Decisioni improvvise

By FiorellaTola

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Quell'attimo di gelosia, la decisione improvvisa di prendere la sua mano e trascinarla via da quella festa e... More

1 - Decisioni improvvise
2 - Una notte da sogno
3 - Un amaro risveglio
4 - Responsabilità e onore
5 - Destino ineluttabile
6 - Realtà da accettare
7 - La dura verità
8 -Situazioni impreviste
9 - Vendetta e interessi
10 - Irrealtà
11 - Scontri
12 - Domani
13 - Confronto
14 - Posizioni opposte
15 - Difficile capirsi
16 - Mossa a sorpresa
17 - La miglior difesa è l'attacco
18 - Gesti inaspettati
19 - Lei
20 - Situazioni surreali
21 - Ancora decisioni improvvise
22 - Tutto è deciso
23 - Inevitabile
24 - E' il momento
25 - Lui
26 - Come da tradizione
27 - Pagine
28 - Tra sogno e realtà
29 - Contrasto
30 - Gelosie
32 - La resa dei conti
33 - Cercarsi e trovarsi per poi perdersi?
34 - Sono io la spia
35 - Bugie, solo bugie.
36 - Dubbi e incertezze
37 - Proposte inaspettate
38 -Tra finzione e verità.
39 - Sempre più difficile.
40 - Fidanzamanto
41 - Limite
42 - Destino
43 - L'inevitabile
44 -Verso il matrimonio
45 -Io e lui, insieme
46 - Tra paradiso e inferno
47 - L'amara realtà
48 - Tour imprevisto
49 - Spiragli di verità
50 - Tra rabbia e verità
51 - Resilienza
52 - Lontani da vicino
53 -La vita che vorrei
54 -La realtà
55 - La triste realtà
56 - La resa dei conti
57 - Salvarsi
58 - Da qualche parte là fuori
59 - Chi ti ha scosso il cuore
60 - Mia moglie
61 -Moglie e marito
62 - Un milione di ragioni
63 - Convivenza
64 -Resta con me
65 - Se solo
66 - La nostra vita
67 - Felicità
68 - Sognando
69 - Una possibilità
70 - Non ti lascerò
71 -Innamorarmi di te

31 - Sempre e solo tu

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By FiorellaTola

Sanem

Dire che sono furiosa è dire poco. Sono in preda alla rabbia da questa mattina quando, con il suo atteggiamento dispotico, mi ha fatto sentire un oggetto di sua proprietà  come sembra voler fare anche ora  stringendomi con fare possessivo al suo fianco.
Non ho intenzione di  fare una scenata, non davanti a tante persone e soprattutto non  sotto lo sguardo attento di Huma e Polen. Sembrano due avvoltoi che  ci girano attorno senza mai distogliere lo sguardo da noi,  pronti ad attaccare al momento propizio. Mio malgrado sorrido graziosamente, stringo mani, ascolto storie di Can quando era piccolo raccontate da vecchi amici di suo padre Aziz.
Ad un certo punto lancio un'occhiata al suo profilo perfetto e devo ammettere di non aver bisogno di  sforzarmi per sembrare incantata dall'uomo che mi stinge possessivamente a sè. Ma ecco avvicinarsi a noi proprio lui, il signor Fabri, l'uomo a causa del quale tutta questa storia ha avuto inizio.

E' insieme alla sua socia in affari, la signora Pinar Aldez. Scambiano convenevoli con Can e per tutto il tempo posso percepire   il suo sguardo insistente su di me mentre parla e rinnova il suo invito a cena. "Vi aspetto domani sera al Sunset Istanbul".
Ho sempre sognato di trascorrere una serata nel locale più cool di Istanbul,  posizionato sul fianco di una collina gode di una vista mozzafiato sul Bosforo e sul ponte che lo attraversa. Sento per un attimo un fremito di eccitazione all'idea di realizzare la mia fantasia di bambina, ma allo stesso tempo non sono per niente felice all'idea di dovermi sottoporre ad un'altra serata stressante sotto lo sguardo lascivo di quest'uomo che a quanto pare  non si arrende neanche di fronte a Can che sembra voler mettere in chiaro che sono sua, almeno a giudicare dalla stretta decisa della sua mano sul mio fianco.

 Lo vedo annuire impaziente mentre  liquida  Farbi con fare sbrigativo. "Ci saremo, non si preoccupi, iyi akşamlar, buona serata". Continuando a tenermi la mano sul fianco mi guida  verso la grande portafinestra che conduce alla terrazza  affacciata sulla piscina dell'hotel. Una volta fuori mi libero con decisione dalla sua presa e mi muovo verso la balaustra con le braccia incrociate sul petto per ripararmi dal freddo intenso della notte.

Con mia grande sorpresa un istante dopo sento le sue braccia avvolgermi schiacciando la mia schiena contro il suo petto massiccio. Per un attimo chiudo gli occhi per godere del calore del suo corpo contro il mio,  ben consapevole del profumo mascolino che mi circonda.

Un brivido mi scuote quando sento il suo alito caldo sul collo mentre sussurra. "Possiamo fare una tregua?" Faccio per divincolarmi, ma la presa salda delle sue braccia su di me me lo impedisce. "Ferma, gli ospiti possono vederci attraverso le vetrate. Non vorrai smentire l'idea della coppia felice e affiatata che abbiamo dato sino ad ora?
Sospiro e mio malgrado  smetto di fare resistenza alla sua stretta, ma non posso fare a meno di rispondere caustica. "Hai ragione, non vogliamo di certo dare ragione a tua madre che ha già previsto che il nostro fidanzamento non durerà oltre la prossima settimana, giusto? E neanche vorrei rimangiarmi le parole di fronte alla tua ex fidanzata. A proposito, pensi di invitarla al matrimonio? Non penso sia educato lasciarla a casa da sola fino a che torni Huma dal ricevimento no?". Lo sento sospirare e accentuare la stretta intorno a me mentre piega la testa per tornare a bisbigliare tra i mie capelli. "Per tua informazione non voglio che Huma sia presente al nostro matrimonio, è passato molto tempo da quando l'ho considerata  mia madre, penso che fossi ancora alle scuole elementari all'epoca. E per quanto riguarda Polen..." Mi irrigidisco mentre ribatto secca "Non mi devi spiegazioni, a quanto pare le restrizioni valgono solo per me che, secondo quanto mi hai ordinato, devo allontanare Osman mentre va benissimo che tu viva insieme alla tua ex fidanzata".

Lo sento sospirare. "Ascolta Sanem, ho detto chiaramente a Polen che tra noi è finita, ha fatto fatica ad accettarlo, ma credo che ormai si debba rassegnare alla luce del  nostro imminente matrimonio  e comunque io non ..."

La voce di una delle organizzatrici dell'evento lo interrompe, qualsiasi cosa stesse per dire. "Signor Divit, torni in sala per favore,  il  signor Taruk la chiamerà a breve sul palco".  Lo sento sospirare mentre mi scioglie dal suo abbraccio, torna a  poggiare la mano sul mio fianco guidandomi verso l'auditorium. "Dobbiamo andare Sanem, ma più tardi ho tutta l'intenzione di riprendere il discorso ". La sua sembra più una minaccia che una promessa, ma gli sguardi che sento puntati su di noi mentre varchiamo la porta finestra per tornare al party mi impediscono di replicare che non c'è niente di cui parlare ancora.

Un istante dopo il signor Taruk guadagna il centro del palco,  saluta e ringrazia tutti i presenti  per la partecipazione  e poi chiama Can a raggiungerlo. Un applauso esplode nella sala mentre tutti gli occhi sono su di noi. Sono presa alla sprovvista da  Can che, con un gesto plateale, prende la mia mano per portarla alle labbra in un galante baciamano prima di muoversi per raggiungere il signor Taruk sul palco.

Il mio cuore batte impazzito, so che lo ha fatto a beneficio degli ospiti del galà, ma non posso impedirmi di sentire l'emozione del suo tocco e del suo sguardo che sembrava carico di qualcosa  a cui non sono in grado di dare un nome.

Il  signor Taruk inizia a parlare elencando  i numerosi premi vinti da Can nel corso della sua carriera internazionale. "Un artista impegnato in molti scenari di guerra, ha saputo dare  lustro alla Turchia facendosi conoscere ed ammirare in tutto il mondo per i suoi scatti. Da sempre sensibile verso le vittime dei conflitti, in particolare dei bambini innocenti che nulla sanno o capiscono dell'orrore che li circonda. Il  Signor Divit è qui stasera per mettere all'asta un suo servizio fotografico il cui ricavato sarà devoluto ad una fondazione benefica per la costruzione di un orfanotrofio in Sudan".

Un applauso scrosciante accoglie l'annuncio ed un brusio entusiasta percorre l'intera sala. Sento su di me molti sguardi e sono  consapevole del fatto che  tanti si stanno chiedendo chi sia la sconosciuta che stasera lo ha accompagnato al galà. Cerco di continuare a sorridere verso il palco per non far trasparire il disagio che tutta questa attenzione mi provoca.

L'asta ha inizio e le offerte schizzano ben presto verso cifre esorbitanti, sono stupita di quanto il lavoro di Can sia apprezzato. Sembra ad un certo punto che una distinta signora si sia  aggiudicata il servizio ma, mentre il banditore sta per chiudere l'incanto, ecco una mano alzarsi tra la folla rilanciando ulteriormente. Da dove mi trovo non riesco a vedere  a chi appartenga e devo attendere che il banditore  attribuisca definitivamente il lotto per 58.000 lire turche, l'equivalente di 3.000 euro, per scoprire chi è stato ad aggiudicarsi il servizio di Can. Il suo incedere elegante verso il palco tra gli applausi  provoca un brusio eccitato tra la  folla che l'ha riconosciuta come la sua ex fidanzata. Continuo a sorridere stoicamente ferma lì, sotto lo sguardo di tanti sconosciuti che guardano alternativamente me e l'appariscente donna dalle lunghe gambe che sta affiancando Can in questo momento sul palco. Polen lo bacia sulle guance e allaccia un braccio sotto il suo sorridendo trionfante verso i flash degli obiettivi della stampa turca intervenuta all'evento benefico.

Con un peso opprimente sul petto mi pare già di immaginare i titoli dei giornali scandalistici turchi del giorno dopo. Sono impietrita, mi sento spersa tra una folla di sconosciuti che mi guarda incuriosita, probabilmente paragonandomi alla donna che per tanti anni è stata al fianco del grande fotografo Can Divit.
Ed ecco accanto a me una voce trionfante esprimere ad alta voce ciò che io sto pensando.
"Sono sempre stati una splendida coppia, Polen è una professionista affermata dell'alta società turca, si sono conosciuti poco dopo il liceo, li ha legati prima una lunga amicizia e poi  un legame sentimentale durato  anni. Sono più che convinta che lei  sia il meglio che mio figlio possa avere".
Mi giro verso la madre di Can che sta sorridendo soddisfatta guardando Can e Polen posare per le foto di rito. Torno ad osservarli anche io e mi rendo conto di non poter controbattere in nessun modo. Ha ragion Humae, Polen è sicuramente più adatta di una semplice ragazza di quartiere ad un personaggio famoso come Can Divit.

Li osservo con mestizia mentre scendono dal palco, Polen tenacemente ancorata al  braccio di Can mentre sorride ai giornalisti che li circondano facendogli domande, probabilmente sul loro rapporto.

Fabri e la signora Pinar ci affiancano  riscuotendomi dai foschi pensieri in cui  sono precipitata mio malgrado. "E' molto bello il gesto del signor Divit". Mi giro verso la donna matura che ho conosciuto qualche giorno prima al party del signor Fabri e che ho trovato da subito molto simpatica. "Sì, è stato bello da parte sua mettersi in gioco in prima persona in questo modo".

Fabri domanda provocatorio.  "Mi sbaglio o la donna che si è aggiudicata l'asta è l'ex fidanzata del signor Divit?".  Sto per rispondere quando è Huma a farlo al posto mio. "Sì,  sono ancora molto legati come vede, sono stati insieme molto a lungo e chissà cosa sarà in  futuro di loro". Mi sento in imbarazzo, non so come controbattere e  in questo momento vorrei solo  essere altrove, lontano da questa realtà fatta di lusso e meschinità che non mi appartengono affatto.

Scambio uno sguardo con la signora Pinar che sembra volermi dire di non far caso a loro mentre si avvicina  prendendomi sottobraccio. "Signorina Sanem, mi vuole accompagnare a prendere qualcosa da bene? Gli snack a questi eventi sono terribilmente salati non trova?". Detto questo mi trascina via con sè verso il buffet.
Sorride mentre si sporge verso di me con fare cospiratorio ."Non stia ad ascoltarli, non so per quale motivo, ma ho l'impressione che siano invidiosi entrambi del suo rapporto con il signor Divit".
E' veramente una simpatica signora, non posso che restituirgli il sorriso mentre rispondo con mestizia. "Lei dice?"  Ride apertamente ora. "Ragazza mia, fidati.  Sono convinta che quei due, per motivi molto diversi, non siano per niente felici del vostro fidanzamento ma mia nonna diceva sempre "L'invidia è un sentimento che divora chi lo nutre", non se ne curi mia cara e vada per la sua strada con il suo fidanzato".

A proposito di fidanzato vedo da lontano  Can raggiungere  Huma e Fabri  insieme a Polen, si allontana di qualche passo da lei mentre lascia vagaro lo sguardo lungo la sala.
"Vede come la cerca il suo amato? Questo è quello che importa, non si curi degli altri". Vorrei crederle, ma so bene che per Can fa tutto parte della messinscena che dobbiamo portare avanti, null'altro. Mentre sorseggiamo i cocktail che ci sono stati serviti la signora Pinar mi racconta del suo amore per Istanbul che visita almeno una volta all'anno, l'ascolto distrattamentee mentre osservo da lontano Can,  circondato da diverse persone che probabilmente si stanno congratulando per il bel gesto che ha fatto stasera in favore della Humanitarian Relief Foundation.  Lo vedo inquieto, quasi infastidito dall'attenzione generale mentre  Polen continua a stazionare accanto a lui dispensando sorrisi e saluti.

La signora Pinar cambia completamente discorso e attira tutta la mia attenzione quando mi dice di essere rimasta molto colpita dai commenti riguardo il mondo dei profumi che ho fatto la sera del party. "E' del campo? Ha già lavorato per il mondo della cosmesi?" Sorrido divertita. "Assolutamente no, sono solo un'appassionata. Produco i miei profumi secondo una ricetta di famiglia e negli anni mi sono documentata in materia".
Mi guarda sorpresa.
"Il magnifico profumo che indossa lo ha prodotto lei?"
Annuisco compiaciuta.
"Certo, le donne della famiglia Aydin  tramandano la ricetta da secoli, io l'ho avuta da  mia nonna. Non è facile procurarsi i fiori giusti, ma con un po' d'impegno riesco ogni anno a produrne una quantità sufficiente alle mie esigenze. Per mia madre e mia sorella invece ne realizzo  altri con fragranze diverse". 
Mi guarda intenta mentre sembra persa dietro ai suoi pensieri.
"Interessante signorina Aydin, vorrei saperne di più,  che ne dice di incontrarci lunedì pomeriggio per un tè?" Sono presa alla sprovvista dalla sua richiesta ma accetto volentieri,  amo parlare delle mie creazioni profumate e magari posso imparare qualcosa di nuovo dalla signora Pinar.

Ad un cento punto sento una mano poggiarsi possessiva sul mio fianco. "Sanem, tesoro, sei sparita e  non riuscivo ad individuarti tra la folla". Can sorride, probabilmente in favore della signora Pinar. Gli restituisco falsamente il sorriso.
"Ho accompagnato la signora Pinar  a prendere qualcosa da bere, non preoccuparti per me caro, torna pure dai tuoi "amici".  Sottolineo di proposito la parola "amici" continuando a sorridere in quanto non ho alcuna intenzione di fare scenate. Scuote il capo con espressione quasi contrariata. "Ho già fatto più di quanto fosse dovuto tesoro, vieni, uniamoci alle coppie che stanno ballando. Vuole scusarci signora?"
"Ma certo andate pure ragazzi, divertitevi, ci vediamo domani sera a cena".

Un cenno affermativo alla signora Pinare  e Can mi guida verso il centro della sala dove diverse coppie si muovono sulle note di un languido lento. Mi stringe un po' troppo a sè per i miei gusti e istintivamente  cerco di allontanarmi,  ma la sua stretta ferrea me lo impedisce.
"Dove scappi, ci stanno guardando tutti, non vorrai certo dare l'impressione di non volermi stare vicino".
Non rispondo, smetto di fare resistenza e lo seguo nel lento dondolio richiesto dal romantico brano che l'orchestra sta eseguendo. Fisso lo sguardo davanti a me, sulla sua spalla,  là dove so che si nasconde il tatuaggio dell'albatros che ho scoperto durante il nostro viaggio ad Agva. Per una attimo mi estraneo dal presente pensando che sembra impossibile credere che lui sia il mio albatros e che abbia scelto tanto tempo fa di imprimere sulla sua pelle proprio l'immagine di quell'animale che io amo tanto da sempre. Possibile che il destino abbia giocato con noi in modo così beffardo?
"Iyi misin, tutto bene Sanem?"
Cerco di riprendere il controllo dei miei pensieri e delle mie emozioni che stasera sembrano impossibili da contenere. Annuisco. "Tutto bene" Lo sento sospirare mentre mi stringe più forte a sè. "Io non credo, secondo me noi due abbiamo bisogno di parlare ". Detto questo mi libera dal suo abbraccio e prendendomi per mano si muove tra le coppie che stanno ballando dirigendosi verso l'uscita. Nel tragitto  lancia saluti frettolosi verso i tanti che lo avvicinano,  chiaramente intenzionati a fermarlo per parlargli.

In men che non si dica siamo fuori dalla sala e dall'hotel in attesa che l'inserviente ci riporti il fuoristrada di Can. Fermi sul marciapiede continua a tenere stretta la mia mano senza parlare, all'arrivo dell'auto mi aiuta a salire per poi mettersi alla guida e partire.

Un  silenzio pesante cala tra noi per tutto il tragitto nel traffico  di Istanbul caotico anche a quest'ora della notte. Parlo solo quando lo vedo imboccare la strada che porta verso la costa anziché quella per il mio quartiere.

"Vorrei tornare a casa  se non ti dispiace, sono stanca".

Non risponde,  continua a guidare come se non avesse sentito una sola parola di ciò che ho detto.  Ed ecco che la rabbia, quella rabbia cieca di cui sono stata preda per l'intera giornata,  torna a prendere il sopravvento. Non appena ferma il fuoristrada sul lungomare scendo e senza degnarlo di uno sguardo mi dirigo a passo svelto in direzione del mio quartiere.

Non passa molto che sento la sua presa sul mio braccio  che mi ferma per stringermi a sè schiacciandomi contro il suo petto.

"Abbiamo detto che dovevamo parlare Sanem"

Tutta la rabbia che sento da questa mattina mi acceca, mi soffoca, mi rende quasi impossibile pensare come anche  respirare.

"Tu.
Tu hai deciso che dovevamo parlare, non io o noi.
Tu decidi cosa va fatto, tu decidi cosa io devo fare,  come devo comportarmi o chi non devo più frequentare.
Tu hai deciso che dovevamo sposarci, tu fai il bello e il cattivo tempo in quello che dovrebbe essere il nostro rapporto continuando a tenerti accanto chi meglio credi.
Non c'è nessun "noi" Can, ci sei sempre e solo tu.
"Io" non ho nessun diritto di parola.
"Io" non esisto se non per eseguire i tuoi ordini.
Ora lasciami andare a casa e vai a riflettere su di te e sulle tue convinzioni. Anzi, per essere più precisa, se fossi in te,  rifletterei soprattutto su... aspetta com'era? Ah sì: "Ho detto chiaramente a Polen che tra noi è finita, ha fatto fatica ad accettarlo, ma credo che ormai si debba rassegnare alla luce del nostro imminente matrimonio ".

Gli lancio un ultimo sguardo di fuoco prima di liberarmi dalla sua presa come una furia, in pochi passi sono sulla strada e con un cenno fermo un taxi che sta arrivando proprio in quel momento. Salgo a bordo senza più guardare nella sua direzione,  soddisfatta per essere riuscita,  per la prima volta, a dire  quello  che penso. E non è poca cosa, considerando la piega che ha preso il nostro rapporto sin dall'inizio. Ho avuto la mia piccola rivincita certo,  ma sospirando chiudo gli occhi e appoggio il capo all'indietro sul sedile. Sono  confusa, spaventata. Non so cosa ci riserva il futuro, non so che cosa è giusto fare e come comportarmi con lui nei prossimi giorni, giorni complicati che ci porteranno a breve al giorno del nostro matrimonio.




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