chiarire, ma devo avere pazienza e frenare i miei istinti, perché Cole non mi sembra dello stesso avviso.

Resto accanto a lui per qualche minuto, o forse è gia trascorsa mezz'ora.
Non ne ho idea, l'unica cosa che sto pensando è che pagherei oro per sapere cosa gli stia frullando attualmente nella testa.
<<Cole?>> Richiamo la sua attenzione quando proprio non riesco a trattenermi ancora.
<<Mh?>>
<<Sapevo che non eri tu il ladro>> gli dico e lo sento sospirare <<Ripetevo a Nicholas che non era possibile, ho controllato la tua stanza stamattina perché volevo andare da lui e dirgli che non avevi niente e ti assicuro che se sono piombata in quella cabina poco fa è solo perché tu continuavi ad essere così sfuggente, volevo togliermi il pensiero...>> Gli spiego <<E ti assicuro che sono a conoscenza del tutto da relativamente poco, ho accettato di essere la ragazza di Nicholas per finta, molto tempo prima di scoprire che fosse un detective>>

Lui annuisce soltanto.
<<Non sono arrabbiato con te, non preoccuparti>> non posso fare altro che pensare a Simon; immagino che sia lui quello che, in questo situazione, lo ha ferito maggiormente.
<<Non avercela neanche con Simon, secondo me lui era più in difficoltà di quanto pensi>>
<<Mi ha mentito>> mi risponde con voce leggermente inclinata.
<<Cole...>>
<<Mi daresti un abbraccio?>> Sospiro, è la prima volta che vedo Cole in questo stato: solitamente sono io quella che piange e lui quello che prova a consolarmi.

<<Vieni qui>> gli dico, spalancando le braccia e inclinandomi verso di lui per stringerlo in una morsa che serve anche a me.
Lo sento tremare leggermente mentre ricambia la stretta e mi si spezza il cuore.
In questo momento vorrei possedere una bacchetta magica e far sparire tutto il suo dolore.
Ma a volte le persone sono meglio delle bacchette magiche: Cole è stata la mia quando ho scoperto di Noah.
Ci vuole solo un po' di amore.
E di tempo.

<<Ascolta>> mi allontano solo per riuscire a guardarlo negli occhi, rossi e lucidi <<Simon ha sbagliato, Nicholas aveva bisogno di un aiuto e lui si è offerto di darglielo, però sono certa che non abbia finto su tutto... Da come ha reagito, io penso proprio che a te, a quello che c'è tra voi, ci tenga anche lui>>
Abbassa lo sguardo e annuisce, anche se non mi sembra realmente convinto.
<<Mh>>
<<E a dirla tutta non è l'unico>> le sue pupille tornano a guardarmi e io lo incoraggio con un piccolo sorriso.
<<Ti piace?>> Gli domando e, tra le lacrime, anche le sue labbra si schiudono e si incurvano leggermente.

Annuisce.
Lo sapevo!
Mi fa tenerezza guardarlo mentre si asciuga le guance umide con movimenti tremanti e indecisi.
<<Sai, Catherine, quando sono salito sulla nave, non immaginavo minimamente di trovare qualcuno che mi prendesse così tanto>> rivela con la voce più ferma rispetto a poco fa <<E invece adesso sono qui a piangermi addosso per un idiota dai capelli biondi e l'accento spagnolo>> ride dolcemente ma sembra ancora triste.

<<Molte volte le cose inaspettate sono più belle>> gli dico.
<<Tu credi?>>
<<Sì>>
<<Perché?>>
<<Perché quando hai aspettative, sull'amore soprattutto, alla fine non sono mai come le immagini>> rifletto, pensando a quello che io immaginavo prima di salire a bordo <<E ci resti male>> sospiro, rammaricata, e Cole deve accorgersene.

<<Queste sono parole di chi ha aspettative molto alte>> indovina e non posso che ammetterlo.
Ahimè, sono destinata alla delusione!
<<Troppo alte>> rimarco.
<<Raccontamele>> propone e scatto, allarmata.
<<No!>> Rispondo <<Non stavamo parlando di me...>>
<<Dai!>> Insiste lui <<Adesso sono curioso! Ti prometto che poi potremo tornare a parlare di me e del biondino>>
Sospiro, sembra quasi un bambino.
E come si può dire di no ad un bambino?

Una goccia di acqua mi raggiunge sul polso e d'istinto mi volto verso il mare, perdendomi tra i fasci di luce riflessa, i movimenti apparenti delle onde e le mille sfumature di azzurro che lo compongono.
Le mie aspettative?
Troppe per essere racchiuse in un'unica frase.
Sono cresciuta con le fiabe, ho trascorso la mia adolescenza rifugiandomi tra i romanzi d'amore e al momento l'unico modo che ho di dar luogo ai miei sogni è quello di scriverne io stessa uno.

<<Voglio quel tipo di amore che ti fa innamorare ogni giorno dell'amore>> tentenno, prima di iniziare a parlare, poi le parole escono come un fiume in piena: scorrono, veloci, senza essere in grado di arrestarsi.
<<Voglio l'amore dei film, quello delle frasi sottolineate sui libri; voglio litigare e non riuscire a restare incazzati per più di pochi minuti; voglio ridere se la macchina si ferma al momento sbagliato, voglio i baci sotto la pioggia; voglio ballare i walzer come se fossimo in un film Disney, voglio cucinare dolci a mezzanotte, voglio rivederci in ogni cosa, voglio i sorrisi in situazioni inopportune.
Voglio i baci rubati, le parole all'orecchio, i fiori singoli, i messaggi a in piena notte.
Voglio conoscere ogni ferita, provare a curarla, voglio i battiti del cuore accelerati, voglio i brividi sulla pelle, voglio...>> Mi accorgo di essermi lasciata trasportare troppo dall'atmosfera e torno in me, bloccando il flusso delle mie parole.

Mi schiarisco la gola, in imbarazzo per essermi lasciata andare fin troppo, e sbircio la reazione di Cole che mi guarda, incantato, con un piccolo sorriso.
<<Voglio tante cose>> sorrido imbarazzata e lui mi dà un un buffetto sulla guancia.
Voglio tante cose e probabilmente non le avrò mai.
<<Avevi questo con il tuo ex?>>
<<No, Noah non era tipo da queste cose>>
<<L'amore non ti spinge a fare cose che mai avresti immaginato?>>
Già, è questo quello che ti dicono.

Molti pensano che per amore si cambi, io penso più che l'amore ci renda vulnerabili e forti al tempo stesso.
L'amore ci spinge a compiere gesti folli, azioni che mai avremmo immaginato, per ricevere in cambio solo un sorriso che scalda il cuore. Ci priva della nostra corazza, di tutto quello che siamo, davanti a quell'unica persona che fa muovere le farfalle nello stomaco.
All'amore basta una frase per far sì che il tuo mondo vada in frantumi come se fosse fatto di cristallo.
Ma, allo stesso tempo, è capace di ricostruirlo con una semplice parola.

L'amore ci rende forti, perché solo quando abbiamo il sostegno di chi ci ama siamo in grado di essere noi stessi, di non avere bisogno di barriere, di filtrare le parole e di opprimere il nostro essere.
È così strano l'amore.
Ad oggi, penso di non averlo ancora incontrato.
E, a volte, ho paura di non essere in grado di provarlo mai.

<<Evidentemente non era vero amore>> deduco, desiderosa di chiudere questa parentesi.

Fortunatamente, anche Cole la pensa alla stessa maniera.
<<Penso di doverti delle spiegazioni, Catherine>> mi dice, tornando serio e mantenendo fede a ciò che mi ha detto prima.

<<Ho iniziato a vedere Simon, pochi giorni dopo il nostro primo incontro. Te l'avrei detto, ma lui continuava a ripetermi che se qualcuno lo avesse scoperto, probabilmente avrebbe perso il lavoro e non me lo sarei mai perdonato>>
<<Cole, non c'è bisogno...>>
<<C'è bisogno>> insiste lui <<Devo ancora motivare le incongruenze nella mia scheda>> mi guarda sicuro, non c'è traccia di dubbio nei suoi occhi. Irrigidisce la mascella e sembra volermi convincermi che sente di farlo.
Seppur nei suoi occhi io legga la paura che ha di parlare.

<<Okay>> mi arrendo, vittima del senso di colpa che mi attanaglia lo stomaco.
Mi dispiace che lui abbia anche solo pensato per un secondo che io lo ritenessi colpevole.

<<Mi chiamo Cole Porter e non ti ho mentito, sono italiano...per metà, però>> sorride, concentrato a guardare davanti a sé.
<<Mia madre era uno spirito libero da ragazza: odiava le regole che cercavano di imporle i miei nonni e, proprio per questo, compiuti i diciotto anni, è andata via di casa.
La libertà da ragazzino tende a dare alla testa, ma se sei determinato a mantenerla riesci anche ad essere equilibrato: ed è ciò che ha fatto lei.
Una casa e le bollette non si pagano da sole, perciò ha trovato lavoro come cameriera in un resort e ogni mese metteva da parte una percentuale dei suoi guadagni per riuscire a realizzare il suo sogno: girare il mondo in camper.
Proprio lì, tra un turno di pulizie e l'altro ha incontrato il giovane e affascinante Lucas Porter, un inglesino che di lì a poco avrebbe ereditato l'azienda e le numerose proprietà dei genitori.
Fuggendo da tutte le limitazioni, si è ritrovata incastrata nella rete dell'amore: durante la vacanza dei Porter, mio padre inventava scuse per non partecipare alle importanti cene di famiglia per passare le serate con lei e, sebbene lei si mostrasse infastidita, alla fine ha ceduto. I due hanno iniziato una relazione a distanza e si vedevano soltanto quando lui tornava in Italia; tuttavia tenere nascosta una relazione diventa difficile quando si aggiunge anche un bambino>>

Tiene lo sguardo fisso su un punto preciso della vasta distesa di acqua e sembra quasi che le immagini dei suoi genitori stiano scorrendo davanti ai suoi occhi, mentre sorride in maniera quasi rammaricata.
<<I genitori di papà non l'hanno presa bene, per questo lui ha deciso di abbandonare la sua famiglia, riscattare quella parte di denaro che spettava lui e vivere accanto a me e mia madre.
Ma le cose non sono andate come previsto: sono nato io e ho preso il cognome di mio padre, poi lui è...>>
Mi accorgo che le dita delle sue mani hanno ricominciato a muoversi in preda al nervosismo e agisco d'istinto.
Copro la sua mano con la mia e lui mi ringrazia senza alcuna parola, semplicemente con gli occhi.

<<Lui è morto in un incidente d'auto qualche giorno dopo la mia nascita, i documenti notarili non sono pronti da un giorno all'altro e mia madre si è ritrovata sola, senza un soldo, con un figlio e senza poter contare sull'aiuto di nessuno. Mia nonna, la mamma di papà, ha fatto di tutto per infangare la mia esistenza in Inghilterra e non le ha dato neanche un centesimo per aiutarla.
Mamma ha sacrificato il suo sogno, così sono cresciuto da solo con lei, ma più diventavo grande, più lei sembrava vedere lui in me e no, questo non la aiutava per niente>> deglutisce nervoso.

<<È terribile quando la tua stessa madre smette di guardarti in faccia perché non ha più il coraggio di farlo, perché tu sei la traccia di ciò che ha fatto in passato e l'ostacolo che le ha impedito di realizzare il futuro che desiderava>> mi dice e vengo assalita dalla tristezza, non mi capacito di tutto quello che Cole ha dovuto vivere.

<<Sono andato via di casa anche io: volevo che lei capisse che io sono molto di più della fotocopia del ragazzo di cui si è innamorata da adolescente, volevo che mi richiamasse, chiedendomi di ricominciare, promettendomi che non avrebbe più assunto quell'espressione vedendomi, ma lei non mi ha mai cercato>> adesso le sue parole sono un cumulo di amarezza e delusione.
Io, dalla mia parte, non sembro aver appreso le sue parole senza alcuna conseguenza.

Cosa si dice in questi casi?
Non lo so.
Faccio ancora fatica a capire in quale parte della narrazione io abbia incominciato a piangere. Le lacrime colano silenziose sulle mie guance e guardando Cole mi domando quanto forte debba essere lui, che continua a sorridere ogni giorno, a vedere solo il lato bello della vita, che non si lamenta per ciò che ha passato.
Mi domando come sia ancora in piedi.

Il ragazzo più solare che conosca ha il trascorso più burrascoso che io potessi mai immaginare.
Mi chiedo come si sia sentito, solo e abbandonato dall'unica persona che avrebbe dovuto amarlo incondizionatamente.
Mi domando se solo si senta anche oggi, perché in quel caso vorrei dirgli che non lo è e non lo sarà mai più.
Che ci sono io.

E che se ha raccontato tutto questo a Simon, anche lui sarà rimasto ammaliato dalla sua forza, dalla sua genuinità.
Vorrei non allontanarmi mai più da lui, vorrei dirgli che avrà sempre qualcuno su cui potrà contare.
Ma sto in silenzio e lo lascio parlare perché posso solo immaginare la forza che stia impiegando per continuare a parlare.
<<Mia nonna l'ho sentita qualche mese fa: si è presentata alla porta del mio appartamento con un biglietto per una crociera in mano>>
<<Perché?>> Domando di scatto.
Con quale coraggio è tornata da lui dopo tutto ciò che ha fatto e gli ha offerto questa vacanza? Come se questo potesse risolvere la situazione.

<<Ha capito che la vita è troppo breve per provare rancore>> risponde, alzando le spalle <<Non ci credo molto, secondo me voleva semplicemente trovare un modo per ripulirsi la coscienza...Ma perché rifiutarlo? Lei dorme più tranquilla la notte e io mi godo una delle poche cose belle che la vita ha deciso di donarmi anziché togliermi>>
Lo osservo e mi sembra di farlo per la prima volta: il ragazzo perennemente ubriaco e dalla lingua inopportuna è molto più di quello che vuole far credere.

<<Cole?>> Lo richiamo e adesso lui si volta, vede le mie condizioni e si allunga per asciugarmi le lacrime.
<<Dimmi>>
<<Sei la persona più speciale che conosca>> gli dico e lui mi sorride, attirandomi a lui un'altra volta.
<<Non voglio che tu pianga per me>> mi sussurra giocherellando con i miei capelli <<Non devi farlo mai, intesi?>> Domanda e annuisco, seppur tra le lacrime.
Accorgendosi dei miei singhiozzi lui sorride per smorzare l'atmosfera. <<Non penso tu abbia capito bene ciò che ho appena detto>> scherza, stringendo la presa.

Io traggo un respiro profondo, poggiando la mia testa sulla sua spalla.
<<Da domani, inizio da domani>> lui si lascia sfuggire una risata e mi scocca un bacio sulla guancia umida.
<<La mia Catherine>> mi sorride asciugandomi le lacrime con il pollice <<Mi fai sentire uno stronzo ad essere la causa delle tue lacrime, lo sai?>>
Scuoto la testa, presa dal panico.
<<No, no, non farlo...Ti chiedo scusa, io...Scusami, scusami>> ripeto, tentando goffamente di far sparire le tracce di pianto dal mio viso. <<Sto bene, okay? È tutto apposto. Tu stai bene?>>
Annuisce, piano.

<<Sto bene>>
<<Okay, stiamo bene>>
<<Stiamo bene>> conferma ancora e mi strappa un sorriso commosso.
Sto per dirgli che dovremmo fare qualcosa per allontanare questo temporale di emozioni ma vengo interrotta quando qualcuno si schiarisce la voce alle mie spalle.

Simon è in piedi a pochi metri da noi. Non presta alcuna attenzione a me, guarda Cole negli occhi e il mio amico ricambia lo sguardo.
Il modo in cui entrambi hanno paura di ciò che l'altro realmente pensa è evidente.
<<Possiamo parlare?>> Simon sussurra e mi preoccupo quando Cole non risponde. Scatto in piedi e intervengo prima che mandi all'aria quella che potrebbe essere l'occasione della sua vita.
<<Certo!>> Esclamo <<Me ne stavo proprio andando, ho bisogno di sciacquarmi la faccia...>> Dico guardando prima uno, poi l'altro e ignorando l'occhiata di fuoco che Cole mi sta indirizzando. <<Allora ciao!>> Dico, alzando un pollice in su e azzardando un occhiolino verso Simon.

Mi allontano il necessario per non essere vista e mi nascondo perché sono troppo curiosa di sapere come vada a finire.
E poi, se Cole decidesse di darsela a gambe, da qui sarei pronta a recuperarlo e riportarlo esattamente dove si trova adesso.

Inizio a spiarli, vedo Cole annuire e Simon sedersi esattamente dove prima c'ero io.
Poi qualcos'altro appare nella mia visuale: un fazzoletto di tessuto sporge all'angolo della mia vista e con lui la persona che me lo sta porgendo.
Quindi, alla fine, siamo tutti qui...
<<Grazie>> sorrido grata, afferrandolo. Asciugo del tutto le lacrime sotto lo sguardo tranquillo di Nicholas.

Lo vedo più sereno, molto meno nervoso di prima.
<<Tu come stai?>> Gli domando.
<<Io?>>
<<Ti è passata l'incazzatura?>> Specifico e alza le spalle.

<<Non sono mai stato incazzato>> mi dice e spalanco la bocca.
Ma allora è proprio fuori di testa!
<<L'hai picchiato!>> Gli ricordo, scandalizzata <<Spero almeno tu gli abbia chiesto scusa...>> Aggiungo, osservandolo con occhi sbarrati.
<<Non chiederò scusa a Simon per aver cercato di metterlo in guardia: questa volta gli è andata bene, se fosse stato davvero lui il ladro a quest'ora sarebbe potuto essere chiuso in una stanza, imbavagliato e con una pistola alla testa>> dichiara e, sebbene capisca ciò che intende dire, non posso fare a meno di considerarlo un po' melodrammatico.

<<Non starai esagerando?>> Chiedo.
<<Per nulla>>
Non mi pronuncio più in merito, sbircio verso quei due e vedo che stanno ancora parlando.

<<Però avevo ragione io...Visto?>>
<<Mh?>>
<<Non è il colpevole>> lo canzono con un sorrisetto stampato in viso.
Lui alza gli occhi al cielo.
<<La fortuna del principiante>> dichiara e questa volta sono io a ruotare gli occhi.
Mi ricompongo subito dopo.

<<Secondo te faranno pace?>> Domando, indicando le mie spalle con un cenno del capo.
Lui sposta lo sguardo da me a loro e, quando ciò accade, sorride lievemente.
<<Decreta tu stessa>> suggerisce e mi volto anche io.

Cole e Simon si stanno scambiando un bacio disperato e quella visione fa sì che il mio cuore si sciolga. Comincio a sorridere come una pazza e saltello sul posto sotto lo sguardo divertito di Nicholas.
<<Sì!>> Esclamo vittoriosa, battendo le mani in maniera ossessa <<Lo sapevo! lo sapevo!>>

Nicholas ride.
<<Andiamo, Rose, lasciamo loro un po' di tempo>>
Per una volta, non posso che concordare con lui.
Mi volto per l'ultima volta in assoluto e il sorriso stampato sul viso di Cole fa allargare anche il mio.
Finalmente un lieto fine!

<<Ti muovi?>> Mi rimbecca Nicholas e sbuffo sonoramente.
<<Arrivo, arrivo!>>





***
Amiciii💓
Buona sera e buon sabato!!

Come avevo già detto su insta, questo capitolo ha un pezzo del mio cuore❤️
Spero quindi di averlo reso al meglio possibile e che vi sia piaciuto.

Dopo dubbi, misteri e litigi...Una gioia!!!

Dimenticavo, molti lo avevano già capito da un po' e mi congratulo ahahah, mi auguro di avervi ripagato dell'attesa❤️❤️❤️

Catherine il segugio tornerà nel prossimo capitolo, ci sono ancora tanti interrogativi a cui rispondere...
Un abbraccio e alla prossima

Social
Insta: _wisegirl_03
Tiktok: _wisegirl_03

Continue Reading

You'll Also Like

870K 26.1K 50
[COMPLETA] Catherine Boulevard a ventitré anni è in uno stato confusionario della sua vita. Vive in un piccolo appartamento nella cinquantaduesima st...
151K 6.7K 31
College. È sinonimo di maturazione, di esperienze, di amori, di amicizie e di studio. Ogni singola persona lo sogna: le ore in biblioteca a scherzare...
Yellow Chat By Francesco

Mystery / Thriller

59.8K 5.9K 82
Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat, comunità online a pagamento che le aff...
237K 2.3K 90
sono passati ormai cinque mesi da quando Alexis è stata tradita dalle persone che credeva una famiglia,ha abbandonato la sua casa,ha abbandonato tutt...