Laminae [SEQUEL di OPERA]

By Dragonfly_Ren

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***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclus... More

DOORS TO HEAVEN
1.1 A strange place called home
1.2 And you let her go
1.3 Colorblind
1.4 Bittersweet memories
1.5 Don't play with fire
1.6 Love is Colder than Death
1.7 Someone like you
1.8 Universal tongue
1.9 Guilty pleasure
1.10 Sadness is but a wall between two gardens
1.11 Spare parts
1.12 Know who you are
1.13 As long as you loved me
1.14 All water has a perfect memory
1.15 Dancing on the edge
FIX YOU
2.1 Gazing across the wasted years
2.2 How to save a life
2.3 Trouble in Paradise
2.4 Demons
2.5 Innocence lost
2.6 Trying to get back to where it was
2.7 Happy families are all alike...
2.8 Message in a bottle
2.9 Read your Tarots well
2.10 Back to black
2.11 In need of repair
2.12 Tower's Callin'
2.13 The Star
2.14 Falling slowly
2.15 The Moon
STAND MY GROUND
3.1 Time to call your bluff
3.2 Into the darkness
3.3 Come Hell or High Water
3.4 Excuse me while I kiss the sky
3.5 The Sun
3.6 Soul has weight
3.7 Hush, little baby, don't say a word
3.8 What lies beneath
3.9 What strength I have's mine own
3.10 The driving force of all nature
3.11 Judgement / The World
3.12 Chains of silver and chains of gold
3.13 All of you
3.14 Hopefully
I THINK WE'RE ALONE NOW
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò

3.15 Pigeons

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By Dragonfly_Ren

CHIUSE LE INDAGINI DEL ROGO DI FULHAM

Si concludono dopo tre mesi le indagini sul terribile incendio che, nella notte tra il 22 e il 23 settembre, ha distrutto la storica dimora londinese di Fulham Palace.

Gli inquirenti hanno escluso ogni possibile natura dolosa del rogo, probabilmente generato da un cortocircuito nell'impianto elettrico o da una fiamma lasciata accidentalmente incustodita.

Proseguono invece le ricerche per identificare le vittime della tragedia...

Raven ripiegò con estrema calma la pagina del Times, prima in un verso, poi nell'altro. Aveva letto già quello che cercava, tutte le altre notizie non avevano importanza.

Sistemò ordinatamente il giornale sul lato del tavolo, in linea con la tovaglietta sulla quale il cameriere aveva adagiato i tramezzini farciti e la coppa Martini ormai quasi vuota. Per qualche istante il suo sguardo si perse nelle macchie d'inchiostro che campeggiavano in cima alla carta. I caratteri tipografici erano semplici forme geometriche senza significato ai suoi occhi. La sua mente le aveva superate. Attorno a lui, il brusio ovattato e il via vai dello Skylounge erano stati respinti oltre un confine indistinto e indifferenziato, mentre la visione panoramica di Londra al tramonto forniva uno scenario immobile e discreto alle sue meditazioni.

Pensò che fosse accettabile, tornare per un'ultima volta a Fulham con la memoria. Ridisegnarne l'immagine di un tempo, completarla in ogni sua parte e poi metterla via in maniera definitiva.

Certo, molte cose erano andate diversamente da come le aveva immaginate o sognate, ma molte altre si erano rivelate, infine, altrettanto valide o accettabili. Di sicuro aveva perso la sua coroncina da Raven, come diceva Phoenix quando voleva punzecchiarlo. Non sarebbe più stato il principe ereditario di Fulham, come sembrava scritto nelle sue stelle fin da principio.

Be', poco male. In compenso essere sir Raven Alexis Williams-Bulkeley, sedicesimo baronetto Williams-Bulkeley di Penrhyn, ha un che di affascinante e sicuramente promettente. E le donne impazziscono!

Provò di nuovo a scandire quel titolo, pasteggiandolo tra le labbra. Si corresse mentalmente, come un bambino che sbaglia un'addizione: non titolo, ma nome.

Si chiese se mai avrebbe potuto spiegare la differenza a qualcuno. Prima aveva un nome che in realtà era solo un titolo. Finalmente aveva un titolo che era invece il suo primo, vero nome. E una delle pochissime persone al mondo che avrebbe potuto capirlo già non c'era più.

Era stata una meteora nella sua vita, quasi un incidente, suo padre. Forse sarebbe stato più gentile paragonarlo a un inizio e a una fine, dargli almeno la dignità di un cerchio perfetto che si chiude in sé, ma sapeva che quella era un'immagine successiva, costruita e impressa sopra la prima per rattopparla.

A ogni modo, l'aveva fatto: era tornato a... casa?

Era quello il modo giusto di definire quel posto che nemmeno ricordava, ma dove comunque era nato? Che poi tecnicamente fosse pure in Galles, e non in Inghilterra, era un dettaglio trascurabile che non era affatto necessario condividere con Phoenix.

Era riuscito comunque a raggiungere Baron Hill in tempo. Era stato parecchio bizzarro guardare quella figura fragile, malata, che non poteva ricordare e che stentava ad associare a se stesso. Chissà che impressione doveva avergli fatto lui, d'altro canto! Come avrebbe potuto, quell'uomo ormai poco lucido, accostare l'immagine di un bambino a quel giovane uomo che si era ritrovato davanti? Raven era pronto a scommettere che erano stati solo i capelli corvini, gli occhi grigi e quel suo aspetto da corvo tempesta che era appartenuto a generazioni di Raven a far sì che fosse subito accolto e riconosciuto.

Qualunque fosse la verità, aveva fatto tutto ciò che si richiedeva in una simile circostanza. Gli aveva tenuto la mano e gli era rimasto accanto fino alla fine. Aveva ascoltato senza troppa emozione le tardive richieste di perdono che chiunque in punto di morte arriva a invocare e, con la stessa grazia, aveva accettato di essere inserito nelle sue ultime volontà, come il figlio che era e che non era mai stato.

Quando la morte era scesa sulla tenuta, aveva provveduto alle esequie e a ogni altro triste e inevitabile compito. Infine aveva congedato la servitù e messo tutto in vendita. Per sé, oltre ai documenti che attestavano la sua identità e la sua eredità, non aveva tenuto che due cose: la foto sbiadita di una donna raggiante in abito da sposa e l'antico scialle lavorato che aveva donato ad Ailleann per Natale.

Londra era la sua nuova vita. O forse solo il secondo tempo della sua vita. Aveva ancora un paio di occasioni per scoprirlo. Tre o quattro carte buone in una mano di poker.

Una discreta apertura.

Sollevò gli occhi di metallo sulla cupola di St. Paul, li fece scorrere fino alla sagoma scura della London Tower. Aveva appena venduto la sua garçonnière. Anche quella era ridicolmente piena di ricordi che non gli erano utili. Stava trattando l'acquisto di un appartamento. Uno vero. Inavvertitamente la mano gli corse alla borsa da lavoro sistemata al suo fianco. Come se avesse voluto verificare che tutto fosse ancora al proprio posto o come se avesse voluto rassicurare se stesso che ciò su cui ragionava era vero e concreto, lasciò scivolare la mano all'interno. Estrasse il contenuto quanto gli bastava per controllarlo di nuovo: il contratto di vendita, la promessa d'acquisto, il libro che si portava sempre dietro. Scostò gli atti notarili per scoprirne una volta ancora la copertina, pur se la conosceva a memoria. Sfiorò con le dita le lettere impresse con eleganza sulla rilegatura antica: Magna Opera. Sorrise tra sé di qualche indicibile pensiero, poi spinse il volume e le carte al sicuro.

Appoggiò la guancia alla mano, il gomito al bordo del tavolo e si lasciò annegare nel blu polvere che macchiava il cielo. Forse era arrivato il momento giusto per l'ultimo drink prima di andare via.

"Chi l'avrebbe mai detto... Raven!".

Quell'esclamazione, a mezzo metro da lui, lo fece sobbalzare, risvegliandolo bruscamente e riportando in vita i rumori che gli brulicavano attorno, il tintinnare di bicchieri, le risate e il passo svelto dei camerieri di sala.

Si girò a cercare l'origine di quella sorpresa, il volto e le labbra che avevano scandito il suo nome con tanta piacevole grazia. Di fronte a lui una bellissima bionda, abito da cocktail blu notte, pochette Louis Vuitton, gambe splendide, décolleté a punta sfilata in tinta e una leggera abbronzatura che non poteva appartenere al suo stesso meridiano. Istintivamente si alzò in piedi e, mentre si spostava verso di lei, la sua mente fu attraversata da una subitanea rivelazione.

"Diane!", esclamò spiazzato dalla presenza di lei, ma compiaciuto dalla propria prontezza.

Il sorriso della donna si fece evidente nell'istante in cui fu certa che lui l'aveva riconosciuta.

"È una vita che non ci si vede", proseguì Raven con fare galante, mentre le sue iridi scandagliavano quella che era sempre stata per lui la piccola, graziosa ma del tutto trascurabile Diane.

Era sorprendente, quanto fosse cambiata. Quanto fosse diventata di colpo... interessante!

"Era abbastanza improbabile. Sono tornata da Los Angeles da poco".

"Los Angeles? Chi ti ha costretta a bere Whisky & Cola in mezzo agli yankee?".

Diane rise, portandosi una mano curata a sfiorare la bocca color ciliegia.

"Non sei cambiato affatto".

"Per la Corona, spero proprio di no!".

Lei si soffermò per un istante di troppo sulle labbra di lui, su quell'espressione divertita che non ricordava di aver visto spesso in quello che era stato il latin lover tenebroso del vecchio gruppo di amici. Si ricompose e tornò seria.

"Non ho avuto molte occasioni dopo la laurea, così a un certo punto ho accettato uno stage negli Stati Uniti e sono partita senza pensarci troppo. Ho lavorato nell'ufficio marketing di una casa di moda fino a quest'anno, poi l'azienda ha deciso di aprire un nuovo ufficio all'estero e voilà: direttore responsabile e welcome back, Old London!".

Lui lasciò scivolare uno sguardo lento sul suo viso e sul suo collo, come se vi stesse passando la punta di una piuma. Avrebbe potuto essere realmente interessato o meramente educato allo stesso tempo. Raven restava sempre un mistero per lei, in quel momento come sette anni prima. Solo che allora lo aveva direttamente assegnato alla categoria Inguardabili dal momento che era la cotta di Swan, e Swan era la sua migliore amica.

"Che mi racconti?", riprese. "Sempre a Londra? Non è cambiato nulla?".

"Sai cosa si dice di quelli come me, no?", replicò lui piegando le labbra in una smorfia maliziosa. "Tutti li vogliono ma nessuno li prende, quindi...".

Diane, però, non si mostrò per nulla impressionata. In quegli ultimi anni aveva avuto occasione di avere a che fare con un numero quasi imbarazzante di seduttori o di uomini che si credevano tali. Conosceva la categoria e, se Raven aveva voglia di giocare a quel modo, lei non aveva nessuna intenzione di cadere nella rete alla prima battuta. Si limitò a sollevare il sopracciglio e a scoccargli un'occhiata allusiva.

"O forse è vero l'altro detto", insinuò. "Chi troppo vuole, nulla stringe".

Lui si zittì e impiegò un attimo per incassare il colpo che non si era aspettato. Forse c'era davvero qualcosa di nuovo in quella ragazzina che non lo era più. Qualcosa che solleticò la sua istintiva curiosità e la sua ostinata attrazione nei confronti delle sfide.

"Posso offrirti qualcosa?".

Accennò al tavolo che aveva occupato fino ad allora in solitudine. Diane lanciò un'occhiata al bicchiere vuoto e al giornale, come se avesse voluto immaginarsi la scena, poi tornò a incrociare i suoi occhi.

"Stavo per andare, ma... perché no? Magari la prossima occasione sarà tra sei anni".

"Magari no", sorrise lui, facendola accomodare e tornando a sistemarsi di fronte a lei.

Si studiarono con interesse per qualche istante. Un sorriso lieve e seducente aleggiava sul viso di Raven mentre la osservava. Diane lo lasciò fare, con l'atteggiamento controllato di chi sa già come intende condurre la partita.

"Cosa prendi?", chiese lui, mentre sollevava la mano discretamente, facendo cenno al cameriere.

Il ragazzo li raggiunse subito, rivolgendosi alla signora.

"Un Daiquiri, grazie", rispose Diane, riportando lo sguardo su Raven. "È il mio preferito".

Lui si lasciò sfuggire una risata, mentre faceva cenno al giovane di portarne due.

"Perfetta...", mormorò soffocando il suo divertimento.

"Come, scusa?", si informò lei, appoggiando il braccio al tavolo e accorciando, in quel gesto, la distanza che li separava.

"Dicevo... perfetto! Perché non andiamo da me, più tardi? Sono un vero artista, a preparare Daiquiri".

__________________

Piccola nota personale/sentimentale: nella stesura originale di Laminae, Raven esclama "Per la Regina, spero proprio di no!".

Temporalmente gli avvenimenti di questo capitolo si collocano a dicembre 2022. Mentre li scrivevo, mesi fa, mai mi aveva sfiorato il pensiero che l'Inghilterra non avrebbe avuto più la sua Betty. Lei per me c'era, ci sarebbe sempre stata. Che importanza poteva avere se il tempo che stavo raccontando non era ancora nemmeno arrivato?

Quando ci ha lasciati, mi sono trovata nella necessità di dover quindi cambiare la frase. Ancora una volta la realtà ha superato la fantasia. Sia io che Raven ne siamo profondamente addolorati.

😔💛

P.S. La canzone di questo capitolo è, ovviamente, Pigeons di Yxngxr1. No, non ridete troppo, vi prego 😄 Io, Raven, non riesco mai a prenderlo troppo sul serio!

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