il ragazzo con l'orecchino di...

By -takashi

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sii uomo, taehyung. siediti e sorridi, taehyung. non piangere, taehyung, gli uomini non piangono. dove taehyu... More

mirror mirror on the wall
who's the fairest of them all?
boys gotta man up
men
pearl necklace
call me
diamonds
dream
doll
princess

home

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By -takashi

-non dar retta a jimin- aveva esordito jeongguk non appena erano rimasti soli, ma taehyung si limitò ad alzare le spalle.

-è un tipo okay- rispose. in fondo jimin era come lui, o forse come taehyung si ostinava ad essere, ma comunque la differenza era sottile.

-è...molto legato alle cose materiali e si diverte a prendere in giro quelli che non conosce, fa un po' il bullo a volte-

taehyung annuì a se stesso, lasciando che passasse qualche secondo prima di ribattere.
-gli somiglio più di quanto immagini. mi dispiace che ti stia antipatico, significa che se mi conoscessi penseresti lo stesso di me- parlò dunque, abbassando lo sguardo.

-no! no, cioè, non...mi sta antipatico, solo, mi da fastidio come ti ha trattato-- riprese jeongguk impanicato, ma il corvino l'arrestò.

-jeongguk, non ha fatto nulla di male; tu sembri più turbato di me- disse francamente, e allora fu proprio il moro a calare gli occhi.

-io...non sono turbato, ma si è fatto tardi. torniamo a casa?-

taehyung era bravo a leggere gli occhi, ma quando jeongguk li sollevò, non capì. non capì cosa ci fosse dietro, se un suo vecchio trauma, un momento passato, se fosse per jimin o per altro, se si trattasse di lui o del suo "complesso dell'eroe".

"daddy issues ha incontrato complesso dell'eroe" gli aveva detto namjoon. o almeno così taehyung credeva, era rimasto a fissare i suoi bicipiti. era stato piuttosto discreto, come se fosse stato un segreto o chissà cosa, ma ad ogni modo taehyung ci stava pensando troppo.

-torniamo a casa-

————

sistemare i tuoi vestiti, i tuoi cosmetici e tutte le tue cose in casa di uno strano sconosciuto un po' figlio dei fiori era davvero una cosa che non succedeva a chiunque, ma a taehyung andava bene così.

forse non aveva ancora la sua completa fiducia, ma taehyung pensava che stare lì con jeongguk fosse più sicuro per lui di rimanere a casa con suo padre.

sua madre sarebbe venuta a sapere della sua assenza non molto tardi, e taehyung voleva aspettare che suo padre finisse nei guai.

-dunque adesso il mio armadio è il tuo armadio- osservò jeongguk, rimanendo sempre dietro il cavalletto.

taehyung sedeva sullo sgabello, col suo pigiama e i riccioli un po' arruffati, visto che il più grande aveva deciso di continuare il quadro e il corvino non poteva dirgli di no.

-mhm-

jeongguk sbuffò una risata.
-vorrà dire che mi abituerò ai vestitini e ai fiorellini-

taehyung rimase fermo, ma gli ingranaggi nella sua mente cominciarono a girare. si mossero fino a riportare a galla un ricordo, che gli appesantì un po' il cuore, e non sapeva come né perché, ma qualcosa in lui lo spinse a parlare.

-è la prima volta che li appendo in un armadio-

la zazzera di capelli mori spuntò da dietro la tela per dargli un'occhiata.
-che intendi?-

-li tenevo sempre piegati nei cassetti o nelle scatole perché mio padre non doveva vederli-

-mi...dispiace di averti fatto pensare a questa cosa, fiore. stavo solo scherzando. sai che sei il benvenuto qui e se questo significa che dovrò dividere l'armadio con te, allora mi va bene. voglio che casa mia sia il posto dove non devi nasconderti e puoi essere te stesso, okay?-

-è tutto a posto, gguk-

jeongguk mise giù il pennello. e si alzò, trascinando il suo sgabello con sé per sedersi di fronte al corvino e guardarlo negli occhi, osservandoli in una maniera che fece avvampare il piccolo corvino, che non si spiegava il perché di quelle attenzioni improvvise.

-tu sei un po' come van gogh, fiore. questi occhioni...puoi vederci attraverso- taehyung non sappe se quelle parole fossero un complimento o meno, ma jeongguk gli afferrò con estrema delicatezza il mento, lasciando scorrere le dita sulla sua guancia, e taehyung le rimosse in un batter d'occhio quelle parole.
-le tue labbra. sono curvate all'ingiù. rendono ancora più entusiasmante l'idea di vederti sorridere-

————

quella cioccolata calda era più buona di qualsiasi piatto gourmet taehyung avesse mai assaggiato. con tanto di panna montata che sbucava dalla tazza.

la coperta che gli copriva le spalle lo scaldava come nessuna pelliccia l'avesse mai scaldato.

e jeongguk gli teneva compagnia più di quanto un qualsiasi damerino in giacca e cravatta fosse mai stato in grado di fare.

nel complesso era alquanto impensabile che al momento si trovasse sul divano di uno sconosciuto a bere cioccolata calda mentre guardavano quei film un po' dark del regista tim burton che jeongguk sembrava adorare.

taehyung non li aveva mai visti, effettivamente, ma si sentiva come emily.
dopo una vita di sofferenza condannata ad un'eternità di incompletezza, per poi vedere l'unico raggio di sole che aveva illuminato la sua esistenza post morte svanire davanti ai suoi occhi come ogni brillo di speranza.

guardò jeongguk di sottecchi, lo osservò addentare un chaltteok mentre fissava attento lo schermo del televisore, con un piccolo e spontaneo sorriso a decorargli il viso.

non c'era bisogno che jeongguk lo toccasse, non serviva alcun contatto fisico perché taehyung lo sentisse lì. realizzò di non aver mai provato qualcosa del genere sulla sua pelle.

nessun ragazzo gli era mai stato così vicino senza neanche toccarlo, senza guardarlo, senza baciarlo, senza stringere il suo corpo.

e taehyung si sentiva a posto, si sentiva a casa nonostante cheongdam-dong fosse ben lontano da lì, si sentiva al sicuro fuori dalle mura della sua camera da letto.

si fidava di jeongguk, nonostante i suoi vestiti non fossero fatti su misura da un sarto, nonostante il suo appartamento non fosse esattamente uguale a quelli dove si ritrovava a trascorrere la notte i sabato sera, nonostante si spostasse con una motocicletta e non con una limousine.

forse si fidava di lui proprio perché jeongguk non aveva nulla da perdere.

-tutto okay? non ti piace il film?-

taehyung alzò lo sguardo e strabuzzò gli occhi, jeongguk l'aveva colto alla sprovvista.
sorrise quasi d'istinto quando scorse un po' di crema dei chaltteok agli angoli della sua bocca.

-mi piace molto. volevo solo...volevo chiederti se potessi avere quei biscotti...-

-gli abbracci? bastava chiedere, fiore. te li prendo subito- rispose sorridente, alzandosi in men che non si dica e sparendo in cucina.

a jeongguk piacevano molto gli occhi di taehyung. quando li aveva visti per la prima volta erano scuri e spenti, due buchi neri, muti. e non voleva osare nel dire che quando aveva messo su quel piccolo sorriso, quegli spaventosi occhi da sirena non gli erano sembrati spenti come al solito.

era qualcosa di analogo al sublime dei romantici, qualcosa di immenso, infinito, dotato di un potere spaventosamente affascinante. che ti inquieta ma ti attrae. bello e terrificante.

-ecco a lei, maestà- esordì non appena tornò a sedersi, posando il pacco di biscotti sul magico vassoio trasformato in tavolino.

taehyung ne assaggiò uno in un lampo. poi un altro intinto nella panna, un altro ancora coperto di cioccolato.

si avvicinò timidamente al ragazzo al suo fianco, ed avvolse le braccia attorno alla sua vita. la sua parte nera.

-un abbraccio per un abbraccio-

————

jeongguk voleva vedere taehyung brillare, voleva vedere i suoi occhi illuminarsi, perché il grigio della sua aura non si addiceva ad una persona destinata a splendere.

forse in maniera anche un po' egoista, iniziava a desiderare di esserne lui la causa, o quantomeno di contribuire ad essa.

il corvino si era addormentato appiccicato al suo corpo, ed ora era fin troppo tardi, anche jeongguk stava iniziando ad accusare il sonno e la stanchezza.

per cui sollevò taehyung tra le sue braccia, lasciò che il suo capo riposasse tra il suo petto e la sua spalla, scrutando il suo viso come gli piaceva fare mentre le sue gambe si muovevano da sole verso la camera da letto.

labbra curvate all'ingiù, piccolo neo sotto al naso, lunghe ciglia che accarezzavano le gote un po' arrossate...sì, taehyung era arte. e jeongguk amava l'arte.

non appena raggiunse il suo letto, posò taehyung sul materasso, coprendolo con le lenzuola ed il piumone, per poi allontanarsi diretto verso il salotto.

tuttavia, la mano del bel corvino si avvolse attorno al suo anulare, tirando leggermente con le ultime forze che gli erano rimaste, ma nessuna parola oltrepasso le sue labbra.

ma jeongguk capì al volo, e con un sorriso sereno si infilò dall'altro lato del letto.

-'notte, gguk- soffiò taehyung, rigirandosi nel letto perché potessero stare faccia a faccia.

-sogni d'oro, fiore-

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