I was Lily Evans

Від ValentinaMontuschi

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È un giorno come tanti, nella lontana estate del 1971, quando l'undicenne Lily Evans vede comparire nel salot... Більше

Premessa
01 - Una strana visita
02 - Di lettere d'ammissione...
03 - ... e bacchette magiche
04 - La lettera di Petunia
05 - In partenza
06 - In viaggio verso Hogwarts
07 - La Cerimonia dello Smistamento
08 - Grifondoro
09 - Lezioni e Pregiudizi
10 - Pozioni e Soluzioni
11 - Amicizie scomode
12 - Pivellus
13 - Lezioni di volo
14 - Il Quidditch
15 - Profumo di vaniglia e novità
16 - Hogsmeade
17 - Pozioni e pettegolezzi
18 - I Prefetti
20 - ... E Inviti
21 - Sirius
22 - L'Incidente di Mary
23 - Amicizie Pericolose
24 - Sirius
25 - Vittorie e Sconfitte [pt.1]
26 - Vittorie e Sconfitte [pt.2]
27 - Fratture
28 - La Minaccia della Serpe
29 - In Riva al Lago Nero
30 - In Riva al Lago Nero
31 - Un Perdono Negato...
32 - ... e Tazze di Tè Inaspettate
33 - Una Nuova Amicizia
34 - Posta Via Gufo
35 - La Strana Assenza di Severus
36 - La Strillettera
37 - Vendette
38 - Il Lumaclub
39 - Deviazioni

19 - Di Ombre...

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Від ValentinaMontuschi

Hogwarts. Gennaio, 1976.

I raggi del sole brillano fra gli alberi che si stagliano verso il cielo, in mezzo al cortiletto del chiostro, bordando di luce dorata i rami spogli, lavati dalla pioggia che di recente si è abbattuta incessante su Hogwarts e i suoi confini.

Seduta sul muretto in pietra, con la schiena appoggiata a una colonna, inspiro profondamente l'aria frizzante del mattino, inebriandomi del suo profumo fresco, che sa di erba e di natura incontaminata. Incurante della corrente gelida che, di tanto in tanto, mi pizzica la pelle nuda del viso, delle mani e delle caviglie, me ne sto qui, a godermi questo placido momento di tranquillità, immersa nella lettura di un libro che nulla ha che fare con lo studio, né con la magia.

Orgoglio e Pregiudizio, così si intitola. Si tratta di un classico della letteratura inglese, un testo babbano, i cui capitoli, negli ultimi tempi, mi tengono compagnia quando sento il bisogno di rilassarmi.

Marlene, che al nostro terzo anno è entrata ufficialmente a fare parte della squadra di Quidditch di Grifondoro come Cacciatrice, al momento si trova in campo ad allenarsi con i suoi compagni. Hestia e Mary sono uscite insieme a lei stamattina, ed ora saranno sicuramente sugli spalti ad esibire un tifo appassionato.

Di solito, approfitto di queste occasioni di solitudine per incontrarmi con Severus, ma di recente è diventato alquanto sfuggente nei miei confronti e, al contempo, pare abbia legato con un paio di suoi compagni di Serpeverde, Avery e Mulciber, con i quali trascorre gran parte del suo tempo, sia dentro che fuori le aule di lezione, come ad essere certo di consolidare questa amicizia appena nata.

Ammetto che la cosa non mi entusiasma. Anzi, non mi piace affatto. Avery e Mulciber non godono di una gran fama qui a Hogwarts. Sono tipi loschi, poco raccomandabili, con strane idee per la testa.

D'altro canto, so quanto sia stato difficile per Severus integrarsi a scuola, soprattutto all'interno della cerchia snob della sua Casa, i Serpeverde, i quali ancora faticano ad accettare la sua presenza in mezzo a loro, a causa delle origini babbane di suo padre e del cognome anonimo che porta.
Perciò, mi sono costretta a starmene in disparte per il momento, osservando da lontano l'evolversi di quest'amicizia che è ben lungi dall'avere la mia approvazione.

Spero solo che il mio intuito si stia sbagliando questa volta e che Severus abbia realmente trovato qualche vero amico in quel covo di serpi dove il Capello Parlante lo ha assegnato.

Naturalmente, se dovessi accorgermi di qualcosa di sospetto, non mi tratterrò dall'intervenire. Non solo perché le mie responsabilità di prefetto me lo impongono, ma anche perché non voglio certo che Severus finisca nelle grinfie di devianti compagnie. Soprattutto di questi tempi, in cui un'ombra ignota, oscura sembra incombere minacciosa sull'intero mondo magico della Gran Bretagna.

Da qualche settimana ormai, le pagine della Gazzetta del Profeta sono invase da nefasti articoli nei quali si annunciano misteriose sparizioni, sia di maghi che di Babbani, e strani incidenti in cui pare coinvolto l'utilizzo delle Arti Oscure.

Si vocifera che dietro a tali eventi ci sia lo zampino di un mago malvagio, assai potente, il cui nome nessuno ha il coraggio di pronunciare, tanto è grande il terrore che suscita. Un mago la cui aspirazione pare essere la pulizia del mondo magico da coloro ritenuti indegni di possedere la magia. Ovvero, coloro che discendono da famiglie babbane. Persone come me.

Una muta paura ha iniziato a serpeggiare all'interno del castello; persino i professori appaiono preoccupati, benché tentino in tutti i modi di dissimulare la loro malcelata apprensione.

Gli unici che si mostrano indifferenti alle tragiche vicende citate sui giornali sono, immancabilmente, i Serpeverde. Molti di loro non si prendono nemmeno la briga di nascondere un certo compiacimento nel leggere tali atroci notizie. Del resto, le loro stesse famiglie elitarie, formate esclusivamente da maghi purosangue, hanno da sempre manifestato un evidente disprezzo verso i Babbani e i Nati-Babbani. Un disprezzo accuratamente tramandato ai loro giovani rampolli, che ora riempiono gli umidi e freddi sotterranei di Hogwarts.

Un pesante sospiro pieno di amarezza scivola fuori dalle mie labbra. Cerco di distrarmi e di pensare ad altro. È una splendida domenica mattina, troppo bella per sprecarla in lugubri pensieri e cupi presentimenti. Dopotutto, Albus Silente, nonché il Preside della scuola, è uno dei maghi più potenti al mondo. Sono certa che lui, insieme ai funzionari che lavorano al Ministero della Magia per garantire sicurezza e ordine all'interno della nostra società, sarà perfettamente in grado di proteggerci.

Rivolgo, quindi, la mia totale attenzione alle parole impresse sulle pagine del mio libro, lasciandomi trasportare in un'epoca lontana, intrisa di romanticismo.

Tutt'a un tratto, avverto addosso a me il peso di uno sguardo insistente. Quando, guardinga, emergo dalla mia piacevole lettura, trasecolo sul posto.

Sirius Black se ne sta in piedi di fronte a me, con una spalla mollemente appoggiata contro una colonna, fissandomi con aria incuriosita. I suoi occhi grigi sembrano brillare come stelle, irradiati dalla luce del sole, mentre un sorrisetto obliquo e vagamente impertinente gli si allarga sulla bocca.

Colta alla sprovvista, rimango un paio di lunghissimi secondi imbambolata, incapace di dire alcunché.

«Evans, non dovresti essere in tribuna con le tue amiche? So che stamattina la nostra squadra aveva gli allenamenti» mi domanda sornione.

«Le raggiungerò più tardi. Volevo prima dedicarmi un momento tutto per me.» spiego, cercando di apparire molto più disinvolta di quanto in realtà non sia.

Sirius annuisce comprensivo, come se condividesse pienamente il mio pensiero. Desiderosa di prolungare la nostra conversazione, mi affretto subito ad aggiungere:

«Tu, piuttosto, è strano vederti qui a bighellonare da solo, senza Potter e gli altri... Come mai non sei sugli spalti a fare il tifo al tuo compare?»

«Oh, James sopravvivrà senza di me per qualche ora. Inoltre, quando è in groppa alla sua scopa, il resto del mondo gli diventa indifferente» ridacchia, con fare affettuoso. «Nemmeno Peter e Remus sono andati ad assistere agli allenamenti. A dire il vero, stanno ancora ronfando belli beati nei loro letti. Io stesso mi sono alzato poco fa!»

«Avete fatto le ore piccole?» chiedo, insospettita.

«Può darsi» replica Sirius laconico.

«Spero non siate sgattaiolati fuori dal dormitorio di notte, dopo il coprifuoco!» esclamo indignata.

Sirius assume in risposta un'espressione assai seria.

«Assolutamente no, prefetto Evans!» ribatte con tono innocente.

Tuttavia, qualcosa nel suo sguardo da birbante mi suggerisce tutto l'opposto di ciò che ha affermato. Lo scruto a lungo, in silenzio, fingendo di soppesare la veridicità della sua frase.

«Farò finta di crederci, Black» sentenzio, infine, scuotendo la testa con velato disappunto.

«Molto generoso da parte tua» sghignazza Sirius, prima di scoccarmi un occhiolino capace di farmi arrossire all'istante. Per istinto, seppellisco il volto dietro le pagine del mio libro. Fortunatamente, Sirius pare non accorgersi del rossore che mi si è appena acceso sulle guance, mentre si affloscia a sedere sul muretto, accanto a me.

Sento un fremito di gioia espandersi nel mio cuore. A quanto pare, Sirius intende continuare la nostra inaspettata chiacchierata. È la prima volta che capita; in cinque anni che ci conosciamo, non abbiamo mai parlato veramente e, soprattutto, da soli.

Resto un paio di istanti muta, intenta a studiarne i lineamenti. Ammiro fugacemente il taglio fine del suo profilo, la linea perfettamente dritta del suo naso, i capelli scuri che gli ricadono sul viso, donandogli un'aria di distratta eleganza, degna del nobile lignaggio cui appartiene.

Mi chiedo come possa un solo ragazzo emanare tanto fascino. Mi chiedo anche se Sirius ne sia consapevole.
Ma certo che lo è, considero tra me e me; non c'è ragazza in questa scuola che non lo guardi con aria trasognata ogni volta che entra in una stanza o in un'aula e dubito che Sirius non se ne sia mai accorto.

«Che cosa stai leggendo?» la sua voce, bassa e un po' roca, mi riporta bruscamente alla realtà.

«Un libro che mia madre mi ha regalato per Natale» rispondo, cercando di nascondere il mio imbarazzo, «Mi piace molto. Peccato, però, che non abbia molto tempo libero da dedicare a letture personali, con tutti i compiti che i professori ci danno, gli impegni da prefetto... per questo non sono andata a vedere gli allenamenti della squadra stamattina. Volevo rilassarmi e leggere un po' per conto mio.»

Sirius mi ascolta con sincero interesse. È sul punto di dire qualcosa, ma si blocca all'improvviso; la sua espressione muta rapidamente, da sorridente e rilassata, adesso è tesa, granitica. Il suo sguardo argentato si assottiglia, fissando un punto oltre la mia spalla, dietro di me.

Non faccio in tempo a chiedergli cosa gli sia preso, che odo delle voci e un rumore di passi avvicinarsi.

Due studenti compaiono alla mia vista. Sono entrambi di Serpeverde a giudicare sia dai colori che indossano che dal modo altezzoso che hanno nell'incedere lungo il corridoio. Riconosco all'istante Maynard Nott, un ragazzo alto e bruno, con gli occhi scuri e gelidi come la notte d'inverno. È un prefetto del sesto anno e, nonostante il suo impeccabile curriculum scolastico, è noto per essere uno dei tipi più sgradevoli e perfidi dell'intera scuola.

Lo osservo sfilare davanti a me, arricciando il naso per il disgusto. Affianco a Nott, cammina un secondo ragazzo più giovane. È Regulus Black, il fratello minore di Sirius.

Da una prima occhiata, parrebbe la sua copia esatta, ma con alcuni errori intenzionali. Regulus Black è più basso rispetto a Sirius di qualche centimetro, e ha un fisico molto più minuto. Entrambi, però, hanno gli stessi occhi grigi e scintillanti, impenetrabili, le stesse labbra sottili, gli stessi zigomi pronunciati; i capelli di Regulus sono folti e scuri esattamente come quelli del fratello, e gli ricadono sulla fronte con la medesima eleganza.

Eppure, per quanto siano simili nell'aspetto, Sirius e Regulus mostrano caratteri e atteggiamenti quanto mai opposti. Serio e riservato, il più giovane dei Black sfoggia un cipiglio altero e snob, totalmente uguale a quello di sua sorella Alya Merope Black; come lei, possiede la stessa attitudine a trattare con sufficienza chiunque incroci il suo cammino. Ed esattamente come la sorella, nemmeno Regulus sembra andare particolarmente d'accordo con Sirius.

Per un fugace momento, lo sguardo freddo e imperscrutabile di Regulus incontra quello intenso e in allerta di Sirius. I due fratelli si guardano in cagnesco per due lunghissimi secondi, in silenzio, mentre una tensione densa, quasi palpabile, si dilata nei pochi metri che li separano. Dopodiché, il più giovane dei Black volta di scatto il viso, riportando la sua attenzione su Nott e i suoi discorsi, proseguendo dritto per la sua strada e ignorando bellamente la nostra presenza sul muretto.

«Quello era...» esordisco incerta.

«Mio fratello» conclude Sirius al posto mio, «È più giovane di me, ma un figlio di gran lunga migliore, come mi viene ricordato di continuo dai miei dolcissimi genitori».

Sirius ora parla con voce amara, asciutta, ogni traccia di allegria svanita. Incupito, fissa con occhi assenti il punto dove poco fa è apparso Regulus.

«Li odio tutti: i miei genitori, mia sorella, mio fratello, con la loro mania del sangue puro, convinti che essere un Black ti renda praticamente di stirpe reale... Che branco di idioti! Non mi sorprenderei se vedessi Alya o Regulus unirsi alle schiere di quei matti che sostengono la purificazione della razza magica».

«Stai scherzando! Sono i tuoi fratelli e, per quanto siano degli snob con la puzza sotto al naso, io non credo che...»

«Oh, andiamo, Evans, non hai visto abbastanza del comportamento di Alya e di Regulus qui a Hogwarts per capire che razza di maghi sono quelli della mia famiglia?» mi interrompe Sirius stizzito.

Ammutolisco, mordendomi per istinto il labbro inferiore. Vorrei poter rispondere con qualcosa che possa confutare ciò che Sirius ha appena affermato, ma non riesco a trovare le parole. Sospiro desolata, considerando dentro di me quanto Sirius debba soffrire per la situazione della sua famiglia.

«Tu, però, sei diverso...» mormoro rivolgendogli un vago sorriso, «Tu non sei come loro».

Ora è lui a restare in silenzio, puntandomi addosso uno sguardo vagamente stupito, velato di tristezza. Ma è una questione di un attimo. Sirius riacquista immediatamente un'espressione più distaccata; si passa le dita tra i capelli, le labbra increspate da un ghigno amaro.

«Be', diciamo che cerco di tenere alto l'onore dei Black a modo mio» replica, sforzando una risata che suona molto simile a un latrato.

Dopodiché, tace ancora, pensieroso.

Lo osservo assorta, provando nei suoi confronti un rinnovato trasporto che nulla ha che vedere con il suo aspetto affascinante. Vorrei dirgli che capisco bene come ci si sente a non essere accettati da qualcuno che dovrebbe amarti incondizionatamente; ad essere esclusi, ignorati da chi ha il tuo stesso sangue e che condivide il tuo stesso tetto. Apro la bocca e sono sul punto di parlare, di esprimere ad alta voce questi sentimenti, però Sirius mi anticipa:

«Che ne dici se andiamo a vedere come procede l'allenamento? Sai... prima di incappare in qualche altro brutto incontro...» propone, con vago sarcasmo.

Solleticata dall'idea di trascorrere qualche altro momento in sua compagnia, accetto di buon grado la proposta. Chiudo veloce il libro e lo metto via, inforco la bretella della borsa e mi avvio con Sirius verso il grande parco della scuola. Mentre camminiamo l'uno accanto all'altra, riprendiamo a chiacchierare del più e del meno. L'atmosfera fra di noi torna ad essere leggera, allegra. L'ombra cupa che gli ha adombrato il volto poco fa si è dissolta ed io non posso che esserne felice. Sorrido speranzosa all'idea che, magari, questo cambio d'umore sia stato possibile grazie a me.

«Ehi, Evans, non mi hai ancora detto come si intitola il libro che stavi leggendo prima» dichiara Sirius, interrompendo all'improvviso il flusso dei miei pensieri (e delle mie speranze).

«Orgoglio e Pregiudizio».

«Bene, me lo segno, così lo regalerò alla mia dolce mamma al suo prossimo compleanno».

«Mmm... non credo sia una buona idea... Da ciò che mi hai detto sulla tua famiglia, dubito che lo apprezzerebbe» ribatto desolata.

«E perché non dovrebbe apprezzarlo?» mi chiede Sirius, gettandomi un'occhiata interrogativa.

«Perché è un libro babbano» replico con semplicità.

La bocca di Sirius si allarga improvvisamente in un sorriso obliquo, da furfante.

«Allora è perfetto!» esclama, scoppiando a ridere di gusto.

È una risata pura, contagiosa, capace di infondermi un immediato buonumore. Una risata che, nel profondo del mio animo, vorrei poter ascoltare per sempre.

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