Can
"Posso sperare di fare parte di questo tuo futuro Sanem?".
Trattengo il fiato in attesa della sua risposta che purtroppo non è esattamente quella che vorrei, ma che tutto sommato mi aspettavo in questo momento.
"Non lo so Can, come ti ho detto, non riesco a capire cosa voglio".
Tra noi cala il silenzio, non voglio pressarla, il mio compito in questo momento è supportarla in tutto e per tutto, che siano le attività quotidiane o le scelte lavorative. Non voglio che si senta sotto stress e allo stesso tempo voglio che sia libera di decidere ciò di cui si vuole occupare. Vorrei tanto che tornasse alla Fikri Harika, è brillante, creativa e sarebbe un modo per averla vicina tutto il giorno, non desidererei altro, ma è giusto che sia lei a decidere ciò che vuole fare.
E' più di un mese che sono qui a Gölcük, ho scelto di mettere in standby la mia vita professionale, lavoro qualche ora la mattina quando Sanem è ai laboratori, ma il resto della giornata lo voglio dedicare tutto a lei, o più precisamente a noi.
Adoro fare la spesa insieme come una vera coppia, preparare i pasti, rassettare la cucina gomito a gomito ora che pian piano sta tornando a rilassarsi quando è con me. Si sta riprendendo fisicamente dalle nausee dei primi tempi, mi sembra chein qualche modo stia rifiorendo, è luminosa come non mai.
Si dice che una donna che aspetta un bambino rifiorisca e in effetti Sanem è per me ogni giorno più bella. Ho l'impressione che le sue forme si stiano arrotondando mentre c'è una luminosità nei suoi occhi che ha qualcosa si magico, atavico, il segreto della maternità, il periodo che si dice essere il più emozionante nella vita di una donna.
Evito di farle pressione, ma porto avanti con determinazione il mio piano di conquista, voglio dimostrarle in ogni modo quanta cara e speciale sia per me. Piccoli gesti ma non solo, voglio avere per lei attenzioni particolari e inventare momenti unici da condividere insieme.
E' così che una domenica mattina organizzo tutto a sua insaputa e le propongo di uscire a fare una passeggiata.
Salendo in macchina leggo nei suoi occhi l'eccitazione per la novità e mi rendo conto solo ora che da quando ci siamo conosciuti c'è stato ben poco spazio per passeggiate e momenti spensierati.
"Dove andiamo Can?"
"Sürpriz, sorpresa".
Nell'ora e mezza di viaggio ho l'occasione di scoprire un'altra Sanem, quella che guarda il mondo con gli occhi di una bambina curiosa, la donna allegra che canta a squarciagola e si muove sul sedile al ritmo della musica o l'inesauribile chiacchierona che ha un aneddoto del suo quartiere da raccontare su ogni cosa che vede. Quando nell'ultimo tratto la strada diventa un po' più accidentata e piena di curve rallento preoccupato che possa darle fastidio dandole così tutto il tempo di godersi il panorama dove le montagne, coperte da fitti boschi di pini, abeti e faggi si specchiano sulle acque di un lago.
"Che bello, dove ci troviamo esattamente?"
Sorrido allungando la mano ad accarezzarle la guancia intenerito dal suo genuino entusiasmo. "Siamo al Gölcük Nature Park, aspetta e vedrai". Conosco bene questo posto, ci sono stato da studente universitario per una vacanza. Dopo qualche chilometro accosto in uno slargo e scendo invitandola a fare altrettante.
"Vieni a vedere che meraviglia Sanem".
La prendo per mano e la guido verso la staccionata di un punto panoramico da cui si gode in lontananza la migliore vista possibile sul lago e sulla singolare costruzione in legno che in ogni stagione è capace di rendere quel paesaggio un luogo incantato.
La sento trattenere il fiato per poi erompere in un'esclamazione entusiastica.
"Can, è bellissimo!".
Non voglio approfittare della situazione, ma ogni occasione è buona per abbracciarla, quindi mi porto dietro di lei stringendola tra le braccia e contro il mio petto appoggiando il mento sulla sua spalla e sussurrando nel suo orecchio.
"Tu sei bellissima e quando sorridi lo sei ancora di più".
Ruota il capo per lanciarmi un'occhiata che vuole essere severa ma che mal si concilia con il meraviglioso sorriso che ha stampato sul visto. Ciò che interessa a me è che non si sottrae al mio abbraccio, ma anzi la sento rilassarsi sospirando. Rimaniamo a lungo così, a goderci il calore benefico dei raggi del sole di una bellissima giornata di primavera e l'aria fresca e cristallina di questo posto meraviglioso.
"Andiamo, non sono ancora finite le sorprese".
Riprendiamo il viaggio e qualche chilometro più avanti seguo le indicazioni svoltando in una stradina sterrata che si inoltra nei boschi che circondano il lago. Parcheggio il fuoristrada davanti ad un ampio cancello in legno e scendo per aprirle lo sportello invitandola a seguirmi.
"Vieni, qui c'è la vera sorpresa perciò voglio che tu tenga gli occhi chiusi. Mi posso fidare o devo bendarti?"
Ride di una risata argentina che è una gioia per il cuore, mai prima con me aveva avuto motivo di ridere così liberamente e di questo non posso che rammaricarmi.
"Hai chiuso gli occhi? Forza vieni, ti guido io".
Le tengo la mano scortandola al di là del cancello lungo un vialetto di ghiaia bordato da cespugli di timo, immerso nella foresta di conifere e di alberi che in questo momento sono in piena fioritura. Quando penso che la vista sul bungalow sia quella più suggestiva mi posiziono accanto a lei perchè non voglio perdermi la sua reazione.
"Ci siamo Sanem aşkım, amore mio, apri gli occhi".
Quando fa quanto gli chiedo la vedo portare entrambe la mani alla bocca per poi esclamare: "Oh Can ma questo è il paradiso"
Non posso che essere felice della sua reazione.
"Ti piace?"
"Come potrebbe non piacermi Can?". Mi rivolge uno sguardo di pura meraviglia ed io sono contento di aver scelto di venire qui per cambiare ambiente e dare al nostro rapporto nuovi scenari e nuove prospettive.
"Dai, vieni".
Le prendo la mano e la guido verso il grazioso bungalow installato su un palafitta direttamente sulle acque del lago.
"Can, ma possiamo entrare qui? Di chi è?"
Mi fermo a fronteggiarla e sorridendo le scosto una ciocca di capelli caduta sul viso.
"Fino a domani sera è nostra".
Vedo i suoi occhi farsi ancora più enormi e lucenti per la sorpresa.
"Come nostra?" Le sorrido annuendo e riprendo a camminare verso la porta di ingresso.
"L'ho presa in affitto per questa notte, è tutta per noi Sanem"
Apro la porta con la chiave che ho ritirato in agenzia il giorno prima mentre lei era a lavoro, l'interno è semplice ma accogliente con lucido parquet e mobili dai colori pastello.
Si guarda intorno genuinamente stupita. "Oh Can, è bellissima, sembra la casa delle favole". Prendo nell'angolo due sdraio pieghevoli e le posiziono sul tavolato all'esterno, nel punto dove ancora arriva una lama di sole.
"Vieni a sederti qui, godiamoci questi ultimi raggi prima che si allunghi l'ombra degli alberi". Non c'è alcun dubbio: è felice la mia Sanem ed io dalla vita penso di non desiderare altro che vedere mia moglie felice, me ne se sono reso conto da poco ma è diventata una vera e propria missione per me.
Ci allunghiamo sulle sdraio e per un po' ci godiamo il silenzio e l'aria pura di questo luogo incantato. La lascio per qualche minuto per andare a recuperare dal bagagliaio dell'auto le borse per la notte che ho preparato di nascosto da lei il giorno prima. Quando le vede inclina la testa da un lato.
"Hai pensato proprio a tutto Can Divit".
Lascio le borse all'ingresso del boungalow chiudendo la porta e torno da lei.
"Esatto, proprio a tutto, per questo ora c'è anche un cestino da picnic con il nostro pranzo che ci aspetta in auto. Vieni, poco lontano c'è un sentiero che conduce direttamente all'area picnic sulle sponde del lago, andiamo".
Spalanca gli occhi sorpresa, sorride felice alzandosi per raggiungermi e per la prima volta è lei a prendere la mia mano.
"Che bello, andiamo dai".
Abbasso lo sguardo verso le nostre mani unite e non posso fare a meno di intrecciare le mie dita alle sue per poi avvicinarle alle labbra e posare un bacio leggero sul dorso della sua mano. Le indirizzo uno sguardo di pura adorazione che lei accoglie con un'espressione che onestamente non saprei come definire, ma non è questo il momento di farsi domande, ora è il momento di vivere la nostra vita, insieme.
"Andiamo"
E così inizia la nostra gita, con un cestino pieno di snack che ci fermiamo a consumare all'ombra di un albero sul prato ben curato lungo la sponda del lago. Mangiamo ridendo dei suoi racconti di bambina, quando andava a fare i picnic sulle rive del Bosforo con gli amici del quartiere. Quando finiamo il pranzo la vedo assonnata perciò appoggio la schiena contro il tronco dell'albero e la invito a sdraiarsi con un cenno della mano.
"Non c'è bisogno, posso sdraiarmi qui sulla coperta".
La tiro gentilmente verso di me.
"Certo, però sono sicuro che riposerai molto meglio se appoggerai la testa sulle mie gambe, vieni".
Lo fa inizialmente con riluttanza, ma alla fine chiude gli occhi e poco dopo il suo respiro regolare mi dice che si è addormentata.
Ne approfitto per fare quello che vorrei fare ogni sera quando mi è accanto sul divano, la accarezzo i capelli, faccio scorrere le mie dita tra quelle ciocche morbide, traccio piano il contorno del suo bellissimo profilo e di quelle labbra che mi basta guardare per sentirmi impazzire dalla voglia di coprirle con le mie.
Sospiro felice come non sono da non so neanche io quanto tempo o forse più probabilmente come non sono mai stato in vita mia.
Non credo di essermi mai sentito così appagato, così completo come in questo momento con lei al mio fianco. Chiudo gli occhi appoggiando il capo contro il tronco dicendomi che è così che dovrebbe essere tra noi, niente incomprensioni, nessun dubbio. Sento che è possibile e farò di tutto per arrivarci perché è questo ciò che voglio e che così può essere la nostra vita.