Lightning || Newtmas AU

By Jelsey23march

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Nella Londra odierna, Newt, un giovane padre, si ritrova a dover fare i conti con il destino che gli interpon... More

Prologo
Capitolo 1.
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Ringraziamenti
SPIN-OFF
SOON
NUOVA STORIA.

Capitolo 5

366 29 21
By Jelsey23march







Lo scalpitio delle castagne nella padella riecheggiava nella stanza, e l'odore imprimeva l'aria circostante. Newt era poggiato alla destra dei fornelli e controllava la ricetta sul telefono, per essere sicuro di non sbagliare nulla. Aveva già preparato buona parte delle pietanze per la cena di capodanno di quella sera, che avrebbe trascorso con i suoi genitori, gli rimaneva solo una preparazione, il tacchino.

Caleb era seduto sul tappeto davanti la televisione, che trasmetteva un cartone animato che aveva visto mille volte e, proprio per questo, non si interessava alle scene e preferiva unire i mattoncini colorati creando varie forme, che mostrava al padre soddisfatto.

Dopo aver controllato se le castagne fossero pronte, Newt le fece cadere all'interno di uno straccio e lo chiuse, lasciandole per qualche minuto a raffreddare. Nel frattempo tirò fuori dal frigorifero il tacchino, che si era fatto precedentemente pulire dal macellaio, e lo mise sulla teglia, spennellando su di esso l'olio aromatizzato al rosmarino che la mamma gli aveva lasciato nei giorni precedenti.

«Caleb, spegni la televisione per favore» gli disse, guardandolo negli occhi, sperando che non protestasse come suo solito.

«Si papà» disse, alzandosi goffamente e afferrando il telecomando posto sul divano, premendo sul pulsante rosso, spegnendo la televisione che si fece completamente nera.

Newt sorrise, prendendo le castagne che erano ormai tiepide, e si sedette sullo sgabello, davanti la penisola posta al centro della cucina, pronto per sbucciarle tutte, per poi tritarle e unirle al ripieno del tacchino.

«Quando andiamo dalla nonna?» Chiese Caleb, arrampicandosi sullo sgabello, posando sul tavolo il suo quaderno dei disegni e l'astuccio pieno di matite e pennarelli.

«Più tardi, è ancora presto. Perché amore?» Gli chiese, mentre sbucciava già la decima castagna.

«Voglio farle un disegno, anche al nonno» disse Caleb, mentre apriva l'astuccio per scegliere i colori con cui avrebbe disegnato.

«Hai tutto il tempo Caleb, tranquillo. A me non lo fai un disegno?» Chiese Newt, mentre metteva tra le labbra una castagna, alla quale non aveva saputo resistere.

«A te li faccio sempre» rise Caleb, mentre tracciava una linea verde in basso al foglio, che rappresentava un prato.

Newt sorrise, per poi sbucciare l'ultima castagna, avendo ormai le dita bollenti. Prese la ciotola e le fece cadere nel frullatore insieme al resto del ripieno, azionandolo.

Caleb portò le mani alle orecchie, non sopportando quel rumore troppo forte, scatenando in Newt una risatina genuina, dovuta alla sua goffaggine che lo divertiva sempre.

Quando il ripieno fu pronto, e il frullatore venne spento, nella stanza riecheggiò il suono dell'arrivo di un messaggio sul telefono di Newt, che non si curò di leggere velocemente, sapendo che fosse sua madre che chiedeva come andava la preparazione della cena, poco fiduciosa delle sue capacità.

Prese perciò il ripieno e lo inserì all'interno di una ciotola, posando il contenitore del frullatore nel lavandino. Solo dopo aver aggiunto varie spezie al ripieno e dopo averlo mescolato, afferrò il telefono e aprì il messaggio.

Thomas Edison: "Come stai Newtie?"

Quando lesse il nome rimase a bocca aperta, e gli occhi si fissarono sul messaggio per qualche secondo, increduli. Non capì il motivo del messaggio dopo così tanto tempo dal loro bacio, e ne rimase quasi pietrificato. Si chiese perché gli avesse scritto per messaggio e non per mail, cosa interessava a lui come stesse e, sperò con tutto se stesso, non gli avesse scritto per parlare di lavoro durante le ferie, perché l'odio nei suoi confronti sarebbe potuto solo che aumentare.

Newt: "Chi sei?"

Scrisse, nonostante sapesse chi fosse. Inviò il messaggio e lasciò il telefono sulla penisola, per poter continuare a cucinare. Prese il ripieno lo inserì all'interno della metà del tacchino, spingendo con poca pressione. Mentre continuava quel passaggio, sentì il telefono suonare due volte, e la voglia di vedere cosa gli avesse scritto crebbe sempre di più. Cercò di sbrigarsi e, solo dopo aver cucito il tacchino con dello spago in modo tale da chiuderlo correttamente e solo dopo aver infornato il tutto, si sporse per leggere i messaggi.

Thomas Edison: "Non hai salvato il mio numero Newtie? Sono Thomas comunque"

Rispose lui e Newt, nel leggere quel messaggio, sorrise perché immaginò il forte e strafottente Thomas che ormai aveva imparato a conoscere, rimanerci male perché non si era salvato il suo numero; o almeno, una parte di lui molto profonda, sperava ci fosse rimasto male.

Newt: "Ciao Thomas, molto bene. Ti serve qualcosa?" Chiese, con gentilezza e distacco, cercando di mostrarsi il più professionale possibile come gli aveva sempre ricordato Minho.

Thomas Edison: "Volevo solo sapere come stai" rispose Thomas, facendo allargare il sorriso di Newt.

Newt: "Sto bene, grazie dell'interessamento"

Rispose, sorridendo soddisfatto, nonostante non avesse scritto chissà che cosa. Lasciò nuovamente il telefono sulla penisola, per poi controllare che la cottura del tacchino andasse bene. Impostò il timer direttamente dalla manopola del forno e richiuse lo sportello, prendendo l'occorrente che gli sarebbe servito per pulire il disastro che aveva fatto in cucina. Dopo una decina di minuti passata a pulire, sentì nuovamente il telefono suonare, ma lo lasciò in disparte, non volendo tardare sulla sua tabella di marcia.

«Papà» sentì dire da Caleb, che era salito in piedi sullo sgabello, sventolando in mano il foglio sul quale aveva appena ultimato il disegno.

«Dimmi Caleb, scendi subito» disse poi, con tono autoritario, quando si rese conto dove fosse suo figlio.

«Guarda il disegno per la nonna e il nonno» gli disse, mostrandoglielo. Newt, guardando quel disegno, sentì il cuore addolcirsi. Aveva rappresentato i nonni seduti sulle panchine della casa al mare che avevano, e che Caleb amava alla follia. Vicino a loro aveva disegnato vari alberi e animali, che non esistevano nella realtà, ma che lui adorava. Poi, in alto a destra, aveva scritto «Vi amo nonna e nonno».

«È molto bello amore, bravo» disse Newt, sorridendogli, per poi tornare a pulire i fornelli, ultimando il ciclo di pulizie della cucina.

«Io vado a giocare» urlò Caleb, scendendo velocemente dallo sgabello e tornando sul tappeto, aprendo poi la scatola dei giocattoli e tirando fuori i suoi preferiti.

Newt si girò e vide la penisola piena di colori, e fogli sparsi su di essa. Raccolse il tutto, riponendo i fogli non utilizzati nella libreria, e i colori nello zaino di Caleb. Prese poi il disegno che aveva fatto e lo mise in una bustina, sicuro che se non lo avesse lasciato in vista, lo avrebbe dimenticato. Solo dopo aver finito tutto, e solo dopo aver dato un'ultima occhiata alla cucina per controllare che tutto fosse sistemato, afferrò il telefono e si andò a buttare sul divano.

Thomas Edison: "Non mi chiedi come sto?"

Gli aveva scritto Thomas più o meno una ventina di minuti prima.

Newt: "Mhh, non so se mi interessa saperlo"

Thomas Edison: "Sono profondamente offeso Newtie, credevo di aver scalfito il tuo freddo cuore"

Newt: "No, mi dispiace, non sei così bello"

Thomas Edison: "Non mi sembravi dello stesso parere l'altra volta"

Newt, nel leggere l'ultimo messaggio, arrossì. Il ricordo di quel pomeriggio lo travolse, e portò le dita sulla bocca, potendo ancora sentire la morbidezza delle labbra di Thomas sulle proprie. Ricordò il modo in cui le mani gli toccavano il collo, e le guance si fecero sempre più rosse. Nonostante quella reazione, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di ammettere che quel bacio aveva generato qualcosa in lui.

Newt: "Ricordi male Tommy"

Thomas Edison: "Mi piace se mi chiami così, potresti farmi un audio mentre lo dici?"

Newt: "Scordatelo"

Thomas Edison: "Che c'è, ti vergogni Newtie?"

Newt: "Perché dovrei?"

Thomas Edison: "Sai benissimo perché"

Newt: "Puoi dormire sonni tranquilli Thomas, non sei il centro del mio mondo"

Thomas Edison: "Per ora"

Quando lesse quel messaggio, fece una risatina, perché Thomas non comprendeva che il centro del mondo, l'ancora che lo teneva in vita, il motivo per cui ogni giorno si alzava e iniziava la giornata, l'unica cosa che lo spingeva ancora a respirare, Newt l'avesse già e stava giocando con i suoi peluche seduto sul tappeto davanti a lui.

Newt: "Sei così fastidioso"

Thomas Edison: "Grazie Newtie"

Newt: "Non era un complimento"

Thomas Edison: "Lo so bene"

Newt: "Egocentrico"

Quando Newt scrisse quella parola, la pensò ricordando il ragazzo odioso che aveva conosciuto a lavoro il primo giorno, che si era rivolto a lui con sufficienza. Poi, però, quando inviò il messaggio non riuscì a trattenere un sorrisino genuino, puro, uno di quelli che gli usciva raramente per qualcuno al di fuori di Caleb.

Quando si accorse di essere rimasto immobile, mentre osservava la chat aperta nell'attesa che rispondesse, ritrasse subito il sorriso e bloccò la schermata del telefono, lasciandolo cadere sulle proprie gambe.

«Caleb, sistema i giochi andiamo a lavarci che dobbiamo essere dalla nonna tra un'ora» disse poi, guardando l'orologio che aveva al polso, rendendosi conto che non gli era rimasto più troppo tempo per prepararsi. Perciò, aiutò Caleb a sistemare i giocattoli nell'apposito contenitore e, subito dopo, lo prese in braccio portandolo fino al bagno dove, come sempre, Caleb preparò la vasca da solo.

A più o meno venti chilometri di distanza, la musica riecheggiava all'interno di un appartamento abbastanza piccolo, ma perfetto per Thomas. L'acqua della doccia rendeva la musica più ovattata, ma non se ne curava e cantava a squarciagola, lasciando che alcune gocce tiepide gli bagnassero le labbra e toccassero la lingua. Stava massaggiando i capelli, pieni di shampoo, quando sentì la musica bloccarsi per qualche secondo e subito dopo il suono di un nuovo messaggio risuonò flebile.

Spense velocemente l'acqua e aprì la porta della doccia, sporgendosi verso il lavandino per afferrare il telefono e leggere il messaggio.

Newtie: "Non sono affari tuoi"

Quella era stata la risposta all'ultima domanda che aveva posto a Newt prima di entrare in doccia. Gli aveva chiesto cosa avrebbe fatto il quella serata di Capodanno ma, evidentemente, a Newt piaceva rispondere in quel modo. Rilesse il messaggio velocemente, per poi scrivere velocemente una risposta, con il sorriso sulle labbra.

Thomas: "Non fare il maleducato Newtie, non ti hanno insegnato come si risponde?"

Lasciò il telefono nuovamente sul lavandino e rientrò in doccia, aprendo nuovamente l'acqua pronto per terminare la doccia e iniziare a prepararsi per la serata. Tolse lo shampoo eccessivo dai capelli, per poi applicare del balsamo sulle punte; pettinò subito dopo i capelli con un pettine, che fece ricadere sul pavimento della doccia. Sciacquò nuovamente i capelli, tirando indietro la testa per arrivare bene in tutti i punti. Dopo aver insaponato e risciacquato il resto del corpo, uscì dalla doccia avvolgendo il bacino in un asciugamano nero. Prese poi un secondo asciugamano del medesimo colore e iniziò ad asciugare il busto, per poi tamponare delicatamente i capelli. Poco prima di accendere il phon, controllò il telefono che si illuminò.

Newtie: "Potrei fare la stessa domanda a te Tommy"

Thomas: "Vuoi continuare a fare il misterioso o vuoi dirmi cosa farai stasera?"

Newtie: "Starò con i miei amici in una casa in montagna. Tu?"

Thomas:"Allora ti interessa di me. Io andrò in discoteca comunque"

Newtie: "Scontato"

Thomas: "Geloso amore?"

Newtie: "Di te? Hahaha"

Thomas: "Vorrei tanto sentirla dal vivo questa risata. Non ti ho mai sentito ridere"

Newtie: "Beh, chiediti perché"

Thomas: "Lo so il perché"

Newtie: "Sarebbe?"

Thomas: "Sei troppo impegnato a guardarmi quando siamo insieme"

Newtie: "Nei tuoi sogni Tommy"

Thomas: "Nei tuoi ci sono?"

Thomas rise, accendendo il phon e iniziando ad asciugare i capelli, passando l'aria calda anche sul resto del corpo, che si era infreddolito a causa del gelo invernale. Da quando, quel pomeriggio, aveva deciso di scrivere a Newt, non era riuscito a staccarsi del telefono nemmeno un secondo. Il trasporto che gli dava quel ragazzo lo destabilizzava, perché nessuno in vita sua lo aveva mai intrigato tanto. Aveva come la necessità di parlarci, di farlo arrabbiare e di provarci con lui ogni giorno della sua vita. Lo aveva trovato interessante dal primo momento in cui l'aveva visto e, una parte di se, si era già infatuata di lui e non si vergognava ad ammetterlo. L'aveva capito l'ultima volta in cui si erano visti quando, per infastidirlo, si era seduto vicino a lui alla scrivania e non era riuscito ad ascoltare una sola parola di quello che disse, perché troppo impegnato a immaginare di baciarlo, di potergli prendere la mano e accarezzarla con la propria. L'aveva capito quando non era riuscito a trattenersi e l'aveva baciato, e dentro di se era nato un'intera dinastia di farfalle. Mille emozioni l'avevano travolto e aveva fatto difficoltà ad andarsene, soprattutto perché aveva notato il fastidio e l'imbarazzo nei suoi occhi. Nonostante la paura di un rifiuto e nonostante Newt non mancasse occasione per ucciderlo con lo sguardo, aveva avuto la necessità di sapere cosa avrebbe fatto a Capodanno, con chi sarebbe stato e se avrebbe trascorso la serata con qualcuno in particolare. Quando lesse che sarebbe stato con amici si tranquillizzò un po', continuando a sperare che non ci fosse nessuno nel suo cuore.

Dopo essersi asciugato, Thomas andò in camera da letto guardando l'ora e rendendosi conto che avrebbe dovuto raggiungere i suoi amici in meno di mezz'ora. Prese perciò la camicia bianca e la infilò velocemente, e lo stesso fece con il pantalone nero che aveva già preparato sul letto. Dopo essersi vestito velocemente, e dopo aver aggiunto accessori e scarpe, infilò il cappotto per poi prendere le chiavi di casa, della macchina e il telefono. Entrò in ascensore sospirando, guardandosi allo specchio per controllare che tutto fosse al posto giusto.

Newt, invece, stava parcheggiando sotto casa dei suoi genitori, dopo un viaggio in macchina durante il quale ebbe la costante paura di far cadere il tacchino a terra. Sperò, inoltre, che il resto delle pietanze che aveva impacchettato e sistemato nello zaino posto vicino al seggiolino, fossero rimaste immobili. Quando finalmente scese dall'abitacolo e slacciò Caleb facendolo scendere, si rese conto che era tutto perfetto, e sospirò felice. Prese lo zaino e lo mise sulle spalle. Subito dopo prese tra le mani il vassoio con il gigante tacchino, che era rimasto accanto a lui per tutto il viaggio, e chiuse la portiera con un piede.

«Dai Caleb andiamo» disse, iniziando a camminare verso il portone, che aveva precedentemente aperto. Finite le due rampe di scale, vide la mamma fare capolino dalla porta, per poi andargli incontro per aiutarlo con il tacchino.

«Ciao Isaac come stai? Ciao amore della nonna» disse tutto d'un fiato, lasciando dei veloci baci a entrambi.

«Tutto bene» rispose Newt, entrando all'interno della sua vecchia casa, per poi dirigersi diretto verso la cucina, lasciando lo zaino pesantissimo sul tavolo in legno chiaro.

«Ciao pà» urlò, sentendo un saluto di rimando, mentre toglieva i contenitori dallo zaino e li passava a Juliet.

Nel sistemare la cucina e riscaldando la loro cena, afferrò il telefono, ricordando solo in quel momento di avere dei messaggi in sospeso.

Thomas: "Come mai sei sparito Newtie? Mi odi così tanto?" Aveva scritto Thomas, un'ora e mezza prima.

Newt: "Scusa eravamo a sistemare le ultime cose per la cena in montagna"

Scrisse, per poi rimettere il telefono in tasca, cercando di tornare alla realtà e cercando di ricordarsi che era padre, e che doveva concentrare tutte le sue attenzioni su suo figlio.

«Come stai mamma?» Chiese poi, quando ebbero finito di sistemare, mentre prendevano il necessario per apparecchiare la tavola. Il papà di Newt era seduto sulla sua amata poltrona, e faceva saltellare Caleb che era seduto sulle sue gambe.

Quando lui e Juliet finirono di apparecchiare, Newt prese Caleb in braccio e lo fece sedere al suo posto, mettendogli un fazzoletto intorno al collo della maglietta per evitare che sporcasse il maglione nuovo.

«Ecco a voi la cena» disse Juliet, portando tra le mani due vassoi dove nel primo era presente il tacchino preparato da Newt, quello ripieno di castagne, e il secondo con quello che aveva preparato lei condito con la salsa di mirtilli. Newt la seguì e portò a tavola le patate arrosto, il prosciutto in gelatina e il piatto pieno delle salse tipiche che avrebbero abbinato al tacchino. Newt aspettò che entrambi i suoi genitori si sedettero e tagliò un pezzo di ogni pietanza, e fece il piatto a tutti. Solo dopo aver terminato si sedette anche lui, prendendo un po' di cibo anche per se.

«Buon appetito» disse Caleb, impugnando la forchetta come se fosse una lancia, per poi infilzare una patata arrosto portandola alla bocca.

«Buon appetito» risposero gli altri in coro, sorridendosi a vicenda.

Poco dopo, un messaggio riecheggiò nella stanza, sovrastando il volume della televisione, che trasmetteva il telegiornale. Newt afferrò il telefono, controllando prima se Caleb avesse bisogno di una mano a mangiare le patate, ma lo trovò tranquillo a osservare il nonno mentre masticava lentamente.

Thomas: "Quindi non mi odi?"

Newt: "Dipende"

Thomas: "Da cosa dipende?"

Newt: "Sarebbe troppo facile, se te lo dicessi"

Thomas: "Bello e misterioso, dove sei stato per tutto questo tempo?"

A fare il padre, pensò Newt, quando lesse quel messaggio ma, ovviamente, non lo scrisse. Si limitò a inviare una faccina che rappresentava un angelo, e poi bloccò il telefono, concentrandosi su Caleb che gli aveva avvicinato il piatto e gli stava passando le posate per farsi tagliare la carne in piccoli pezzi.

«Caleb lo vuoi il prosciutto in gelatina?» Chiese Juliet, prendendo il coltello per tagliarne un pezzo.

«No mamma è troppo piccolo per il prosciutto in gelatina, è pieno di zuccheri, andrebbe a dormire alle quattro. C'è anche il dolce dopo» disse Newt, mentre continuava a tagliare il tacchino, per poi imboccare Caleb con il primo pezzo.

«Voglio assaggiarlo papà» disse poi Caleb, farfugliando a causa della carne all'interno della bocca, che venne mandata giù poco dopo.

«No Caleb, tanto non ti piace»

«Ti prego papà» disse Caleb, mettendo il broncio e guardandolo con occhi dolci. Newt sbuffò, non riuscendo a resistere quando lo guardava in quel modo, soprattutto per una cavolata simile.

«Un pezzetto, ma se non ti piace lo mandi giù comunque, intesi?» Gli disse, puntandogli un dito contro, mentre Caleb annuiva sorridente,

Newt ne tagliò un pezzo piccolissimo, per poi portarlo alla bocca di Caleb, che iniziò a masticare cercando di capire che sapore avesse. Dopo qualche secondo strizzò gli occhi e strinse la bocca in una fessura, smettendo di masticare.

«Ingoialo» rise Newt, riempiendo il bicchiere d'acqua di Caleb, passandoglielo. Il piccolo si fece forza e ingoiò il boccone, per poi afferrare il bicchiere con entrambe le mani iniziando a bere velocemente.

«Te l'avevo detto che non ti sarebbe piaciuto»

«Mangio il tacchino e le patate» disse Caleb, infilzando nuovamente una patata portandola alla bocca, sorridendo quando il gusto del prosciutto in gelatina scomparve, sostituito dal sapore delle patate arrosto.

Newt prese il telefono, continuando anche lui a mangiare, e aprì la fotocamera iniziando a scattare qualche foto a Caleb, che iniziò a fare facce buffe come suo solito. Mentre scattava le foto gli arrivò un messaggio, e aprì subito la chat per leggere il contenuto.

Thomas: "Come procede la tua serata in montagna Newtie?"

Newt: "Bene, la tua in discoteca?"

Newt avrebbe voluto avere la forza di dire la verità, di confidare a Thomas che aveva un figlio, e quindi che era inutile parlare con lui perché non avrebbe potuto dargli nulla. Non riuscì a capire, però, perché fosse diventato così importante nascondere la sua vera vita. Perché ne avesse creata una nuova, diversa, finta. Era sicuro che non fosse colpa di Caleb, perché per lui avrebbe dato la vita, ma Thomas lo riportava indietro nel tempo, lo aveva intrigato con la sua strafottenza che ancora odiava, e aveva preferito mentire, creare un Newt che era esistito sei anni prima e che non sarebbe mai più tornato.

Thomas: "Stiamo entrando ora, probabilmente ci sentiremo più tardi"

Newt: "Quindi?"

Thomas: "Ti mancherò?"

Newt: "No, ovvio che no Thomas"

Thomas: "Peccato, tu mi mancherai"

Quando lesse quel messaggio, un sorriso apparve sul suo volto, e le guance divennero di un color porpora acceso. Abbassò il viso, cercando di nascondere l'imbarazzo del momento e continuò a mangiare come se nulla fosse, girandosi verso Caleb e pulendogli la bocca sporca di salsa di pane.

Il tempo, quella sera, trascorse veloce e pieno di risate. Passarono la serata a giocare a giochi da tavolo o a carte, e Caleb era stato per la maggior parte del tempo sulle gambe di Newt e spostava le pedine dei giochi o pescava le carte. Avevano poi mangiato il dolce, ossia il Christmas pudding che Caleb amava alla follia. Dopo averne mangiate due fette, crollò in braccio a Newt, che si era seduto sul divano. Durante le ore che divisero la cena dall'arrivo della mezzanotte, Newt si soffermò a pensare, ogni tanto, a Thomas. Si chiedeva cosa stesse facendo, con chi stesse ballando. Lo immaginava ubriaco, mentre ballava tra la folla di gente come avrebbe fatto il Newt di sei anni prima. Un leggero velo di gelosia lo travolse, quando arrivò a immaginarlo mentre si baciava con tutti all'interno del locale, ma lo scacciò subito cercando di dimenticare totalmente quel pensiero. Thomas non era e non doveva essere nulla per lui.

«Mancano tre minuti, andiamo sul balcone» disse il padre di Newt, alzandosi dal tavolo e portando con se la bottiglia di spumante, per poter brindare all'anno nuovo.

Newt svegliò Caleb, prendendolo in braccio e alzandosi dal divano, seguendo i genitori in terrazza.

Il padre di Newt aprì la bottiglia, aspettando per far scoccare il tappo in sughero.

«Cinque, quattro, tre, due, uno!» Dissero in coro, sentendo poco dopo la bottiglia stapparsi e i fuochi d'artificio alzarsi in aria sopra il Big Ben, che dal balcone sembrava piccolissimo. Il panorama fu bellissimo, e si diedero abbracci e baci sorridenti, per l'inizio del nuovo anno.

Nel chiasso dei fuochi d'artificio, Newt afferrò il telefono per scattare qualche foto, e trovò un messaggio.

Thomas: "Auguri Newtie, buon anno"

Newt: "Auguri Tommy, buon anno anche a te"

Un sorriso apparve sul volto di Newt, che si girò verso Caleb lasciandogli un bacio sulle labbra, vedendolo affascinato dai fuochi.

Thomas, a qualche chilometro di distanza, fissava il messaggio che Newt gli aveva scritto e sorrideva, con il cuore pieno di nuove emozioni.






Spazio autrice:

Ciao!! Come va? Pronti per le vacanze di Natale? Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e cosa ne pensate. Newt si starà addolcendo? Thomas si è innamorato? Lo scopriremo insieme. Io vi mando un bacio vi auguro una buona vigilia  e un buon Natale. Auguri!!

Alla prossima,

Letizia <3

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