Laminae [SEQUEL di OPERA]

By Dragonfly_Ren

6.4K 507 4.6K

***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclus... More

DOORS TO HEAVEN
1.1 A strange place called home
1.2 And you let her go
1.3 Colorblind
1.4 Bittersweet memories
1.5 Don't play with fire
1.6 Love is Colder than Death
1.7 Someone like you
1.8 Universal tongue
1.9 Guilty pleasure
1.10 Sadness is but a wall between two gardens
1.12 Know who you are
1.13 As long as you loved me
1.14 All water has a perfect memory
1.15 Dancing on the edge
FIX YOU
2.1 Gazing across the wasted years
2.2 How to save a life
2.3 Trouble in Paradise
2.4 Demons
2.5 Innocence lost
2.6 Trying to get back to where it was
2.7 Happy families are all alike...
2.8 Message in a bottle
2.9 Read your Tarots well
2.10 Back to black
2.11 In need of repair
2.12 Tower's Callin'
2.13 The Star
2.14 Falling slowly
2.15 The Moon
STAND MY GROUND
3.1 Time to call your bluff
3.2 Into the darkness
3.3 Come Hell or High Water
3.4 Excuse me while I kiss the sky
3.5 The Sun
3.6 Soul has weight
3.7 Hush, little baby, don't say a word
3.8 What lies beneath
3.9 What strength I have's mine own
3.10 The driving force of all nature
3.11 Judgement / The World
3.12 Chains of silver and chains of gold
3.13 All of you
3.14 Hopefully
3.15 Pigeons
I THINK WE'RE ALONE NOW
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò

1.11 Spare parts

155 12 212
By Dragonfly_Ren

Raven indugiò per qualche istante di troppo. Fissava la punta del suo stivaletto da moto invece di parlare. Sembrava che non sapesse da che parte cominciare ed era bizzarro, oltre che parecchio preoccupante, vedere proprio lui esitare a quel modo.

"Si stanno muovendo parecchie cose a Fulham", si decise infine, senza sollevare lo sguardo. "È da un po' che cerco di capire cosa sta succedendo, ma non ve ne ho mai parlato fino a quando non ho avuto notizie sicure".

"Vuoi dire che hai finalmente smesso di sparare teorie a casaccio e hai deciso di attenerti ai fatti, Pigeon?".

Raven sollevò le ciglia scure di scatto e inquadrò Phoenix con un'espressione terribile. Sembrava aver messo finalmente da parte ogni possibile indugio.

"Voglio dire", ribatté duro, "che hanno cominciato a reclutare nuovi Custodi. E sì, mi attengo ai fatti stavolta, perché non c'è davvero nulla su cui scherzare".

L'irlandese si drizzò sulla schiena e aggrottò la fronte cercando di capire meglio il senso di quel discorso, dal momento che Eagle e Swan sembravano essersi paralizzati di fronte alle parole di Raven.

"Scusa, ma perché dovrebbero perdere il loro tempo in questo modo? Abbiamo risolto il problema anni fa, mi pare. E poi siamo ancora tutti vivi e vegeti".

L'inglese lo fissò a bocca aperta. Phoenix non aveva mai voluto avere a che fare con la Congrega e i suoi sistemi. Nei mesi trascorsi a Fulham aveva studiato e aveva cercato di aiutarli a portare a compimento l'Opera, ma il resto lo aveva rifiutato in blocco, evitando per quanto gli era possibile che i Maestri interferissero con la sua vita. Eppure quella sua presa di posizione non poteva giustificare, agli occhi di Raven, l'ignoranza delle meccaniche più elementari.

"Hai mai pensato che potrei avere un incidente con la moto? Che l'aereo di Eagle e Swan potrebbe precipitare? Che potresti affogare nella tua piscina? Tu probabilmente no, ma loro sì. Ci pensano sempre, in continuazione, e nel caso in cui accadesse vogliono avere pronti i pezzi di ricambio".

Aveva usato il suo solito tono pungente, così Phoenix tornò ad affondare nei cuscini della poltrona con aria più rilassata: almeno in quella versione assomigliava al sempre trascurabile Pigeon.

"Be', questo poteva avere un senso prima", commentò, "quando pensavano che un giorno o l'altro dovesse arrivare la Fine del Mondo. Ma quel benedetto cataclisma impiega millenni a ripresentarsi, no? A meno che non abbiano già un'altra Profezia bell'e pronta, a cosa gli serve continuare questa missione?".

A quella domanda, Raven sgranò gli occhi e rinunciò definitivamente a ogni pretesa di compostezza.

"A cosa gli serve? Potere, controllo. Denaro. Pensi davvero che, dopo aver messo in piedi una simile struttura secolare, la smantelleranno solo perché la Terra è salva e tutti possiamo vivere felici e contenti? Noi siamo potere, Phoenix. Possiamo scatenare o contenere un disastro solo volendolo. Controllare noi, o gente come noi, significa mettere un'ipoteca gigantesca su un mucchio di affari. Ci hanno concesso quello che abbiamo chiesto solo perché le nostre richieste non erano poi così assurde, non perché volessero ricompensarci. Noi non volevamo più quella vita dopo l'Opera e loro dovevano scegliere tra sbarazzarsi subito di noi o farci contenti a poco prezzo, ma da vivi valiamo molto di più, ti pare? Hanno firmato un accordo, è vero, ma non hanno scritto da nessuna parte che avrebbero rinunciato al loro programma".

Si interruppe e smise di muoversi nervosamente sull'erba, come aveva fatto mentre si infervorava in quel discorso. Si fermò a squadrare Eagle e Swan, quasi avesse sentito il bisogno improvviso di cercare il loro sostegno.

"Noi, in fondo, siamo solo un fastidio passeggero", concluse amaro.

Phoenix sembrò considerare quella lunga tirata per qualche istante, poi fece scivolare i piedi dal tavolo e si mise a sedere intrecciando le mani davanti a sé.

"Ok, Pigeon. Abbiamo appena stabilito che ormai non corriamo il rischio di essere fatti fuori e che, tutto sommato, le nostre esistenze sono indifferenti per questi signori. Ci dici qual è il problema? Hai paura che ti cada dalla testa la tua coroncina da Raven?".

L'altro sbuffò come se ne avesse avuto abbastanza e lo fulminò con un'occhiata che avrebbe potuto far tremare la terra.

"Non cercano il Raven!", esclamò con veemenza. "Io ce l'ho già da anni, il pezzo di ricambio. Cercano il Phoenix".

A quelle parole, Swan divenne più bianca della cera e Eagle affondò la testa tra le mani. Phoenix, invece, rimase insolitamente tranquillo. Solo gli occhi gli si accesero di un cupo bagliore, tradendo un sussulto.

"Ma loro non sanno niente di Charles, giusto?", lo interrogò con voce grave, sfidandolo con lo sguardo.

L'inglese si limitò a negare con un lento movimento del capo, poi si tirò indietro le ciocche nere con una mano e prese un rapido respiro nel tentativo di recuperare la calma. Intuì che Phoenix era sul punto di chiedere altro e lo anticipò.

"C'è un'altra cosa che dovete sapere", aggiunse tutto d'un fiato.

Lo sguardo di Swan, che fino a quel momento aveva indugiato con preoccupazione sul viso dell'irlandese, si fiondò su Raven. Il tono della sua voce aveva riacceso in lei una paura ben diversa.

"Spero che tu non abbia in serbo qualcuna delle tue sorprese", sottolineò fosca. "Ti ricordo che l'ultima ha avuto conseguenze sgradevoli per tutti. Te compreso".

Lui le rivolse una smorfia piegando un angolo della bocca in un ghigno soffocato.

"Nulla che possa turbare la tua perfetta esistenza, signorina Swan. Ho solo deciso di reclamare anch'io la mia parte del premio".

"Che premio?", si informò Eagle di rimando.

Raven sorrise lievemente, come se trovasse la domanda sorprendentemente spassosa perfino in quel frangente.

"Non ci avete mai riflettuto, vero? Phoenix ha chiesto di potersi costruire la sua vita con Ailleann, tu di essere libero di andare dove volevi e Swan di poterti restare accanto invece di essere spedita in esilio da qualche parte, come prevedeva il suo ruolo. Io sono rimasto a Fulham, non ho cambiato praticamente nulla della mia vita precedente. Pensavate davvero che non avrei mai chiesto niente per me?".

"A parte i soldi della Congrega che sperperi come se fossi un sultano?", borbottò Phoenix scocciato.

"Quello faceva già parte del pacchetto", commentò l'altro con un gesto di noncuranza.

L'irlandese, a quella replica, si puntellò ai braccioli della poltrona e si sollevò lentamente in piedi. Non gli piaceva quando Raven iniziava a volteggiare attorno alle questioni. Quel suo comportamento lo metteva sempre in allarme. Mosse qualche passo verso di lui e lo squadrò.

"Allora cos'è che avresti chiesto, di preciso?".

Il ragazzo socchiuse gli occhi e sorrise enigmatico.

"Mi sembra ovvio: di sovvertire le regole secolari. Di essere il primo Custode a diventare Maestro".

Eagle spalancò la bocca in un'espressione di sorpresa e si ancorò con entrambe le mani sul bordo del lettino.

"Un Maestro? Tu?".

Non ebbe il tempo di continuare, perché Phoenix era piombato su Raven come una furia e l'aveva afferrato dal bavero della camicia.

"Sei il solito stronzo!", urlò furibondo a un centimetro dalla sua faccia. "Cos'hai in mente di fare, eh? Un Maestro? Io mi sono fidato di te, brutto bastardo! Hai tenuto Charles in braccio da quando è nato".

"Oh, calma, calma, calma!".

Eagle si era precipitato al loro fianco, parando le mani e cercando di dividerli. Phoenix, però, non sembrava intenzionato a mollare la presa, anche se Raven aveva tutta l'aria di non voler reagire. Sfidava l'irlandese solo con gli occhi e con il suo insopportabile sorriso di scherno.

"Davvero non ti ho insegnato niente, Phoenix?", lo rimproverò con aria di celia, scuotendo lievemente il capo.

Di fronte a quella provocazione, l'irlandese ignorò i tentativi di Eagle di mettere fine a quello scontro e strattonò Raven con maggiore violenza.

"Che sei un bugiardo. E un opportunista. Ecco cosa mi hai insegnato".

"Adesso basta!", si impose Eagle.

Spinse di lato Raven e si frappose con decisione tra di loro.

"Che stai facendo?", gli domandò l'amico. 

"Ti sto impedendo di fare una cazzata. Prima dovresti ascoltarlo e lo sai".

Quello scosse il capo amareggiato, come se per la prima volta la persona di cui si fidava di più al mondo lo avesse deluso.

"Tanto stavolta lo faccio a pezzi, che tu ti metta in mezzo o meno".

"Piantala, Phoenix! Sei un vero idiota", sputò Raven dalla posizione arretrata cui Eagle lo aveva costretto, mentre con aria contrariata cercava di sistemarsi il colletto sgualcito della camicia. "I sistemi si controllano dall'interno, irlandese del cazzo!".

"Non me ne frega niente delle tue teorie!", sbraitò Phoenix, puntandogli contro un dito. "Io ti ammazzo! Se fai qualcosa a Charles, stavolta ti ammazzo davvero!".

Dalla sua apparente immobilità, Raven ebbe uno scatto felino e quella volta fu lui a lanciarsi contro il suo contendente, con una rapidità tale che Eagle non ebbe il tempo di fermarlo.

"Io", gridò in faccia all'irlandese, che subito lo riagguantò pronto alla rissa, "io sono l'unico muro che separa Charles da Fulham. Sono la sua barriera, la sua protezione. E devo restare a Fulham, dentro Fulham, per riuscire a salvarlo. E adesso lasciami".

Come se quell'ultima parola fosse stato un incantesimo perfetto, Phoenix mollò la presa, limitandosi a un'occhiata rovente mentre il fiato gli accelerava il petto. Eagle continuava a tenere sotto tiro entrambi, uno che sbuffava come un toro nell'arena e l'altro che cercava per l'ennesima volta di darsi un contegno. Stimò che fosse il momento giusto per cercare di calmare gli animi.

"Ha ragione lui, stavolta", ribadì, scrutando Phoenix con un'espressione che voleva caldamente invitarlo a considerare la cosa. "Ascoltalo".

"Che cazzo stai dicendo?".

Eagle si morse lievemente le labbra e scosse una ciocca bionda che era sfuggita alla stretta del nodo. Doveva trovare un modo efficace per spiegargli ciò che lui aveva già compreso alla perfezione.

"Che arriveranno a Charles con o senza Raven", replicò infine con la massima calma. "Solo che con Raven sarebbe meglio".

"Arriveranno a Charles dopo essere passati sul mio cadavere", ruggì Phoenix. "E dopo che io sarò passato sul suo!".

Mentre il suo braccio, puntato contro l'inglese, sembrava quasi sul punto di prendere fuoco, uno scroscio d'acqua gelata si riversò loro addosso, bagnandoli da capo a piedi.

"Cazzo, Swan!", si lagnò Raven, furibondo. "La vuoi finire con questi giochetti? È già la seconda volta, stamattina".

Lei gli rivolse uno sguardo indifferente mentre abbassava le dita.

"Si stava alzando troppo la temperatura, vi serviva una doccia fredda". 

Si levò in piedi, afferrò un lembo della camicia di Phoenix e lo strattonò verso l'interno della casa.

"Vieni con me, adesso. Dobbiamo parlare, tu e io da soli".

Phoenix sbuffò. Suo malgrado, non era mai riuscito a opporsi davvero a Swan. Forse perché era una donna, o forse perché il suo Elemento gli faceva istintivamente paura. Si scrollò l'acqua di dosso con un movimento nervoso, poi guardò Raven un'ultima volta.

"Non abbiamo finito", disse, prima di voltarsi e seguire la ragazza.

Quando fu del tutto sicuro che le due bombe in procinto di esplodere erano state momentaneamente disinnescate, Eagle tirò un lungo sospiro di sollievo. 

"Cristo, ma fa sempre così?", sbottò Raven, di nuovo alle prese con la sua camicia ormai rovinata.

L'altro si passò uno sguardo addosso e fece un rapido bilancio della sua disastrosa situazione.

"Perché credi che vada sempre in giro con una maglietta di ricambio?".

Sorrise mentre pronunciava quella frase e, per la prima volta da quando quella giornata era cominciata, sorrise anche Raven. Per un istante si scambiarono lo stesso sguardo divertito che avevano condiviso mille altre volte quando erano ragazzi, quando certi pensieri erano ancora sconosciuti e distanti da loro. Quel ricordo trasmise una strana scossa al cuore di Eagle.

"Be', faremmo meglio ad andare", concluse in fretta, prima di voltarsi in direzione della casa.

"Ehi, Eagle!".

Interrotto da quell'esclamazione, si fermò, sollevò il viso oltre la spalla e fissò il suo interlocutore con uno sguardo interrogativo.

"Grazie".

Disse solo così, Raven: Grazie. Quel tono tanto semplice e diretto, però, non era da lui. Eagle si sentì obbligato a tornare sui suoi passi.

"No, grazie a te", replicò.

Fu l'inglese, a quel punto, a squadrarlo senza capire.

"Di cosa?".

Eagle abbassò il capo, imbarazzato, e non rispose subito.

"Vi ho visti, stanotte", confessò infine con un filo di voce.

Raven sgranò gli occhi e sentì il fiato che gli veniva meno... Oh, cazzo!

Eagle lo aveva completamente spiazzato con la sua sincerità. Era una grazia, quella di riuscire a dire tutto con il cuore in mano, che apparteneva solo a lui e che Raven non aveva idea di come ricambiare. Annaspò in quel discorso confuso cercando di mettersi in salvo.

"Ascolta, Eagle... Io non...".

L'altro lo interruppe con un lieve gesto della mano.

"Intendevo dire che ho visto tutto", precisò con voce indecisa, ma calda. "Fino alla fine. Forse non avrei dovuto, ma... insomma, non è colpa tua".

Raven si sentì sprofondare. Quanto era stato stupido? Quanto era andato vicino a rovinare tutto? Quanto prossimo a perdere quel poco di prezioso che la vita gli aveva riservato?

Rimase a fissare Eagle, incapace di replicare alcunché, ma l'altro riuscì ad avere abbastanza forza per entrambi e a tirare fuori quello che andava detto.

"Ho sempre saputo quello che provi, anche se non ne abbiamo mai parlato, e... mi dispiace, so che dev'essere difficile sentirsi così".

Niente giri di parole, niente allusioni, niente ambiguità. Raven sentì di essergli davvero riconoscente perché era in grado di affrontare il problema anche per lui, che lo aveva sempre rifuggito come un vigliacco.

"Così come?", scherzò allora, con l'ironia che sfoderava sempre quando era sulle spine. "Innamorati e disperati?".

Scherzò, sì, ma Eagle sapeva che Raven non riusciva mai a fare nulla di diverso quando c'erano in ballo i suoi veri sentimenti. L'aveva capito fin da quando erano piccoli e aveva sempre accettato di prendere per sé solo il meglio di quel fratello sarcastico e sfuggente che la sorte gli aveva assegnato.

"Sì, più o meno", sorrise di rimando. "Anche se so che tu non useresti mai termini del genere per definire te stesso".

Raven distolse lo sguardo, ancora indeciso su come comportarsi. Mentre stava valutando se fosse più opportuno dare una risposta sincera o continuare a riderci su, si sentì stringere in un abbraccio. La sorpresa fu tale che, a dispetto del suo abituale fare scostante, lasciò che l'affetto di Eagle avesse il sopravvento. In qualche strano modo, aveva bisogno anche lui di ritrovare quel legame che non sfoggiavano mai, ma che era sotterraneo e consistente come la Terra, vivo e infinito come l'Aria.

Serrò le palpebre e ricambiò la stretta, seppellendo sulla spalla dell'amico l'espressione che aveva sul viso.

"Non me lo merito", mormorò.

"A me non importa se te lo meriti o no", si sentì rispondere. "A me importa solo quello che hai scelto di fare".

Continue Reading

You'll Also Like

2.1K 70 22
Una principessa di nome T/n si dovrà trasferire in Giappone e dovrà andare alla scuola Karasuno cosa succederà? #9 principessa 6/6/2022 #4 princip...
32.5K 515 27
Una triste pace porta con sé questa mattina: il sole, addolorato, non mostrerà il suo volto. Andiamo a parlare ancora di questi tristi eventi. Alcuni...
6.1K 315 22
Hikari Kobayashi é una ragazza di sedici anni. È fredda e distante con chi non conosce. Vive con sua zia Aiko da quando aveva quattro anni visto che...
17.4K 1K 36
Natsu e Lucy, sono amici da tanto tempo, andranno ad abitare con due loro cari amici, cosa succederà?