Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

17. Consiglio da amica

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By WiseGirl_03

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A quanto pare non sono portata per le previsioni metereologiche: non condurrò mai il meteo delle tre del pomeriggio, perfettamente vestita e truccata come se dovessi fare una sfilata.
Non mi lamento, al solo pensiero della quantità di persone che seguono questo genere di programmi mi si gela il sangue nelle vene.

Pensavo che da un momento all'altro sarebbe scoppiato un temporale  di quelli che ti fanno desiderare di rintanarti nel letto e aspettare sotto il calduccio delle lenzuola che passi e vada via, lasciando il posto ad un timido arcobaleno e un sole piacevole.
Anche Cole era d'accordo con me, non a caso ci siamo dati appuntamento ad un bar al coperto. Per la precisione, quello in cui ci siamo incontrati la prima volta: nutriamo una sorta di legame affettivo nei confronti di questo posto.
Immagino che lo ricorderemo per sempre.

Quando arrivo non vi trovo quasi nessuno: ci sono un paio di ragazzi seduti al bancone, quattro distribuiti in vari tavolini anche abbastanza lontani, il che rende tutto più dispersivo e meno affollato.
E poi c'è il barista che, per la cronaca, non poteva che essere Simon.

Sto ancora decidendo quale sia il posto più suggestivo da occupare, quando il telefono che stringo tra le mani comincia a vibrare per l'arrivo di una chiamata. Mi affretto ad accettarla, prima che parta la suoneria, probabilmente anche al massimo del volume. Non ci facciamo mancare niente nell'ambito delle brutte figure.

<<Ciao mamma>> la saluto dopo essere riuscita a sbirciare lo schermo e aver visto di chi si tratti.
<<Catherine!>> Mi richiama in tono nostalgico.
Ci siamo sentite già tante volte, eppure la sua voce, così dolce e squillante al tempo stesso, basta a rendermi più tranquilla ogni volta come se fosse la prima, quasi fosse un porto sicuro avvistato dopo anni.
So di poterle raccontare tutto quello che mi passa per la testa, di poter scherzare e di avere la possibilità di chiederle consiglio su ogni cosa.
Mi manca la mia mamma.

Ci sono alcuni momenti in cui vorrei solamente abbracciarla, sentirla più vicino di così. Perché ultimamente è tutto così...difficile.
Ho ventitré anni ma a volte mi sento ancora una bambina, soprattutto nell'ultimo periodo: con tutto quello che sta succedendo non sono pochi i momenti in cui mi sento sopraffatta dall'intera situazione.
E ogni giorno peggiora.

Quando penso che non possa andare peggio di così, dal nulla appare qualcos'altro.
Ogni cosa sembra diventare sempre più grande, invece io resto sempre la stessa.
La presenza di Cole mi aiuta ma a volte avrei bisogno di quel calore dei genitori che è l'unico capace di farti sentire protetto dal resto del mondo.

<<Ti ho svegliata?>>
<<No, non preoccuparti...Ero già in giro>> le rispondo, allontanandomi dal bar e appoggiandomi dietro una colonna poco distante.
Non mi piace parlare al telefono in mezzo a tanta gente.

<<Come stai?>> Domanda restando vaga, ma dando in realtà inizio al suo personale interrogatorio.
<<Bene>> rispondo presto, anche se non so fino a che punto la mia risposta possa essere considerata veritiera.
<<Sicura?>>
<<Sì>> per niente <<Perché mai dovrei raccontarti una bugia?>>

Lei tace pochi secondi, probabilmente riuscendo a fiutare le tracce delle mie menzogne fin dalla cucina di casa, dove immagino stia preparando la colazione per mio fratello. Vizia suo figlio in maniera incommentabile...
Alexander Richardson, primo figlio e primo nipote da entrambi i rami della mia famiglia, laureato in medicina con il massimo dei voti, osannato da tutti coloro che condividono legami di sangue con lui e non, il genio supremo di questo periodo storico, lascia ancora che sua madre gli prepari il caffè la mattina.
E ci tengo a specificare che a casa disponiamo anche di una comodissima macchinetta.

Insomma, gli basterebbe spingere un pulsante! Si illumina anche di arancione: non deve neanche sforzarsi a capire quale sia il tastino in questione.

<<Non so...Per non farmi preoccupare?>>   Come non detto, riesce a centrare immediatamente il bersaglio <<Ti conosco, Catherine, so che ci pensi due volte prima di confidarti solo per paura di far preoccupare me e papà>>
<<Mamma...>>
<<Ma noi siamo qui per voi...E immagino tu sia in grado di capire che non mi rende esattamente serena sapere che tu sia sola su una nave nel bel mezzo del mare, che non possa raggiungerti tanto facilmente se mai avessi bisogno di qualcosa...Voglio solo essere certa che tu stia bene davvero, adesso che sono già passati diversi giorni da ciò che è successo con Noah...>>
<<Sto bene, mamma>> ripeto, questa volta tentando di essere più convincente. L'ultima cosa che desidero è diventare la causa dell'ennesimo pensiero che grava sulle sue spalle.

<<Quello che è successo con Noah è stato...inaspettato, decisamente. Non ho voluto parlare né con lui, né con Violet: non penso si meritino la possibilità di riempirmi di altre sciocchezze, né ho voglia di sprecare ancora tempo con loro>> le rivelo semplicemente ciò che penso, affacciandomi di poco oltre la colonna per evitare che Cole arrivi e non mi veda: proverebbe a chiamarmi ma risulterebbe occupato e, lo conosco, mobiliterebbe tutta la nave per venire a cercarmi.

Tuttavia, posso concedermi un po' di serenità ancora per una manciata di minuti.
Di lui non c'è nessuna traccia per ora.

<<Ti assicuro che non ci penso tanto come immagini>> aggiungo, omettendo che il mio povero cervello ultimamente si sta spremendo a causa di altri mille motivi, motivi per cui probabilmente prenoterebbe un posto sul primo aereo disponibile e verrebbe a recuperarmi lei stessa dalla prossima destinazione. A proposito, devo ricordarmi di controllare quale sia...

<<Sei sicura che possa fidarmi?>> Continua ad indagare.
<<Sì, mamma>> ricalco ma intuisco che si stia pian piano convincendo, per cui avverto immediatamente un'ondata di sollievo che mi attraversa da capo a piedi.
<<E poi c'è Cole>> le ricordo per continuare ad alleggerire come posso la conversazione e allontanare una volta per tutte la parte difficile della chiamata.
Le ho parlato anche di lui, pochi giorni fa. Inizialmente non mi è sembrata troppo tranquilla circa la sua presenza, poi le ho spiegato di quanto sia buono e gentile con me, e pian piano sembra essersi convinta.

<<Certo, c'è Cole>> risponde con una lieve risata. <<Sai? Sapere che c'è qualcuno disposto ad aiutarti in caso di bisogno mi permette di dormire meglio la notte>> mi informa in tono scherzoso, sebbene io sappia che sia tutto fin troppo vero.
<<So di poter contare su di lui>> affermo convinta. Tento di dimostrarle, seppur in un modo abbastanza limitato, che sono sicura che Cole non mi abbandonerebbe mai a me stessa in un momento difficile.
E, forse, non solo lui.

<<È bello sentirtelo dire>> la sua voce interrompe il mio pensiero e capisco che forse sarebbe meglio sviare del tutto l'argomento.
<<E lì cosa si dice? Nulla di nuovo?>> Azzardo, sperando che abbocchi.
E, fortunatamente, ciò accade.

<<Niente di ché, Alexander continua a cercare un appartamento...>> Inizia a parlare ma mi distraggo quando, sporgendomi ancora una volta per controllare se ci sia Cole, mi accorgo che una delle due persone sedute al bancone è Nicholas.
Smetto totalmente di ascoltare mamma e mi perdo a guardarlo.
Si alza dallo sgabello dove si trovava e scambia un'occhiata con Simon, prima di allontanarsi del tutto.

Non distolgo lo sguardo mentre, con rapide falcate si muove a slalom attraverso i tavolini del bar. Nel suo cammino, sistema una mano nella tasca dei suoi pantaloncini e si guarda attorno, prima di dileguarsi fuori dalla sala.
Una volta scomparso dalla mia vista, la voce di mamma sembra riacquisire il libero accesso alle mie orecchie.
<<Quindi alla fine...>>
<<Catherine!>> Sobbalzo quando avverto due mani posarsi sulle mie spalle e premere leggermente.
Il telefono mi sfugge dalle mani a causa della sorpresa e cade sul pavimento con un tonfo sordo. Accidenti! Speriamo non si sia rotto!

<<Oddio, scusami, non volevo spaventarti!>> Cole si piega sulle ginocchia e lo raccoglie al posto mio, passandolo immediatamente a me.
<<Catherine?...Ci sei?>> È esattamente ciò che sento nel momento in cui lo accosto di nuovo al mio orecchio.
<<Mamma, scusami, è arrivato Cole e dobbiamo andare a fare colazione...Ci sentiamo più tardi, okay?>>
<<Certo...Stai attenta>> si raccomanda.
<<Come sempre>> preciso <<Ti voglio bene>>
Aspetto che mi risponda anche lei, ho avvertito l'improvviso bisogno di dirglielo, sebbene lei lo sappia già.
<<Anche io, Catherine...Ci sentiamo presto>>

Pongo fine alla chiamata e rivolgo tutta la mia attenzione a Cole, il quale non perde tempo per rimarcare il suo rammarico.
<<Mi dispiace, Catherine...non immaginavo che->>
<<Non preoccuparti>> lo interrompo <<È come nuovo>> tento di confortarlo ma la verità è che non ho neanche controllato se sia vero. Dedico al mio cellulare un'occhiata veloce e non sembrano esserci sostanziali differenze rispetto a prima che cadesse.
<<Andiamo?>> Lo esorto con un gesto del capo e annuisce.

Insieme entriamo nel bar e prendiamo posto dopo una piccola discussione: io sono una persona riservata, chiaramente avrei preferito rintanarmi in un angolo e mettere la mia presenza il meno in mostra possibile; Cole, d'altro canto, è un egocentrico di prima categoria e, come da copione, aveva puntato uno dei tavolini più centrali possibili.
Il compromesso?

Siamo seduti attorno ad uno né troppo centrale né troppo periferico. Nella vita ogni tanto bisogna accontentarsi e scendere a patti.
<<Ma non c'è nessuno?>> Domanda quando, dopo cinque minuti abbondanti, nessuno viene a prendere le nostre ordinazioni.
<<Posso assicurarti che prima c'era...>> Allungo il collo, guardandomi attorno per trovare una chioma bionda, ma la mia ricerca non produce alcun risultato.

<<Cole!>>
Mi interrompo per capire di chi si tratti.
Un ragazzo, che probabilmente si era allontanato poco prima, si accomoda su una sedia del tavolo accanto al nostro, il quale è occupato in gran parte da un computer portatile, una borsa e pochi fogli perfettamente ordinati. Quasi maniacalmente.

Ha gli occhi scuri e i capelli di un colore pressoché simile a quello delle sue iridi.
<<James!>> Risponde lui <<Come stai?>>
<<Bene, oberato dal lavoro anche in vacanza, ma tutto sommato bene>> ridacchia, indicando lo schermo del suo computer e le scartoffie che vi giacciono accanto.
<<Non ti invidio>>
<<Già...>> Risponde, visibilmente poco attento, cominciando a spostare tutto quello che affolla la superficie del suo tavolo.
E adesso cosa gli prende?

<<Cerchi qualcosa?>> Cole mi anticipa, mente James si porta una mano sulla nuca, immagino stia facendo mente locale nella sua testa.
<<Il telefono...Sono convinto di averlo lasciato qui da qualche parte>>
<<La sua ordinazione>> una terza voce si aggiunge alla scena davanti ai miei occhi. Simon poggia il vassoio sulla superficie di legno e comincia ad elencare tutte le singole componenti.
<<Il suo cappuccino, il cornetto alla crema, la macedonia di frutta e infine il bicchiere di acqua frizzante>> conclude e penso che adesso sarà praticamente impossibile trovare il cellulare in questo disordine.

<<La ringrazio>>
<<Sono subito da voi>> questa volta il cameriere si riferisce a noi. I suoi occhi stazionano su Cole e su di me, prima che le sue labbra si schiudano in un sorriso che tenta di nascondere.
Ecco, adesso starà sicuramente pensando a quel giorno in cui ho dato di matto...Ai suoi occhi ho palesemente qualche rotella fuori posto.

<<Mi scusi>> James richiama la sua attenzione, preso dalla sua ricerca.
<<Sì?>>
<<Ha visto per caso un telefono? Mi sono allontanato un attimo e adesso non lo trovo più...>> Spiega e il biondino aggrotta le sopracciglia, scuotendo la testa.
<<A dirla tutta, sono appena tornato dalla cucina ma...>> Si avvicina ancora di più al tavolo in questione e, una volta a pochi centimetri di distanza, sposta il braccio abbassandosi leggermente. <<Cercava questo?>> Domanda, dopo aver sollevato il braccio e aver messo bene in mostra l'iphone di ultima generazione che con cautela avvicina al viso di James per permettergli di studiarlo.
E forse io sto impazzendo del tutto, ma posso giurare che prima lì non c'era.
È rosso, è impossibile che non l'abbia visto nessuno dei tre.

<<Sì, esatto! Santo cielo, il lavoro mi sta proprio divorando...>> Ridacchia James, tornando in possesso dell'oggetto.
Aspetto la risposta di Simon, quando un'inaspettata fitta allo stinco mi fa piegare in due dal dolore.
<<Ahia, cazzo!>> Esclamo, attirando l'attenzione dei tre ragazzi su di me.
Immediatamente incrocio lo sguardo di Cole, il quale mi ha appena gentilmente tirato un calcio, che mi guarda con gli occhi sbarrati mentre sposta impercettibilmente le sue pupille da destra a sinistra.
Insomma, mi sta comunicando di fare finta di niente.
Alzo gli occhi al cielo.
Quanta pazienza che ci vuole.

<<Scusatemi>> sorrido innocente ai due con cui non ho confidenza <<Una fitta improvvisa...Sapete, quel periodo del mese>> spiego, adoperando la prima scusa che mi viene in mente.

Annuiscono, sebbene mi sembrino poco convinti. Simon è il primo ad allontanarsi, James continua a parlottare con Cole del suo lavoro, fino a quando non sembra convincersi del fatto che sia giunta l'ora di mettersi davvero all'opera.
<<Si può sapere che ti prende?>> Bisbiglio, sporgendomi verso Cole. <<Vuoi uccidermi per caso?>>
No, non sto facendo la tragica, per poco non mi ha fratturato qualche osso.
<<Non sono stato in grado di dosare la forza>>
<<Non sei stato in grado di dosare la forza>> ripeto, indignata.
Non è stato in grado di dosare la forza?
Che razza di scusa sarebbe?

<<Sì, è quello che ho detto>>
Un respiro profondo, devo fare un respiro profondo.
Altrimenti giuro che non rispondo più di me.
Chiudo gli occhi, cercando di spingere la mia rabbia in un angolino lontano e, solo quando quando sento di poter sopportare il continuo della conversazione, li riapro.
<<Che volevi?>>

<<Stanno bene i capelli?>> Mi domanda passandoci una mano attraverso.
I capelli.
Voleva sapere se i suoi capelli stessero bene.
Okay, saluto il mio tentativo di mantenere la calma zen.
<<I capelli...>> Ripeto, e ammetto che il mio tono fa paura anche a me.

<<Allora, cosa vi porto?>> Simon ci interrompe di nuovo e sposto il mio sguardo su di lui, il quale ricambia, probabilmente aspettandosi la mia ordinazione.
Lo fisso, non mi preoccupo di sembrare inquietante. Quel telefono prima non era lì e qui si comportano tutti in modo strano, fin troppo strano per essere una coincidenza.

Inarco un sopracciglio, spostando lo sguardo dietro di lui, sul bancone, e immediatamente una scena si presenta a rallentatore nella mia testa.
Nicholas che cerca lo sguardo di Simon...
Lui che va via e Simon che riappare assieme al telefono scomparso.
Lui che va via e-
Lui che va via.
Nicholas che va via passando in mezzo ai tavolini.

No. Calma Catherine, troppi film mentali.
Sono quasi convinta di essere stata un po' troppo affrettata, quando un piccolo dettaglio mi torna alla mente.

La sua mano.
All'improvviso l'ha portata alla tasca.
Magari per nascondere qualcosa...
Un telefono, ad esempio.

Mi alzo di scatto, suscitando la sorpresa dei due ragazzi accanto a me.
<<Scusatemi>> mi esce fuori d'istinto e, mentre Cole mi guarda spaesato, Simon mi sembra fin troppo calmo. <<Mi sono appena ricordata di avere un impegno>> farfuglio, con il battito del cuore leggermente accelerato e un lieve tremore.
Spero di sbagliarmi.

Mi allontano senza attendere altro tempo. Devo cercare di capirci qualcosa e per farlo ho il bisogno di parlare con Nicholas.
Non ti dirà niente, mi ricorda una vocina dentro di me e mi blocco nel bel mezzo del corridoio.
È vero.

Okay, ragioniamo - mi dico - Nicholas non parlerà, questo è poco ma sicuro; con Simon non ho grande confidenza, rischio di fare un enorme buco nell'acqua.
E allora chi potrebbe aiutarmi?

Mi appoggio alla parete, incapace di muovere le mie gambe che sembrano essere diventate di piombo.
Magari mi sto inventando tutto...
O forse no: forse il telefono non era davvero lì, forse è strano che Nicholas conosca chiunque su questa nave, forse è veramente sospetto che non voglia più fare ingelosire Taissa e forse è vero anche che quei maledetti occhiali davanti agli occhi servivano a non far trapelare niente...

Aspetta.
Un fascio di luce si irradia nella mia testa.
Come ho fatto a non pensarci?
Scatto sui miei piedi come una molla, non ho idea su da che parte iniziare: la nave è immensa e potrei aver bisogno addirittura di interi giorni ma, si sa, chi ben comincia è già a metà dell'opera.

***

Trovo il mio obiettivo ben due ore dopo e ammetto di sentirmi anche abbastanza fortunata, avrei potuto anche impiegarci molto di più.
Si trova all'entrata del centro benessere, un semplice asciugamano bianco le fascia perfettamente il corpo, coprendo unicamente la zona superiore e mettendo in risalto la sua pelle bronzea e accentuando le sue curve e le gambe chilometriche.
Ma è legale essere così belle?

Io sembrerei un involtino riuscito male con quel coso addosso.

Adesso che l'ho trovata, inizio a sentire sempre più forte la vocina dentro di me che mi rimprovera per via delle mie supposizioni senza controllo e penso che, se continua ancora un po', le darò corda e abbandonerò le mie patetiche intenzioni. Insomma...Cosa mi sono messa in testa?

È impossibile che Nicholas e Simon siano coinvolti in qualcosa di illegale...Sicuramente sto esagerando come sempre.

<<Wow, Sherlock!>> sono senza parole e provo a mascherare lo stupore con il sarcasmo <<Hai mai pensato di fare l'investigatore?>>
<<Sì, l'ho preso in considerazione un paio di volte, poi ho cambiato idea>> annuisce vanitoso.
<<Non mi dire, come mai?>> domando non capacitandomi ancora di quanto successo. So che si tratta di un quesito inutile, ma mi esce quasi spontaneo dalla bocca.
<<Non mi piacciono quei tipi>>

Oddio!
Ripenso al nostro primo incontro e un groppo alla gola mi impedisce di deglutire a causa del nervoso.
Stava scherzando.
Stava solamente e semplicemente scherzando, Catherine.
Sì, esatto...non posso fare supposizioni su un paio di coincidenze.
Nicholas non nasconde niente.

<<Non l'hai ucciso, vero?>> pronuncio la domanda spontaneamente e non posso non notare la nota di paura con cui l'ho fatto.
Lui mi guarda, poi fissa il mare e risponde mantenendo lo sguardo sull'orizzonte. <<Perché? Sarebbe un problema?>>

Ancora una volta, un flashback si fa spazio tra i miei pensieri.
No.
Non posso averlo fatto...
Ho condannato un uomo.
Non che Paul mi stesse particolarmente simpatico, ma sì...diciamo che non sarebbe comunque una motivazione valida.

Aiuto.
Sto dando di matto, me ne rendo conto.
Ma che dico "Dando di matto"?
IO SONO NEL PANICO PIÙ TOTALE.

Un bel respiro, Catherine, l'unica cosa che puoi fare per evitare che la situazione degeneri è togliere tutti i sassolini dalle scarpe.
Mi avvicino a Taissa che sembra godersi il suo relax con un drink in mano e una rivista nell'altra, comodamente seduta su una sedia rosa shocking.
<<Ciao>> la saluto, timidamente, tentando di mantenere a bada lo stormo di pensieri che svolazzano nella mia testa. Ma perché devo essere sempre così melodrammatica?

Lei alza gli occhi, sorpresa.
<<Ciao?>> Risponde ma la sua sembra più una domanda. Mi fissa, sembra quasi che mi stia analizzando da capo a piedi. <<Hai bisogno di qualche consiglio?>> Mi domanda, infine.

<<Consiglio?>>
<<Quelle doppie punte, tesoro, si vedono a cinque metri di distanza>> risponde e spero che la mia faccia non comunichi troppo il messaggio "Ma questa chi si crede di essere?".
Una cavolo di modella, ecco chi, che domande!
<<No, ecco...Io...>> Come glielo chiedo? <<Io volevo domandarti una cosa>>
<<Bene!>> esclama prontamente <<Fai pure, ma sappi che tra dieci minuti Sandy mi chiamerà per il mio massaggio, ti conviene darti una mossa>> sorride, chiudendo di scatto la rivista.

Però, non usa mezzi termini la ragazza.

<<Sì...allora...>>
Non ci vuole molto, Catherine, un po' di tatto, restare sulla difensiva e, se necessario, passare all'attacco.
Un po' di tatto.
Questo è ciò che mi ripeto ma, a quanto pare, i miei neuroni non riescono ad accordarsi e ciò che viene fuori è esattamente l'opposto di quello che immaginavo.
<<Vorrei che lasciassi in pace il mio ragazzo>>
Perfetto, insomma.

<<Il tuo ragazzo?>> Ripete lei, allibita <<E chi sarebbe il tuo ragazzo?>>
<<Nicholas>> rispondo presto, questa è facile.
<<Turner o Clarke?>> Ecco, questa non è tanto facile...E io cosa vuole che ne sappia?
Le ho detto anche che sono la sua ragazza, non è possibile che la sua fidanzata non conosca il suo cognome...
Decido di puntare sull'inventiva e immagino il suo viso...Turner o Clarke? Clarke o Turner?
Uff, non lo so! Io sono una schiappa con i nomi!

Devo trovare una scappatoia.
Pensa veloce, Catherine.
Veloce ma, per cortesia, pensa.

<<Quello lunatico, ovviamente>> alzo gli occhi al cielo e spero funzioni.
<<Non ci posso credere!>> Sento una piccola risatina <<Clarke era davvero l'ultimo che pensavo avesse una ragazza, non mi era sembrato...>> Ragiona ad alta voce tra sé e sé.
<<Ascoltami>> dice mettendosi in piedi e mi sento più bassa del solito.
Abbasso lo sguardo e non posso credere ai miei occhi. Ha anche le ciabatte provviste di tacco!

<<Non so cosa ti abbia raccontato il tuo ragazzo ma io non sono ossessionata da lui, non ci sentiamo da un bel po' ormai>> spiega proprio quando la serratura della porta alle nostre spalle si sblocca e una ragazza dai capelli biondi si affaccia nella stanza.

<<Taissa, quando vuoi>>
<<Arrivo subito, tesoro>> le risponde e capisco che non otterrò granché da questa conversazione.
<<Posso darti un consiglio da amica?>> Mi domanda e annuisco. Arrivati a questo punto...
<<Io e il tuo ragazzo non ci siamo limitati a scambiarci qualche bacio, non so se mi spiego>> mi dice e per qualche strano motivo questa frase mi infastidisce.
Sorprendentemente, mi posa una mano sulla spalla e torno ad ascoltare le sue parole.
<<Sei una ragazza molto carina, certo il potenziale andrebbe coltivato, e sembri anche molto dolce...Io lo lascerei perdere
>> Mi suggerisce e mi sforzo di farle un sorriso, con lo sguardo fisso a terra e la sensazione dell'amaro in bocca.
Le sue parole hanno riaperto una ferita ancora troppo fresca e sensibile.

<<Ti ringrazio, penso sia la cosa più vicina ad un consiglio da amica che mi sia stata data negli ultimi anni>> rispondo, ripensando a tutte le bugie che mi ha rifilato Violet.

Lei sta per entrare nell'altra stanza, quando la blocco per essere assolutamente certa di quello che ho intenzione di fare.
<<L'ultima volta che l'hai visto eravate in piscina per caso?>> Domando, ripensando alla mattina del giorno in cui mi ha chiesto di fingermi la sua ragazza.
<<Sì>>
<<E sapevi che sarebbe stata l'ultima volta?>>
<<Sì, ha chiarito sin dal primo istante di non cercare alcun tipo di legame, non pensavo che il motivo fossi tu...Sapevo che non ci saremmo più sentiti, è durata anche più del previsto>> sparisce dietro la porta lasciandomi lì, ferma a pensare.
E forse ci ho visto lungo.
Forse, non tutto è una coincidenza.

***

Devo affrontare Nicholas, la prossima volta che lo incontro sarò costretta a farlo.
Ho già ripetuto a me stessa che, quando ciò succederà, dovrò cercare di mostrarmi impassibile e determinata. Non ho intenzione di rinunciare alla conoscenza di questa verità.

Proprio per tale motivo, spero che il momento arrivi presto ma tardi al tempo stesso: sono curiosa, ovvio che lo sono, non avrei fatto tutto questo se non lo fossi; dall'altra parte, però, temo di non essere in grado di affrontarlo.
E se non fosse la persona che io mi sono convinta che sia?
Se si trattasse di qualcuno...pericoloso?

Un brivido mi attraversa la schiena e inizio ad avvertire una leggera accelerazione della mia frequenza cardiaca, in aggiunta al sudore che torna a ricoprire ancora una volta le mie mani.
Non può essere una cattiva persona.
Vero?
Le persone cattive non aiutano le ragazze in difficoltà a sbarazzarsi dei loro stalker.
È così, giusto?

Inizio ad avvertire una nota di panico espandersi dentro di me, diventa sempre più grande, sempre più insopportabile.
Calma.
Non è successo niente.
Non ancora, almeno.

Mi concedo un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Sento finalmente il battito del mio cuore stabilizzarsi, il calore che mi affliggeva le guance allontanarsi e la paura affievolirsi, almeno per il momento.

Tremo quando, alle mie spalle, sento il rumore di alcuni passi.
Lenti.
Sicuri.

A rilento, mi volto per capire di chi si tratti. Magari è colpa della suggestione, ma il mio cervello non fa altro che immaginare che sia lui.
Ed è quando i miei occhi si posano su Nicholas Clarke che penso di aver vanificato l'effetto dei miei respiri e mi sembra di essere sul punto di svenire.

Mi guarda anche lui e si avvicina sempre di più, mantenendo lo sguardo incastrato nel mio.
<<Rose>> con un cenno del capo e un piccolo sorriso, mi saluta e prosegue per la sua strada.
<<Clarke>> si blocca all'improvviso, come se gli avessi appena rivelato un segreto di stato.
Mi fissa, questa volta serio in volto, e vedo che scruta, analizzando nel profondo, ogni singola parte del mio viso, forse nel tentativo di trovarvi delle risposte.
<

<Sono colpito>> scandisce bene le due parole <<E abbastanza curioso, Richardson...Ci chiamiamo per cognome adesso? Preferisco Rose, in tutta onestà>> e questa volta sono io a spalancare la bocca. Non mi era mai sfuggito il mio cognome davanti a lui, ne sono certa.
<<Come->>
<<Ho fatto?>> mi anticipa <<Potrei farti la stessa domanda>>
<<Bene>>
A quanto pare io ho smesso di sopprimere le mie domande e lui...lui ha smesso di fingere.

<<Ho bisogno di risposte>> lo avverto e incrocia le braccia.
Bene così: sii agguerrita Catherine.
<<Risposte?>> Domanda, inarcando un sopracciglio. <<Tu hai bisogno di risposte?>>
<<Esatto>>
<<Risposte su cosa?>>
<<Su di te>> scoppia a ridere e non capisco cosa ci trovi di divertente.
Avanza di un passo nella mia direzione.
<<Ti interesso così tanto?>> Mi chiede, facendone un altro immediatamente dopo.

Spontaneamente, libero da ogni mio controllo, sento il mio corpo indietreggiare di conseguenza. Anche lui si blocca, rendendosene conto.
Corruga le sopracciglia e torna serio.
<<Hai paura di me, Catherine?>> Domanda e non riesco a contenermi.
<<Sei strano, hai atteggiamenti sospetti e continui a voler fare finta di nulla...>> Ricapitolo per rendere evidente anche a lui che non sia stupida, né tantomeno fuori di testa.

<<Mi chiedi di fingermi la tua ragazza per liberarti di un'altra che, a tuo dire, ti sta assillando, ragazza che invece non ti calcola più; sai tutto di tutti, questa mattina hai rubato un telefono e l'hai rimesso al posto tramite Simon e sembri sempre all'erta, sempre pronto a bloccare qualcuno al muro come hai fatto con Paul, se fosse necessario>> una volta terminato, sono senza fiato. <<Quindi scusami, ma in questo momento l'ipotesi più plausibile che il mio cervello mi sta consigliando è quella secondo la quale mi stia fingendo la ragazza di un fottuto criminale per coprirgli le spalle>>
Lui resta impassibile, non vedo alcuna emozione trapelare dai suoi lineamenti.
<<Stai dicendo una marea di stronzate, Catherine>> risponde infine ma non ho intenzione di arrendermi facilmente.
<<Sappiamo entrambi che non è così>> controbatto sicura. <<Parla>>

<<E se non volessi farlo?>> Mi domanda, instaurando con me un contatto visivo.
Non mi fermo troppo a riflettere, non devo fargli capire che in questo momento sono in difficoltà, devo pensare a qualcosa che potrebbe convincerlo a svuotare il sacco.
<<Tutta la nave verrà messa al corrente dei tuoi strani atteggiamenti>> lo minaccio pensando di fare la cosa giusta.
Ma forse mi sbaglio.

Nicholas serra la mascella, nei suoi occhi brilla una scintilla che non so ancora interpretare.
<<Non lo farai>> risponde con voce atona.
<<Voglio la verità>>
<<Non dirai una parola>> ripete il concetto.
<<Sarò costretta a farlo se continui a comportarti in maniera così ostinata>>
<<Ascolta un po'>> sussurra minaccioso, avvicinandosi a me, bisbigliando, e sento il suo respiro che si infrange sul mio viso, tanto siamo vicini.
<<Sono ventun'anni che progetto questo momento, non lascerò che una ragazzina viziata mandi all'aria ciò per cui ho aspettato una vita>>
<<Allora parla, razza di idiota>> sibilo sprezzante, mentre inizia ad espandersi nell'aria il suo profumo.

<<Vuoi che io parli?>> Mi domanda e annuisco.
<<Sì>>
<<No>> nega, scuotendo la testa e allontanandosi <<Non lo vuoi davvero, fidati>> continua ma io non riesco a non vederci una marea di scuse.

<<Lo voglio>>
Mi guarda ancora, serio come non l'avevo mai visto.
<<No che non vuoi>> insiste cauto <<Credimi, Catherine, certe cose è meglio non saperle...Ti farai solo del male>>
<<Dimmelo>> continuo ad ignorarlo. Non mi interessa più nulla, ormai mi sento dentro la situazione fino al midollo.

<<Dimmi cosa sta succedendo, una volta per tutte, altrimenti giuro che molto presto non sarò il tuo unico problema>> lo sfido con lo sguardo e lui non si tira indietro.
Ci scambiamo con gli occhi ciò che non diciamo a parole.
Lui sta scavando nei meandri del suo cervello, cercando disperatamente il modo per farmi demordere.

Io gli comunico che arrendermi, questa volta, non è una possibilità realmente contemplata.








***
Ciao amici💞
Come state?
Capitolo un po' lunghetto, spero però che non vi siate annoiati nel leggerlo.

C'è davvero tanto in questa parte, ci tengo particolarmente.

Qualche idea di cosa ci riserverà il prossimo?
Sono curiosa di cosa c'è adesso nei vostri pensieri...magari qualcuno se lo immagina esattamente come sarà.
Chi può dirlo?

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