The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

By Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... More

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 47

Capitolo 46

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By Swetty_Kookie

Il ticchettio dell'orologio era l'unico suono udibile in quella stanza ricolma di uno strano silenzio. A volte un sospiro interrompeva quel rumore statico insieme al quello ritmico delle dita sbattute sulla scrivania in legno ad intermittenza, chiaro segno di impazienza e ansia.

Quando le ventidue scattarono il suono delle campane risuonò prendendo alla sprovvista l'omega presente all'interno della stanza. Si accasciò sulla scrivania e rinchiuse la testa tra le sue braccia poggiate sulla superfice, così di non farsi male, mentre un mugolio disperato uscì dalle sue labbra.

Ricordava come se fosse avvenuto qualche secondo fa – quando invece erano già passate cinque ore – come Jungkook avesse fatto irruzione nella sua stanza con aria furtiva per comunicargli in fretta e furia che c'era stato un cambio di piani.

Seokjin era finito prigioniero, catturato dagli uomini di Bogum. Con molte probabilità erano riusciti a intercettare il suo odore e risalire a lui come colui che quella notte aveva origliato la loro conversazione. Nessuno dei due avrebbe mai lasciato il medico in balia degli uomini di Bogum, consapevoli che con l'attacco dei mercenari sarebbe finito vittima di quell'attentato, per questo quando Jungkook gli aveva comunicato che l'avrebbe tirato fuori da lì l'unica cosa che aveva potuto fare era annuire sperando dentro di sé che tutto andasse per il meglio.

Ma erano già passate così tante ore che temeva che qualcosa di brutto fosse successo laggiù.

Con Jungkook aveva stabilito che al risuonare delle campane allo scoccare della mezzanotte, si sarebbero incontrati nel suo studio per poter fuggire insieme. E che se non l'avesse visto arrivare, di continuare con il piano di fuga da solo e raggiungere con uno dei destrieri presenti nella stalla, Namjoon e gli altri. Non gli aveva dato la certezza che ce l'avrebbe fatto e questo lo tormentava causandogli un dolore al petto che probabilmente una ferita da spada gli avrebbe fatto meno male.

Decise di distrarsi – per quanto poteva rinchiuso nella sua stanza da ore – per togliersi dalla testa quei pensieri che non facevano altro che creargli paranoie e ansie, e al contrario ripescare dal suo armadio alcune coperte da infilare nel sacco che aveva preparato, in caso di emergenza, che avrebbe portato con sé durante la fuga.

Fece giusto in tempo ad aprire le ante del suo armadio e individuare ciò che gli serviva che un improvviso bussare lo fece scattare in direzione della porta e aprire quest'ultima con un sorriso e degli occhi così brillanti e ricolmi di felicità che non credeva lui stesso di poter possedere.

Quando quest'ultima rivelò chi ci fosse dietro di essa, però, il sorriso morì all'istante e la felicità venne sostituita in un millesimo di secondo da astio e paura.

«Vostra Altezza.» lo salutò il comandante Bogum dinanzi la sua porta. Strinse i pugni improvvisamente rigido e fece due respiri profondi per calmarsi e cercare di parlare con quanta più tranquillità possibile.

«Comandante. Cosa vi porta qui a quest'ora?» la mano si strinse attorno alla maniglia, nascosta dietro la porta, mentre cercava di tenerla salda in modo tale che in qualsiasi momento al minimo passo falso, avrebbe potuto chiuderla velocemente così da confinarsi al suo interno e non permettere al comandante di entrare.

«Ho bisogno del vostro permesso per poter entrare nelle stanze del mio futuro compagno?» un piccolo ghigno contornò le sue labbra mentre con il palmo della mano sulla porta provò a spingerla per aprire quest'ultima maggiormente, riuscendoci senza troppi problemi.

«Secondo la tradizione non potremmo stare in una stanza da soli.» lo vide entrare e guardarsi intorno come se stesse cercando qualcosa o qualcuno, per poi sedersi in maniera scomposta sul suo divanetto.

«La tradizione afferma anche che l'omega debba essere puro nel momento del matrimonio, quindi perché dovrei rispettarla quando lei è il primo a disonorala.» ridacchiò osservando il grande ventre dell'omega, ormai impossibile da nascondere.

Quell'affermazione lo fece tacere per qualche secondo, non potendo ribattere. Si morse il labbro inferiore cercando di contenere le paure che si erano scatenate all'interno della sua mente e riprese parola «In ogni caso, non capisco ancora cosa vi porti qui a quest'ora della notte?»

«Il bastardo? Dov'è?» lo ignorò completamente.

«Jungkook.» respirò profondamente, ricordando al comandante il nome del pirata «Si chiama Jungkook. E dove vogliate che sia? I mercanti sono tornati in mare e non è più necessario che finga di essere un servitore, quindi è tornato nella camera in cui si coricava la notte.» cercò di sembrare quanto più convincente e realista che poteva.

Forse era quello che preoccupava – o sarebbe stato meglio dire infastidiva – il comandante? Che avesse passato così tante notti con il pirata?

Lo sentì ridacchiare portando la testa all'indietro, prima di mettersi in piedi e iniziare ad armeggiare con i bottoni della sua camicia.

Taehyung sgranò gli occhi non appena notò quel gesto e d'istinto fece due passi indietro, deglutendo forzatamente quando la pesantezza all'altezza del suo petto si fece improvvisamente sentire. «C-cosa—»

«Perché un alfa dovrebbe far visita nelle camere del suo futuro consorte. Vostra Altezza?» ridacchiò «Ho lasciato fin troppo correre il pensiero che voi e quel pirata abbiate passato così tanto tempo insieme, nonostante gli avvertimenti che vi ho dato. Vi siete comportati come se nulla fosse solo perché io e i miei uomini siamo stati impegnati con gli affari del vostro regno.» fece qualche passo nella direzione di Taehyung che in risposta fu solo in grado di sgranare gli occhi e mettere ancor più distanza tra sé stesso e quell'uomo.

«Se tutte le ferite e i pestaggi subiti non sono bastati a quel pirata, merita un tipo di punizione diversa.» quando le mani arrivarono alla cinta dei pantaloni il cuore smise quasi di battergli nel petto mentre i ricordi di quella notte di tanti anni fa riaffiorarono insieme ai primi segni di un nuovo attacco di panico. «Spero che non vi dispiaccia se continuo ciò che abbiamo interrotto quella notte e mi riprendo ciò che è mio, Vostra Altezza.»

-

Era passata ormai una buona mezz'ora da quando era lì, nel cunicolo stretto delle scale che portavano alle prigioni, appiattito al muro in modo tale da non farsi vedere. Cercava di regolarizzare il suo respiro e tenere a bada i suoi ferormoni per non farsi percepire dalle guardie, mentre attendeva che il momento giusto per muoversi arrivasse.

Dal tempo che aveva passato lì aveva capito che: ci fossero due guardie in turno. Ognuna di essa continuava a camminare lungo il corridoio lungo delle prigioni ma in direzioni diverse. Ogni dici minuti si incontravano proprio difronte all'entrata di quelle scale, cambiando direzione di corridoi. Uno di esso proseguiva verso sinistra, l'altro continuava dritto.

Ricordava poco del periodo in cui era stato chiuso nelle prigioni sotterranee prima di essere spostato nell'ala ovest del castello, ma bene o male aveva un ricordo di come fossero posizionate le celle. Una stanza si espandeva alla fine di entrambi i corridoi e raggruppava un gruppo di sei celle, posizionate una di fronte all'altra.

Ora il problema era capire quale dei due corridoi portasse da Seokjin.

Deglutì quando percepì i passi dei due avvicinarsi al punto di incrocio. Anche volendo mettere fuori gioco entrambi nello stesso momento, così da non preoccuparsi più di nulla, erano troppo le prospettive che potevano presentarsi in una situazione del genere. Nel migliore dei casi l'aveva vinta, nonostante non avesse un'arma con sé al contrario delle guardie; nel peggiore uno dei due avrebbe potuto dare l'allarme e dare il via ad altre guardie di dargli la caccia, e anche in quel caso non poteva permettersi di dare nell'occhio, considerando che avrebbe dovuto raggiungere Taehyung i prima possibile.

Aspettare lì che qualcosa cambiasse era inutile, doveva agire in fretta per poter mettere fine a quell'attesa e poter finalmente scappare via da quel posto. Doveva basarsi sulle minime informazioni che aveva. Sapeva che per percorrere il corridoio a passo di guardia ci avrebbero impiegato circa dieci minuti e che il punto in cui le due guardie si incontravano prima di cambiare direzione contava dieci passi udibili.

Si morse il labbro inferiore quando sentì nuovamente i passi e annuì a sé stesso come se fosse d'accordo con il piano nella sua testa. Avrebbe seguito solo una di essa, quella che portava con sé le chiavi delle celle, se la fortuna fosse stata dalla sua parte allora gli sarebbero bastati quei dieci minuti prima che l'altra guardia si accorgesse della scomparsa del suo compagno, altrimenti si sarebbe imbattuta anche nella seconda, e lì l'unica cosa che poteva sperare era che non chiamasse i rinforzi.

Non appena svoltarono dopo un veloce scambio di parole, aspettò giusto qualche secondo, così che fossero abbastanza distanti da permettergli di non essere scoperto, per poi proseguire percorrendo il corridoio difronte a sé, cercando sempre di essere cauto con i suoi movimenti. Grazie alle fiaccole accese al muro poteva vedere chiaramente dove metteva e i piedi e dove fosse la guardia.

Non immaginava però che vi fossero delle catene di ferro appese al muro che non appena sfiorò causarono del, seppur leggero, rumore metallico che fecero voltare la guardia nella sua direzione.

Imprecò tra i denti mentre quest'ultima decise prontamente di estrarre la spada dal suo fodero pronto a brandirla per infliggergli qualche ferita.

Lo sentì ridacchiare mentre muoveva l'aria agitando la lama senza pensare troppo alle conseguenze, tanto il suo unico obbiettivo era quello di ferirlo. «Il nostro futuro re immaginava che qualcosa del genere potesse accadere.» era un burattino di Bogum, come tutti gli altri, plagiato dalle parole di quel bastardo.

«Se non ti ribelli potrei anche pensare di imprigionarti senza ucciderti.»

«Devi prima prendermi per farlo.»

All'ennesimo fendente che l'aveva costretto a indietreggiare, con un colpo d'anca iniziò a correre in direzione della guardia per cercare di atterrarlo. Quest'ultimo però fu più veloce e rischiò quasi si tranciargli l'addome, se solo Jungkook fosse rimasto sul posto per un secondo di più.

Non si fece spaventare e, anche se con l'affanno per lo spavento, approfittò di quell'ultimo fendente inflitto all'aria per saltargli addosso e, con forza e velocità dandosi lo slancio con i piedi sul muro, si appese al suo collo e si buttò all'indietro per finire di schiena sul pavimento di pietra. Le gambe erano intrecciate al busto della guardia, racchiudendo anche le sue braccia così che no potesse utilizzare la spada, mentre le sue braccia gli attorcigliavano il collo, tenendolo sempre più stretto e facendolo ansimare per la mancanza d'aria.

Quando lo vide ormai rosso in volto, boccheggiare per un po' d'aria, girò la testa e con quel movimento le sue braccia si mossero velocemente fino a quando un crack non si espanse tra quei muri umidi e stetti. Gli aveva appena spezzato il collo.

Si lasciò andare sul pavimento per riprendere fiato per qualche secondo, prima di levarsi da dosso quel corpo morto e afferrare la spada come prima cosa per legarsela in vita, sicuro che gli sarebbe tornata utile, e poi le chiavi delle celle. Afferrò da sotto le ascelle il corpo ormai privo di vita della guardia e la trascinò con sé verso la fine del corridoio, dove l'avrebbe nascosta per sicurezza.

Quando arrivò alle celle, quasi tirò un sospiro di sollievo nel notare non solo la figura di Seokjin ma anche quella del capitano Yun. Per lo meno aveva avuto un po' di fortuna nel trovare al primo colpo la cella in cui il medico era rinchiuso.

«Jungkook!» Seokjin richiamò la sua attenzione. Dal suo viso poteva chiaramente notare della sorpresa nel vederlo lì e della gratitudine. «Come hai fatto a scoprire che—»

«Fortunatamente ho sentito alcune guardie parlare, non ero sicuro che fossi qui ma non potavamo rimanere con le mani in mano a far nulla.» afferrò le chiavi e dopo un paio di tentativo trovò quella della cella di Seokjin che subito si apprestò ad uscire iniziando a dare un'occhiata in giro per accertarsi che la seconda guardia non fosse nelle vicinanze.

«Dobbiamo sbrigarci.» incitò Seokjin mentre Jungkook rimase fermo a guardare il capitano Yun rinchiuso ancora dietro quelle sbarre. «Jungkook!»

«Dammi un solo motivo per aprire la tua cella.» ignorò completamente Seokjin che in tutto questo fremeva per andar via il prima possibile da quel posto.

«Non starò di certo ad implorare un bastardo come te per avere salva la vita. Se morire è il mio destino lo accetterò senza rimpianto.» fu freddo e distaccato proprio come lo ricordava anche sulla Esmavros.

Era ricoperto di sangue e ferite, probabilmente stava morendo di fame e di sete, ma il suo orgoglio avrebbe prevalso sempre specialmente con il pirata, la causa di tutto ciò che stava succedendo a quel regno.

«Sei scappato per tornare nel regno, hai messo nei guai Taehyung nonostante spessi che così facendo gli avresti causato solo più problemi. Hai continuato ad ignorare la sua presenza nonostante lui ti considerasse come parte della sua famiglia, e l'unica cosa che riesci a fare è continuare con questo tuo orgoglio per un regno che ormai sta per crollare?!» non riuscì a trattenersi e finì con l'urlare. «Per quanto tu possa incolparmi continuerai ad essere sempre un traditore per Taehyung. Gli hai rovinato la vita quando lui ha sempre riposto fiducia in te.»

Il vecchio alfa rimase in silenzio non distogliendo però lo sguardo dagli occhi color pece del pirata.

«Se non sapessi che non vorrebbe una fine del genere per uno come te, nonostante tutto ciò che hai fatto, ti lascerei marcire qui dentro.» gli lanciò le chiavi con forza, le quali attraversarono lo spazio tra le sbarre per finire in fondo alla cella «Decidi tu se morire con il tuo orgoglio o provare a fuggire. Solo, non metterti più nella mia strada o la prossima volta non ci sarà una scelta.»

Strinse i pugni per cercare di restare calmo e fece per girarsi per andarsene. Non appena compì il primo passo però, quella che sembrava una scossa fece tremare il pavimento e cadere della polvere dal soffitto. Nonostante fossero nella parte più bassa del palazzo, si poteva udire chiaramente il chiasso dei piani superiori.

Un altro tonfo fece tremare le pareti ed allora la consapevolezza di ciò che stava per succedere prese possesso della sua mente «Stanno per sfondare l'entrata.»

«I mercenari sono già qui?!» urlò sorpreso il medico, irrigidendosi. Jungkook poteva percepire la paura nell'aria.

«Non hanno perso tempo. Dobbiamo sbrigarci!» iniziò a correre con a seguito il medico e non fu sorpreso, anche il capitano Yun li raggiunse.

Adesso l'unica priorità era raggiungere Taehyung.

-

Le spalle si muovevano velocemente seguendo il ritmo del suo respiro irregolare mentre cercava di tenere gli occhi ben aperti e stare attento ad ogni minimo movimento l'alfa difronte a sé facesse. Sulla lingua poteva sentire il sapore del suo stesso sangue, mentre il labbro e la sua guancia bruciavano per gli schiaffi ricevuti proprio da quell'ultimo. Le maniche della sua camicia erano macchiate di sangue all'altezza di alcuni tagli fatti da sopra la sua camicia, ormai quasi a brandelli.

Era riuscito a sfuggirgli per i primi minuti, guidato dalla paura e dalla adrenalina di voler sfuggire a quel tocco, ma era stato sbattuto al muro non appena il comandante ne aveva avuto la possibilità, inchiodandolo e facendogli sentire in un contatto fin troppo ravvicinato il suo tocco disgustoso. Sentiva la pelle bruciare nei punti in cui lo aveva sfiorato, quasi come se il suo corpo non accettasse qualsiasi tipo di contatto con quell'uomo. Era riuscito a sfuggirgli solo grazie al morso che gli aveva inflitto sul collo, quando l'alfa si era calato su di lui tentando di lasciargli dei segni violacei, lasciandolo in bella vista. Gli aveva impedito l'uso delle mani, bloccandogliele al muro, mentre le gambe erano troppo pesanti per riuscire solo a sollevarsi nel tentativo di calciarlo via.

Per questo si era beccato degli schiaffi che gli avevano percosso il volto, ma grazie ad essi era riuscito ad allontanarsi dall'alfa, avvicinandosi un po' più alla porta della sua camera. Un po' più vicino alla libertà. Non che all'esterno di quella stanza la situazione fosse tanto migliore, insomma gli uomini di Bogum erano ovunque, ma avrebbe dovuto almeno provare a scappare.

«Non siete stanco, Vostra Altezza?» ridacchio frustrato portandosi i capelli corvini all'indietro, sospirando quasi come se fosse esasperato «Sono anni che cercate di scappare, di evitare che questo accada. Guardate cosa vi sta portando, solo una faccia martoriata da schiaffi.»

«E crede davvero che lasciarmi sottomettere da uno come voi possa essere meno peggio di un po' di colpi?» ridacchiò arrogante il biondo cercando di avvicinarsi ancor di più alla porta compiendo dei piccoli passi che sperò passassero inosservati al comandante. «Preferirei mille volte la morte piuttosto che le vostre manacce addosso.» lo pensava davvero. Se davvero Bogum fosse riuscito a sottometterlo e usarlo per i suoi sporchi giochi, solo per il piacere di vederlo crollare, non avrebbe potuto continuare a vivere, avrebbe finito col sentirsi così sporco e violato che la sua mente avrebbe finito con l'autodistruggersi, e lo sapeva perché aveva rischiato di fare lo stesso in passato, dove per sua fortuna erano stati interrotti, anche se non volontariamente.

«E' un vero peccato, avrei anche potuto pensare di risparmiare il figlio del bastardo che portate in grembo se solo foste un pochino più accondiscendente, di tenervi al mio fianco mentre il comando sarà sotto il mio controllo.» ridacchiò tirando fuori da sotto lo stivale un coltellino che aveva tanto l'intenzione di usare per minacciarlo e non per ferirlo. Per quanto fosse disgustoso, Taehyung aveva capito che lo preferiva vivo e vegeto così da poter usare come una bambolina a disposizione dei suoi bisogni, che ferito e sanguinante.

«E' qui che vi sbagliate. Senza il re, o me in questo posto, non vi sarà più nessun regno da governare.» ridacchiò «Perché voi finirete in rovina proprio come la famiglia reale e mi assicurerò io stesso che sia così.»

Non appena finì di pronunciare quelle parole afferrò il candelabro sul mobile accanto alla porta e lo lanciò proprio sul tappetto disteso sul pavimento che ricopriva gran parte della stanza. Quest'ultimo prese fuoco più velocemente di quanto Taehyung non credesse e si sparse lungo tutta la sua lunghezza. Le lenzuola del suo letto che toccavano il pavimento si accesero di conseguenza, rendendo le fiamme più alte.

Ebbe solo modo di respirare a fondo l'odore di bruciato e osservare come il comandante Bogum si guardasse intorno in cerca di sfuggire da quella stanza senza passare attraverso il fuoco e non rimanere coinvolto da esso. Fu in quel momento che decise di uscire dalla stanza e correre verso il suo studio dove sperava vivamente di trovare Jungkook.

La distanza non era molta, ma in qualche modo non riusciva a correre più veloce. All'improvviso poi, un boato fece tremare le pareti e il pavimento, facendogli perdere l'equilibrio e cadere al suolo. All'inizio non capì cosa stesse succedendo, ma poco dopo aver sentito gli schiamazzi il suo cervello collegò l'attacco dei mercenari a quel baccano e compre a pieno la situazione: avevano appena attutato il colpo di stato.

Chiuse gli occhi al secondo boato e sperò con tutto sé stesso che Jungkook e il medico, persino suo padre, stessero bene e al sicuro. Per lui, rimanere al centro di quel corridoio o aspettare l'arrivo del pirata sarebbe stato un grande rischio. Per la prima volta, probabilmente, da quando aveva conosciuto Jungkook non fu mai più d'accordo. Non metteva a rischio solo la sua vita, ma anche quella del suo bambino.

Quando delle guardie iniziarono a correre parallelamente ai suoi corridoi, capì che non poteva rimanere lì a lungo. Si alzò di scatto per poter continuare a correre verso il suo studio, ma non appena lo fece una fitta al basso ventre gli fece sgranare gli occhi mentre i vestiti sotto di sé si bagnarono. Come gli aveva detto il medico, si sarebbe accorto quando sarebbe arrivato il momento del parto. Aveva letto anche dei libri a riguardo, per cui non c'erano dubbi.

Tenne stretti gli occhi per non pensare e trascinandosi la muro raggiunse la porta del suo studio. Si chiuse dentro ma non la chiuse a chiave, così che anche Jungkook avrebbe potuto raggiungerlo e poi ricordò i dettagli che suo padre gli aveva fornito quella mattina: tra il camino e la libreria doveva trovarsi questa porta segreta che lo avrebbe ricondotto al passaggio segreto principale.

Tastò prima quella che sembrava una parete e quando trovò degli incavi, con la pressione delle dita cercò di muoverla. La spinse prima verso di sé, in quel modo il meccanismo sembrò sganciarsi e poi verso sinistra. Quello che gli si presentò davanti era un cunicolo stesso, gli faceva paura, specialmente quando il dolore che provava lo rallentava e bloccava, però molto più infondo riusciva ad intravedere delle scale.

Deglutì e si fece coraggio. Mantenne il respiro regolare mentre con il suo orologio da taschino contava i minuti che passavano dalla prima contrazione. Secondo i suoi libri, avrebbe avuto un margine di dieci minuti tra una e l'altra, e più tempo passava più il tempo sarebbe minuito e il dolore sarebbe diventato troppo da gestire.

Doveva riuscire a fuggire da lì in quel lasso di tempo e per sua fortuna, sapeva bene che meta raggiungere.

-

La neve ricopriva gli alberi e il bosco nel suo candore. Il vento era gelido ma più calmo dei giorni di tempesta che avevano passato, e sicuramente non interferiva con la vista visto che la neve aveva ormai smesso di cadere.

Il silenzio era quasi assordante mentre ritornava nella sua piccola casa dopo aver visitato una delle sue pazienti, il cui bambino era bloccato a letto da un brutto raffreddore. Per cui quando sentì degli zoccoli attutiti dalla neve e dei nitrii, scattò in allarme per esaminare chi fosse a quell'ora della notte. Con sé non aveva portato neanche un'arma, tanto erano state tranquille quelle serate.

Con la paura ad irrigidirla aspettò che la figura del destriero sbucasse dai fitti e bui alberi. Sembrava fosse sola, senza nessuno sulla sua schiena, forse si era persa o—

Quando però il destriero si avvicinò maggiormente, i suoi occhi intercettarono lo stemma reale e poi delle gambe a penzoloni ed infine quegli indistinguibili capelli biondi.

«Vostra Altezza!» il principe del regno era aggrappato con tutte le sue forze alla schiena del cavallo con in volto un'espressione sofferente e il sudore ad inumidirgli i capelli e la fronte. Non le servì quale spiegazione per capire di cosa si trattasse, le bastò vedere come il suo ventre fosse cresciuto in quei mesi per capire che fosse arrivato anche per il principe il momento del parto.

Strinse pugni agli spazzi di ricordi che le vennero in mente quando, ancora giovane, aveva assistito al parto della regina e come essa si fosse spenta poco dopo con ancora il piccolo principe tra le sue braccia. Questa volta toccava a lei e sperava veramente che andasse tutto per il meglio.

Con fatica riuscì a farlo scendere da cavallo e portarlo dentro la sua casa prima di distenderlo sul suo letto cercando di toglierli i vestiti quanto più in fretta possibile. All'ennesimo urlo del principe chiuse gli occhi. La fiamma delle sue candele sembrò traballare quasi fosse spaventata quanto lei.

Chiuse gli occhi facendo un profondo respiro, prima di afferrare quell'oggetto di metallo appuntito e sperare che le urla del principe non attirassero l'attenzione di qualche sconosciuto.

-

Il caos regnava all'interno di quelle mura. Jungkook non aveva mai visto dei mercenari da vicino: erano grossi, bruti e senza scrupoli. Agitavano le loro spade o asce che fossero senza preoccuparsi di colpire schiavitù o uomini dell'esercito. Chiunque ci fosse davanti a loro finiva col morire.

Aveva avuto modo di osservarli e capire che non avrebbe potuto farcela ad affrontarli, non quando era solo contro un esercito. L'unica cosa che poteva fare era cercare di muoversi nascondendosi e non lasciandosi beccare. Inoltre, l'ultima cosa che voleva era finire coinvolto in qualche combattimento che gli avrebbe fatto perdere tempo, quando l'unica cosa che voleva fare era raggiungere Taehyung.

Riuscirono a tornare al piano superiore, dove si trovavano i corridoi del re e del principe, e quasi venne travolto da uno dei mercenari e scaraventato nuovamente giù per le scale. Quando tornò in equilibrio grazie a Jin che lo aveva afferrato per un braccio, poté capire la situazione: il re stava cercando di difendersi dall'attacco, anche se era messo piuttosto male. Jungkook poteva vedere chiaramente stessero per vincere.

All'ennesimo attacco il capitano Yun intervenne, mettendosi in mezzo nonostante le sue ferite. Afferrò una spada caduta ad uno dei mercenari finiti a terra e si frappose per far sì che il suo re non venisse colpito.

Il suo istinto lo bloccò su quelle scale, mentre Jin dietro di lui gli suggeriva che dovevano sbrigarsi. Fu proprio in quel momento che i suoi occhi s'incontrarono con quelli del sovrano. Non ricordava si fossero mai guardati negli occhi prima d'ora, visto e considerando che l'unica cosa che aveva fatto per lui era dare ordini di stare lontano da suo figlio o al comandante di punirlo. Nonostante ciò sapeva bene cosa pensasse di lui, ed il suo essere pirata coinvolgeva la maggior parte delle cose.

Se non fosse il padre di Taehyung non ci avrebbe pensato due volte a lasciarlo lì, ma così come per il capitano Yun, sapeva che nonostante tutto l'omega avrebbe sofferto nel venire a conoscenza che il re fosse venuto a mancare.

Quando il capitano Yun non riuscì più a contrastare il mercenario, intervenne. Approfittò del momento di distrazione e gli arrivò alle spalle per saltagli addosso e aggrapparsi al suo collo con forza. Con il coltellino che aveva rubato alle guardie nei sotterranei che aveva meticolosamente nascosto in caso di emergenza, senza alcuno scrupolo fece un taglio netto sulla sua giugulare. Il sangue schizzò mentre il corpo cadde a terra privo di vita, mentre Jungkook si rimise in piedi.

Con nonchalance ripescò un fazzolettino ricamato all'estremità dal taschino del petto del re, e pulì il suo coltello macchiato di sangue.

«Ragazzino come ti—» il capitano Yun quasi provò a rimproverarlo per il suo atteggiamento, ma il re lo bloccò per un braccio e al contrario si fece aiutare per sollevarsi e rimettersi in piedi.

«Non sono più il re di questo regno, non merito più il rispetto di nessuno. Neanche di un pirata.» disse più rivolto al suo servitore che all'alfa di fronte a sé. «E nonostante ti sia grato in questo momento, non riesco a capacitarmi del perché tu mi abbi appena salvato.»

«Non voglio che Taehyung soffra, tutto qui.» ricordò poi le parole dell'omega, di come suo padre avesse deciso di lasciarsi morire in questo regno che provare a fuggire «Perché è qui?»

Il re sembrò quasi intuire a cosa si riferisse la sua domanda, perché con un sorriso spento sul volto basso, quasi sussurrò un «Ho capito di voler rimediare ai miei errori.»

«Un po' troppo tardi, non crede—»

«Scusate l'interruzione» intervenne il medico «ma non abbiamo molto tempo per perderci in chiacchiere o questioni irrisolte. Dobbiamo fuggire.»

«Devo prima accertarmi che Taehyung—»

«Non è qui. O almeno non è nella sua stanza.» affermò il re «L'ho cercato lì, ma oltre a fiamme e cenere, non c'era nessun'altro. Inoltre, è quasi impossibile accedere a quella zona a causa delle fiamme.»

Strinse gli occhi e i pugni a causa della frustrazione mentre nella sua testa cercava di trovare la soluzione più veloce per poter fuggire di lì senza quel passaggio segreto e senza raggiungere l'entrata principale.

«Tuttavia, le finestre sono spalancate e quella porta chiusa, da ciò che ho potuto vedere prima che mi impedissero di andare oltre.»

«Dobbiamo tentare.» sospirò dopo aver dato un'occhiata a Seokjin che, in seguito ad un cenno d'assenso, imitò Jungkook nel coprirsi naso e bocca con l'interno del gomito e poi corsero in quella nube di fumo per poter raggiungere la porta dello studio.

Per sua fortuna era aperta così che tutti e quattro poterono nascondersi all'interno, anche se il fumo iniziava ad entrare attraverso le fessure sotto la porta.

Di Taehyung non c'era nessuna traccia.

«Dobbiamo andare!» il suo istinto da capitano prevalse e lasciò passare prima i tre rimanendo l'ultimo. Si guardò intorno con il cuore pesante mentre alcuni ricordi di loro svanivano tra il fumo grigiastro che iniziava a riempire la stanza, mentre il rintocco della campana suonava in lontananza.

Entrò in quel cunicolo e si chiuse la piccola porta alle spalle, assicurandosi che nessuno potesse conoscere quel passaggio segreto. Nel frattempo ricacciò indietro quella sensazione, mandando giù il groppo in gola.

Ancora una volta si erano persi, ancora una volta non poteva proteggerlo.

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