Succederebbe Tutto - H.S.

By _ariannabianco

6.5K 347 537

Loro due lo sapevano bene, che avvicinarsi sarebbe stato un casino. Lei perchè viveva nel buio. Lui perchè... More

00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
Avviso Importante: è richiesta la vostra collaborazione😛
47
48
50
51
52
53

49

57 0 0
By _ariannabianco

Edith

La casa di Gyles e Montgomery non era come mi ero immaginata. Avevo pensato ad una struttura tetra, trascurata, cadente e non l'esatto opposto: il colore steso sulla muratura era fresco, pulito, luminoso, le persiane erano aperte e il giardino era potato alla perfezione. Sembrava esserci vita, movimento, lì dentro.

Aggrottai le sopracciglia. Dez Stone ormai era morto da settimane, per cui l'abitazione doveva essere disabitata, quindi come poteva essere tutto così curato? Forse io e Montgomery ci eravamo sbagliati: i suoi genitori avevano venduto la casa ad altri acquirenti e non a lui, e il suo incontro con Gyles era stato un episodio isolato. 

Mi sporsi all'albero dietro cui ero nascosta per approfondire l'indagine, ma bloccai i miei passi quando una macchina blu si fermò davanti alla staccionata bianca. Mi coprii di nuovo e provai a controllare chi fosse senza farmi scoprire. Intanto dall'auto era uscita una ragazza longilinea, con i capelli neri, la camminata sicura e lo sguardo attento. Tutto in lei mi era familiare e,anche se l'avevo vista solo due volte -la notte in cui mi aveva salvato e il pomeriggio in centrale a Manhattan- la collega di Haywood era inconfondibile. Era una di quelle persone che era difficile dimenticarsi. Ma cosa ci faceva lei nella vecchia casa di Montgomery? 

La seguii con lo sguardo. La detective chiuse le portiere dell'auto, percorse il viale acciottolato, raccolse la chiave di riserva dentro un vaso e, dopo essersi guardata intorno, entrò. Aspettai che si chiudesse la porta alle spalle, poi ancora qualche minuto, quindi uscii allo scoperto e mi avvicinai furtivamente all'abitazione.

Con passo lento feci il giro del giardino e raggiunsi una delle finestre sul retro. Mi sollevai in punta di piedi e feci leva sul davanzale per vedere meglio: Lyle, che si era tolta la sciarpa e il cappello, si spostò nel vano adiacente, quindi approfittai della situazione per analizzare la stanza. Si trattava di un salone: due divani erano disposti al centro della camera, intorno ad un tappeto, mentre la tv era incastrata in mezzo ad un'enorme libreria. Spostai lo sguardo sulle pareti e per poco non mi venne un colpo: quella che vedevo era una lavagna con le foto della mia famiglia?

Siccome la vista era in parte ostruita dalle tende, ritornai con i talloni a terra e, dopo aver raccolto dei mattoni poco più in là, li impilai per creare un appoggio più alto. Anche se fui sul punto di scivolare più volte, poiché instabile, mi arrampicai e assottigliai lo sguardo per vedere meglio.

Porca puttana. Imprecai quando realizzai che la mia famiglia non fosse l'unica ad essere segnata su quella lavagna: sulla opposte alle foto dei miei genitori, della mia e di Dez Stone, c'erano incollate quelle di Haywood, di Heath, di Gyles accompagnate da appunti. Morta? 

Lessi sotto il ritratto di-. «Cosa stai facendo?»

Sobbalzai e scivolai dalla pila di mattoni gridando.

«Stai bene?» 

Alzai lo sguardo da terra ed incontrai quello della collega di Haywood, che allungò una mano per aiutarmi. L'accettai e mi rimisi in piedi.

«Sì, grazie» Mi spolverai i vestiti e mi sistemai lo zaino sulle spalle.

«Io stavo aspettando un amico, comunque. Mi ha detto che abita qui» Indicai la casa mentre rispondevo alla sua prima domanda, fingendo di non essere stata colta a spiarla.

«Tu sei la collega di Haywood, vero?»

«Lyle Martinez in persona, piacere» Mi sorrise e mi invitò a seguirla lungo il viale pieno di ciottoli, verso la sua auto.

«Piacere mio, non ho mai avuto modo di ringraziarti per la sera al Saturn» La buttai lì, cambiando discorso e prendendo tempo per pensare ad una fuga pulita. Non volevo rimanere incastrata nell'ennesimo disastro, quindi l'idea era di risultare una ragazza a modo ed innocente ai suoi occhi. Lyle era una detective e aveva un buon intuito, ma come diceva il detto? Tieniti stretti gli amici ma ancor di più i nemici.

«Ho fatto solo il mio lavoro» Scrollò le spalle e sbloccò le portiere della macchina. «Aspetti un amico, eh?»

Si appoggiò alla carrozzeria ed indicò la casa alle mie spalle. Cercava di interrogarmi, forse?

«Volevamo fare una sorpresa ad Haywood. Abbiamo saputo del trasferimento»

A dir il vero io e Montgomery l'avevamo scoperto tramite Heath quella stessa mattina, ma andare a trovarlo era l'ultima delle nostre intenzioni. Soprattutto la mia. Ormai avevo chiuso con quel periodo della mia vita, e anche se ciò che stavo facendo era lavorare per aiutarlo, io avevo archiviato Haywood. Non era stato facile perché si era incastrato in alcune parti di me che nemmeno pensavo fossero vuote, ma ero riuscita ad allontanarlo dalla mia mente. O almeno, ci avevo provato.

A volte pensavo ancora a lui, a noi, a quello che avevamo vissuto, alle parole taciute, e il cuore mi tremava. Mi batteva forte e lo sentivo ovunque nella testa, nel petto, nelle orecchie, dentro l'anima. Poi mi dicevo di ritornare alla realtà e allora raccoglievo quei ricordi e li riponevo in una scatola. Erano istanti unici ed intensi, a tratti meravigliosi, però dovevano restare lontani.

«Questa casa è disabitata, lo sai vero?» Lyle mi ridestò dai pensieri. «Il tuo amico ti ha mentito, mi sa»

La guardai e rimasi in silenzio. Tutto di lei non mi convinceva e mi domandai di nuovo cosa ci facesse lì, nella vecchia casa di Gyles e Montgomery. La detective era entrata usando il proprio mazzo di chiavi, non forzando la serratura come avrei fatto io se il suo arrivo non me lo avesse impedito, e ciò significava che lei avesse a che fare con l'ex ragazza di Haywood. 

Eppure non capivo il nesso, continuava a sfuggirmi: Lyle aveva conosciuto Atkinson a Manhattan e lo aveva fatto solo dopo la morte di Gyles, ma allora perché aveva tutte quelle foto di noi e delle nostre famiglie? Sembrava che ci stesse studiando da tempo, invece.

«Se non è un problema, ti accompagno io da Hay»

«Saresti davvero gentile» Decisi di accettare il suo invito e mi accomodai sul sedile accanto al suo. Volevo provare a saperne di più sulla sua presenza qui.

«Quindi vivi qui?» Mi domandò mettendo in moto l'auto e imboccando la via verso la zona centrale del distretto.

«No. Tu, invece? Cosa ti porta nel Queens?»

«Lo stesso tuo motivo. Volevo fare una sorpresa ad Haywood» Mi sorrise e io ricambiai il suo gesto sforzandomi di sembrare naturale.

«Ma che coincidenza!» Esclamai fingendomi stupita. «Infatti! Dimmi te com'è piccolo il mondo!»

Se avessero dovuto dare il premio alla conversazione più falsa del mondo, io e Lyle avremmo vinto di sicuro. Era chiaro, dato il silenzio che ci avvolgeva, che avessimo deciso di restare insieme per impedirci di continuare le nostre attività. Probabilmente aveva capito il mio gioco e mi stava cercando di depistare, ma non gliel'avrei data vinta. Se pensava che l'incontro con Haywood mi avrebbe trattenuta, si sbagliava. Lo avrei salutato velocemente e poi me ne sarei andata con una scusa, mentre lei sarebbe rimasta a discutere di lavoro con il suo collega, perché lui avrebbe colto al volo la possibilità di confrontarsi con Lyle.

«Ci siamo quasi. Non abita lontano» Mi indicò un palazzo alto sulla destra al fondo della via.

Annuii e lei iniziò a rallentare per imboccare l'ingresso del parcheggio. «Lavorate insieme da tanto?»

«Un anno, ma è come se ci conoscessimo da sempre»

«Capito» Mi preparai a slacciare la cintura di sicurezza.

«Comunque stai tranquilla, non sono la sua ragazza» Fece manovra in uno stallo. «Lui è il mio migliore amico»

«Sei gentile ma Haywood non mi interessa in quel senso. Io sto bene da sola» La liquidai in fretta e, quando spense l'auto, uscii di alla velocità della luce. Prima avremo incontrato Atkinson, prima avrei potuto andarmene. «Allora, dove abita?»

Lyle citofonò, ma quando Haywood rispose la mia spavalderia esplose come un palloncino. Quando Haywood spalancò la porta, io di riflesso mi nascosi dietro la detective Martinez con il cuore in gola.

«Ly, ma che ci fai qua?!» Esclamò entusiasta, felice, forse anche un po' sollevato, mentre apriva le braccia per accogliere la sua amica.

«Sorpresa!» Lyle si gettò nel suo abbraccio e si strinse a lui. «Solo perché ti sei trasferito, non significa che smetto di essere l'amore della tua vita!»

Haywood rise di gusto. Una risata cristallina, che mi procurò una fitta al petto: sembrava che fosse passata una vita, piuttosto che settimane, dall'ultima volta in cui l'avevo sentita. 

Mi era mancato.

 «Quanto sei scema?!» La cullò ancora un po', dondolandosi a destra e a sinistra, e poi sollevò il viso. 

Non l'avesse mai fatto: i suoi occhi incontrarono i miei. Verde nel verde. Il suo sorriso si spense come il fuoco sull'acqua e la fitta nel mio petto si fece più intensa. Il suo sguardo era vitreo, quasi di ghiaccio, impenetrabile come un muro di cemento. Si staccò subito da Lyle, spostandola di lato per farsi spazio, e mi si avvicinò. 

Come se qualcuno mi avesse appena spinto, indietreggiai e continuai a farlo finché mi ritrovai sul bordo delle scale. Fu solo allora, quando i miei talloni rimasero sospesi in aria, che mi bloccai e deglutii. Avrei voluto scappare, correre lontano perché non avevo il diritto di presentarmi nella sua vita senza preavviso dopo tutto quello che ci eravamo detti. Non senza una una giustificazione plausibile. Eppure rimasi ferma, immobile, come se osservare il suo sguardo di pietra fosse la giusta punizione per avergli fatto del male, per avergli voltato le spalle, per non esserci dati una possibilità.

Tremavo ovunque, dentro di me. 

Forse non sarebbe stato così semplice andarsene. 

Non sapevo come fare, cosa dire, in quale modo definire quel magma caotico di sensazioni che corrodeva il mio stomaco. E allora restare ferma mi sembrava l'unica soluzione. Preferivo rimanere lì, con la bocca asciutta, la gola in fiamme, il fiato sospeso.

«Edith Ross» Mormorò Haywood a voce bassa, freddo come l'inverno, monocorde.

Fu come ricevere un proiettile in pieno petto.

Ci sono partite che si giocano una sola volta nella vita. E lo capisci soltanto quando le luci si sono spente. Ricordai. Chi lo aveva detto aveva ragione: questo istante ne era la dimostrazione.

Avevo perso la mia partita.

Avevo perso lui.

Per tutto questo tempo mi ero aggrappata alle parole di Meghan pur di tirare avanti, pur di giustificare le mie azioni, per mantenere in vita la speranza di poter essere ricondotti sulla stessa strada, eppure mi rendevo conto che fosse stato tutto inutile. Sperare non aveva più senso: nulla del ragazzo davanti a me ricordava l'Haywood che avevo conosciuto. 

Il mio Haywood.

«Ehi» Sorrisi e mi diedi della stupida. Ehi?

L'avevo lasciato da solo a Chicago quando mi aveva chiesto di restare l'avevo tagliato fuori dalla mia vita sebbene si fosse offerto di essere la mia famiglia, e me ne uscivo con un: ehi?

Abbassai lo sguardo colpevole e poi, siccome non ero una codarda, lo sollevai all'altezza del suo. Anche se sostenerlo era più difficile di quanto pensassi.

«Sorpresa numero due!» Esclamò Lyle rompendo il silenzio ed interponendosi tra me ed Haywood, che spostò l'attenzione su di lei.

«Sorpresa?» La tensione nell'aria si poteva fendere con un coltello.

«Non ti piace?» La sua amica aggrottò le sopracciglia, palesemente confusa, e mi indicò.

«Pensavo che ti mancasse, Hay! L'ho beccata mentre ti cercava»

Portai subito lo sguardo su Haywood alla ricerca di una conferma: gli ero mancata davvero?

Ma lui spostò gli occhi altrove, strinse le mani in un pugno lungo i fianchi e irrigidí la mascella. «Mi cercava, certo»

Si prese il labbro inferiore tra i denti e scosse il capo. «Certo. Vieni qui» Allargò le braccia.

Inarcai le sopracciglia. Perché lo stava facendo?

E prima che potessi capire, mi ritrovai stretta nel suo abbraccio. Fu a quel punto, che mi lasciai andare e lo strinsi a mia volta. Eravamo talmente stretti che potevo sentire i nostri cuori farsi la guerra nella cassa toracica.

Eppure sentivo che qualcosa non andasse.

Sollevai il viso, Haywood lo prese tra le mani e mi lasciò un bacio sulla fronte. Si staccò e mi voltò le spalle, lasciandomi lì sul pianerottolo, paralizzata e confusa. Cos'era appena successo?

N/A

Buonasera! Come state? È tanto tempo che non ci sentiamo, quindi colgo l'occasione per farvi gli auguri di Natale anche se in ritardo! Spero che abbiate passato delle feste tranquille! 

So che non è molto, ma per farmi perdonare per l'assenza ho deciso di pubblicare tre capitoli nuovi. Come avete avuto modo di constatare, siamo entrati in una nuova fase della storia, dove Edith ed Haywood si incontrano di nuovo dopo più di un mese trascorso lontano l'uno dall'altra. L'incontro è stato caotico a livello emotivo, però anche strano. Cosa succederà secondo voi?

Altro punto importante: Montgomery ed Edith trovano delle informazioni molto importanti circa la pista che stanno seguendo, ma c'è di più: Lyle Martinez ha un atteggiamento sospetto. Cosa ci farà mai nella vecchia casa di Gyles e Mont? Perchè ci sono tutti quei nomi sulla sua lavagna? 

Nella speranza di potervi sentire presto, vi auguro ancora buone vacanze! Se vi va potete lasciare un piccolo commento o una stellina, io vi leggerò. Grazie infinite, 

la vostra Ari✨

Continue Reading

You'll Also Like

22.7K 835 37
Ashley è sempre stata una persona decisa e sicura di sé, ha sempre scelto di seguire il proprio istinto anziché le regole. Ma la sua vita viene strav...
15.6K 843 39
Lavinia è una modella che si ritrova a trasferirsi a Torino per via di un lavoro, inizialmente sembra un trasferimento temporaneo......ma potrebbe ca...
9.6K 1.5K 9
Olivia Harper è una wedding planner impeccabile, una vera maniaca del controllo che pianifica matrimoni da sogno senza mai lasciare nulla al caso. Pe...
106K 4.1K 51
@lamineyamal ha risposto alla tua storia