Insanity - Nec Plvs Vltra

Από JR_Lawrence

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David Dichinghooke, un ragazzo di ventidue anni, torna a casa dopo una lunga giornata trascorsa a solcare i m... Περισσότερα

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Prologo
I
II
IV
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VI
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VIII
Ringraziamenti
GRATIS

III

202 10 9
Από JR_Lawrence


David aprì gli occhi. Era stanco. La testa faceva male e un dolore violento si irradiò costante sulle orbite. Non riuscì a rammentare cosa fosse successo. Si era addormentato, ma non ricordava dove, non ricordava quando. Tentò varie volte di riprendere conoscenza e cercare di scavare nei ricordi del giorno precedente ma l'unica cosa che riempì la sua testa fu un vuoto totale.

"Cosa sta succedendo?" si chiese, "Dove sono finito?"

Ad un tratto, si accorse che aveva entrambe le mani legate e bloccate da una corda sopra la sua testa. Aveva dormito in posizione verticale, sospeso nel vuoto di quella stanza buia. Cominciò ad agitarsi e a urlare tanto forte da crearsi fastidio all'udito. Avvertì una scarica di adrenalina percorrergli il corpo, ma nonostante provasse a liberarsi, i suoi tentativi erano vani.

Quando tutto sembrava, ormai, non avere alcun senso, una luce fioca comparve lontano. Il silenzio fu improvvisamente interrotto dallo scorrere di una violenta corrente d'acqua, comparsa all'improvviso nell'oscurità sottostante. La luce fioca galleggiò nell'aria fino a giungere su una scialuppa che solcava, solitaria, quelle torbide acque. David vide qualcosa all'interno della scialuppa e nemmeno il tempo di mettere a fuoco le immagini che intravide il corpo nudo di un uomo, con gli occhi chiusi, la bocca lacerata e dei lividi violacei su tutto il corpo.

"Padre!" urlò all'improvviso. Ma dall'uomo nessuna risposta. La piccola luce si rialzò in aria e si posò sulla salma dell'uomo. Diede vita a un fuoco, prima debole, poi, di una violenza smisurata.

"Un funerale degno di Re." Echeggiò più e più volte nella sua mente. Violento, sempre più forte.

Vedeva suo padre bruciare in quella scialuppa e lui era lì,a pochi centimetri distanti. Era incatenato e non poteva correre in suo aiuto. "Se solo mi fossi comportato bene, se non avessi ricevuto questa punizione, io avrei potuto salvarti." Lacrimò in preda al dolore.

"Ti guarderò da lassù, figliolo!" piombò ad un tratto una voce meccanica. Lontano, sulla sua testa, si formarono delle nubi grigiastre. Un odore di freddo e umido attraversava le sue narici. Poi le nubi illuminate da lampi costanti, diedero vita a una grossa pioggia. L'acqua piovana spense le fiamme che ornavano la salma.

"David, figliolo. Non pensare a me come una fine. Io sono qui, al tuo fianco. É giunto il momento che tu pensa alla tua vita. Che tu pensa al tuo inizio." Ripiombò ancora la voce disturbata dai continui tuoni. Man mano si era affievolita e le immagini avevano iniziato a dileguarsi. Le nubi sparirono, la scialuppa si allontanò fino a scomparire dal suo campo visivo. Il fiume cominciò, man mano, a ritirarsi, fino a scomparire del tutto. Pochi istanti dopo quello stesso fiume aveva dato vita a una grossa onda che si avvicinò a velocità elevata e lo investì, stranamente, con meno forza di quanto immaginasse. Come se quell'acqua fosse stata lanciata da un secchio, lo stesso secchio che l'aveva risvegliato dal suo brutto incubo e l'aveva riportato alla realtà.

«Questo è un locale notturno ed è appena giunta l'alba. O continui a bere o va pure a dormire da un'altra parte!» bofonchiò con avidità la voce rozza del titolare del locale.

David aprì gli occhi, in quell'attimo si rese conto che aveva appena vissuto un incubo, anche se, come in quell'incubo,riusciva ancora a sentire il forte dolore alla testa. Il ragazzo diede un'occhiata in giro e si accorse che il locale era vuoto. Nell'aria aleggiava una tremenda puzza di vomito che gli provocò un senso di pienezza. Si guardò attorno in cerca di ricordi, nel tentativo di capire cosa fosse successo. Tuttavia l'unica cosa che riuscì a rammentare fu la quantità smisurata di liquore che aveva ingerito per via del sapore amaro che continuava a sentire sul palato. Quando David si rimise in piedi, le gambe sembravano deboli e stanche. Recuperò arco e faretra e si incamminò verso il bancone per pagare il conto. Prese il sacchetto pieno di monete e lo poggiò di fronte all'uomo che l'aveva svegliato.

«Grazie dell'ospitalità, Gregory, come al solito.» lo ringraziò il ragazzo senza attendere il resto.

L'uomo non accennò risposta, si limitò a guardarlo senza trasparire alcun tipo di emozione e continuò ad asciugare i grossi boccali. Era un uomo alto, molto grasso, pieno di tatuaggi e denti d'oro, rozzo, con pochi capelli bianchi e unti. Aveva l'aria di essere un uomo maligno e senza scrupoli. In giro si raccontava che egli era stato un perfido pirata, che aveva trovato ausilio a Port Royal e che aveva aperto un'attività per abbandonare la pirateria. Tuttavia, David non aveva mai avuto nulla a che ridire su quell'uomo, di solito, alla sola vista di un presunto pirata, teneva ben salda la guardia e per precauzione teneva sempre un coltello stretto tra le mani. Con Gregory invece sembrava essere diverso, nonostante il carattere scontroso dell'uomo e i tanti vociferi, David mostrava un atteggiamento indifferente. Ad un tratto, mentre il ragazzo si trovava sul punto di lasciare il locale, Gregory bofonchiò: «Buona fortuna!»

Il ragazzo ridusse gli occhi a fessure. Per un attimo, rimase immobile cercando di comprendere quelle parole, poi, senza rifletterci più di tanto, superò la soglia del locale, ritrovandosi in strada. Fece finta di nulla ma sembrò comunque più vigile e più attento del solito. Il cuore cominciò a pulsare forte e iniziò a sospettare che quella frase volesse dire qualcosa in più di un semplice "Buona fortuna". Quelle parole l'avevano messo in allerta e cominciò a sentire puzza di guai. Si guardò per bene attorno come se fosse un serpente circondato da falchi e aquile in agguato, poi si incamminò furtivo verso la strada di casa.

Durante il tragitto, si accorse che due uomini seguivano le sue tracce. Così, David cominciò a muoversi più veloce. Gli uomini alle sue spalle fecero lo stesso e in quel momento capì il significato delle parole di Gregory e comprese che la sua giornata non sarebbe cominciata nel migliore dei modi. Iniziò a zigzagare tra le persone in strada con la speranza di seminarli. Cogliendolo di sorpresa, da un piccolo vico alla sua destra ne uscirono altri due e fu costretto a girare alla sua sinistra, in un altro vico. La situazione in cui si trovava era molto confusa e priva di senso.

«Fermati, nel nome del re!» urlarono.

"Nel nome del re?" ripeté David. In quel momento avrebbe voluto fermarsi,c'era la possibilità che avessero scoperto qualcosa sulla morte di Orlando ma quel "Buona fortuna", che continuava a echeggiare nella sua testa, lo costrinse a non cedere e continuare la sua fuga, la quale non si dilungò per molto perché, davanti a sé, quasi alla fine della strada, ne erano spuntati altre due. Si ritrovò rinchiuso, circondato da sei guardie. Il ragazzo si diede per vinto, non c'era più nulla da fare. Si guardò attorno, in cerca di qualcosa che potesse essergli d'aiuto ma, a quanto pareva, l'unica cosa che gli restava era consegnarsi alle guardie. Le sue speranze di fuga erano finite fino a quando si accorse che, fuori a un locale, c'erano dei vecchi bauli. Con agilità fece uno scattò per raggiungerli, poggiò su uno di loro il piede destro che usò come leva per aggrapparsi al tetto. Con un po' di fortuna riuscì a salire e le guardie lo imitarono con molta difficoltà.

Aveva continuato a saltare da un tetto all'altro,che per fortuna erano molto vicini tra di loro, fino a quando davanti a sé non ne comparvero più. La sua corsa era finita, e pochi secondi dopo le guardie l'avevano circondato, di nuovo.

«Alzate le mani al cielo, signor Dichinghooke!», ordinò uno di loro con autorità, puntandogli il fucile. «E poggiate a terra le vostre armi!»

David non ne voleva sapere di arrendersi. Osservò con attenzione la strada sottostante e si accorse che si trovava sul tetto di una vecchia fattoria. Vide dall'altra parte un grosso fienile, vicino al quale c'era un carretto pieno di paglia pronto a partire. Quel carretto rappresentava per David la sua ultima spiaggia e il solo modo per raggiungerlo sarebbe stato saltare nel vuoto.

«Alzate le mani al cielo, signor Dichinghooke», ordinò di nuovo autoritario quello di prima, «questo è il nostro ultimo avvertimento!» cercò di intimorirlo, poi.

David udì quelle parole come fastidiosi ronzii. Non gli aveva dato retta a quel'uomo, poiché i suoi occhi erano ricaduti su un grosso sistema di montacarichi e la sua mente era concentrata a studiare un modo per sfruttare la situazione.

Alcune delle guardie si inginocchiarono e puntarono i loro rispettivi fucili su David.

«Ci costringete a ricorrere alle maniere forti, Signor Dichinghooke. Avete tre secondi per consegnare le vostre armi e arrendervi o sarò costretto ad aprire il fuoco», minacciò la guardia con un cenno di incertezza nella sua voce.

David spostò il suo sguardo verso la guardia e trattenne un sorriso: l'uomo con il fucile, puntato contro di lui, stava tremando come a un bambino. Quello non era un semplice gesto di nervosismo, quello era un bluff e David l'aveva capito.

«Tre...», cominciò a contare quello, «due...», e ancora, «uno...», deglutì.

"Adesso o mai più". David si fece coraggio e prese a correre verso il montacarichi. Sicuro che non avessero mai fatto fuoco, passò veloce tra due uomini con in mano il fucile, i quali, increduli, non tentarono nemmeno di fermarlo.

Quando David arrivò all'apice, fece leva con le ginocchia e fece un balzo nel vuoto. Con un po' di fortuna si aggrappò alla tavola di legno del montacarichi, tenuto saldo dalle corde. Il montacarichi non tenne il suo pesò e roteò su se stesso. David approfittò della spinta che in modo volontario aveva creato e si lasciò andare nel vuoto, puntando il carretto pieno di paglia. Pochi secondi e un tonfo annunciò il suo atterraggio, il quale, però, non avvenne nel carretto. Aveva sbagliato i calcoli e aveva mancato il suo obiettivo, atterrando in una montagna di melma, alta circa un metro. La caduta non era stata attutita allo stesso modo in cui avrebbe fatto la paglia, ma la melma era stata abbastanza per garantirgli un atterraggio sicuro. Avvertì solo un piccolo dolore alla schiena e alla gamba sinistra.

Sporco e puzzolente, recuperò i suoi effetti dal terreno e continuò la sua corsa, sicuro di averli seminati. Uscì dalla fattoria ma prima che fare altro, però, si accorse che fermo davanti a sé c'era il Governatore Duchane circondato da un esercito di soldati. Quell'uomo aveva già dei pregiudizi nei suoi confronti. Aveva proibito Catherine di frequentare lui e Chad perché non li riteneva alla sua altezza e, adesso, la situazione sarebbe peggiorata.

Il solo scambio di sguardi con il Governatore aveva riportato David alla sera precedente, quando aveva visto il volto gelido di suo padre, per un ultima volta. Tutto attorno a sé si distrusse e la sua vita sembrò sbriciolarsi e scivolare via dalla sua mano come granelli di sabbia. Deciso ad arrendersi, lasciò cadere a terra la bandoliera con la spada e il coltello, tolse la faretra con le frecce dalle spalle e poggiò a terra anche quella, assieme all'arco. Infine, con lo sguardo abbassato, alzò al cielo le mani, in segno di resa.

Il governatore si voltò verso uno dei suoi uomini. «Capitano», lo chiamò con autorità. «Esigo un nuovo programma di allenamento, più consistente e che funzioni!» ordinò seccato da quello che era successo. «Abbiamo impiegato oltre i venti minuti per catturare un solo uomo cosa accadrebbe se subissimo attacchi?»

Il Capitano John Wilmot scattò sugli attenti. «Mi rammarica, signore», rispose con uno sguardo diffidente, «I miei uomini sanno ciò che fanno!» replicò, poi sembrò fermarsi per riflettere: «Farò del mio meglio per renderli ancor più autorevoli, signore.»

Il governatore notò negli occhi del vecchio John un'aria di sfida. Tuttavia, lasciò perdere e si voltò verso David. «In quanto a voi, Signor Dichinghooke, avete un mandato d'arresto firmato dal Re in persona, resterete nelle celle come descritto dagli ordini del Lord Steve Lancaster. Poi passerete sotto la sua custodia e sarà lui stesso a decidere della vostra sorte», annunciò rompendo tutti gli equilibri mentali di David. Quell'uomo comparve davanti agli occhi del ragazzo come un incubo. L'unica volta che l'aveva visto gli aveva concesso il permesso di attraccare la nave al porto della Golden Islands quando sembrava che non potesse, poi aveva mandato i saluti a suo padre e adesso voleva imprigionarlo. David sentì puzza di imbroglio, qualcosa non quadrava.

Veloce come la luce di un lampo, l'immagine di Orlando comparì davanti agli occhi di del ragazzo per poi svanire subito dopo nel nulla. David cominciò a credere che dietro la morte di suo padre, c'era lo zampino di quel Lord da strapazzo. Adesso, non restava altro che indagare.

«Con quali accuse?» rispose facendo la parte dell'indifferente.

Il Governatore fece un segno a uno dei suoi uomini con in mano una pergamena. L'afferrò e, con soave tranquillità, l'aprì per poi cominciare a leggere: «Signor Dichinghooke, siete accusato di incendio doloso ai danni delle Golden Islands, mantenimento allo stato di schiavitù del custode della stessa isola. Accusato della distruzione di più mercantili, rubato dall'attività di un povero commerciante, una collana che a suo dire, aveva un immenso valore e, infine, cosa assai grave, avete assassinato un uomo.»

David avvertì una fitta al cuore. Tutte quelle accuse quando, in realtà, non aveva commesso nulla di tutto ciò. Non in modo volontario. L'incendio e la distruzione dei mercantili non avevano alcun legame con lui e quel malinteso era stato anche la causa della morte di quell'uomo, almeno così sembrava. Anche se, ripensandoci, quella stessa morte poteva essere attribuita alla collana non pagata o a ciò che aveva detto Kristopher: "Dicevano che tu sei pericoloso, che sei dannato", e ancora: "Volevano prendere il tuo occhio." Per non parlare delle uniche parole che aveva balbettato quell'uomo: "Devi morire!"

Nonostante David pensasse che la follia fosse un fattore rinchiuso nell'inconscio e che bastasse una scintilla per scatenare un gigantesco incendio, credeva anche che uccidere un uomo per aver rubato una collana fosse qualcosa che andava ben oltre la semplice follia. Doveva per forza esserci dell'altro e, se i suoi calcoli fossero stati esatti, allora tutto si collegava all'incendio e al suo occhio, e l'unico in grado di eliminare ogni suo dubbio sarebbe stato Kristopher.

«Come vi dichiarate, Signor Dichinghooke?» chiese il Governatore, infine.

David non lasciò trasparire alcuna emozione, sapeva di non aver commesso nulla ma voleva andare infondo a questa storia e l'unico modo per farlo sarebbe stato accondiscendere. «Colpevole», decise di rischiare.

Il volto del Governatore Duchane sembrò quasi stupito dalle parole di David. Fece un sorriso beffardo e abbassò lo sguardo. «Strano», disse ad un tratto, «mi avevano detto che avreste cercato di attribuire le vostre colpe al bambino.»

«Come fate a sapere di Kristopher?», domandò, quasi a denti stretti David, in preda alla furia. In quel momento avrebbe voluto fare di tutto per difendersi dagli attacchi emotivi che il Governatore continuava a infliggere.

«Il Lord è un uomo assai premuroso», si limitò a rispondere il Governatore, «a quanto pare si è subito insospettito della vostra inusuale presenza ed è rimasto in disparte ad osservarvi, signor Dichinghooke, anche quando avete legato e imbavagliato quel povero uomo dopo che si era accorto che volevate imbrogliarlo per entrare e derubare quella povera vecchia», spiegò il Governatore con piglio deciso.

A quanto pareva i dubbi di David erano fondati, quel Lord nascondeva qualcosa, qualcosa che aveva a che vedere con la morte di suo padre Orlando.

«Capitano Wilmot, perquisite il signor Dichinghooke!», ordinò il Governatore con l'aria soddisfatta di chi svolge in modo elegante il proprio lavoro.

Il capitano eseguì gli ordini e ci mise pochi istanti a trovare, nella giacca di David, il Quarter, che Orlando stringeva nelle mani prima di morire, e, nella tasca del pantalone, la collana con il cuore e il teschio. «Eccola», proferì stringendola tra le mani.

Il Governatore sorrise, «Come immaginavo. Chissà a quanti denari volevate rivenderla. Siete e resterete un pezzente!» lo insultò infine con poca professionalità. «Vi trovate ancora inabissato,ancora molto in basso per riemergere e acquisire almeno una piccola parte della professionalità di vostro padre!», lo scarnì, poi spostò il suo sguardo sulle guardie: «Portatelo via!»

David si era dichiarato colpevole e la collana fu la goccia che fece traboccare il vaso. Tuttavia, gli eventi si volgevano a suo favore e tutto procedeva secondo i suoi piani. «Sarò pure un pezzente», disse mentre veniva strattonato dalle guardie, «ma di nobile cuore. Al vostro contrario!» ricambiò l'insulto, «Quella collana era per vostra figlia Catherine, l'unica persona a cui dovreste degnare un po' della vostra fiducia!»

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