PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.

By GoldSkyAtNight

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«Scott... posso assaggiare?» «Io sono più dolce.» «Mi avevi promesso fragole fresche.» «Siamo fuori stagione... More

1. Blinding Lights
2. Stiamo scherzando?
3. Mutanda Party
4. Pecorelle
5. In filo veritas
6. Paghi uno, prendi due
7. Labbra amare
8. Voce del verbo essere malinconici
9. Fashion blogger
10. Medusina
11. Maledetto vino (½)
12. Maledetto vino
13. YOLO
14. Ogni riccio un capriccio
15. Questione di lingua
16. Fragole fresche
17. Sabbia nel reggiseno
18. Vuoi assaggiarlo?
19. Questo ora è mio
20. Damiano Carrara direbbe sciangommoso
21. Oggi sei a digiuno, Amanda
22. Sadness is a blessing
23. Ops, i did it again
24. Hotter than hell
25. Sweet Candy
26. Tutta colpa del cameraman
27. Paranoia
28. La prima volta di ogni cosa
29. We hold the key of the night
30. Poisoned youth
31. Terza stella a destra
32. Courage
33. To be or not to be
34. Nuvole bianche
35. In grassetto e corsivo
36. Sdentato il drago
37. Eclipse
38. Buongiorno una banana!
39. Mordo come un lupo
41. Locked Out of Heaven
42. Salse piccanti per lingue taglienti
43. ABCDEF U
44. Keep slowing your heart down
45. Come un proiettile che lascia il segno
46. You are so bad, my strawberry boy
47. Un buon kanelbulle non ha mai tolto di mezzo nessuno
48. Answer the phone. Amanda, you're no good alone
49. Answer the phone. Scott, you're no good alone
50. Crema solare persino sul cuore
51. This is the very, very last time I'm ever going to
52. Centimetri che contiamo con righelli di chi in matematica aveva quattro
53. Facing tempests of dust, I'll fight until the end
54. Amor, ch'a nullo amato amar perdona
55. Juliet to your Romeo
56. Darling, all of the city lights never shine as bright as your eyes
57. Half love, half regret (½)
58. Half love, half regret
59. Vieni, posa la testa sul mio petto, ed io t'acquieterò con baci e baci
60. Ti volterai senza vedermi, ma io sarò lì

40. Sì, Signor Agente

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By GoldSkyAtNight

Definisco con lo sguardo il contorno delle tante piccole stelle che luccicano sopra alla mia testa.
Mi si incrocia lo sguardo nel cercare di inseguirle tutte, una ad una.

Sembrano infinite. Sono meravigliose e si stagliano come regine su un cielo scuro e terso.
Sembra dello stesso colore del mare di notte, come se a metà dell'orizzonte ci fosse uno specchio che riflettesse ogni superficie.

Poi mi viene in mente una cosa: chi ha detto che le stelle devono per forza avere la forma che ci hanno insegnato fin da bambini?
In realtà... sono rotonde. Rotondissime.
Le trovo più belle così: sferiche.
Senza spigoli, senza ombre o smussamenti. Semplicemente luminose ed innocue.

Come sarebbe un cielo senza stelle?
Noi... come vivremmo con un cielo perennemente buio?
Saremmo gli stessi? Alzeremmo ugualmente il viso di tanto in tanto, per sperare che un giorno ritornino?

Lo so... o almeno, io lo so.
Saremmo tristi e spenti. Siamo così abituati ad averle lì, che forse non ci facciamo nemmeno più caso, ma so che in fondo piacciono a tutti, anche a chi non lo vuole ammettere.

Le ho impresse nella mente come se mi fluttuassero nel cuore. Sono lì e basta.
E sono bellissime.

Sto per abbassare lo sguardo, ma ci pensa il rombo di una macchina a concentrare la mia attenzione sulla strada.
Socchiudo gli occhi per colpa dei fari color sole che puntano dritti al mio viso.

Quando scorgo qualcosa di fin troppo famigliare, ridacchio, muovendo le gambe in avanti di alcuni passi.
L'aria fresca della sera si annoda attorno alle ciocche chiare dei miei capelli, facendoli muovere liberamente sulla schiena.

Stringo le braccia al petto, cercando di coprirmi il più possibile.
Non è stata una buona idea farmi lasciare dai miei amici lungo una strada deserta nel bel mezzo della notte.
Per di più, con soltanto questo vestito addosso e la testa piena di birra.

L'auto si avvicina lentamente, fino ad accostare al limite del marciapiede. Nel silenzio della notte si sente soltanto il rumore del finestrino che si abbassa con un suono lungo e fastidioso.

«Aspetta qualcuno...» la sua voce è roca e gutturale, «signorina?».

Le mie gambe tremano mentre mi appoggio al finestrino abbassato, sentendo un leggero giramento di testa. Ho fatto troppo bruscamente.
Sbatto le palpebre un paio di volte, prima di inoltrarmi ulteriormente nell'abitacolo della macchina, dove aleggia un forte profumo di sigarette.

Non gli do nemmeno il tempo di respirare, precipitandomi a capofitto sulle sue labbra carnose e dolci.
Scott sembra essere preso alla sprovvista, ma non rinuncia a ricambiare immediatamente il bacio, afferrandomi per il collo esile.

Le sue dita lunghe e graffiate si intrecciano attorno ad esso, ancorandosi con decisione sul retro, vicino all'attaccatura dei capelli.
Sospiro pesantemente quando la sua lingua si insinua nella mia bocca, riempiendomi del suo sapore.

Fumo. La sua saliva sa di fumo.

Stringo ancora più forte gli occhi, facendomi più vicina, incurante della posizione sconveniente in cui mi trovo. Probabilmente ho il sedere di fuori e le gambe sono intorpidite.
Non m'importa.

Sono totalmente, irreversibilmente immersa in lui. Nelle sue labbra. Nel suo profumo.
Nella sua mascolinità.

Morde il mio labbro inferiore, causandosi da solo un gemito profondo, che vibra con così tanta forza nel mio petto, da farmi male.
La carne brucia e la mente scoppia.
Lo fa ancora, ma questa volta sono io a ringraziarlo con un lamento di piacere.

Quando ci stacchiamo, siamo entrambi senza fiato e le nostre labbra bagnate e gonfie.
Gli sorrido in modo furbo, guardandolo soddisfatta.

Mi era mancato. Tanto.

«Uhm...» avvicino il dito medio alle labbra, seguendone il contorno per pulirmi dal rossetto sbavato, «questo momento, mi ricorda molto qualcosa, agente».

Lo catturo, lo imprigiono nella mia voce e nella sensualità guidata dall'alcol.
Voglio stuzzicarlo, farlo arrivare al limite.
Mi diverte vederlo trattenersi, fingere indifferenza anche se le sue mani scorrono lungo tutto il mio corpo come acqua salata.
Bruciano la mia pelle troppo candida.
Ora... sono gli occhi a farlo. Mi studiano con attenzione, non mi lasciano respirare.

Scott deglutisce con fatica, schiudendo le labbra carnose. La mascella marcata e cosparsa da un leggero strato di barba è stretta in una morsa che fa risaltare lo spazio vuoto sulle guance, dove gli zigomi sono intagliati da luci ed ombre.
I ricci voluminosi contornano con grazia il viso in penombra, illuminato soltanto da alcuni pulsanti digitali presenti nella macchina.
Poco sopra al colletto dell'uniforme riesco a scorgere il pomo d'Adamo, ora leggermente tremolante.

La sua pelle abbronzata sembra risplendere nonostante la poca luce, ma nulla è paragonabile all'intensità degli occhi verdi, ricoperti da pagliuzze talmente sottili e trasparenti, da sembrare invisibili.

Vorrei così tanto poterli ricordare anche a palpebre chiuse.

Le sopracciglia curate sono rilassate in un'espressione curiosa. È meraviglioso. Così candido e grumoso in un solo attimo. Sembra imperfetto talmente è esemplare.

Si slaccia la cintura, senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Sono obbligata a spezzare il nostro momento ed indietreggiare, quando apre la portiera, affondando uno stivale sull'asfalto fresco.

Sì... mi sembra proprio di rivivere un déjà vu.

Vengo soggiogata dalle stesse sensazioni, anche se in realtà sono completamente diverse.
Con la mente, torno a qualche mese fa, al nostro primo incontro. Mi si accappona la pelle nel ripensarci. Come è possibile che sia accaduto tutto così in fretta?
I giri nella mia testa sono troppi per contare i momenti passati insieme. Sono così tanti, che anche da sobria non ci riuscirei.

Ora... ora non riesco a vedere altro se non l'uomo di cui sono follemente innamorata.
Sono perdutamente persa in Scott.
Ed è bellissimo. Si tratta di un labirinto dolce e soleggiato. Forse non voglio trovare l'uscita.

Non riesco a staccare gli occhi da lui e non riesco nemmeno a controllare il battito cardiaco che mi lascia addosso la stessa sensazione di un cuore che scoppia.

Stancarmi di lui... mai. Non sono nemmeno in grado di formulare un pensiero del genere.
Scott, ai miei occhi, è qualcosa di incredibile ogni singolo giorno.
Lo è nel modo in cui si comporta, in cui parla e mi guarda. Riesce ad essere sempre la stessa persona, ma in maniera perennemente diversa.

Mi rende felice in ogni momento che passiamo insieme. A volte, anche quando non siamo fisicamente vicini. La sua presenza c'è sempre accanto a me.
Con lui, è bello anche litigare, perché quando lo fa, so che è con me. Lì e da nessun'altra parte.
Ci arrabbiamo, ma non smettiamo di amarci.

Si muove piano, come uno spettro della notte, avanzando tra le ombre quasi fossero sue schiave. Le comanda a piacimento, torreggiandole con facilità superba.

Il corpo tonico è stretto in maniera impeccabile attorno all'uniforme estremamente attillata. Sembra gliel'abbiano cucita addosso con l'intento di non fargliela più togliere.
Conosco quei bottoni. So dove sono.
Riesco a scorgere ogni smussatura, ogni angolo e ogni spazio.
Ogni... rigonfiamento.

Afferro il labbro inferiore con i denti, sentendo ancora il suo morso addosso. Lo rincaro, filtrandolo dalle ciglia lunghe e lente nei movimenti.

Lo provoco e lui se ne accorge. Lo fa anche lui, sistemandosi con un gesto pacato ma studiato ed estremamente virile il cavallo dei pantaloni.

Mi porta ad abbassare lo sguardo e io non posso impedire agli occhi famelici di posarsi su cosa vogliono.

La gola è secca come una foglia mentre passo in rassegna la protuberanza in mezzo alle gambe, che intanto continuano ad avanzare verso di me.
I pantaloni blu sono stretti, molto stretti.
Delle piccolissime e lunghe pieghe sono sparse poco sotto alla vita, dove è avvinghiata una cintura nera, dentro la quale c'è una pistola e... delle manette.

Il mio sguardo luccica. Lussuria.
Pura e poco innocente lussuria. Mi imbarazzo dei miei stessi pensieri, ma non li respingo.
Scott sta facendo di tutto per legarmeli bene alla mente.

Sono costretta a rialzare lo sguardo quando il mio ragazzo mi è di fronte, sormontandomi con la sua altezza. Lo sguardo è volutamente rigido e mai come ora mi sento piccola e indifesa. Il suo essere così forte mi scalfisce.

«Si appoggi alla macchina, signorina» mugugna, e le sue pupille tremano.

Alzo un sopracciglio, «Perché dovrei farlo?».
La mia lingua non smette mai di tagliare.

«Devo controllare che cosa nasconde sotto i vestiti» si china leggermente sul mio corpo, soffiandomi sulla bocca, «anche se conosco il suo corpo a memoria».

Tremo. Non per il freddo. Non per la notte. Non per l'alcol.
Tremo per lui, per quello che mi fa sentire, per come le sue parole riescono sempre a scatenare un fuoco vivo nel mio stomaco.
È così bravo a muovere quelle labbra.

Scott sa come conquistarmi. Questo lo so bene. Ma so altrettanto bene che in questo momento non sono in grado di distinguere con razionalità cosa è giusto da cosa è sbagliato.

Ho soltanto voglia di baciarlo fino a sentire la bocca intorpidita e il suo profumo sulla mia pelle.

Proprio quando sta per regalarmi un altro bacio, io mi allontano, mettendomi di lato.
Lo oltrepasso, facendo scontrare le nostre braccia di proposito, con un intento che va oltre alla pazienza di entrambi.

Lui però è più bravo e astuto di me, perché mi afferra per il polso, facendomi voltare con uno scatto nella sua direzione.
Questa volta non mi concede nemmeno un fiato, perché mi divora in un bacio passionale, talmente forte da far scontrare i nostri denti.

Mi appoggia alla macchina della polizia con uno tonfo secco, riparando il colpo sulla schiena con le mani strette attorno al mio corpo esile e infreddolito.

Siamo in un quartiere residenziale, chiunque potrebbe vederci mentre ci baciamo in questo modo, ma a noi non importa nulla.

In fondo sono le quattro del mattino, soltanto gli innamorati sono svegli a quest'ora.

«Il mio turno è finito» prende fiato soltanto per parlare, «resta con me».

Sorrido come una bambina, annuendo per un miliardo di volte, «Per tutto il tempo che rimane della notte».

«Bene» afferra il mio viso tra le mani, dopodiché mi bacia di nuovo e di nuovo e di nuovo.

Spinge il bacino gonfio e pulsante contro la mia coscia, provocandomi uno spasmo al basso ventre.
Le gambe sono gelatinose, così come le braccia che si aggrappano alle sue spalle per cercare appiglio e una qualche stabilità.
Lui me la dà subito, abbassando le mani sui miei fianchi. Stringe la carne morbida tra le dita, deviando i baci dalla bocca al collo.

Disegna una scia immaginaria, succhiando la pelle dietro all'orecchio fino a farla diventare dello stesso colore delle due fragole che ha al posto della bocca.
Io piego il capo, concedendogli tutto lo spazio di cui ha bisogno.
Mi sento così bene tra le sue braccia.

«Ti confesso una cosa» respira sulla mia clavicola ossuta.

Rimango in ascolto, anche se mi è difficile farlo per colpa di tutte le cose a cui sto pensando.
Devo concentrarmi.

«La sera in cui ci siamo incontrati, avrei voluto baciarti».

Il mio respiro già debole si spezza. Sbarro gli occhi, completamente presa alla sprovvista da ciò che ha detto.

Davvero? Lui... mi avrebbe baciata?
Perché non lo ha fatto? Perché sapeva che fossi la sorella di Duncan?

«Eri semplicemente bellissima. Mi hai catturato con soltanto un'occhiata e non ho pensato altro se non alla tua bocca per tutto il tempo in cui siamo stati insieme».

Prendo fiato lentamente, per paura di essere troppo precipitosa, «P- perché non mi hai baciata?».

Non so nemmeno io perché glielo sto chiedendo. Ho imparato da molto tempo che non si può rimuginare sul passato.
Anche la curiosità è un po' nostra nemica, alle volte.

Lo sento ridacchiare, «Numero uno: ero in servizio» ritorna serio, «e poi, lo sai che non sono così. Se quella sera ti avessi baciata, non sarei più riuscito a toglierti dalla testa e il mio piano era proprio quello di dimenticarti».

Dimenticarmi... mi fa paura questa parola.
È spaventosa. Così fredda e buia, come se a labbra come le sue fosse vietato pronunciare discorsi così neri.

«Ma poi... ho letto il tuo cognome e ho fatto due più due» mi stringe ancora più forte, «se ti avessi baciata, forse sarebbe successo tutto così velocemente da non permettermi nemmeno di provare il brivido e la bellezza di conoscerti».

Mi affido al suo corpo, sentendo immediatamente meno gelo. Va tutto bene.

«Io volevo e voglio conoscerti per ciò che sei. Mi sono innamorato di te per tutte le sfaccettature e sfumature di cui sei cosparsa».

Poso la testa nell'incavo del suo collo, baciandolo in superficie, «Probabilmente ti avrei respinto, se avessi provato a baciarmi quella sera» ammetto, senza riuscire a trattenere una risatina.
Sento così tanto il bisogno di averlo addosso, che sarei in grado di mettermi a piangere se adesso mi allontanasse anche solo per prendere un respiro in solitudine.

«Oh... lo so eccome. Credo anche che sarei tornato a casa con uno bello schiaffo sulla guancia» aggiunge, facendo scorrere le mani fino a raggiungere il mio sedere pieno.

Lo stringe con passione prima che io possa ribattere, «Un poliziotto non dovrebbe pensare a certe cose... non credi?».

Ride di nuovo, alzandomi il viso con una mano, «Ho soltanto sei anni in più di te e sono sicuro che anche tu non hai pensato a cose molto puritane, o mi sbaglio?».

Arrossisco di colpo.
Non lo ammetterò mai. Scott non deve saperlo. Si tratta di un mio segreto.
La mia mente è la mia e lui la conosce già abbastanza.

«E sentiamo, adesso a cosa starei pensando?».

«Amanda, Amanda, Amanda» inumidisce il labbro inferiore con una rapida passata della lingua, «Entrambi stiamo pensando alla stessa cosa».

Mi lascia con la bocca secca. Non posso fare altro che dimenticarmi del colore acceso delle guance e alzare il mento con fare capace.
«Qui o a casa?».

Schiocca la lingua sul palato. «Dipende».

«Da cosa?» il mio sguardo si scioglie e così anche il corpo che sembra attorcigliarsi al suo.

Le mani risalgono sui fianchi, lo smussano per bene con le dita lunghe. Sembra divertirsi a contare il numero delle mie costole. Il mio abito comincia a darmi troppo fastidio e vengo abbattuta da un'ondata di orticaria.

«Ho visto come le guardavi».
Sembra un rimprovero. Però se ne compiace.

«Cosa?». Lo sappiamo.

«Le manette» la sua voce luccica come il metallo dell'oggetto del desiderio. «Vuoi che le usi?».

Mi blocco, con una reazione avversa. Per poco non riconosco i miei stessi sentimenti.
Dovrei avere paura? Non fanno male, giusto?
Dolore... chissà se è in grado di rendere anche ciò così dolce.

«Tu vuoi usarle?».

Piega leggermente il capo, facendomi sentire una bambina. E lui è l'adulto.
«Non rispondere alle mie domande con altre domande» accarezza la mia guancia. «Sta a te la scelta, Amanda».

Sento il rumore sordo del mio deglutire sbattere contro i timpani delle orecchie.
Sono agitata per uno strano e nuovissimo motivo. Non ho mai fatto nulla del genere e farlo con Scott mi crea un po' di agitazione.
Non voglio sembrare diversa ai suoi occhi.
Non ho nemmeno idea di quello che dovrei fare – ad essere sincera.

Ho la mente confusa. Le tempie fanno male talmente pulsano. Perché sto pensando ad una cosa del genere proprio ora?
Sento uno strano peso sul petto. Mi fa quasi mancare il respiro.

Due riccioli gemelli gli ricadono sulla fronte nell'esatto momento in cui un cane in lontananza prende ad abbaiare assonnato.
Entrambi sembriamo risvegliarci. Battiamo le palpebre come fossimo appena usciti da un incantesimo.
Il nostro momento si è spezzato.

Mi guarda. Lo guardo. Ora al cane si è unito un intero coro di latrati.

Sembriamo essere entrambi meno coraggiosi di prima. La freschezza della sera ha mandato via i bicchieri di troppo che ho bevuto forse poco o molto tempo fa. Ora soccombe la lucidità.
Però, il brivido del pericolo non si spegne in me e sento che è lo stesso anche per Scott.

Si tratta tuttavia di una strada che ha due sentieri.
E noi vogliamo prendere direzioni diverse.

Solo ora mi torna alla mente una parte delle sue parole, a cui non avevo dato importanza: sono più piccola di sei anni.

«Andiamo a casa».


ᚷ ᚷ ᚷ



Ho lo sguardo distratto mentre sono appoggiata con un piede all'altra gamba. Mi reggo in equilibrio e spazzolo delicatamente i denti.
Non ho acceso la luce del bagno – era troppo forte. C'è quella della lampada sul comodino di Scott a permettermi di brancolare.

Proprio lui sbuca dalla porta. Il petto è nudo. Indossa soltanto i boxer. I capelli sono arruffati e totalmente indomabili. Non ci prova nemmeno a metterli al proprio posto.

Ci guardiamo subito. Mi raggiunge in poche falcate e si avvinghia alla mia schiena. Rimane alle mie spalle anche quando mi piego in avanti per sciacquare la bocca che brucia come menta peperita. Il mio sedere sfiora i suoi fianchi, ma è un gesto innocente, privo di qualsiasi altra cosa.

«Amanda» il suo è un sussurro praticamente muto.

Mi rialzo, con la bocca ancora bagnata. Non mi lascia il tempo di asciugarla, che mi fa voltare, trascinandomi via da quelle mura.
Resto in silenzio.
Ci troviamo in camera da letto, ora. Proprio al centro. Posso vedere il retro delle sue ginocchia sfiorare il materasso alto ed imbottito.

Qui c'è più luce e i suoi riccioli sembrano dorati. Oh, come è intagliato da ombre, il suo volto. Sembra essere scolpito nel marmo, con la sola differenza che la sua pelle è olivastra, dello stesso colore del caramello.
O della sabbia.

Boccheggio quando mi stringe in un abbraccio per metà. Vuole continuare a guardarmi negli occhi.

«Sento che ti ho ferita in qualche modo, ma non riesco a capire dove ho sbagliato».
Le labbra si muovono sottili come non mai. La voce è rauca e legnosa.

Annaspo, alla ricerca di ciò che è giusto dire. «Tu non hai fatto niente» sussurro. «Sono stata io».

Che poi... che cosa abbiamo fatto?
Niente. Ma quel niente è straripante del tutto.
Allora perché mi sto dando le colpe? Per che cosa lo sto facendo?

Ho così tanto sonno. Mi si chiudono gli occhi.

«Tu?» sembra stupito. «A fare cosa?».

Abbasso lo sguardo. Le braccia sono più pesanti, perché le sue grandi mani vi sono aggrappate. È bello sentirle addosso.

«A pensare troppo».

Non faccio in tempo a cogliere la sua reazione, perché è troppo breve. «Pensare a cosa? C'è qualcosa che non va?».

È preoccupato dal mio atteggiamento. La sono anche io. Non ho la più pallida idea del perché una scheggia così insignificante sia voluta entrarmi proprio nel cuore, questa sera.
Io gliel'ho concesso.

Più è piccola e più va in profondità. Lo sapevo, ma l'ho sottovalutata. O forse c'è sempre stata, ma ha iniziato a bruciare proprio oggi.

«No, va tutto bene» schiodo una spalla, pizzicandomi le dita con lo strato ispido della sua barba.

Si lascia toccare. Non mi respinge. La sua pelle è calda e smussata, in alcuni punti più rigida.
Non riesco a fare a meno di pensare a quanto il mio cuore batta forte quando sono con lui.
Scott mi fa sentire le farfalle non solo nello stomaco; letteralmente in ogni fibra del corpo.

«Perché non mi parli?» la richiesta è soffice come sapone. «Sai che puoi dirmi tutto, che possiamo discuterne insieme. Non tenerti tutto dentro, mi fa stare male».

«Forse è un pensiero stupido».

Stringe il polso della mano che lo sta accarezzando, fermando il movimento. La avvicina alla bocca, soffiandoci sopra del calore quando vi respira affianco. «Non lo è, se ti fa allontanare da me».

Non mi sto allontanando. Non lo voglio fare e non lo farò. Mi dispiace che abbia percepito del distacco. Forse non me ne sono resa nemmeno conto.

«Sei anni».

Aggrotta le sopracciglia con forza, abbozzando un sorriso subito dopo. Il suo sguardo quasi si mette a ridere, come se questo fosse nulla rispetto a quello che si aspettava.

Mi tranquillizzo e i polmoni si riempiono.
Forse ho esagerato con i pensieri, a cui ho dato fin troppo spazio per trasformare tutto in buio.

«E quindi?».

Arrossisco un po' per tutto. «Sono tanti».
Va meglio, ma quel pensiero è costante nella mia mente.

«Mhm... no. Secondo me no» mi guarda con circospezione, cercando di arrivare fin dentro alle pupille, per oltrepassarle e tentare di capire cosa mi passa per la mente. «Perché te ne preoccupi ora?».

«Perché credo di essermene resa conto solo stasera, di quello che vuol dire».

«Non ti seguo» scuote leggermente il capo, facendo riempire un pezzo di pelle della luce che trasmette la lampada.

«Non credi che la nostra differenza di età sia troppa?». Sputo il rospo.

Boccheggia, battendo le ciglia così tante volte che non riesco a contarle sulle dita.
Storce le labbra in un'espressione seria, poi buffa, poi glaciale di nuovo ed infine stramba.
Non scoppia a ridere solo perché è Scott e perché il mio sguardo è quello di un gattino bagnato fradicio che ha fame e non trova la mamma.

Gliene sono grata, perché ho seriamente bisogno del suo supporto emotivo. Il mio è un timore serio, se pur una parte di me sappia quanto sia insignificante.

«Così mi fai sentire un vecchio». Non rinuncia ad alleggerire l'atmosfera. Si siede sul letto, posandomi con un gesto rapido e abituale sulle sue ginocchia solide.

Mi aggrappo al collo, infilando una mano tra la chioma indomata. Il calore della sua pelle mi fa stare subito meglio.
Sono letteralmente ossessionata dal tocco dei nostri corpi. Mi piace averlo vicino.

«Amanda» mi richiama dolcemente, quindi alzo lo sguardo con lentezza disarmante. «Forse sei anni non sono così pochi, ma è solo un numero fastidioso. Ti assicuro che non mi sono mai sentito a disagio o distante con te. Questa differenza non è mai esistita, per me».

«Nemmeno per me» lo dico di getto. «Solo che oggi mi sono ritrovata a pensarci e mi sono venute delle domande».

Gioca con l'orlo della sua maglia che indosso. «Che genere di domande?».

«Su quello che forse ci aspettiamo l'una dall'altro e viceversa».

Seguono lunghi istanti di silenzio, ma non è spiacevole. Entrambi abbiamo lo sguardo perso, alla ricerca di pensieri ossigenati.

«Lo sai anche tu che tra di noi non funziona così. Non abbiamo mai agito in questo modo e mai lo faremo. Ti conosco e tu conosci me».

La sua mano si ferma sulla mia coscia, ne stringe i contorni e la accarezza con il palmo punteggiato da calli massicci.

«Mi sono spaventata». Ammetterlo mi terrorizza ulteriormente.

Sono sempre stata trasparente riguardo i miei sentimenti con Scott, ma certe cose non si riesce a dirle a nessuno. Questa è una di quelle.

Mi lascia parlare. «Non per il contesto, per te o per quello che avremmo voluto fare, ma perché mi sono sentita improvvisamente soffocare al pensiero di venire ammanettata. Non volevo dirtelo per non farti sentire colpevole. Sono stata io ad azzardare a quello. Mi dispiace».

Lo vedo scuotere il capo, dopodiché il suo pollice mi sfrega il mento. Ci disegna sopra cerchi concentrici, talvolta marcati e altre delicati.
Mi guarda negli occhi, strizza le mie iridi e le trasforma in polvere.

«Ti stai scusando per qualcosa che hai il diritto di provare. Non sono arrabbiato per nulla, Amanda. Non potrei mai costringerti a fare qualcosa che non vuoi. Ti rispetto tanto e voglio che questa relazione sia equa per entrambe le parti, soprattutto nell'aspetto intimo. Se ad uno di noi due non va di fare una cosa, non la si fa. Niente discussioni o obblighi».

Mi culla come una bambola, quindi appoggio il capo al suo petto, inspirando il profumo dolce dei capelli sciolti.

«È che tu sei più grande di me».

Ridacchia con così tanta leggerezza che penso di essermelo inventato. «Ma tu sei stata molte delle mie prime volte, te lo assicuro. Solo con te ho fatto certe cose».

Una voragine fatta di uragani e fulmini mi si apre nel petto. Lo stomaco si scalda ed un sorriso compiaciuto si schiude sulle mie labbra.

Non so il perché, ma ho sempre pensato il contrario. Scott dà l'idea di essere bravo in tutto quello che fa, di aver vissuto e rivissuto. Di poter controllare ogni singola cosa grazie alla sua calma e compostezza.

Lui è stato il mio primo in quasi ogni cosa. Non credevo di valere lo stesso per lui.
In fondo, so di essere ancora una ragazzina. Tra poco compirò diciannove anni, ma la verità è che non so ancora nulla della vita, del futuro o di come bisogna comportarsi in una relazione.
Lo sto imparando con Scott.

«Mi fa piacere». Glielo dico perché voglio lo sappia.

«Non ti devi preoccupare di queste cose, okay? Alle volte sbaglio con le parole e magari dico o faccio qualcosa che in realtà non intendo. Quando succede, ti prego di parlarmene subito. Non tenerti tutto dentro».

«Sì. So di essere la prima a chiedere trasparenza, ma a non riuscire sempre a darla agli altri. Non è così facile. Scusami per tutte le volte in cui mi sono arrabbiata per questo».

«Non devi scusarti. Dobbiamo provarci. Insieme». Intreccia le nostre dita.

Lo abbraccio, graffiandogli la schiena nuda con le unghie. «Lo farò. Mi fido di te».

«Ti amo, Amanda». Ogni volta mi sento cadere da un burrone. «Anche se mi fai sentire un nonnetto e hai molte più energie di me».

Mi metto a ridere di gusto, alzando il viso per poterlo guardare. È incantevole come sempre e sono ipnotizzata dal colore così chiaro dei ricci. Sembrano biondi. Non come i miei, ma molto simili.

«Sei uno stupido» lo prendo in giro.

Però è vero: Scott è decisamente un uomo.
I suoi tratti sono marcati e segnati da striature che non ricordano da molto tempo l'adolescenza.
Tutto in lui grida maturità. Dal carattere alla postura, dalla fisicità al modo di agire.
È così diverso da chi le mie coetanee frequentano.
È così diverso da Froy, ad esempio.

«Ho detto ti amo» morde il labbro inferiore, guardandomi da sotto il cespuglio di ciglia foltissime. «Se non me lo dici anche tu, poi mi convinco che sei ancora arrabbiata con me».

Mi sta sciogliendo senza nemmeno avvicinarmi al fuoco. Il suo sguardo è un misto tra Paradiso ed Inferno.

Mi avvicino alle sue labbra. «Ti amo».

Arriccia un angolo della bocca. «Bene. Ora baciami e andiamo a dormire».

«Mi stai dando troppi ordini» scherzo, baciandolo a stampo. La sua bocca è così morbida e delicata.

«Non sono ordini» mi corregge, afferrandomi con decisione attenta da dietro il collo. «Sono suppliche».






BUONASERA SCOTTINE 🌊
Eccoci con un nuovo capitolo. Arrivate fin qui avete solo due possibilità: odiarmi o amarmi.
Per chi mi conosce, sa che amo i drammi e le cose complicate, e questo capitolo ne è la dimostrazione.

Che gusto c'è senza un po' di lacrime e sano odio?

Comunque sia, amo da impazzire la sintonia e affinità che c'è tra questi due. Scott sembra capire ogni cosa di Amanda e la venera proprio come una dea.
Il nostro gufo ha gli occhi più criptici e magnetici mai creati.
E Amanda se ne è resa conto da tempo.

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto. Ci tengo molto al vostro parere. ❤️

A presto. ✨⏳

IG: thalia.owl_autrice

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