Lightning || Newtmas AU

De Jelsey23march

7.8K 555 510

Nella Londra odierna, Newt, un giovane padre, si ritrova a dover fare i conti con il destino che gli interpon... Mais

Prologo
Capitolo 1.
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Ringraziamenti
SPIN-OFF
SOON
NUOVA STORIA.

Capitolo 6

327 25 7
De Jelsey23march





«Tanti auguri a te, tanti auguri a te» disse Minho, entrando nell'ufficio di Newt, con in mano un cupcake e una candelina accesa su di esso.

Newt alzò lo sguardo dal computer, sorridendo alla visione del proprio migliore amico con un cappellino a punta colorato, legato sulla testa grazie a un elastico. Ne aveva uno nella mano libera, e glielo porse quando arrivò davanti la scrivania. Lo invitò a metterlo, e Newt lo fece iniziando a ridere. Prese poi tra le mani il cupcake e soffiò la candelina, scatenando applausi in Minho, che sorrideva felice.

«Grazie Min» disse Newt, per poi prendere un coltello dal cassetto d'emergenza, tagliando a metà il cupcake. Ne passò una metà all'amico, che la addentò con veemenza, e ne prese lui la parte rimanente beandosi della bontà di quel dolce al caramello.

«Ma figurati. Questo è per te» disse, prendendo dalla tasca della giacca una busta, e passandola a Newt.

«Non dovevi»

«Dovevo eccome, sei il mio migliore amico ti ricordo» disse Minho, mangiando l'ultimo pezzo di dolce, per poi prendere un fazzoletto dalla scrivania, pulendosi le mani e la bocca.

Newt sorrise, per poi aprire la busta lentamente, tirando fuori il biglietto di auguri. Lo aprì e trovò una scritta su un lato e accanto quattro fogli piegati.

«So che non vorrai accettare, ma questa è la gratitudine da parte mia per il tuo impegno nel lavoro ma, soprattutto, la dedizione che metti nell'intera azienda. È il ringraziamento per essere un collaboratore e un dipendente impeccabile, per essere un padre formidabile e per essere il miglior migliore amico che potessi avere. Ti voglio bene, godetevelo»

Aveva scritto Minho, scarabocchiando le lettere come suo solito. Newt sorrise genuinamente, nel leggere quelle parole tanto belle e dolci. Prese poi i fogli piegati e li girò; sui primi erano disegnati due aerei, e la scritta «LGW-PAR» spiccava di un nero più scuro. Sugli altri due, invece, il disegno di Minnie e Topolino decorava il centro.

«Sei serio?» Chiese, fissando i biglietti incredulo.

«Serissimo» rispose Minho, mostrando un sorriso fiero.

«Sei pazzo, grazie Min» disse Newt, alzandosi dalla scrivania e facendo il giro di essa, abbracciando l'amico.

«Come posso sdebitarmi dopo questo? Ho anche preso il permesso per uscire prima» rise Newt, asciugandosi una lacrima che gli era scesa sul volto, commosso per la dolcezza del proprio migliore amico.

«Non preoccuparti Newt, questo mese hai lavorato tantissimo. Ti meriti un po' di riposo per il tuo compleanno. Basta che la prossima settimana tu e Caleb veniate a cena da noi. A Brenda mancate molto, e vuole festeggiarti. Sono sicuro che quel piccolo impazzirà quando gli dirai che andrete a Parigi a Disneyland»

«Sarà fatto. Credo che vi amerà per sempre» rise Newt, abbracciando nuovamente l'amico, per poi tornare a guardare i biglietti, ancora incredulo.

«Ti lascio, devo tornare a lavoro, ma tu vai senza problemi. Salutami Caleb» disse Minho, uscendo dall'ufficio, lasciandolo solo a immaginare il futuro viaggio a Parigi.

Dopo aver ripreso le sue cose, Newt uscì dallo studio, dirigendosi velocemente verso la macchina, iniziando a sentire la neve che si attaccava con delicatezza sui propri vestiti. Entrato nel veicolo, accese i riscaldamenti, facendo spannare i vetri che erano completamente opachi. Solo dopo aver finito, partì, volendo tornare a casa il più velocemente possibile. Arrivò dopo una ventina di minuti, a causa del traffico che di solito evitava, uscendo più tardi. Quando entrò in casa, trovò Caleb in accappatoio, seduto sul poggiapiedi davanti il divano, e Kate che gli asciugava i capelli. Mentre, Melissa, colorava il suo quaderno delle principesse, già completamente preparata.

Sorrise nel vedere quell'immagine, e si avvicinò per salutare tutti. Caleb, quando lo vide, saltò giù dal tavolino e gli corse incontro, abbracciandolo.

«Ciao papà» disse, avvolgendogli le braccia intorno al collo, quando Newt lo prese in braccio.

«Ciao amore mio. Ciao Kate, ciao Mel» salutò Newt, facendo sedere Caleb nuovamente sul tavolino, lasciando che Kate finisse di asciugargli i capelli.

«Auguri fratellone» disse quest'ultima, lasciandogli un bacio sulla guancia.

«Grazie sorellona. A che ora avete prenotato?» Chiese poi, mentre entrava nel ripostiglio, per controllare che l'asciugatrice avesse finito il giro.

«Alle sei e mezza, hai quaranta minuti per prepararti. Se vuoi ci passa a prendere Cam così non prendi la macchina» rispose Kate, staccando il phon dalla presa, pettinando subito dopo i capelli biondi di Caleb.

«E mamma e papà?» Chiese Newt, uscendo dal ripostiglio con la bacinella di vestiti asciutti, che iniziò subito a piegare.

«Abbiamo la monovolume, entriamo tutti anche con i seggiolini»

«Va bene, allora posso andarmi a lavare, controlli tu Caleb? Ti preparo i suoi vestiti per stasera sul letto. Vestilo te per favore» Disse Newt, piegando gli ultimi vestiti, per poi prendere le due pile per portare la sua nella propria stanza, e quella di Caleb nella cameretta. Aprì poi il cassetto di Caleb, tirando fuori calzini pesanti e mutande, lasciandole sul letto che aveva rifatto quella mattina. Andò poi verso l'armadio, prendendo la maglietta termica, il maglione e i pantaloni, lasciando anche quelli sul letto. Subito dopo, andò a prendere i propri vestiti, scegliendo il necessario per non morire di freddo, e si diresse a passo svelto verso la doccia.

Era grato a Kate per aiutarlo così tanto e la amava quando rimaneva più tempo, concedendo a Newt una doccia più lenta, diversa dalle docce veloci che faceva da quando Caleb era nato. Lasciò perciò che l'acqua gli bagnasse i capelli e il corpo, rabbrividendo quando l'acqua calda gli accarezzò la pelle, riscaldandolo completamente. Quando ebbe lavato ogni parte del corpo, compresi i capelli, uscì dalla doccia, ricominciando a correre per non fare tardi. Fece tutto velocemente e, dieci minuti prima che Cam arrivasse, fu pronto. Stava fumando una sigaretta in balcone, quando sentì il telefono di Kate squillare, segno che fosse arrivato per prenderli. Lasciò la sigaretta nel posacenere e rientrò in casa, andando a prendere il cappotto di Caleb, infilandoglielo, per poi fargli indossare anche il cappello e i guanti. Fece lo stesso con se stesso, per poi prendere le chiavi di casa per chiudere tutto, uscendo dalla porta. Si diressero a passo svelto verso le scale, mentre Melissa e Caleb canticchiavano una canzone di qualche cartone animato visto nel pomeriggio.

Non appena uscirono dal portone del condominio, corsero verso la macchina accesa che li attendeva. Newt aprì la portiera e fece sedere Caleb sul seggiolino mentre, la sorella, faceva la stessa cosa dall'altro lato della portiera. Dopo averli legati in modo saldo, salirono anche loro, cercando di scaldarsi il più possibile.

«Auguri Newt» disse Cam, guardandolo dallo specchietto retrovisore, mostrandogli un sorriso. Caleb era un uomo fantastico, che aveva amato sua sorella dal primo giorno di liceo, e non l'aveva più abbandonata. Erano una coppia bellissima, e Newt non poteva desiderare nessun altro al fianco di sua sorella. Aveva sempre avuto un bel rapporto con lui, reputandolo come il fratello che non aveva mai avuto.

«Grazie Cam» disse Newt, sorridendogli, per poi sistemare il cappellino di Caleb, che gli stava scendendo sul volto coprendogli gli occhi.

«Auguri amore mio» disse la mamma di Newt, seduta esattamente dietro di lui con accanto suo padre, che mormorò degli auguri sotto i baffi.

«Grazie mamma, grazie di essere venuti» rispose Newt, accarezzandole la mano che lei gli aveva poggiato sulla spalla.

Arrivarono al ristorante dopo poco, facendosi strada tra la neve che illuminava le strade londinesi. Il locale era accogliente, tutto sui toni del marrone e nero, che rendevano l'atmosfera molto casalinga. I tavoli erano per la maggior parte rotondi, in stile rustico come il resto del locale. Si sistemarono ai loro posti e ordinarono. Newt prese un hamburger con patatine, facendo portare a Caleb le patatine fritte e un sandwich senza salse. Dopo che tutti presero le ordinazioni, il cameriere li lasciò alle loro conversazioni.

«Come va a lavoro Newt?» Chiese Cam, mentre beveva un sorso della sua birra scura.

«Molto bene devo dire, stiamo ricevendo tantissimi clienti. Tu?» Chiese lui, versando nel bicchiere di Caleb dell'acqua, lasciando che bevesse da solo, ma controllandolo sempre con la coda dell'occhio.

«Alla grande, entro maggio potrei diventare direttore. Infatti stavamo pensando di trasferirci dopo che Melissa avrà finito quest'anno» disse Cam, accarezzando la chioma della figlia, che era intenta a giocare con due bambole con i capelli crespi e spettinati.

«Dove Cam?» Disse la mamma di Newt, portando una mano alla bocca, impaurita dalla possibilità di non rivedere più sua figlia e la sua amata nipotina.

«Ancora non lo sappiamo mamma, dipende da dove decideranno di mandare Cam, credo sempre in Inghilterra, ma forse Manchester o Liverpool» disse Kate, bevendo un sorso di vino rosso dal suo calice trasparente.

Newt venne attraversato dalla brutta sensazione che lo aveva perseguitato per tutti quegli anni; la consapevolezza che quel giorno, che tanto aveva temuto, era arrivato gli attanagliò lo stomaco e lo travolse completamente. Come avrebbe fatto a badare a Caleb, alla casa e a lavorare nello stesso tempo? Avrebbe dovuto prendere una babysitter, abituando suo figlio a una figura esterna dalla famiglia, che avrebbe potuto insegnargli cose brutte, che non voleva. Immaginò suo figlio, finito all'ospedale perche la babysitter aveva dimenticato quanto fosse allergico alle noci. Il corpo venne invaso totalmente dai brividi, e la paura del futuro lo travolse.

«C'è tempo Newt, avremo tempo di pensarci okay?» Disse Kate, rendendosi conto del terrore che aveva impallidito il volto di Newt, afferrandogli una mano da sopra il tavolo, cercando di tranquillizzarlo. Tutti erano consapevoli della forte apprensione che Newt aveva nei confronti di Caleb, da quando la mamma li aveva abbandonati, e facevano i conti con la sua paura ogni giorno.

Quel contatto con la sorella lo fece rinsanire, e tornò a respirare regolarmente. Si girò verso Caleb, lasciandogli un bacio sulla fronte, distraendolo dal disegno che stava colorando sulla tovaglietta del ristorante. Sperava con tutto il cuore di riuscire ad essere abbastanza per lui, di non sbagliare mai e di rendere la sua vita bellissima, nonostante fosse solo.

«Un brindisi a Newt, auguri fratello» disse poi Caleb, alzando la sua birra, aspettando che tutti gli altri alzassero i loro bicchieri, facendoli subito dopo scontrare. Ne bevvero un sorso, per concludere il brindisi, per poi riposare il bicchiere sul tavolo.

La cena proseguì in modo tranquillo. I loro piatti arrivarono dopo poco e mangiarono, rallegrando la serata con racconti delle vacanze passate in montagna o al mare nella casa dei genitori di Cam. Passarono una serata in famiglia, avendo dimenticato come fosse e divertendosi. Dopo aver ultimato i piatti principali, arrivò la torta, con candeline annesse. Tutto il suo tavolo iniziò a cantare 'Happy Birthday', venendo assecondati dagli altri tavoli, che iniziarono ad applaudire. Newt soffiò, chiudendo gli occhi ed esprimendo il suo desiderio più profondo, sperando che si avverasse. Alzò lo sguardo dalla torta dopo aver spento le candeline e, dopo aver osservato la sua famiglia che sorrideva, con la coda dell'occhio notò un ragazzo appoggiato al bancone poco lontano da lui, che lo fissava con un sorrisetto. Newt avrebbe potuto riconoscere quel sorrisetto tra mille, e sentì il cuore esplodergli nel petto. Non lo vedeva da prima delle vacanze natalizie, e gli sembrò sempre più bello, ma sempre più odioso.

«Papà, posso avere la targhetta di cioccolato?» Disse Caleb, risvegliando Newt dallo stato di trance in cui era totalmente sprofondato. In un secondo, si rese conto di essere nella stessa stanza con Thomas e con suo figlio. Ringraziò gli applausi dei commensali, che avevano sicuramente coperto il flebile 'papà' che era uscito dalle labbra di Caleb quando gli aveva posto la domanda.

«Si tesoro» sussurrò, tagliando i vari pezzi di torta per tutti, sentendo ancora il suo sguardo su di se, che bruciava come fuoco vivo.

Solo dopo aver finito, tornò a guardarlo, e lo vide allargare il sorriso. Newt si rese conto di essere paonazzo e sudato. Cosa gli succedeva? Non lo sapeva nemmeno lui, ma probabilmente avrebbe dovuto scappare, cancellarlo dalla propria vita. Quando quel pensiero gli balenò in mente, Thomas gli fece segno di seguirlo, e girò i tacchi, dirigendosi verso il bagno lentamente. Newt combatté contro ogni particella di se stesso per non alzarsi ma, infine, la voglia di sentirlo parlare, di vederlo da vicino e di riscoprire il suo volto crebbe in lui come fiori di ciliegio in primavera.

«Vado al bagno» disse, dando un leggero bacio sulla fronte a Caleb, per poi alzarsi dalla sedia per fare il giro del bancone, per poi entrare nel corridoio scuro che portava al bagno. Entrò nella porta sulla destra, e lo trovò a specchiarsi allo specchio, davanti il lavandino.

«Ciao Newtie» disse, girandosi verso di lui, tornando a sorridere come qualche minuto prima.

«Ciao Thomas» rispose, osservando il suo volto e cercando di ritrovare la fermezza che aveva avuto il primo giorno in cui lo aveva conosciuto. Nonostante il grande autocontrollo che era solito usare quando era accanto a lui, i messaggi che si erano scambiati lo avevano addolcito, e l'odio nei suoi confronti stava sbiadendo, lentamente, come inchiostro sotto l'acqua corrente.

Lo vide avvicinarsi con lentezza, per poi fermarsi a qualche passo da lui. Si sporse alla sua destra, facendo scattare la chiave del bagno.

«È il tuo compleanno, auguri» disse, facendo un altro passo, per poi portare una mano sul suo fianco destro, lasciandogli due dolci e lenti baci sulle guance.

«G-grazie» disse Newt, iniziando a perdere la lucidità. Sentì le gambe molli e le mani iniziare a pizzicare.

«Che ci fai qui?» Ebbe la forza di dire, cercando di riacquistare un po' della forza persa a causa di quella vicinanza.

«Sono fuori con dei colleghi. Perché?» Chiese Thomas, sorridendo, per poi spostargli una ciocca di capelli che ricadde sul suo volto.

«Non è proprio un locale da...te» disse Newt, bloccandosi per pensare a cosa stava per dire, fregandosene subito dopo ricordando che stava parlando con la persona più strafottente che conosceva.

«No? E quali sono i locali da me Newtie?» Chiese, abbassando la voce, rendendola più roca e profonda, mentre tornava dritto sulla schiena, concedendo a Newt la possibilità di riprendere aria.

«Non so, discoteche? Locali con spogliarellisti?» Thomas, sentendolo pronunciare quelle parole, scoppiò a ridere, portando una mano sulla pancia che si alzava e abbassava a tempo con la sua risata, soave e angelica.

«Nah Newtie, non mi piace vedere uomini nudi, non sono quel tipo di ragazzo» disse, interrompendosi, per osservare Newt dalla testa ai piedi.

«Non fraintendermi, ci sono delle eccezioni, ovviamente» disse, portando le mani sul cuore come per giurare che ciò che stava dicendo fosse vero. Subito dopo, fece un passo, avvicinando la bocca all'orecchio di Newt, sospirando per poi sussurrare.

«Tu sei l'eccezione, per esempio»

Newt quasi svenne nel sentirlo pronunciare quelle parole, a quella distanza, con quel tono. Le mani iniziarono a sudare, e la voglia di vedere il corpo nudo di Thomas crebbe inesorabile dentro di se. Cercò di reprimere ogni pensiero, ogni sguardo e ogni provocazione. Cercò di annullare ogni cosa, di estraniarsi e pensare ad altro, ma i pensieri tornavano sempre sulla persona davanti a lui.

«Con chi sei stasera?» Chiese Thomas, riportandolo alla realtà e dandogli qualcosa a cui, effettivamente, pensare.

«La mia famiglia» rispose, superandolo e andando verso il lavandino, sciacquandosi le mani bisognoso di acqua congelata sui polsi.

«Chi sono quei bambini?» Chiese nuovamente Thomas, poggiandosi alla porta con la schiena, ringraziando mentalmente che quel posto avesse quattro bagni e non due, in modo tale che nessuno potesse iniziare a bussare.

Newt, si guardò allo specchio per qualche secondo, deglutendo per la domanda che gli era stata posta. Cosa avrebbe dovuto rispondere?

«Miei nipoti» disse, tutto d'un fiato, distogliendo lo sguardo dal proprio riflesso, vergognandosi della poca forza che aveva quando Thomas era con lui, di parlare di se stesso come un padre. Prese poi la carta per asciugarsi le mani, buttandola subito dopo nel secchio alla sua sinistra.

«Sono molto dolci, non sapevo avessi nipoti» disse poi Thomas, continuando a guardarlo intensamente.

«Non ci conosciamo» disse Newt, poggiando i glutei al lavandino e incrociando le braccia al petto.

«Non mi permetti di conoscerti» rispose Thomas, alzando un sopracciglio, sicuro che Newt non avrebbe saputo come rispondere.

«Beh, sei un mio cliente» disse poi, in imbarazzo, capendo quanto quella frase fosse vera. Newt non permetteva a nessuno di conoscerlo, di capirlo o di amarlo, perché troppo impaurito dal giudizio delle persone, e terrorizzato dall'idea di stare di nuovo male, o di far entrare qualcuno nella sua vita. Si era ripromesso, anni prima, che Caleb sarebbe stato il centro del suo mondo, e conoscere persone non era una cosa giusta. Non lo era per Caleb.

«Ah giusto» disse Thomas, staccando la schiena dalla porta, camminando lentamente per poi posizionarsi nuovamente davanti a lui.

«Posso farti una domanda?» Chiese poi, fissando i propri occhi in quelli di Newt, facendogli contorcere lo stomaco.

Newt non ebbe la forza di rispondere, sentendo il fiato mancargli.

«Non stai lavorando, giusto?»

«No» rispose Newt, non capendo a cosa gli fosse servita quella domanda.

«Benissimo» disse Thomas, spostando lo sguardo dagli occhi di Newt e posandolo sulle sue labbra. Dopo qualche millesimo di secondo, senza dare al biondo il tempo di capire cosa stesse succedendo, unì le loro labbra, portando le mani intorno al collo di Newt. Quest'ultimo si sentì sciogliere come burro sul fuoco. Sentì le mani di Thomas amalgamarsi perfettamente con il proprio corpo e fu felice di quel contatto come mai era stato con nessuno. Sentì il cuore esplodere e un fuoco formarsi nello stomaco, accendendogli le guance che si fecero rosse e bollenti. Le labbra di Thomas erano morbide, dolci, delicate, e si mescolavano perfettamente con le sue. Solo nel momento in cui le sentì nuovamente sulle proprie, si rese conto di averne sentito la mancanza per tutto quel tempo, cosa che lo fece quasi crollare emotivamente.

Thomas interruppe il bacio, per riprendere fiato, poggiando la fronte su quella di Newt e riaprendo gli occhi, incontrando il folto bosco che gli occhi di Newt gli ricordavano. Dentro di se era un turbine di emozioni, e il cuore aveva iniziato a battere, finalmente nel posto giusto. Si sentiva felice dopo tempo, come mai era stato.

Newt, continuò a guardare Thomas, non volendo staccare le mani dal giacchetto, che nel frattempo aveva afferrato. Subito dopo, unì nuovamente le loro labbra, in un bacio meno travolgente, più dolce e delicato. Thomas gli accarezzò la guancia, arrossendo per essere stato baciato da Newt per la prima volta. Assaporò quel momento, sapendo che non ne avrebbe avuti molti altri. Cercò di imprimere sulla propria pelle il suo odore, per averlo sempre con se anche quando non c'era.

«Devo andare» disse Newt, staccandosi dal bacio e ricordandosi che aveva un figlio da cui tornare, che aveva nascosto a Thomas. Aveva lo sguardo basso e le guance rosse.

«Si, anche io» disse Thomas, sorridendo senza strafottenza o malizia, concedendo a Newt la visione di qualcosa di meraviglioso. Subito dopo, il moro portò due dita sotto il mento di Newt, alzandogli il viso e lasciando un bacio a stampo sulle sue rosee labbra.

«Ciao Newtie» disse subito dopo, lasciandolo andare e poggiando i glutei al lavandino, mentre Newt faceva qualche passo verso la porta, facendo scattare la serratura. Prima di aprire si girò verso di lui e sorrise.

«Ciao Tommy» disse, per poi uscire e richiudere la porta dietro di se.

Tornò al tavolo, notando Caleb totalmente sporco in volto a causa della cioccolato della torta. Prese un fazzoletto, pulendolo e ridendo per i versi buffi che faceva. Subito dopo, addentò anche lui un pezzo della propria torta, sentendo ancora le guance calde. Vide Thomas uscire dal bagno e dirigersi al suo tavolo. Notò il collega con cui aveva fatto il colloqui, e altri due ragazzi. Li vide alzarsi, per poi dirigersi verso il bancone per pagare. Quando ebbero finito si diressero verso l'uscita, passando davanti il tavolo di Newt. Thomas, si girò a cercarlo mentre camminava, e, poco prima di superare il tavolo, gli fece l'occhiolino.

Newt arrossì, sorridendo come non faceva da anni. Per poi prendere un sorso d'acqua per inghiottire il pezzo di torta che gli era quasi andato di traverso.

Come era possibile che una persona così odiosa, lo facesse sentire in quel modo?





Spazio autrice:

Ciao! Come state? Come sono andate queste vacanze? Scusate se non ho aggiornato prima ma mi sono goduta questi giorni di vacanza. Vi è piaciuto il capitolo? Fatemi sapere cosa ne pensate! Io vi mando un bacio grandissimo!

Alla prossima.

Letizia <3

Continue lendo

Você também vai gostar

1.6M 50.2K 72
"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. Ma la verità era che non ero pronta per d...
17.3K 1K 26
Etereo: Estremamente delicato da sembrare troppo perfetto per questo mondo. Prima pubblicazione Gennaio 2021. [22-03-2021-#2 in Newtmas] [15-03-2021...
104K 4.8K 60
Harry Styles non è soltanto il cavaliere di compagnia della contessa Johannah Tomlinson, la donna che l'ha preso a servizio, conquistata dal caratter...
8.8K 386 7
Regulus Arcuturus Black, grazie a suo fratello Sirius, conosce una persona che diventerà poi in futuro la persona più importante per lui, James Potte...