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ENTHUSIASTIC (entusiasta)
/ɪnˌθjuːzɪˈastɪk,ɛnˌθjuːzɪˈastɪk/
aggettivo
"Sii il mio ragazzo." Voltò la testa che era rimasta sulle ginocchia di Taehyung fino a quel momento e lo raggiunse, con le dita ancora intrecciate tra i suoi capelli e gli occhi fissi sullo schermo della TV.
"Che cosa?" Tremò. "Che stai dicendo adesso?"
"Mi hai sentito," Disse Jeongguk, guardandolo direttamente negli occhi. "Smettiamola di scherzare e rendiamolo ufficiale."
Il maggiore sollevò un sopracciglio. "Cos'è successo al ragazzo che aveva bisogno di tempo e che ha detto che dovevamo e cito: «andarci piano»?"
Si avvicinò scivolando sul divano; i loro volti erano uno di fronte all'altro. Qualunque cosa stessero guardando in TV ora era solo rumore di sottofondo.
"Sei successo, Kim Taehyung." Non c'era nemmeno un accenno di ripensamento o nervosismo nella sua voce. Era chiaro e costante. Continuava a fissare il più grande. "Come una bufera di neve che ha capovolto il mio mondo." Sorrise. "Sii il mio ragazzo."
Le sue parole riecheggiarono in tutto l'appartamento. Taehyung, che era il loquace nella loro relazione, ora era senza parole. Le strade fuori erano stranamente tranquille, nonostante fosse un venerdì sera frenetico e furono in grado di sentire il suono della lampadina del lampione che tintinnava mentre lottava per spegnersi. I due erano immersi nell'oscurità di quel luogo con solo le luci colorate della televisione accese.
"Non dovresti chiederlo a tarda notte quando sono debole e troppo stanco per discutere." Disse.
"È proprio per questo che te lo sto chiedendo in questo momento." Riaffermò Jeongguk, senza scuse.
C'era qualcosa sul suo viso, quel sorriso, quella dolce espressione che Taehyung non poteva guardare per più di tre secondi senza farlo sorridere. Era difficile dire di no a Jeon Jeongguk in circostanze normali, ma questo? Questo era ridicolo.
Kim Taehyung era così montato per lui, che dovette mordersi la lingua per evitare di dire subito «sì». Riuscì a sentire il suo corpo tremare sotto quell'ostinata facciata di negazione. Non era qualcosa che poteva controllare facilmente, non quando era così ovvio che si appartenevano.
"E se dicessi di no?" Lo testò.
"Uh...non poserò più per te." Il più giovane negoziò.
"Mmmh..."
Per rinunciare a un modello così buono avrebbe avuto bisogno di referenze...
"Quindi?" Chiese avidamente.
Taehyung finse di pensarci un po' più a lungo solo per tenere Jeongguk sull'orlo del divano - letteralmente - prima di voltarsi verso di lui e guardare quegli occhi da cerbiatto che lo facevano impazzire.
"Hai vinto. Sarò il tuo ragazzo." Ogni sillaba aveva un sapore dolce in bocca.
E aveva un sapore ancora più dolce nella bocca di Jeongguk.
EXPECTATION (aspettativa)
/ɛkspɛkˈteɪʃ(ə)n/
sostantivo
"Oh ehi." Jeongguk si voltò non appena Taehyung varcò la porta d'ingresso.
Era sdraiato sul divano, il computer in grembo e una tazza di cioccolata calda sul tavolino.
Jeongguk stava usando gli occhiali da lettura e indossava un paio di pantaloni della tuta con una felpa grafica. Taehyung, d'altra parte, era tutto agghindato con un berretto marrone, una bella camicia bianca, un cardigan verde lavorato a maglia oversize, pantaloni beige e un paio di mocassini con lana che copriva l'interno.
"Ciao." Fece un timido cenno con la mano ed emise un sospiro.
"Com'è andata?"
"Io...non mi aspettavo di tornare così presto. Forse stai studiando, scusa se..."
"Non scusarti. In realtà stavo cercando qualcosa da guardare mentre fingevo di leggere."
Il maggiore si tolse le scarpe e una volta infilate le pantofole si sedette sul divano.
"Allora... cos'è successo all'appuntamento?"Jeongguk chiuse il portatile e si concentrò sul suo compagno di stanza scoraggiato che continuava a sospirare accanto a lui.
"Beh...l'appuntamento...è andato bene." Si morse la punta del pollice. "Abbiamo parlato di cose e della vita...Gli ho detto il nome dei miei animali domestici e la scuola in cui andavo ma..."
Guardò in lontananza, senza concentrarsi su nessun punto particolare della stanza, poi abbassò lo sguardo, nel punto in cui si trovava la tazza di Jeongguk.
"Posso berne un sorso? Sembra davvero buona... è troppo? Penso di essere troppo dispiaciuto per avertelo chiesto."
"No, tieni. Non è più calda ma...prendi pure." Jeongguk offrì ciò che restava della sua tazza di cioccolata. Era calda intorno alle sue mani e anche se blanda, aveva un sapore dolce e confortante.
"Grazie." Bevve un altro sorso, a metà frase. "Mi sono perso qualcosa. Mi sono già piaciute altre persone prima e conosco la sensazione che si prova. Stanotte non c'era."
"Wow." Il più giovane si grattò la testa.
"Potrei giudicarlo troppo presto e so che queste sono le mie aspettative riposte in qualcuno, ma... non mi accontento di qualcosa che sia meno dei fuochi d'artificio..." Taehyung fissò la tazza mezza vuota. "Sono presuntuoso?" Il più giovane scosse la testa. "Hai presente quella sensazione quando sei...sconfitto? Mi sento così adesso. Forse gli appuntamenti non fanno per me." Disse ad alta voce.
"Ehi, è stato solo un appuntamento andato male."
"Un appuntamento di merda dopo l'altro, dimostra costantemente il fatto che gli uomini siano spazzatura e quelli che non lo sono, a quanto pare, non sono di mio gradimento."
Jeongguk ridacchiò.
"È divertente? La mia dolorosa vita amorosa è divertente per te?" Taehyung stava cercando di trattenere la propria risata.
"No, mi dispiace..." Strinse le labbra. "Forse..."
"Stronzo..."
"È solo che... a volte sei così drammatico, hai notato?"
"Aspetta, l'hai appena notato? Siamo coinquilini da un po' di tempo."
Jeongguk cercò di coprirsi la bocca ma continuò a ridere. "Guarda, mi dispiace okay? Non dovrei ridere ma... forse ti stai impegnando troppo."
"Facile da dire per lei, Signor Io-non-muoio-da-solo-ho-una-relazione-da-dieci anni."
"Immagina quanto sia difficile scrivere assegni con quel cognome."
"Non hai contanti in banca?"
"Quello che sto dicendo è che forse tutta questa cosa del "devo trovare un partner al più presto" sta facendo l'opposto per te."
"Stai dicendo che, nella mia ansia di trovare un partner, potrei sabotare me stesso?"
"Si. Pensaci, la stai vedendo come una missione, un lavoro, qualcosa che richiede lavoro e impegno e forse non lo stai cercando davvero in questo momento. Forse dovresti seguire il flusso per un po' e vedere cosa succede."
"Sei la peggiore Vergine di sempre." Mormorò, prima di sorseggiare altra cioccolata con un'espressione scontrosa.
Jeongguk ridacchiò. "Tutto quello che sto dicendo è che non hai bisogno di cercare qualcuno, forse sarà quel qualcuno a trovarti."
Taehyung sospirò. "Non dovrebbe essere così difficile, vero?" Lasciò la tazza vuota sul tavolino.
"L'importante è che tu ci abbia provato, anche se non ha funzionato... per ora."
"Sì, devo dirlo a me stesso. Grazie." C'era un debole sorriso dipinto sul suo volto. "Sto bene... starò bene. Questa potrebbe anche essere una buona occasione per concentrarmi sui miei progetti incompiuti, uscire con i miei amici... potrei anche tingermi i capelli di un colore audace o qualcosa del genere."
"È un ottimo piano." Jeongguk fece un sorriso simpatico e divertente che riuscì a cancellare qualsiasi preoccupazione.
"Ora, cosa guardiamo?" Taehyung appoggiò la testa sullo schienale del divano e fissò il laptop chiuso.
"In realtà c'è un nuovo film che potrebbe piacerti."
"Dimmi di più."
EYES (occhi)
/ʌɪ/
sostantivo
Ci vollero solo pochi secondi perché Taehyung sorridesse quando i loro occhi si incontrarono.
Era un sorriso debole, quasi malinconico, ma finalmente un sorriso. Non poteva farci niente.
Doveva portare a un semplice «ciao».
Jeongguk lo stava fissando e la curva delle sue labbra si era trasformata in qualcosa di meno felice mentre gli occhi di Taehyung trovavano la strada nei suoi. Il suo labbro inferiore tremò leggermente.
Ci volle uno sguardo. Fu sufficiente uno sguardo per riportare quei sentimenti. C'era una certa complicità tra loro, come se stessero condividendo un segreto di cui nessun altro sapeva l'esistenza. Forse non esisteva nessun altro in quel momento. C'era qualcosa che poteva essere qualificato come pura devozione -lo scambio di sguardi che erano teneri e nostalgici - ma allo stesso tempo, mentre indugiava nell'aria, i loro occhi furono appannati da lacrime felici e promesse non mantenute.
I loro sorrisi svanirono ma i loro occhi, i loro occhi non potevano mentire, anche se cercavano di nasconderlo.
Poi, la musica iniziò a suonare, rumori esultanti riempirono la stanza in un'improvvisa frenesia.
Distogliere lo sguardo fu ancora più difficile la seconda volta.