Laminae [SEQUEL di OPERA]

By Dragonfly_Ren

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***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclus... More

DOORS TO HEAVEN
1.1 A strange place called home
1.2 And you let her go
1.3 Colorblind
1.4 Bittersweet memories
1.5 Don't play with fire
1.6 Love is Colder than Death
1.7 Someone like you
1.8 Universal tongue
1.9 Guilty pleasure
1.10 Sadness is but a wall between two gardens
1.11 Spare parts
1.12 Know who you are
1.13 As long as you loved me
1.14 All water has a perfect memory
1.15 Dancing on the edge
FIX YOU
2.1 Gazing across the wasted years
2.2 How to save a life
2.3 Trouble in Paradise
2.4 Demons
2.5 Innocence lost
2.6 Trying to get back to where it was
2.7 Happy families are all alike...
2.8 Message in a bottle
2.9 Read your Tarots well
2.10 Back to black
2.11 In need of repair
2.12 Tower's Callin'
2.13 The Star
2.14 Falling slowly
2.15 The Moon
STAND MY GROUND
3.1 Time to call your bluff
3.2 Into the darkness
3.3 Come Hell or High Water
3.4 Excuse me while I kiss the sky
3.6 Soul has weight
3.7 Hush, little baby, don't say a word
3.8 What lies beneath
3.9 What strength I have's mine own
3.10 The driving force of all nature
3.11 Judgement / The World
3.12 Chains of silver and chains of gold
3.13 All of you
3.14 Hopefully
3.15 Pigeons
I THINK WE'RE ALONE NOW
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò

3.5 The Sun

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By Dragonfly_Ren

Swan tagliò il giardino a grandi falcate, ignorando del tutto la caviglia che urlava di dolore a ogni passo. Era talmente furiosa per ciò che era appena accaduto da non badare nemmeno all'acqua, al freddo, al fango. Aprì con un gesto rabbioso l'ingresso e se lo richiuse alle spalle.

Quel repentino cambio di scenario la sorprese. Non c'era più l'acqua a bagnarla e il rumore scrosciante della pioggia le giungeva ovattato. Era sparito anche il vento che faceva gelare. Si ritrovò nella penombra di un ingresso silenzioso e deserto. Appoggiò la schiena alla porta e si impose di calmarsi. Non sarebbe stata di nessuna utilità se si fosse precipitata dentro senza prima ragionare. Chinò il capo e si appiattì ancor di più contro la superficie lignea, che sembrava l'unica capace di tenerla ancora in piedi.

Eagle era riuscito a farle paura, anche se le riusciva difficile associare proprio a lui quel sentimento. Allo stesso tempo, non riusciva a non tormentarsi all'idea di quanto fosse lontano dal vero. Talmente lontano che lei non avrebbe saputo da dove cominciare per riuscire a spiegargli cosa era davvero accaduto, quella notte.

Raven, in effetti, non si vantava a sproposito: era veramente bravo a comprendere le donne. Aveva capito alla perfezione cosa le stesse passando per la testa. Perfino quando si erano baciati e si erano rotolatati sul divano in quel momento di totale irrazionalità, lui non aveva perso il suo proverbiale fiuto: lei non lo amava.

Voleva solo sfuggire a una realtà che non le piaceva, costruendosi un'alternativa a modo suo, così come aveva sempre fatto. Un mondo in cui Raven avrebbe potuto adorarla come lei sognava e come Eagle si era stancato di fare. Qualcosa di caotico e indeciso in cui annegare i dubbi e le perplessità senza doverli affrontare.

Ultimo, ma non meno importante: era alla ricerca di un valido motivo per sentirsi indegna. Perché, senza aver fatto mai nulla di male, in tutti gli anni passati con Eagle aveva sempre avuto l'impressione di non poter eguagliare il suo amore. Non le importava che lui ripetesse di essere felice fino allo sfinimento: lei continuava a sentirsi quella sbagliata. Se avesse passato la notte con Raven, e senza nemmeno la scusa di amarlo alla follia a giustificarla del suo gesto, avrebbe finalmente dato fondamento e sostanza a quel sospetto.

Raven, invece, aveva preferito svegliarla e tirarla fuori da quello stupido inganno. La sua lucidità l'aveva spinta a guardare con occhi diversi la situazione in cui si era cacciata. Cercando di riparare ai propri passati errori, le aveva fatto credere che non tutto era perduto, che esisteva un modo per salvarsi. Evidentemente non era bravo a capire gli uomini quanto le donne, dal momento che ogni tentativo di Swan di recuperare la storia con Eagle si era rivelato un clamoroso fallimento. Quando aveva provato a confidarsi con lui, si era sentita rispondere che era troppo tardi. E quando aveva scelto di essere sincera, lui le aveva addossato la responsabilità di qualsiasi cosa la sua immaginazione gli aveva infilato in testa, senza nemmeno chiedere una spiegazione.

Non se lo meritava. A conti fatti, sarebbe stato meglio dire una bugia.

Aprì gli occhi di colpo. Qualcosa di gelido le stava attraversando le dita: stava perdendo il controllo, e non era quello il momento per farlo. Doveva trovare Ailleann nel minor tempo possibile. Si concentrò su quel pensiero e i sottili serpentelli si prosciugarono all'istante, poi si infilò nel corridoio e si diresse verso il foyer.

֍

L'aveva lasciata andare.

Non poteva negare di aver provato un piccolo dolore, guardandola salire le scale. Non poteva negare di aver chiesto a qualche angelo di badare a lei, dal momento che lui non poteva più farlo. C'era rimpianto, e c'erano sgomento e angoscia nei suoi occhi verdi. Perché erano arrivati fino a quel punto senza che lui fosse stato capace di cambiare nulla. Senza che lui fosse stato in grado di proteggere davvero coloro che amava.

Quel pensiero lo faceva sentire vuoto e, in quello spazio lasciato libero dal cuore, le fiamme prendevano stanza con agilità, senza freno, facendogli desiderare di trovare una fine qualsiasi a quella storia.

Quando Ailleann fu sparita dalla sua vista, Phoenix si guardò un istante attorno. Aveva quasi raggiunto il foyer. Non esisteva più nessuna via di fuga se non quella che avrebbe risparmiato. Come un Azrael terribile e indifferente, aveva sigillato ogni porta, trasformando lentamente la casa in una gabbia.

Non aveva incontrato nessuno nel suo cammino e nessuno lo aveva fermato.

Decisamente troppo facile. 

Da quell'evidenza, Phoenix comprese che lo stavano aspettando. Sapevano che era lì e forse si erano riuniti proprio per affrontarlo. Sperò con tutto il cuore che non fossero armati. Non avrebbe saputo come contrastare una pistola. Eagle poteva deviare la traiettoria di una pallottola, Raven poteva destabilizzare il tiratore facendo tremare il terreno e Swan poteva costruire un muro d'acqua che rallentasse il colpo. Lui, invece, non aveva mai pensato a come evitare una minaccia del genere.

La Sala Grande era ormai a pochi metri. Gli sembrò ironico che quella stanza, dove il suo incubo era cominciato, fosse anche quella che avrebbe ospitato l'ultimo atto della tragedia.

Un guizzo rovente e rossastro cominciò ad arricciolarsi attorno alle sue braccia. Si fermò un istante, chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Certo, quello che aveva ipotizzato di fare era piuttosto inusuale per lui.

Più una scena alla Raven, in effetti.

Ironico da parte sua, ma era la sola idea che gli fosse venuta in mente. La sola che potesse fargli guadagnare tempo. Non per sé, ma per Ailleann.

֍

Ailleann salì le scale con cautela, i sensi tesi come corde di violino, il cellulare con le immagini inviate da Raven stretto in mano come il filo di Arianna.

A ogni fruscio, a ogni riflesso improvviso si arrestava trattenendo il respiro. Che avrebbe fatto se si fosse trovata qualcuno di fronte? Come avrebbe dovuto comportarsi? La pioggia che rumoreggiava contro i vetri non le era di nessun aiuto. La faceva sospettare e fermare a ogni passo, impedendole di formulare un qualsiasi piano.

Dopo essersi separata da Phoenix, si era diretta immediatamente al piano superiore. Restare dabbasso non sarebbe servito a nulla. Se Charles si trovava ancora con quegli uomini, in una delle sale di rappresentanza o in uno dei luoghi di riunione, suo marito lo avrebbe senz'altro trovato. Lei doveva accertarsi che non fosse stato portato altrove.

Scivolando lungo il corridoio apparentemente deserto, cominciò a controllare una a una quelle che sembravano a tutti gli effetti delle camere da letto, anche se era quasi impossibile stabilire se fossero realmente utilizzate o semplicemente a disposizione di possibili ospiti.

Riconobbe immediatamente quella che doveva essere di Raven, perché il lieve odore agrumato del suo Taylor of Old Bond Street da collezione aleggiava ancora nell'aria e perché era la sola che, pur nel suo perfetto ordine, rivelava pile di libri e vestiti sistemati qua e là. Un paio di altre camere mostravano segno di essere state in qualche modo vissute, seppure con minore costanza; altre invece erano chiuse a chiave. Ailleann provò a poggiare l'orecchio sul legno delle porte e a sbirciare il sottile spazio in basso, ma la totale assenza di un rumore o di un filo di luce la convinsero subito che non occorreva perdere altro tempo in quella parte della villa.

Studiò una volta ancora la mappa della casa. Non le restavano che due piani: quello al di sopra della sua testa e una specie di seminterrato, che però non aveva uno schema chiaro quanto il resto delle piantine. Mise via l'apparecchio e si diresse nuovamente verso le scale.

֍

Eagle lasciò che il vento gli scorresse addosso. Le palpebre socchiuse, il viso sollevato a farsi inondare dalla pioggia, le braccia lievemente aperte e staccate dal corpo, si era affidato del tutto all'energia che lo stava trapassando.

"Saevite!", ordinò alle correnti con calma sovrannaturale.

I turbini accelerarono, si fecero più tempestosi, si sollevarono ruggenti a sfidare il cielo e le sue lacrime. Come Prospero il Mago, Eagle si abbandonò alla selvaggia poesia della tempesta, modellando l'Aria secondo i suoi desideri.

Era elettrizzante e sfiancante allo stesso tempo, perché non era preparato all'idea di doversi occupare di quel compito da solo. Era arrivato fin lì pensando che avrebbe avuto Swan al suo fianco. Sapere di poter contare su un bilanciamento delle loro due forze era consolante.

Non era andata come aveva immaginato, ma non avrebbe comunque rinunciato a perseguire i suoi intenti. Da un momento all'altro, Phoenix avrebbe potuto dare fuoco alla villa. Il compito che si era assegnato fin dall'inizio gli apparve allora in tutta la sua cristallina chiarezza e Eagle comprese che gli era più caro di qualsiasi altro pensiero.

Gli sarebbe occorsa tutta la forza in suo possesso perché quell'incendio restasse circoscritto a quel luogo, ma non si sarebbe tirato indietro: avrebbe fatto di Fulham l'occhio del ciclone.

"Torquēte!", esclamò secco e violento, come la forza che intendeva imprimere al movimento circolare delle sue mani, che iniziarono a disegnare un cerchio nell'aria.

I venti attorniarono l'edificio, rincorrendosi impazziti come ragazzini sfrenati, urlando sempre più forte, man mano che il loro moto li portava ad accavallarsi l'uno sull'altro. Eagle cercò un equilibrio di forze che gli consentisse di proseguire allo stesso ritmo.

Doveva mantenere quella rotazione costante e allo stesso tempo risparmiare al massimo le energie per essere capace di prolungarla fin quando fosse stata utile. Sapeva come farlo, solo non era sicuro di riuscirci davvero in quel momento. Perché avrebbe dovuto liberare la mente da ogni pensiero, il cuore da ogni affanno. Doveva librarsi, lasciarsi portare dal vento. Lui amava quella sensazione, ma il dolore che si portava addosso come un mantello sembrava fermamente intenzionato a non mollarlo. Lo teneva stretto, ancorato a terra, tarpandogli le ali.

Cominciò a lottare contro l'oscurità che si ostinava a schiacciarlo, con tanta tenacia che il suo viso si contrasse e le lacrime gli bagnarono le ciglia già inondate di pioggia.

"Renovabitur ut aquilae", recitò a denti stretti, e quella volta l'ordine che impartì non era destinato al vento, ma a se stesso.

Si lasciò precipitare nelle spire delle sue sensazioni primarie e, senza timore, si lanciò in picchiata nella profondità della sua anima.

Fu un salto spaventoso per Eagle, che lo sospinse oltre il limite umano del terrore, della sofferenza e dell'amore, ma alla fine si sentì afferrare e riportare in alto. Qualcosa in lui, la sua forza vitale, lo aveva risollevato e lo stava guidando, esattamente come le correnti sostengono le infinite tratte migratorie degli uccelli.

Perse ogni contatto con il suo corpo, che continuava a respirare e ad agire sotto il temporale come un automa perfettamente addestrato, e nel medesimo istante si staccò da ogni dubbio e da ogni paura. Riuscì a percepire solo un immenso benessere che lo attraversava e lo legava a sé. Gli sembrò di poter correre sulle nuvole, inseguendo i cirri dispettosi come un bambino rincorre un palloncino.

Era bianco, era ghiaccio sulle cime innevate dei monti e sentiva il grido delle aquile.

Era tutti i colori dell'arcobaleno, mentre tagliava in volo il tumulto di una cascata.

Era libertà assoluta.

Era tutta la bellezza che lui aveva inseguito, sospirato, accarezzato.

In quel pensiero, Eagle trovò infine il suo equilibrio.

Il turbine di venti si era stabilizzato in un vortice perfetto, né troppo fiacco né troppo violento, e avvolgeva l'intera Fulham come un bozzolo di seta.

__________________

NOTE E SOUNDTRACK:

Anche in questo caso la formula che Eagle utilizza per evocare il suo potere primario è tratta dalla Vulgata (Salmo 102 di Davide): Renovabitur ut aquilae, ovvero [Egli] Sarà rinnovato come aquila. L'aquila, nell'iconografia classica e medievale, è l'animale per eccellenza che unisce la Terra al Cielo. Simboleggia quindi la resurrezione dell'anima, che si libra in volo verso la salvezza.

A volta bisogna trovare la forza di credere in se stessi, nel proprio obiettivo e nelle proprie speranze. Anche quando la vita presenta mille ostacoli da affrontare. Anche quando sembra che il mondo ci stia cadendo addosso. Anche quando pensiamo di non avere abbastanza energie. E riuscire a benedire il bene e il male insieme, cantando per la gioia e cantando per il dolore, perché entrambi questi opposti ci sono necessari.

Questo è il brano che accompagna l'ultima scena, di Eagle e della sua tempesta perfetta: Dream on degli Aerosmith (qui nella cover dei Blacktop Mojo).

"Every time that I look in the mirror
All these lines on my face getting clearer
The past is gone
Oh, it went by like dusk to dawn
Isn't that the way?
Everybody's got their dues in life to pay

I know nobody knows
Where it comes and where it goes
I know it's everybody's sin
You got to lose to know how to win
Half my life's in books' written pages
lived and learned from fools and from sages
You know it's true
All the things come back to you

Sing with me, sing for the year
Sing for the laughter, and sing for the tear
Sing with me, if it's just for today
Maybe tomorrow, the good Lord will take you away

Dream on, dream on, dream on
Dream until the dream comes true
Dream on, dream on, dream on
Dream until your dream comes true"

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