Lightning || Newtmas AU

By Jelsey23march

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Nella Londra odierna, Newt, un giovane padre, si ritrova a dover fare i conti con il destino che gli interpon... More

Prologo
Capitolo 1.
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Ringraziamenti
SPIN-OFF
SOON
NUOVA STORIA.

Capitolo 20

277 19 28
By Jelsey23march


La strada era gremita di persone che, uscite dal lavoro, si dirigevano verso i locali, per gustarsi una buona cena o una semplice bevuta in compagnia. Newt, fissò dal finestrino della macchina una famiglia che camminava sul marciapiede alla sua sinistra. Lui, alto e slanciato, teneva sulle spalle una bambina riccia e bionda. Accanto a loro, una donna con gli stessi capelli della bambina li guardava sorridendo, mentre lui si abbassava per non far sbattere la testa di sua figlia contro i cartelloni pubblicitari. Li guardò con un sorriso amaro sulla bocca e cercò di scacciare i pensieri che inevitabilmente gli opprimevano la mente. Pensava a Caleb, a quanto la loro vita avrebbe potuto essere meravigliosa, se Candace non avesse deciso di separarli. Pensò a quante feste avrebbero potuto passare insieme, alla gioia che un giorno avrebbe provato nel vedere Caleb uscire di casa per andare al college, ai momenti che lui e Thomas si sarebbero persi nell'eventualità in cui avessero perso la causa. Pensò alla possibilità di non poter più tenere tra le braccia suo figlio, che era stata la sua luce per tutti quegli anni; pensò alla possibilità di non sapere più quali fossero i suoi problemi, di non sentirlo più ridere alle battute. Pensò alla cocente e lancinante possibilità che Caleb sparisse dalla sua vita, dalla loro vita, lasciando un vuoto incolmabile. Come avrebbe fatto senza di lui? Si domandava ripetutamente perché tutto quello stesse accadendo proprio a loro, cosa avessero fatto di male per non meritare la spensieratezza che aveva visto nella famiglia su quel marciapiede. Perché non si meritava la loro stessa vita? La loro stessa sicurezza di poter essere uniti per sempre? Odiava sé stesso per essersi innamorato di Candace, e odiava Candace per avergli dato tanto, per poi decidere di strapparglielo con la forza.

Erano passate due settimane dall'incontro con Eric, e da quel giorno avevano avuto poche notizie e poche sicurezze. Eric li chiamava quasi tutti i giorni, aggiornandoli dei risvolti che stava avendo, che non erano mai totalmente positivi. Quelle chiamate erano terminate due giorni prima, e Newt controllava il telefono ogni secondo, terrorizzato dall'idea che potesse essere tutto spacciato.

Erano diretti da Caleb, che non vedevano da tre giorni. Newt, se solo avesse potuto, sarebbe rimasto a casa dei suoi genitori per poter stare con Caleb ogni secondo della giornata, ma sia lui che Thomas odiavano dover andare a trovarlo, perché lasciarlo era sempre difficile. Avrebbero voluto portarlo con loro, sedersi sul divano di casa e vedere un film della Marvel con lui, per poi vederlo imitare i suoi supereroi preferiti saltando sul divano. Invece, dovevano convivere con l'impazienza di non sapere quando, e se, si sarebbero rivisti.

«Newtie» disse Thomas, posandogli una mano sul ginocchio.

«Siamo arrivati amore, andiamo» continuò, per poi togliersi la cintura, pronto a scendere. Newt fece lo stesso, guardando verso il balcone della casa dei suoi genitori come se fosse la pentola piena d'oro alla fine dell'arcobaleno. Scese dalla macchina e Thomas gli si accostò vicino, prendendogli la mano e stringendola alla sua.

Thomas, in quei giorni, era la sua roccia. Il pomeriggio, dopo aver finito di lavorare, invece di godersi il suo meritato riposo, passava allo studio di Newt, e lo aiutava nelle mansioni più semplici, come sistemare dei fascicoli o riordinare l'ufficio. Tornavano a casa insieme e gli preparava da mangiare, cercando di rendergli la vita meno pesante. Newt era consapevole di essere un peso; di essere crollato in uno stato triste e malinconico dal quale raramente usciva, ma il terrore di perdere Caleb lo travolgeva ogni secondo, e anche le cose più semplici gli sembravano difficili. Nonostante l'amore per Thomas fosse immenso, la paura l'aveva portato a pentirsi di essersi innamorato di lui; una sera arrivò a pensare di aver sbagliato ad essersi innamorato di un uomo, perché molto probabilmente se avesse avuto una donna al suo fianco, Candace non sarebbe mai tornata, e Caleb sarebbe stato con lui. Poi, nell'esatto momento in cui quel pensiero gli attraversò la mente, Thomas lo avvolse da dietro, stringendoselo al petto. Gli baciò la fronte e gli sussurrò un ti amo, e Newt si innamorò per l'ennesima volta; il pentimento abbandonò il suo corpo e tornò a credere di non aver mai sbagliato, di meritare quell'amore e di meritare Caleb nello stesso momento.

Arrivarono al quarto piano e Caleb era già fuori la porta e li aspettava scalpitando. Quando lo vide, Newt gli corse incontro e lo abbracciò forte, mentre qualche risata e qualche urlo di felicità riempì l'aria intorno a loro.

«Amore mio, mi sei mancato tanto» disse Newt, guardandolo negli occhi e stringendoselo forte al petto. Thomas avvolse le braccia intorno ad entrambi, mentre Caleb gli lasciava un bacio sulla guancia, senza mai lasciare andare il collo di Newt.

«Anche voi, non andate via vi prego» disse Caleb con il viso triste, pregandoli con lo sguardo.

Newt avrebbe voluto prenderlo e scappare con lui, tornare a Parigi dove la loro vita sembrava essere perfetta. Avrebbe voluto assicurargli che non lo avrebbe mai lasciato, che gli sarebbe rimasto accanto per sempre.

«Amore di papà non dovevi fare un compito di arte questa settimana? Raccontaci com'è andato» disse Thomas, prendendo Caleb tra le braccia, per poi portarlo dentro casa. Aveva notato lo sguardo di Newt e voleva evitare che stesse male anche nelle poche ore che avrebbero trascorso con lui. Newt gliene fu grato e li seguì in casa, chiudendosi la porta alle spalle. I suoi genitori erano seduti sul divano, e si tenevano per mano. Quella situazione, la paura di perdere Caleb e la malinconia del figlio, li aveva riavvicinati, e Newt non poté essere più felice. Aveva temuto fin da piccolo una possibile separazione dei suoi, ma l'amore tra di loro non si era mai spento, ed era grato per questo. In quel periodo si prendevano cura di Caleb come se fosse figlio loro e, infatti, la casa che solitamente era ordinata e sistemata meticolosamente, era costellata di disegni, giocattoli, colori e peluche.

Nonostante la tristezza, nonostante la paura, Newt non avrebbe potuto chiedere di meglio come nonni per suo figlio. E, sperava, di potergli presentare anche i suoi nonni spagnoli un giorno.

Vide Thomas avvicinarsi a quelli che ormai erano i suoi suoceri e salutarli. Avevano un rapporto bellissimo. Juliet lo amava come se fosse suo figlio, e se avesse potuto avrebbe subito organizzato loro il matrimonio perfetto. James, invece, era sempre stata una persona di poche effusioni e poche dimostrazioni di affetto. Con Thomas si limitava ad una stretta di mano calorosa, che Newt sapeva quanto fosse in realtà importante.

«Ciao mamma» disse, abbracciandola.

«Ciao Isaac, come stai?» Chiese lei, con il volto preoccupato, senza mai lasciarlo andare. Vedere suo figlio in quella situazione la uccideva, perché ne avevano passate tante e, nel momento in cui aveva sperato che la felicità fosse arrivata anche per lui, gli era stata tolta ogni certezza. Da madre, avrebbe potuto distruggere il mondo se solo le avessero assicurato la felicità di suo figlio, ma non aveva possibilità di fare nulla, se non aiutarlo in quel periodo che, forse, era il peggiore di tutta la sua vita.

«Bene, stiamo chiudendo tantissimi progetti a lavoro e dovrei avere un aumento dal prossimo mese» disse Newt, accennando un sorriso palesemente finto, accompagnato da un sospiro.

«Quel ragazzo vi ha fatto sapere qualcosa?»

«No mamma, non lo sentiamo da due giorni. Ma avrà delle cose da sbrigare, noi nemmeno lo paghiamo quindi non mi aspetto che si concentri sul nostro caso»

«Abbi fede amore mio, si sistemerà tutto» Juliet gli accarezzò dolcemente una guancia, facendo spuntare sul suo volto un sorriso rassicurante, che riempì il cuore di Newt di gratitudine.

«Thomas aiutami con la cena, bisogna portare in tavola la teglia di pasta» disse poi, prendendo sottobraccio Thomas, che le sorrise seguendola in cucina.

«Cal, amore andiamo a tavola» disse Newt, scostandogli la sedia per farlo salire. Gli mise un bavaglino, consapevole del fatto che gli spaghetti italiani della madre fossero ricoperti di sugo e che si sarebbe sporcato al primo boccone.

«Quando torniamo a casa?» Chiese Caleb, quando la nonna gli prese il piatto da davanti per riempirlo di spaghetti al pomodoro.

«Caleb, non manca molto alla fine dei lavori. Non appena saranno finiti tornerai a casa, e avrai un nuovo letto» disse Thomas, scostandogli la sedia in avanti, in modo tale che non potesse cadere nulla a terra. Si sistemò poi vicino a lui, e guardò Newt che gli sedeva davanti.

«Perché vuoi tornare a casa? Stai male con il nonno e la nonna?» Chiese James, arrotolando alla forchetta un po' di spaghetti, per poi portarli alla bocca.

«No, sto bene qui, ma mi mancano i miei papà» Thomas guardò Newt, e lo vide sull'orlo delle lacrime e un sorriso grande sul volto.

La cena continuò tranquilla e, nonostante la stanchezza della giornata trascorsa, decisero di rimanere fino a che Caleb non si fosse addormentato. Giocarono con lui a Monopoly e gli fecero finire i compiti di arte, per poi concedergli una fetta di torta. Guardarono con lui il nuovo cartone animato preferito e aspettarono che i suoi occhi si chiudessero. Dormiva sul letto della sua camera da un'ora, e Thomas gli sedeva accanto, massaggiandogli la testa per farlo rilassare. Newt li guardava, seduto sulla sedia della scrivania.

«Tommy?» Disse, interrompendo il magico silenzio che si era creato tra loro.

«Dimmi» rispose lui, alzando lo sguardo verso Newt, senza mai smettere di toccare la fronte di Caleb.

«Avresti mai pensato, quando ci siamo visti la prima volta, che saremmo finiti così?» Chiese, incerto, con un sorriso sul volto nel ripensare al loro primo giorno.

«Così come? Fidanzati?»

«No, intendo così. Tu a casa dei miei, che stai per addormentarti vicino a tuo figlio»

«Avevo sperato di conoscere i tuoi quando mi sono innamorato di te, ma il figlio no, non lo immaginavo» rise Thomas.

«E ti piace?»

«Cosa?»

«Essere padre»

«Penso sia la cosa più bella che mi sia successa. Un vero miracolo per me. Non credevo che avrei avuto figli. Poi sei arrivato tu e hai cambiato tutte le carte in tavola»

«Voglio che Caleb conosca i tuoi genitori, e voglio conoscerli anche io» disse poi Newt, dopo un attimo di silenzio.

«Accadrà, andremo a trovarli. Sono entusiasti all'idea di vederti e di conoscere loro nipote. Non puoi capire quanto siano felici loro di poterlo raccontare in giro, di potergli fare dei regali e cose così. Avevano perso le speranze dal giorno in cui gli ho detto di essere gay, perciò sono immensamente felici»

«Voglio che Caleb sia nostro figlio per sempre Thomas, non ce la faccio a lasciarlo» disse Newt, in un sussurro, poggiando i gomiti sulle gambe e guardando verso il basso, vergognandosi delle sue continue lacrime.

«Papà» sentì dire, con voce assonnata, e subito alzò la testa.

«Vieni anche tu qui?» Chiese poi Caleb, spostandosi leggermente verso il muro, creandogli un piccolissimo spazio per sedersi.

Newt lo fece, e gli avvolse le spalle con un braccio, lasciandogli un dolce e delicato bacio sui capelli.

Thomas li guardò, e si chiese cosa avesse fatto per meritare tanto; come avrebbe ripagato chiunque gli avesse lasciato la possibilità di provare quelle emozioni.

«Vi amo» disse poi, guardando Caleb, che già dormiva di nuovo, e Newt, che sorrideva.

Quando aprì le labbra per rispondere, la suoneria del telefono pervase la stanza. Si alzò con cautela, per non svegliare Caleb, e raggiunse il telefono lasciato sulla scrivania.

«È Eric» disse in un sussurro.

«Newt rispondi» disse Thomas, che aveva perso tutto il sonno e aveva aperto gli occhi.

«Pronto?» Aprì la porta del balcone per poi uscire.

«Newt, quanto volevi farmi aspettare?» Disse Eric dall'altro lato del telefono.

«Eric dimmi, per favore» disse, impaziente e scocciato dal suo solito atteggiamento.

«Non vi ho chiamato questi giorni perché ho incontrato l'avvocato di Candace, in via non ufficiale»

«E perché non ci hai detto nulla Eric? Siamo morti di paura pensando che fosse tutto finito» disse Newt, sentendo un peso dal petto sgretolarsi e i polmoni tornare a respirare.

«Non ve l'ho detto perché Non sapevo se avrebbe portato a qualcosa, ed era inutile farvi preoccupare o sperare qualcosa»

Newt sospirò, frustrato da quelle giornate interminabili.

«E cosa vi siete detti? Hai buone notizie?» Chiese Newt, stringendo il telefono tra le mani, speranzoso che niente di negativo fosse successo.

«Ho organizzato un incontro con Candace e il suo avvocato. Ci vediamo tra tre giorni nell'ufficio di Thomas»





Spazio autrice:

Ciao!! Come state? Scusate il tremendo ritardo, veramente, ma ho iniziato a lavorare in un ufficio e ho veramente poco tempo per dedicarmi alla scrittura.  Non volevo scrivere nulla di sbrigativo che potesse risultare banale. Fatemi sapere cosa ne pensate. Io vi mando un enorme bacio e ringrazio ognuno di voi. 

Grazie di cuore.

Letizia <3

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