𝑳𝑢𝑽𝑬 : Glossary Of Associ...

By TOMYBELOVEDV_

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[COMPLETATA] Questa Γ¨ una storia d'amore. (Parti di essa) Attenzione: Questa Γ¨ solo una traduzione, tutti i c... More

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By TOMYBELOVEDV_


| M |

MEMORIES (ricordi)

/ˈmɛm(ə)ri/

sostantivo

Taehyung non era mai stato a Busan prima, i suoi nonni paterni gli avevano inviato cartoline delle loro vacanze ed erano attaccate al suo frigo con una calamita come promemoria; anche i suoi genitori erano stati lì un paio di volte e tornavano sempre con souvenir e tonnellate di cibo, ma per Taehyung era la sua prima volta lì.

Aveva conosciuto Jimin durante il loro periodo di adattamento del primo anno ed erano subito andati d'accordo. Provenire da posti diversi ed essere terrorizzati dalla grande città li aveva fatti legare; quel giorno si scambiarono il numero di telefono e diventarono immediatamente amici. Sebbene ci fossero solo pochi mesi di differenza tra loro, Jimin si era sempre preso la responsabilità di Taehyung come fosse uno dei suoi fratelli - essendo già un fratello maggiore, era una cosa naturale per lui - e per questo motivo la loro relazione continuava a crescere.

Stava iniziando a fare troppo caldo in città quando Jimin gli aveva proposto di visitare la sua città natale per circa una settimana, i suoi genitori sarebbero stati più che contenti di averli lì, inoltre avrebbero potuto usare la piscina -Aspetta, hai una casa con una piscina? Sì, non è niente di così importante - e con questo, comprarono un paio di biglietti dell'autobus e partirono quello stesso giorno.

I genitori di Jimin furono deliziati dall'amico del figlio nel momento in cui arrivò -come previsto- e grazie al suo fascino naturale e al suo sorriso squadrato, era difficile non farlo. Infatti ogni genitore o adulto, amava Taehyung.

E Taehyung scoprì che Busan aveva spiagge bellissime, gente amichevole e che il suo migliore amico aveva una piscina, che nelle calde giornate primaverili quasi estive era sempre un vantaggio. Taehyung si affezionò anche al fratellino di Jimin, Jihun, poiché gli ricordava i suoi fratelli più piccoli a casa.

Si lamentava di fare i compiti mentre suo fratello si rilassava in piscina. Jimin gli aveva detto che quando sarebbe arrivato al college avrebbe capito le prove e le tribolazioni di essere uno studente stressato e fino ad allora...

"Stai zitto e finisci le tue equazioni."

"Puoi almeno aiutarmi? Non sei un genio o qualcosa del genere?"

"Qualcosa del genere...piccolo teppista..."

"Ti aiuterò io." Si propose Taehyung.

"È uno studente d'arte..." Spiegò Jimin.

"Penso di essere bravo..." Ridacchiò suo fratello.

"Dai, solo perché sto studiando qualcosa nel campo dell'arte non significa che non so come risolvere una semplice equazione del liceo e..." Diede un'occhiata al foglio di carta e impallidì. "Jimin, non ci sono numeri in questa... perché non ci sono numeri? Pensavo fossero compiti di matematica, perché sono tutte lettere?"

"Jihun, appoggia quel culo sulla sedia, ti insegnerò come farlo una volta."

"Oh grazie a Dio." Il più giovane sospirò sollevato. "Senza offesa, Tae."

"Figurati..." Era ancora leggermente traumatizzato per quello che aveva appena visto.

Passarono un'ora intera a risolvere problemi di matematica ed equazioni, era come vedere due persone che parlavano in una lingua diversa. E quando finalmente ebbero finito, Taehyung aveva mal di testa senza aver risolto neanche un'operazione.

"Hyung..." Disse il fratello di Jimin.

Era strano avere qualcuno che li chiamasse entrambi «hyung» quando di solito erano i più giovani nel loro gruppo di amici.

"Cos'altro vuoi?"

"Puoi per favore lasciarmi a casa di Jeongguk? La mamma ha detto che potevo andare dopo aver finito i compiti."

"Sei un mammone..." Jimin scosse la testa. "Va bene, ti porteremo lì se per te va bene, Tae."

"Sicuro."

Guidarono per un paio di isolati usando l'auto dei genitori di Jimin, quest'ultimo e Taehyung davanti e Jihun dietro. Scherzarono e si raccontarono storie della loro infanzia mentre si recavano a casa dell'amico di Jihun. Era stato bello vedere due fratelli con una relazione così dinamica, nonostante litigassero, ma era anche evidente quanto si volessero bene malgrado i loro diverbi.

"Scrivimi più tardi se vuoi che io ti venga a prendere." Disse Jimin al fratello.

In quel momento, dalla casa davanti al parcheggio, uscì un ragazzino più o meno dell'età di Jihun. Jeongguk -ipotizzò Taehyung-, si diresse verso dove si trovavano.

"Hey! Guardati Jeon Jeongguk! Vedi, Jihun, questo è quello che succede quando mangi le verdure, puoi ancora avere uno scatto di crescita come il tuo amico qui."

"Hyung..." Si lamentò il più giovane.

"Ciao!" Fece un cenno a Jimin. "Jihun mi ha detto che sei venuto a trovare la tua famiglia." Diede il cinque a Jimin.

"Sì, a proposito, questo è il mio amico Taehyung..." Indicò l'altro ragazzo seduto accanto a lui in macchina. "Taehyung, lui è Jeon Jeongguk, il compagno di classe di Jihun."

"Ciao, come va?" Disse Taehyung, salutandolo.

"Bene, immagino. Piacere di conoscerti."

Quel ragazzo aveva gli occhi da cerbiatto più grandi che Taehyung avesse mai visto e un grande naso sul viso ancora paffuto e i capelli scuri che ricadevano dappertutto, era adorabile.

"Divertitevi voi due..." Jimin avviò il motore.

"Ciao, hyung..." Lo salutò suo fratello mentre Jeongguk agitava timidamente la mano.

"Quel ragazzino è fantastico," Commentò Jimin una volta svoltato l'angolo. "Sono contento che Jihun sia suo amico."

"Sembra simpatico." Concordò Taehyung.

Jeon Jeongguk da Busan.

MINGLE (fondersi)

/ˈmɪŋɡ(ə)l/

verbo

Una sera frequentarono quel salotto super bohémien dove c'era una mostra d'arte mentre un uomo suonava il violino in un angolo e una performance si svolgeva nell'altro, contemporaneamente. C'erano troppe cose da guardare per il gusto personale di Jeongguk. Guardò il suo bicchiere di vino acquoso che non aveva ancora toccato dall'ultima mezz'ora, e si spostava qua e là ogni volta che fingeva di essere assorbito da qualche pezzo astratto che non capiva del tutto.

"Ehi tu, sconosciuto."

Per Jeongguk non era necessario voltarsi per sapere a chi appartenesse quella voce.

"Hey..."

Taehyung era nel suo elemento. Il sorriso dipinto sul suo viso lo rifletteva perfettamente. Sembrava appartenesse lì, con il suo maglione di lana oversize che rivelava parte delle sue clavicole, i pantaloni larghi e il berretto lavorato a maglia che copriva i suoi capelli blu scoloriti.

Jeongguk tratteneva inconsciamente il respiro per un istante, ogni volta che appariva.

"Ti stavo cercando." Taehyung sorrise ampiamente.

"Ero... in giro." Jeongguk bevve un po' di vino prima di finire la frase, e le parole arrivarono a bassa voce.

Taehyung si morse il labbro. "Lo odi, vero?"

Jeongguk arrossì furiosamente. "Io non...io non lo odio. Sono solo... Okay, mi sento come un pesce fuor d'acqua." Ammise.

Taehyung gli rivolse il sorriso più dolce e confortante, e gli diede una pacca sulla schiena.

"Mi dispiace che sia noioso per te."

"No! Non lo è! Non è il mio genere ma non è noioso...non è noioso di per sé ma..."

"Jeongguk, va bene. Sul serio."

"Mi dispiace che tu abbia dovuto portarmi con te. Dev'essere un peso."

"Ah, per favore smettila di scusarti. Non sei un peso." Camminarono insieme, guidati da Taehyung verso uno dei balconi aperti. "Sono felice che tu abbia deciso di aggregarti. Onestamente, sono rimasto sorpreso quando hai detto di sì per la prima volta, considerando la tua..."

"Mancanza di interesse?"

"Stavo per dire tendenza a stare in appartamento a giocare ai videogiochi."

"Ti stai pentendo di avere il peggior coinquilino del mondo o...?"

"Assolutamente no. Sei un coinquilino simpatico e i tuoi pancake sono davvero buoni."

Jeongguk ridacchiò come un bambino e all'improvviso tutta l'angoscia che provava, svanì. Improvvisamente si sentì meglio e anche quel vino insipido aveva assunto un sapore squisito dopo pochi sorsi.

"Che ne dici se dopo la presentazione torniamo a casa e prendiamo qualcosa da mangiare mentre siamo per strada?" Propose Taehyung.

Jeongguk ci pensò. Era allettante ma aveva sentito Taehyung parlare dell'evento per settimane ed erano stati lì per circa due ore, non era giusto per lui.

"Nah, rimaniamo un po' di più. So che vuoi stare qui e magari chiaccherare con alcuni dei tuoi amici hippie-artisti."

"Stereotipi."

"Sopravviverò. Non preoccuparti. Non mi prenderò a frustate in un angolo perché...la maggior parte degli angoli è già abbastanza occupata."

"No, sai cosa? Ho trascurato il mio coinquilino stasera. Ti mostrerò il mondo artistico come non l'hai mai visto prima. Solo non allontanarti da me, d'accordo?"

Jeongguk annuì. "Affare fatto."

Taehyung accompagnò il giovane dappertutto, fece osservazioni sull'opera d'arte e su cosa succedeva nella mente degli artisti quando eseguivano alcuni dei pezzi.

Stavano decisamente cercando di dire qualcosa, voglio dire guarda quelle linee, quei colori...

Forse erano ubriachi.

Droghe. È impossibile che questo non sia stato fatto sotto l'influenza di qualche narcotico.

Ogni nuovo apprezzamento faceva ridere Jeongguk sempre di più, soprattutto quando Taehyung esagerava con un accento raffinato e teneva il bicchiere di vino come se lavorasse in un museo - disegnò perfino una barba immaginaria con le dita mentre fingeva di ispezionare qualcosa - alla fine si era trasformato in un personaggio solo per intrattenere il suo compagno di stanza. Forse erano ubriachi, perché il vino finalmente cominciava a fare effetto e le loro risate si sentivano in ogni angolo.

Jeongguk stava ancora cercando di riprendere fiato quando una persona raggiunse Taehyung e mormorò qualcosa a bassa voce. Il maggiore annuì molto seriamente e quando lo sconosciuto se ne andò, si voltò di nuovo verso Jeongguk.

"Dobbiamo andare." Fece del suo meglio per mantenere la faccia seria, ma era ovvio che stava per scoppiare a ridere di nuovo. "Siamo stati cacciati e probabilmente banditi dall'appartamento."

"È un nome sciocco, dopotutto."

Taehyung diede una gomitata al giovane. "Prende il nome da un film o qualcosa del genere che non ricordo."

Jeongguk stava per ricominciare a ridacchiare, forse sarebbe stato meglio uscire di lì il prima possibile.

Fuori era una fredda notte d'autunno e l'assunzione di vino riduceva notevolmente la loro sensibilità al freddo. Erano un disastro, ridacchiavano e si appoggiavano l'uno all'altro sperando di non inciampare sulla strada per la fermata del taxi.

Sorprendentemente, fu Taehyung a catturare l'attenzione di un guidatore, agitando le mani con impazienza fino a quando l'auto non si fermò davanti a loro, e fu Jeongguk quello in grado di articolare le parole per formare una frase coerente che indicasse il loro indirizzo.

Chiusero le portiere e, infine, fecero uscire l'aria dai polmoni e appannarono i finestrini.

Erano nel loro piccolo mondo, la loro bolla, e quello era un posto dove sarebbero potuti stare per sempre.

MODEL (modello)

/ˈmɒd(ə)l/

sostantivo

"Cosa devo fare esattamente?" Chiese il più giovane, seduto nervosamente sullo sgabello della cucina.

"Devi stare fermo." Taehyung sistemò la tela sul suo cavalletto. "A meno che non ti chieda di muoverti, allora dovrai muoverti."

"Va bene..." Fece un respiro profondo e si raddrizzò.

"Sei sicuro di non averlo mai fatto prima? Hai dei bei lineamenti da ritrarre."

"Uh...no e grazie. Di solito sono io quello dietro la fotocamera."

"Okay lascia che-" Taehyung lasciò da parte la tela e andò dal lato del più giovane per correggere la sua postura e provare a cambiare angolazione. "È perfetta. Pensi di poter mantenere questa posa?"

"Certo nessun problema." Jeongguk aveva davvero la convinzione di evitare di muoversi per le prossime ore, se Taehyung lo avesse chiesto.

"Jeongguk... respira."

"Oh Dio." Fece un respiro profondo.

Taehyung era divertito. "Stai davvero per rischiare tutto in nome dell'arte, vero?"

"Scusa, sono solo...nervoso."

"Sono sicuro che hai di meglio da fare durante il tuo weekend. Se non vuoi-"

"No, no...voglio dire, va tutto bene. Non avevo davvero niente da fare..."

"Come mai?" Taehyung iniziò a mescolare gli acrilici sulla sua tavolozza. "È sabato. Pensavo che saresti stato a qualche festa sfrenata al campus o qualcosa del genere."

"Ah, no...non proprio." Abbassò lo sguardo e si raddrizzò subito, ricordando di essere un modello. "Non conosco ancora molto i miei compagni di classe. Siamo stati fuori per un drink un paio di volte, ma è andata così."

"Capisco. Non preoccuparti, sei una matricola. Ti divertirai un mondo."

"Io...in realtà non mi piacciono molto i posti affollati. Sono piuttosto timido, se così si può dire."

"Non sembravi timido quando hai cantato di fronte a tutte quelle persone quel giorno che ci siamo incontrati."

Jeongguk arrossì e perse quasi la posa.

"No... quello era... diverso. Quando faccio ciò che amo e ciò che mi appassiona non mi interessa davvero nient'altro, ma è quando sono terribilmente consapevole delle persone intorno che divento cosciente e preferisco andarmene." Si morse il labbro inferiore. "A volte è meglio di altre, come quella notte."

"Era una canzone adorabile, ricordo."

"Ehm...grazie." Jeongguk divenne ancora più rosso. "Ho sempre amato IU."

"Fanboy."

"Più o meno, sì."

"Sei mai stato a uno dei suoi firmacopie o qualcosa del genere?"

"Oh Dio no...potrei svenire se mai la incontrassi."

Taehyung ridacchiò. "Così tanto? Non ti vedevo come uno di quei fan accaniti."

"Sono stato a uno dei suoi concerti...o due."

"Hai i suoi album?"

"... uno o due... forse."

Taehyung dovette ridere di nuovo. Jeon Jeongguk con la sua giacca di pelle e l'ossessione per tatuaggi e teschi era sicuramente un fan di IU.

"Lo adoro," Dipinse un tratto audace. "Mostra le sfumature della tua personalità, come questa tavolozza."

"Tu pensi? Pensavo solo di essere strano." Scrollò le spalle. "Scusa, non mi muovo."

"Nah, siamo tutti un po' strani, comunque. A questo punto, non sappiamo davvero cosa accadrà domani, quindi vivi come preferisci."

"Uhm... c'è qualcosa che volevo fare da un po' di tempo ma non ci sono mai riuscito."

"Sto ascoltando." Taehyung continuò a dipingere.

"Mettermi lo smalto sulle unghie. Mi piace molto, ma non lo so... non voglio che le persone mi fissino."

"Ti fisseranno comunque, se non è per le tue unghie lo sarà per il tuo taglio di capelli o per i vestiti che hai scelto al mattino. Dico che dovresti farlo. Dopotutto, è la tua estetica."

"Oh... beh, ha senso."

Taehyung lo dipinse per un'ora e Jeongguk non si lamentò nemmeno una volta finché non ebbe finito.

"Perfezionerò i dettagli più tardi...puoi muoverti."

"Fantastico..." Si stiracchiò e sbadigliò. "Mi sono quasi addormentato ad un certo punto."

"Ho notato." Taehyung pulì alcuni dei suoi pennelli. "Vieni qui, dai un'occhiata."

Il più giovane si avvicinò eccitato accanto a lui e ammirò il suo lavoro.

"Whoa... Taehyung questo è..."

Aveva dipinto Jeongguk in modo così sensibile; era un ritratto dell'architettura del suo centro, i piccoli dettagli del suo viso, l'espressione allegra, la forma e la scintilla dei suoi occhi, il contorno del suo naso e la forma delle sue labbra. Era seduto, rilassato, proprio come quando stavano conversando. Era naturale.

Jeongguk notò che aveva dipinto le sue unghie di nero.

"Che cos'è questo?"

Taehyung, che era scomparso per un momento nella sua stanza, tornò con una boccetta di smalto.

"Hai detto che volevi dipingerti le unghie, quindi questa è una piccola anticipazione di come saranno. Adesso siediti al bancone, te lo metto io."

Jeongguk arrossì leggermente. "Okay, va bene." Allungò la mano sulla superficie e lasciò che il suo compagno di stanza gli colorasse le unghie.

"Ho lo smalto perché a volte lo uso sui miei lavori...non so, aggiunge un bel tocco finale, immagino." Agitò la boccetta e poi, per quanto facile fosse per lui dipingere un intero ritratto, dipinse Jeongguk.

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