Coconut Lover | J.JK.

Af Thats_Lotti_

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[in pausa sino a fine revisione checkmate] Lezioni, studio, feste e di nuovo da capo. La vita di Katherine no... Mere

Coconut Lover | J.Jk.
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Af Thats_Lotti_



Come ogni lunedì mattina che si rispetti, non ho per nulla voglia di alzarmi e affrontare matematica.

Nella mia mente mi compare l'idea di restare sotto il lenzuolo e saltare quella maledetta lezione.
No, non posso.

Scendo dal letto, preparandomi in fretta, dato che sono un poco in ritardo sulla mia tabella di marcia.

Prima di uscire, mi preoccupo di svegliare quella pigrona di Emily, come avevo già fatto le mattine della settimana scorsa. Ammetto che è divertente vederla dare fuori di matto non appena si rende conto che il sole ha già deciso di sorgere.

Arriccio il naso uscendo nell'aria fresca di questa mattina, mentre mi dirigo verso l'edificio dove si svolge la lezione.

Prendo posto in prima fila, come la settimana scorsa, e aspetto l'inizio scorrendo con gli occhi quelle poche pagine di appunti, di cui continuo a non capire fino in fondo ciò che ha spiegato il professore.
Sarà che spiega in modo così confusionario...

Qualche minuto più tardi la sedia accanto alla mia viene abbassata.
Sollevo lo sguardo per spiare di sottecchi chi si è seduto qui accanto.

Non mi serve arrivare al viso per riconoscerlo, i tatuaggi sono più che sufficienti.

Jungkook sta già iniziando a tirare fuori dallo zaino il quaderno e le penne, come se non stessi per avere una crisi di nervi.

«Non ti puoi sedere qui» sibilo mentre mi guardo intorno sperando che gli studenti, che stanno cominciando ad entrare, non facciano caso a noi.
«Perché no?» domanda Jungkook appoggiandosi allo schienale, fissandomi intensamente.
«Per favore, siediti in un altro posto» sto cercando di non alzare troppo la voce per non attirare l'attenzione.
«Ho appena sistemato con Adam e non posso permettermi di farmi vedere con te» spiego mordendomi il labbro a disagio.
I suoi occhi corrono alle mie labbra, che smetto subito di torturare.

«Dimostriamo agli altri che possiamo essere amici».
Non posso credere a quello che mi ha appena proposto, ma lui lo sa quello che ha detto Megan in giro?

Sto per protestare, ma il professore sceglie proprio quel momento per fare il suo ingresso.

Il chiacchiericcio si ammutolisce in un secondo e la lezione comincia.
Inizia a spiegare che, durante la prima parte della lezione, avremmo svolto degli esercizi inerenti alla teoria studiata la settimana precedente.

Non appena mi arriva il foglio con i quesiti, mi metto subito all'opera.

Mezz'ora dopo, sto per piangere dalla frustrazione: ho svolto solamente il primo, mentre gli altri li ho solamente impostati senza giungere ad una conclusione.

«Nel primo hai applicato il teorema sbagliato». Jungkook sta sbirciando il mio foglio incuriosito, probabilmente dopo avermi sentita sbuffare per l'ennesima volta.

Con la penna mi indica il punto esatto a metà del foglio dove si trova l'errore: «Esattamente qui. Questi valori andavano messi tra parentesi ed elevati per il secondo dato e, solo allora, avresti potuto moltiplicare il numero che hai calcolato per l'ultimo dato».
Cerco di stargli dietro, ma non sto capendo nulla.

Gli sto per chiedere di rallentare, ma veniamo interrotti dalla voce del professore: «Signor Jeon, credo che la signorina sia in grado di svolgere quei semplici quesiti da sola. In caso contrario, può chiedere aiuto al sottoscritto».

Il corvino torna seduto composto al suo posto, dopo essersi sporto verso di me per aiutarmi.

Lancio un'occhiata verso il suo foglio e mi sorprendo di vedere le quattro risposte scritte ordinate su due facciate.

Un'idea comincia a frullarmi per la testa durante la lezione: potrebbe rivelarsi l'unica possibilità per passare questa materia.

Non appena la lezione termina, mi volto verso di lui, che ha iniziato a mettere via le sue cose.

«Ho bisogno del tuo aiuto» sussurro cercando di non farmi sentire da altri. Jungkook smette di mettere via le sue cose per fissare i suoi occhi incuriositi nei miei. Quasi sorrido quando solleva le sopracciglia in ascolto.

«Mi devi aiutare a passare l'esame» dico un poco in imbarazzo, continuando a tenere un tono basso, tanto che il corvino si sporge un poco verso di me.

«Non riesco a studiare matematica e tu... mi sembri molto più bravo di me» spiego, cercando di colmare il silenzio in attesa di una sua risposta.

«Posso aiutarti e passerai l'esame con il massimo» mi sorride piuttosto felice della proposta.
«Dopotutto, sono il migliore» riprende fiero a sistemare le sue cose mentre ancora lo fisso. Forse, è un po' montato...

«Lo farai davvero?» chiedo incerta. Non pensavo che avrebbe accettato così facilmente.
«Certo. Ti farò da tutor in questi mesi e studieremo insieme. Questa materia io l'ho già passata in Corea, ma volevano che la passassi anche in lingua inglese» spiega risoluto mentre chiude lo zaino. «Come se l'applicazione dei concetti fosse diversa al cambiare della lingua» si lamenta sollevando gli occhi al cielo.

«Quindi... ti va bene se ci vediamo un paio d'ore a settimana?» chiedo sperando in una risposta positiva.
«Sì, è perfetto».

Sono così bisognosa d'aiuto che avrei voluto studiare con lui per tutte le ore libere che mi restano durante la giornata, se questo mi permetterà di passare l'esame con un voto alto.

«Perché non mi lasci il tuo numero? Da quello che ho potuto capire, sei parecchio impegnata con il lavoro e le lezioni».

Protendo la mano verso di lui, in una richiesta muta di passarmi il cellulare.

Lo sblocca e me lo passa, aperto sui contatti.

Digito velocemente quella serie di numeri e glielo ripasso, lasciando decidere lui come salvarmi.
«Salvami come vuoi e mandami un messaggio» gli dico mentre raccolgo lo zaino e mi dirigo verso l'uscita, dato che sono già in ritardo per il pranzo.

«Finalmente» esultano Adam e Grace vedendomi entrare dalla porta della mensa.
«Mi dispiace, ma oggi il professore sembrava non voler arrivare alla fine» dico la prima bugia che mi viene in mente per giustificare il mio piccolo ritardo.
«Prendi qualcosa e vieni a sederti con noi» mi riprende Emily, seduta accanto alla rossa, con finta severità indicando il buffet.

Durante il pranzo chiacchieriamo del più e del meno, come se quello che è successo alla festa non sia mai accaduto.

Ad un tratto, il mio telefono si illumina e vibra sul tavolo.
Lo recupero per vedere da chi proviene il messaggio, dato che la maggior parte delle persone che mi scrivono di solito sono sedute a questo tavolo.
Numero sconosciuto.
Mi sorprendo un poco, ma, non appena apro l'anteprima, capisco immediatamente chi è il mittente.

"A che ora stacchi dal lavoro stasera?"

Metto via subito il telefono. È impazzito?

Controllo che Adam e Grace non si siano accorti di nulla. Sembrano ancora intenti a intrattenere una discussione su uragani e sul fatto che durante la stagione non c'è stata ancora nessuna allerta.
Meglio così, il vento forte mi ha sempre terrorizzata.

Sollevo lo sguardo alla ricerca del mio mittente. Mi guarda con un leggero sorrisetto mentre torna a digitare sul suo telefono.

Mi vibra di nuovo il telefono sulla gamba.
Non voglio dargliela vinta, ma sto morendo dalla curiosità di sapere cos'altro mi ha scritto.

Prendo un respiro profondo e rientro nella conversazione dei miei vicini, ignorando quei messaggi che destano fin troppo il mio interesse.

Mi sento addosso i suoi occhi scuri e, dopo qualche secondo, non resisto e controllo: è lì che mi osserva divertito mentre sembra chiacchierare con Jason.

Verso le due, cominciamo ad alzarci, diretti alle lezioni pomeridiane o a studiare da qualche parte.
Io ho il mio turno in caffetteria che mi aspetta. Saluto gli ultimi rimasti e mi dirigo al lavoro.

Non appena esco dalla mensa, estraggo il telefono dai jeans e leggo il messaggio che mi ha distratta per tutto il tempo.

"Potremmo vederci un paio d'ore per risolvere i quesiti di questa mattina, dato che lo so che non ti è venuto niente"

Mi imbroncio mentre leggo il messaggio. Odio essere in difficoltà nell'assimilare i concetti.

Ci penso un po' su e, una volta varcata la soglia, digito veloce la risposta:

"Stacco alle 6. Andiamo in biblioteca"

È sbagliato. Tremendamente sbagliato. Ho appena chiarito con Adam, ma mi ritroverò a passare del tempo con Jungkook per matematica.

Ho appena iniziato a fare i caffè e già vorrei cancellare quel messaggio...
Ma cosa mi è saltato in mente? Potrei farcela anche da sola. O forse no?

Senza il corvino probabilmente non passerò mai matematica con il voto utile, soprattutto perché ho altri esami da preparare.

Le ore passano e io continuo ad essere in conflitto con me stessa.

La nuova domanda che mi sono posta è: dovrei dirlo a Adam? E Grace? E Emily?
Se lo avessi detto al primo, sicuramente me lo avrebbe proibito categoricamente e, probabilmente, neppure le ragazze sarebbero state troppo d'accordo a queste sedute di studio.
In conclusione, non posso permettermi che le persone mi vedano da sola con il corvino.

Mi si accende la lampadina, quando mi ricordo che in biblioteca ci dovrebbero essere delle stanze private dove gli studenti del campus potevano studiare in solitaria, ripetendo lezione o discorsi ad alta voce.
Se una di queste fosse libera, nessuno scoprirebbe che ci vediamo per studiare.
L'idea non è delle migliori, ma non ne ho altre al momento.

Qualche minuto prima delle sei, la caffetteria è ormai vuota, se non per una coppia seduta in un tavolo nell'angolo, che si sta giusto alzando.

Non appena escono, prendo il cellullare e scrivo a Jungkook di andare in biblioteca, ma di aspettare ad entrare, perché gli avrei detto io dove dirigersi.

Scoccano le sei e io sono già pronta per uscire.
Spengo le luci e do due giri di chiave alla porta, prima di dirigermi verso l'edificio color panna.

Jungkook non è ancora qui fuori.
Entro, fermandomi davanti al bancone dalla vecchietta che sta digitando qualcosa su un vecchio computer.
«Buonasera, volevo chiedere se fosse possibile occupare una stanza privata fino alle 8» sfodero il mio sorriso migliore, nella speranza che mi possa aiutare ad ottenere quello che voglio.
«Avrebbe dovuto prenotarla... ma farò un'eccezione. La 1.1 al momento è libera» l'anziana mi sorride di rimando, porgendomi la chiave.

La ringrazio e prenoto quell'aula per tutti i lunedì dalle sei sino alla chiusura alle otto.

Mi avvio verso la stanza tra gli scaffali bianchi ricolmi di libri. Salgo le scale a destra ricordando che il primo numero sta per il piano mentre il secondo per l'ordine con cui sono disposte su di esso.

Trovo subito la porta in legno tra due scaffali e, con un giro di chiave e un leggero cigolio, l'apro studiando l'interno.
La stanza è piccola, ma accogliente: su un lato c'è una scrivania che costeggia tutta la parete e un paio di sedie imbottite; sul lato destro si trova un divanetto e una bella finestra sul fondo.

Il suono di una notifica mi riscuote.
Chiudo la porta alle mie spalle, prima di prendere il telefono dalla tasca.

"Mi hai dato buca?"

Sorrido nel leggere quel messaggio immaginandolo fuori dalla biblioteca a guardarsi intorno, cercandomi nelle persone che gli passano accanto.

Gli spiego dove mi trovo e qualche minuto più tardi sento bussare alla porta.

«Non sapevo dell'esistenza di questo posto...» dice non appena gli apro. Entra e si guarda intorno, osservando la piccola aula privata.

«Non potevamo stare in uno dei tavoli qui fuori?» domanda.
«Jungkook, non voglio farmi vedere con te» sussurro sentendomi un po' in colpa.
«Sono così imbarazzante?» scherza con un sorriso, sedendosi su una delle due sedie poste di fronte alla scrivania.
«Non è questo...» abbasso lo sguardo non riuscendo a sostenere il suo.

«So cosa ha detto in giro Madison» annuncia facendosi serio.
«Mi dispiace che ci sia finita in mezzo anche tu... poteva prendersela solo con me» continua facendomi segno di sedersi accanto a lui.
«Ormai ho risolto, anche se vorrei ancora strapparle i capelli la prima volta che la vedo».

Prendo posto e tiro fuori il quaderno di matematica dalla borsa.

«Quindi, il risultato è che non posso più stare a meno di due metri da te perché alimenteremmo solo le voci?» domanda Jungkook con un tono seccato.
«Preferirei che per qualche settimana non ci facessimo vedere insieme»
«Perciò posso parlarti solo il lunedì sera qui dentro?».

La suoneria del mio cellulare non mi permette di rispondere.
«Adam?» domando, anche per mettere a conoscenza il corvino di chi c'è dall'altro capo del telefono.
«Tutto bene questa mattina?».

Il fatto che neppure mi saluta, mi mette subito sull'attenti.

«Sì, perché?» Non posso credere che qualcuno gli avesse riferito di aver avuto come vicino a matematica Jungkook. Le persone devono smetterla di impicciarsi della mia vita.

«Intendo con Jungkook...» l'avevo già intuito quale fosse l'argomento.
«Hai detto che ti saresti fidato di me».

Devo ripetergli ancora il discorso?

«Scusa, ma sono un po' paranoico». La mia mente mi ricorda che fa bene ad essere in pensiero dato che io sono qui con il corvino.

«Non mi interessa, fidati di me e basta» riattacco sospirando, senza neppure salutarlo.

«Sono diventato il protagonista delle vostre discussioni?»
Ironia della sorte, sì.
Jungkook usa un tono scherzoso che mi fa sorridere, ma il momento non dura molto perché torno subito seria.
«Mi devi aiutare in matematica, non stare qui a scherzare» dichiaro prendendo in mano la penna.
«Sì, nanetta. Cominciamo dal primo». Guardo male il corvino per quel soprannome, il quale sorride di sottecchi.

«Possiamo fare cinque minuti di pausa?» domando afflosciandomi sullo schienale della sedia.
«Non possiamo fare due ore di fila» rifletto ad alta voce sentendo il mio cervello fondersi.

«Allora separiamole. Hai un altro giorno libero?» chiede Jungkook, che ha passato l'ora ad osservarmi di nascosto. Come se non lo avessi notato...

«Potremmo fare venerdì mattina? Lavoro alle 10, ma possiamo venire qui un'ora, se non hai nulla» propongo cercando un buco vuoto nell'agenda che ho aperto davanti al mio viso.

«Sei così organizzata?» mi domanda lui osservando il mio planner settimanale.
«Sì, è importante avere un po' di ordine» dico accarezzando le pagine.
«Ma ora puoi rispondere alla mia domanda?» gli ricordo cercando di non essere troppo brusca.
«È perfetto il venerdì, dato che gli altri giorni, ho allenamento la sera» acconsente lui piuttosto felice.

Vorrei chiedergli il motivo per quel sorriso, ma il mio subconscio mi ricorda che meno dettagli conosco di lui più riuscirò a mantenere una sorta di distanza.

«Okay, allora possiamo andare... appena scendiamo prenoto l'aula per qualche venerdì».

Inizio a mettere via abbastanza velocemente ciò che stavo usando: non voglio passare del tempo con lui da sola e l'unica cosa che desidero in questo momento è lasciare questa stanza il prima possibile.

Usciamo dall'aula, ma subito mi fermo.
Il corvino si volta incuriosito, non avendomi più al suo fianco.

«Vai prima tu, io esco tra qualche minuto» dico voltandomi verso lo scaffale, guardando le copertine colorate dei volumi.
«Allora... ci vediamo venerdì, nanetta» mi saluta Jungkook, strappandomi un leggero sorriso imbarazzato.

Angolo autrice

La nostra protagonista ha chiesto aiuto a Jungkook per matematica, ma senza dire nulla a nessuno... soprattutto dopo essere riuscita a sistemare con Adam il piccolo problema creato da Madison.

Non vi chiedo cosa vi aspettate nei prossimi capitoli perché è palese :)

Ho deciso che per un periodo ancora indefinito aggiornerò solo Coconut Lover una volta a settimana di martedì.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo settimana prossima♡

Baci,
Lotti

Fortsæt med at læse

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