I Lived

By deliartemisia

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Raccolta di One Shot. More

I Lived
Paolo e Cinzia
l'uovo di Fabergé - Under the Mistletoe Easter Edition
Gemma e Beatrice
Eris e Clizia
in fuga dalla luna
dolce come un babà
perché un corvo è come uno scrittoio?
La casa sulla collina
Domani arriverà
una mosca a Troia
l'Alfa e l'Omega
Maia e Daniel
le rose nere, le tue preferite
seduto respiro tre minuti
~ Novella V ~
Un incontro da perdere la testa
Il cielo in una stanza
Amelia e Marco
Anna e Ferrante: galeotto fu il Sartù
Lo spaventapasseri
Maledetta Primavera
«Noemi! Sogni a occhi aperti?».
La Stella di Natale
La magia del Natale
La neve cadeva lenta lenta su Parigi
Sam ed Eleonora
Non tutti quelli che vagano sono perduti

Greta e Marcello

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By deliartemisia

Novella extra III scritta con StefanoRuzzini

Erano un po' di sere che osservavo Stefano e Deliartemisia sedere ad un tavolo in disparte che parlottavano. Durante i cento giorni di Ekatómeron si erano strette molte amicizie e sodalizi letterari. Vedevo bene la collaborazione tra i due scrittori che si bilanciavano con le loro abilità letterarie.

«Sally,» mi chiamò il dottore «servici due Lacryma Christi, grazie.»

Servii il vino e guardai i due che ricambiarono il mio sguardo incuriositi.

Allora presi coraggio e feci loro la mia richiesta:

«Mi piacerebbe ascoltare una novella raccontata da voi.»

Stefano sorrise sornione, poi si rivolse a Deliartemisia.

«Visto! Quando parliamo delle nostre congiunzioni astrali!»

Deliartemisia rise, poi a Sally.

«Stefano intende dire che spesso pensiamo la stessa cosa nello stesso momento; ci stavamo organizzando proprio in questo senso, siediti qui,» mi indicò la sedia. «Comincio io se permettete».

I fatti che vi sto per raccontare si svolsero a Roma, nel quartiere Parioli. Il nome della protagonista è Greta, una donna che aveva fatto della carriera la sua ragione di vita. Dopo aver conseguito la laurea in scienze aziendali con il massimo dei voti si era trasferita nella capitale da un paesino del maceratese in cerca di fortuna e di una elevata posizione sociale.

Non ci volle molto tempo prima che fosse assunta in una nota agenzia immobiliare e che iniziasse ad andare a letto con Marco, il proprietario. Poi diventare sua moglie e socia fu questione di un anno.

Greta si era immersa nel suo lavoro anima e corpo e il suo desiderio di avere una posizione al di là di essere "la moglie di..." l'aveva presto allontanata dal marito, al quale non era dispiaciuto di far primeggiare la moglie, avendo un carattere piuttosto arrendevole.

Tutto andava come Greta desiderava, ma una sera di giugno fece un incontro che cambiò la sua vita. Era stata invitata con alcune amiche all'inaugurazione di un localino Jazz che in quel periodo andava molto di moda.

Indossava un tubino nero che la fasciava lasciando immaginare le belle forme, ma i sandali gioiello rossi dal tacco vertiginoso che le slanciavano la figura erano un tocco di classe che la facevano sentire irresistibile. Quando Marcello la vide, era seduto con i proprietari del locale che brindavano alla riuscita della loro nuova attività.

Era un architetto piuttosto affermato sia nella progettazione che nell'arredamento di ambienti. Il buon gusto di cui era dotato non fu necessario per notare la bellissima ragazza che spiccava nel gruppetto di amiche sedute attorno ad un tavolino, intente a gustare i loro drink. Il suo sguardo si spostò dalle gambe accavallate con quei sandali rossi che ne valorizzavano la forma, al viso ovale con un paio di occhi verdi intelligenti ed espressivi.

Quando Marcello vide Greta alzarsi per andare alla toilette, si mise di posta davanti al bancone del bar e la fermò mentre si accingeva a tornare al suo tavolo.

«Posso avere il piacere di offrirle qualcosa?» le chiese cercando di impostare il suo sguardo più languido.

«Grazie, ma sono con le mie amiche.»

«Sergio, una magnum di Dom Pérignon a quel tavolo!» ordinò al ragazzo dietro al bancone.

«Grazie.» disse Greta guardandolo meglio e notando che era decisamente un bell'uomo.

Furono poi le compagne di tavolo a spingerla al passo successivo.

«Non ti fare scappare quel fico. Guarda solo te da quando siamo arrivate».

E immancabilmente, quando si incontrarono nuovamente davanti al guardaroba, Greta non gli concesse il proprio numero di cellulare ma accettò il biglietto da visita che Marcello le porgeva, dicendo: «Nel caso mi faccio viva io» e, con mossa studiata, gli passò abbastanza vicino da sfiorarlo appena per fargli sentire il suo profumo.

Tornata a casa verificò che Marco dormisse e si sedette in salotto, sulla sua poltrona preferita, mise un pezzo di musica classica soft sullo stereo e lesse il biglietto da visita come fosse la sinossi di un romanzo.

Nella settimana che seguì Greta fu molto impegnata; la sua agenzia era riuscita ad ottenere l'esclusiva di vendita su un attico ai Parioli.

In quel pomeriggio dopo una stressante riunione si era chiusa in ufficio, si era tolta le scarpe e teneva le gambe sulla scrivania. Affondata nella poltrona con la gonna alzata fino alle cosce e con gli occhi chiusi, sperava che il feroce mal di testa le sarebbe passato prima di incontrare il cliente interessato all'attico ai Parioli.

Sentì la porta aprirsi discretamente, «Uffa!» borbottò senza aprire gli occhi, «Marco, quante volte devo dirti che quando chiudo la porta non voglio essere disturbata».

Sentì i suoi passi sul parquet e poi delicatamente cominciò a massaggiarle il piede. Greta sospirò soddisfatta, «Da quando in qua sei diventato così gentile?»

«Forse perché sto aspettando ancora la tua telefonata e forse perché così accetterai di uscire con me.»

Lei spalancò gli occhi e le ci volle qualche secondo per rendersi conto che non era Marco, ma Marcello che aveva di fronte. In un tentativo maldestro di alzarsi la sedia si stava pericolosamente ribaltando e lui l'afferrò. Greta alzò il viso e gli lanciò un'occhiata di fuoco, «Ma... ma che ci fa lei qui?»

Lui fece un sorrisetto sardonico, probabilmente Greta non era una di quelle che perdeva il controllo, stava per rispondere che bussarono alla porta.

Lei si liberò della sua stretta, si rimise le scarpe e si diede una riordinata veloce. Poi con un gesto deciso gli indicò la sedia davanti alla sua scrivania.

«Avanti.»

«Ah! Marcello,» disse Marco, entrando seguito da un distinto signore e chiudendosi la porta alle spalle, «A quanto pare hai già fatto la conoscenza di mia moglie».

«In realtà sono appena arrivato. Non ci siamo neppure presentati».

«Greta, molto piacere!» disse la ragazza porgendo la mano senza alzarsi, costringendo Marcello a mettersi in piedi e allungare il braccio al di là della scrivania.

«Marcello, il piacere è tutto mio».

«Cara, Marcello è l'architetto e arredatore per l'appartamento di Via Bertoloni. E questo è il Signor Lucioli, il proprietario».

Il distinto signore fece un passo avanti e, a sua volta strinse la mano della donna. Era sulla sessantina, capelli grigi, completo grigio inappuntabile con cravatta di gran gusto abbinata; sicuramente firmata, pensò Greta.

«Bene, ci siamo tutti, possiamo sederci e preparare il piano di battaglia», disse tranquillo Marco avvicinando altre due sedie. Greta rimase seduta dietro alla scrivania in modo tale che fosse chiaro ai tre uomini chi conduceva le danze.

«Come dicevo a suo marito», iniziò il signor Lucioli, vorrei che uno di voi accompagnasse il mio amico Marcello a vedere l'appartamento. Finora ha avuto modo di visionare solo la planimetria e qualche foto».

«Entrare nell'appartamento è fondamentale per la mia ispirazione. Possiamo fissare un appuntamento?», chiese, spostando lo sguardo da Marco a Greta.

«La accompagnerà mia moglie» disse prontamente Marco. «Mettetevi d'accordo su giorno e ora».

A Greta non sfuggì il lampo di trionfo che si accese negli occhi dell'uomo e sentì un brivido di piacere.

Prese la sua agenda e con fare professionale e anche per tenerlo un po' sulla corda finse di guardare i suoi appuntamenti.

«Ho un'ora libera domani alle 12».

«Perfetto, allora è tutto».

Marcello si alzò e gli altri lo imitarono.

«A domani, Greta» le strinse la mano guardandola negli occhi.

Quando i tre uscirono Greta si lasciò cadere sulla sedia e cominciò a sognare ad occhi aperti: «Non vedo l'ora che venga domani!»

La ragazza arrivò in via Bertoloni con mezz'ora di anticipo, meglio farsi trovare pronta, entrò nell'androne del palazzo e si diresse sicura all'ascensore. Le porte si stavano chiudendo quando una mano interruppe il loro percorso.

«Un attimo, saliamo insieme».

Marcello entrò e avviò l'ascensore, improvvisamente a Greta la cabina sembrò piccolissima. Salirono in silenzio, si guardavano e si studiavano.

Arrivarono al piano e Marcello con gesto galante le cedette il passo, ma lei sentiva i suoi occhi incollati addosso.

Aprì la porta e gli fece spazio per farlo entrare.

«Wow, ancora meglio di quello che mi aspettavo», disse l'architetto spaziando con lo sguardo dalle ampie finestre che illuminavano tutte le stanze, al salone, enorme, che attendeva solo il suo tocco di classe, alla cucina già arredata in stile hi-tech con piano cottura a induzione ed elettrodomestici modernissimi.

«Questa cassapanca è un cimelio di famiglia del Sig. Lucioli», spiegò Greta. «Non aveva posto nella sua villa che è in stile completamente diverso ed ha deciso di piazzarla qui».

Ma Marcello non stava ascoltando le sue parole: era intento a guardarle il viso, fino a quando lei, girandosi, non incontrò i suoi occhi. Lo sguardo reciproco durò pochi secondi, poi l'istinto li avvicinò l'uno all'altra e un bacio appassionato, accompagnato da un abbraccio strettissimo ebbe luogo al centro del salone.

Non ci volle molto perché i due cominciassero a spogliarsi reciprocamente. Non completamente, quanto bastava.

Greta capì che l'uomo la voleva prendere lì e in quel momento, in piedi. Fece due passi indietro, appoggiando la schiena sulla parete. E Marcello fu dentro di lei.

Più tardi, seduti sulla cassapanca, i due amanti si guardavano in silenzio.

Poi Marcello disse: «Vorrei continuare a vederti, sei la donna più attraente che abbia mai incontrato».

«Sono sposata, lo sai. Ma anch'io ho voglia di rivederti. Facciamo così: finché questo appartamento non sarà venduto ci incontreremo qui. Con quello che costa ci vorrà un bel po' di tempo».

Erano passati sei mesi e la relazione tra Greta e Marcello andava avanti senza intoppi; si incontravano nell'attico due volte a settimana a ora di pranzo e spesso la donna avvertiva in ufficio che dopo la pausa pranzo aveva appuntamento con dei clienti così da poter passare tutto il pomeriggio con l'amante.

Greta era stesa a pancia in giù e Marcello percorreva la sua schiena nuda con un dito, dal collo al solco fra i glutei. «A che ora devi tornare in ufficio?»

«Devo tornare a casa per le 18, stasera cena in famiglia.»

«Allora abbiamo ancora un po' di tempo per noi.»

La girò e la coprì con il suo corpo, Greta gli cinse i fianchi e lo baciò.

«Hai sentito?»

«Sì... » mugolò Marcello, «continua a muoverti...»

«... Ma... no...» lo scosse per le spalle, «è entrato qualcuno, ho sentito delle voci.»

Si fermarono entrambi e tesero l'orecchio.

«Ma questa è la voce di Marco», disse allarmata.

Si alzò dal letto e aprì leggermente la porta: sorpresa, si rese conto che era proprio Marco. Doveva pensare in fretta, lo sguardo si posò sulla cassapanca e poi guardò l'amante.

«Presto, vestiti e nasconditi nella cassapanca. Io intanto cerco di mandarlo via!»

Marcello la guardò basito, «ma che dici?»

«Ti prego, fallo per me!»

«E va bene, il problema è che non so dirti di no!»

Greta lo aiutò ad entrare nella cassapanca e si rivestì in fretta.

Uscì dalla stanza seguendo le voci che la condussero nel salotto, dove vide una bionda ossigenata attaccata come un polipo a suo marito: "Avesse almeno gusti decenti!" Pensò indispettita.

«Ciao Marco, che ci fai qui?» lanciò un'occhiata di sufficienza alla donna, che non appena aveva sentito la sua voce aveva fatto uno scatto indietro come quelle bamboline con la molla.

Marco rimase a bocca aperta come un pesce lesso, poi prese in mano la situazione. In effetti non si crea dal nulla un'agenzia immobiliare fra le più affermate nel mercato romano senza un po' di iniziativa e inventiva e come se fosse la cosa più normale del mondo vedere la moglie lì, in quel momento disse:

«Greta, ti presento la signorina Jessica, cliente del Sig. Lucioli».

«Piacere, Ciabattoni Jessica...con la gei», disse la bionda con una vocina un po' roca, da fumatrice, porgendo una mano su cui arrivava dall'avambraccio un tatuaggio di un serpente circondato da una scritta in un alfabeto sconosciuto.

Greta strinse appena la mano della donna. Poi si allontanò, cercando una giusta distanza dai due.

«Non mi pare che ti dovessi occupare tu delle visite all'attico,» disse al marito con tono acido.

«Non mi pare che tu oggi avessi degli appuntamenti,» ribatté lui nello lo stesso tono, «dovresti essere a casa a prepararti per stasera.»

«Non girare la frittata...» gli rispose con sorriso ironico.

«Non mi parli di uova che mi sturbano le budella», disse la bionda, senza che nessuno l'avesse interpellata. «Certe scorregge...»

«Quelle finesse», Greta non poté trattenere un sorriso. «Era una frittata immaginaria, mio marito ha capito benissimo».

«Ah beh, meno male» fece la bionda. «Contenti voi...».

«Jessica è qui per vedere la cassapanca che il Sig. Lucioli ha deciso di vendere, anziché tenerla qui come pezzo di arredamento», disse Marco. E poi aggiunse: «A proposito dov'è finita? Era qui in salotto l'ultima volta che sono venuto».

«E' in camera da letto», rispose Greta il cui cervello stava lavorando in maniera febbrile, raccogliendo l'involontario assist regalatole dal marito. «Solo che probabilmente già c'è un acquirente interessato. Architetto, venga fuori!» disse ad alta voce, entrando in stanza da letto seguita dalla coppia.

Il coperchio della cassapanca si sollevò e apparve un Marcello sorridente e professionale.

«Ha ragione lei, Greta! Le rifiniture interne sono caratteristiche del XV secolo. La cassapanca è sicuramente autentica ed ha un valore immenso. Oh, buongiorno a voi!» aggiunse, rivolto ai nuovi arrivati.

«Ma com'è professionale lei!» esclamò Jessica, «mi fa vedere cosa c'è nella cassapanca, sono curiosa.»

«Ma certo,» Marcello uscì e aiutò la signorina ad entrare. «Ecco prenda il mio cellulare. E' in funzione torcia per vedere bene dentro».

«Marco, vieni anche tu... è una figata!».

«Sì, signorina le credo.» Si avvicinò alla cassapanca. Un pensiero pazzesco si impadronì di Greta: voleva spingere il marito nel cimelio e chiuderli dentro.

Sally cominciò a ridere. «Allora Greta mise in atto il suo proposito?»

«Marcello capì le sue intenzioni e la fermò.» Rispose Deliartemisia.

«Come andò a finire la storia di Greta e Marcello?»

«A te la conclusione Stefano.»

Marco osservò Jessica che si dimenava dentro la cassapanca come una contorsionista e istantaneamente gli passò ogni velleità di ordine sessuale. Anzi si vergognò decisamente di essersi sputtanato in quel modo e con quel tipo di donna.

«Venga fuori, signorina, la prego. Mi pare che l'architetto abbia già confermato il valore dell'oggetto. Ma temo che il Sig. Lucioli voglia realizzare molto di più di quanto lei vuole spendere».

Poco dopo Marco e Jessica uscirono insieme dopo un saluto frettoloso e imbarazzato.

Invece la storia fra Greta e Marcello proseguì ancora per qualche mese, ma dopo quel giorno i loro incontri si tennero rigorosamente in stanze d'albergo.

La novella "Greta e Marcello" è stata scritta per il progetto letterario Ekatómeron, realizzato all'interno della Taverna dell'Ecciii di SallySpritz

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