il ragazzo con l'orecchino di...

By -takashi

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sii uomo, taehyung. siediti e sorridi, taehyung. non piangere, taehyung, gli uomini non piangono. dove taehyu... More

mirror mirror on the wall
who's the fairest of them all?
boys gotta man up
men
call me
diamonds
dream
doll
home
princess

pearl necklace

302 30 4
By -takashi

ore 23:00, seoul, distretto di gangnam 강남.

taehyung adorava la notte, sì, gli piaceva scrutare il cielo stellato dalla soffitta della sua tenuta in campagna, gli piaceva far festa e rincasare alle sei del mattino, gli piaceva ballare in discoteca per ore e ore, magari bere, scordarsi del tempo, dimenticare che al di fuori di quelle quattro mura la vita andava avanti, e scorreva in una maniera perfida e malvagia che taehyung, purtroppo, non adorava affatto.

e taehyung amava la pioggia, amava quando pioveva al mare o in piscina, le goccioline che creavano quell'effetto particolare sulla superficie dell'acqua, amava la pioggia quando poteva ballarci sotto, senza musica, solo al ritmo intermittente del suo battito cardiaco.

ma forse quella sera, mentre la copiose goccioline gli bagnavano i ricci scuri e il cielo notturno lo osservava dall'alto con pietà, taehyung stava odiando la notte e la pioggia più di ogni altra cosa.

volse lo sguardo al filo spoglio che poggiava sulle sue mani, poco prima ornato di magnifiche perle akoya, ma quando notò che le sulle sue dita avevano smesso di cadere le impetuose gocce di pioggia, alzò gli occhi al cielo, scorgendo non più quelle stelle che lo osservavano tristi, ma due occhi scuri come la pece, con una minuscola scintilla ad illuminarli in quella notte così scura.

-sapevo che innaffiare troppo i fiori facesse male-

taehyung lo osservò dal basso con gli occhi lucidi e per un secondò sperò che l'affascinante sconosciuto dagli splendidi occhi scuri avrebbe scambiato le lacrime sulle sue guance per pioggia.

lo guardò perplesso, senza il minimo coraggio di aprir bocca, spostando poi gli occhi sulla sua mano tatuata che teneva in una stretta salda il manico di un ombrello trasparente.

-hai preso un po' troppa pioggia fiorellino, serve aiuto?-

forse taehyung arrossì un po', e sperò che lo sconosciuto fosse nuovamente stato incapace di scorgere quel dettaglio, ma ad ogni modo decise di afferrare la mano che gli era stata porta per alzarsi dal marciapiede bagnato.

il corvino si strinse a sé e tirò su col naso, rendendosi conto di quanto fosse fradicio e quanto avesse freddo, ma non riuscì a guardare anche per un secondo negli occhi il suo interlocutore.

-vuoi un passaggio a casa?-

taehyung si perse per un secondo nella voce roca del ragazzo, forse la vicinanza tra loro lo stava aiutando a scaldarsi, o forse era per un'altra ragione che il giovane non intendeva accettare.

guardò un punto casuale del marciapiede e il ragazzo dai grandi occhi scuri riuscì quasi a percepire la sua tensione.

-d'accordo, recepito- annuì dunque a se stesso, arrivando a dedurre che "casa" non era un buon posto al momento.
-ti porto a casa mia?-

-dovrei accettare di andare a casa di uno sconosciuto?-

il moro poté dunque finalmente udire la voce del ragazzo in completo bianco, che al momento era alquanto sporco, ma incredibilmente ciò non riusciva neanche lontanamente ad intaccare la sua bellezza divina.
sorrise consapevole, e poi parlò.
-hai un'alternativa, fiore?-

taehyung arrossì ancora, un po' per il nomignolo, un po' per essere stato preso alla sprovvista.

-però non hai tutti i torti, ti porto da qualche parte, seguimi-

quindi il misterioso ragazzo gli afferrò la mano e cominciò a trascinarlo chissà dove, sotto il suo sguardo leggermente spaventato.
e sebbene non ci si dovesse affidare sempre l'istinto, qualcosa gli diceva che avrebbe dovuto semplicemente seguirlo, perché alla fine peggio di così non sarebbe potuta andare, per cui si decise di andargli dietro finché non raggiunsero una motocicletta sulla quale era poggiato un telo in plastica per proteggerla almeno un po' dal temporale.

-sembra che la pioggia si stia calmando- osservò il ragazzo, sfilandosi la giacca di pelle e sfoggiando il suo intero braccio tatuato scoperto dalla t-shirt bianca che indossava, per poi poggiargli l'indumento sulle spalle e procedendo nel rimuovere il telo di plastica dal mezzo, piegarlo ed infine aprire il bauletto sul retro.

-su, infilala. non vogliamo che tu ti prenda un brutto raffreddore, no?- parlò poi, riponendo nel bauletto il telo e tirandone fuori un casco.

taehyung si sentiva pietrificato, congelato per il freddo, un po' insicuro di ciò in cui si stava cimentando ed incredibilmente imbarazzato per come il ragazzo di cui neppure sapeva il nome lo stesse trattando.

ma tanto cosa aveva da perdere? quel dannatissimo sconosciuto sembrava importarsi di lui più di ogni altra persona sul pianeta in quell'istante, e così bisognoso d'affetto, taehyung ci si sarebbe buttato a capofitto.

-non ti fidi di me, fiorellino?- ridacchiò nuovamente il bel moro, voltandosi verso di lui per infilagli il casco ed incitarlo ancora ad indossare la giacca.
-non ti biasimo...il ragazzo tatuato con la giacca di pelle cosa vorrà mai da un damerino come te?- sospirò, allontanandosi giusto un po' da lui, forse un po' insicuro se la poca distanza avesse potuto turbarlo, forse deluso dal fatto che fosse ancora una volta stato giudicato solo per l'apparenza.
-io voglio solo...aiutarti. fa freddo e potresti incontrare qualcuno peggio--

-come ti chiami?- taehyung lo vide deglutire quando venne interrotto, per poi balbettare il suo nome, quasi come se l'avesse preso alla sprovvista.

-jeongguk-

-allora muovi il culo e sali, jeongguk. fa freddo-

e a jeongguk si drizzarono i capelli a quel tono che aveva improvvisamente assunto la voce angelica del giovane e splendido ragazzo che aveva incontrato sul ciglio della strada.

————

purtroppo quelle erano state le ultime parole che jeongguk aveva avuto il piacere di udire da parte del ragazzo, il cui nome gli era ancora ignoto, poiché aveva notato fosse, spiacevolmente, di poche parole.

erano giunti in una piccola tavola calda, una cioccolata calda e dei biscotti erano davanti agli occhi del corvino, i suoi capelli ormai quasi asciutti, ma la cioccolata ancora per metà nella tazza.

-vuoi dirmi il tuo nome?- chiese jeongguk tutt'un tratto, osservando con occhi stanchi e sguardo a tratti preoccupato per il ragazzo davanti a lui: non sembrava molto in forma.

-tae. taehyung- confessò, lo sguardo purtroppo ancora volto al liquido scuro e viscoso che stava bevendo.

-hai un nome molto grazioso, fiore- sorrise il moro, riuscendo a scorgere il rossore che le guance del corvino avevano improvvisamente preso alle sue parole.
-ti sta molto bene...ma penso che saresti ancora più bello con un bel sorriso, sai?-

taehyung avvampò, stringendo la tazza calda fra le mani tremanti e sentendolo sbuffare una risata.

-ancora non riesci a fidarti di me, fiorellino?-

e di chi si doveva fidare, taehyung? di nessuno, a malapena riusciva a fidarsi di se stesso. ogni giorno si sentiva pugnalato alle spalle e preso a calci nel culo dalla vita, taehyung si sentiva esplodere.
-i-io...io non so chi sei e perché sono qui e mi dispiace che non mi fidi, okay?! ma ciò non significa che io ce l'abbia con te, hai capito?! mi hai accompagnato qui, mi hai comprato della cioccolata e ora mi stai ricoprendo di complimenti e io non sono abituato a tutto questo, jeongguk o come diamine ti chiami!-

e cazzo, jeongguk di psicologia o cose simili non ne sapeva proprio nulla, ma quando iniziava una cosa, doveva quantomeno provare a portarla a termine finché poteva.
-hei, taehyung, calmati!- esclamò, allungando il braccio macchiato d'inchiostro per poggiare una mano sulla spalla tremante del corvino, ancora coperta dalla sua giacca.

tuttavia quest'ultimo si scosto, e jeongguk sospirò a se stesso, sentendosi un po' perso.
-fiore...- cominciò poi, non molto certo di quel nomignolo che probabilmente avrebbe messo il ragazzo ancora più a disagio, ma per sua stragrande sorpresa, egli alzò il capo, mostrando gli occhi lucidi e le guance rosse bagnate dalle lacrime.
-forse avrei dovuto farmi i fatti miei, ma non sarei riuscito a lasciarti su un dannato marciapiede sotto la pioggia, capisci? sei...sei un angelo, dannazione e vorrei solo...cazzo, chi può mai averti ridotto così? chi? io ti guardo in faccia e vedo una persona così fragile e vulnerabile...è impossibile non trattare con i guanti un tesoro come te quando lo si ha tra le mani, mi capisci?-

un'ultima lacrima solcò il volto del corvino, di tristezza? di gioia? era impossibile saperlo, ma taehyung non riusciva neanche a ricordare l'ultima volta in cui si era sentito così voluto da qualcuno.

e francamente no, non poteva fidarsi di jeongguk, ma apparentemente, jeongguk sembrava la persona più vicina a lui in quel momento, e se avere qualcuno al proprio fianco significava donare la propria fiducia ad un completo sconosciuto, allora che fosse così.

-è stato mio padre, jeongguk- parlò, rispondendo alla domanda che gli era stata posta poco prima dal moro, il quale alzò il capo sorpreso dall'improvviso intervento.
-io sono gay, mi piacciono gli uomini, cazzo se mi piacciono. e a mio padre questo non va bene. ed è lui la ragione per cui sono qui, per cui ero sotto la pioggia e per cui mi prenderò un malanno e per ogni cazzo di cosa-

oh signore. esclamò la vocina nella testa di jeongguk.
fa qualcosa! strillò poi.

-vuoi andare a casa, fiore?-

il corvino dissentì.

-vuoi venire a casa con me?- chiese dunque, una scintilla di speranza nel suo tono. in fondo non sarebbe mai e poi mai riuscito a lasciarlo da solo in quello stato, e se ciò significava rimanere con lui in una tavola calda per tutta la notte, allora bene, jeongguk l'avrebbe fatto.

-ho alternative?- il suono di una risata giunse all'orecchio del moro, assieme alle parole che egli stesso aveva pronunciato ormai un'ora fa. e jeongguk non si sentì mai più contento di così.

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