I Lived

By deliartemisia

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Raccolta di One Shot. More

I Lived
Paolo e Cinzia
l'uovo di Fabergé - Under the Mistletoe Easter Edition
Gemma e Beatrice
Eris e Clizia
in fuga dalla luna
dolce come un babà
perché un corvo è come uno scrittoio?
La casa sulla collina
Domani arriverà
una mosca a Troia
l'Alfa e l'Omega
Maia e Daniel
le rose nere, le tue preferite
seduto respiro tre minuti
~ Novella V ~
Un incontro da perdere la testa
Il cielo in una stanza
Greta e Marcello
Amelia e Marco
Anna e Ferrante: galeotto fu il Sartù
Lo spaventapasseri
Maledetta Primavera
«Noemi! Sogni a occhi aperti?».
La Stella di Natale
La magia del Natale
Sam ed Eleonora

La neve cadeva lenta lenta su Parigi

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By deliartemisia

Su Parigi la neve cadeva lenta lenta; Elena, mentre la osservava, si sentì pervadere da una strana gioia e si rese conto che aveva dimenticato quella sensazione di meraviglia delle piccole cose. Appoggiò la mano sul vetro e il freddo se ne impossessò così come la curiosità di sentire il suono della neve, aprì la finestra ascoltando attenta, ma regnava un silenzio irreale. Il plenilunio con i suoi riflessi argentei creava quell'atmosfera magica che la avvolse e in quel preciso istante le sembrò di sentire il battito del suo cuore, era felice, «che strana sensazione,» sussurrò.
Sentì la presenza di Serge alle sue spalle, ma non si mosse, l’amante le diede un bacio sulla nuca, poi le sistemò sulle spalle lo scialle «sarà meglio chiudere prima che ti prenda un malanno.» Chiuse la finestra, rimasero nella penombra uno di fronte all’altro, Elena voleva imprimere ogni suo tratto nella mente: i capelli con qualche filo bianco, gli occhi verde mare e le labbra sottili incorniciate dall'accenno di ricrescita della barba. Serge le accarezzò il viso e poi tracciò un lento percorso lungo il collo attraversando la spalla fino ad arrivare alla mano che strinse e poi portò alle labbra baciandole. La attirò a sé, «andiamo a letto, abbiamo ancora un po’ di tempo.» Serge la sollevò così lei poté cingergli i fianchi con le cosce.

«Elena…Elena.»
«Sì, sono sveglia.»
Serge l’abbraccio, avvicinò le labbra all'orecchio come se le volesse confidare un segreto.
«Domani sarà l’ultimo giorno dell’anno e anche l’ultimo in cui siamo separati.»
«Sono sicura che funzionerà,» le parole le uscivano tremanti dalla bocca, «ti potrebbe sopraffare perché è un uomo violento,» si strinse ancor di più a lui, «promettimi che farai attenzione.»
Lui le diede un bacio sulla bocca per zittirla, non voleva ascoltare nulla che non comprendesse il fatto che presto sarebbero stati insieme senza alcun impedimento.
«Stai tranquilla, il piano non può fallire.»
Elena gli accarezzò il volto, «brinderemo insieme al nuovo anno.»

Serge percorreva le vie silenziose, le serrande dei negozi abbassate gli davano malinconia, le luminarie si spensero all’unisono come se qualcuno avesse premuto un interruttore e la luce dell’alba cominciò a illuminare i tetti del Quartiere Latino. Alzò il bavero del cappotto e mise le mani in tasca dove trovò il bigliettino da visita di Simon Martin, il marito di Elena, se lo rigirò tra le mani ripercorrendo con la memoria  gli eventi accaduti un anno prima. Simon Martin lo aveva contattato per investigare sulla presunta infedeltà della moglie. Rise tra sé e sé dell’ironia della sorte e del cliché in cui era caduto: il marito ingaggia un investigatore per cercare le prove dell’infedeltà di Elena, ma lei è innocente. L’investigatore si sente attratto dalla donna e la avvicina, in seguito si innamorano a tal punto che decidono di eliminare l’ostacolo alla loro unione: Simon. 
L’investigatore guardò l’orologio, erano le sette, aveva tutto il tempo di andare a casa per organizzarsi e poi avrebbe atteso paziente la mezzanotte per festeggiare il nuovo anno e la sua nuova vita con Elena. 

Elena arrivò a casa, doveva fare presto, prima che il marito rincasasse e si accorgesse della sua assenza, oltrepassò lo studio per andare in camera da letto quando la voce di Simon interruppe i suoi pensieri.
«Spero che tu abbia una buona giustificazione per non aver passato la notte a casa.» Lei si bloccò sul posto, le ci volle un attimo per ricomporsi e diventare la donna perfetta che il marito conosceva; ritornò sui suoi passi e si lanciò fra le sue braccia. 
«Oh! Simon, non puoi neanche immaginare ciò che è accaduto! Alice mi ha chiamato ieri sera, aveva la febbre altissima e, povera, non aveva in casa neanche l’antipiretico.» 
Parlava lentamente e sicura di sé, nello stesso tempo osservava il marito cercando di capire se la credesse, «ti sembra “normale”» e mimò le virgolette, «che le mancasse il necessario per una simile eventualità?». 
Simon la osservava, non aveva più dubbi sulla sua fedeltà dopo che l’investigatore gli aveva portato le prove e poi l’amava tanto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. 
«Amore, perdonami, non ti ho dato neanche un bacio.» Lei continuò imperterrita, appoggiò le labbra sulle sue, «com’è andato il viaggio?».
«Bene, ho concluso un ottimo affare,» le accarezzò la guancia e con il pollice le sfiorò le labbra, «mi sei mancata in questi giorni.» La strinse a sé, ma sentì Elena irrigidirsi. «Qualche problema?».
«No no,» balbettò lei, «e che vorrei fare una doccia e poi devo uscire per il parrucchiere e le ultime spese per il veglione.»
«Mi sembra giusto.»
Lei sentì un moto di soddisfazione, lo aveva in pugno e tanto bastava.
«Però il mio no, non è definitivo!». Si strusciò addosso al marito…
Un'ora dopo Elena, sotto la doccia pensava:«all’alba sarò libera e una ricca vedova.» 
Cominciò a ripetere mentalmente, per l'ennesima volta, ogni parte del suo piano.

Ville Madeleine era scintillante. I coniugi Martin avevano passato la maggior parte della serata a chiacchierare con amici nel salottino dove suonava un’orchestrina Jazz . Era già da un po' che Simon aveva notato che Elena dava segni di insofferenza, «qualcosa non va?», le domandò all’orecchio. Lei lo guardò con occhi da cerbiatta, «mi è venuta voglia di un Cosmopolitan.» Non aggiunse altro, si alzò per sparire tra gli invitati. Simon ebbe la sensazione che non l’avrebbe mai più rivista, si diede ancora una volta dello sciocco perché Elena lo amava e la differenza d’età non contava nulla e su di lei vi erano solo dicerie, intanto si torceva le mani, l’investigatore Serge Morel gliel’aveva confermato. Si alzò e farfugliando delle scuse ai presenti si lanciò alla ricerca della donna nel salone adibito a discoteca. 
La musica disco esplodeva nelle sue orecchie e le luci stroboscopiche gli impedivano di individuarla… finalmente! Eccola, la vide ballare. Si insinuò tra i corpi che si muovevano ad un ritmo forsennato, si avvicinò alla donna, le tirò un braccio «Elena!», ma la delusione si dipinse sul volto quando si rese conto che non era lei. Si sentì afferrare per un braccio e gli si parò davanti Serge, si guardarono negli occhi e Simon ebbe un’intuizione improvvisa, gli fu tutto chiaro: le improvvise assenze della moglie, Alice, la sua amica, che per una ragione o per un'altra non aveva mai conosciuto. Serge lo tirò a sé come se avesse voluto dirgli qualcosa all'orecchio, ciò che sentì Simon, fu un dolore lancinante al fianco; poi vide l’investigatore allontanarsi sparendo tra la folla. Lasciò la pista da ballo in cerca di Serge, ma cominciarono a venirgli meno le forze tanto che fu costretto a sedersi su una poltroncina, si disse:«chiudo gli occhi solo per un attimo.»

Serge camminava a passo svelto verso il parcheggio della villa dove trovò Elena che lo aspettava poggiata allo sportello dell’automobile. 
«Questo è tuo.» La donna prese lo spillone e lo sistemò tra i capelli, «avevi ragione è entrato come nel burro.»
«Tutti penseranno che ha avuto un infarto,» Elena gli porse lo spumante, «manca poco alla mezzanotte.» 
Serge tolse la copertura dal tappo, «5… 4… 3… 2… 1…» dissero insieme e boom boom! I fuochi d’artificio illuminarono il cielo e rimbombarono nell’aria comprendo gli spari della pistola di piccolo calibro.
Serge assunse un'espressione attonita, «perché?», furono le uniche parole che riuscì a pronunciare prima che la macchia rossa di sangue si espandesse sulla camicia bianca per poi stramazzare a terra. 
Elena aggirò la chiazza di spumante, si abbassò sul corpo agonizzante dell’amante.
«Mi spiace Serge, ma gli affari sono affari. Comunque sento di dirti che è un vero peccato perché ci sai fare a letto.»
Gli mise la mano guantata sul naso e sulla bocca, quando l’ultimo rantolo cessò, lo lasciò andare.
Si diresse verso la villa in cerca di Simon, lo trovò esanime sulla poltroncina. Aspettò paziente ancora qualche minuto e quando i fuochi si arrestarono il suo urlo rimbombò per tutta la villa.
«Aiuto! accorrete… Simon Simon, no!».
Quando vide che alcuni ospiti le furono abbastanza vicini, svenne.

Un anno dopo.

Elena guardò sensuale il marito mentre preparava i cocktail, «il tuo Cosmopolitan, amore.»
«Grazie.»
Lo smartphone squillò, «scusami caro,» guardò il display, «è Alice.» Lesse il messaggio e con aria dispiaciuta, «devo andare da lei, ha la febbre alta.»
«Ti accompagno.» 
«Ma no!», Elena intanto aveva già indossato il cappotto e aveva in mano la borsetta,«è incredibile che non abbia in casa neanche un antipiretico.» Gli diede un bacio, «tornerò prestissimo, se dovessi tardare ti invio un messaggio.»

Poche ore dopo Elena, tra le braccia dell’amante, scoppiò in lacrime, «non puoi capire quanto mi faccia soffrire!».
Lui la baciò, «non piangere, presto ci libereremo di lui.»
Elena sorrise compiaciuta, intanto la neve cadeva lenta lenta su Parigi.

One Shot scritta per il concorso "Bollicine" per la CasadelleCivette .

Serge è stato premiato come miglior personaggio non protagonista. 🌹


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