Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

16. Sospetto

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By WiseGirl_03

Le mie gambe si muovono, come se avessero vita propria, sotto l'influenza della mano che mi sta trascinando.
Entro subito in panico, non riesco a mettere bene a fuoco la situazione.
Anche la mia voce sembra essersi nascosta per l'ansia che, in questo momento, attanaglia ogni singolo muscolo del mio corpo.

Non sono in grado di opporre alcun tipo di resistenza e mi domando se si tratti della stanchezza.
All'improvviso percepisco che, chiunque sia la figura tanto scattante che mi ha afferrato per il polso, svolta repentinamente l'angolo e poi arresta la sua corsa.

Avverto la mia spalla poggiarsi al muro, le mie scapole venire a contatto con l'intonaco fresco della parete. Sussulto leggermente, poi alzo lo sguardo, timorosa di ciò che i miei occhi potrebbero visionare una volta fatto ciò.

<<Ciao Rose>> la sua voce mi anticipa e ammetto che mentre da un lato mi tranquillizza, dall'altro iniziano ad aleggiare nella mia testa mille domande sul perché abbia fatto ciò che ha appena fatto.
Il suo sorriso divertito e i suoi occhi vispi mandano in briciole l'ultimo grano di pazienza ancora presente nel mio corpo.

Immediatamente mi acciglio, scuotendo leggermente il braccio affinché lui molli la presa.
<<Dico io...>> Borbotto e faccio fatica a mantenere basso il volume della voce: sono le quattro del mattino, non vorrei essere di disturbo a chi ormai si sta godendo il suo sogno nel pieno.
Esattamente come dovrei fare io!
<<Ti ha dato di volta il cervello?>> Domando <<Mi sono presa un infarto!>>

<<Ti vedo abbastanza viva, invece>> risponde prontamente, passando in rassegna tutta la mia figura <<Notte brava?>> Mi chiede, probabilmente notando il mio abbigliamento e immagino che anche i miei capelli siano ormai del tutto in disordine, non contribuendo affatto alla situazione.

Mi sistemo una ciocca dietro l'orecchio, sebbene non pensi che ciò possa condurre a grandi risultati, sono consapevole di avere l'aria stravolta.
<<Nulla del genere>> scuoto leggermente le spalle, avvertendo un brivido di freddo propagarsi sulla mia schiena e sulle braccia, ma contenendomi, dal momento che non voglio che anche lui se ne accorga.

<<Ah sì?>>
<<Sì>> tronco immediatamente il discorso.
<<Tu?>> Rispondo prontamente, ricambiando con la stessa moneta <<Bella serata?>> Gli domando.
<<Splendida>> dichiara.
<<Bene>> sto stringendo così tanto i denti in un sorriso finto che sento la tensione affliggere tutti i muscoli del mio viso.
Un'immagine alquanto...incomoda, ne sono consapevole.

Sbircio, per riuscire ad intravedere qualche suo gesto, eppure mi accorgo che non sembra prossimo al prendere la parola.
Sospiro, ormai ho capito che non avrò vita facile fino a quando non sarò tornata a casa.
<<Si può sapere perché hai deciso di strattonarmi in quel modo?>>
<<Strattonarti?>>
<<Quello che hai fatto poco fa...>> Gli ricordo, sbuffando.
Lui mi osserva, forse per capire se ci stiamo riferendo entrambi alla stessa cosa.
<<Sai? A volte tendi leggermente ad esagerare nella scelta dei vocaboli!>>

Spalanco la bocca, indignata.
<<Mi hai strattonato!>> adesso non sto facendo neanche più tanto caso a mantenere il volume della voce appena udibile.
<<Ho afferrato il tuo polso e ho leggermente aumentato il passo>> mi corregge lui e incomincio a pensare che, sebbene siano le quattro di mattina, abbia decisamente voglia di litigare.
Ovviamente non mi tiro indietro: stanca sempre, perdente...Mai.

<<Mi hai strattonato!>>
<<Non è vero>> lui risponde pacato.
Ha proprio una faccia da schiaffi!
<<Sì che lo è!>>
<<Non lo è>>
<<Sì!>>
<<No>>
<<Sì!>>
<<Sì, Catherine>>
<<No! E basta>> esclamo, ormai al limite della pazienza.

<<Okay>> risponde, facendo spallucce <<Se proprio insisti>>
Ammetto che, in un primo momento, mi stupisce questa sua resa: non sembra il tipo che si arrende facilmente...la litigata non è durata neanche tanto.
Attribuisco il tutto all'ora, immagino che anche lui, per quanto sembri fresco e riposato, avverta il peso della stanchezza diventare sempre più concreto dopo un intero giorno.
In un secondo momento...

<<Te l'ho già detto che a volte mi viene una gran voglia di prendere la tua testa e sbatterla contro il muro...Violentemente?>> Gli dico mantenendo l'apparenza tranquilla e gentile, una volta compreso il banale modo in cui sono caduta nella trappola.
La stanchezza.
La colpa è della stanchezza.
Le sue sopracciglia si muovono istantaneamente, quasi come se avessero vita propria.
Lui ricambia il sorriso, anche se il suo sembra molto più reale del mio.
<<No, questa non me l'avevi ancora dedicata>>
<<Lo faccio adesso>>
<<Commovente>> esala con voce sottile.
<<La parte in cui ti faccio male?>> Lo provoco.

<<Quella in cui ci provi, Rose>> risponde e so che probabilmente non ha torto: non riuscirei mai neanche con tutta la forza del mio corpo a fare una cosa del genere. Ogni tanto mi torna in mente il modo in cui ha bloccato Paul al muro e mi domando con chi abbia realmente a che fare.
È stato così improvviso e così sorprendente.

Eppure lui mi ha dato la prova di potermi fidare. O forse sono io che ho voluto fidarmi di lui?
Okay, pausa Catherine.
Blocco la mia testa prima che il mio pensiero prenda strade del tutto fuori dal senso logico.
Mi riscuoto velocemente e tento di intraprendere la via più veloce per condurmi al relax a cui sto profondamente aspirando in questo momento.
<<Allora? Di cosa hai bisogno?>>
<<Di nulla>> mi risponde con uno sguardo innocente negli occhi.

<<E allora perché l'hai fatto? Volevi divertirti?>> Domando e sento i miei piedi chiedere pietà per via dei tacchi che ho indossato soltanto per dare ascolto a Cole. Seconda e ultima volta!
<<In effetti è stato molto divertente>>

Risponde e alzo gli occhi al cielo. Povera me!
Un'altra fitta alle dita del destro mi porta a fare una smorfia sofferente.
<<Tutto okay?>> A quanto pare, deve essersene reso conto.
Lo osservo e sono leggermente indignata. Ma cosa ne vuole sapere lui di questo genere di sofferenze!
<<Per niente>> sentenzio e, mandando il mio contegno a farsi benedire, agisco d'istinto. Allungo una mano e mi aggrappo al suo braccio. <<Scusami un secondo>> dico, alzando prima un piede, poi l'altro, per rimuovere quelle trappole mortali che li stavano torturando.
Mantengo entrambe le scarpe con una mano e, quando alzo ancora lo sguardo, mi accorgo che Nicholas sta sorridendo divertito.

<<Grazie!>> Esclamo percependo il sollievo quando sento il pavimento liscio accarezzare la mia povera pelle stressata.
Sono sicura che mi siano uscite anche delle bolle e che faticherò a camminare per i prossimi tre giorni almeno.
<<Quando vuoi>>

Lo guardo negli occhi e sospiro, esausta.
<<Allora...posso andare a dormire?>>
<<In realtà avrei qualcosa da dirti>> mi dice e inarco un sopracciglio.
Alle quattro del mattino?
<<E non si poteva aspettare domattina?>>
<<Sarebbe stato troppo tardi: ti ho vista tornare e ho colto l'occasione>> spiega e mi trovo ad incrociare le braccia.
<<Sentiamo, allora>>
<<Hai presente la sala cinema?>> Mi domanda e mi torna in mente il giorno in cui ci sono stata con Cole, abbiamo visto un cartone animato insieme e, mentre rideva perché mi ero spaventata, c'è stato un black out.

<<Sì>>
<<Il proiettore si è rotto: ne hanno acquistato uno per il tempo in cui siamo stati fermi ma non sarà utilizzabile prima di domani sera, ovvero prima che il tecnico abbia il tempo di provvedere alla sostituzione>>
Ascolto con attenzione quello che ha da dirmi, eppure non riesco a capire perché lo stia facendo.
<<E...?>> Lo invito a continuare.
<<E allora, essendo su una nave piena di persone abbienti e rilevanti, è stato chiesto a qualche passeggero di tenere dei piccoli meeting>> continua e ancora non comprendo l'utilità di queste informazioni <<Domani mattina a parlare sarà Margaret Smith, una cinquantenne fin troppo ricca, divenuta tale per aver ereditato l'impero dei genitori...Indovina di cosa si occupa?>>

Alzo le spalle.
Pretende troppo dai miei neuroni, ormai spremuti al massimo dalla lunga giornata!
<<Possiede una casa editrice, la
Liber semper...Mai sentita?>>
Spalanco la bocca e strabuzzo gli occhi scioccata.
<<Mai sentita? Scherzi? Ho due mensole della libreria dedicate interamente alle loro edizioni speciali. Hanno una quantità di bestsellers a dir poco innumerabile->>
Mi guarda, sembra quasi soddisfatto.
<<Inizia alle dieci>> mi avverte e non posso fare altro che annuire, non riesco neanche a dare peso al fatto che mi abbia interrotto.
<<Ci andrò>>
<<Perfetto>> risponde <<Allora posso andare, ho fatto quello che dovevo>>

Mi blocco.
Si è ricordato quello che gli avevo detto e ha pensato anche di venire ad avvisarmi.
<<Grazie mille>> suppongo che io glielo debba.
<<Figurati>> minimizza lui <<Ci vediamo in giro>> si congeda quindi.
<<Ciao>> sussurro anche io, restando invece immobile, in mezzo al corridoio.

Dentro di me non vedo l'ora che arrivi domani mattina, poi, però, un pensiero si insinua nella mia testa.
Correndo in punta di piedi per raggiungerlo senza fare rumore, mi avvicino ancora a Nicholas.
<<Nicholas>> bisbiglio alle sue spalle e si volta immediatamente.
<<Sì?>>
<<Vieni con me?>> Gli domando e lui mi dedica uno sguardo che non mi piace. Sbatte le palpebre un paio di volte, forse vuole assicurarsi di aver sentito bene.

<<Non se ne parla>> risponde subito dopo <<Chiedilo a Cole>> mi consiglia poi, pensando, forse, di risolvere il problema ed essere libero da questa scocciatura.
Per "scocciatura" si intende me, l'unica e sola, la mitica Catherine Jane Richardson.
<<Cole non aprirà gli occhi prima di mezzogiorno!>> Sussurro ma faccio attenzione a calcare le mie parole <<Ti prego, non voglio andarci da sola>> lo imploro ma non sembra cedere.
<<Non ti mangeranno mica!>>
<<Ti prego>> lo ignoro: di solito funziona.
<<Catherine->>
<<Ti scongiuro>> continuo e si crea silenzio tra noi.
Nessuno dei due parla, nessuno dei due si muove.
Poi, qualcosa cambia.
Alle mie orecchie giunge uno sbuffo pesante e penso che mai un rumore del genere mi sia sembrato così melodioso.

<<Non un minuto in più del necessario>> mi avvisa, infine, e saltello sul mio posto.
<<Grazie, grazie, grazie>>
Lui rotea gli occhi, scuote la testa e si volta. Probabilmente si sta maledicendo per avermi avvisato...
<<Buonanotte Catherine>>
È l'ultima cosa che mi dice <<Fa' una doccia calda per eliminare quella pelle d'oca>>

***

Margaret Smith ha un piccolo, minuscolo, quasi irrilevante, problema: è egocentrica a livelli che sono certa siano in pochi quelli che possono vantarsi di raggiungerli.

È una donna di bella presenza: capelli di un rosso carminio, alzati in un'elegante acconciatura, orecchini più grandi delle mie mani, okay forse un po' di meno, e un paio di occhiali spessi e neri.

Ha iniziato il suo discorso parlando, come previsto, dell'azienda dei suoi genitori.
La Liber semper è stata aperta nel 1963, anno in cui suo padre è stato licenziato dal suo lavoro presso un distributore di benzina e ha deciso di riprendere in mano la sua vita.
Il numero di libri che recano il logo LS sulla copertina è talmente alto che persino la proprietaria fa fatica a ricordarlo.

Ciò nonostante, Margaret ricorda bene che il primo bestseller della casa editrice è comparso nelle librerie nel lontano 1973: lo stesso anno in cui è nata lei. Chiaramente.
Quindici anni dopo, l'azienda ha ampliato il suo target, sviluppando anche una serie di collane composte da libri per bambini.
Di sicuro non può dimenticarlo: si trovava in India con il nonno e la nonna il giorno in cui i primi libri di questa nuova scommessa sono apparsi nelle librerie di tutto il mondo.
Ci ha tenuto anche a precisare che quella è stata la prima volta in cui è riuscita ad accarezzare la proboscide di un elefante.
Ripeto, la proboscide di un elefante.

Non so quale delle sue avventure stia raccontando adesso, so solo che io e Nicholas scommettiamo ogni volta su quale sia la successiva destinazione.
Lui ne ha indovinate cinque su sei, io solo una.
Come faccia?
Non ne ho la più pallida idea.

<<Adesso secondo te di cosa parlerà?>> Nicholas si sporge divertito, accorgendosi del fatto che Margaret è tornata a parlare della casa editrice: è uno schema fisso, due minuti sul lavoro e poi un quarto d'ora sulle sue esperienze di vita.

<<Avevo venti anni quando mamma e papà hanno deciso di vendere l'azienda: ero a dir poco sconcertata, volevo che cambiassero idea ad ogni costo>>
<<Secondo me lei si trovava in Francia>> azzardo perché riesco a visualizzare perfettamente nella mia testa una giovane Margaret con il basco in testa mentre fa shopping per le vie di Parigi.
<<Venti anni, ha detto?>> Come ogni volta, si prende il suo tempo per riflettere <<Me la gioco sull'Australia>>

Entrambi torniamo a prestare la nostra attenzione sulla signora che, come da copione, ha appena introdotto di nuovo la parte autobiografica del suo discorso. <<Purtroppo quella volta mi trovavo a Sidney, avevo anche un fidanzato del luogo...Si chiamava Josh>> io resto stupefatta, a differenza di Nicholas che si lascia sfuggire una risata per la sua ennesima vittoria.
<<Sei bravo!>> Esclamo, sbalordita dalla sua capacità.
<<Solo fortuna...>>
È impressionante, invece.

<<Che dici? Possiamo andarcene?>> Mi domanda con un filo di voce <<Non era esattamente questo quello che immaginavo quando ho letto l'annuncio>> spiega.
<<Sta concludendo>> gli rispondo, anche se non è vero.
Lui se ne accorge, ma sorprendentemente non borbotta: si limita a lanciarmi un'occhiata eloquente che significa senza alcun dubbio "Sappiamo entrambi che non è cosi".
Restiamo ad ascoltare la signora Smith che ci narra per filo e per segno la sua vita e, quando stiamo andando via, sorprendentemente Nicholas non sembra avere intenzione di fuggire a gambe levate come immaginavo.

<<Perché non vai a parlarle?>> Propone <<Magari dopo averti spiegato perché il suo terzo matrimonio è finito ti lascia un recapito>>
Dice ma scuoto la testa. <<Non è importante>> rispondo, pur rimangiandomi quello che ho detto quasi all'istante.
<<Dai, ti faccio da tramite io>> insiste lui, afferrando il mio polso e camminando verso il punto dove si trova Margaret Smith.

Sento il mio respiro appesantirsi e i battiti farsi sempre più veloci <<Ho l'ansia!>> Esclamo.
<<Ti assicuro che è innocua>> risponde, ignorandomi.
E lui come lo sa?

<<Nicholas, mio caro! Che piacere vederti...>> La voce che ho ascoltato per l'ultima ora torna a parlare mentre io scocco un'occhiataccia a Nicholas. Si volta per una frazione di secondo, e nel mentre, mi fa anche un occhiolino.
Imbroglione.
È normale che le sapesse tutte: la conosce!

<<Margaret! Il piacere è mio...Deliziosa presentazione, l'ho adorata: si vede che metti tanta passione nel tuo lavoro>> si perde in lusinghe e vedo la signora arrossire leggermente mentre maschera il sorriso che le esce di sua sponte, portandovi la mano sopra per coprirlo.
<<Sei troppo gentile, mio caro>> continua per poi decidersi a spostare lo sguardo alla sinistra di Nicholas.
Esattamente su di me.
<<Oh e tu chi sei, dolcezza?>> Mi indica e temo che il mio sorriso sia più simile ad una smorfia a causa del tremore che scuote il mio corpo.

Mi schiarisco la voce, prima di presentarmi.
Non dire cose stupide, non dire cose stupide.
<<Molto piacere, mi chiamo Catherine>> rispondo impacciata.
Però non ho detto nulla di stupido.
<<Catherine è un'aspirante editore>> Nicholas mi precede e mi sento in imbarazzo nel momento in cui Margaret Smith non sembra intenzionata a smettere di fissarmi.
<<Ma davvero? Che bellezza, mia cara. Aspetta un secondo...>> Mi dice e si allontana, frugando nella sua borsa piccola e stretta.
Tira fuori diverse cose, fin troppe per entrarci in quella borsettina.

<<Signori Jhonson! Come state?>>
Ma questo conosce tutto il mondo?
Mi stupisco quando Nicholas si ferma a salutare anche un'altra coppia.
<<Si va avanti, Nicholas>> gli risponde il signore abbastanza in là con l'età, magrolino e con un baffetto abbastanza simpatico, ormai ingrigito a causa del tempo.
<<Signora, lei come sta?>>
La donna in questione, della stessa statura dell'uomo, con un caschetto bianco e il viso anch'esso segnato dall'età, sospira.
<<È difficile, ragazzo...Non sembrano esserci novità>> gli risponde, prendendo a giocare nervosamente con il filo di perle che le circonda il collo.
Novità?

Sono alquanto confusa.
Non penso di capire bene ciò che stiano dicendo.
<<Ecco qua!>> Esclama a pochi metri di distanza Margaret, camminando nella mia direzione mentre stringe trionfante un rettangolino di carta nella mano piena di anelli.
Il suo arrivo mi distrae dalla conversazione e ammetto che ciò mi lascia l'amaro in bocca.
Io volevo sapere.

<<Ecco qua, mia cara...Questo è il mio biglietto da visita>> mi spiega, porgendomelo. <<Che titolo di studi hai?>>
Tentenno. Me lo sta chiedendo davvero o sto sognando?
Oddio, è tutto vero: devo riprendermi alla svelta e non mostrare il fatto che mi abbia destabilizzato.
<<Sono la-laureata>> balbetto leggermente <<In lettere e filosofia>>
Aggiungo: non sia mai possa essere di suo interesse!
<<Che meraviglia!>> Esclama lei <<Goditi questa vacanza...Poi, una volta scesa da questa nave, manda il tuo curriculum a questa mail...Mi ricorderò della ragazza del caro Nicholas>> mi scocca un occhiolino <<D'altronde, un galantuomo come lui non può che essere fidanzato con una brava ragazza...Non so se te l'abbia raccontato ma fino a pochi giorni fa avevo un polso fasciato e avevo bisogno di portare in stanza un grosso scatolone: un regalo di una mia cara amica...Sai? Siamo venute insieme in vacanza. Da poco è terminato il mio terzo matrimonio e sentivo proprio il bisogno di staccare la spina! Fortunatamente c'era lui ad aiutarmi!>>
Tira le sue conclusioni e sorrido imbarazzata, incapace di correggerla.

Mi concedo un respiro profondo.
<<G-già, ecco...In realtà->>
Santo cielo ragazza, un po' di dignità.
<<Catherine? Si è fatto tardi, abbiamo un altro appuntamento>> apparentemente libero dalla chiacchierata con i due coniugi Jhonson, Nicholas corre in mio aiuto e dedica un mesto sorriso a Margaret.
<<Margaret, sono stato felice di vederti ancora, ma adesso dobbiamo proprio andare>>
Lei ci guarda sorridente <<Certo, certo...Siete giovani, avete sicuramente tante cose da fare...Ci vediamo presto ragazzi: il mondo è piccolo, figuriamoci una nave!>> Risponde comprensiva, dissolvendosi per parlare con un'altra signora.
Un gran bel tipetto questa Margaret!

Io e Nicholas ci avviamo verso l'uscita e, proprio quando siamo sull'uscio della porta vedo davanti a noi una figura ben nota: Taissa.
<<Dammi la mano>> bisbiglio, assestando a Nicholas una gomitata sul suo braccio.
<<Come scusa?>> Il suo tono sembra quasi allarmato.
<<C'è la tua amica>> lo avverto, accompagnando le parole ad un cenno del capo. Segue la direzione che la mia testa indica e fa un sospiro di sollievo.
<<Non preoccuparti, ha allentato la presa>> mi rassicura.
<<Quindi non c'è bisogno di continuare a fingere?>>
<<Sì che c'è bisogno>> risponde presto <<Altrimenti capisce che si trattava di una messinscena>> giustifica così il suo pensiero e mi limito ad alzare le spalle.
Faccio finta di niente, eppure la mia testa comincia a macinare qualche idea.
Qualche idea che non mi piace per niente.

***

<<Cole>> lo chiamo, è seduto accanto a me su una delle sdraio del ponte, il viso rivolto verso il cielo e gli occhi protetti dai suoi soliti occhiali da sole.
Oggi non andava a nessuno dei due di stare in piscina, quindi abbiamo deciso di goderci la compagnia l'uno dell'altra, accompagnandola ad un pomeriggio di puro relax.

Eppure, la mia testa non ne vuole proprio sapere di rilassarsi. È da questa mattina che il mio pensiero gira attorno sempre allo stesso argomento.
Gira, gira e non sembra volersi allontanare.

<<Dimmi, Cat>> mi risponde e inarco un sopracciglio, questa volta voltandomi per riuscire a guardarlo.
<<Cat?>>
<<È carino>> si giustifica semplicemente. <<Dai, non ti distrarre e dimmi ciò che ti passa per la testa>>

Non voglio esplicare i miei pensieri troppo facilmente, dal momento che ciò significherebbe che, come aveva detto lui, ho sbagliato a fidarmi di Nicholas.
E poi starebbe in pensiero e non voglio neanche farlo preoccupare.
<<Cosa si fa quando una persona che non conosci troppo bene prima ti sembra tranquilla e poi incomincia a comportarsi in modo sospetto?>>

Lui si raddrizza sulla sua schiena.
<<Sospetto?>>
<<Già>>
<<In che senso?>>
<<Non so spiegartelo...Qualcosa non mi quadra>> rispondo e lui tace.

<<Catherine io...>> si blocca qualche secondo <<Penso che possa avere i suoi motivi, no? Non vedo perché dubitarne, a meno che il suo comportamento non abbia ripercussioni su di te...Non penso sia così grave>>
<<Perché...>> Ci rifletto un attimo e la risposta è sempre la stessa. <<Perché io in fondo non la conosco questa persona>> gli spiego e mi sembra che un lampo di confusione misto a tristezza gli passi attraverso gli occhi.
Ecco, lo sapevo, si sta preoccupando per me adesso.

<<Scusami, non volevo assillarti con le mie paranoie>> mi rimangio quello che ho detto anche se ormai è troppo tardi.
<<Hai provato a chiederglielo? A capire come mai si comporti così?>>
<<Non sembra essere una persona aperta alle domande>> sospiro, ripensando a quello che è successo ogni volta che ho provato a porgli una domanda.
Sviava l'argomento.
<<A volte non è semplice, certe persone vanno semplicemente capite>> mi risponde di rimando.

Lo so, lo so che aprirsi non è semplice, eccome se lo so. Eppure, penso di meritare una situazione considerando che ho accettato di fingermi la sua ragazza per tre mesi.
Un altro sbuffo abbandona le mie labbra. Vorrei che non avesse la testa così dura, vorrei avere il modo di trovare le mie risposte.
Perché magari mi sto facendo troppi film inutili e ciò non farebbe altro che tranquillizzarmi.

Mi ha chiesto di prendere parte a questa farsa per far ingelosire Taissa, eppure da quando abbiamo cominciato non ci siamo mai spinti troppo oltre, sembra quasi che il problema si sia risolto nell'attimo in cui io ho accettato.
O magari non è mai esistito?

A riscuotermi dai miei pensieri è la voce di Cole.
<<Magari ti stai facendo troppi film mentali e non è niente di cui tu debba preoccuparti>> suggerisce e forse ha ragione.
Sono diventata decisamente troppo paranoica.
<<Sarà>> concordo con lui e torno a guardare il mare.

Sembra abbastanza calmo eppure, se lo si osserva bene, in lontananza si può scorgere un cumulo di nuvole grigie e scure.
A quanto pare, il mal tempo è in arrivo.

***

Ciao amiciii

Propongo un ringraziamento collettivo alla tosse che non mi ha lasciato dormire, perché altrimenti nessuno di noi sarebbe qui.

👏👏👏👏👏👏

I prossimi capitoli saranno molto, molto, mooooolto importanti.
Aspetto da tanto di scriverli e mi sembra quasi irreale esserci arrivata.

Ah proposito...

Siamo a 2K views, e vi ringrazio❤️

E niente,
Come sempre spero che questo capitolo vi sia piaciuto e, se vi va, ditemi quale pensate possa essere il colpo di scena in arrivo...👀

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