FADED (VERSIONE FAN-FICTION)

By Melvoight2001

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Questo è il folle gesto di una lettrice appassionata che è incappata nella storia di Faded, ma che purtroppo... More

PRECISAZIONI
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
PRECISAZIONI
AVVISO
AVVISO

Capitolo 73

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By Melvoight2001


POV'S DI ADRIAN.

Salgo le scale lasciando mia madre e Ariel al piano di sotto senza degnarle di uno sguardo; sto ribollendo dalla rabbia dopo quello che mi ha raccontato la ragazzina.

Cazzo! Quei figli di puttana si sono alleati per eliminarmi!

Dovevo immaginarlo, in fondo sono il loro unico nemico. Mi domando solo come si siano conosciuti, sono certo che Cole non conosceva Andrew anche perché abitano in città e Stati diversi, quindi come cazzo hanno fatto a mettersi in contatto? 

Di sicuro qualcuno deve aver fatto da intermediario, ma chi? Chi mi ha tradito? Per forza di cose deve essere qualcuno che mi conosce, qualcuno che mi sta vicino, che conosce il mio odio per Andrew e la mia voglia di vendetta per quello che mi ha fatto Cole. 

Mi sta scoppiando la testa con tutte queste mille domande, ho bisogno di sfogarmi e di solito mi sfogo scopando qualcuna delle ragazze, ma adesso non ho voglia di uscire di casa e allontanarmi da qui, è tardi e in giro  troverei solo puttane di strada disponibili.

Entro in camera mia e noto con grande sorpresa che mia madre non ha fatto togliere il mio sacco da combattimento; almeno con qualcosa posso sfogarmi.

Mi libero della camicia nera e dei jeans, indosso solo dei pantaloncini e inizio a darci dentro sfogando tutta la mia rabbia sul quel sacco.

Immagino di avere Andrew, Cole davanti a me e ad ogni immagine tiro pugni su pugni, senza mai fermarmi.

Sento il dolore alle nocche delle mani, i tendini che si allungano, il formicolio ai muscoli delle gambe per la postura tesa e il sudore che mi cola dalla fronte e giù per le spalle, ma non mi curo di nulla. In questo momento ci siamo solo io e la mia fottuta rabbia e voglia di vendetta a fare da padrone.

Vedo dallo stipite della porta la luce del corridoio accesa e mi fermo, guardo l'ora sulla radiosveglia del comodino che segna le 04.15. Non credevo che avessi passato così tanto tempo a sfogarmi e più di un'ora che tiro pugni al sacco.

Ma quello che più mi incuriosisce ora è capire  chi cazzo si è alzato quest'ora. 

Decido di andare a dare un'occhiata, non vorrei che Ariel si fosse svegliata e non si sentisse bene. 

Apro piano la porta di camera mia e mi avvio verso le scale per andare al piano di sotto, cercando di fare il meno rumore possibile. Mi piace arrivare alle spalle delle persone, cogliendole di sorpresa.

Faccio una smorfia appena mi rendo conto arrivato in cucina, che  in piedi davanti alla penisola  di spalle alla porta, c'è quel coglione del mio patrigno. 

Non capisco mia madre cosa ci trovi in questo damerino del cazzo senza spina dorsale, mio padre era mille volte meglio, prima che si abbandonasse alla droga e all'alcol.

"Buh" gli urlo dietro alle sue spalle, dopo che mi sono avvicinato piano senza far rumore.

Quest'ultimo si sporca la camicia di caffè, mentre inizia a tossire visto che la bevanda gli è andata di traverso per lo spavento.

Sghignazzo tra me e me, lo so, sono un fottuto bastardo, ma volevo troppo vedere la sua faccia sorpresa non appena mi rivedeva di nuovo in questa casa. 

"Che cosa ci fai qui?" mi chiede ancora tossendo.

"Sono cazzi miei" che deficiente pensava che mia madre mi avrebbe tenuto a lungo lontano da loro. Non ha ancora capito che, nel cercare di essere la donna e madre modello, prima o poi mi avrebbe riaccolto in casa, se non addirittura supplicatomi di tornare.

Prendo dal frigo una bottiglietta d'acqua e mi avvio verso le scale per ritornare in camera mia senza degnarlo di uno sguardo.

"Vedi di non fare troppo rumore con i tuoi allenamenti e cerca di riposare un pò" mi blocca il damerino, raggiungendomi da dietro.

"Vedi di non rompermi i coglioni" gli rispondo di rimando mentre salgo le scale. Non ha ancora capito che dei suoi insegnamenti paterni mi ci pulisco il culo. Io faccio quello che mi pare.

Rientro in camera mia e decido di farmi una doccia sono troppo sudato per mettermi a letto e inoltre non ho sonno.

Mentre mi lavo la mia mente è costantemente occupata dalle immagini di Melody, dai suoi occhi delusi, tristi, sofferenti per quello che il bastardo di Andrew le aveva fatto.

Come cazzo ho fatto a non capire cosa stava succedendo? Come cazzo ho fatto a non capire realmente che merda è Andrew? 

Io ci ho provato, ma  forse non troppo, ad allontanarlo da lei. I sensi di colpa non mi hanno mai lasciato e non mi lasceranno mai. Sò che è colpa mia: è colpa mia se lui è entrato nelle nostre vite, se lui è entrato nella vita di Melody, sono stato io a portalo in casa.

Reduce da questo enorme sbaglio, mi sono ripromesso che questo non doveva più accadere. Ho cercato da lì in avanti di tenere lontana la mia famiglia nella merda in cui ero entrato, ma purtroppo con Travis difficilmente ci sono riuscito, a parte  evitare che partecipasse ancora alle lotte clandestine, perché l'ho minacciato massacrandolo di botte se ancora lo avessi rivisto sul ring.

Non posso permettere che qualcun altro paghi per la mia vita incasinata.

Sono seduto sul letto, mi sono cambiato ma il sonno non riesce ad arrivare, penso solo alle urla di Melody quando ha scoperto di quel maledetto video.

Video che non sono mai riuscito a vedere fino in fondo. Jayden fece il possibile per tenermelo nascosto, subito dopo l'incidente. Ma fu tutto inutile. Ormai quel video era divagato nei social e nelle chat di classe; inoltre volevo capire fino in fondo quali erano state le ragioni per cui mia sorella aveva deciso di fare un gesto così estremo.

La mia testa continua ad essere rimbombata dalle urla di mia sorella,  quando ad un certo punto un urlo squarcia la notte.

Mi alzo di scatto  per sentire meglio ma niente silenzio totale. Probabilmente sarà la mia testa che inizia a giocarmi brutti scherzi. 

Quando sto per voltarmi le urla riprendono di nuovo questa  volta accompagnati da dei singhiozzi.

Cazzo non me lo sto immaginando! 

Questa che urla non è Melody ma Ariel!

Apro di scatto la porta di camera mia e mi avvio subito verso la camera degli ospiti, con il fiato in gola per la preoccupazione.

Noto con la coda dell'occhio la vestaglia grigio perla di mia madre che mi segue, sicuramente si sarà svegliata anche lei di soprassalto, visto l'affanno con cui mi raggiunge.

Apro di scatto la porta della camera e la trovo lì seduta sul letto, con quei suoi occhi azzurri sbarrati dalla paura e intrinsi di lacrime.

Deve avere avuto un incubo perché il suo petto continua ad andare in modo frenetico su e giù, mentre lei cerca invano di regolarizzare il respiro, portandosi una mano al cuore.

Mi guarda e io la guardo, anzi annego in quei suoi occhi azzurri che esprimono tutta la disperazione e la paura di quello che ha vissuto. 

Sentimento che conosco molto bene, purtroppo.

Mai come ora mi rendo conto di quanto siamo simili ma soprattutto mi rendo conto di quanto tenga a lei.

La paura che possa succederle qualcosa è come una morsa che mi prende lo stomaco.

La rabbia che dà tutta la notte mi logora è dettata anche dal fatto che quelle due merde si sono avvicinate a lei e ho il terrore al pensiero di come possano utilizzare questa cosa a loro vantaggio.

Sento verso di lei un senso di protezione, di difesa come avevo per Melody; e guardando quegli occhi azzurri faccio una promessa a me stesso: io la proteggerò da tutto e da tutti.

****

POV'ARIEL

Sono seduta sul letto mentre invano cerco di controllare il mio respiro affannoso a causa dell'incubo che ho appena avuto.

Mi sento profondamente in colpa nel rendermi conto che a causa delle mie urla si sono svegliati tutti. 

Dovevo immaginarlo che si sarebbero svegliati, come si fa a non sentire delle urla in piena notte. 

Era da un anno che non mi capitava di svegliarmi urlante nel cuore della notte, da quando avevo imparato a controllare in parte i miei incubi, promettendomi di evitare di far preoccupare ulteriormente i mei nonni. Inoltre nell'ultimo periodo tra la ripresa della scuola e il lavoro riesco a dormire "serena" senza sogni perché crollo praticamente esausta.

Osservo la figura del ragazzo di fronte a me che mi guarda con un cipiglio in viso, probabilmente preoccupato. Mi rendo conto dai loro sguardi spaventati e preoccupati che devo essere proprio messa male; molto probabilmente sembro un mostro con il naso rosso e gocciolante tra lacrime e sudore.

Mi concentro sulla figura di Adrian per riprendere il controllo  di me stessa, lo osservo senza mai distogliere gli occhi dai suoi. Indossa dei pantaloncini grigi da tuta e una canottiera nera che mette in bella mostra i suoi bicipiti e le sue spalle larghe, oltre a tutti i suoi tatuaggi. 

Ma come diavolo fa a stare in queste condizioni? Non ha freddo?! Che diamine siamo in pieno dicembre!!!

Noto che ha i capelli umidi, a primo impatto avrei detto che fossero bagnati a causa dal sudore, ma visto il buon aroma di shampoo da uomo che aleggia nella stanza  si capisce che si è fatto una doccia.

"Ariel cara tutto bene?" Si avvicina al mio letto con fare rassicurante Alexandra.

Annuisco ma sono ancora troppo scossa dalle brutte immagini che ho rivissuto per riuscire a parlare.

"Forse potremmo preparare una buona tisana calda, che ne dici? Così magari ti riprendi e ti tranquillizzi un pò". Mi propone, accarezzandomi i capelli.

Con fare tremante rispondo di si, una tisana andrebbe più che bene, anche perché non intendo assolutamente rimettermi a letto.

Alexandra sta per alzarsi quando dalla porta entra un Travis tutto assonnato che si massaggia gli occhi.

"Ho sentito delle urla, che succede?" chiede sbadigliando rumorosamente.

Nessuno risponde, ma non ci mette molto a capire guardando prima me e poi gli altri.

" Ehi Nanetta, se volevi compagnia per la notte bastava chiedere, non c'era bisogno di fare tutte queste tragedie." Mi dice avvicinandosi e avvolgendomi in un abbraccio.

Alexandra sorride, mentre io rido leggermente, ricambiando con immenso piacere il suo abbraccio.

"Ss-ei sempre il solito cre-tino" balbetto pizzicandogli il braccio.

"Un cretino che ami, lo so. Comunque bando alle ciance, visto che siamo tutti svegli che ne dite di fare una maratona di Netflix e berci una buona cioccolata calda. A me è venuta fame." Ci guarda speranzoso muovendo nel frattempo la mano in modo circolare sulla sua pancia.

"Travis ma magari Ariel è stanca e vorrebbe continuare a riposare" le risponde Alexandra.

"No!" Mi affretto a dire forse un pò troppo forte, attirando gli sguardi di tutti su di me. 

"Vada per la maratona e cioccolata". Non ci penso nemmeno di addormentarmi di nuovo con il rischio di fare altri incubi.

"Bene allora è deciso. Tu Alexa puoi tornare a riposare se vuoi. Tanto ti puoi fidare non faremo alcun rumore promesso." Gli sorride Travis.

Alexandra non se lo fa ripetere due volte, dalle sue occhiaie si percepisce chiaramente la stanchezza, quindi si reca verso camera sua, lanciandomi un ultimo sguardo di rassicurazione, a cui sorrido debolmente.

Travis inizia a macchinetta a parlarmi dei vari film che potremmo vedere oltre che delle schifezze che potremmo mangiare insieme alla cioccolata, mentre io piano piano mi alzo dal letto, cercando di ridarmi un pò di tono.

Mi rendo conto che prima ho bisogno di una doccia e di cambiarmi, in pratica sono tutta bagnata di sudore, inoltre una doccia mi aiuterebbe a riprendermi un attimo. 

In tutto questo parlare di film percepiamo ancora la presenza di Adrian nella stanza che ci osserva senza proferire parola.

"Tu che fai bel macho ti unisci a noi?". Gli  domanda Travis.

Mi giro a guardarlo essendo che non ha ancora risposto e noto che non sta prestando minimamente attenzione a Travis, anzi i suoi occhi sono puntati sulla mia figura.

Alzo gli occhi al cielo, capisco che in queste condizioni sembrerò un fenomeno da baraccone uscito da chissà quali film dell'orrore, ma potrebbe almeno smetterla di fissarmi in modo così insistente e rispondere a Travis.

Distolgo lo sguardo dai suoi occhi invadenti e rivolgo l'attenzione a Travis, che continua a spostare lo sguardo da me a lui.

"Trav prima io avrei bisogno di una doccia, se non ti dispiace. Sono tutta sudata e vorrei potermi cambiare". Lo informo.

"Tranquilla nessun problema allora ti aspett".

"No! Noi aspettiamo di sotto, muovi il culo ed esci da qui" lo interrompe Adrian, lasciandoci tutti e due perplessi.

"Miracolo gli è tornata la parola!" Alza le braccia in aria Travis in tutta risposta, avviandosi verso la porta, seguito da Adrian che mi rivolge un ultimo sguardo, prima di andarsene.

Rimasta sola vado in bagno e mi cambio non vedendo l'ora di lavarmi e togliermi questo sudore di dosso; il getto d'acqua fresca e poi calda mi avvolge. Riesco piano piano a rilassarmi e insieme al sudiciume che avevo addosso vanno via anche la stanchezza e la tristezza che quel sogno aveva lasciato.

Questa volta non era il solito incubo in cui c'era protagonista la mia famiglia; no questa volta arrivata davanti all'incendio mi sono trovata la casa di New York ed ad urlare non c'erano i miei genitori e mia sorella ma i miei nonni. 

È stato atroce, un pugno allo stomaco; mi sono sentita letteralmente mancare il respiro e il terreno sotto i piedi. 

Mai come adesso, in questa situazione, mi rendo conto che se dovesse succedere qualcosa a loro io sarei completamente sola, senza più nessuno. 

Non potrei mai adattarmi a vivere con i  miei nonni paterni, visti i trascorsi, e men che meno con mia Zia, che ha una vita troppo frenetica, tipica delle donne benestanti californiane. 

Tutto questo mi lascia nello sconforto. Cosa potrei fare? Come posso sopravvivere ad un altro abbandono?  A perdere l'unico legame che mi resta con la mia adorata mamma? 

Le lacrime riprendono copiose a scendere sulle mie guance, mentre alcuni singhiozzi escono dalle mie labbra. Mi lascio abbandonare ad un pianto che esprime tutte le mie paure e angosce cullata dal corso d'acqua che scende sopra di me, approfittando di questo momento di solitudine per sfogarmi.

Finita la doccia mi avvolgo in un morbido asciugamano di spugna e asciugo velocemente i capelli. Subito dopo mi cambio indossando dei leggings e sopra una maglia lunga morbida e calda di colore beige. 

Scendo le scale con ai piedi le mie solite calze di lana e mi avvio in questo specie di secondo salotto, posto dietro la cucina, dove vi sono due grandi divani a L posti davanti ad un enorme televisore appeso alla parete davanti, a cui sono collegati tutte le varie console e play station di ogni tipo.

Certo che questa casa è enorme e al suo interno contiene proprio ogni tipo di agio; in fondo non mi sorprende con tutto lo spazio e i soldi che hanno non si fanno mancare proprio nulla.

Sul tavolino di vetro e bianco stile Ikea Travis ha predisposto di tutto e di più, sembra che abbia svaligiato un supermercato, c'è proprio l'imbarazzo delle scelta: pop-corn, marshmallow, biscotti al cioccolato, brioche di ogni gusto e tipo, ci sono persino le gocciole al caramello.

Mi siedo sul divano e aspetto che arrivino, visto che a quanto pare si è unito a noi anche Adrian. 

"Nanetta ecco le cioccolate. Vuoi l'aggiunta di panna?" Mi chiede entrando con un vassoio con sopra le tre tazze fumanti.

" Uh si se c'è volentieri. Sai che sono golosa" gli rispondo arrossendo leggermente. Mi sento in imbarazzo, io di fronte al cibo non ragiono, mangerei di tutto senza pormi limiti. 

"Ahahah, si lo so, praticamente le macchinette a scuola le hai svuotate tutte tu! Non ci sono dei cookies manco a morire!" Mi prende in giro ridendo.

"Non è vero! Sei un bugiardo" gli rispondo offesa lanciandogli un cuscino in piena faccia.

"Cos'hai fatto? Mi hai lanciato un cuscino?! Questa è guerra!" dice iniziando a tirarmi altri cuscini.

Nel giro di qualche secondo iniziamo a fare una battaglia di cuscini come due bambini, ridendo come due idioti.

Ad un certo punto sentiamo la portafinestra aprirsi e un'aria gelida investirci, ci giriamo all'unisono verso la figura di Adrian che ci guarda con un cipiglio in viso. Travis ha bellamente il braccio destro alzato per aria con un cuscino in mano, pronto a lanciarlo. Direi proprio anti-sgamo.

"Vuoi unirti a noi, alla nostra lotta?" chiede quest'ultimo ad Adrian.

"Anzi no, non sia mai che ti diverti troppo!" risponde in modo ironico dopo aver visto il suo sguardo, mentre io cerco invano di trattenere una risata.

Adrian in tutta risposta gli lancia un cuscino in pieno viso accompagnato da una sua occhiataccia.

"Metti il film principino". 

"Fanculo Adrian" gli risponde di rimando Travis, alzandosi per prendere il telecomando.

Dopo un pò decidiamo di vedere tutta la saga di Herry Potter su Amazon Prime, anche perché non riuscivamo a metterci d'accordo su quale film guardare. Diciamo che Travis ha dei gusti al quanto discutibili, che sia io che Adrian abbiamo bocciato.

Non è il massimo vedere Harry Potter, visto che comunque lui è un orfano, solo al mondo e per giunta trattato di merda dalla famiglia materna, ma comunque nel complesso le scene con Ron e Hermione sono abbastanza divertenti. Inoltre la sua trama, così complessa e articolata, mi tiene abbastanza lontana dai miei pensieri negativi.

Arrivati al quarto film mi rendo conto essere le 7.30 del mattino, Travis dorme tranquillamente russando pure, mentre di Adrian nessuna traccia. Ad una certa gli è suonato il telefono e si è allontanato, senza più fare ritorno.

Decido di alzarmi e siccome fra qualche ora dobbiamo recarci in ospedale, mi reco al piano di sopra per prendere le chiavi di casa. 

Devo assolutamente fare un salto a casa: uno perché c'è Charlie  che dovrà sicuramente uscire, due perché devo prendere alcuni cambi.

Non volendo fare nessun rumore per non svegliare Alexandra e Travis che dormono piano piano apro la porta dell'ingresso, mi sento come se fossi una ladra che esce furtivamente dopo aver rubato.

Ad un certo punto una voce delicata pronuncia il mio nome: "Ariel?"

 Mi giro di scatto allarmata, per essere stata colta in fragrante mentre esco furtivamente da questa casa.

In cima alle scale vedo un Thomas tutto assonnato con indosso il suo pigiamino azzurro e in braccio un peluche.

"Ciao Tesorino, ti sei svegliato? Ma è ancora presto". Gli dico avvicinandomi a lui e prendendolo in braccio.

"Dove stai andando tu? Visto che è presto." mi chiede sbadigliando e strofinandosi gli occhi.

"Devo andare un attimo a casa da Charlie e a prendere alcune cose. Tu adesso riposati e mettiti qua sul divano insieme a Travis. Io arrivo subito promesso" Gli dò un buffetto sulla testa mentre lo depongo sul divano e scappo verso la porta per recarmi verso casa.

Appena esco una folata di vento gelido mi investe; cavoli che freddo! Io sono pure senza giacca, quindi inizio velocemente ad accelerare il passo cercando di non scivolare, essendo che la neve dei giorni scorsi e diventata sui marciapiedi una lastra di ghiaccio a causa delle basse temperature del mattino e della notte.

Arrivata a casa un Charlie festoso mi viene incontro, saltandomi attorno. Lo accarezzo e lo riempio di coccole, povera stella è la prima volta che resta tutta la notte da solo; decido subito di portalo fuori.

Messo il guinzaglio e  indossato la mia giacca a vento, partiamo. Facciamo una lunga passeggiata intorno al parco e per il quartiere, passando anche da Fred dove mi fermo a fare colazione e con la scusa lo informo degli avvenimenti di sta notte. Si mostra fin da subito molto comprensivo e mi dice di prendermi tutto il tempo che mi serve, rassicurandomi che i miei turni verranno coperti da lui e gli altri colleghi.

Uscita dal locale, ci avviamo velocemente verso casa, dove troviamo subito un caldo riparo.

Mi preparo velocemente e dopo aver chiamato mio nonno e aver preso le ultime cose da lui richieste, mi avvio verso l'uscita. 

Quando sto per passare un foglio bianco posto sul mobile della cucina mi blocca: è l'autorizzazione della gita.

Cazzo!  Questa settimana dovremmo partire per la gita in Canada!

Come al solito io mi ero completamente dimenticata. Ora mi chiedo come farò a partire visto la situazione che si è creata.  È assolutamente fuori discussione che io mi allontani da New York per una gita.

Anche se cavolo  mi è costata un occhio della testa e ci tenevo tutto sommato ad andare. Ma come faccio ad andarmene per una settimana lasciandoli soli? Non posso essere così insensibile!

Frustata mi tiro i capelli e mi lascio cadere sul pavimento. Perché la mia vita deve essere così complicata! Perché non posso essere una normale adolescente che si gode le proprie esperienze quali l'eccitazione per una gita scolastica? 

No! Io purtroppo mi ritrovo ad affrontare un maremoto di situazioni così complesse che altri affronteranno verso i 50/60 anni quando i loro genitori saranno anziani. Mentre io a quell'età sarò sola al mondo, senza nessuno di cui occuparmi, senza più una famiglia.Rido amaramente mentre la tristezza e le lacrime si impadroniscono di nuovo di me.

Ad un certo punto qualcuno bussa la porta e suona forte il campanello facendomi sussultare.

Ma chi cavolo è a quest'ora? E poi che modi sono? 

È vero che sono le 9 del mattino ma essendo domenica potremmo anche essere a letto ancora. Inoltre non aspettavamo nessuno.

Titubante e scocciata vado ad aprire, seguita da Charlie che non vede l'ora di saltare addosso al futuro ospite.

Aperta la porta mi trovo davanti la faccia di Adrian, alzo gli occhi al cielo, chi se non lui poteva avere dei gesti così poco carini e gentili.

"Perché cazzo te ne sei uscita senza avvisare nessuno?!" Mi aggredisce entrando in casa.

"Prego accomodati fai come se fossi a casa tua." Gli rispondo ironica mentre procedo verso la cucina, seguita da una sua occhiataccia.

" Rispondimi! E smettila di fare la bambina!" Mi blocca il passaggio, piazzandosi davanti.

" Senti io non sto facendo la bambina! E tu smettila di trattarmi come tale! Dovevo prendere alcune cose a casa e inoltre portare fuori Charlie! E poi ho avvisato Thomas, visto che gli altri dormivano e tu eri sparito nel nulla. E in tutto questo tu fatti i fatti tuoi!" Gli urlo contro al limite della pazienza.

 Ma guarda tu questo! Come si permette di darmi ordini, manco fossi una bambina di 4 anni che ha bisogno della balia.

"Hai pianto" dice all'improvviso cambiando argomento e continuando a guardami intensamente negli occhi. Mi rendo conto solo ora di avere ancora i rimasugli di lacrime sulle guance oltre che il naso arrossato. 

Cavolo!

"No, sono solo stanca." Cerco di nascondermi dal suo sguardo insistente, con i capelli portandoli in avanti e sorpassandolo per andare in cucina dove ho lasciato la borsa e le cose da prendere.

Lui al mio passaggio mi blocca afferrandomi il braccio e cercando di trattenermi. 

"Adrian lasciami" gli sussurro.

Noto con la coda dell'occhio che sta avvicinando una mano verso il mio viso per alzarmelo e guardarmi meglio negli occhi. Cerco di dimenarmi il più possibile ma purtroppo lui è più forte di me.

Non voglio farmi vedere da lui in questo stato. So che crollerei, anche perché tra le sue braccia sono sempre crollata, ma adesso non voglio proprio.

Per quanto una parte di me pagherebbe oro per essere abbracciata e rassicurata da lui. 

Ma poi cosa accadrebbe? Torneremmo di nuovo al punto di partenza. Finita questa storia lui tornerà ad ignorarmi come ha sempre fatto e io, che dopo il compleanno di Ronnie  ho ammesso a me stessa quanto mi piaccia Adrian; tornerei sola. Solo che questa volta con un vuoto e una sofferenza ulteriore. 

Ora come ora questa cosa non posso permettermela, sono troppo fragile emotivamente per reggere un ulteriore delusione di Adrian Anderson.

Provo ancora invano ad allontanarmi, quando all'improvviso suona il telefono di casa, facendoci sussultare. Dio ti ringrazio, non sarei mai riuscita a scampare al suo sguardo altrimenti.

Mi avvicino e con voce tremante rispondo: " Ariel- Ariel" dall'altra parte la voce stridula di mia zia mi ridesta da quello che stava succedendo.

Passa quasi una quarto d'ora in cui mia zia alterna le urla, alle lacrime, alle mille domande e mille raccomandazioni. Da quel poco che l'ho seguita, visto che ho continuato a rimanere in trance a pensare ai fatti miei, mia zia ora si trova con la famiglia in North Carolina, precisamente a Charlotte. Città che in queste ore è attraversata da una terribile tempesta, in cui è previsto l'arrivo dell'ennesimo tornado, per tanto tutti i voli sono cancellati e gli spostamenti sono altamente sconsigliati da qui per le prossime 24h. 

Lei continua a insistere che sono veramente poche gocce, ma da i tuoni che sento in sottofondo, non mi sembrano proprio quattro gocce. Quando mia zia si mette in testa una cosa quella è! È assolutamente dispotica, se decide di partire bisogna partire punto. Se fosse per lei ora avrebbe chiamato la Guardia Nazionale pur di farsi prelevare e portare verso New York.

Dopo averla rassicurata più di una volta e aver promesso che l'avrei tenuta aggiornata ogni ora sugli sviluppi, riesco finalmente a liberarmi da questa telefonata assurda e senza perdere altro tempo decidiamo di uscire di casa per recarci in ospedale.

****

Mi trovo in attesa nel corridoio del reparto dove è ricoverata mia nonna, insieme a mio nonno; da quello che mi ha detto adesso è sveglia e i medici la stanno visitando e preparando in vista dell'intervento, poi potremo entrare e salutarla prima che la portino in sala operatoria.

Mio nonno mi ha detto che è abbastanza lucida, solo un pò pallida e provata dalla situazione, ma cosa ancora più positiva non prova alcun dolore, grazie agli antidolorifici che le hanno somministrato. Questo tutto sommato mi rincuora, almeno avrò la possibilità di salutarla e vedere ancora quei suoi occhi azzurri come i miei.

"Ha chiamato tua zia questa mattina presto, ha detto che cercheranno di arrivare il prima possibile". Mi ridesta dai miei pensieri mio nonno.

"Si l'ho sentita anch'io poco fa. Continuava a dirmi che erano solo 4 gocce e che non aveva senso  bloccare uno Stato per un temporale; come al solito non si rende mai conto di quello che succede intorno a lei" Gli dico facendolo ridere debolmente.

"Tu come stai? Hai dormito un pò sta notte?" Mi chiede con fare premuroso.

"Si nonno tranquillo ho dormito benissimo, come un ghiro" Gli faccio l'occhiolino e appena lui si distoglie lo sguardo dal mio lancio un'occhiata di ammonimento a Travis che era pronto per ribattere con qualche battuta.

 Alla fine in ospedale mi hanno accompagnato tutti tre Travis, Alexandra e Adrian, mentre Thomas è stato portato a casa di un amichetto di scuola, perché la babysitter non era disponibile e il Signor Gray  è partito per un viaggio di lavoro.

Alexandra si avvicina a mio nonno offrendogli il caffè e insieme iniziano a chiacchierare del più e del meno mentre restiamo in attesa; 

"Guarda! Ti sta crescendo il naso per le bugie che racconti" Mi cantilena Travis che si è seduto vicino a me.

Gli lancio un'occhiataccia e le faccio di segno da fare silenzio.

"inoltre sei una pessima bugiarda!" Continua a prendermi in giro con fare cospiratorio.

Sono pronta a ribattere quando all'improvviso la porta della stanza si apre ed escono i medici che ieri avevano preso in carica mia nonna.

"Bene la signora possiamo dire che è in gran forma tutto sommato e quindi siamo pronti a procedere. Vi lasciamo 10 minuti per salutarla, poi le infermiere la porteranno in reparto" ci dice il dottor Halstead con un sorriso.

"Vedrete andrà tutto bene e men che non si dica vi lascerete tutto questo alle spalle" continua a rassicuraci la dottoressa Hall stringendomi entrambe le braccia per darmi fiducia, prima di salutarci e dirigersi verso gli ascensori al fondo del corridoio.

Entriamo sia io che mio nonno nella stanza, notiamo che c'è ancora l'infermiera che sta trascrivendo gli ultimi dati sulla cartella clinica. Mia nonna accortasi di noi si gira a guardarci con un caldo sorriso.

Non ci penso due volte e le vado di corsa incontro abbracciandola forte e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. La stringo forte mentre assaporo il suo buonissimo profumo cercando di trattenermi dallo scoppiare al piangere per la gioia di rivederla sveglia.

"Coraggio bambina mia, io sto bene, vedi?" Mi dice cercando di staccarmi da lei ma invano perché io non mollo la presa.

"Tra l'altro i medici mi hanno detto che è un intervento di routine, che devo stare tranquilla. Inoltre vengo operata proprio da un bel dottore " Continua con il suo tono scherzoso.

"Nonna!" Mi stacco da lei guardandola sbigottita mentre tiro su col naso.

"Che c'è è vero! E poi scusate mica sono morta, gli occhi ce li ho ancora, posso pur guardare no?"  Guarda me e mio nonno con il suo solito sorriso furbo.

Io scoppio a ridere vendendo mio nonno che la guarda senza capire nulla.

"Ah Ariel ho saputo che tu hai fatto colpo!" Mi richiama mia nonna facendomi l'occhiolino.

La guardo confusa senza capire di cosa parlando.

"Qua le infermiere parlano e inoltre me lo hanno confermato pure i medici" continua.

Guardo mio nonno cercando di capire se lui sà di che diamine stia parlando ma lui evita il mio sguardo guardando con grande interesse le tendine rosa stile Peppa Pig.

" Tuo nonno dice che io mi faccio dei film mentali, ma in realtà non vuole ammettere che ci siamo sbagliati  entrambi su quale dei due ragazzi ti facesse il filo. Inoltre si può dire che sembra proprio uno scherzo del destino, se lo venisse a sapere tua nonna Emily scoppierebbe di gioia" dice facendo una buffa faccia, alzando gli occhi al cielo con fare esasperato.

" Amy ma non è vero! E poi io non mi sono mai sbagliato su nessuno, sei tu che hai sempre detto che quel ragazzo gli faceva il filo" La rimbecca mio nonno bonariamente.

" Sentite ma si può sapere di che diavolo parlate? E poi cosa c'entra nonna Emily in tutto questo? Come siamo arrivati a nominarla?" Chiedo, rabbrividendo al solo pensiero e immaginando già cosa succederà non appena  verrà a sapere che nonna Amy non è stata bene. Sicuramente mi chiederà di andare da loro per le vacanze di natale, cosa che non penso minimamente di fare.

"Sta mattina l'infermiera mi ha detto che è stato uno dei ragazzi a pagare la mia sistemazione ospedaliera. Io subito ero convinta fosse il biondino, quello che viene spesso a prenderti." 

Capisco subito che si sta riferendo a Travis, ancora non ha capito che io e lui siamo solo amici, nulla di più. Inoltre si può dire che è praticamente fidanzato con Juliet.

" Poi invece poco fa i dottori mi hanno confermato la questione della sistemazione ma mi hanno detto che a pagare è stato il ragazzo moro, Adrian il figlio di Alexandra. Inoltre la dottoressa mi ha raccontato che ieri ti è stato molto vicino quando non sei stata bene; era convinta che fosse il tuo ragazzo." Mi dice mia nonna con fare cospiratorio.

Cosa?? Il mio ragazzo?!

Ma in che diamine di ospedale siamo capitati? In uno delle soap opere? Perché nessuno si fa i fatti propri?

Ma soprattutto perché Adrian ha fatto questo gesto carino nei confronti di mia nonna? 

"Nonna non è il mio ragazzo! E poi non ho fatto colpo su nessuno!" Le rispondo infuriata

"Ariel ma se sei rossa come un peperone e ti sta crescendo il naso come Pinocchio. Non prendermi in giro qui c'è qualcosa sotto" mi rimbecca subito lei trattenendosi dal ridere.

La fulmino con lo sguardo, mannaggia a me e al mio corpo che mi deve sempre far sgamare! Ma poi mi chiedo io Ma lei non stava male? Come diavolo fa ad avere sù tutta quest'energia?

Devo assolutamente tirarmi fuori da questa situazione che ha del paradossale e dell'assurdo.

"Nonna lo sai che arrossisco per ogni cosa, quindi questo non vale. Magari ha voluto solo fare un gesto carino nei tuoi confronti, in fondo sei l'unica persona a cui ho visto che Adrian abbia rivolto un sorriso. Ti avrà preso in simpatia" Concludo sfoderando il mio miglior sorriso con la speranza di averla persuasa dai suoi film mentali.

"Ma sarà, ma comunque io resto dell'idea che qui c'è sotto qualcosa" mi risponde lei portandosi una mano sotto il mento, riflettendo sulle mie parole.

Questa proprio non me l'aspettavo: che Adrian avesse uno slancio così carino nei confronti di mia nonna da pagarle la sistemazione migliore in ospedale. Chissà perché l'ha fatto? Forse davvero si è affezionato a lei? Ma mi sembra molto strano, in fondo parliamo sempre di Adrian Anderson!

Mentre sono persa nei miei mille pensieri, entra l'infermiera che ci avvisa che ora di andare.

Mi fiondo nuovamente nelle braccia di mia nonna, sperando vivamente di riabbracciarla presto. 

"Coraggio Ariel andrà tutto bene, stai tranquilla tesoro. Inoltre sei forte, sarai capace di cavartela, qualsiasi cosa accada" mi dice accarezzandomi la schiena.

"Nonna n-non pensarlo m-mininamente di lasciar-mi!Me lo hai promesso" le dico tra in singhiozzi mentre la stringo forte a me, perché non voglio proprio lasciarla andare.

Lei mi stringe forte un'ultima volta, dandomi un bacio sulla fronte e accarezzandomi le guance con entrambe le mani.

La guardo e mi sposto facendo spazio a mio nonno che col capo chino si avvicina

"Cara io ti aspetto qui, ti amo" le sussurra all'orecchio dandole un casto bacio.

"Bene, possiamo andare allora" ci informa l'infermiera mentre inizia a spingere il letto fuori dalla stanza seguiti da noi due.

Arrivati nel corridoio sia Alexandra che Travis si avvicinano salutandola

"Amy, mi raccomando stai tranquilla. Pensa solo a riprenderti" le dice Alexandra stringendole la mano.

" State tranquilli! Ariel, Robert mi raccomando!" ci dice guardandoci un'ultima volta.

Sia io che mio nonno la guardiamo e insieme all'unisono annuiamo, cercando di trasmetterle più sicurezza possibile, nonostante entrambi siamo spaventati a morte.

La lasciamo andare mentre procedono lenti verso gli ascensori. 

Quando ad un certo punto mia nonna  si mette quasi a gridare ad una figura alla sua sinistra

"Adrian!"

Fermando, così, con la mano l'infermiera e la sua corsa per andare in sala operatoria.

Aggrotto lo sguardo non capendo perché mai abbia voluto chiamarlo a sé, vedo solo che il ragazzo la guarda e lei con un cenno della mano lo invita ad avvicinarsi.

Ci guardiamo tutti confusi, non capendo perché questo gesto e soprattutto  cosa gli stia dicendo.

Vedo solo Adrian  inchinarsi su di lei, e prestando tutta la sua attenzione a nonna, per poi ad un certo punto puntare lo sguardo verso di noi o meglio verso me, e infine rivolgersi di nuovo a mia nonna annuendo mentre le stringe la mano. Dopo di che si allontana.

 Mentre lei la vediamo sparire dentro l'ascensore che lentamente chiude le sue porte.

Lasciandoci lì in attesa e spaventati  












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