Il Mal Riuscito

By Elle_Jenny

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Motivi principali per il quale sono il figlio Mal Riusciuto: sono l'ultimo, non sono per niente etero e odio... More

1. Il pisello è una verdura?
2. Arricciati con Jeremy
3. Spilla arcobaleno
4. Tutto merito delle paillettes
5. Un whisky di troppo
6. Vuoi un Oreo alla vaniglia?
7. Che schifo il lunedì
8. Cosa ti turba, Akihiro?
9. Mutande viola e pigiama da squalo
10. Super inetto con il mantello paillettato
11. Cuore di zucchero
12. Sono in crisi!
13. Sushi vegano
14. Il mio +1
15. Mistero delle mutande viola svelato
16. Mistero delle mutande viola svelato (Parte 2)
17. Benedizione di Florence Davis
18. Uragano Silas
20. Bel gattone
21. Percy ha sempre bisogno dei suoi tempi
22. Pancakes pornografici
23. Lingua orientale
24. Barbie Boy
25. One kiss
26. Fottuta diva
27. Il maniero del terrore dei McCallister
28. Percy sarà il tuo Cupido
29. Ansia di vivere
30. Mission Unicorn
31. Ehi, ma non sei geloso?
32. Zuccherini colorati
33. Vorrei cambiare colore ai capelli
34. Capelli rosa, würstel vegani e... Hannah Montana
35. Quel figlio di...
36. Teste di piombo
37. Sano come un pesce
38. Gli opposti che si attraggono
39. Voulez-vous...
40. Muffin ai mirtilli
41. Chi dorme non prende pesci
42. Non sono un Mal Riuscito
43. It's the fu**ing epilogue
Extra #1
Extra #2
Extra #3

19. Saltello della felicità

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By Elle_Jenny

Percy aveva compreso fin troppo presto che le labbra di Akihiro sarebbero diventate la sua nuova dipendenza, battendo a mani basse gli Oreo alla vaniglia.

Erano sottili, rosse e dolci come la crostata alle ciliegie che preparava ogni sabato alla pasticceria.

Mugolò, fece un veloce saltello della felicità sul posto ed intrecciò saldamente le dita tra quei capelli corvini e lucidi come il manto di una pantera.

Quella relazione nata per caso, dopo un litigio per una camicia rovinata dallo champagne, stava procedendo per il meglio. Percy non voleva farsi da uccello del malaugurio perché preferiva di gran lunga farsi l'uccello che aveva Akihiro tra le gambe, ma sperava, internamente e da brava principessa che bramava disperatamente il suo lieto fine, che il chirurgo fosse finalmente quello giusto.  

Lo aveva invitato al matrimonio del suo amico, come suo accompagnatore. Era una cosa seria, vero?

E si era proposto volontariamente di andare con lui al brunch organizzato dalla matrona Megan McCallister. Insomma, era un vero suicidio, quello, eppure, aveva deciso lo stesso di andarsi a buttare insieme a Percy in quel nido pieno di serpi velenose.

Sospirò dal naso ed iniziò a strusciare lentamente il basso ventre contro quello del chirurgo.

«Percy...» mormorò Akihiro, stringendo la presa attorno alle sue natiche, coperte dal pigiama integrale da panda che aveva comprato un paio di giorni prima su Amazon.

L'avrebbe smessa, prima o poi, di spendere i suoi soldi in stupidaggini? Certo... che no.

«Akihiro», disse, scendendo con le labbra sul collo dove aveva già lasciato una sua piccola firma la sera precedente.

Il chirurgo emise uno strano verso, quasi simile ad un leggero ringhio, quando Percy gli baciò l'incavo del collo, spostandogli con il naso il colletto della camicia. Akihiro se lo fece più vicino e gli mise una mano tra i capelli.

«Fa caldo, Aki», borbottò Percy, prima di prendersi tra i denti una piccola porzione di pelle del collo del chirurgo.

Aveva sempre compreso la passione che avevano i vampiri per il collo. Potevano essere succosi.

Comprendetemi, la mia testa gira in senso antiorario.

«È colpa... del panda», rispose Akihiro, la voce incerta.

Percy ritornò a strusciarsi contro di lui. «Sì, ma io sto proprio ribollendo», rispose, leccandogli un lato del collo.

Percy, quando aveva gli ormoni, il testosterone e l'uccello su di giri, si comportava come una sgualdrina. Lo sapeva, ne era consapevole e non se ne vergognava.

«Penso che...»

«Non pensare, Aki. Sei uno che pensa troppo, agisci di istinto ogni tanto», lo interruppe Percy, spostandosi nuovamente con la bocca per mordergli il lobo di un orecchio.

Il respiro di Akihiro si mozzò e dalle sue labbra uscì nuovamente quel leggero verso ringhiante ed arrapante.

«Camera», ordinò, secco, spingendo Percy all'indietro.

Sulle labbra di Percy si distese un largo sorriso malizioso, il sesso che gli pulsava sotto al pigiama da panda; poi si morse il labbro inferiore ed Akihiro seguì attentamente quel gesto con le pupille dilatate per l'eccitazione, che gli resero gli occhi scurissimi, quasi come il colore dei suoi capelli.

«Mi piace quando fai l'autoritario, dottorino», affermò Percy, si girò di trecentosessanta gradi e fece nuovamente quel suo suo vergognoso saltello della felicità.

«Sarò il tuo paziente. Che ne dici di farmi un esame manuale ed approfondito della prostata?»

Percy non percepì più i passi di Akihiro alla sue spalle. Voltò il capo e lo trovò con gli occhi sgranati, gli zigomi in fiamme e i capelli in disordine.

«Sei sexy», gli disse, sospirando, abbassò una mano sul suo inguine e si sistemò meglio il signorino scalpitante che viveva nei piani bassi.

Akihiro scosse il capo ed alzò gli occhi verso il soffitto. «E tu mi hai appena chiesto di controllarti la prostata».

Percy sorrise e sbatté le palpebre con fare civettuolo. Abbassò gli occhi sulla protuberanza che tendeva i pantaloni di Akihiro tra le sue gambe. «Lì sotto hai l'attrezzo del mestiere perfetto per questa visita. Poi, se vorrai, potrò farla anche io a te, se gradisci uno scambio di ruoli».

Akihiro si mosse di scatto, marciando velocemente verso Percy. Lo afferrò per le spalle e lo costrinse a muoversi verso la sua camera da letto, rimanendo in silenzio.

«Ammettilo, sei eccitato come un toro, dottorino».

Percy spinse il sedere all'indietro, strusciandosi nuovamente contro l'inguine del chirurgo.

«Percy», sibilò Akihiro tra i denti.

Percy sghignazzò, ma la sua risata si trasformò velocemente in un urlo poco virile quando, una volta arrivati in camera sua, Akihiro lo spinse velocemente sul letto. Un secondo dopo si ritrovò il chirurgo a cavalcioni della sua schiena.

«Ti avevo avvisato, Percy... Prima o poi sarebbe arrivato il mio turno a comandare», gli mormorò contro l'orecchio, l'alito caldo che gli colpì il padiglione auricolare.

Il corpo di Percy fu scosso da brividi di piacere, gli occhi gli si rovesciarono all'indietro, spinse, senza alcun pudore, il culo contro il pacco del chirurgo e mugugnò, felice ed eccitato di trovarsi sotto ad Akihiro.

«Girati. Facciamo sparire questo panda», continuò a dirgli, autoritario.

Percy si sbrigò a girarsi sulla schiena ed Akihiro, rimanendo a cavalcioni su di lui, lo aiutò ad abbassarsi sulle spalle la parte superiore del pigiama.

Akihiro lo finì di spogliare con occhi pieni di bramosia, lasciandogli due baci languidi su entrambe le stelline tatuate sulle sue anche. Gli fece scendere sulle gambe il pigiama e la sua erezione rimbalzò, vergognosamente dura e bagnata, sul suo stomaco.

Akihiro la fissò. «Non indossavi nulla qui sotto», affermò, la voce rauca.

Percy terminò di sbarazzarsi del pigiama e si afferrò l'erezione alla base perché rischiava di esplodere senza ricevere la sua visita alla prostata.

«Non indosso mai nulla sotto questi pigiami quando li metto d'estate», rispose, passandosi il pollice sulla punta umida dell'erezione, sotto lo sguardo lussurioso del chirurgo. Alzò la mano libera e gliela fece scendere lentamente lungo il petto. «Ora che ne dici se facciamo sparire tutto?»

Akihiro sbatté lentamente le palpebre, Percy non riusciva più a distinguere la pupilla dall'iride. Alzò le mani ed iniziò a sbottonarsi la camicia.

Percy si strattonò i testicoli. Rischiava continuamente di venire mentre osservava Akihiro, muoversi elegante come un felino, intento a sbottonarsi la camicia.

«Dici un sacco di cose fuori dal comune, Percy, ma non mi importa perché in trent'anni...» si interruppe mentre si sfilava la camicia e la lanciava da qualche parte sul pavimento.

«In trent'anni...?» lo esortò a parlare Percy, con una mano si stringeva l'erezione e con l'altra si stuzzicò un capezzolo. Si stava praticamene masturbando davanti al chirurgo.

Akihiro seguiva tutti i suoi movimenti con i suoi occhi attenti. Scese dal letto, si portò le mani alla cintura dei pantaloni e si tolse le scarpe, facendosi leva con i talloni.

«In trent'anni non ho mai incontrato una persona che mi faccia eccitare come mi ecciti tu, Percy», disse e si scalò i pantaloni.

Percy emise un profondo gemito, affondando la nuca nel cuscino mentre fissava come un maniaco sessuale Akihiro che si faceva scendere lungo le gambe i boxer.

Lo osservò dalla testa ai piedi, bello come una divinità, nudo ed eccitato.

Allungò una mano verso di lui. «Vieni qui, cazzo».

Akihiro prese la mano di Percy e si lasciò tirare, finendo di nuovo sopra il suo corpo che continuava a bollire, sembrava quasi febbricitante.

Akihiro strinse entrambe le loro erezioni mentre si abbassava sul suo viso per ritornare a baciarlo.

Percy mugolò ed inarcò la schiena per andare contro il suo movimento. Akihiro gli morse il labbro.

«Questo piercing...», borbottò, allontanandosi appena. «Non avrei mai creduto che avrebbe potuto eccitarmi un cazzo di piercing».

Percy ridacchiò, spostò una mano sul sedere di Akihiro e gli fece scorrere un dito tra le natiche.

Di - vi - no.

«Hai detto cazzo».

Akihiro rabbrividì e passò il pollice su entrambe le punte delle loro erezioni. «Anche... i chirurghi seri come me pensano al cazzo. Ogni tanto, sai».

Percy si avvicinò al suo orecchio per mormorargli: «E i chirurghi seri come te lo usano il lubrificante per rendere le operazioni, sai, più... scorrevoli?»

Akihiro lo guardò e... sogghignò. Era la prima volta che Percy lo vedeva sogghignare.

Oh, ma dai, come se quest'uomo non potesse essere più eccitante di così. È illegale come l'hamburger vegetale per molti onnivori.

Una volta Percy aveva provato a far mangiare un hamburger di tofu a sua nonna e quella strega di Florence lo aveva lanciato dalla finestra, proprio come un frisbee.

Nonna Florence aveva detto testuali parole a suo nipote: «Ti lascio passare i dolci vegani perché non sono male, ma la carne la continuerò a mangiare vera, Percy. Non rompermi le palle, sono vecchia e ho bisogno di ferro nel mio sangue, non di erba strana».

Erba strana, l'aveva chiamata.

Sua nonna poteva essere spesso fraintesa.

E ora perché sto pensando a mia nonna mentre ho un bellissimo esemplare di Akihiro Sasaki sporcaccione disteso sopra di me?

Concentrati sul sesso, Percy!

«È la prima cosa che chiedo al mio assistente».

«Ah, non chiedi il bisturi?»

Akihiro negò con il capo e si allungò per afferrare il tubetto di lubrificante che Percy aveva nel cassetto nel suo comodino insieme alla confezione di profilattici.

Non gli aveva nemmeno chiesto dove vedere, sapeva già che sarebbero stati lì perché quegli attrezzi del mestiere erano sempre collocati nei cassetti dei comodini.

Senza contare che Akihiro era un uomo sveglio, non era mica un ragazzino svampito come Percy.

Versò una generosa dose di liquido trasparente sulle loro erezione e il tutto divenne più scivoloso, eccitante e rumoroso.

Akihiro si mosse con la mano anche tra le natiche di Percy, che allargò le gambe per facilitargli le carezze.

«Tu mi farai morire di infarto», sospirò Percy, aggredendogli di nuovo la bocca.

Akihiro continuò a stuzzicargli tra le natiche, lo rilassò, poi lo riportò sull'orlo del baratro un attimo dopo, lo rese smanioso e bisognoso di giungere velocemente all'ultima base.

«Basta. Gesù, basta», affermò Percy, afferrando l'erezione di Akihiro, che non aveva fatto altro che strusciargli sullo stomaco.

Akihiro lo guardò, era sempre più arruffato, la sua pelle chiara più arrossata e a Percy non faceva male solo tra le gambe, ma anche dietro alla gabbia toracica.

Era stato fin troppo facile per lui innamorarsi di Akihiro e non si era aspettato che l'amore con la A maiuscola potesse essere così doloroso.

Percy era stato affezionato ai suoi ex, ma mai innamorato. L'amore era un'altra cosa, ti bloccava il fiato in gola e ti faceva arricciare le dita dei piedi. Solitamente, faceva anche straparlare, ma in quello Percy aveva già un master con lode quindi Akihiro, almeno su quello, non centrava.

Era colpevole, però, del suo improvviso mutismo. Rimase fermo, immobile a fissare il chirurgo che, lentamente, gli spostava i capelli sudati dalla fronte e si abbassava per lasciargli un leggero bacio sulla guancia.

In mezzo a tutta quella frenesia e a quei gemiti confusi il chirurgo aveva dovuto inserire il suo pizzico di dolcezza, quella dolcezza che dimostrava senza rendersene conto e che era stata la causa principale dell'innamoramento fulminante di Percy.

«Giuro che non sarò come quegli ingrati che non avevano capito come trattarti, Percy», gli disse, accarezzandogli con il pollice il labbro inferiore.

Percy stava per dirglielo, quelle due parole stavano per uscirgli premature dalla bocca; così, per zittirsi, preferì ritornare a baciare il chirurgo.

Muovendo alla ceca una mano, riuscì ad afferrare un preservativo. Lo mise davanti agli occhi del chirurgo e pronunciò due parole diverse: «Si scopa?»

Akihiro fissò il preservativo e scoppiò a ridere.

Mamma mia, ha anche la risata bella. Deve pur esserci qualcosa di brutto in lui. Qualche fetish strano, forse. Tipo la passione per i calzini sporchi.

Poi Percy si dimenticò dei calzini sporchi, di sua nonna che giocava a frisbee con i suoi hamburger vegetali; si dimenticò per un attimo di quelle due paroline che aveva bloccato nella sua gola, si dimenticò anche il suo cognome maledetto e la sua etichetta di figlio mal riuscito.

Quando Akihiro entrò dentro di lui seppe solo dirgli: «Hai l'attrezzo del mestiere migliore del mondo».

Akihiro sghignazzò. «Mi avevi già detto di avere il candelabro migliore del mondo».

«Quando mi capita... tra le mani qualcosa di bello, mi piace riempirla di complimenti, dottorino», rispose, ansante.

Il chirurgo gli prese un capezzolo tra le labbra e glielo succhiò. Percy iniziò a contorcersi come una piovra sul suo materasso mentre il chirurgo gli esaminava con scrupolosità la prostata, sbattendo ritmicamente i fianchi contro le natiche di Percy.

Tentò di afferrarsi l'erezione, ma Akihiro gli allontanò la mano, sostituendola con la sua e sussurrandogli vicino l'orecchio: «Ci penso io».

Quella fu letteralmente la goccia che fece crollare la debole diga di Percy.

Si ritrovarono entrambi, poco dopo, ansimanti, appiccicosi ed aggrovigliati. Percy stava facendo scorrere pigramente le dita tra i capelli di Akihiro, il quale, piano, gli accarezzava il petto.

«Aki?»

«Dimmi, Percy».

Percy si mise su un fianco ed Akihiro lo imitò.

«Sto per avere uno dei miei attacchi di paranoie post sesso».

Akihiro aggrottò la fronte, confuso. «Cosa stai dicendo, Percy?»

Percy si mise sulla schiena e si coprì il viso con le mani. «Sono un cretino. Sto rovinando il momento».

Percy sentì gli occhi pizzicargli e si vietò di mettersi a piangere. Era un guaio di ragazzo con la testa incasinata.

«Percy...» Akihiro gli scostò le mani dal viso. «Parlami, per favore».

«Hai intenzione di andartene?»

«Cosa?» Akihiro era sempre più confuso.

Come dargli torto.

Percy cacciò fuori un profondo respiro, un po' tremolante, e si strattonò i capelli. «Dopo il sesso, se ne sono sempre andati tutti. Lasciandomi qui, solo e facendomi sentire... usato e... inadatto».

Il mantello di inettitudine paillettato di Percy, quella volta, si trasformò in una coperta che non teneva caldo. Una coperta inutile.

Perché devo sempre rovinare tutto?

«Percy, guardami per favore».

Percy scosse il capo. Non devo piangere. Devo smetterla di essere così sensibile, cazzo.

Il chirurgo gli circondò il viso con una mano calda e lo costrinse a girarsi verso di lui.

«Apri gli occhi, Percy. Non fare come quel giorno nella mia auto».

Percy ne aprì mezzo. Vide il sorriso cordiale di Akihiro.

«Percy, fidati di me».

Quell'uomo aveva una voce così calma e rilassante, un balsamo per l'ansia di Percy. Akihiro sembrava come al solito provenire da un'altra dimensione o da un altro mondo.

Percy sospirò e aprì entrambi gli occhi. «Ho tanti problemi legati alla fiducia, diciamo che ho tanti problemi in generale, ma di te mi fido».

Per Percy era stato fin troppo facile fidarsi del chirurgo. Però, doveva ancora capire se fosse un bene o un male.

Per anni non aveva fatto altro che ripetersi in loop: "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio".

«E allora sappi che non ho intenzione di andarmene. Almeno che non sia tu a cacciarmi da questo letto».

Percy sbuffò, ritornando un po' in sé. Alzò una gamba nuda, avvertendo qualche piacevole dolore nei punti giusti, e la incastrò sopra la schiena sudata di Akihiro. «Sono un piagnucolone paranoico, ma non sono così stupido da volerti fuori da questo letto».

Akihiro sorrise e fece scontrare i loro nasi, facendo una di quelle cose sdolcinate come far strusciare le punte. «Bene, allora il problema non sussiste, Percy».

«Sei bravo con le parole, dottorino».





Nota di Jenny

Buona sera,

ormai i capitoli li pubblico sempre di sera tardi perché così mi dice la testa. Ho avuto un breve periodo di aridità, ma spero di aver rimediato con questo capitolo un po'... sexy.

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