Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

10. Sei al sicuro

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By WiseGirl_03

Devo stare calma. Non è detto che sia io. Forse sto fraintendendo la situazione. Un bel respiro, Catherine, fai un bel respiro profondo e mantieni il sangue freddo e la mente lucida.

“L’hai trovata la ragazza dai capelli rossi?”

Quante sono le probabilità che si tratti di me? Non tante quanto sembra, il mondo è pieno di ragazze dai capelli rossi. E, inoltre, di chi è questo telefono?

Il sospetto che sia di Paul comincia ad insidiarsi nella mia testa che puntualmente scuoto per scacciarlo via alla stessa velocità con cui era arrivato. Impossibile, non è suo.
È appena uscito dalla sala da pranzo con un telefono in mano.
Questo non può essere suo.

Cosa faccio allora? Lo rimetto dove l’ho trovato?

Si, decisamente. È la scelta giusta da fare.  Devo smetterla di essere egocentrica e pensare che il mondo intero ruoti attorno a me.
Quindi adesso non farò assolutamente niente. Lo lascerò dov'era e continuerò a vivere come se non avessi letto niente.

Ritratto, meglio togliersi lo scrupolo. 

Da dove comincio allora?

La galleria, ovvio. Una lampadina si accende nel mio cervello. La galleria è il posto migliore da cui cominciare: potrei risalire al proprietario attraverso delle foto, qualche video. È questo quello che penso mentre clicco sull’icona dell’applicazione ma quando questa si apre avverto al petto un’altra sensazione di vuoto.

Foto. Video.
Miei.

Foto e video che mi ritraggono in momenti più disparati della giornata. Alcune sono con Noah, altre con Violet, Alexander, i miei genitori.

Non è possibile. Non è possibile.
È uno scherzo? Nel caso in cui lo sia, è davvero di terribile gusto.

Le dita cominciano a tremare e non sento più il tintinnio delle posate che si scontrano e dei piatti che vengono riempiti da frutta e dolci o salumi e formaggi. Non sento niente.
Riesco solo a vedere ciò che mi si presenta sul display.

Non so con quale autocontrollo esco dall’applicazione e, in automatico, spingo sulla barra di ricerca di google. Appare sullo schermo una nuova schermata, tramite cui mi è possibile dare un’occhiata alla cronologia.

“Catherine Richardson facebook”
“Catherine Richardson instagram”
“Catherine Richardson curriculum vitae”
“Meredith e Leonard Richardson”
“Alexander Richardson”
“Noah Milligan”

Oh mio dio. I suoni sono sempre più ovattati, le orecchie fischiano leggermente. Sento il cuore battere ad una velocità che sono certa sia di gran lunga al di fuori della norma. Le gambe sono molli e temo di cadere dalla sedia, tanto tremano.

Ancora sopraffatta da quello che sto scoprendo apro le note e sento le lacrime farsi spazio sugli occhi quando leggo il numero del mio indirizzi di casa e una lunga serie di appuntamenti avuti la settimana precedente alla mia partenza.

Non è possibile. Che significa tutto questo? Qualcuno mi sta tenendo sott'occhio? Uno stalker? E chi potrebbe essere?

Paul.

È l’unico nome che mi suggerisce la mia mente. È l’unico che mi conosceva prima di salire su questa nave, l’unico che sapeva della mia esistenza e che, per una fortuita coincidenza, vive proprio vicino a me. Così vicini che suo padre è il mio professore. È lui. 

Non può che essere lui e il solo pensiero mi attanaglia lo stomaco. Mio dio, ma perché?

Sento il panico impadronirsi di me mentre senza ragionarci troppo, prendo il mio telefono e mi allontano dall’uscita opposta a quella in cui Paul si è diretto poco prima. Non deve vedermi. Non deve vedermi.

Forse sono esagerata, forse dovrei tornare indietro, forse sarebbe meglio chiedere spiegazioni. Diavolo, Catherine, non c’è niente da spiegare, la situazione mi sembra anche fin troppo chiara.
E poi cosa dovrei chiedergli?
"Ciao Paul, ho trovato questo. È tuo? Ah no? Okay, allora qualcuno deve averlo perso! Ci sono delle mie foto, comunque. Anzi che dico? Tutta la mia vita! Sicuro che non sia tuo?"
No.
Non ricaverei nulla.

Allora corro, mi allontano. Sento pian piano le gambe e le braccia irrigidirsi, quasi atrofizzandosi, e i muscoli diventano pesanti, oppongono resistenza e fatico anche solo a fare un passo. Mi trovo a combattere con il mio corpo: la mia mente suggerisce di scappare ma ogni singola cellula del mio corpo mi implora di fermarmi a prendere aria.

Non lo faccio. Corro, corro fino a quando non ho più fiato e, nonostante ciò, continuo senza arrestare la mia corsa pur avvertendo la gola chiudersi e accorgendomi di star tremando come una foglia al vento. 

Il cuore martella nel petto, il battito rimbomba nelle orecchie ed è assordante. Rallento, progressivamente ritorno a camminare, decisa a tornarmene in camera, chiudere la porta e non uscirci per i prossimi tre mesi. Lacrime mi scorrono senza sosta sulle guance.
Lente.
Calde.

Ho paura.
Ho troppa paura.

Lui è qui, continuerà ad esserci e continuerà a starmi attorno e a cercare di ottenere quello per cui è venuto qui. Chissà cosa sa di me, oppure se c’è qualcosa che non sa. Non ne ho la più pallida idea, non posso saperlo. La mia unica certezza è che non è una coincidenza che sia qui.

Un colpo, come un calcio all’altezza stomaco, porta le mie braccia a stringersi di riflesso intorno alla mia pancia quando realizzo quale sia la verità.

Sono sola, non posso chiedere aiuto a nessuno.
La paura mi assale nuovamente, come la prima volta, mentre ancora io combatto con la parte di me che insiste per fermarsi. Ma non lo faccio: torno a correre e il mio unico pensiero è quello di allontanarmi da lui. 

Poi, all’improvviso, qualcosa, o meglio, qualcuno, intralcia il mio cammino e il mio corpo si scontra con un altro. Basta che non sia lui, basta che non sia lui. Mantengo lo sguardo rigorosamente basso per paura che possa essere lui.
Non voglio aprire gli occhi, non voglio scoprire di essere spacciata.
Non voglio. 

Vorrei solo scoppiare a piangere, fermarmi, sentirmi al sicuro. E invece non lo sono, non lo sono per niente e… <<Vai di fretta, Rose?>>

Quella voce.
Quel nomignolo.
Li conosco.

Sollevo lo sguardo e posso vedere la confusione prendere il possesso del volto di Nicholas non appena i suoi occhi si posano su di me. <<Catherine>> pronuncia il mio nome in un misto di stupore e preoccupazione e la sua voce calda mi sembra un suono lontano, un richiamo alla realtà.
<<Catherine>> ripete quando vede che non gli rispondo. <<Che è successo?>>.

Devo dirglielo, posso farlo. La domanda è: posso fidarmi di lui?
Non penso di avere molte alternative.

Schiudo la bocca pronta a parlare ma le parole non escono e scoppio a piangere quando, per l’ennesima volta, avverto il peso della situazione gravare sulle mie spalle e il panico si impossessa di me.
Un singhiozzo è l’unica risposta che sono capace di dargli. E a quello ne segue un altro, e un altro ancora. Porto una mano al petto quando sento un peso opprimente proprio in direzione del cuore che batte in fretta. Provo a fare un respiro profondo ma mi è difficile anche fare una cosa così semplice.
<<Io>> finalmente la mia voce si degna di uscire e le sue pupille si dilatano leggermente mostrando tutta la sua attenzione e, allo stesso tempo, il suo desiderio di capirci qualcosa.

<<Lui>>
Niente, ancora niente. Non riesco a spiegarmi: non ho la minima idea di quante frasi stia elaborando la mia testa, sono tante, decisamente troppo, ma la mia bocca sembra aver perso la facoltà di pronunciare anche due parole.
<<Lui chi, Catherine? Lui chi?>> Nicholas poggia delicatamente le mani sulle mie spalle e mi scuote leggermente facendo scontrare i nostri sguardi.
<<Io…io…>> ci provo, giuro che ci provo <<Io ho paura>>. Una frase di senso compiuto cancella finalmente il silenzio ma mi rende impossibile trattenermi.
scoppio in un pianto impaurito, incessante, i singhiozzi mi scuotono il petto senza alcun controllo. Le mie mani tremanti ed incerte si stringono attorno alle sue braccia in cerca di un sostegno che mi impedisca di cadere a terra.
Per la seconda volta mi dissolvo davanti a lui, lasciando cadere ogni apparenza e mostrando tutto il timore che ormai prende il sopravvento.

La mia testa si svuota quando il suo braccio circonda la mia vita e comincia a camminare. Mi sembrano passati solo pochi secondi quando entra in una stanza e mi aiuta a sedermi su una sedia.
C’è silenzio quando afferra i braccioli e la ruota in direzione del letto, dove si sedie proprio di fronte a me.
<<Guardami negli occhi>> sussurra e immediatamente mi ritrovo a fare ciò che dice. Il mio sguardo si perde nel suo e, quando ciò accade, gli sfugge un impercettibile sorriso sollevato.
<<Fai un respiro profondo, Catherine, sei al sicuro>> scandisce bene ogni parola e annuisco mentre inalo una grande quantità di aria, gettandola fuori pochi secondi dopo.

<<Continua, fanne un altro>> mi dice mentre si alza e dopo essersi diretto verso il comodino accanto al letto, torna da me porgendomi una bottiglietta d’acqua.
<<Quando pensi che vada meglio, bevi un sorso… ti aiuterà>> mi suggerisce. Io annuisco, continuando a respirare profondamente.
Non dice niente quando passano minuti e ancora nella stanza riecheggia solo il suono dei miei respiri.
Mi guarda.
Mi guarda senza dire niente.

Lascia che io mi prenda il tempo di cui ho bisogno.
E io lo faccio, chiudo gli occhi e aspetto che il mio respiro e il battito del mio cuore si ristabiliscano, concedendomi un lungo sorso di acqua quando ciò accade.
<<Grazie>> riesco a sussurrare a stento, la voce rauca e tremante.
<<Grazie>> mi sento costretta a ripetere, temendo che non mi abbia sentito la prima volta. <<Grazie per tutto>>.

Lui non mi risponde, mi fissa senza distogliere i suoi occhi dai miei.
<<Cosa è successo?>> mi domanda e capisco immediatamente che dovrò dirgli la verità.

Chiudo gli occhi, rivivendo nella mia testa tutto l’insieme dei momenti che mi hanno portato qui.
Il solo pensiero mi trasmette angoscia, mi assale il panico soltanto rivivendolo, non oso immaginare cosa dovesse succedere raccontando ciò che mi è successo ad alta voce.
Ma devo farlo.
Lui merita una spiegazione.
E io ho bisogno di un sostegno per non crollare.

Mi schiarisco la voce e mi ripeto che sarà breve e indolore.
<<Ho un professore, o meglio, avevo, è stata un punto di riferimento al college>> comincio a parlare.

<<L’ultimo giorno, quello della mia laurea, ho deciso di andare a salutarlo prima di tornare a casa con i miei… Ci ha raggiunti suo figlio, non lo avevo mai visto fino ad allora, mi è sembrato un tipo strano ma poi non l’ho più visto e…>>
Ma lui ha visto me.
Il pensiero che per tutto questo tempo, per tutti questi mesi, lui mi abbia sempre osservata da lontano mi raggela il sangue nelle vene e la voce si blocca di nuovo. Di nuovo quel peso sullo stomaco si posa come un macigno mentre un sussulto mi sfugge dalle labbra.
Mi tiene sotto controllo da mesi.

<<Catherine>>
Cosa vuole da me?
<<Guardami>> mi ripete lui ma ormai riesco a concentrarmi soltanto sui battiti del mio cuore.
Batte forte, così forte che temo che possa scoppiare.
Una mano si appoggia sul mio mento e in un attimo l’unica cosa che riesco a vedere sono due occhi scuri e profondi.

<<Voglio aiutarti>> mi dice non distogliendo lo sguardo dal mio <<Ma devi spiegarmi cos’è successo, altrimenti non potrò farlo. Okay?>> spiega e annuisco.

<<L’ho->> la voce esce flebile e la schiarisco prima di continuare a parlare <<L’ho rincontrato qui, pensavo fosse una fortuita coincidenza… Mi ha invitato a fare colazione con lui e si è allontanato per parlare al telefono>> cerco di non pensare al dopo per evitare di rivivere le stesse sensazioni e precipitare nuovamente nel panico.

<<Mentre lo aspettavo un telefono è suonato, più volte. Pensavo che qualcuno lo avesse dimenticato al tavolo dove ero seduta e l’ho sbloccato e->>
<<E hai trovato qualcosa che non avresti dovuto vedere… Di che si tratta?>> come al solito riesce a giungere alla conclusione prima del previsto.
<<Foto, video, mie, della mia famiglia, di Noah… Io… non mi sono accorta di niente. Non so neanche se sia lui, mi sembra solo la spiegazione più logica: è l'unico che io conosca che mi conosceva prima della partenza. In ogni caso, non so come ci sia riuscito, non ho la più pallida idea di come abbia fatto a non accorgermi che lui, in tutti quei momenti, lui era sempre lì.
Mi ha scattato foto, fatto video, ricerche su di me e->> sobbalzo quando, come un flashback, il ricordo di quello che è successo qualche sera prima mi colpisce, imponendosi di prepotenza nella mia testa.

Mi volto per guardarmi attorno e incontro immediatamente un paio di occhi fissi su di me.

<<E?>> Mi incalza a continuare.
<<E penso mi stesse tenendo sotto controllo già da giorni. Ero in discoteca e ho incrociato uno sguardo che sembrava puntato su di me già da tempo>> spiego unendo i pezzi del puzzle.
Nicholas si alza in fretta e comincia a camminare per la cabina, fermandosi davanti allo specchio.
<<Hai preso il telefono?>> mi domanda.
<<No, io… ho pensato solo a scappare>> confesso sentendomi una stupida e incrocio il suo sguardo dallo specchio, notando che i suoi lineamenti si ammorbidiscono leggermente dopo aver sentito le mie parole.
<<Va bene, meglio così…Lui ti ha visto?>>
<<Penso di no>>

<<Pensi?>>
<<Ne sono praticamente certa>> annuisce e abbassa la testa sulle sue mani. <<Cosa dovrei fare adesso?>>

<<È molto semplice>> torna a guardarmi e io aggrotto le sopracciglia. <<Niente>>
Niente?
Come crede che io possa non fare niente mentre là fuori c’è un uomo con più foto mie nel suo telefono di quante ne abbia avute io in tutta la mia vita. Ma si, Catherine, non fare niente!
<<Ma certo! Come ho fatto a non pensarci!>> rido sarcastica <<Faccio finta di niente e aspetto che riveli le sue vere intenzioni, poi gli stringo la mano e gli faccio i complimenti per le sue innate abilità. Magari intanto mi rapisce anche e avremo conversazioni in una stanza che puzza di benzina: lui sarà soddisfatto del suo lavoro e io gli smorzerò l'entusiasmo: "Bel lavoro, Paul, ma ti avevo già colto in flagrante!">> voltandosi nella mia direzione, mi fulmina con lo sguardo e non abbasso gli occhi davanti alla sua occhiata intimidatoria.

<<Hai finito?>>
<<Io? Sei tu che mi propini soluzioni inconcludenti…>>
Alza gli occhi al cielo prima di parlare. <<Tu cosa vorresti fare? Chiuderti nella tua stanza, dopo averlo abbandonato a fare colazione, e non farti vedere per i prossimi tre mesi?>>
Beh sì, l'idea era quella.
Vede che non rispondo e allora continua.

<<Tu sì che sei un genio, Catherine! Dimmi un po', l’acqua la preferisci frizzante o naturale? Te lo chiedo così, quando mi ricordo di te, ne lascio una bottiglia fuori dalla porta...Ah sì, busso due volte, la prima per due secondi e la seconda solo una. Per la cronaca, è la lettera N in codice Morse, così capisci che sono io e non quello psicopatico che ti ronza attorno>> risponde perdendo il controllo e lasciandosi andare ad un monologo che mi sorprende, d’altronde è la prima volta che quello che dice sembra così… umano.
Solitamente è così impostato, rigido e controllato mentre adesso le sue parole sono una conseguenza dell’impulsività.
E della ragione.

Ha ragione, non posso rintanarmi nella mia cabina in maniera che Paul si dimentichi di me, non posso farlo. Sarebbe… inutile.
<<Scusami, non so che mi è preso>> mormora passandosi una mano tra i capelli.
<<Scusami tu, ho detto una cosa stupida>>
<<Non fa niente>> mi risponde prima di prendere un respiro profondo.
<<Insomma… so che non mi conosci e in questo momento sei spaventata ma ti prometto che starai bene, non gli permetterò di farti del male. Okay? Non sei sola>>

Le sue parole vengono recepite dal mio corpo come un flusso di calore che si dirama in tutte le direzioni, ogni cellula sembra smettere di essere scossa dalla paura. La consapevolezza di non dover affrontare questa situazione completamente priva di aiuti mi permette di fare un sospiro di sollievo e asciugo dalle guance quelle lacrime che hanno fatto sì che dei capelli si attaccassero al viso.

Porto gli occhi su di lui, completamente assorto ad osservare il pavimento con gli occhi leggermente socchiusi. I lineamenti del viso rigidi e freddi mi fanno capire che sta meditando su qualcosa.
<<Nicholas>> lo chiamo interrompendo il silenzio.
<<Dimmi>> mi risponde lui senza neanche guardarmi, restando praticamente immobile.
<<Grazie>> finalmente ruota il volto e noto la sua espressione addolcirsi per qualche istante prima di tornare alla normalità. Mi guarda, poi con due passi si siede accanto a me sul letto. <<Non mi ringraziare, Catherine, non ho fatto niente>>
<<Non importa, hai già fatto tanto>> gli sorrido lievemente e noto l’ombra di un sorriso che maschera subito dopo, immediatamente torna alla normalità e poi…
mi spintona.

<<Su, fila via!>>  mi dice indicandomi gentilmente la porta e io aggrotto le sopracciglia. In che senso scusa?
<<C-come? Adesso?>> domando andando in panico. Devo andare da sola? E se incontrassi Paul? Che cosa dovrei dirgli? Perché sono scappata?
<<Esatto>> mi risponde lui senza alcun cenno di dubbio.
<<Sei sicuro che io possa farlo?>> insisto a causa dell’insicurezza e della paura che ormai sembrano avere dimora fissa all’interno della mia mente.
<<Certo Catherine, fai quello che vuoi… vedrai che non accadrà niente>> sorride  prima di alzarsi dal letto e iniziando a spingermi verso la porta. I miei piedi si muovono indipendenti sotto la forza delle sue braccia che, tenendomi salda per le spalle, mi accompagnano all’uscita.
<<Ma->> provo ad obbiettare proprio quando sento lo scatto della serratura e mi rendo conto di ritrovarmi nel corridoio.

<<Divertiti Catherine, passa una buona giornata!>> mi augura e un secondo dopo sbatte la porta lasciandomi sola e in una piena crisi di dubbi.
E adesso che gli è preso?
Rifletti Catherine, rifletti.

Nicholas ha detto che posso stare tranquilla e fare quello che voglio… e se invece dovesse trovarmi? Dovrei inventarmi qualcosa per giustificare la mia fuga. Una chiamata improvvisa da mio fratello? Un classico. Così classico che penserà che lo stia prendendo in giro essendo il motivo lo stesso per cui lui si è allontanato e io ho scoperto tutto. Posso dire che Cole mi ha mandato un messaggio in cui mi diceva di raggiungerlo urgentemente. Quale motivo gli propino nel caso in cui dovesse chiedermi come mai?

Bene, ho capito. Ignorerò il consiglio di Nicholas e me ne tornerò in camera con grazia ed eleganza.

Ormai comincio a prendere familiarità con i corridoi, riesco ad orientarmi molto facilmente e non ho bisogno di ripercorrerli mille volte prima di raggiungere qualunque sia la mia meta. Proprio sulla scorta di questo ragionamento, traggo un sospiro di sollievo quando capisco che, una volta svoltato l’angolo, sarò al sicuro e al riparo nella mia bella cameretta. Una mattinata a leggere con l’aria condizionata è comunque una prospettiva!

La targhetta con la scritta B77 appare ai miei occhi come la più bella delle isole tropicali. Ma che dico, “Isole tropicali”? Un paradiso.
Ci sono quasi, pochi secondi e sarò al fresco. E al sicuro, soprattutto.
Recupero la tessera dalla tasca anteriore dei pantaloncini e…
<<Eccoti qui, non riuscivo a capire dove ti fossi cacciata!>>
Sobbalzo e anche la chiave mi sfugge dalle mani cadendo sul pavimento.
Sono spacciata.






***

Amiciiii❤️
Anche questo sabato siamo qui!
Come state? Spero tutto bene 💓

Anche questa volta il finale ha un po' di suspance.
ZAN ZAN.

Ma procediamo con calma.
Piano piano stiamo incontrando la figura di Nicholas... Che ne pensate di lui?
E poi c'è Paul... Sarà suo il telefono?
Catherine, intanto, non la può proprio combinare...

E non è ancora successo niente!

Non posso aspettare di arrivare a sabato per il prossimo capitolo😭
Però ho già in mente cosa mettere per lo spoiler di martedì.
Sono sicura che vi incuriosirà un bel po'...🌚

Grazie per essere stati presenti anche questa settimana, spero che il capitolo vi sia piaciuto💓
Vi voglio bene,
sempre io
Cinzia

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