Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

19. Ci provo

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By WiseGirl_03

Perché deve essere tutto così difficile?
Io ci provo a non guardare solo il marcio di quella che è la realtà ma sto collezionando una lunga fila di delusioni, una dietro l'altra.
Mi domando, dunque, se sia possibile riuscire a scorgere la luce dopo essere stati accecati dal buio.
E soprattutto, è possibile tornare a riporre la stessa fiducia che si nutriva nei confronti di una persona, dopo una delusione da parte della stessa?

Mi ritengo una ragazza paranoica, senza dubbio penso di esserlo da sempre, ma allo stesso tempo sono certa che mai la mia testa sia stata appesantita da così tanti pensieri tutti insieme.
Avverto una strana sensazione di smarrimento, non soltanto a livello mentale ma anche fisico.

Fatico a reggere e ricambiare lo sguardo penetrante e sicuro di Nicholas.
Sinceramente, sento che potrei addirittura piangere al solo pensiero che il suo sospetto possa confermarsi una realtà.
Non voglio perdere, Cole.
Ero convinta di aver trovato l'amico migliore di sempre e adesso...
Adesso potrebbe rivelarsi il peggiore.

Il mio presentimento presto diventa reale, il mondo circostante si sfoca, i contorni si fanno astratti e tutto ciò che si trova intorno a me assume l'aspetto di una macchia indefinita di colore.
Perché devo sempre piangere?
Non sopporto la mia eccessiva fragilità, mi sento così stupida.
Così debole.

Tento di respirare profondamente per calmarmi e ciò sembra funzionare: torno a distinguere i particolari e le trame di quello che al momento rientra nella mia visuale.
Avverto gli angoli degli occhi umidi e tento di rimediarvi strofinandovi sopra, nella maniera più disinvolta possibile, gli indici.
<<Avanti>> la voce di Nicholas rimarca la sua presenza, passata in secondo piano davanti al mio monologo interiore. <<È meglio parlarne in un luogo più tranquillo>> spiega, spostandosi dal ciglio della porta e, in tal modo, concedendomi l'accesso alla sua cabina.

Annuisco, non potendo che riconoscere la ragione nelle sue parole.
Con passi incerti, supero l'entrata e mi faccio avanti, lasciando a Nicholas lo spazio necessario per chiudere la porta.
Approfittando del fatto che mi sta dando le spalle, passo in rassegna la sua stanza e ciò che subito mi sembra di percepire è la quasi totale assenza di indizi che questa camera sia effettivamente occupata.

Il letto è perfettamente in ordine, le coperte ancora rimboccate con cura e i cuscini non sembrano aver retto alcun peso recentemente.
<<Non dormivi?>> Immagino non sia la più intelligente delle domande, dubito che qualcuno dorma vestito ancora di tutto punto, con i capelli perfettamente in ordine e gli occhiali sul naso.
È una domanda di circostanza, una di quelle un po' imbarazzanti che precedono un discorso che non hai voglia di intraprendere.

<<Lavoravo>> la sua voce giunge alle mie spalle e ciò che scorgo davanti a me dimostra senza alcun dubbio che la sua versione dei fatti è vera.
Sulla scrivania è appoggiato un computer, lo schermo è ancora acceso e sul display è presente un semplice documento.
Peccato che non riesca a capire cosa ci sia scritto.

È troppo lontano e le scritte sono decisamente troppo piccole.
<<Lavoravi?>> Non cerco davvero una conferma da parte sua, vorrei solo che mi spiegasse meglio in cosa consiste il suo lavoro. Sono curiosa.
E poi, una parte di me, la gran parte di me, preferisce illudersi che se io sapessi come muovermi nelle indagini potrei provare che Cole non è il ladro.
Cole non può essere il ladro, Cole è la persona più buona sulla faccia della Terra.

<<Studiavo>> si corregge lui, superando me, ferma ancora dove mi trovavo prima, e accomodandosi sulla sedia.
Muove il cursore e la luminosità dello schermo aumenta, dedica uno sguardo veloce alla pagina, poi si concentra su di me, in particolare sul fatto che non accenno a muovermi dal punto esatto che sto occupando adesso.
<<Non vuoi sapere come funziona?>> Mi domanda, quasi riuscendo a captare tutto il mio desiderio di conoscenza.
Tentenno, anziché annuire, come farei di solito.
Ormai ti conosco, Nicholas Clarke.

<<Sei davvero propenso a rivelarmi quello che stai macchinando?>> Mi assicuro che non sia uno dei suoi giochi di parole per farmi capitolare.
Lo guardo, diffidente, e tento di capire se sia sincero.

<<Immagino sia meschino dire ad una ragazza sul punto di piangere che è una ficcanaso rompiscatole>> alza le spalle, sorride sghembo e non perde l'occasione per rinfacciarmi i comportamenti che, come mi ha già detto più volte, non tollera.
Eppure questa volta sembra più comprensivo...

Devo proprio avere il volto della tristezza, se persino Nicholas Clarke prova compassione nei miei confronti.
A piccoli passi, mi avvicino a lui e, una volta appurato che non ci sono altre sedie, prendo posto sull'estremità del letto.
Lui deve rendersi conto della difficoltà che ho a distinguere i caratteri e, pertanto, avvicina più che può il computer al bordo del tavolino.

Mi inclino in avanti quel poco che mi basta per leggere almeno ciò che è scritto in grassetto.

James White

Segue il titoletto un'ingente quantità di informazioni su di lui. Leggendo tra le righe riesco a comprendere che ha venticinque anni, lavora presso un'azienda di cosmetici come commercialista e intanto sta studiando per la sua seconda laurea in marketing e management.
Però, hai capito James! Di certo non è uno a cui piace starsene con le mani in mano.

Mi accorgo che la barra al lato del pdf è piccola, motivo per cui mi alzo in piedi per avvicinarmi e scorrere tra le pagine.
Torno alla pagina precedente e scopro che è interamente occupata da una fotografia del diretto interessato.
Si tratta di un primo piano e ciò mi permette di prendermi il mio tempo per guardarlo senza sembrare una stalker.
Ha i lineamenti del viso spigolosi, le labbra sono fini e un lieve accenno di barba.

Mi domando, a questo punto, cosa sia scritto sulle pagine successive. Scorro velocemente almeno tre pagine occupate fittamente dalle parole, fino ad arrivare alla quinta del documento.

"Cellulare controllato, nessun risultato.
Proseguire con la perquisizione della stanza (ogni martedì si reca presso la Spa dalle 17:00 alle 20:00, ogni venerdì dalle 21:00 alle 23:45 è nella sala Casinò)"

<<Hai finito?>> Mi domanda e distolgo lo sguardo dal display.
<<Non ancora>> decreto, incastrando lo sguardo nel suo, e il piccolo sorrisino che mi rivolge mi permette di capire che, in maniera del tutto inaspettata, non è infastidito come vuole far sembrare.
<<Voglio vedere la mia scheda>> gli comunico e lui non si scompone.
<<Prego>> sussurra, sporgendosi nella mia direzione <<Trovala pure>>

Sembra quasi una sfida e di certo non mi tiro indietro.
Capirai, quanto possa essere difficile!
Afferro il computer di sana pianta e immediatamente apro il menù, così da poter cercare più velocemente il documento.
Avvertendo la mancanza del materasso, torno a sedermi sul letto.
"Catherine" digito velocemente il mio nome ma i risultati sono molteplici. Decido, quindi, di aggiungervi anche il cognome ma, diversamente da quanto mi aspettassi, la ricerca non produce risultati.

Gli rivolgo un'occhiata interrogativa e lui si limita ad alzare le spalle, ancora l'aria soddisfatta sul viso.
Odioso.
Decisamente odioso.
Una vocina nella mia testa mi suggerisce di tentare con il mio secondo nome.
"Catherine Jane"
Nulla.
"Jane Richardson".
Ancora nulla.

Sbuffo, scocciata.
No, decisamente non sono una persona paziente.
<<Come mi hai salvato?>> Gli domando, mentre lui si riappropria del computer e smanetta con la tastiera. Spalanco gli occhi quando mi accorgo che lo sta spegnendo.
<<Ehi, ma che fai?>> Mi sento un po' una bambina, ma la verità è che volevo leggere ciò che ha appuntato sull'ultima pagina del mio file.
E vedere come sto nella foto che ha.
E cosa sa di me.
Sì, insomma, so che può sembrare l'opposto, ma io avevo una reputazione prima di tutto questo.

<<Informazioni riservate>> mi liquida, appoggiando il computer nuovamente sulla scrivania e voltandosi per non porre fine al nostro scambio di sguardi.
<<Ti ricordo che sei la migliore amica del principale sospettato>> mi rinfaccia e, anche se il suo tono è quasi scherzoso, io torno a pensare a Cole e mi rattristo immediatamente.

<<Già>> abbasso lo sguardo sulle mie mani come faccio ogni volta che sono in difficoltà. Tutto ciò che i miei occhi vedono sono le mie dita che si muovono in maniera nervosa.
Dall'esterno sembrerebbe che io non sia poi così tesa.
La verità è che, in pieno contrasto con il silenzio che troneggia nella stanza, nella mia testa si affollano pensieri rumorosi, si sovrappongono l'un l'altro e mi impediscono di essere lucida come vorrei.
Ed è semplicemente bastato nominare Cole che subito tutto è cambiato.

Un secondo prima ero beatamente impegnata a studiare i dettagli della vita di James e un secondo dopo sono la Catherine che teme che non sarà più in grado di fidarsi di nessuno.
<<Riesco a sentire gli ingranaggi che si muovono proprio qui>> due delle sue dita si posano sulla mia tempia muovendosi, immagino involontariamente, in quella che sembra una lieve carezza.

Alzo lentamente il viso, scorgo la mia ombra nelle sue pupille e percepisco le sue iridi studiarmi come se fossi un libro aperto.
Mi domando cosa lui voglia sapere di me.
E cosa, invece, sappia già.
<<Ah sì?>>
<<Sì>> conferma.
<<E si muovono nella direzione giusta?>> Se è così bravo a capire gli altri, allora vediamo cosa immagina ci sia tra i miei pensieri.
Tento di convincermi che tutto ciò che sto facendo sia metterlo alla prova come ripicca per tutte le volte che lui fa lo stesso con me, ma penso che la parte più profonda di me stia solo sperando che capisca le mie paure e che mi consoli.
Un po' patetico, vero? Mi sembra quasi di elemosinare pietà...ma è difficile: ho proprio bisogno di qualcosa che mantenga i miei piedi ancorati a terra e mi impedisca di rovinare sotto la pressione delle bugie.

<<Non leggo ancora nel pensiero, Rose>> risponde subito dopo <<Ma il fatto che si muovano non è mai una cosa buona>> sentenzia <<I pensieri sanno essere logoranti, arriva un momento in cui ti senti sfinito>>
<<E come si fa a farli sparire?>>
<<Devi farli uscire>> mi sento confusa da ciò che ha appena detto e lui sembra percepirlo. Torna a muovere la sua mano, avverto nuovamente il contatto dei suoi polpastrelli sulla mia tempia.
<<Per mettere a tacere questi...>> sussurra e intanto la sua mano scende lungo tutto il mio viso.

Il suo tocco mi disorienta ma tento di occultare anche il singolo respiro irregolare che rischia di sfuggirmi e smentire la compostezza che sto fingendo di possedere.
Presto il suo palmo racchiude il mio mento in una presa sicura che mi mette in soggezione.

Il pollice traccia una scia sul mio viso, percepisco la sua pelle lievemente ruvida in contrasto con la mia, liscia. Il suo polpastrello si ferma esattamente a un passo dalle mie labbra.
Esita, prima di cominciare a tracciare delicatamente il contorno del labbro inferiore.
Segue il suo movimento con lo sguardo, che torna ad impossessarsi del mio poco prima che aggiunga, al suo movimento, anche una lieve pressione.
<<Bisogna lasciare parlare queste>> conclude la sua frase e subito si allontana da me, quasi come se si fosse scottato.
Eppure sono certa di essere io quella che sta andando a fuoco tra i due.

Balbetto, in imbarazzo, e capisco che al momento la mia voce non sembra intenzionata davvero ad uscire.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, al contrario suo che invece li rivolge da tutt'altra parte.
<<Tu parli con qualcuno quando sei pensieroso?>>
<<Non stiamo parlando di me>>
Tronca ogni mio tentativo sul nascere e ciò mi indispettisce.
Ci resto male come se fosse la prima volta.
Stupida, Catherine...Non impari proprio mai!
<<Okay, detective>> sputo velenosa, incrociando le braccia al petto <<Neanche a me va di parlare di me>>
<<Allora che ci fai qui?>>

Già...Che ci faccio qui?
<<Sono venuta per Cole>> rispondo, tornando una volta per tutte al mio obiettivo principale <<Non può essere lui il ladro>> è ciò che mi ostino a ripetere.
Non ne sono convinta neanche io ma Cole è mio amico, mi sento in dovere di difenderlo.

<<E questo chi lo dice?>>
<<Io>>
Forse non è la risposta migliore che io potessi dare, immagino che stia peccando di presunzione...
Lui ride, passandosi una mano sul viso <<Allora abbiamo risolto il mistero!>> mi schernisce e ricambio le sue parole con un'occhiataccia.
<<Sono seria>> tento di riordinare al meglio i miei pensieri prima di parlare, così da evitare di balbettare e di perdermi in giri di parole ricchi di frasi lasciate in sospeso e concetti a metà <<Cole era con me al bar, quel giorno, poi siamo andati via insieme...Non è possibile che sia stato lui!>>

<<È arrivato dopo di te, Catherine>> mi ricorda come se anche lui fosse presente <<E lo ha fatto poco dopo che le telecamere sono state disattivate>> continua, rifilandomi uno sguardo scettico.
Per la cronaca, sembra volermi comunicare "Non ha senso quello che stai dicendo".

In realtà sono io quella a cui sembra che nulla abbia senso.
<<Non hai mai notato atteggiamento strani da parte sua?>> Mi spinge a pensare e sono pronta a negare.
Poi, però, ci ripenso.

La sera in cui Nicholas si è presentato al nostro tavolo come mio fidanzato, lui era lì, e, quando volevo parlargli, una volta finita la cena, si è dileguato senza dare spiegazioni.
E poi...
L'appuntamento! Certo, come ho fatto a non pensarci!
<<Non è strano>> torno a difenderlo <<Si sta frequentando con qualcuno>>
<<E tu gli credi?>>
<<Perché non dovrei?>>
<<Dimmi un po', Catherine>> mi  risistemo sul materasso, inizio a stare davvero scomoda <<Cosa ti ho chiesto di fare io per dare meno nell'occhio?>>
Immagino debba rispondere che mi ha chiesto di fingermi la sua ragazza.

Non lo faccio, resto in silenzio.
Ignoro la sua presenza e torno ai miei interrogativi interiori.
Senza preoccuparmi in alcun modo del fatto che mi stia guardando, che possa non apprezzare il gesto o altro, mi lascio cadere all'indietro e ben presto tutto ciò che vedo è il soffitto.
Così bianco e così vuoto.

<<Posso chiederti una cosa senza che tu mi rifili una risposta da stronzo?>> Domando, avvertendo meno l'ansia dal momento che non lo sto guardando.
<<Risposta da stronzo?>>
<<Praticamente tutte quelle sentenze che spari ogni volta che apri bocca>> spiego e sento riecheggiare un sospiro, accompagnato dal lieve accenno di risata.
<<Ci provo>>
Almeno non è preso male come stamattina.

<<Pensi davvero che Cole sia il colpevole?>>
Un respiro profondo, poi sento il materasso abbassarsi leggermente nella parte finale. Capisco che ha preso posto ai piedi del letto e mi appoggio sugli avambracci per tirarmi su e poggiare la testa sul cuscino.
Non se la prende, immagino.

<<Non lo so, Catherine>> spiega e sono leggermente distratta dal momento che il cuscino non è comodo come immaginavo.
È come se ci fosse qualcosa che mi sta  martoriando la schiena.
<<È un'ipotesi di partenza, ci sono tante cose che non tornano. È italiano, e si chiama Cole Porter...Insomma, tutto è possibile ma..."Cole Porter" non è un nome tipicamente italiano, non uno di quelli che ti vengono subito in mente...Non credi?>>
<<Già, in effetti...>>
Non ha tutti i torti.
Cole Porter.

Non avrei mai immaginato che sarei venuta a sapere del suo cognome non per mano sua. E soprattutto, neanche per quella di un detective che indaga su di lui.
Grandioso!
<<Hai controllato i nomi dei suoi genitori? Magari uno di loro era inglese, oppure...>>
<<Ci sono grandi spazi bianchi sulla sua biografia: a cominciare dal fatto che non si hanno informazioni sul padre e che il cognome della madre non coincide con il suo>> spiega <<E, per continuare, il tuo amico non sguazza nell'oro, non è povero ma neanche ricco...Tu hai idea di quanto costi un soggiorno su questa nave? Non di certo spiccioli>>

<<Roba da ricchi. Capisco, ma non comprendo>>
Sono certa che Cole mi abbia detto qualcosa del genere una volta, ma quel giorno non ci ho dato peso.
Non potevo immaginare tutto questo!
<<Oh>> in preda al rammarico, è l'unico suono che riesco ad emettere.
Che sia stato davvero lui?

<<Ciò che sto cercando di dire>> sembra quasi che gli costi molto ciò che sta per dire, eppure non si ferma <<È che è possibile che io mi sbagli, non è detto che sia lui...Ma non posso fingere che non c'entri nulla solo perché è tuo amico>> fa una piccola pausa, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
<<E neanche tu dovresti>>
<<Cosa intendi dire?>>
<<Che devi stare all'erta>> dice e una strana sensazione di vuoto si fa spazio nella mia pancia.
Non mi piace quello che sta dicendo.

<<Non sto cercando di spingerti ad allontanarti da lui ma...>> Tentenna <<Tieni gli occhi aperti, okay? Fuori deve sembrare che tu non sappia niente ma dentro...dentro devi avere quasi la certezza che si tratti di lui>> suggerisce <<Non si è mai troppo attenti>>
Deglutisco nervosa, suppongo che abbia ragione.
Annuisco, recependo tutte quelle informazioni, e immagino di essere visibilmente scossa.
<<Okay>> un filo di voce è ciò che conclude la conversazione.
Cole, ti scongiuro, dimmi che non sei tu!

Proprio come prima qualcosa sembra raschiarmi la schiena.
<<Mio dio! Ora capisco perché non dormi...Ma questo cuscino è fatto di pietre, per caso?>> Domando, muovendomi per trovare una posizione più comoda.
Senza alcun risultato.

<<Io ci andrei cauto>> mi blocco immediatamente al suono delle sue parole. In che senso "io ci andrei cauto"?
Avverto le mie palpebre spalancarsi e non smetto di analizzare la sua espressione innocente quando mi siedo più dritta e lascio che la mia mano strisci sulla morbida coperta e poi sotto il guanciale.

Le mie dita vengono a contatto con qualcosa di solido.
E freddo.
E metallico.
Strabuzzo gli occhi in maniera del tutto innaturale quando un'idea bussa alla porta del mio cervello.
<<Dimmi che non è quello che penso>> lo imploro e a momenti temo che una goccia di sudore solchi la mia fronte per la tensione.
<<Rose>> sorride lui, canzonatorio <<È esattamente quello che pensi>>

Salto in piedi ad una velocità da record.
Mi sta prendendo in giro, sì, sicuramente.
Sollevo il cuscino e per poco non mi sfugge un grido di terrore.

Una pistola.

Oh mio dio! Sto per svenire, me lo sento.
<<Una pi- una pi->> non riesco a terminare la parola.
Oh mamma mia.
E io mi ci stavo muovendo sopra?
<<Una pistola?>> Sibilo, avvertendo quasi una stretta sul collo mentre pronuncio le ultime sillabe. Non a caso, la mia voce è debole e fioca.
Annuisce tranquillo.
Ma sì, insomma, nulla di che...Potevo ritrovarmi un proiettile in testa!

<<Ed è->> fatico ancora a parlare <<Funzionante?>>
<<Mi stai chiedendo se è carica?>>
<<Immagino di sì>>
<<Secondo te? La conservo sotto il cuscino per abbellimento?>> Domanda, sarcastico <<Ovvio che lo è>>
Una pistola carica.
<<Quando te l'ho chiesto, mi hai risposto che guardo troppi film>>
<<I film sono riproduzione della realtà, o no?>>
<<Nicholas!>>

<<E poi tu mi hai chiesto se l'avessi addosso e, come hai avuto il piacere di notare tu stessa, non l'avevo addosso>> spiega, in un mero tentativo di giustificarsi.
<<Perché mi guardi così?>> Immagino che la mia espressione sia abbastanza eloquente <<Un giorno di questi ti insegno ad usarla, se vuoi>>
Che cosa ha detto?
Sobbalzo per via della sua proposta.
<<Non se ne parla proprio!>> Esclamo.
È esattamente quello che mi manca.
<<Perché no? Così ti senti più sicura...>> Tenta di convincermi.
<<Non mi sentirò mai sicura in una stanza con quella>> la indico, mentre ancora giace sulle limpide coperte bianche. <<E, posso assicurarti, che tantomeno ne userò una un giorno. Anzi, già che ci sei, c'è un modo per scaricarla?>>

<<Ma certo, Rose...>> Risponde entusiasta avvicinandosi all'arma e muovendo qualcosa. Sento qualcosa scattare e un brivido mi scorre sulla schiena.
<<Basta trovare qualcuno che non sopporti e il gioco è fatto!>> Propone e lo fulmino con lo sguardo.
Idiota.
<<Dico sul serio...>>
Alza le spalle, poi, muovendo abilmente le dita, comincia a smanettarci. Non riesco a capire nessuno dei passaggi che compie prima di trovarsi con quella che sembra una scatolina nera in mano.
Lentamente, uno ad uno, i proietti cadono sul letto per mezzo delle sue dita che li sfilano.
<<Contenta?>>
<<Va meglio, sì>>

Mi passo una mano tra i capelli completamente in disordine, poi cerco di capire cosa stia passando per la testa di Nicholas.
Risalendo con lo sguardo dal letto leggermente disordinato, passando per quella cosa infernale e ciò che prima vi era al suo interno, lo poso sul ragazzo di fronte a me.
Io guardo lui, lui guarda me.
E dentro di me capisco che questo è l'inizio di molti, moltissimi guai.

***

Per la logica secondo la quale non appena conosci una persona la vedi ovunque, il mattino seguente trovo Nicholas e Simon esattamente come il giorno prima.
Sono andata via dalla stanza di Nicholas non troppo tempo dopo aver scoperto cosa nasconde sotto il cuscino.
Stavo crollando!
E quella pistola mi faceva partire la tachicardia ogni volta che la guardavo.

Mi avvicino di soppiatto alle loro spalle.
<<Novità?>> A parlare è il primo.
<<Mh? No, nessuna novità>>
È tutto ciò che riesco ad origliare prima che Nicholas si volti di scatto e mi veda.

<<Rose>> mi accoglie con un piccolo sorriso.
Noto immediatamente che non ha più gli occhiali. Peccato, gli stavano bene.
<<Clarke>> rispondo di rimando.
Lo ammetto, non mi dispiace chiamarlo per cognome.
Qualcosa nel suo sguardo si illumina.
<<Non mi hai ancora detto come lo sai>>
Alzo le spalle, prendendo posto sullo sgabello accanto al suo.

<<Ci sono ancora tante cose che tu continui a non dirmi...Immagino che possa sopportare il peso di questo innocente interrogativo>> rispondo, girandomi per incontrare il viso di Simon già fermo nella mia direzione.
<<Suppongo che vi conosciate da più tempo rispetto alla prima volta che ci siamo visti>>
<<Temo di sì>> mi sorride mestamente e ricambio.
<

<Temi?>>
<<Mi sembri più alla mano di questo simpaticone>> fa un cenno del capo verso Nicholas e a quest'ultimo sfugge un sorrisino che tenta di nascondere sorseggiando il suo caffè.
Di sicuro amaro.
Come lui.

Torno a rivolgere la mia attenzione a Simon.
Lui ha proprio un'aria solare.
Forse è per via dei capelli biondi...
È impegnato ad asciugare alcuni bicchieri con uno strofinaccio ma sembra compiere tale gesto in maniera meccanica.
<<Posso farti una domanda?>>
<<Certo, fai pure>> annuisce cordialmente e mi domando com'è possibile che questi due siano amici.
<<Ma tu sei davvero sicuro di essere amico di questo antipatico?>> La domanda mi sfugge spontanea e lui ride di gusto.
<<Sono così antipatico che bussi alla mia porta nel bel mezzo della notte e ti appropri del mio letto, Rose>> mi rinfaccia una voce alla mia sinistra.
Ecco, l'avevo detto: amaro come lui.
Questo ragazzo farà sì che mi escano i capelli bianchi prima del tempo.

<<Già, e per poco non ci rimettevo la testa>> gli rinfaccio, acida <<E comunque è successo solo una volta...Si è trattato di un'emergenza>>
<<Oppure passi e mi lasci un krapfen...>>
Ripesca questo aneddoto, che in tutta sincerità avevo completamente rimosso, e sono certa che il mio viso stia andando completamente in fiamme.
<<Io, a differenza tua, cerco di essere gentile>> gli rispondo puntando il dito prima su di me e poi contro di lui.
Non si scompone, continua a sfidarmi con lo sguardo.
È per questo che non lo tollero...Tutta questa superiorità!

<<Tornando a noi, Simon...Mi chiedevo...Ma tu non riposi mai? Ti vedo sempre occupato. Non c'è nessuno che possa darti il cambio? Secondo me stai sfociando nello sfruttamento...>> rifletto e ancora una volta interviene Nicholas.
<<Già, Simon, Miss Gentilezza si offre di prendere il tuo posto>> mi schernisce e sento l'odio che provo nei suoi confronti crescere in maniera esponenziale dentro di me.
Alzo gli occhi al cielo, esasperata, e, per la pace comune, caccio indietro le parole che spingono per uscire dalle mie labbra.

<<Lo dico perché ti ho intravisto più volte...Anzi, a proposito, mi dispiace davvero tanto per tutto quello che ti ho ordinato il primo giorno, io non sono così...Non vorrei esserti sembrata pazza e irresponsabile, tu pensi che io sia pazza e irresponsabile?>>
Sto cercando una sorta di redenzione da tutte le brutte figure che ho fatto?
Assolutamente sì.
Sto soltanto peggiorando la situazione?
Completamente.
<<Quale sembrare? Tu hai davvero qualche rotella fuori posto>>
Okay, io ci ho provato a mantenere la calma.

<<Basta! Non ti sopporto più!>> Mando a quel paese tutto il mio autocontrollo e mi alzo, avvicinandomi a lui. <<Senti un po'...>> Sono pronta ad insultarlo nella peggior maniera possibile, quando Simon decide che è il momento giusto per intervenire sulla scena.
<<Oh-oh, guai in vista>>
Può starne certo...Guai in vista!
Per lui!
<<Tranquillo, Simon, è innocua>> scherza Nicholas <<Urla un po', sclera, e poi si arrende>> elenca con lo sguardo incollato al mio <<Al massimo tiene il muso, ma le passa poco dopo...>>
<<Già>> mormora Simon <<Peccato che non stessi parlando di Catherine>>
Incuriosita dalle sue parole, mi volto seguendo la direzione del suo sguardo, con ancora il viso corrucciato. Inutile dire che i muscoli della mia faccia si distendono per lo stupore, prima di irrigidirsi ancora più di prima.

Taissa sta attraversando la stanza con passi rapidi ed energici, seria in volto come mai l'ho vista e lo sguardo fisso su di noi.
Oh mamma mia, non mi piace questa situazione...
<<E adesso che succ->> le parole di Nicholas vengono bloccate da un braccio che fende l'aria, seguito immediatamente da un sonoro paff nel momento in cui la mano perfetta e curata della ragazza si scontra con la guancia del ragazzo accanto a me.
La testa di Nicholas ruota a causa dell'urto e tutto ciò che riesco a vedere è l'impronta rossastra delle dita sul suo volto.
Oh mio dio!

<<Maiale!>> Urla Taissa, ricomponendosi in fretta e guardandosi attorno.
<<Bene! Mi sento meglio, adesso>> dichiara, dedicando una breve occhiata a me e a Simon, che ha appena fatto cadere un bicchiere, dopodiché va via.
Cazzo.
Non ci posso credere!
È colpa mia?
No.
Sì, invece.
Oddio, forse sono un tantino responsabile...Ma come potevo sapere che avrebbe reagito così?

<<Ti fa male?>> domando, in preda alla preoccupazione, ancor prima che lui mi degni di uno sguardo.
Non parla.
Non si muove.
Mi domando se almeno respiri.
<<Cosa cazzo è appena successo?>> Interviene Simon, in preda allo shock.
<<Secondo te è vivo?>>
<<Sentiamo, Catherine>> finalmente, non pensavo che l'avrei mai detto, sento di nuovo la sua voce <<Tu, per caso, c'entri qualcosa?>>
Ecco, forse sarebbe stato meglio se avesse mantenuto il silenzio.
La sua mano corre a massaggiare la zona che pian piano si fa sempre più rossa.
Deglutisco per smorzare l'ansia, lui si volta e mi guarda.
Intensamente.
Molto intensamente.

Ma perché non mi va mai bene niente?





***

Amiciii❤️
Buonasera✨
Come state?
Spero tutto bene

Nuovo capitolo tutto per voi...❤️

Che dire...Dobbiamo arrenderci e considerare Cole il colpevole?
🤷
Oppure no?
🤷🤷🤷

Come sempre, spero di avervi tenuto compagnia e che il capitolo vi sia piaciuto❤️

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Mystery / Thriller

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Dal momento in cui vieni al mondo a quello in cui lo lasci, non ti abbandoneranno mai. Ti avvolgeranno come una seconda pelle, un rivestimento che, f...