Under the same night sky

Av WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... Mer

Prologo
1. Mi mancherai
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

2. Felice e spensierata

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Av WiseGirl_03

4 mesi dopo

Napoli è una città fantastica: il mare, il caffè, la sua storia... Sono sempre stata una grande amante dell'Italia in generale, forse perché anche ai miei genitori è sempre piaciuta e in estate approfittavano delle loro ferie per portarci in vacanza qui. Oggi è la prima volta che vengo da sola, per conto mio.

Appoggio la testa al finestrino del taxi e sospiro. Mi sembra di star vivendo un sogno! Certo, prendere un aereo da sola e volare dall'America all'Europa non è il massimo ma, ahimè, bisogna accontentarsi.

Mentre ancora eravamo sulla strada per l'aeroporto, Noah ha ricevuto un'urgente chiamata di lavoro. Il suo capo gli ha comunicato che stavano avendo un problema, motivo per cui la sua presenza era richiesta. E questa è la storia di come ho dovuto viaggiare da sola.

Ovviamente, come da copione, un bambino ha passato il tempo a piangere sull'aereo e, a volte, addirittura voleva camminare tra i sedili e esigeva che tutti battessero le mani al suo passaggio. Accanto a me c'era invece una vecchietta, una signora molto anziana con cui ho fatto amicizia.

Già, perché grazie all'ossessione che i miei nutrono nei confronti di questo paese, mia madre mi ha obbligato da bambina a seguire dei corsi di lingua italiana e, fortunatamente, non me la cavo poi così male. A differenza di Alexander che, mio dio, sembra evochi qualche demone appena apre bocca.

La signora mi ha detto di chiamarsi Lucy e di vivere in America. Tuttavia, le sue origini sono italiane e quindi si trova meglio a parlare italiano, sebbene ogni tanto aggiungesse qualche yeah e so nel bel mezzo del discorso. Niente di nuovo, insomma.

In ogni caso, mi ha permesso di distrarmi dalle mie mille preoccupazioni. Noah mi ha promesso che, appena risolto il problema, sarebbe corso all'aeroporto e preso il primo volo disponibile per raggiungermi. Tuttavia non nego che questa situazione mi tenga sospesa, col fiato sul collo.

Finalmente il taxi si ferma davanti all'albergo dove dormirò stanotte. Menomale, un po' di pace!

La nave parte domani alle dodici, per questo ho optato per un albergo molto vicino al porto in modo tale da non dover fare i conti con la sveglia di prima mattina.

L'autista si ferma e corre ad aprire il bagagliaio per tirare fuori le mie valige. <<Buonanotte signorina>> mi saluta mentre afferra i soldi che gli porgo. <<Anche a lei, tenga pure il resto>> gli rispondo prendendo il manico della borsa e incominciando a camminare verso l'hotel.

Sono le due di notte, di conseguenza devo fare molto silenzio, da quando entro fino al momento in cui varco la soglia della mia camera. Chiudo frettolosamente la porta e, dopo una lunga giornata di viaggio, faccio quello che desideravo fare da un po': prendo una forte rincorsa e mi getto a capofitto nel letto matrimoniale della mia stanza.

Sorrido come un'ebete fissando il soffitto e non riesco a trattenere un urletto al pensare alla vacanza che mi attende a partire da domani. Mi sembro una bambina che ha trovato un biglietto dorato per la Fabbrica di Cioccolato.

Il cellulare suona e, meccanicamente, rispondo senza neanche controllare chi sia il destinatario.

<<Pronto>> sussurro.

<<Pronto amore>> sussurra lui di rimando.<<Stavi dormendo?>>

<<Noah!>> esclamo mettendomi seduta in fretta sul bordo del letto e muovendo avanti e indietro le gambe <<No, tranquillo. Sono appena arrivata in albergo>> spiego <<Adesso sto cercando di racimolare la forza per fare una doccia e mettermi a nanna>> sono stanchissima ma non mi va di mettermi nel letto così, dopo aver passato la giornata spostandomi da una parte all'altra dell'aeroporto e, successivamente, dell'aereo.

<<Ho capito>> mi risponde lui.

Non gli lascio il tempo di dire altro. <<Tu dove sei?>> domando timorosa della sua risposta.

<<Ancora qui>> mi dice e vado in panico. <<Come ancora lì?>> Chiedo frettolosa in tono di rimprovero <<Noah, partiamo domani a mezzogiorno, è praticamente impossibile che tu ce la faccia>> alzo il tono della voce.

<<Catherine->>

<<No, Catherine niente>> continuo <<Dovresti prendere un aereo da qui ad un' ora massimo, e questo comunque non ti garantirebbe di farcela>>

Lui sembra essersela presa, non mi risponde. Lui fa l'offeso? Bene, benissimo. E secondo lui è normale abbandonare la propria ragazza che già fantasticava su tre mesi paradisiaci da passare insieme su una mega crociera? Qualcuno provi a dirmi di sì e non rispondo più di me.

<<Catherine non pensare che io sia contento>> mi rimprovera in tono basso. <<Non l'ho scelto io>> prova a giustificarsi.

<<Ah no?>> domando retorica <<Hai chiesto un permesso dal lavoro, di conseguenza non sei tenuto a occupartene tu>> gli ricordo.

<<Sai che sono il migliore in questo campo>> tenta di persuadermi ma ormai io sono troppo offesa.

<<Punto uno, signorino, hai deciso tu di tornare a casa. Avresti potuto lavorare da remoto, hai il tuo computer sempre con te e lo avevi anche questa volta. Io te l'ho anche fatto presente ma tu mi hai detto che avresti preferito lavorare di persona. Ok, bravissimo, te lo concedo. Però tu mi avevi promesso che ce l'avresti fatta a tornare, mi avevi detto che ti saresti fatto in quattro per raggiungermi in tempo e invece sei qui, al telefono, a giustificarti su come non sia colpa tua, piuttosto che cercare di finire quello che dovresti fare e venire qui>> sbotto senza prendere fiato e temo che vengano a rimproverarmi per aver svegliato qualcuno.

Oh, al diavolo anche loro!

Sento un sospiro pesante dall'altra parte <<Io... ce la metto tutta>> mi dice e spero che abbia compreso di chi sia la colpa di questa situazione che, sottolineo, si poteva benissimo evitare.

<<Non fare promesse che non puoi mantenere Noah>> le mie parole vengono fuori in tono velenoso <<E sappi che se domani non sarai su quella nave, io e te avremo un problema. Un problema molto grande>> lo metto al corrente della gravità della situazione.

Prova a rispondermi, probabilmente cercherà di trovare altre scuse. <<Ora scusami>> parlo prima che possa farlo lui. <<Non mi va di incazzarmi ulteriormente. Buonanotte>> e, detto questo, chiudo la chiamata.

Roba da pazzi! Io non ho parole.

Immediatamente la rabbia lascia il posto alla tristezza e non posso fare a meno che avvertire i miei occhi appannarsi e la vista delle coperte divenite sfocata.

Cerco di incanalare tutta la forza che ho in me e, dopo un respiro profondo, mi alzo per andare a docciarmi. Resto un poco di più nella doccia a rilassarmi sotto il getto dell'acqua calda e mi affretto ad uscire quando realizzo che dovrò asciugare i miei capelli, di conseguenza accendere il phon, quindi meglio non fare troppo tardi. Come se le tre di mattina non lo fossero già "tardi".

Come se ormai tu non avessi svegliato chiunque fosse nella fase del sonno con le tue urla! Mi ricorda la mia coscienza, ma la metto a tacere ripetendomi che quando ci vuole, ci vuole.

Asciugo i capelli e mi infilo nel letto impaziente di concludere questa giornata. Dopo parecchi minuti passati a rigirarmi tra le lenzuola da una parte all'altra, mi sollevo e appoggio la schiena alla testiera del letto. Ovviamente una giornata così difficile non poteva fare altro che concludersi in modo tutt'altro che facile.

Accendo l'abat-jour sul comodino accanto al mio letto e fisso il mio riflesso nell'enorme specchio di fronte a me. A causa della stanchezza mi incanto e penso che mi addormenterò a momenti quando il suono del telefono mi riscuote e allontana da me ogni accenno di sonno.

Sapendo già di chi si tratti, mi allungo per rispondere. <<A meno che tu non sia salito su un aereo e mi stia chiamando per comunicarmelo, a me non frega niente di qualunque cosa tu voglia dirmi, ok? E non provare a giustificarti perché non hai neanche scusanti. Ok? Ora parla.>> Dico a Noah.

<<Guai in paradiso?>> mi domanda la voce di Violet dall'altro capo del telefono. Perfetto, adesso penserà che io sia impazzita.

<<Scusami>> sussurro passandomi una mano sul volto e tirando indietro i miei capelli <<Pensavo fossi->>

<<Noah>> conclude le mie parole lei, indovinando chi sia la causa del mio disappunto. <<Già>> sospiro.

<<Che ha combinato questa volta?>> mi domanda curiosa e velocemente le racconto le nostre amabili vicende.

<<Non ci credo!>> esclama << Prova a stare tranquilla Cath, vedrai che ce la farà>> prova a consolarmi lei ma, a questo punto, sono davvero, davvero, davvero poco fiduciosa.

<<Lo spero per lui>> sussurro non preoccupandomi di celare l'astio nella mia voce.

<<Tu hai tutte le tue ragioni>> sospira e capisco che non ha concluso la frase <<Però posso dirti una cosa senza che te la prenda Cath?>> mi domanda lei. Uh?

<<Certo, dimmi tutto>> le do il via libera, anche perché la premessa che ha fatto mi incuriosisce. E mi mette sull'attenti.

<<Secondo me stai un tantino esagerando>> mi rimprovera lei mantenendo un tono pacato.
Come scusa?
Ho sentito bene?
Sì ho sentito bene.
Ne sono certa.

<<Esagerando?>> domando retorica con una lieve punta di risentimento più che percepibile nella voce <<Fingerò di non aver sentito niente Vi. Quando ti fidanzerai con qualcuno capirai che non sono io quella esagerata, ma che in una coppia ci vuole anche rispetto. Forse dovrei presentarti qualcuno così puoi fidanzarti e potremmo fare anche uscite a quattro. E magari capirai come mi sento io>> le spiego <<Inoltre non ho intenzione di lasciarlo per questo, vorrei solo che capisse come mi sento io. Tu cosa faresti? Saresti felice di passare da sola tre mesi che avevi in programma di trascorrere con il tuo ragazzo?>> chiedo forse un po' troppo accusatoria.

<<Ti stai comportando un poco da bambina>> mi ammonisce <<Il lavoro viene prima del divertimento. Noah è giovane, ha una carriera davanti: non può sacrificare il suo futuro per una futile vacanza>>

<<Futile vacanza>> scandisco bene con una risata sarcastica che non riesco a trattenere <<Però, te la sei preparata bene la ramanzina. Ti ha chiamato lui per caso?>> domando tagliente per poi realizzare che non la voglio neanche una risposta alla mia domanda.
<<Ora scusami, devo dormire>> taglio corto per terminare anche questa conversazione.

Per la seconda volta in questa giornata mi ritrovo ad attaccare il telefono.

Bene, benissimo, va tutto benissimo.

Mi ripeto poggiando la testa sul cuscino e trattenendo a stento qualche lacrima che riesce, nonostante tutto, a sfuggire al mio controllo. Va tutto bene Catherine, non piangere, andrà tutto bene. Non ti far rovinare la meritata vacanza da nessuno.

E trattenendo le lacrime, finisco per addormentarmi ancora con la luce accesa.

***

<<Ci vediamo presto>> una coppia saluta quelli che deduco essere i loro amici. <<Mi raccomando fate i bravi>> li rimbecca un ragazzo in tono allusivo, ricevendo una spallata da quello accanto a lui.

<<Non fare arrabbiare i nonni>> giro lo sguardo e vedo una mamma sistema il cappello sulla testolina della figlia che annuisce freneticamente.
C'è confusione intorno a me, ci sono persone che si abbracciano, che si sorridono, che gioiscono. Le rotelle delle valigie si muovono veloci ed è praticamente impossibile muoversi di un metro quadrato senza scontrarsi con nessuno.

E poi ci sono io, che aspetto un ragazzo che forse neanche arriverà veramente ma che mi illudo di veder sbucare da un momento all'altro.

Sospiro guardando l'orologio e notando come ormai si siano fatte le undici e trenta. Mi rattristo e, rassegnata, mi dirigo verso l'enorme nave. È quasi arrivato il mio turno di mostrare il biglietto da viaggio e i documenti, quando sento dei veloci passi risuonare alle mie spalle.

Mi giro e un signore anziano, basso, leggermente in carne, con i capelli bianchi e dei piccoli occhiali tondi sul naso, riesce a fermarsi di scatto alle mie spalle. <<Oh mi scusi per lo spavento signorina>> si rivolge a me.

<<Non si preoccupi>> lo rassicuro. Porto lo sguardo dietro le sue spalle ancora speranzosa <<Prego, passi pure avanti>> mi sposto leggermente per farlo passare.

<<Oh no, non si lasci ingannare dalla mia età>> mi rassicura <<Sono ancora in grado di stare in piedi. Sono un uomo galante! >> dice facendomi sorridere.

<<Non lo metto in dubbio, ma, davvero, passi pure, sto aspettando il mio ragazzo>> spiego e sembra convincersi, annuendo e oltrepassandomi.

<<Grazie mille. È stato davvero un piacere conoscerla signorina...?>>

<<Catherine>>

<<Molto piacere Catherine. Il mio nome è Francois>>

<<Il piacere è mio>> ricambio la cortesia stringendogli la mano e lui si allontana nello stesso modo goffo con cui era arrivato.

Passa ancora qualche minuto ma ancora non si vede nessuno in vista. Penso di aver già capito come andrà a finire. Anche se forse lo so già da ieri, viverlo fa ancora più male.

<<Signorina>> mi chiama uno degli addetti al controllo dei documenti. <<Si?>> chiedo, pur sapendo dove voglia andare a parare.

<<Mi dispiace, è rimasta solo lei. Adesso deve proprio salire, ci sono delle procedure da seguire ed è necessario che tutti siano imbarcati nel giro di pochi minuti>>

Annuisco comprensiva e mi giro ancora una volta a fare una panoramica con lo sguardo.

Niente, niente di niente. Sento i miei occhi diventare lucidi e abbasso la testa mentre mi giro a passare i miei documenti e il biglietto al ragazzo. Dopodiché salgo la scaletta seguita da lui e, una volta sopra, essa comincia ad alzarsi perdendo definitivamente contatto con la terraferma. Mi giro a osservare le altre persone intorno a me e le vedo felici e spensierate. Come dovrei essere io.

Ed è proprio così che sarò, mi dico mentre afferro la mia valigia e mi muovo incerta su dove andare per capire quale sia la mia stanza.

Felice e spensierata, Catherine, felice e spensierata.

Amiciii
Come state?
Eccoci qui con questo secondo aggiornamento.
Pensieri? Ipotesi? Commenti?
Qualsiasi cosa vogliate dire sarò felice di ascoltarla.
Come al solito, spero vi sia piaciuto❤️
Un abbraccio

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Fortsett å les

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