Laminae [SEQUEL di OPERA]

By Dragonfly_Ren

6.3K 507 4.6K

***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclus... More

DOORS TO HEAVEN
1.1 A strange place called home
1.2 And you let her go
1.3 Colorblind
1.4 Bittersweet memories
1.5 Don't play with fire
1.6 Love is Colder than Death
1.7 Someone like you
1.8 Universal tongue
1.9 Guilty pleasure
1.10 Sadness is but a wall between two gardens
1.11 Spare parts
1.12 Know who you are
1.13 As long as you loved me
1.14 All water has a perfect memory
1.15 Dancing on the edge
FIX YOU
2.1 Gazing across the wasted years
2.2 How to save a life
2.3 Trouble in Paradise
2.4 Demons
2.6 Trying to get back to where it was
2.7 Happy families are all alike...
2.8 Message in a bottle
2.9 Read your Tarots well
2.10 Back to black
2.11 In need of repair
2.12 Tower's Callin'
2.13 The Star
2.14 Falling slowly
2.15 The Moon
STAND MY GROUND
3.1 Time to call your bluff
3.2 Into the darkness
3.3 Come Hell or High Water
3.4 Excuse me while I kiss the sky
3.5 The Sun
3.6 Soul has weight
3.7 Hush, little baby, don't say a word
3.8 What lies beneath
3.9 What strength I have's mine own
3.10 The driving force of all nature
3.11 Judgement / The World
3.12 Chains of silver and chains of gold
3.13 All of you
3.14 Hopefully
3.15 Pigeons
I THINK WE'RE ALONE NOW
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò

2.5 Innocence lost

126 9 121
By Dragonfly_Ren

Li avevano lasciati soli in una stanza, ma lui sapeva che qualcuno li stava osservando. Nascondersi davvero era quasi impossibile, a Fulham. Lui ci riusciva solo da qualche tempo e non sempre con totale successo. Gli c'erano voluti anni per capire che esistevano luoghi relativamente sicuri, dove sottrarsi alla loro vista.

In quel caso specifico, però, sapeva che avevano gli occhi dei Maestri puntati addosso. Poteva sentire il loro peso. Per quanto tutto fosse apparentemente tranquillo attorno a loro, la questione aveva agitato i vertici della Congrega per giorni. Era improbabile che avessero rinunciato a sorvegliarli.

Lei era rannicchiata su un divano, al centro del salotto. Lo spiava di sottecchi. I lunghi capelli di quell'assurdo colore argento le coprivano parte del viso e facevano risaltare ancor di più l'azzurro dei suoi occhi. Era davvero inquietante, quella bambina. Persino Eagle, che aveva sempre la stupida tendenza a fare amicizia con chiunque gli capitasse a tiro, se n'era tenuto alla larga. Niente di strano allora che lui, sospettoso e schivo di natura, non avesse mostrato alcun interesse nei suoi confronti.

In più, quella sua aria perennemente spaurita gli dava sui nervi. Sembrava fatta apposta per tirare fuori la sua aggressività sopita, per invitarlo a sfogare la sua crudeltà su qualcuno che si mostrava incapace di difendersi. Esattamente come era stato lui appena qualche tempo prima.

Ricacciò indietro quel pensiero e si ripeté una volta ancora che doveva solo eseguire il suo compito. Lui non doveva avere sentimenti. Lui era solo il Raven. Sarebbe stato sbagliato sia esercitare la rabbia, sia esercitare la pietà. Qualcosa che Eagle stentava ancora a comprendere, ma che lui aveva imparato benissimo.

Perché io voglio sopravvivere.

Si avvicinò al divano con passo morbido, si sforzò di apparire gentile. Le chiese il suo nome, scandendo la domanda in un inglese piano e comprensibile. Lei lo guardò sollevando appena il viso dall'ombra dei capelli e rispose.

Raven annuì senza sorridere. Odiava i bambini che avevano un nome.

"Rebecca", ripeté senza alcuna emozione nella voce. "Mi capisci quando parlo?".

Lei si limitò ad annuire.

"Bene. Vieni qui".

֍

Il ragazzo dai capelli neri si era seduto per terra, aveva allargato un po' le gambe, poi l'aveva invitata ad avvicinarsi tendendole una mano. L'aveva stretta senza troppa convinzione. Le faceva un po' paura, lui.

L'altro ragazzino, quello biondo, la scrutava sempre, ma sembrava solo curioso. Quello con i capelli d'inchiostro, invece, aveva tutto l'aria di chi non si curava della sua presenza ma, quando lo faceva, lei non riusciva a non tremare di fronte ai suoi occhi grigi. Anche se il suo viso era bello come quello delle creature magiche dei suoi libri di fiabe, aveva uno sguardo duro. E in quel momento era chiusa in una stanza proprio con lui.

Fu il timore che le incuteva ad azionare i suoi muscoli, in maniera quasi indipendente dalla sua volontà. Si fece guidare, si sistemò per terra tra le sue ginocchia e restò immobile, senza osare guardarlo. Sentì il calore del ragazzo sulla sua schiena curva, le braccia che l'avvolgevano da dietro, intrecciandosi attorno alla sua vita. La testa scura la sovrastava e il contatto con lui la fece irrigidire ancora di più.

"Rilassati", le mormorò, le labbra a sfiorarle l'orecchio, come se avesse immediatamente colto il suo desiderio di fuggire.

Rilassati aveva detto? Cosa voleva di preciso che facesse?

Nel dubbio, decise di non fare assolutamente nulla. Rimase a respirare piano, facendosi sorreggere, anche se quella situazione le sembrava solo strana e angosciante. Dopo qualche minuto sentì che la sua stretta si allentava. Le mani del ragazzo scivolarono lungo le sue braccia, sollevandole da terra. Le percorse in tutta la loro lunghezza, fino a intrecciare le dita alle sue. Operazione che non gli risultò per nulla difficile, dal momento che lei era tanto più minuta di lui.

Una volta ancora, lo lasciò fare.

֍

Aveva passato più volte le dita lungo le sue braccia e, alla fine, aveva allacciato insieme le loro mani. Si era preso tutto il tempo per farlo, anche se sapeva che i loro osservatori, da qualche parte, stavano fremendo.

Nulla. Non avvertiva nulla in lei.

Forse i Maestri si sono sbagliati.

Per quel che ne sapeva, non era mai accaduto e, se mai era successo, nessuno ne aveva parlato apertamente. 

Però può accadere.

Da quando aveva cominciato a studiare il calcolo delle probabilità, Raven era rimasto affascinato dall'idea delle combinazioni. Determinare quanto un evento apparentemente banale e quotidiano fosse realmente possibile era diventato uno dei suoi passatempi preferiti. Quindi stimò che sì, era possibile l'errore, anche se quegli adulti con cui viveva avevano sempre l'aria di sapere esattamente cosa fare, come e quando, e non avrebbero mai messo in dubbio di fronte a lui le loro decisioni.

Certo, quei bizzarri capelli platino erano un segno abbastanza evidente di affinità elementare con l'Acqua, ma poteva non essere tutto.

Lei potrebbe non essere la Swan.

Mollò la presa e le braccia della bambina ricaddero in grembo come quelle di una bambola. La prese dalla vita, la rimise in piedi e si sollevò a sua volta sulle ginocchia. Rebecca si girò verso di lui, che ancora la teneva ferma, le mani delicatamente appoggiate sulla cinta che le decorava il vestitino di raso azzurro.

La guardò negli occhi: poteva salvarla, si disse.

Poteva alzarsi, uscire da quella stanza e dichiarare che non aveva sentito nulla. Il suo giudizio, da quello che aveva capito, era vincolante. Forse addirittura più prezioso delle disposizioni e delle scelte dei Maestri.

Poteva salvarla, sì.

Se non era la Swan, avrebbe semplicemente compiuto un atto di giustizia, evitandole di essere reclusa lì inutilmente. Se invece lo era davvero... be', era così piccola e così terrorizzata all'idea di dover lasciare la sua casa, la sua famiglia, che Raven pensò che non avrebbe fatto poi gran danno, rispedendola indietro. Magari avrebbero potuto trovare qualcun altro. Qualcuno più grande, più preparato, più resistente.

Lei sbatté le ciglia un paio di volte e lo fissò spaurita con gli occhioni azzurri lievemente umidi.

"Kan du bringe meg tilbake til mamma nå?".

Raven si lasciò sfuggire una smorfia perplessa, di chi non ha capito. La piccola si portò un dito sulle labbra, chiedendosi se avesse dimenticato di dire qualcosa.

"Jag ber dig", aggiunse con tono di preghiera, guardandolo come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

Il ragazzo si irrigidì, le dita gli si contrassero lievemente mentre un inspiegabile nervosismo cominciava a impadronirsi della sua testa.

"Non ti capisco", protestò con voce indurita.

Lei, per tutta risposta, sollevò la mano e gli sfiorò la guancia con il palmo umido e caldo, come se quel gesto potesse aiutarla a comunicare la sua supplica.

"My mamma... please".

L'aveva detto come se fosse la richiesta più ovvia dell'universo, come se non si aspettasse da lui nulla di diverso. Raven la scrutò con aria fosca e pensò che, a dispetto del suo amabile aspetto, avrebbe potuto odiarla. Anzi, no: il suo amabile aspetto poteva solamente indurlo a odiarla ancor di più. Era così eterea, morbida, candida... la bimba perfetta.

Immaginò sua madre che le intrecciava i capelli d'argento, che le sistemava i nastri blu tra le ciocche brillanti. La immaginò mentre le sistemava il vestito e la faceva girare per chiudere i bottoncini sulla schiena e annodare la cinta che lui stava ancora stringendo tra le mani. Immaginò gli sguardi, i sorrisi, gli abbracci. Immaginò un mucchio di cose che in realtà non conosceva davvero, ma su cui aveva fantasticato per anni, quasi senza averne reale coscienza.

Di colpo comprese cos'erano quell'ansia e quel nervosismo che gli esplodevano dentro di tanto in tanto, cogliendolo alla sprovvista e torturandolo, obbligandolo a soffocarli, a ricacciarli indietro. Si sentì solo. Tremendamente solo.

Era una sensazione fredda e arida, che ogni volta lo lasciava senza parole. Perché non aveva senso, tutto ciò che lo circondava. Non aveva alcun senso, o lui era incapace di trovarlo da sé. Ogni possibile calore gli era stato negato, in un modo o nell'altro, eppure lui non aveva mai fatto nulla per meritarlo. Né quella bambina aveva fatto nulla per meritare il contrario. 

Perché avrebbe dovuto salvarla? Se lui era stato scelto per precipitare, allora sarebbero caduti insieme. Lo aveva stabilito poco prima, no? Nessun affetto, nessuna attenzione se non per se stesso.

Rispondendo solo a quel dolore, Raven afferrò le braccia di Rebecca, la immobilizzò sapendo che lei non era in grado di sottrarsi e l'attirò verso di sé.

"Treme!", esclamò.

Il pavimento, sotto di loro, cominciò a sussultare. Rebecca cacciò un urlo, cercò di divincolarsi, ma lui non glielo permise. La tenne ancorata al suo corpo, cercando di trasmetterle la stessa energia che stava al contempo infondendo alla Terra.

"Fortior", proseguì con freddezza.

L'intera stanza cominciò a tremare. Sotto la voce acuta e terrorizzata di lei, Raven poteva sentire il tintinnare delle suppellettili, i vetri e le ceramiche che entravano in fastidiosa risonanza con le scosse.

Nessuno lo stava fermando, nessuno stava osando interferire. Era quello, lo spettacolo che volevano? Allora glielo avrebbe dato. Sfidò una volta ancora Rebecca, cercando di spingerla a difendersi da lui, ma lei non reagì.

Per un istante la sua sicurezza vacillò. Forse non era la Swan. Forse era davvero incapace di manifestare qualcosa, altrimenti avrebbe cercato di proteggersi, di reagire alla minaccia del suo Elemento. Se non era in grado di farlo e lui avesse proseguito, cosa sarebbe accaduto?

Senza quasi accorgersene, allentò la presa attorno ai suoi polsi. Rebecca fece sgusciare le mani dalle sue, cogliendolo di sorpresa. Balzò indietro, si liberò e cominciò a correre verso la porta. Si tese per aggrapparsi alla maniglia, ma la serratura era stata chiusa. Presa dalla paura, cominciò a muoversi tra i mobili, a scorrere le pareti alla ricerca di una via d'uscita.

Raven se la vide sfrecciare accanto, frenetica, e si riebbe dallo stupore che gli aveva fatto perdere terreno. Si levò con uno scatto felino, cercò di agguantarla. Lei gridò di nuovo, gli sfuggì, ma il ragazzo la braccò come un leone che raggiunge la preda. Riuscì ad afferrarle il vestito, la trascinò a terra, la bloccò con il suo peso e le inchiodò le mani sul pavimento, che continuava a tremare e a sussultare sotto i loro corpi.

"Quómodo descendit imber et nix de caelo...".

Raven aveva iniziato a recitare qualcosa di oscuro con voce implacabile, mentre lei lottava selvaggiamente per liberarsi. 

"... sed inebriat terram...".

Contrastava ogni suo tentativo con la forza e l'aveva quasi addomesticata. La sua resistenza si stava placando. Rebecca teneva solo le palpebre serrate, forse per impedire a se stessa di vedere la verità che la circondava e quella che si portava dentro. Il viso di Raven era vicinissimo a quello di lei, le loro guance a tratti si sfioravano. La tensione che lui stava esercitando per scuotere la Terra e al contempo per tenerla ferma gli stava facendo bruciare i muscoli, lo stava sfiancando. Strinse i denti, cercando di appellarsi alle sue ultime energie.

"... non revertetur ad me vacuum, sed faciet, quaecumque volui!".

Quando ebbe pronunciato quelle ultime parole, scandendole come un ordine feroce e inappellabile, Rebecca sembrò crollare. La sua pelle chiara divenne stranamente lucente, perlacea, illuminata da minuscole scintille d'acqua. Dalle sue braccia, ancora serrate dalle mani di Raven, vennero fuori dei minuscoli serpentelli lucidi e trasparenti, che strisciarono sinuosi e si intrecciarono attorno ai loro polsi, legandoli insieme.

Lui trattenne il fiato di fronte a quello spettacolo. Era terribile e commovente insieme, scoprirsi annodato a lei da quelle strane catene. Non lo aveva ferito, non lo aveva bruciato, ma lo aveva bloccato. Si fermò, fece cessare ogni tremore e ogni minaccia. Quando la Terra si quietò del tutto, anche i flutti scomparvero.

Il ragazzo si tirò indietro, liberandola dal suo peso. Mentre prendeva fiato, si sforzò di pensare a qualcosa da dire, ma lei non gliene diede il tempo. Si trascinò fino ai piedi del divano, si raggomitolò su se stessa e nascose il viso tra le ginocchia. Dai sussulti che le scuotevano la schiena, Raven capì che stava singhiozzando. Si rimise in piedi, coprì la distanza che li separava, si fermò di fronte alla bambina. Si chinò piano e le lasciò un bacio tra i capelli, con una delicatezza impossibile da attribuire a quel demone che era stato fino a pochi istanti prima.

"Mi prenderò cura di te fino alla fine, Swan", sussurrò al suo orecchio prima di drizzarsi sulla schiena e fare un passo indietro.

Uno scatto metallico segnò la fine di quel momento. Raven girò attorno a sé lo sguardo, scandagliando con cura ogni angolo della stanza. Chiunque fosse lì, nascosto a guardare, avrebbe dovuto ricordare l'espressione del suo viso, in quel momento. Avrebbe dovuto avere per sempre scolpiti nella memoria i suoi occhi e quel mercurio liquido che brillava furiosamente in loro un attimo prima che lui uscisse e si richiudesse la porta alle spalle.

Perché su quel pavimento antico, che era stato calpestato da vescovi e re, Raven stava lasciando una bambina in lacrime e la propria innocenza fatta a brandelli.


__________________

NOTE E SOUNDTRACK:

Swan si rivolge a Raven in norvegese, la sua lingua natale.

La formula che Raven utilizza per il "rito" è tratta dalla Vulgata latina del Libro del Profeta Isaia (Quomodo descendit imber et nix de caelo et illuc ultra non revertitur, sed inebriat terram [...] ic erit verbum meum, quod egredietur de ore meo: non revertetur ad me vacuum, sed faciet, quaecumque volui - Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra [...] così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero).

Per questo capitolo vi lascio le note della cover ufficiale di Wake me up di Avicii cantata da Gavin Mikhail:

"Feeling my way through the darkness
Guided by a beating heart
I can't tell where the journey will end
But I know where to start
They tell me I'm too young to understand
They say I'm caught up in a dream
Well life will pass me by if I don't open up my eyes
Well that's fine by me

So wake me up when it's all over
When I'm wiser and I'm older
All this time I was finding myself, and I
Didn't know I was lost"

Continue Reading

You'll Also Like

65.2K 3.5K 17
Dopo che Edward lascia Bella, lei è così sconvolta da ferirsi in un incidente con il pick-up. Il risultato di ciò è l'amnesia, che costringe Bella a...
8.5K 391 37
(Sequel di Vampire Knight Reloaded) Dal I Capitolo: ..."Sono trascorsi quasi due anni dalla sconfitta di Rido Kuran. Ed in questo lasso di tempo, un...
79.5K 3.1K 15
Avete presente l'episodio in cui la madre di Chloé invita Marinette ad andare con lei per studiare nella migliore scuola di moda? Avete mai pensato...
4.7K 386 26
Lucius Samuel Devon è un normale diciassettenne che trascorre la vita come tutti i suoi coetanei. Un giorno, la sua esistenza verrà completamente str...