Love Me (Twisted Wonderland x...

By Ojhawa

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Una raccolta di oneshot Twisted Wonderland Characters x Female! Reader. Sono presenti diversi generi, trovat... More

Informazioni importanti
Anche un senpai può sbagliare (Trey) 🌸
Inconsapevolmente eroina (Jamil) 🌸
Ad alcuni umani piace (Malleus) πŸ”ž
Chi è la bella, chi è la bestia (Vil) 🌸
Reciproco consenso (Ruggie) πŸ”ž
È nata una nuova gamer? (Idia) 🌸
Spero che un giorno tu possa essere felice (Lilia) πŸ’§
La tipica giornata del cacciatore (Rook) 🌸
Dispersi nel deserto (Leona) 🌸
La mela e il lampone (Epel) 🌸
Intrappolati in una scatola di vetro (Sebek) 🌸
Appuntamento non-appuntamento (Cater) 🌸
Sessione di cucina (Trey) 🌸
Il bigliettino (Jack) πŸ”ž
Voglio farti mia (Jamil) πŸ”ž
Buon Compleanno, Vil (Vil) 🌸
Simile a una fata (Leona) 🌸
Solitudine β˜€οΈ
Gao-Gao Drakon-kun β˜€οΈ
Debole e caldo come un fiammiferoβ˜€οΈπŸ’§
Buongiorno con Rook (Rook) πŸ”žπŸŒΈ
Alla ricerca dello zio perduto β˜€οΈ
Distrailo (Jamil & Kalim edition): info e introduzione πŸŒΈπŸ”ž
Distrailo (1): Nella stanza di Jamil πŸ”ž
Distrailo (Epilogo): La mattina dopo 🌸
L'intervistatore sbagliato (Leona) 🌸
Buon Compleanno, Prefetto (Malleus) πŸ’§πŸŒΈ
Basta solo un sorriso β˜€οΈ
Tutto solo un sogno? (Deuce) 🌸
Le conseguenze di quella notte (Jamil) πŸ”ž
Profumo di amore e tranquillità (Azul)🌸
L'unico che puΓ² dominare (Sebek) πŸ”žπŸŒΈ
Kiss in the snow (Epel)🌸
Un canto lontano (Cater) πŸŒΈπŸ’§
Antistress (Trey) πŸ”ž
Non piangerΓ² (Malleus) πŸ’§
Quindi questo è l'amore? (Floyd) 🌸
Sweet taste (Jade) πŸ”ž
Nelle stelle β˜€οΈ
L'ultimo che resiste (Jamil) πŸ”ž
Appuntamento all'alba (Jack) 🌸
Grim πŸ’§
È solo un amico (Deuce) πŸ’§
Cuddles (Kalim) 🌸
La ragazza del Night Raven College (Neige) 🌸
Dead Girl Walking (Ace) πŸ”ž
Sbagliato (Riddle) πŸ’§
Colpa delle stelle (Deuce) 🌸
Pensieri felici (Jamil) 🌸
Ho scelto il mio veleno e sei tu (Vil) πŸŒΈπŸ’§
Bella Addormentata (Silver) 🌸
Doccia (Rook)🌸
Profumo (Leona) πŸ”ž
Finalmente (Ruggie) 🌸
Torta al cioccolato (Trey)🌸
Sintomi non chiari (Ortho/Idia) 🌸
Ready Player 1 (Idia) πŸ”ž
Lust (Divus Crewel) πŸ”ž
Buongiorno con Lilia (Lilia) πŸ”ž
Allora mi sposi? - Avevi promesso... (Ruggie) πŸŒΈπŸ’§
Allora mi sposi? - ... e te ne sei ricordato (Ruggie) 🌸
Allora mi sposi? - ... e te ne sei dimenticato (Ruggie) πŸ’§
Haunted House β˜€οΈ
Mea Culpa (Rollo) πŸ”ž
Inconveniente (Rollo) 🌸
Buon Compleanno, Rook (Rook) 🌸
Un passo più vicino (Jack) 🌸
I See You (Rook) πŸ”ž
Creiamo dei bei ricordi insieme β˜€οΈ
Nei dormitori (finali) β˜€οΈ
Casa (Lilia) πŸ’§
Wrong door (Vil) πŸŒΈπŸ”ž
La missione (Jade) 🌸 (πŸ”ž)
Tuo (Epel) 🌸
Ready Player 2 (Idia) πŸ”ž
Sentore di qualcosa di piΓΉ (Azul) πŸ”ž
Telefono dal filo spezzato (Deuce)πŸ’§
Fly (Malleus) 🌸
Cicatrici (Rook) πŸŒΈπŸ”ž
Generale (Lilia)
Lettera da un ammiratore (Silver) 🌸
Distruzione (Rollo) 🌸 (πŸ”ž?)
Touch-starved (Floyd) πŸ”ž
Touch-starved - What if (Floyd) πŸ”ž
Round 1 (Trey) πŸ”ž
First Night (Silver) πŸ”ž
Vietato danneggiare lo staff (Fellow) πŸ”ž
Bacio a mezzanotte (Lilia) 🌸
Giochi in famiglia β˜€οΈ
Ancora un po' (Malleus) 🌸
Filo rosso (Gidel) 🌸
Punishment (Riddle) πŸ”ž
'Cause you make me feel right β˜€οΈπŸ’§
Quid pro quo (Vil) πŸ”žπŸŒΈ
Odore (Leona) πŸ”ž

Distrailo (2): Nella stanza di Kalim πŸ”ž

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By Ojhawa

Note: ricordati che la protagonista di questa parte è MC1, che verrà segnata come (Y/N).


Scarabia era insolitamente silenziosa quella sera. Al contrario delle sue previsioni, in pochi si erano riuniti nella sala principale a chiacchierare, come sapeva succedeva ogni giorno, e (Y/n) non sapeva dire se fosse una buona cosa o una cattiva. Poteva essere positiva perché voleva dire che non rischiava che qualcun altro diverso da Jamil potesse andare alla ricerca di Kalim, negativa perché ci sarebbe stato più silenzio. Ma il sapere che la camera del ragazzo era insonorizzata la rassicurava. Il canticchiare leggero che stava producendo rimbombava per i larghi corridoi fino a quando non arrivò davanti alla suddetta camera. Bussò felice e aspettò. Da dentro sentì Kalim dire un ovattato "arrivo!" che probabilmente era stato urlato.

Aprì la porta già sorridendo, ma, quando vide la sua ragazza, si allargò ancora di più.

«Ah! (Y/n)! Sei venuta a trovarmi!», esclamò entusiasta, buttandosi subito contro di lei per stringerla in un forte abbraccio.

Tutti, nell'intera scuola, ma ancora di più nel dormitorio, si chiedevano come avessero fatto a finire insieme. Kalim dava l'impressione di una persona troppo pura e innocente persino per innamorarsi, anche solo pensarlo mentre baciava qualcuno sulle labbra faceva strano. Quando lui e (Y/n) si erano presentati nella sala comune mano nella mano, dicendo di essersi fidanzati, erano rimasti tutti a bocca aperta e la notizia fece il giro della scuola in poco tempo, anche fra i più disinteressati al gossip. La stessa (Y/n) lo trovava troppo innocente, non per dei baci, ma per quello che sarebbe venuto dopo, per quello che aveva intenzione di fare nella serata, motivo per cui aveva deciso di indirizzarlo lei.

«Volevo stare un po' con te», ricambiò l'abbraccio come meglio poteva, essendo stata incastrata fra le sue braccia.

«Vieni dentro, così possiamo parlare un po'». L'espressione che le rivolse era tanto tenera e innamorata, mostrandole con gli occhi quanto stava desiderando di poter rimanere da solo con lei, seppur la sua idea era quella di parlare della giornata. Tirò dentro la ragazza, prendendola per mano e incastrando le dita fra di loro, potendo così chiudere la porta alle spalle. La trascinò verso la panca piena di cuscini, invitandola tacito a sedersi, poiché era troppo impegnato con la bocca a raccontarle della fantastica, a detta sua, giornata. A (Y/n) non sembrava così tanto fantastica, ma trovava piacevole ascoltarlo e non poteva smettere di sorridere. Con lui sorrideva in continuazione, era semplicemente il raggio di Sole della sua vita. Era così catturata dai suoi discorsi che stava quasi dimenticando la vera ragione per cui era lì. Prima che le passasse di mente decise di agire, incoraggiata dall'odore, seppur tenue, di lavanda che sentiva nell'aria. Voleva dire che aveva seguito il consiglio di accendere le bacchette e probabilmente l'aveva fatto ogni giorno, quindi doveva facilitarle almeno un po' il lavoro. Suppose che non fosse molto forte per via dei grandi finestroni aperti sul cortile del dormitorio, che permettevano un continuo arieggiamento della stanza.

«Kalim? Non mi hai salutato con un bacio, oggi», mise il broncio, interrompendo il suo parlare continuo. Lui rimase sorpreso dalle parole, notando solo allora che aveva ragione.

«L'avevo dimenticato», rise, ma continuava ancora a non avvicinarsi per accontentarla, perciò fu (Y/n) a buttarsi sulle labbra, tirandolo per i lembi della giacca della divisa. Ancora si chiedeva come mai Kalim ci mettesse sempre così tanto per ricambiare, ma dopo un primo momento, chiudeva gli occhi e si lasciava trascinare, cercando di soddisfarla come meglio poteva. All'inizio faceva proprio schifo. Credeva che per dare un bacio bastasse solo poggiare le labbra su quelle della persona che si amava, ma dopo il primo, quando (Y/n) gli chiese perché non l'avesse ricambiato nonostante avesse detto poco prima che le piaceva, venne a sapere che il bacio ha dei suoi movimenti particolari da fare dopo il primo contatto. Meno male che aveva incontrato Lilia e gli aveva insegnato come funzionava, mettendo, poi, in pratica le sue parole ed esercitandosi sbavando sullo specchio del bagno e facendo arrabbiare Jamil un sacco di volte, poiché si ritrovava costretto a ripulire. Ora si riteneva almeno capace di ricambiare adeguatamente, sperava solo di essere accettabile per lei. Voleva darle tutto, persino la luna se gliel'avesse chiesta, sentirsi incapace di accontentarla con qualcosa di così semplice e personale lo faceva sentire in colpa.

«Mmmh, (Y/n)», mugugnò nel momento in cui si staccarono per riprendere fiato. Gli bastava così poco per sentire già la mente annebbiata. Manteneva gli occhi socchiusi e nella sua visione la ragazza era una apparizione angelica. (Y/n) sapeva che avrebbe dovuto sfruttare al meglio quel torpore in cui si trovava, per poter andare subito dritta al punto che voleva. Stava per rituffarsi sulle labbra, ma un moto di paura la fece tirare indietro, permettendo così a Kalim di rinsavire. «Mi è piaciuto questo bacio», arrossì abbassando gli occhi in imbarazzo.

«Ne vuoi un altro?». (Y/n) si era già pentita di non aver sfruttato la situazione precedente e voleva cercare di spingere di nuovo nella direzione desiderata. Era determinata ad arrivare al suo scopo, solo che le bastava guardarlo in faccia per perdere l'audacia. Si sentiva crudele, come se lo stesse ingannando tentando di accenderlo a livello sessuale, tanto che persino degli innocenti baci le sembravano cattivi. Dopo aver posto la domanda si era sentita subito di nuovo in colpa, sperava quasi che le rispondesse di no.

«Ah! Io...», la guardava diventando sempre più rosso. Poteva essere passato tanto tempo, ma non si abituava mai al livello di intimità che c'era fra due amanti come lo erano loro due. «...Sì», le sorrise sornione, convinto che l'avrebbe fatta felice, oltre a volerla sentire più vicina.

(Y/n) lo accontentò, avvicinandosi di nuovo e approfondendolo più del primo, mordicchiandogli il labbro con delicatezza e inserendo la lingua nella bocca. Kalim mugugnò rumorosamente, inclinandosi un po' all'indietro senza che se ne accorgesse. (Y/ n) non si volle staccare e venne trascinata appresso, ritrovandosi per metà su di lui. Sentì le dita del ragazzo strisciare fra i capelli, incastrandosi con le ciocche, tirandole di riflesso, come se voleva aggrapparsi a qualcosa.

Quando si allontanò, Kalim aveva il viso rosso e la bocca aperta. Un rivolo di saliva gli scendeva da un lato e il petto si alzava e abbassava a un ritmo più veloce del normale. (Y/n) si sentiva dilaniare in due vedendolo in quello stato: da un lato voleva saltargli addosso, dall'altro si sentiva in colpa a sfruttarlo per i suoi scopi. Quest'ultimo sentimento era più forte del primo e con uno scatto si alzò.

«Non ce la faccio», disse mentre si allontanava da lui, lasciandolo perplesso e confuso.

«Ho... fatto qualcosa di sbagliato?», le chiese smarrito, vedendola andare avanti e indietro fra lui e la porta, come se fosse indecisa se andarsene o rimanere, la testa china verso il pavimento, evitando in ogni modo di guardarlo. Si accorse della saliva che gli colava dalla bocca al mento e si asciugò con il dorso della mano, senza distogliere gli occhi dall'inconcepibile andirivieni.

(Y/n) ci mise un po' a rispondergli, alla ricerca delle parole giuste e soprattutto del coraggio per ammettere che la sua visita non era così innocente come poteva pensare. Tutti quei preparativi, tutte quelle settimane a programmare e poi, una volta davanti a lui, in perfetta posizione, ritrovarsi a non avere l'audacia di farlo. Lo amava troppo per permettersi di sfruttarlo per uno scopo così egoistico, si sentiva davvero crudele a usarlo per avere del sesso, anche perché non era quello ciò che cercava. Lei voleva avere un rapporto sincero, una prima volta insieme alla persona che amava, in armonia con lui e con il suo totale consenso. Continuare quello che stava facendo era davvero deplorevole, non poteva farlo.

«Kalim», cominciò fermandosi a pochi metri da lui, ma senza incontrare il suo sguardo, «io ti amo tantissimo», dovette alzare una mano per fermarlo all'istante, avendo notato con la coda dell'occhio che aveva già aperto la bocca per risponderle, «ma io voglio andare oltre nella nostra relazione. Io voglio fare l'amore con te, perdere la verginità con te e tutta quella roba. Ero venuta qui per questo, ma non me la sono sentita di nascondertelo ancora».

(Y/n) continuava a fissare il pavimento, non avendo il coraggio di guardarlo. Si ritrovò costretta a farlo nel momento in cui Kalim la chiamò, incuriosita dal suo tono soffice e quasi privo di emozioni. Aveva le guance rosse e gli occhi cremisi erano lucidi. Lo fissò senza parole.

«Va bene»;

«Va bene cosa?», chiese non capendo, scuotendo la testa;

«Se è questo quello che vuoi, va bene. Posso farlo». Abbassò la testa, distogliendo gli occhi da lei e incastrandoli in un punto indefinito del pavimento, troppo imbarazzato per poter sostenere il suo sguardo. Il rossore aveva raggiunto le orecchie e ora sentiva una irrefrenabile voglia di ridere per alleviare il disagio, ma si limitava a sorridere languido, semi nascosto dal tessuto della fascia che gli circondava il collo.

«Davvero?», gli chiese ancora, incredula. Kalim, in risposta, annuì soltanto. «Guarda che se non vuoi non importa, posso aspettare», cercò di rassicurarlo, ma lui si voltò a guardarla con un'espressione che non gli aveva mai visto fare prima.

«No, voglio farlo! Se è questo quello che vuoi, io voglio farlo! Ti darei tutto, desidero accontentarti dandoti ogni cosa che mi chiedi. Sono disposto a spendere anche tutti i miei tesori per te!». Aveva le lacrime agli occhi che piano piano iniziavano a scorrere, bagnando le gote arrossate. Una visione del genere spezzò il cuore di (Y/n). Si sentiva colpevole di averlo ridotto in quello stato, ma allo stesso tempo sapeva che era l'unica che poteva rimediare. Gli si avvicinò con calma, posizionandosi davanti a lui, e si accovacciò, raggiungendo più o meno la sua altezza da seduto.

«Kalim, per favore, non piangere», gli circondò il viso con le mani, passandogli i pollici sulle guance, in modo da asciugare le lacrime, «se ti va, allora facciamolo».

La fissò per dei momenti interminabili. L'espressione ancora languida, ma il sorriso che faceva capolino dalle labbra. All'improvviso chiuse gli occhi e si chinò fino a darle un dolce bacio, uno dei pochi che aveva mai cominciato lui. (Y/n) strinse la presa sul viso di Kalim, felice che avesse riparato al suo errore. Avrebbe dovuto parlargli con più franchezza prima, invece di confabulare quei contorti piani alle spalle, per incastrarlo. Adesso erano d'accordo entrambi e lei avrebbe avuto quello che desiderava.

Senza mai staccare le labbra, il ragazzo si alzò in piedi, trascinandosi dietro (Y/n) e la circondò con le braccia, posizionandole attorno alla vita e piazzando le mani sulla schiena. Percepiva una strana sensazione dentro di sé, molto simile a quella che provava ogni volta che si baciavano, ma più intensa. Forse era dovuto al gesto prolungato, forse al fatto che stavano per andare oltre, però si sentiva leggero, quasi fra le nuvole, insieme alla testa che girava in preda a un piacere formicolante.

Che bella visione, pensò quando si allontanò per riprendere fiato. Era assolutamente bella ai suoi occhi. Nessun'altra ragazza avrebbe mai potuto compararla o prendere il suo posto. Era unica nel suo genere ed era felice di poterla accontentare, esaudendo il desiderio che aveva espresso. Non registrò nemmeno il momento in cui lo prese per mano e lo condusse verso il letto, invitandolo a sedersi sul bordo, accanto a lei. Era una novità per lui quella docile fame che stava provando, si sentiva bisognoso, voleva di nuovo le morbide labbra sulle sue, era una sensazione inebriante, che creava dipendenza, e tramite un lieve boccheggiare aveva fatto capire il suo desiderio alla partner. Aveva già provato qualcosa di simile tutte le altre volte che si erano baciati, ma sarà stato per la brevità del gesto, non gli aveva permesso di sviluppare il desiderio di riaverla subito attaccata a sé.

(Y/n) fu più che felice di accontentarlo, di ributtarsi sulle sue labbra, solo che al tempo stesso non voleva stare ferma. Con una mano cominciò a tastargli il petto, alla ricerca di lembi di stoffa che potesse allontanare, trovando solo la lunga fascia che aveva fra i capelli che scendeva fino a circondargli il collo. La fece ugualmente scivolare via, appendendola dietro la schiena, poi continuò a cercare qualcosa da togliergli. Con i polpastrelli sentì la rovente carne delle clavicole e per un attimo fermò la sua ricerca, allontanandoli.

«A-aspetta!», la bloccò, staccandosi dal bacio. Era tutto rosso, in ogni punto in cui lo si guardava, però lui sembrava non esserne consapevole. «Prima devo togliere questi». Si alzò, barcollando verso la libreria, e si tolse tutto ciò che pensava potesse dare fastidio, ovvero i bracciali, la collana, la fascia che aveva in testa e la cintura che passava su per la spalla, tirandola distrattamente e mettendoci più tempo di quanto avrebbe voluto. Desiderava fare in fretta, voleva tornare subito da lei, non si preoccupò di aver sfilacciato un po' l'ultimo indumento e che, dopo averlo gettato sul mobile, questo fosse caduto sul pavimento.

Caracollò in fretta al letto, dove (Y/n) lo aspettava, ma, una volta arrivatole davanti, si sentì in imbarazzo non sapendo come muoversi. «Quindi... che si fa?», le chiese in piedi, immobile dinanzi a lei.

«Vieni qui», battete lo spazio libero accanto a sé, spostando lo sguardo altrove, troppo imbarazzata da ciò che avrebbe fatto dopo, mentre lui si sedeva e si metteva in posizione per un altro bacio. Kalim era inclinato verso di lei, le labbra sporgenti, aspettandosi che riprendesse da dove avevano lasciato, ma (Y/n) gli mise un dito su di esse, fermandolo.

«Eh?», domandò confuso dal gesto, riaprendo gli occhi e accorgendosi che non lo stava guardando. Era completamente rossa e aveva la testa inclinata verso il basso, evitandolo.

«Puoi... sederti al centro del letto?».

Non capiva cosa volesse, ma poco gli importava: gli aveva chiesto di fare un qualcosa e lui l'avrebbe fatta. Annuì con decisione e, dopo essersi tolto i sandali, si trascinò fino al centro, ritrovandosi a premere la schiena contro i cuscini. Osservò con curiosità i movimenti che la sua ragazza stava facendo: si tolse a sua volta le scarpe, si portò davanti a lui e, dopo un lungo momento di esitazione, gattonò sorvolandogli le gambe, fino a posizionarsi seduta sul grembo, il tutto senza guardarlo nemmeno una volta.

Era così vicina e la testa gli stava fumando, non sapendo su cosa concentrarsi. Sentiva il calore rovente della pelle arrossata a pochi centimetri dalla faccia, il peso, e soprattutto il suo fondoschiena, premuti contro il cavallo, vedeva le mani che, non sapendo dove poggiarsi, troppo in imbarazzo per toccarlo, si chiudevano in dei pugnetti e si premevano contro il suo stesso petto, schiacciando il seno e facendolo notare di più.

«(Y-y-y/n)? P-perché...?», provò a chiederle, balbettando, il motivo del gesto, ma fu zittito da un ulteriore bacio, che lo fece mugugnare prima di sorpresa e poi inebriato.

Le calde mani della ragazza si posizionarono sul petto, spingendolo un po' all'indietro, avendo voglia di sentirlo sotto il tatto, ma trovando il tocco poco soddisfacente. Non aveva mai visto Kalim nudo o senza maglia e l'idea la allettava, portandola a far scivolare la giacca della divisa del dormitorio via dalle sue spalle. Con le mani cercava di tastare quanta più pelle poteva, sondandolo dalle braccia ai polsi.

Stavolta fu Kalim ad allontanarla, per le spalle.

«E-ehi, (Y/n), scusami, io...» si interruppe, preso da un incontrollabile risolino uscito fuori per alleviare l'imbarazzo, «io ho caldo. Cioè, credo, non lo so». Era un pasticcio balbettante, rosso e ridente, nel tentativo di sentirsi più a suo agio.

«Allora... perché non ti togli la maglia?», la ragazza avrebbe voluto dirgli quelle parole già prima, ma non trovava l'audacia di farlo. Sembrava quasi che una situazione del genere non avrebbe portato ben presto da nessuna parte. Avrebbe dovuto farsi più coraggio, prendere più in mano la situazione perché pareva proprio che Kalim non ci sarebbe mai riuscito. Va bene, sono pronta. Nelle ultime settimane si era informata, aveva capito come procurare piacere in un uomo ed era abbastanza sicura su come muoversi a riguardo. Doveva solo superare l'imbarazzo, solo quello.

«Sì, forse hai ragione», concordò Kalim sorridendole raggiante, nonostante il colorito sulle guance, e si sfilò la maglia bianca, gettandola di lato, da qualche parte sul pavimento, pensando poi di farla seguire dalla giacca su cui era rimasto seduto sopra. Il movimento, il tentativo di sfilarla da sotto di sé, portò a uno strofinamento dell'inguine contro il cavallo della ragazza, facendogli spalancare gli occhi, pensando di aver fatto qualcosa di orribile e scusandosi subito dopo. Ma (Y/n) aveva smesso di funzionare. Come poteva pensare di fargli dei preliminari se era rimasta a incantare il torso nudo e cesellato del suo fidanzato?

«Sei bellissimo», le sfuggì dalle labbra, commentando con un sussurro la visione che aveva davanti agli occhi.

«Eh?». Decisamente non si aspettava delle simili parole nella situazione che stavano vivendo. Sentiva di dover alleviare ciò che stava provando, perciò inclinò la testa e chiuse gli occhi, lasciandosi rilassare dal tremolio degli orecchini. Dovevano entrambi fermarsi un attimo per raccogliere i pezzi della mente che stavano cadendo. Quando gli parve di sentirsi meglio, parlò. «Ora che si fa?». Voleva essere guidato al prossimo passo, inesperto su come continuare.

(Y/n) non gli rispose a parole, piuttosto preferì buttarsi di nuovo sulle sue labbra per distrarlo da quello che stava facendo da sotto. Mosse i fianchi lentamente, strofinando e creando attrito sul suo membro. All'inizio Kalim parve non notare il gesto, ma poi mugugnò e la allontanò con forza, staccandosi con uno schiocco dal bacio, impanicato.

«A-aspetta! Che cosa stai facendo?», chiese spiegazioni, avendo sul viso un'espressione così smarrita e al tempo stesso innocente.

«Vuoi fare l'amore con me?», gli domandò, senza mezzi termini.

«Sì, ma... non so cosa stai facendo. Mi fa solo sentire strano», ammise.

Solo in quell'istante (Y/n) si accorse che lui stava respirando affannosamente con la bocca. La ragione non poteva essere il bacio, era già passato troppo tempo perché non si fosse regolarizzato, l'unica altra spiegazione era...

Guardò verso il basso, facendosi un po' indietro in modo da avere una buona visuale sul punto che le interessava. Avvicinò con lentezza la mano al pantalone, più o meno dove sotto si doveva trovare il suo membro e tastò con calma. Come aveva sospettato, sotto la mano sentiva già un principio di erezione. Era bastato così poco, non lo avrebbe mai immaginato. Si ritrasse con uno scatto al momento della realizzazione e si rivolse verso di Kalim, sbalordita. Lui, dall'altra parte, la stava guardando ancora più rosso di prima.

«(Y/n)... è okay che tu mi tocchi lì? Mi fa sentire strano... una specie di calore. Io... non so che fare, posso lasciar fare a te?», la supplicò con gli occhi, nuovo alla sensazione che stava provando, ma anche completamente affidato a lei, nelle sue cure, sicuro che sapesse muoversi meglio di lui e che così l'avrebbe fatta felice.

«Ci penso io», annuì dopo attimi interminabili di esitazione, «devi toglierti i pantaloni e... quello che hai sotto». Parlò con calma cercando di prendere dei respiri adeguati, per evitare di andare in iperventilazione. Dopo aver ricevuto un cenno di assenso, si allontanò quel tanto che bastava per permettere a Kalim di afferrare l'elastico dei pantaloni e tirarli giù fino alle ginocchia, prima di piegarle per farli scivolare completamente via. Così (Y/n) poteva ben vedere ciò che aveva solo potuto tastare: davvero era bastato così poco per farlo eccitare un po'? A quanto pareva sì.

«Con quello di sotto intendi...?», prese l'elastico dei boxer fra le dita, riferendosi tacito ad essi. (Y/n) annuì. «Va... va bene». Obbedì alla richiesta portando giù anche l'ultimo indumento rimastogli addosso, lasciandolo completamente nudo davanti al viso color cremisi della sua ragazza.

Dentro di sé (Y/n) stava urlando con tutto il suo essere, ma fuori era calma, facendo dei profondi respiri con la bocca. Non riusciva a distogliere gli occhi dal cazzo di Kalim e piano piano avvicinò le mani ad esso per afferrarlo.

L'albino la chiamò interrogativo, sussultando nel momento in cui si sentì afferrare il membro. «(Y/n)?», la chiamò ancora una volta, facendo seguire il nome con un lamento, «cosa... cosa stai facendo?»;

«Voglio darti piacere. Ora rilassati, per favore». La ragazza si stava trattenendo con tutta sé stessa per non guardarlo, per evitare che uno sguardo, anche distratto, alla sua espressione confusa, potesse farla tirare indietro, facendole perdere quel briciolo di audacia che aveva guadagnato con tanta fatica. Gli occhi erano puntati sul membro. Con entrambe le mani su di esso cominciò a strofinare su e giù, a un ritmo lento e pacato.

Kalim immediatamente sussultò, producendo un rumoroso lamento. Il formicolio dal basso era aumentato e con gli occhi aveva puntato la persona che glielo stava producendo. Il respiro era affannoso, il petto si muoveva veloce come se avesse appena corso e pure il suo cuore aveva preso a fare una maratona nella cassa toracica. Queste sensazioni, anche la più piccola, erano prodotte dalla persona che amava con tutto sé stesso e il pensiero lo rendeva felice e sereno. Quindi è questo quello che voleva? Che mi sentissi bene?, pensò con gli occhi socchiusi fissi sul capo chino che si stava affaccendando per farlo eccitare, è così bello.

(Y/n) stava muovendo le mani, dalla base alla punta, ancora incerta per velocizzare troppo il ritmo, ma nonostante ciò sentiva che era diventato abbastanza duro da rimanere eretto anche se lo avesse lasciato andare. Voleva prenderlo in bocca, ma non sapeva quando sarebbe stato il momento ideale, quindi continuava a sfregare in attesa di un qualche segnale. Mantenere la concentrazione sul lavoro era sempre più complesso, un po' perché ritrovarsi il membro del suo ragazzo fra le mani, non molto distante dalla faccia, era un qualcosa che pensava non sarebbe arrivato presto, un po' perché sentiva un calore accumularsi fra le gambe, che cercava di attutire strofinando le cosce fra di loro, ma soprattutto per i gemiti continui e prolungati che Kalim stava producendo. I suoi respiri affannati, i lamenti di piacere e la voce che la chiamava rendevano quasi impossibile continuare a muovere le mani con un ritmo regolare, senza contare il tremolio che percepiva. Avrebbe tanto voluto staccarne una per portarla fra le cosce e toccarsi a sua volta. Il vortice di timori ed eccitazione venne bloccato da una piccola perla di presperma che comparve sulla punta. Si fermò all'istante e con lei anche i lamenti di Kalim. Continuava a respirare affannosamente, incosciente della situazione fino in fondo, inebriato solo dalla sensazione nuova che stava provando.

(Y/n) aveva capito che quello era il segnale per utilizzare la bocca, eppure era rimasta incantata e incuriosita dalla goccia poggiata lì, sulla fessura. Seguendo l'istinto, uscì la lingua e la leccò, ricavando immediatamente un lamento di sorpresa da parte del ragazzo.

«(Y/n), che stai facen-ah!», Kalim aveva provato a chiederle spiegazioni del gesto improvviso, ma era stato interrotto dalla ragazza che aveva abbassato la testa, prendendo la punta del pene in bocca.

Quel sapore salmastro la faceva sentire calda, assetata d'altro, voleva sentirne di più. Succhiò la cappella nella speranza che ne uscisse qualche altra goccia, ma non ebbe successo, quindi riportò le mani sull'asta strofinando con decisione. Il gesto fece riprendere la cascata di gemiti che fuoriuscivano da Kalim, senza contegno, senza nessun pudore. Ne prese di più nella bocca nel momento in cui sentì che aveva iniziato ad uscirne altro. Con le labbra succhiava, sperando di provocare qualche sorta di piacere in più, mentre le mani lavoravano come se sapesse farlo da una vita. Quando meno se lo aspettava, sentì una mano sulla testa, che con delicatezza premeva sulla cute. Alzò gli occhi per guardare Kalim, volendo capire il motivo del gesto, ma intuì l'avesse fatto d'istinto. Lui aveva le palpebre chiuse, la bocca aperta e ansimava lamenti e versi incomprensibili. Le guance rosse lo rendevano al tempo stesso erotico e adorabile.

Percependolo come un invito a prenderlo di più nella bocca e a muovere la testa, staccò le mani dal cazzo e calò più in basso. Aspettò che quel leggero istinto di vomito le passasse, sondando, nel mentre, la lunghezza con la lingua e levandosi le mutandine, facendole scivolare da sotto la gonna, poi cominciò a muoversi lentamente.

«Aah! (Y/n)! Io... ah!», Kalim non riusciva nemmeno a completare una frase, immerso nel piacere. Tolse la mano dalla testa della ragazza e le artigliò entrambe alle lenzuola. Le gambe aperte, che la circondavano, stavano facendo una fatica immensa a rimanere immobili in quella posizione. Voleva chiuderle o piegarle, portando i fianchi in alto, ma temendo che avrebbe potuto fare qualcosa di sbagliato si limitò a stirarle il più possibile. Sentiva la lingua roteargli per tutta la lunghezza, le labbra che succhiavano dove si chiudevano e il fondo della cavità orale gli solleticava la punta sensibile che continuava a rilasciare più quantità di presperma. Ma sentiva anche altro. Era nuovo, non l'aveva mai provato prima, come se stesse per uscire qualcosa da lì, qualcosa di diverso. E peggiorava quando sentiva la gola della sua fidanzata vibrare per dei gemiti.

«(Y-y/n)! Ah! (Y/n), io... io mi sento...! Strano», la avvisò fra gli affanni aprendo gli occhi, aspettandosi una risposta. Si ritrovò a fissare gli occhi cremisi in quelli di lei, che lo guardavano mentre continuava a muovere la testa su e giù.

Non ci poteva credere. Stava veramente per farlo venire. Lei! Si sentiva orgogliosa e spaventata allo stesso tempo. Che avrebbe dovuto fare una volta che avrebbe schizzato nella sua bocca? Doveva sputare? Ingoiare? Ciò la spaventava, portandola ad attuare un ritmo incerto e irregolare e ad allontanare la mano con la quale si stava toccando da sola, per prepararsi alla imminente penetrazione, gesto che il ragazzo non aveva notato fin dal principio.

Con un forte lamento e l'invocazione del suo nome, Kalim rilasciò. (Y/n) sentì un liquido denso sporcarle le pareti interne della bocca e si allontanò di scatto, spaventata, non aspettandosi che il momento arrivasse così presto. Lo stesso liquido stava continuando a uscire, schizzando sulla faccia. Era successo tutto troppo in fretta, non aspettandoselo, ma alla fine si rese conto che lo sperma che era stato rilasciato in bocca era stato ingoiato inavvertitamente.

«(Y/n)? Stai bene?», si sentì chiamare, uscendo dallo stato di trance dovuto allo shock del momento. Gli sorrise per rassicurarlo.

«Sì, sto bene».

Kalim staccò la schiena dai cuscini, avvicinandosi a lei e passandole un dito sullo sperma che le colava sulla faccia. «Scusami, non volevo». Era preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato. «Ti prendo qualcosa per pulirti». Si stava già per alzare, ma (Y/n) lo bloccò.

«Non preoccuparti, non hai fatto nulla di sbagliato». Si passò la manica della divisa sullo sporco per ripulirsi e gli sorrise ancora, facendogli capire che davvero non c'era nulla di sbagliato in quello che aveva fatto. Il gesto fece notare a Kalim una piccola differenza fra i due.

«Sei ancora vestita? È così che si fa? Devi rimanere vestita?», le chiese non sapendo come funzionasse, cosa dovesse fare, come dovesse farlo. E si preoccupò ancora di più quando la vide diventare rossissima e abbassare la testa imbarazzata.

«Se vuoi... puoi spogliarmi tu», gli mormorò evitando di guardarlo. Già in precedenza aveva deciso di non indossare diversi accessori della divisa, come cravatta, calze o giacca, per evitare inutili contrattempi, quindi si ritrovava ad avere solo camicia e gonna in quel momento. Kalim era sorpreso dalle parole. Le osservava il petto, all'altezza del primo bottone, incerto sul se potesse farlo. Ingoiò un cumulo di saliva che si era stagnato nella bocca e, titubante, allungò le mani verso la zona che nella sua mente era sempre stata proibita. Afferrò la chiusura e la sganciò tremante. Dopo il primo passò al secondo bottone e poi al terzo, fino ad aprire completamente la camicia. Rimase a fissare la pelle nuda e il petto che si sollevava e si abbassava lento, non accorgendosi che potesse risultare maleducato. (Y/n) fece scivolare via l'indumento, buttandolo di lato.

«Non so come si toglie questo», fece un sorriso mortificato, riferendosi al reggiseno.

«Lo faccio io, non preoccuparti», lo tranquillizzò, portandosi le mani dietro, sganciando l'intimo.

Appena Kalim vide il petto nudo esclamò in preda al panico. «Ah! Io non dovrei guardare, scusami!». Chiuse gli occhi e piazzò le mani davanti a sé, non troppo distanti dalla faccia, nel timore che potesse per sbaglio toccarla. Ma (Y/n) gliene afferrò una e la posizionò sopra uno dei suoi tumoli.

«Va tutto bene, tu puoi toccare».

Spalancò gli occhi sorpreso, eppure bastò un gesto tanto semplice per rivitalizzare il cazzo, facendolo tornare duro quasi istantaneamente.

«(Y-y/n)? Mi sento di nuovo strano», la avvertì con le guance rosse e gli occhi spalancati.

La sua risposta fu un rigettarsi sulle labbra dell'altro, mettendoci pure la lingua. Kalim, d'istinto, strinse le dita della mano che era ancora poggiata sul petto, rilasciandolo subito dopo, quando si accorse del gesto che aveva fatto.

«Manca un pezzo», gli fece notare lei, appena si staccò, riferendosi alla gonna, sotto la quale non aveva già nulla. L'albino annuì in risposta, portando le dita tremanti alla zip sul lato. Gli bastò tirarla giù, poi al resto ci pensò (Y/n).

«Ah! Ehm, ecco... sei sicura che ti vada bene?», le chiese in pieno imbarazzo, evitando di guardarla, ma non riuscendoci per più di qualche istante. Non sapeva esattamente cosa dire, non sapeva nemmeno se quello che aveva detto avesse senso, ma ci sorvolò sopra, essendo mentalmente impegnato a cercare di non fissarla.

«Va benissimo», (Y/n) gli si avvicinò di più, facendolo indietreggiare contro i cuscini, «piuttosto tu ti senti pronto?». Era inclinata verso di lui, a pochi centimetri dalla faccia e lo guardava fisso negli occhi. Kalim annuì solamente, non riuscendo a parlare, e bastò il cenno per far gattonare la ragazza fino a ritornare all'altezza del suo grembo, ma stavolta senza poggiarsi contro. «Allora io mi siedo», lo avvertì.

Con una mano afferrò il membro di Kalim, si allineò con esso e molto lentamente cominciò a scendere. Il ragazzo, già all'inserimento della punta, spalancò la bocca e gli occhi, fissandoli sul viso dolorante davanti a sé. Nonostante avesse tentato una preparazione, era ancora troppo stretta e la penetrazione era più dolorosa di quel che si aspettasse. Delle scosse l'attraversarono e si dovette fermare a metà, per riprendere fiato e sperare che lo strazio si alleviasse almeno un po'.

«(Y-y-y/n), stai bene?», le domandò Kalim vedendola tremare contro il petto e artigliandogli le spalle con le dita. Nonostante la preoccupazione, non riusciva a smettere di singhiozzare o lamentarsi nelle orecchie della ragazza per ciò che sentiva provenire dal basso ventre. Un flebile sì gli arrivò all'udito nel momento stesso in cui ella riprese a sedersi sulla sua lunghezza. Appena arrivò alla fine, ingoiandolo completamente, Kalim rilasciò un acuto e prolungato lamento. «Mi... mi sento stringere», l'avvertì.

«È normale», esalò con un sussurro di voce, cercando di calmarlo, con il mento poggiato sulla spalla, così che non vedesse le lacrime che si erano stanziate agli angoli degli occhi.

Passò qualche minuto così, abituandosi entrambi alla sensazione, poi (Y/n) fece un tentativo di rimbalzo, abbastanza superficiale. Kalim reagì con un lamento sommesso, sussurrato nell'orecchio di lei. La risposta che ottenne la istigò a ripetere l'azione, una volta, due, poi tre, fino a prendere un ritmo lento e calmo, ma continuo.

«Aah! (Y/n)!», si lamentò Kalim stringendole i fianchi fra le mani. Gli occhi erano chiusi, lei gli abbracciava forte il collo, ogni gesto veniva eclissato da quello strano piacere che scaturiva ogni volta che lei rimbalzava sul grembo.

All'interno era così calda e bagnata, scivolava dentro e fuori con facilità, facendolo sentire inebriato. Non aveva pensato neanche per un secondo a tenere a bada la voce o di abbassare il tono. Si lamentava spudoratamente ogni volta che i fianchi tornavano a sbattere contro di lui, sentendo a ogni colpo qualcosa di umidiccio che gli colava sulle gambe. Il ritmo, nel frattempo, era diventato più veloce e profondo, sondando fin dove arrivava con la punta ogni volta che (Y/n) rimbalzava a peso morto. Quell'estatico piacere lo spingeva a contrarre i glutei verso l'alto.

«(Y/n)?», la chiamò, facendo in modo che lo guardasse, «voglio fare io», la avvertì prima di spingere verso l'alto, ottenendo immediatamente un sussulto, che gli fece capire di star facendo la cosa giusta. Continuò a spingere i fianchi e il suo ritmo era così irregolare e imprevedibile che stata trasformando la mente di (Y/n) in una poltiglia. Un attimo prima si lasciava trascinare dal piacere che stava provando, sbattendo con più forza, spinto dall'istinto, il momento dopo si rendeva conto che forse andava troppo forte, che poteva farle male, e rallentava. Qualunque fosse il suo ritmo, non riusciva a tenere la bocca chiusa. I gemiti avevano un volume alto e il nome della ragazza rotolava dalla lingua come una preghiera. Per farlo tacere un po' (Y/n) si buttò sulle sue labbra, cercando di baciarlo come meglio poteva, essendo sobbalzata dalle spinte che derivavano dal basso. Ma neanche questo bastò per farlo tacere: continuava a gemere e mormorare, ogni tanto riuscendo persino a chiamarla.

Nel ritmo irregolare e nei baci arrangiati, (Y/n) venne senza avvertire, gemendo e artigliandogli il cazzo con le pareti interne.

«Ah! (Y/n)! Mi stai stringendo! Mi sento così bene!», si lamentò a voce alta.

La ragazza rivolse un'occhiata alle finestre sempre aperte della stanza. Nonostante le pareti insonorizzate quel lato completamente spalancato sul deserto poteva essere un problema, se qualcuno si fosse trovato all'esterno. Meno male che a quell'ora non c'era mai nessuno o avrebbero potuto sentire le parole appena pronunciate dal leader del dormitorio, poteva stare tranquilla.

«Gh! (Y/n)? (Y/n)! Mi sento di nuovo strano», la avvertì, colpendo con un ritmo più irregolare del precedente, variando la forza da spinta a spinta.

«Va bene. Ah!», interruppe le parole a causa di un movimento troppo brusco, «va bene, puoi lasciarlo uscire dentro di me»;

«Okay», si lamentò, gli occhi socchiusi, ubriachi d'amore per la ragazza con cui stava vivendo la surreale esperienza. «Ti amo...», mormorò incerto, prima di ripeterlo con un tono convinto, «ti amo, ti amo, ti amo! (Y/n)! Ah! Ti amo!». Rilasciò all'interno, troppo immerso nel piacere per continuare a muoversi, se non per qualche spinta che si ricordava di dare ogni tanto.

Entrambi avevano il respiro affannato, erano sudati e abbracciati contro i cuscini finemente decorati. Ancora immobili nella posizione, si presero il loro tempo per superare il momento di sballo, aspettando che i battiti cardiaci si regolarizzassero. Quando ciò avvenne, (Y/n) si sollevò, staccandosi dal cazzo, e cadde sul fondoschiena, sedendosi sulle ginocchia di Kalim. Aveva la sensazione del liquido denso e caldo che le scivolava fuori dal buco, andando a macchiare le gambe del suo ragazzo.

«Eh? Ah, scusami, ti ho sporcata di nuovo», si mortificò, pensando che non fosse una cosa positiva, vergognandosi.

«Tranquillo, va bene così. Devo solo ripulirmi e poi posso prendere la pillola»;

«La pillola?», non sapeva di cosa stesse parlando, pensò che stesse male;

«Sì, la pillola del giorno dopo»;

«Sei malata?», chiese confuso, per poi allarmarsi, «ti ho fatto male io?»;

«No, no, non mi hai fatto male. Serve per evitare...», si interruppe, improvvisamente colpita da un moto di imbarazzo, «...gravidanze indesiderate», mormorò col capo chino, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Avrebbe tanto voluto un giorno avere dei figli con Kalim, ma per il momento erano troppo giovani, era meglio non parlarne perché si sentiva andare a fuoco.

L'albino rimase sorpreso dalle parole, non capendo bene fino in fondo, ma fidandosi ciecamente di (Y/n): lei sembrava sapere cosa fare e glielo avrebbe lasciato fare, di nuovo.

La osservò mentre si alzava dalle sue ginocchia e si avvicinava al primo cassetto del comodino, tirando fuori un pacchetto di fazzoletti. Gliene passò uno, mentre si mangiucchiava le guance in preda al disagio.

«Tieni. Ripulisciti pure tu».

Kalim fece come gli era stato detto, in silenzio, osservando nel mentre come anche lei si stesse togliendo tutto ciò che era colato, per poi, una volta finito, cominciare a raccogliere la sua roba dal pavimento, indossando già l'intimo.

«Te ne vai via? Non rimani con me per la notte?», le chiese allarmato che potesse lasciarlo così presto.

«Devo andare a prendere un bicchiere d'acqua per la pillola», lo rassicurò andando a recuperare la scatola da vicino la panca, dove l'aveva nascosta appena arrivata, non volendogliela far vedere subito e non avendo altro luogo in cui metterla.

«A quello posso pensarci io!», esclamò entusiasta, facendo per alzarsi, ma notando di essere ancora completamente nudo, «ma prima mi vesto», ridacchiò imbarazzato, indossando, però, solo i boxer. Rovistò nei cassetti alla ricerca di un qualcosa e quando lo trovò lo mostrò con orgoglio. Era un calice in oro, un pezzo che sembrava derivasse dal suo tesoro. Prese la penna magica e con l'ausilio di Oasis Maker lo riempì e glielo porse. «A te». Aveva un morbido sorriso e gli occhi socchiusi, in un'espressione sorniona, contento di poterla soddisfare anche con qualcosa di così semplice. Era felice che in quella serata era riuscito a rallegrare la sua ragazza, prima facendo l'amore con lei e poi dandole l'acqua di cui aveva bisogno.

Una volta che (Y/n) finì di bere si rivolse a lui. «Quindi posso rimanere con te?»;

«Sì!», esclamò entusiasta, «sì, dormiamo insieme!». La abbracciò, felice che non se ne sarebbe andata presto e la coccolò, dondolando leggermente. Era certo avrebbe avuto dei dolci sogni con (Y/n) al suo fianco.



N/A: 

Questo capitolo è dedicato alla mia amata sorellina, che oggi compie sedici anni. Lei è la ragione per cui esiste tutta questa fic, avendomi dato l'idea sostenendo uno dei miei deliri random, ed è una super fan di Kalim (e non solo); per questa ragione ho deciso di far coincidere questo capitolo con il suo giorno.Ancora tanti auguri, tesoro, sei una persona fantastica e sappi che ti sosterrò sempre nei tuoi sogni.


Ora torno a chiedere scusa a Kalim per quello che ho scritto.

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