Lightning || Newtmas AU

By Jelsey23march

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Nella Londra odierna, Newt, un giovane padre, si ritrova a dover fare i conti con il destino che gli interpon... More

Prologo
Capitolo 1.
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Ringraziamenti
SPIN-OFF
SOON
NUOVA STORIA.

Capitolo 19

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By Jelsey23march




Il motore della macchina rimbombava ripetutamente. Newt era seduto sul sedile del passeggero per una volta in vita sua, e si mordeva le pellicine delle dita, in modo nervoso. Passava da un dito all'altro velocemente, cercando la pellicina giusta da mordere, consapevole che, se avesse continuato, gli sarebbe uscita un'infinità di sangue.

Thomas guidava, con lo sguardo fisso sulla strada, e si prendeva la libertà di girarsi verso il suo fidanzato solo quando le regole stradali lo permettevano: ad uno stop, davanti un semaforo rosso o nel traffico.

Avevano appena lasciato Caleb dai nonni, per tenerlo al sicuro. Non sapevano quanto tempo sarebbe rimasto lì, ma Newt era terrorizzato dall'idea che Candace potesse riuscire ad entrare in casa loro e potesse rapirlo; così, nonostante Thomas avesse cercato di fargli capire che forse stava diventando paranoico, avevano deciso di lasciarlo ai nonni, che avevano cambiato casa in quei quattro anni e che quindi non erano rintracciabili. Per lo stesso motivo avevano deciso che non lo avrebbero mandato a scuola, ma che si sarebbe fatto mandare tutti i compiti da fare a casa. Newt sperava sarebbe stata una cosa di pochi giorni, che sarebbero potuti tornare a stare insieme il più presto possibile.

«Thomas, è da ieri che hai tirato fuori l'argomento e non vuoi ancora dirmi perché non potrebbe piacermi l'idea che hai avuto. Vuoi dirmelo?» Chiese, spazientito, mentre si accendeva l'ennesima sigaretta e apriva il finestrino per far si che il fumo si espandesse.

«Newt, è già la terza in due ore» disse Thomas, guardandolo di sfuggita.

«Lo so Thomas stai tranquillo. Allora mi dici dove stiamo andando?» Chiese, spazientito, sapendo quanto Thomas avesse ragione ma sentendo la necessità di fumare.

«Conosco un avvocato bravissimo, specializzato in divorzi e custodie minorili, praticamente si occupa solo di quello. Gli ho chiesto una mano per questa storia e ha accettato»

«E perché mai non dovrebbe piacermi? È grandioso» disse Newt, facendo spuntare un sorriso genuino sul volto.

«Si, è grandioso, c'è solo un leggero problemino» disse Thomas, fermandosi all'ennesimo semaforo rosso, sentendo la propria voce farsi sempre più piccola.

«Che problemino?»

«È il mio ex» disse Thomas, mettendo la prima e partendo, cercando di non incontrare mai lo sguardo di Newt, nonostante lo sentisse bruciargli la pelle come carbone bollente.

«Potresti ripetere?» Disse, facendo cadere un po' di cenere dal finestrino, per poi tornare a guardare Thomas, che non lo degnava di uno sguardo.

«È il mio ex» disse di nuovo, cercando di captare la sua espressione con la coda dell'occhio.

«Si l'ho capito Thomas, vuoi dirmi di più? Perché sei ancora in contatto con lui per esempio?» Chiese, alzando leggermente il tono della voce, mentre il rumore dell'aria che veniva spezzata a grande velocità dal finestrino aperto rimbombava intorno a loro.

«Amore puoi stare calmo, ci siamo lasciati tempo fa e siamo rimasti amici, tutto qui»

«Tutto qui?» Rise Newt, sarcasticamente, buttando la sigaretta e chiudendo il finestrino, per poi sistemare il lato sinistro dei capelli che si erano arruffati a causa del vento.

«Fammi capire, noi stiamo andando dal tuo ex, per poter salvare mio figlio dalle grinfie della madre?» Disse con la gelosia che gli premeva su tutto il corpo.

«Newt, Caleb è anche mio figlio, mi sembrava avessimo deciso insieme questa cosa» disse Thomas, evidentemente scosso da quelle parole.

«Si, appunto per questo non capisco perché stiamo portando il futuro di nostro figlio dal tuo ex» disse Newt, alzando le spalle incredulo.

«Perché è bravo nel suo lavoro, e mi fido di lui»

«Io non mi fido per niente di lui»

«Beh dovrai farlo perché siamo arrivati» disse Thomas, sorridendo, per poi parcheggiare in un vialetto poco abitato, davanti ad un cancello grande e bianco. La casa si intravedeva da fuori, e Newt rimase a guardarla per qualche secondo con la bocca aperta.

«Chiudi la bocca amore mio» disse Thomas ghignando divertito, per poi posare due dita sotto il suo mento per chiudergli la bocca.

«Levati» disse Newt, scansandolo e ridendo di nascosto, cercando di mascherare la sua risata.

«Dai Newt non essere geloso» disse Thomas, cercando di afferrargli le mani, venendo scansato nuovamente.

«No Thomas, non voglio conoscere nessuno se prima non so tutto. Avresti dovuto dirmelo ieri sera» disse, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

«L'ho conosciuto durante l'università, al secondo anno. Era l'assistente di un mio professore. Siamo stati insieme per un po', forse nove mesi, ma litigavamo troppo e ci siamo lasciati. Gli voglio bene e lui ne vuole a me, siamo rimasti in buoni rapporti e ci vediamo, ogni tanto. Non lo vedo da quando ti conosco, se te lo stai chiedendo» disse sbuffando, per poi tornare a sorridere.

«Perché non me lo hai detto prima? Quando abbiamo iniziato ad uscire?» Chiese Newt, ancora imbronciato.

«Newt, tu mi hai nascosto di avere un figlio, puoi perdonarmi di non averti detto di un ex con il quale non parlo da mesi, no?» Rise Thomas, per poi beccarsi un dito medio.

«Sei bellissimo quando sei geloso» disse poi, prendendogli la mani e sorridendo come un bambino, avvicinandosi al suo viso.

«E tu sei un ruffiano» disse Newt, per poi unire le loro labbra, ancora insicuro su questo presunto ex.

Scesero dalla macchina poco dopo e Thomas si avvicinò al citofono premendo il pulsante, tenendo la mano destra intrecciata a quella di Newt.

«Chi è?» Chiese una voce profonda, roca, resa meccanica dal citofono.

«Thomas»

Il cancello si aprì all'istante, iniziando a scorrere lentamente concedendogli di poter entrare nel giardino. La casa era grande, in stile moderno, completamente bianca. Intorno ad essa, un giardino enorme e ben curato, la circondava per intero.

Videro uscire dalla porta un ragazzo, che aveva il sorriso sulle labbra. Lo videro correre verso di loro, e Newt sentì Thomas lasciargli la mano, per andare incontro al ragazzo. Si abbracciarono, come vecchi amici. Thomas portò le braccia intorno al suo collo, mentre il ragazzo, decisamente più sfacciato, fece scendere le braccia fino all'osso sacro, avvolgendolo completamente sfiorandogli i glutei. Era diverso da come Newt se l'era immaginato. Pensava di ritrovarsi davanti ad un ragazzo elegante, raffinato, con in mano un Martini con annessa oliva all'interno, e una sigaretta tra le dita. Invece era in tuta, scalzo, e la maglietta in cotone gli fasciava i fianchi stretti e scolpiti.

«Ciao Eric» disse Thomas, con il sorriso sulle labbra, quando quell'abbraccio finì.

«Che bello vederti Tom. Sei sparito, perché non mi hai più scritto?» Chiese Eric, passando una mano tra i capelli scuri di Thomas, arruffandoli. Newt rimase ad osservarlo, con le braccia conserte e la mandibola serrata. Era bello, di una bellezza disarmante. I capelli non troppo corti gli adornavano il viso, caratterizzato da una mandibola squadrata a ben pronunciata. La cosa che però spiccava di più, erano i suoi occhi, verdi come il bosco. Un verde freddo, glaciale, che ipnotizzava.

Thomas gli teneva le mani sui bicipiti leggermente definiti, e gli sorrideva come si sorride ad un vecchio amico mentre lui, guardava Thomas come se fosse la sua preda, il premio che aveva tanto sperato di vincere e che non vedeva l'ora di godersi.

«Beh ho avuto un imprevisto» disse Thomas, grattandosi la testa in imbarazzo.

«Piacere, sono l'imprevisto» disse Newt, avvicinandosi a loro e tendendo la mano in avanti, aspettando che la stringesse. Eric guardò la mano di Newt, per poi spostare lo sguardo su Thomas, divertito da tutta quella situazione.

«Piacere, io sono Eric»

«Newt»

«Okay, io direi che possiamo entrare, no?» Chiese Thomas, mettendosi tra loro due, per poi spingere Eric verso l'entrata.

La casa era più lussuosa dell'esterno, ma in stile minimalista. Newt si soffermò a guardare i decori, i colori e i mobili usati, e si chiese perché non aveva avuto la possibilità di arredarla lui quella casa. Aspirava a progetti del genere, e sperava di riuscirci, un giorno.

«Benvenuti» disse Eric, allargando le braccia per mostrare la sua tutt'altro che umile dimora. Camminava scalzo, e il pantalone della tuta nero gli fasciava i glutei in modo perfetto.

«Posso offrirvi qualcosa? Caffè, spremuta, cappuccino? Non c'è una bellissima giornata sennò vi avrei offerto di bere qualcosa a bordo piscina» Chiese, entrando nella cucina, talmente spoglia da sembrare un prefabbricato, una di quelle stanze già arredate dell'Ikea.

«Per me un cappuccino, tu Newt?» Chiese Thomas, accennando un sorriso.

«Niente, grazie» disse, cercando di essere il più cordiale possibile. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, perché in Eric vedeva lo sguardo che Thomas gli aveva mostrato la prima volta, e capì da chi avesse ripreso quell'atteggiamento spocchioso.

«Che mi racconti Tom?» Chiese Eric, mettendo un'arancia nello spremi agrumi automatico, per poi posare una tazza sotto di esso concedendo al succo di uscire e di depositarsi all'interno. Fece la stessa cosa con la macchinetta del caffè, e lasciò cadere una cialda di cappuccino nell'apposito scompartimento, per poi premere il pulsante.

Newt apprezzò che Thomas non avesse ripreso da lui questi metodi nuovi e meccanici per preparare la colazione, perché il suo momento preferito della giornata era quando si alzava e trovava Thomas a petto nudo davanti la cucina, e l'odore di latte e caffè aleggiava nella stanza. Amava sedersi e aspettare che il suo cappuccino con doppio zucchero e cannella fosse pronto, sentendo al suo interno tutto l'amore che Thomas ci aveva messo per prepararlo.

«Tutto bene, ho finalmente il mio studio e il lavoro va molto bene»

«E lui da dove salta fuori?» Chiese, passando a Thomas la tazza colma di cappuccino schiumoso, per poi portare le labbra sul suo bicchiere con la spremuta.

«Sono quello che gli ha fatto lo studio» disse Newt, infastidito dal suo modo di parlare.

«Architetto?»

«Interior designer, chiamami se può servirti» disse Newt, cercando di fingere che quella casa avesse bisogno del suo aiuto. Eric rise, guardandolo con sfacciataggine e arroganza, senza mai abbandonare il suo ghigno divertito.

«Si ci siamo conosciuti qualche mese fa e stiamo insieme»

«Stiamo molto insieme» disse Newt, intrecciando le braccia al petto guardando Eric con aria di sfida.

«Non voglio portartelo via Newt, puoi stare tranquillo»

«Lascia che io capisca da solo se posso stare tranquillo» rispose Newt, facendo un passo in avanti. Thomas gli mise una mano sul fianco, tirandolo indietro.

«Credo che non siate venuti qui per discutere, e da quel che Thomas mi ha detto hai bisogno del mio aiuto. Ci conviene fare squadra, non credi?» Disse Eric, aumentando il ghigno che aveva sul volto.

Nonostante Newt avrebbe voluto rimanere in silenzio per tutta la vita piuttosto che dargli ragione, Eric era l'unica speranza che aveva di vincere quella causa, e non doveva farsela scappare. Lo infastidiva che Eric fosse l'ex di Thomas? Certamente. Lo infastidiva il modo in cui parlavano? Ovvio. Lo infastidiva essere nella casa in cui probabilmente avevano passato le loro notti? Preferiva non pensarci. Ma avrebbe sopportato anche di peggio per Caleb.

«Hai ragione» disse, rilassando il corpo e sentendo finalmente le mani Thomas sui propri fianchi, che non aveva notato fino a quel momento.

«Seguitemi, andiamo nel mio ufficio» disse Eric, uscendo dalla cucina e iniziando a salire la prima rampa di scale, per poi proseguire con la seconda, fino ad arrivare ad un soppalco, che fungeva da ufficio. Newt cercò di non pensare a Thomas e alle volte in sui si era ritrovato nudo in quella stanza, e si concentrò sull'obbiettivo, Caleb.

Eric si mise davanti una lavagna bianca, per poi prendere un pennarello e iniziare a giocarci con le dita. Newt e Thomas si sederono sul divano, posto esattamente davanti alla lavagna.

«Ho bisogno di sapere cosa è successo» disse, prendendo una sedia dalla scrivania, facendola ruotare, per poi mettersi a cavalcioni su di essa, al contrario. Le gambe larghe e piedi incastrati intorno alle gambe della sedia.

«L'ex di Newt vuole prendere la custodia di suo...ehm, nostro figlio» disse Thomas, girandosi verso Newt come per essere sicuro di aver detto il termine giusto.

«Hai adottato questo bambino Tom? Sei proprio cambiato» disse Eric, con un sorriso sul viso, per poi passare la lingua sulle labbra, guardando Thomas dalla testa ai piedi.

Newt sentì la rabbia impadronirsi nuovamente di lui e, se avesse potuto, sarebbe saltato addosso a Thomas per dimostrare che era lui il suo fidanzato.

«No, non è legalmente mio figlio» disse Thomas, incerto su cosa dire per descrivere quella situazione.

«Ho bisogno di sapere più cose per aiutarvi. Vuoi raccontarmi Newt?» Disse Eric, incrociando le braccia al petto, lasciando che i bicipiti si gonfiassero maggiormente.

«Mi ha scritto una lettera-»

«Intendo dall'inizio della relazione ad oggi Newt, se vuoi che io sia il tuo avvocato devo sapere tutto e devi fidarti di me»

Newt lo guardò, cercando di trovare in se stesso la forza di cui aveva bisogno per fidarsi. Osservò Eric e non trovò falsità, solo tanta sfacciataggine, ma forse Thomas aveva ragione, poteva fidarsi.

«Mi sono fidanzato con lei durante il liceo, a diciannove anni è rimasta incinta e abbiamo tenuto il bambino ma lei ci ha abbandonati ed è scappata con un altro» guardò Eric negli occhi, vedendo anche il suo sguardo cambiare.

«È mai tornata?»

«È tornata, una volta. Voleva rubare Caleb dopo un attacco dovuto alle pasticche che prende per l'ansia dovuta alla morte prematura del fratello, fortunatamente l'abbiamo fatta ragionare e non è più tornata fino a che non ha scoperto che Thomas era entrato nella mia vita. Mi ha scritto una lettera minacciando di denunciarci e dicendo di volere la custodia di Caleb» disse Newt, girandosi verso Thomas, che allungò la mano e la strinse alla sua, sorridendogli. Gli trasmetteva tranquillità anche solo sfiorandolo.

«Posso leggere la lettera?» Chiese Eric, scavallando le gambe dalla sedia, alzandosi. Thomas la prese dalla tasca e si alzò per portargliela. Eric gli sorrise, per poi sfiorargli la mano. Newt continuò ad osservalo, meravigliandosi della sua sfacciataggine.

«Grazie Tom» gli disse, facendogli l'occhiolino.

Thomas tornò seduto, con lo sguardo colpevole, consapevole che Newt fosse sempre più furioso.

Eric lesse la lettera in silenzio, per poi spostarsi verso la scrivania, ordinata e pulita, per poi inserire il foglio nella stampante, facendo partire la scansione.

«Quando la tua ex se n'è andata, ti sei rivolto ad un avvocato?» Chiese, dopo infiniti attimi di silenzio, scrivendo al computer con una velocità mai scritta.

«Si, l'avvocato di famiglia ha firmato delle carte dove accertava che lei se ne fosse andata, ma non ho mai ottenuto la custodia effettiva di Caleb. Per la legge Candace è ancora sua madre» disse Newt, posando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi in avanti, per vedere meglio il viso di Eric, che nel frattempo continuava a scrivere.

Continuò a fare domande, che portarono Newt indietro nel tempo. Dovette ricordare i dettagli della separazione, dell'abbandono; dettagli che non aveva voluto affrontare in passato. Avrebbe dovuto perdere intere ore a cercare le carte dell'avvocato, che non ricordava minimamente dove fossero. Eric gli parlò di processo, durante il quale avrebbe potuto perdere la custodia, se non avessero agito bene. Newt si teneva la testa tra le mani, e guardava in basso, cercando di tranquillizzarsi, di tornare a respirare regolarmente.

«Newt, ascoltami» disse Eric, infine, quando il sole era ormai calato e l'unica fonte di luce erano le lampadine automatiche che si erano accese da sole, quando la stanza si era fatta buia. Eric si alzò, mettendosi davanti a lui.

«Hai la certificazione che vi abbia abbandonati, che se ne sia andata senza motivo. In più vuole accusare Thomas, ma fortunatamente per la legge Caleb non è suo figlio, quindi credo che per ora puoi stare tranquillo» gli disse, mentre Newt alzava la testa e puntava lo sguardo su di lui. Rimase in silenzio, cercando di farsi bastare la speranza, di credere che avrebbe potuto vincere la causa solo grazie a quelle certificazioni.

«Venite, vi offro una birra» disse Eric, scendendo le scale. Thomas si alzò, prendendo una mano di Newt facendolo alzare.

«Andrà bene» gli disse, accennando un sorriso.

Si ritrovarono nuovamente in cucina, quella volta però si sederono al tavolo rotondo. Thomas, tra Eric e Newt, beveva la sua birra e cercava di pensare con la testa di un avvocato.

«Nella lettera ci sono anche discriminazioni omofobe e minacce. Non credo lei si renda veramente conto di cosa sta facendo. Chiedere la custodia quando si è separati e non si è nemmeno sposati, è molto difficile. Dovrebbero conoscere lei, farle delle sedute psicologiche, e anche al suo fidanzato. Non gli daranno Caleb solo perché è la madre. Hai testimoni, potresti vincerla Newt» disse Eric, aprendo le tre birre, per poi lasciare che le prendessero.

«Si Newt, i tuoi potrebbero testimoniare, anche tua sorella e tuo cognato. A me non importa se devo finire davanti al giudice, è ovvio che difenderò Caleb finché potrò» disse Thomas, guardandolo negli occhi. Lo amava, lo amava come si ama qualcuno nei film, di un amore incondizionato, profondo.

«Come sei cambiato Tom» disse Eric, accennando una risatina.

«In che senso?» Chiese Newt, aggrottando le sopracciglia, infastidito da quella frase che continuava a ripetere.

«Thomas non era così quando stava con me. Era strafottente, presuntuoso e arrogante»

«Come te» disse Newt, sorridendo falsamente.

«Certo, mi prendo parte della colpa. Ma Thomas non voleva figli, amava una cosa e sapeva farla molto bene. E non parlo del lavoro Newt, non so se ci capiamo» disse Eric, bevendo un sorso della sua birra.

«Eric, che cazzo» disse Thomas, girandosi verso di lui, allucinato.

Newt rimase in silenzio, sorridendo, per poi portare la birra alle labbra bevendone un sorso copioso. La posò sul tavolo e sorrise a Eric.

«So bene di cosa parli, deve essere brutto andare a dormire sapendo di non poterlo più avere, vero?» Chiese, vedendo per la prima volta lo sguardo di Eric cambiare, diventare freddo. Serrò le labbra intorno alla birra, tracannando il liquido rimanente.

«Ti ringrazio per l'ospitalità e per l'aiuto che ci stai dando, sei molto gentile, però dobbiamo andare, vero Thomas?» Disse, alzandosi. Sistemò la sedia sotto il tavolo e fece cenno con la testa a Thomas di alzarsi.

«Ciao Eric, grazie ancora»

«Per te questo ed altro Tom» disse Eric, alzandosi per accompagnarli alla porta.

«Ci sentiamo» continuò poi, abbracciando Thomas, lasciandogli un bacio tra l'orecchio e la mandibola, mentre teneva gli occhi fissi su Newt, che lo guardava in cagnesco.

«Tom, ricordi quel caso che vi ho fatto studiare al corso? Era simile, dovremmo avere

ancora i file da qualche parte. Potresti venire qui e cercarli con me, se vuoi»

«Dovrei averli nel computer, posso inviarteli» disse Thomas, mentre intrecciava la mano a quella di Newt, uscendo dalla casa.

«Peccato, dovremmo vederci più spesso, come ai vecchi tempi» disse Eric, posando una mano sull'avambraccio di Thomas, stringendolo delicatamente.

«Si, certo» disse Newt, sorridendo e posando una mano su quella di Eric, spostandola di forza dal corpo di Thomas.

***

«Non posso credere che tu mi abbia tenuto nascosto quel viscido» disse Newt, entrando in casa furioso. Dopo che Eric ci aveva spudoratamente provato con Thomas davanti a lui, aveva la gelosia che gli bruciava nelle mani.

«Ti chiedo scusa, non ha mai fatto così nemmeno quando ci incontravamo nei locali ed ero con qualcun altro, ti prego Newtie non è colpa mia»

«Mi hai tenuto nascosto questo tipo, se non fosse successo tutto questo casino non me ne avresti mai parlato» disse Newt, aprendo la credenza, prendendo un bicchiere riempiendolo con l'acqua del rubinetto, sentendo la gelosia bruciargli la gola.

«Te ne avrei parlato invece» disse Thomas, avvicinandosi alla cucina, rimanendo però dall'altro lato della penisola.

«Quando? Non hai mai fatto parola di ex Thomas»

«Perché lui non è importante, era inutile parlartene»

«Non mi sembra che sia indifferente. Una persona "non importante" non si comporta così, non ti tocca le braccia, le mani, non ti bacia il collo Thomas»

«Non so perché ha fatto così, ma puoi concentrarci sul fatto che potrebbe aiutarci?»

«Ti ringrazio, perché nonostante sia un viscido verme potrebbe aiutarci, ma mi chiedo come tu abbia fatto a stare con lui. E mi chiedo se sa cosa sia il rispetto. Se avesse potuto ti avrebbe spogliato lì davanti a me»

«Non è vero»

«Non è vero Thomas? Ti ha mangiato con gli occhi. Ti ha toccato tutto il tempo. Come fai a non vederlo?» Disse Newt con tono esasperato, entrando in camera, seguito da Thomas, togliendo i pantaloni e buttandoli a terra.

«Stai esagerando» disse Thomas, rimanendo sulla soglia della porta.

«E tu sei ingenuo se pensi che quel viscido non voglia niente da te» continuò, ancora alterato, mentre levava anche la maglietta, infilandone una più grande della sua taglia, che usava come pigiama.

«Può volere quello che vuole, ma non può avermi» disse Thomas, avvicinandosi e circondandogli i fianchi con le mani, mentre Newt era piegato per sistemare le lenzuola.

«Potrà solo immaginare di essere toccato così da me, perché io toccherò sempre e solo te» sussurrò al suo orecchio, lasciando scendere le mani sotto la maglietta, per portare i pollici sull'elastico delle mutande, tirandole giù con facilità. La maglietta era lunga, tanto da arrivare a metà coscia, coprendo l'intimità di Newt, che nel frattempo era rimasto in silenzio con gli occhi chiusi, godendosi il suo tocco.

«Si perde tutto di me, perché mi hai già tu completamente»

«Mi descriveresti cosa si sta esattamente perdendo Eric?» Chiese poi, portando una mano dietro il collo di Thomas, senza mai girarsi.

«Ti eccita?»

«Cosa?»

«Sapere che Eric non può avermi?»

«Potrebbe»

«Beh, Eric si perde i miei baci sul collo» disse, iniziando a lasciarne una scia dalla mandibola al collo. «Si perde le mie mani sul suo corpo, si perde i miei morsi» disse Thomas, portando le mani sull'intimità di Newt, per poi mordergli il collo, rimanendo sempre dietro di lui.

«Si, mi eccita decisamente» disse Newt, girandosi e facendo sdraiare velocemente Thomas sul letto, per poi salirgli sopra.

«Vuoi che continui a dirti cosa si sta perdendo Eric?»

«Fanculo Eric» disse Newt, unendo le loro labbra con smania, forza e passione. Muoveva il bacino, facendo uscire qualche gemito sommesso dalla bocca di Thomas, godendo di quei versi sommessi ed eccitanti. Gli slacciò i pantaloni, senza mai staccarsi dal bacio, per poi scendere con il corpo iniziando a lasciargli vari baci sul petto, lasciato nudo dalla maglietta che Newt gli aveva gentilmente strappato da dosso.

«Cosa sono questi termini scurrili Newtie?» Disse Thomas, facendo stendere Newt sotto di lui, bloccandogli le mani sopra le testa.

«Pensavo ti piacessero le persone più arroganti, vedendo con chi stavi» Thomas rise, lasciando che il naso si arricciasse delicatamente.

«A me piaci solo tu Newt» disse, mentre portava le mani sulle sue gambe, alzandole con disinvoltura.

«Ripetilo» disse Newt, lasciando uscire un gemito mentre finiva la parola, quando sentì Thomas entrare in lui con poca riservatezza.

«Io voglio solo te» disse Thomas, sussurrando quella frase con voce roca e sensuale, assestando le prime spinte con lentezza, sentendo le gambe di Newt iniziare a tremare.

«Okay, ti credo, ora muoviti, ti prego» disse Newt, lasciandogli un bacio sul naso e uno sulle labbra.

«Bastava chiedere» disse Thomas, generando un dolce risata nel ragazzo sotto di lui, pregando di sentirlo ridere per sempre.





Spazio autrice:

Ciao! Come va? Spero tutto bene. Che ne pensate di Eric? E di tutta la situazione che si è creata? Fatemi sapere!! Io ringrazio per ogni lettura, commento o stellina. Alla prossima. Un bacio.

Letizia<3

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