Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

1. Mi mancherai

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By WiseGirl_03

Catherine Jane Richardson

<<Non ci posso credere!>> esclamo in preda all'euforia cominciando a saltellare da una parte all'altra nel cortile dell'università. Il cappellino sulla mia testa minaccia di cadere, ma in questo momento non è ciò che sta facendo muovere i pensieri nella mia testa.

Mi fermo improvvisamente e corro ad abbracciare i miei genitori <<Grazie! Mio dio, sono felicissima!>> i loro profumi mi cullano mentre sono nella loro stretta. Quello di mamma è più dolce di quello fresco di papà, ma insieme non stonano affatto. Sanno di loro, sanno di casa.

Mi libero dalla loro presa per poterli guardare in volto <<Io non so che dire!>> sospiro sorridendo.

<<Non dire niente Catherine>> esclama mio padre portando un braccio sulle spalle di mamma e avvicinandola a sé <<La tua reazione è più che eloquente>>.

<<E a noi basta vederti così felice>> gli fa eco mamma facendomi sciogliere il cuore e leggermente commuovere.

<<Grazie>> sospiro seria guardandoli negli occhi. Poi la felicità si impossessa nuovamente di me e ricomincio a saltare. <<Tre mesi di crociera in giro per il mondo, solo io e Noah!>> esclamo gioiosa. Mi guardo attorno per intercettare il suo sguardo e corruccio il volto confusa quando non lo vedo intorno a me. E adesso dove si è cacciato?

<<Ma dov'è Noah?>> domando ruotando la testa e cercandolo in tutto il cortile. Vedo numerose famiglie, coppie e docenti che parlano e scherzano ma da nessuna parte scorgo il viso del mio fidanzato.

<<Non so dirti, cara>> mia madre mi posa una mano sul braccio coperto ancora dalla toga. <<Si era allontanato un attimo con Violet>>.
Perfetto! Il mio ragazzo e la mia migliore amica sono spariti il giorno della mia laurea!

<<E Alexander?>> domando notando che anche mio fratello manca all'appello.

<<Proviamo ad andare nel parcheggio, magari si sono persi e si sono diretti lì pensando che li avremmo raggiunti presto>> suggerisce mio padre cominciando a camminare nella direzione opposta a quella dell'università.

<<Aspetta un secondo mamma, voglio salutare Mr Carter>> le dico e mi giro per cercarlo tra la numerosa folla. <<Vado a vedere vicino al palchetto>> dico e, senza neanche aspettare, mi allontano. Mr Carter è stato il professore che mi ha aiutato maggiormente durante questi anni. È stato lui a propormi di entrare a far parte della redazione del giornale scolastico e sempre lui mi ha fornito diversi contatti con alcune case editrici che pubblicano spesso libri scritti da ragazzi alle prime armi.

Ho una grande passione, la scrittura, e il mio sogno più grande è sempre stato quello di pubblicare un libro. Non è ancora arrivato il momento ma sono sicura che presto lo sarà.

Qualcuno mi pesta il piede e faccio fatica a non inveirgli contro quando mi giro. <<Professore!>> noto che è proprio lui e mi mordo la lingua per evitare di affibbiargli epiteti poco carini.

<<Oh perdonami Catherine!>> mi dice rendendosi conto di quanto fatto. Se fosse stato Noah oppure Violet o, meglio ancora, Alex, la mia lingua arguta non si sarebbe trattenuta dall'urlargli un "Si può sapere dove cazzo guardi" o "Perdonami un cazzo, il mio piede sta pulsando", ma si tratta di un professore, uno a cui, perlopiù, sono abbastanza riconoscente, per cui, deglutendo, mando giù la cattiveria e mi sforzo di fare un sorriso.

<<Non si preoccupi, prof! Stavo proprio venendo a cercarla... volevo salutarla prima di andare via>> lui mi sorride e si porta una mano sulla nuca nostalgico. <<Quindi te ne vai anche tu>> sospira mestamente. <<È stato davvero bello conoscerti Catherine... Hai davvero tanto potenziale e sono fiero di poter dire di averti avuto come alunna>> mi dice e quasi mi commuovo.

Lo sto per ringraziare, per dirgli che la stima è reciproca, ma qualcuno si intromette. <<Papà, ho un appuntamento importante tra cinque minuti, se ti serve il passaggio dobbiamo andare adesso>> un ragazzo dai capelli ricci e neri e gli occhi altrettanto scuri si avvicina a noi e capisco che sta proprio parlando proprio con Mr Carter.

<<Va bene, Paul, adesso andiamo>> alza gli occhi al cielo sorridendo. <<Scusami, Catherine, il capo ha dato l'ordine>> con un cenno del capo indica il figlio e, quando poso il mio sguardo su di lui, vedo che mi sta fissando curioso. <<Ma prima permettimi di presentare Paul, è il mio figlio più piccolo. Catherine, Paul>> lo indica <<Paul, lei è Catherine>> indica poi me. I suoi occhi continuano a studiarmi mentre il suo volto rimane rigido, impassibile. È strano. Allunga un braccio nella mia direzione e, quando i nostri palmi si toccano e le mani si stringono, solleva gli angoli delle labbra in un leggero sorriso. <<Molto piacere, Catherine>> risponde e sorrido lievemente. Mi sento a disagio sotto quegli occhi inquisitori, molto a disagio.

<<Allora Catherine, ti auguro tante cose belle... mandami una copia del tuo libro quando lo pubblicherai>> mi sorride il professore e subito mi sento un po' più a mio agio, riscuotendomi da quello stato di imbarazzo misto a soggezione. <<Certo prof, non mancherò... Grazie di tutto>> gli rispondo cominciando ad allontanarmi, ancora sotto lo sguardo dei due. Uno orgoglioso e sereno, l'altro tremendamente serio.

Quando arrivo all'ingresso, trovo mamma e papà e immediatamente mi sento di nuovo al sicuro. <<Fatto?>> domandano e annuisco. Una volta giunti nel parcheggio mi giro a dare un ultimo sguardo alla costruzione.

<<Mi mancherai >> sussurro rivolta verso quella che è stata la mia casa negli ultimi anni ripensando alle nottate sui libri, i successi degli esami, l'aver conosciuto Noah, le feste il sabato con gli altri a cui non volevo mai andare, ma dove, alla fine, mi divertivo sempre.

<<Come scusa? Non ho capito>> domanda mia madre accanto a me.

<<Niente>> sorrido sminuendo il tutto con un cenno della mano <<Stavo solo pensando e le parole sono uscite involontariamente dalla mia bocca>>. Lei sorride di rimando. <<Oh la mia piccola Catherine, sei sempre nel tuo mondo>> lascia un buffetto sulla mia guancia.

<<Mamma il trucco!>> esclamo divertita, timorosa che una striscia di fondotinta le rimanga sulle mani e, di conseguenza, ne resti un solco vuoto sul mio volto. Non sono brava a truccarmi, ho dovuto chiamare una truccatrice per prepararmi stamattina e sono stata anche costretta a fare battaglia per ottenere qualcosa che fosse il più semplice possibile. Ammetto di essere molto soddisfatta del risultato, pertanto preferirei che non si rovinasse.

<<Oh scusami, non sia mai del trucco sparisca dalla faccia di mia figlia, nonché la ragazza più bella del mondo!>> mi prende in giro.

Mi ha sempre detto che sono bellissima truccata, ma ancora di più da struccata. Sostiene che con i miei occhioni verde smeraldo e i miei lunghi capelli lisci e rossi non passerei mai inosservata neanche se fossi vestita con un sacchetto dell'immondizia.

Io penso lo dica solo per vantarsi. Sia i capelli che gli occhi li ho ereditati da lei e penso che sia molto orgogliosa per questo. D'altronde con mio fratello Alexander, il primogenito di casa, aveva perso le speranze. Lui è esattamente la fotocopia di papà, capelli biondi e mossi e occhi azzurri. Che dire? Siamo una famiglia molto colorata!

Mi sono sempre piaciuti i miei capelli anche se da adolescente avrei voluto tingerli di viola, chissà quanto potere avrei avuto! Ero convinta e, forse lo sono ancora. Mamma, però, me lo ha impedito categoricamente smorzando il mio entusiasmo con la frase "L'unico potere che avrai sarà quello di rovinarti i tuoi capelli così belli. Lo sai quanto ci metteranno a tornare sani?". Rimasi terrorizzata e, da allora, nessuna idea del genere ha mai sfiorato la mia mente. Non è vero, ogni tanto ci penso ancora.

Finalmente, i miei occhi mettono a fuoco la figura del mio fidanzato accompagnato da quella della mia migliore amica. Sorridono e, spostando gli occhi, noto che anche mio fratello è lì con loro.

La mia attenzione viene rapita da un oggetto al loro fianco. Grande ed elegante, una macchina nera brilla sotto la luce del sole mentre un enorme e pacchiano fiocco rosso è posizionato sul tettuccio. È quello che penso? Oh mio dio, è proprio quello che penso. Non ci metto troppo a fare due più due e mi affretto a correre, urlando come una bambina, tra le braccia del mio fidanzato. <<Grazie>> gli lascio tanti baci sul viso. <<Ti amo>>

<<Ti amo anche io Catherine>> sorride sulle mie labbra <<E sono fiero di te>>. Mi sposto dalle sue braccia e abbraccio anche Violet <<Grazie! Sei la migliore!>> la stringo forte. Poi, mi giro e vado dalla persona più importante per me da quando sono nata. <<Grazie Alex>> lui mi stringe a sé. <<Ti meriti tutto scricciolo>>, usa il solito nomignolo che mi rivolge sin da bambina.

Mi stacco da lui e mi avvicino alla macchina. <<Oddio! È così bella!>> resto impalata a guardarla con gli occhi che non mi stupirei se diventassero a forma di cuore. Mi volto per cercare l'approvazione delle persone intorno a me ma la scena che mi si piazza davanti mi confonde. Mi accorgo che non tutti sono sereni come mi erano sembrati a primo impatto.

Mio fratello fissa il mio fidanzato con uno sguardo minaccioso mentre lui sembra leggermente nervoso. <<Va tutto bene?>> domando incerta guadagnandomi l'attenzione dei due. <<Certo>> mi risponde il primo. <<Divinamente>> aggiunge incrociando lo sguardo.

<<Amore?>> mi rivolgo a Noah che annuisce allargando nervoso il nodo della sua cravatta. <<Sisi tutto->> il suono della suoneria del suo telefono ci distrae tutti. Lo afferra sotto quattro paia di occhi che lo osservano e deglutisce nervoso.

<<Chi è?>> sono preoccupata. Sento un aurea di mistero tutto intorno a me e la situazione non mi piace.

<<Il mio capo, dice che domani l'ufficio resterà chiuso>> in tutta onestà, non so se credergli o meno. <<Allora>> si schiarisce la voce <<Non la provi?>>. So che è solo un modo per sviare l'attenzione da lui e glielo concedo, me ne preoccuperò dopo, non voglio farmi rovinare questo momento. Io annuisco incerta e afferro al volo le chiavi che estrae dalla tasca del suo pantalone e lancia nella mia direzione.

<<Chi viene con me?>> domando e tutti mi rivolgono uno sguardo terrorizzato senza, però, offrirsi. No, ma grazie per la fiducia. <<Davvero simpatici!>> esclamo e nessuno ritratta. <<Davvero nessuno vuole venire con me?>> sporgo il labbro inferiore sbattendo freneticamente le palpebre e le ciglia per suscitare la pietà di qualcuno tra i presenti. Mi giro verso Noah ma anche lui non sembra entusiasta all'idea.

<<Andiamo!>> sbuffa Alexander, <<Vengo io>> sorrido vittoriosa e lo guardo mentre fa il giro per prendere posto.

Aspetta, ma quello era un segno della croce?

***

<<È fantastica!>> esclamo scendendo dalla macchina. <<Ho guidato la mia prima macchina personale, ho sentito il vento tra i capelli->>

<<E hai infranto i limiti di velocità>> esclama Alexander sistemandosi i capelli <<Ricordati che le multe che prenderai con questa non sono incluse nel regalo. Te le paghi da sola, sorellina>> mi ammonisce.

Controllo il mio aspetto nel finestrino e mi giro a guardarlo in faccia <<Questo rimane tra noi, non me ne sono accorta!>> mi difendo afferrando la mia borsa e cominciando a dirigermi verso l'entrata della nostra villetta dove mamma, papà e gli altri ci aspettano.

<<Allora>> la voce di mamma ci accoglie. <<Com'è andata?>>

<<Benissimo!>> esclamo dando una gomitata ad Alexander che sembrava voler confessare ai miei genitori la realtà delle cose. L'intelligenza è stata destinata a solo uno tra i due.

<<Allora Catherine, perché non dici a Noah del tuo regalo?>> mi ricorda papà.

<<È vero!>> esclamo prendendo i biglietti che avevo abbandonato nella borsa. <<Ta daaaaaaaaa!>>

<<Cosa sono?>> domanda il mio ragazzo.

<<Sono due biglietti per una crociera di tre mesi, solo io e te!>> trattengo a stento la voglia di mettermi ad urlare e saltellare nel salotto. Non sia mai, mamma tiene ai suoi soprammobili di Swarovski più della sua vita, potrei non arrivare neanche a vederla la crociera.

<<Che bello>> risponde lui ma non sembra realmente entusiasta.

<<Sei strano>> constato infischiandomene della mia famiglia che ci sta osservando <<Sei strano da questa mattina. C'è qualcosa che non va?>>

<<No no, tranquilla>> si schiarisce la voce lui <<Solo, non mi sento molto bene da quando mi sono svegliato, ma non voglio che pesi su di te, è il tuo grande giorno, pensa solo a divertirti>>

<<O-okay>> mi rattristo leggermente pensando che questa giornata non sia bella per lui quanto lo è per me <<Se vuoi riposare puoi andare nella stanza degli ospiti>>

<<S-si, penso sarà meglio>> balbetta lui dandomi un bacio sulla guancia.

<<Catherine accompagnalo tu in camera, nel caso avesse bisogno di qualcosa. È pur sempre un ospite!>> mi ammonisce mia madre e muovo un passo per fare come dice.

<<Tranquilla scricciolo, lo accompagno io>> si offre Alexander al posto mio <<È la tua festa, resta con Violet e con gli altri>> io annuisco e mi allontano verso il giardino dove tutti gli altri ospiti si stanno sicuramente abbuffando e sento il mio stomaco brontolare.

Fino a questa mattina l'ansia mi ha impedito di mettere qualsiasi cosa sotto i denti ma adesso sono così affamata che passerei il mio pomeriggio a rimpinzarmi di cibo. Ed è proprio quello che ho intenzione di fare.

***

<<Quali sono i tuoi piani per il futuro, cara?>> mi domanda zia Carmen sistemandosi un riccio rosso dietro l'orecchio.

<<Vorrei prendermi un po' di tempo per scrivere il mio primo romanzo>> rispondo sicura. <<Non ho ancora deciso in quale genere avventurarmi però ho tante idee in testa. Poi mi sono anche iscritta a dei corsi di aggiornamento, quindi sarà sicuramente una bella esperienza. Dopo tanti anni passati a studiare, vorrei impegnare le mie energie in qualcosa che davvero mi piaccia. Mamma e papà mi hanno dato il loro appoggio>>

<<Che bella ragazza che sei!>> unisce le mani facendo incrociare le dita <<Bella e brava! Come tuo fratello! I vostri genitori sono così fortunati ad avervi!>> continua la sua sviolinata <<Non come quel mascalzone di tuo cugino: passa le sue giornate davanti al computer a giocare a quegli insulsi videogiochi! Poveri noi! Una gioventù bruciata!>>

Rido nervosamente e afferro velocemente un bicchiere di champagne dal tavolo del buffet, bevendo voracemente il suo contenuto. Ora va meglio. <<Hai ragione zia, proprio uno schifo>> annuisco non volendo iniziare una discussione consapevole del fatto che lei possa uscire il crocifisso e il rosario dalla borsa e cominciare ad inveirmi contro. Non tutti nella mia famiglia hanno le rotelle al posto, chiariamo. In tutta sincerità non escluderei neanche me stessa.

<<Oh, mi sta chiamando Alexander!>> esclamo guardando un punto indefinito alle mie spalle. <<Ma io non ho sentito niente>> si porta una mano all'orecchio preoccupata. Grazie, non è vero, ma ho bisogno di una scusa per scappare. <<Torno immediatamente zia>> sorrido fintamente e mi allontano.

Fiuuuu! Anche questa è andata.

Continuo a camminare in direzione di casa mia e decido di andare a controllare come stia Noah. Poverino, tutti che si divertono mentre lui si trova confinato nel letto!

Salgo al piano superiore e mi stupisco nel notare la porta della stanza degli ospiti socchiusa.

<<Vedi di sistemare tutto questo casino, mia sorella non lo merita>> oh signore! E adesso cosa è successo?

<<Cosa non merito esattamente?>> domando spalancando la porta. Le loro facce preoccupate mi confermano che stanno chiaramente nascondendo qualcosa, eppure si limitano a fissarmi e nessuno dei due parla.<<Yu-uh. C'è qualcuno?>> insisto schioccando le dita per risvegliarli dal loro stato di trance.

A riscuotersi per primo è mio fratello <<Niente scricciolo, gli ho detto di risolvere i suoi problemi di salute perché facendo così ti preoccupa e ti rovina la giornata>>

<<Ma che sciocchezza!>> lo rimprovero <<E secondo te ha la bacchetta magica per decidere se stare male o bene?>>
<<Tranquilla tesoro, tuo fratello si preoccupa soltanto per te e per il tuo bene. Non l'ha fatto con cattiveria>> lo difende il mio ragazzo. Ah, pure?

<<Lo difendi anche?>>

<<Non ha di sicuro cattive intenzioni>> Sono senza parole.

<<Tu come stai?>> accantono l'argomento. <<Ora che ti ho visto molto meglio>> mi risponde e gli scoppierei a ridere in faccia se non stesse male. <<Che stupido!>>

<<Si ok tutto molto bello, io me ne andrò.>> borbotta Alexander uscendo dalla stanza. Poi torna indietro <<Sto uscendo con dei miei amici, avvisa mamma che non dormo a casa>> mi avvisa.

<<E dove dormi?>> domando.

<<Fatti i fatti tuoi>> risponde e, detto questo, esce dalla stanza lasciandomi finalmente sola con Noah. Sempre troppo gentile lui, quasi mi commuovo.

Rimaniamo solo noi due. <<Allora>> spezza il silenzio <<Sei contenta per la crociera?>> mi domanda.

<<Tanto>> sorrido entusiasta.<<Ti devi riprendere, però>>

<<Tranquilla manca un sacco di tempo!>> mi rassicura.

<<Ma non sai neanche quando partiamo!>> sorrido.

<<Dimmelo allora >> risponde. Al che mi allontano e scendo a prendere i biglietti lasciando la busta chiusa fino a quando non torno da lui.

<<Spara un numero!>> lo invito mentre estraggo i biglietti.

<<24 luglio>> tenta lui.

<<Sbagliato>> lo informo gettandomi sul letto affianco a lui. <<Prova con un altro>>

<<Mhhh, fammi pensare>> si porta una mano sul mento e passano pochi secondi prima che mi risponda <<20 agosto>>

<<Sbagliato di nuovo>> mi alzo per poterlo guardare in faccia e finalmente gli annuncio la data della nostra partenza <<14 luglio>>.

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