Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

3. Brutta giornata

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By WiseGirl_03

<<Si mamma>> mantengo il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla mentre mi muovo nella stanza per sistemare i miei vestiti. Storco il naso quando mi rendo conto di aver messo una gonna che non userò mai in valigia. Vabbè. Io e mia madre abbiamo un'idea di stile completamente opposta. Lei è tipa da abiti eleganti, tacchi alti, paillettes e collane di perle. Io potrei vivere il resto delle mie giornate in pantofole e pigiama. Per questo, mentre facevamo la valigia, lei insisteva affinché io portassi anche qualcosa di più particolare e, per tenerla contenta, ho messo anche vestiti che non ho intenzione di indossare. D'altronde è anche merito suo se sono qui.

<<Ma Noah è riuscito a raggiungerti?>> mi domanda lei, toccando un tasto dolente che sarebbe stato meglio lasciare da parte.

<<No, mamma, niente di niente. Non mi ha nemmeno mandato un messaggio, né una lettera, né un piccione viaggiatore>> mi lamento piegando una maglietta e riponendola nell'armadio.

<<Mi dispiace tesoro>> risponde lei addolorata dall'altra parte del telefono.

Al solo pensiero mi tornano le lacrime agli occhi e fatico a trattenere un singhiozzo che non sfugge all'orecchio di mia madre. <<Non piangere Catherine, non ti abbiamo regalato una vacanza per passare il tempo a piangere>> prova a consolarmi, non sapendo che in questo modo mi fa sentire ancora peggio. Bel tentativo mamma, apprezziamo lo sforzo, seppur fallimentare. <<Non puoi rovinarti il frutto del tuo sudore per un ragazzo. Noah è un bravo ragazzo ma questa volta sono d'accordo con te quando dici che ha sbagliato. Ma è lui ad essere caduto in errore...lui, non tu. Pensa solo a divertirti e se ti chiama tu non rispondergli, fallo penare un po'>> sforza una risata cercando di mettermi di buon umore.

Devo dire, facile pensare solo a divertirsi dopo aver litigato con il proprio ragazzo e la propria migliore amica. Sul serio, una vera passeggiata mamma.

<<Catherine? Ci sei ancora... uff questi aggeggi del demonio>>

<<Si mamma ci sono>> appendo un vestito e mi fermo a metà dell'opera, decidendo di sdraiarmi un poco sul letto. Finirò dopo.

<<Hai capito quello che ti ho detto?>>

<<Tutto chiaro>> fisso la luce che entra dalla finestra nella cabina. È una bella giornata e fa caldo, ma il mio malumore non mi permetterà di fare altro se non starmene chiusa qua ad aspettare che mi passi. Per carità, ero già passata oltre questa fase, poi ho ricevuto la chiamata di mia madre e, raccontandole le varie dinamiche, ho finito con il ritornare al punto di partenza.

<<Questo è lo spirito giusto amore di mamma>> sorride soddisfatta di essere riuscita nel suo intento di rallegrarmi. Più o meno. <<Adesso devo andare, ci sentiamo presto e mi raccomando, divertiti>> mi ricorda.

<<Ci provo>> alzo gli occhi al cielo.

<<Provaci bene>> mi rimbecca prima di porre fine alla chiamata. Lascio cadere il lenzuolo sul letto e sospiro.

"Provaci bene". Ci proverò mamma.

***

Se c'è una cosa che so fare bene è scrivere. Quando sono triste, però, tendo a scrivere solo roba depressa e francamente oggi non mi va. Voglio essere felice, o almeno tentare, e se c'è una cosa che mi rende tale quella è l'alcol. Non mi sono neanche preoccupata di cambiarmi: ho lasciato il telefono in camera, afferrato le chiavi e sono uscita dirigendomi verso il bar.

Non so dove sia, ma sono sicura che ci sia da qualche parte.

Passo circa una quindicina di minuti a vagare per i corridoi. È pieno di gente, qualcuno mi ha squadrato con aria di sufficienza, per lo più anziani. Andrebbero d'accordo con zia Carmen probabilmente. Sta di fatto che una serie infinita di giri dopo, trovo finalmente il posto che desideravo. Una gioia.

Mi siedo su uno degli sgabelli di fronte al bancone e aspetto che uno dei camerieri venga a prendere le ordinazioni per chiedere un Caipiroska. Arriva molto presto: è un ragazzo molto giovane, capelli ricci e dorati e molto presto mi porge ciò che gli ho ordinato.
Tiro un sospiro di sollievo e sento i miei nervi rilassarsi parzialmente una volta mandato giù un sorso. Abbasso le palpebre per estraniarmi dal resto del mondo e godermi ancora di più la situazione.

<<Cosa le porto?>> domanda nuovamente il cameriere e mi appresto a dirgli che per il momento sto bene così. Fortunatamente sto zitta e mi risparmio la figura di merda. Apro gli occhi e capisco che quelle parole non erano indirizzate a me, ma ad un ragazzo al mio fianco. Ha i capelli neri e lisci, spettinati tendenti al mosso, e gli occhi neri. Si gira a guardarmi e abbassa lo sguardo sulle mie mani. Si sofferma sul bicchiere e sembra ponderare la sua scelta.

<<È un Caipiroska quello?>> domanda e non aspetta una risposta. A volte davvero mi stupisco di questo genere di persone. Perché ogni sacrosanta volta che mi trovo in queste situazioni, la mia mente riesce a elaborare soltanto una frase, una domanda per la precisione. E in alcuni momenti sono stata anche abbastanza tentata di porla ai miei interlocutori, ma a detta di mia madre sarei sembrata rozza e sgarbata.

Che cazzo chiedi a fare?

<<Ne prendo uno anche io>> riferisce al cameriere. Si gira verso di me e allunga la mano. <<Piacere Cole>>

Lo studio un secondo prima di stringergliela e presentarmi a mia volta. <<Catherine>>

Mi sorride passandosi una mano tra i capelli. <<Brutta giornata Catherine?>>
Annuisco mestamente bevendo un altro sorso. <<Brutta giornata>>

<<Tu invece? Sei un alcolizzato o c'è qualcosa che ti spinge qui alle quattro di pomeriggio?>>. Sospira e porta alla bocca il bicchiere, non appena il cameriere lo posa davanti a lui, prima di darmi una risposta <<Brutta giornata>> annuisco ancora finendo di bere.

Mi schiarisco la voce <<Mi scusi>> chiamo nuovamente il ragazzo del bar <<Potrei avere un Vodka Lemon?>> domando.

<<Due>> fa eco Cole al mio fianco. Però, ho trovato un compagno di bevute. Nel peggiore dei casi trascorrerò i prossimi tre mesi bevendo.

Non passano neanche due minuti prima che il cameriere appoggi i due bicchieri davanti a noi. Ne afferro uno in contemporanea con Cole. Ci guardiamo pochi secondi, poi alziamo le spalle e facciamo scontrare i due bicchieri di vetro che producono un leggero tintinnio.
Salute.

La situazione comincia a migliorare. Morale della favola? L'alcol è la soluzione giusta a tutti i problemi.

***

<<Tieni Catherine>> Cole mi allunga l'ennesimo cicchetto di vodka. Sento che dovrei fermarmi, ma non lo faccio. Questa situazione mi sta facendo dimenticare tutti i miei problemi e a me sta bene così. Sono felice. Cole è un ragazzo molto simpatico.

Ho scoperto che è italiano, ha dieci telefoni e due dita. Ah no, aspetta. Forse il contrario. Non posso assicurare niente, ma sono abbastanza certa che si tratti del contrario. Prendo il bicchierino che mi porge e lo mando giù sotto gli occhi scioccati e sgranati del barista che dopo due ore è costretto a rimanere dietro il bancone e portarci ciò che gli chiediamo. Sinceramente un po' mi dispiace, ma in questo momento è un dispensatore di felicità. Un poco come Babbo Natale, con qualche secolo in meno, i capelli biondi e un fisico niente male.

<<Okay, okay>> cerco di riprendere il controllo di me stessa <<Molto bene, forse sarebbe meglio fermarsi un attimo>> chiudo gli occhi per mantenere la concentrazione e formulare frasi di senso compiuto.

<<Hai ragione ragazza americana>> ha iniziato a chiamarmi così a partire dalla seconda metà dei drink che abbiamo bevuto. Non mi fa impazzire il nomignolo, si sarebbe potuto impegnare di più. Anche in inglese sarebbe stato più figo "The american girl", ma vabbè non è importante!

<<Comunque ti dicevo>> si avvicina al mio orecchio per farsi sentire, anche se non c'è nessuno intorno a noi quindi capirei comunque. Ma in ogni caso questo è un concetto fin troppo difficile affinché una ragazza ubriaca lo possa spiegare ad un altro ragazzo altrettanto ubriaco. <<Non mi ricordo più quello che dovevo dirti>> inizia a ridere e non so perché ma la sua risata contagia anche me.

<<Ho un'idea>> torna serio e cattura la mia attenzione <<Che ne diresti di tuffarci in piscina dallo scivolo più alto?>> propone e strabuzzo gli occhi.

<<Sei impazzito? È un'idea folle>> lo rimprovero. <<Facciamolo!>> esclamo su di giri. Ho sempre pensato che la mia vita fosse leggermente monotona e allora perché privarsi di un brivido di adrenalina? Se questa opportunità è stata messa sulla mia strada un motivo ci sarà.

Camminiamo, o meglio barcolliamo, fino ad arrivare sul ponte. Penso mi servirà una cartina per riuscire ad orientarmi. Diciamo che neanche l'alcol aiuta. Inciampo camminando e fortunatamente Cole mi afferra al volo. Per un pelo.

<<Grazie>> mi rimetto in piedi continuando a correre. Lui mi segue. In un batter d'occhio siamo a bordo piscina. Non c'è nessuno: probabilmente qualcuno starà dormendo, altri staranno facendo una passeggiata o chiacchierando con il proprio compagno di viaggio. Poi ci sono io che, dopo essermi ubriacata con un totale sconosciuto, sto volando... volevo dire, correndo verso una fantomatica piscina per buttarmi dal trampolino più alto che ci sia.
Che bello!

<<Cole>> lo richiamo. Lui mi ignora e velocemente si toglie la maglia. Mi sto dimenticando di qualcosa.

<<Cole?>> lo richiamo. <<Sento di aver tralasciato qualcosa>>

<<Veloce Catherine! La vita è una!>> inizia a salire per la scaletta e, dopo aver alzato le spalle, lo seguo. Lui arriva in cima prima di me e immediatamente si butta senza tentennare neanche un secondo. Io vorrei dire di aver fatto la stessa cosa ma invece continuo a vacillare. Per tutta la salita sento che qualcosa manchi, sento di aver considerato solo parte delle mie conoscenze. Arrivata sul trampolino, faccio leggermente fatica a mantenere l'equilibrio.
Il sole è ancora cocente e peggiora il tutto.

<<Forza Catherine, si sta benissimo qui!>> urla.

<<Cole?>>

<<Non ti preoccupare, non morirai. Torni a galla in un baleno e non ti spiaccichi al suolo>> cerca di confortarmi. Al suono delle sue parole uno spiraglio di luce si fa spazio nella mia mente e subito capisco i segnali che il mio subconscio mi stava mandando.

<<Cole io non so nuotare>>.

Lui alza la testa e mi guarda con una faccia a dir poco scioccata.
<<Come scusa?>>

***

<<Ma poi chi è il coglione che ti regala una crociera sapendo che non sei capace di nuotare?>> scuote la testa e qualche gocciolina mi arriva addosso.

<<I miei genitori>> si pietrifica sul momento per la gaffe appena fatta.

<<Oh beh, sono stati...ehm... carini?>>

<<Sì, ho sempre desiderato fare una vacanza in crociera>>

<<Oh ma allora sei tu la cogliona!>> si porta una mano sulla bocca sbarrando gli occhi. <<Scusa>> alza le mani <<Non volevo>>

<<Tranquillo, domani avrò già dimenticato tutto>> minimizzo con un cenno della mano.

<<Penso che salterò la cena>> sento lo stomaco cominciare a darmi fastidio. Temo di poter rimettere il tutto da un momento all'altro.

<<Per me anche la colazione>> mi consola sapere che non sono l'unica dei due in queste condizioni.

<<Stanotte dormirò come un ghiro>> rido anche se non fa ridere.

<<Io ho paura di morire nel bagno circondato dal mio vomito>>
<<Ew, Cole che schifo!>> lo spintono leggermente facendolo ridere.

<<Vienimi a cercare se domani non mi vedi>>

<<Fallo anche tu>> non si sa mai, stavo per lanciarmi da un trampolino pur non sapendo nuotare, chissà cos'altro potrebbe elaborare il mio cervello.

<<Che numero è la tua stanza?>> mi chiede << La mia è la B71>>

<<B77>> rispondo <<Però, siamo vicini!>>

<<Già>> annuisce. Camminiamo in silenzio fino a quando arriviamo nel nostro corridoio e lui mi saluta prima di sparire dietro la porta della sua stanza. <<Ciao ragazza americana, è stato bello, facciamolo più spesso>>.

<<Sicuro>> gli faccio un cenno e me ne ritorno in camera.
Almeno, questo è quello che penso di fare.
Non realizzo di non aver sbloccato la serratura della mia porta e ci sbatto completamente la testa facendomi male al naso.
<<Cazzo!>> Esclamo mentre lo massaggio per alleviare il dolore.
<<Stai bene?>> Mi domanda Cole allarmato. Che razza di domanda è?
No, ovvio che no!
<<Sì, sta già passando>> rispondo constatando che la fitta è già diminuita.
Finalmente in camera, mi getto nuovamente sul letto. Oddio! Sono totalmente impazzita e forse ammettere questo mi renderà ancora più strana ma... mi è piaciuto tantissimo.

È l'alcol a parlare, Catherine.
Dormire ti farà bene.
Forse la parte responsabile di me ha ragione, forse no, sta di fatto che dopo un paio di giorni di continue liti e tristezza, mi addormento con il sorriso sulle labbra.

***

Ciao amiciii💖
Siamo arrivati anche terzo capitolo
Che ne pensate di Cole?

Ho appena aggiornato e già non vedo l'ora di pubblicare il prossimo🤍

Spero che la storia vi stia piacendo, grazie a chi la sta leggendo nonostante ci siano così poche parti❤️

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